MADRID PARLA INGLESE CON MATTHEWS E HORNER

settembre 16, 2013 by Redazione  
Filed under News

Secondo successo parziale per l’australiano dell’Orica-GreenEdge che domina lo sprint conclusivo della Vuelta davanti a Tyler Farrar e Nikias Arndt mentre il 41enne nativo di Okinawa diventa di gran lunga l’atleta più anziano ad aggiudicarsi la gara a tappe iberica precedendo Vincenzo Nibali, Alejandro Valverde e Joaquim Rodríguez che hanno comunque l’occasione immediata per una rivincita nei Mondiali di Firenze.

Foto copertina: stretta di mano tra Nibali e Horner sul podio di Madrid (foto Bettini)

E’ stato il tradizionale scenario della Plaza de Cibeles di Madrid a ospitare la conclusione della 68a edizione della Vuelta España, con il consueto circuito finale di 5,7 km da ripetere per 8 volte dopo esser partiti da Leganés. Inevitabile l’arrivo in volata, a maggior ragione dopo tre settimane in cui, un po’ per la mancanza di molti sprinter di punta (e, dunque, di squadre interessate a controllare la corsa nei finali) e un po’ perchè, in un’edizione che ancor più di quella del 2012 ha strizzato l’occhio agli scalatori puri, di traguardi adatti alle ruote veloci già non ve ne erano più di cinque o sei, l’unico vero sprint di gruppo è stato quello di Lago de Sanabria con il successo di Michael Matthews (Orica-GreenEdge).
Dopo che il tratto di trasferimento verso Madrid è stato affrontato ad andatura turistica – con tanto di omaggio alla Euskaltel che lascerà a fine stagione, rimpiazzata da una nuova squadra grazie all’intervento del pilota asturiano della Ferrari Fernando Alonso, i cui corridori sono transitati davanti a tutti entrando nel circuito finale – è iniziata la corsa vera grazie a Javier Aramendia (Caja Rural), sempre molto attivo soprattutto nelle fasi iniziali delle tappe, e al bergamasco Alessandro Vanotti (Astana), che è stato l’uomo ombra di Vincenzo Nibali in pianura lungo tutte le tre settimane e in precedenza anche al Giro d’Italia e che con ogni probabilità avrà lo stesso ruolo nella nazionale azzurra di Firenze. Le squadre dei velocisti, a partire dalla Lampre-Merida di Max Richeze, dalla Garmin-Sharp di Tyler Farrar e dall’Orica-GreenEdge di Matthews, hanno fatto buona guardia in testa al gruppo non concedendo mai più di una trentina di secondi ai due battistrada e, una volta avvenuto il ricongiungimento all’inizio dell’ultimo giro, andando a chiudere immediatamente sui contrattaccanti Juan Antonio Flecha (Vacansoleil), di gran lunga il corridore più combattivo della Vuelta sebbene non abbia ottenuto grandi risultati, e Paul Voss (NetApp-Endura). Come avvenuto in diverse altre occasioni è stata l’Argos-Shimano a portare il proprio velocista Nikias Arndt in testa sul rettilineo finale ma, non avendo (almeno per il momento) i mezzi per essere sullo stesso piano dei connazionali e compagni di squadra Marcel Kittel, dominatore delle volate del Tour, e John Degenkolb, vincitore a Madrid un anno fa oltre che di altre quattro tappa della Vuelta 2012, il giovane tedesco non ha potuto nulla di fronte al ritorno di Farrar e soprattutto di Matthews che si è rivelato di gran lunga il più forte imponendosi davanti allo statunitense, ad Arndt, a Gianni Meersman (Omega-QuickStep), che in queste tre settimane ha fatto decisamente meglio negli sprint in pianura piuttosto che in quelli in cima a brevi strappi che pure sono la sua specialità, e Richeze, che tra gli sprinter è stato il più regolare con ben cinque piazzamenti nei primi 3 senza però mai riuscire a vincere. Oggi il migliore dei nostri è stato il marchigiano Francesco Lasca (Caja Rural) che ha chiuso al 9° posto, mentre la classifica generale è rimasta naturalmente invariata e ha visto il successo finale, inaspettato alla vigilia, del quasi 42enne Chris Horner (RadioShack), che per 37” ha avuto la meglio su Vincenzo Nibali al termine di un emozionante duello conclusosi sulle durissime rampe dell’Angliru. 