BARGUIL CONCEDE IL BIS, NIBALI SOFFRE

settembre 9, 2013
Categoria: News

Al termine di una combattutissima volata con il compagno di fuga Rigoberto Urán il 21enne di Hennebont conquista l’ultima delle frazioni pirenaiche in quel di Aramón Formigal bissando il successo di Castelldefels mentre la corsa dei big vede l’attacco nel finale di Joaquim Rodríguez che mette in difficoltà il messinese, attardato al traguardo di 28” rispetto al catalano e soprattutto di 22″ rispetto a Chris Horner che si fa minaccioso in vista dei tre traguardi in salita consecutivi nelle Asturie.

Foto copertina: Nibali in affanno al traguardo di Aramón Formigal (foto Bettini)

Dopo i due tapponi di Collada La Gallina e Peyragudes la razione pirenaica di questa Vuelta si è conclusa con la frazione che da Graus ha portato dopo 146,8 km alla stazione sciistica di Aramón Formigal (Sallent de Gállego), decisamente meno impegnativa rispetto alle due che l’hanno preceduta ma che prevedeva comunque la salita del Puerto de la Foradada nella prima fase di gara, quella del Puerto de Cotefablo poco oltre metà percorso e gli oltre 20 km dell’ascesa finale, caratterizzata in verità da diversi tratti di falsopiano e altri addirittura in contropendenza ma con la parte più dura proprio negli ultimi 4 km che presentavano una pendenza costante intorno al 7%. Anche in virtù del giorno di riposo dell’indomani che precederà il redde rationem sulle Asturie sono stati non meno di 50 i corridori che hanno tentato di andare in avanscoperta, tra cui i nostri Ivan Santaromita (Bmc), Eros Capecchi (Movistar), Giampaolo Caruso (Katusha), Ivan Santaromita (Bmc), Eros Capecchi (Movistar) e un Michele Scarponi (Lampre-Merida) ancora a caccia di una vittoria dopo la piazza d’onore di Peyragudes. A differenza di quanto ci si poteva attendere, l’Astana di Vincenzo Nibali non ha mai lasciato andare nessuno per la prima metà del percorso, andando in particolare a chiudere su un tentativo che comprendeva, oltre agli altri gli italiani sopra citati, anche Edvald Boasson Hagen e Rigoberto Urán (Team Sky), Bauke Mollema (Belkin) e Rafal Majka (Saxo-Tinkoff). Del ricongiungimento ne ha approfittato Alejandro Valverde (Movistar) per guadagnare 3” di abbuono allo sprint intermedio di Boltaña, subito prima che partisse la fuga rivelatasi decisiva, nata ad opera di Urán, Amets Txurruka (Caja Rural), Dominik Nerz e Martin Kohler (Bmc), Chris Sørensen (Saxo-Tinkoff), Egoi Martínez (Euskaltel), Nico S ijmens (Cofidis), Bartosz Huzarski (NetApp-Endura) e dell’immancabile Juan Antonio Flecha, unico a mettersi in mostra in questa Vuelta di una Vacansoleil per il resto disastrosa. Questa volta è stata la Movistar a tenerli nel mirino, apparentemente per andare a caccia del successo di tappa con Valverde su di un arrivo ideale per le caratteristiche del murciano: in realtà il vero scopo dell’azione degli uomini di Unzue si è rivelato quello di inserire degli uomini della fuga e, infatti, nel nomento in cui il distacco si era ridotto a una trentina di secondi Sylvester Szmyd e Beñat Intxausti sono scattati dal plotone riuscendo a portarsi sul gruppetto di testa. Questa strategia della formazione iberica non ha pagato dal momento che nel finale nè il polacco nè il basco e neppure José Herrada, che uscirà dal gruppo successivamente, avranno le gambe per giocarsela con gli altri battistrada.
In ogni caso la situazione è rimasta fluida fino in cima alla pedalabile ascesa del Puerto de Cotefablo sulla quale, invogliati dal vantaggio ridotto dei fuggitivi, diversi altri uomini si sono avvantaggiati riuscendo a riportarsi in testa alla corsa. I primi a muoversi sono stati Warren Barguil (Argos-Shimano), Juan Manuel Gárate (Belkin), Ben Gastauer (Ag2r), Vladimir Gusev (Katusha), Nicki Sørensen (Saxo-Tinkoff) e Christian Meier (Argos-Shimano) mentre nella successiva discesa – nel corso della quale l’Astana ha finalmente tirato i remi in barca dopo essersi riportata in testa in salita tenendo un ritmo regolare ma comunque tutt’altro che blando – sono riusciti a rientrare anche Dmitry Kozontchuk (Katusha), Maciej Paterski (Cannondale), Ben Gastauer (Ag2r), Luis Angel Mate (Cofidis), Andre Cardoso (Caja Rural) e il già citato Herrada, peraltro 14° nella generale a 13′31” da Nibali. Si è dunque formato al comando un gruppo di 23 atleti che hanno acquisito un vantaggio superiore ai 3 minuti, più che sufficienti per giocarsi il successo in virtù della qualità di molti dei nomi presenti e della non eccessiva durezza della salita finale.