3° e 4° con distacchi rispettivamente di 1′36” e 3′22” hanno concluso i due spagnoli che, insieme al siciliano, erano considerati gli uomini da battere, ovvero Alejandro Valverde (Movistar) e Joaquim Rodríguez (Katusha). Al di là degli inevitabili sospetti che si potranno avere su di un atleta come Horner in virtù dell’età, della sua grande amicizia con Lance Armstrong maturata negli ultimi anni di carriera del texano e del fatto che in precedenza vantava come miglior piazzamento in una corsa di tre settimane un 10° posto al Tour del 2010, va comunque detto che lo statunitense ha iniziato a correre stabilmente in Europa solo nel 2004, che aveva già dimostrato di possedere un grande motore soprattutto in salita in corse come la Tirreno-Adriatico, il Giro dei Paesi Baschi e il Giro della California e che non aveva mai condotto in passato una preparazione specifica per una grande corsa a tappe, con l’unica eccezione forse del Giro d’Italia 2009 in cui, dopo una brillante prova sull’Alpe di Siusi in cui aveva chiuso insieme al poi vincitore della corsa rosa Denis Menchov e agli altri uomini di classifica, era stato costretto al ritiro per una caduta. Il suo unico vero passaggio a vuoto in questa Vuelta è stato quello della cronometro di Tarazona, nella quale ha accusato un distacco di 2′54” dal compagno Fabian Cancellara, che dal canto suo ha impressionato in chiave Firenze, soprattutto per il rendimento nelle tappe più impegnative, e di 1′29” da Nibali perdendo provvisoriamente la maglia rossa che aveva conquistato in precedenza dominando nei due arrivi in salita di Vilagarcía de Arousa e di Alto de Hazallanas ma alla lunga la sua netta superiorità in montagna è stata decisiva.
Dal canto suo Nibali, che pure non aveva certamente la stessa condizione del Giro d’Italia per via di una preparazione non condotta a puntino come era stata quella per la corsa rosa, ha comunque colto il suo sesto podio negli ultimi sette grandi Giri disputati e potrà avere un pizzico di rammarico per quanto accaduto nel tappone di Collada de la Gallina, in cui in una giornata di freddo e pioggia aveva forse le gambe per distanziare Horner più nettamente rispetto ai soli 2” guadagnati sul traguardo e mettersi al riparo dal successivo ritorno del rivale. In ogni caso, dopo aver accusato un calo nella tappa di Aramon Formigal e nei primi due arrivi in salita asturiani di Peña Cabarga e Alto del Naranco, il messinese ha dimostrato con i suoi scatti sull’Angliru, malgrado sia stato staccato nel finale da Horner, di aver ritrovato il giusto colpo di pedale che lo porterà a essere un sicuro protagonista nel mondiale di Firenze. Altri due atleti che puntano forte alla rassegna iridata in cui guideranno la nazionale spagnola, che si presenta come una vera e propria corazzata, sono proprio Valverde e Rodríguez che hanno entrambi pagato le fatiche di un Tour de France corso ad altissimi livelli, in particolare in termini di mancanza della consueta esplosività (se si eccettua la sparata che ha consentito di Purito di imporsi in cima all’Alto del Naranco): ciò nonostante sono sempre rimasti nel vivo della corsa con il murciano che ha avuto la meglio sul catalano nella lotta per il podio grazie, soprattutto, al miglior rendimento avuto a cronometro. Tutti gli altri hanno chiuso nettamente distanziati da Horner con Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff), vincitore sul Monte da Groba ed eccellente 5° a 7′11” davanti a un Domenico Pozzovivo (Ag2r), 6° a 8′00”, che, dopo lo strabiliante terzo posto nella crono di Tarazona, sembrava poter puntare anche a qualcosa in più ma che ha comunque ottenuto il suo miglior risultato in carriera in una grande corsa a tappe proprio nella sua prima esperienza al di fuori del Giro d’Italia, pur non essendo mai riuscito a far valere fino in fondo le sue attitudini di scalatore puro. 7° a 8′41” ha chiuso Thibaut Pinot (Fdj), tornato competitivo dopo la crisi psicofisica che l’ha costretto al ritiro al Tour de France, 8° a 9′51” il veterano Samuel Sánchez (Euskaltel), che dopo un avvio da dimenticare ha strada facendo ritrovato una buona condizione anche se quasi mai ha fatto vedere l’indole da attaccante che lo ha sempre caratterizzato, 9° a 10′11” la rivelazione Leopold König (NetApp-Endura), che alla sua prima corsa di tre settimane in carriera ha colto anche il successo in quel di Estepona, e 10° a 13′11” un Daniel Moreno (Katusha) che ha iniziato alla grande vincendo a Finisterre e Valdepeñas de Jaén e indossando per un giorno la maglia rossa per poi calare decisamente nella parte centrale della Vuelta e riprendersi nel finale riconquistando un posto nella top ten e risultando come sempre di fondamentale apporto per Rodríguez.
E’ stata anche la Vuelta dei giovani francesi con Warren Barguil (Argos-Shimano) a segno a Castelldefels e Aramón Formigal e Alexandre Geniez e Kenny Elissonde, entrambi della Fdj, vincitori il primo del tappone di Peyragudes e il secondo in cima all’Angliru. A questi corridori transalpini va aggiunto il più esperto Nicolas Edet (Cofidis) che ha conquistato la maglia a pois emulando l’ex compagno David Moncoutiè, che si era imposto ininterrottamente nella classifica degli scalatori dal 2008 al 2011. Ma è stata anche la Vuelta del bielorusso Vasil Kiryienka (Team Sky), autore di un’impresa con cui, verso Peña Cabarga, ha resistito al ritorno del gruppo, del campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc) tornato al successo in quel di Tarragona (anche se la condizione in salita non è sembrata tale da potergli permettere di competere per la maglia iridata di Firenze), e ancora di Michael Mørkøv (Saxo-Tinkoff), Zdenek Stybar (Omega-QuickStep) e Bauke Mollema (Belkin) tutti a segno di una tappa anche se l’olandese, al pari di altri protagonisti della Grande Boucle come Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff), Jacob Fuglsang (Astana) e Mikel Nieve (Euskaltel), ha pagato le fatiche del Tour non risultando competitivo per la classifica generale. Le delusioni maggiori in assoluto sono stati, però, i colombiani con Rigoberto Urán (Team Sky) che non è andato oltre un secondo posto nella frazione di Aramón Formigal e il suo compagno Sergio Henao, Winner Anacona (Lampre-Merida) e Carlos Betancur (Ag2r) che sono stati assolutamente invisibili lungo tutte le tre settimane.
Detto di Nibali e Pozzovivo, l’Italia ha portato a casa il successo nel tappone di Collada de la Gallina per merito di Daniele Ratto (Cannondale), che si è imposto al termine di una lunghissima fuga anche se per il resto non si è mai visto; hanno avuto un rendimento altalenante Michele Scarponi, 15° in classifica generale, e Diego Ulissi (Lampre-Merida) che hanno comunque chiuso in crescendo facendo ben sperare in vista di Firenze mentre non ha brillato Rinaldo Nocentini (Ag2r), se si eccettua la tappa di Castelldefels in cui è stato beffato da Barguil, e dopo un buon avvio sono calati strada facendo Dario Cataldo (Team Sky) e il tricolore Ivan Santaromita (Bmc). Sfortunati invece l’altro azzurro della formazione di Lelangue Marco Pinotti, che sarà comunque in gara nella crono iridata insieme ad Adriano Malori, costretto al ritiro da un malanno e soprattutto Ivan Basso (Cannondale) che, dopo una prima metà di Vuelta condotta sempre nelle zone alte e che poteva portarlo a chiudere nei primi 5 a Madrid (anche se difficilmente sul podio alla luce del livello di chi già lo precedeva in classifica), è stato vittima di un principio di ipotermia nella discesa del Port d’Envalira, nella frazione di Collada della Gallina, e ha dovuto a sua volta abbandonare la gara a tappe iberica. L’attenzione si sposta comunque ora tutta sulla Toscana con i Mondiali che scatteranno domenica 22 con le cronometro a squadre maschili e femminili vinte un anno fa dal Team Specialized di Amber Neben e dall’Omega-QuickStep di Tony Martin.