Si sono viste due corse in una, dunque, negli ultimi 20 km con Urán, Gárate e Barguil che hanno tentato ripetutamente di fare la differenza nel gruppetto di testa finchè ai -10 dal traguardo il giovane francese già vincitore a Castelldefels non è riuscito a prendere il largo e, approfittando inizialmente di un momento di indecisione tra gli ex compagni d’avventura, ad acquisire fino a 35” di vantaggio e conservarli fino all’inizio del tratto più duro, quando su di lui è rinvenuto Urán, le cui quotazioni dopo le prime due settimane di corsa decisamente in ombra sono in netto rialzo in chiave Mondiali di Firenze, inseguito a sua volta da Nerz e da un sorprendente Huzarski. Una volta rientrato il colombiano ha tentato immediatamente di involarsi in solitudine ma Barguil, che non aveva affatto esaurito le proprie energie, ha prontamente replicato e i due hanno proceduto appaiati fino al traguardo dove, al termine di una volata incertissima che si è decisa per pochissimi centrimetri, il transalpino ha avuto la meglio, conquistando così il secondo successo in una Vuelta in cui, accanto a doti atletiche che potranno portarlo in futuro a giocarsi classiche come Liegi e Lombardia oltre ai grandi Giri, ha dimostrato un’intelligenza tattica non comune per un neoprofessionista che non ha ancora compiuto i 22 anni. Urán ha dovuto dunque accontentarsi della piazza d’onore con Huzarski 3° a 3”, Nerz 4° a 8”, Herrada 5° a 20”, Cherel e Paterski 6° e 7° a 37” e, a seguire, alla spicciolata altri atleti che componevano il gruppo dei 23.
La corsa dei favoriti ha visto per lunghi tratti tirare l’Euskaltel – che nella fuga aveva il solo Martínez che non dava certo grandi garanzie di competitività – con un’azione apparsa finalizzata più a difendere l’8° posto nella generale di Samuel Sánchez dall’assalto di Herrada oppure la piazza d’onore dei “naranja” nella classifica a squadra piuttosto che di tentare un improbabile recupero sui fuggitivi. Quindi Janez Brajkovic (Astana) ha scandito un passo regolare per qualche centinaio di metri e poi la Katusha, con Gusev recuperato strada facendo e Daniel Moreno, ha operato un forcing per lanciare l’attacco di Joaquim Rodríguez. Il primo a muoversi, a poco meno di 2 km dal traguardo, è stato in realtà Valverde, con un allungo prontamente stoppato da un Tanel Kangert (Astana), come sempre preziosissimo per Nibali. Ben più incisivo è stato lo scatto di Purito, che per la prima volta in questa Vuelta è riuscito a fare il vuoto e a pagare dazio in modo decisamente inatteso, dopo le dimostrazioni di forza delle giornate precedenti, è stato proprio lo “Squalo”, che ha perso le ruote non solo del catalano ma anche di Valverde e del suo più diretto rivale Chris Horner (RadioShack), venendo poi superato anche da altri corridori precedentemente staccati e concludendo la tappa in estrema sofferenza. Al traguardo Rodríguez ha chiuso a 1′41” da Barguil precedendo di 3” Valverde, di 6” Thibaut Pinot (Fdj) e un Horner che pure è stato a sua volta meno brillante che in altre occasioni, di 15” un Sánchez in lenta ma costante crescita, di 22” Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff), di 23” Igor Antón (Euskaltel) e un Domenico Pozzovivo un po’ sotto tono. La defaillance di Nibali, giunto a 22” da Horner, ha ha dato un senso alla precedente condotta di gara dell’Astana che aveva lo scopo di impedire che si avvantaggiassero uomini che avrebbero potuto fungere da punto d’appoggio per gli avversari diretti del messinese.
In ogni caso Nibali rimane al comando della Vuelta con 28” su Horner, 1′14” su Valverde, 2′29” su Rodríguez, 3′38” su Pozzovivo e 3′43” su Roche e ha tutte le carte in regola per bissare il successo del 2010, sempre che il suo cedimento sia dovuto a una semplice giornata storta e non a una condizione che inizia a calare per via di una preparazione per la corsa a tappe iberica non certo condotta a puntino come lo era stata quella per il trionfale Giro d’Italia. Tutto si deciderà nei tre arrivi in salita consecutivi alla Peña Cabarga, all’Alto del Naranco e, soprattutto a quello spauracchio che risponde al nome di Angliru, il “Mortirolo” di Spagna, in programma il penultimo giorno. Prima i corridori si fermeranno per la seconda giornata di riposo per poi rimettersi in sella per affrontare la 17a tappa, 189 km da Calahorra a Burgos nei quali torneranno alla ribalta i velocisti malgrado i due GPM posti intorno a metà percorso.

Marco Salonna

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