Marco Salonna

15-09-2013

settembre 16, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA A ESPAÑA

L’australiano Michael Matthews (Orica – GreenEDGE) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Leganés – Madrid, percorrendo 109,6 Km in 2h44′00″, alla media di 40,097 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Farrar e il tedesco Arndt. Miglior italiano Francesco Lasca (Caja Rural – Seguros RGA), 9°. In classifica si impone lo statunitense Christopher Horner (RadioShack – Leopard) con 37″ sull’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) e 1′36″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.

GRAND PRIX CYCLISTE DE MONTRÉAL

Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa canadese, circuito di Montréal, percorrendo 205,7 Km in 5h20′07″, alla media di 38,554 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’italiano Simone Ponzi (Astana Pro Team) e il canadese Hesjedal.

TOUR DU DOUBS – CONSEIL GÉNÉRAL

Il lettone Aleksejs Saramotins (IAM Cycling) si è imposto nella corsa francese, Morteau – Pontarlier, percorrendo 185 Km in 4h29′40″, alla media di 41,162 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Voeckler e il norvegese Laengen.

CHRONO CHAMPENOIS MASCULIN INTERNATIONAL (dilettanti)

L’australiano Campbell Flakemore (Huon Salmon – Genesys Wealth Adviser) si è imposto nella corsa francese, circuito a cronometro di Bétheny, percorrendo 33,4 Km in 40′21″, alla media di 49,665 Km/h. Ha preceduto di 8″ il connazionale Howson e l’elvetico Kueng. Miglior italiano Davide Martinelli (Team Food Italia Mg K Vis Norda), 9° a 1′48″

TOUR OF BRITAIN

L’italiano Elia Viviani (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, Peebles – Drumlanrig Castle, percorrendo 209,9 Km in 6h04′43″, alla media di 34,531 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alessandro Petacchi (Omega Pharma – Quick Step) e il tedesco Ciolek, distanziati di 4″ e 6″ nella prima classifica generale.

GROTE PRIJS JEF SCHERENS – RONDOM LEUVEN

Il belga Bert De Backer (Team Argos – Shimano) si è imposto nella corsa belga, circuito di Lovanio, percorrendo 197,8 Km in 4h45′33″, alla media di 41,562 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Vanmarcke e di 3″ il connazionale Stuyven. Miglior italiano Fabio Felline (Androni Giocattoli – Venezuela), 28° a 1′40″.

RABO BARONIE BREDA CLASSIC

L’olandese Mike Teunissen (Rabobank Development Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Breda, percorrendo 199,5 Km in 4h31′09″, alla media di 44,145 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Vingerling e Van Haaren.

TOUR OF CHINA I

giorno di riposo

TOUR OF HOKKAIDO (Giappone)

Il francese Thomas Lebas (Bridgestone Anchor) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Kutchan, percorrendo 129,2 Km in 3h18′12″, alla media di 39,112 Km/h. Ha preceduto di 6″ il connazionale Monier e di 15″ l’olandese Kremer. Miglior italiano Leonardo Pinizzotto (Team Nippo – De Rosa), 7° a 1′05″. Lebas è il nuovo leader della classifica, con 14″ su Monier e 52″ su Pinizzotto.

GP INDUSTRIA DEL CUOIO E DELLE PELLI (dilettanti)

L’italiano Gianluca Leonardi (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Santa Croce sull’Arno, percorrendo 184 Km in 4h08′07″, alla media di 44,495 Km/h. Ha preceduto di 10″ il rumeno Nechita e l’italiano Michele Simoni (General Store Zardini Imedlago)

NIBALI, IL CUORE NON BASTA DI FRONTE A SUPER-HORNER

settembre 15, 2013 by Redazione  
Filed under News

Spettacolo entusiasmante sulle tremende rampe dell’Angliru con il siciliano che tenta ben 6 scatti ma non riesce a scalfire la resistenza dello statunitense, che negli ultimi 1500 metri allunga a sua volta e mette il sigillo sulla sua Vuelta prima della passerella finale di Madrid. Bene anche Alejandro Valverde che difende il podio dall’assalto di Joaquim Rodríguez e Domenico Pozzivo che conserva la 6a posizione, mentre il successo di tappa va al giovane francese Kenny Elissonde, unico superstite di una maxi-fuga di 32 uomini.

Foto copertina: Horner all’attacco sull’Angliru (foto Bettini)

Per la sesta volta in una storia iniziata nel 1999, quando ad imporsi fu José María Jiménez, scomparso tragicamente qualche anno più tardi in circostanze analoghe a quelle di Marco Pantani, la Vuelta ha fatto visita al terribile Alto de l’Angliru, ascesa di 12,2 km con una pendenza media del 10,2% ma con punte addirittura del 23,5% a 3 km dalla vetta, ma è la prima occasione in cui esso è stato scalato durante la penultima tappa ed è stato dunque il giudice finale di una corsa peraltro ancora apertissima per la grande gioia degli organizzatori. Alla partenza, infatti, solo 3” separavano la maglia rossa Chris Horner (RadioShack) dal suo più diretto inseguitore, il nostro Vincenzo Nibali (Astana), mentre gli spagnoli Alejandro Valverde (Movistar) e Joaquim Rodríguez (Katusha) erano lì alle calcagna, rispettivamente 3° a 1′09” e 4° a 1′57”, con il secondo reduce dal brillante successo in cima all’Alto del Naranco.
La tappa, 142,2 con partenza da Avilès e un tracciato che ha ricalcato quello del 2011 – caratterizzato dall’Alto del Tenebredo poco oltre metà percorso e dal breve ma arcigno Alto del Cordal immediatamente prima della scalata finale verso l’Angliru – è stata disputata, al contrario di quelle che erano le previsioni della vigilia, con buone condizioni atmosferiche, il che certamente ha favorito Horner rispetto a Nibali. Fin dalle prime battute si sono visti diversi tentativi di fuga finchè dopo 30 km non si sono avvantaggiati ben 32 corridori. Gli iniziatori dell’azione sono stati Beñat Intxausti (Movistar) e Dario Cataldo (Team Sky), ai quali si sono aggregati José Joao Mendes e Jan Barta (NetApp-Endura), David Arroyo, Andre Cardoso e Antonio Piedra (Caja Rural), Vasil Kiryienka (Team Sky), Rinaldo Nocentini e Carlos Betancur(Ag2r), Juan José Oroz e Jorge Azanza (Euskaltel), Serge Pauwels (Omega-QuickStep), Bauke Mollema e Juan Manuel Gárate (Belkin), Juan Antonio Flecha e Rafael Valls Ferri (Vacansoleil), Maciej Paterski (Cannondale), Dominik Nerz e Ivan Santaromita (Bmc), Francis De Greef (Lotto-Belisol), Jerome Coppel (Cofidis), Kenny Elissonde (Fdj), Johannes Fröhlinger (Argos-Shimano), Dmitry Kozontchuk e Angel Vicioso (Katusha), Imanol Erviti (Movistar), Diego Ulissi (Lampre-Merida), la maglia a pois Edet (Cofidis), che strada facendo ha raccolto i punti per mettere al sicuro il suo primato nella classifica degli scalatori, e soprattutto ben tre atleti dell’Astana ovvero Paolo Tiralongo, Jacob Fuglsang e Andriy Grivko – chiaro segnale delle intenzioni bellicose di Nibali nel finale della corsa – mentre Horner ha preferito tenere tutti i gregari al proprio fianco. I battistrada hanno rapidamente guadagnato fino a 7′, con Piedra tra i più attivi nel tenere il ritmo elevato in funzione del suo capitano Arroyo, 14° nella generale a 15′55” dalla maglia rossa, finchè in gruppo non hanno iniziato a tirare Movistar ed Euskaltel, entrambe a caccia di un successo di tappa, e in tal senso non davano certo garanzie gli atleti di queste formazioni presenti nella fuga, a partire da un Intxausti lontano dai suoi livelli migliori, mentre la compagine basca, dal canto suo, correva anche in difesa della classifica a squadre. Ai piedi del Cordal, dopo che in precedenza vi erano state diverse scaramucce tra gli uomini di testa – che nel frattempo erano rimasti in 26, con un Betancur neppure lontano parente del brillante grimpeur che ha dato spettacolo sia sulle strade delle Ardenne, sia su quelle del Giro d’Italia concluso con la maglia bianca di miglior giovane, tra coloro che hanno perso terreno – il distacco del plotone si era ridotto a poco più di 5 minuti.
Lungo la penultima ascesa di giornata, 5,3 km con una pendenza media che sfiorava il 10%, il plotoncino di testa si è frantumato con Elissonde e Tiralongo che hanno preso il largo inseguiti da Arroyo, Cardoso, Coppel, Nerz, Intxausti, Fuglsang, Pauwels e Mendes e hanno mantenuto il loro margine sul gruppo. In quest’ultimo, dopo un’accelerazione iniziale di Mikel Landa (Euskaltel) alla quale ha replicato addirittura in prima persona Horner (che comunque si è immediatamente rialzato), la Katusha – e segnatamente un Giampaolo Caruso molto attivo al servizio di Rodríguez nelle ultime giornate – ha preso l’iniziativa facendo sì che in vetta rimanessero non più di una trentina di corridori. Ci si sarebbe potuto attendere nella successiva discesa, che terminava proprio ai piedi dell’Angliru, un attacco di Nibali ma in realtà con la strada asciutta era molto difficile fare la differenza. In ogni caso il suo compagno Tanel Kangert e successivamente anche Samuel Sánchez (Euskaltel) hanno affrontato la picchiata a ritmo sostenuto provocando diverse fratture nel gruppo dei migliori, ma Horner, con al suo fianco il luogotenente Robert Kiserlovski, si è sempre mantenuto nelle primissime posizioni e anche coloro che erano rimasti leggermente staccati – tra cui Domenico Pozzovivo (Ag2r) e Thibaut Pinot (Fdj), rispettivamente 6° e 7° nella generale – si sono riaccodati nelle primissime rampe dell’Angliru, che i big hanno attaccato con un distacco di 5′ da Elissonde e Tiralongo.
Nei primi chilometri di salita, apparentemente poca cosa rispetto a quanto seguirà ma comunque già con una pendenza costante intorno all’8%, la Katusha ha preso nuovamente in mano la situazione con Daniel Moreno, iniziando a guadagnare decisamente terreno sui due fuggitivi e a pagare dazio di fronte all’andatura sostenuta del madrileno sono stati, tra gli altri, Kiserlovski, Kangert, Michele Scarponi (Lampre-Merida), Igor Antón e Mikel Nieve (Euskaltel) e soprattutto l’8° della generale Leopold König (NetApp-Endura), che perderà la posizione a vantaggio di Sánchez, mentre hanno retto il ritmo fino al breve falsopiano posto ai -7 dal traguardo l’asturiano, Rodríguez, Horner, Nibali, Valverde, Pinot, Pozzovivo, Nicolas Roche e Rafal Majka (Saxo-Tinkoff) e José Herrada (Movistar). Non appena la strada ha iniziato ad inerpicarsi Elissonde è rimasto solo al comando, con Tiralongo che, una volta rimasto staccato, ha calato notevolmente la sua andatura in modo da conservare le sue residue energie per poter aiutare Nibali, che dal canto suo ha immediatamente rotto gli indugi partendo in prima persona. Il siciliano ha illuso per 1500 metri rimanendo solo davanti agli uomini in classifica ma Horner, dopo aver inizialmente lasciato che il rivale si avvantaggiasse di una cinquantina di metri, ha preso la testa del gruppettino stroncando dapprima la resistenza di Roche, che ha avuto in Majka un alleato fondamentale che gli consentirà di limitare i danni e salvare la 5a piazza nella generale, quindi quelle di Sánchez, Pinot e Pozzovivo e infine quella di Valverde. Pian piano si è riportato su Nibali con alla ruota il solo Rodríguez e immediatamente ha preso la testa del gruppettino, ma il siciliano non si è lasciato impressionare e ha prodotto una nuova accelerazione, che questa volta non ha avuto effetti particolari ma che ha fatto capire a Horner di essere tutt’altro che rassegnato.
Nei 1500 metri successivi l’andatura del gruppetto – che nel frattempo si è riportato su Tiralongo e Fuglsang, che per quanto possibile hanno cercato di rimanere al fianco di Nibali – è calata notevolmente con Horner che non aveva interesse a forzare e Rodríguez che non ne aveva la possibilità, dopo aver faticato molto nel tenere la ruota della maglia rossa. Ne hanno approfittato Valverde per rientrare ed Elissonde per tornare a incrementare un vantaggio che era sceso sotto i 2 minuti, finchè a 3500 metri dalla vetta Nibali non ha prodotto il suo terzo scatto. Lo Squalo ha davvero dato fondo a ogni goccia di energia che gli era rimasta in corpo per tentare di fare il vuoto producendo altre tre violente accelerazioni nel giro di un chilometro, riuscendo a togliersi di ruota sia Valverde sia un Rodríguez che si è spento e non ce l’ha fatta neppure a restare nella scia del murciano ma Horner, al di là dello stile in bicicletta completamente opposto a quello del campione navarro che molto di rado si alzava sui pedali, ha sempre replicato in progressione come usava fare Miguel Indurain e ha proseguito a forte andatura finchè, a 1700 metri dal traguardo, Nibali non ha alzato bandiera bianca dando via libera al 41enne nativo di Okinawa, che è andato a mettere il sigillo su una Vuelta in cui è stato di gran lunga il più forte in salita.
In testa alla corsa Elissonde, che di Horner potrebbe essere figlio con i suoi 22 anni, ha avuto la forza per resistere fino al traguardo, conquistando il suo primo successo da professionista, e andare a completare una Vuelta da incorniciare sia per la Fdj, che si era già aggiudicata il tappone pirenaico con Alexandre Geniez, sia per la Francia che è salita a quota 4 successi parziali aggiungendo i due di Warren Barguil (Argos-Shimano). A 26” ha chiuso Horner, che ha conquistato così anche 6” d’abbuono, e a 54” Valverde che nel finale è rientrato su un esausto Nibali e ha regolato in volata il messinese oltre ai reduci della fuga Cardoso e Nerz mentre Mendes ha chiuso 7° a 1′15”, Rodríguez 8° a 1′45”, Pinot 10° a 1′59”, un discreto Pozzovivo 12° a 2′20”, Moreno e Sánchez 13° e 14° entrambi a 2′26” e Roche 19° a 3′42”. La nuova classifica generale è, dunque, ormai definitiva con Horner che disintegrerà il record come più anziano vincitore di un grande Giro detenuto da Firmin Lambot, che nel lontano 1922 conquistò il Tour de France all’età di 36 anni, e vanta un margine di 37” su Nibali, 1′36” su Valverde, 3′22” su Rodríguez, 7′11” su Roche e 8′00” su Pozzovivo alla vigilia della passerella finale di Madrid in cui i velocisti si giocheranno il successo parziale, con Edvald Boasson Hagen (Team Sky), Mauro Richeze (Lampre-Merida) e Michael Matthews (Orica-GreenEdge) che sembrano i nomi più accreditati.

Marco Salonna

14-09-2013

settembre 14, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA A ESPAÑA

Il francese Kenny Elissonde (Equipe Cycliste FDJ.fr) si è imposto nella ventesima tappa, Avilés – Alto de l’Angliru, percorrendo 142,2 Km in 3h55′36″, alla media di 36,213 Km/h. Ha preceduto di 26″ lo statunitense Christopher Horner (RadioShack – Leopard) e di 54″ lo spagnolo Valverde Belmonte. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team), 4° a 54″. Lo statunitense Christopher Horner (RadioShack – Leopard) è ancora leader della classifica con 37″ su Nibali e 1′36″ su Valverde Belmonte.

TOUR DU JURA

L’austriaco Matthias Brändle (IAM Cycling) si è imposto nella corsa elvetica, Saignelégier – Porrentruy, percorrendo 189,8 Km in 4h26′54″, alla media di 42,667 Km/h. Ha preceduto di 2′19″ il lettone Saramotins e di 2′41″ l’italiano Andrea Piechele (Ceramica Flaminia – Fondriest)

TOUR OF CHINA I

Il ceco Jiri Hochmann (ASC Dukla Praha) si è imposto nella prima tappa, circuito di Xi’an, percorrendo 96,9 Km in 1h58′39″, alla media di 49,001 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’austriaco Biedermann e l’italiano Andrea Peron (Team Novo Nordisk), distanziati di 4″ e 6″ nella prima classifica generale

TOUR OF HOKKAIDO (Giappone)

L’italiano Leonardo Pinizzotto (Team Nippo – De Rosa) si è imposto nella prima tappa, Kutchan – Kimobetsu, percorrendo 176,8 Km in 4h36′27″, alla media di 38,372 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli García de Mateos Rubio e Toribio Alcolea, distanziati di 4″ e 6″ nella prima classifica generale

DE KUSTPIJL

Il lituano Egidijus Juodvalkis (Crelan – Euphony) si è imposto nella corsa belga, circuito di Knokke-Heist, percorrendo 180,4 Km in 4h01′57″, alla media di 44,736 Km/h. Ha preceduto di 2″ il francese Senechal e l’olandese Van Goethem.

GESINK BATTE VICHOT E LE CRITICHE

settembre 14, 2013 by Redazione  
Filed under News

Lo scalatore olandese, attaccato duramente nei mesi scorsi in patria per via dei risultati al di sotto delle aspettative, torna al successo in un combattuto Gp Québec che già lo aveva visto due volte sul podio in passato superando nello sprint in leggera salita il sorprendente campione francese e il più quotato Greg Van Avermaet, mentre il grande favorito Peter Sagan spende moltissime energie nel finale e paga dazio negli ultimi metri non andando oltre il 10° posto. Poca gloria per gli italiani il migliore dei quali è Enrico Gasparotto 27° mentre Filippo Pozzato chiude 35°.

Foto copertina: Gesink esulta sul traguardo di Québec (foto Oran Kelly / PhotoSport International)

Dopo l’antipasto dello Sprint Challenge vinto da Bryan Coquard (Europcar) il weekend World Tour nel Canada francofono è entrato nel vivo con la quarta edizione del Gp Québec, che si è disputato lungo il tradizionale circuito di 12,6 km da ripetere per 16 volte, caratterizzato nel tratto finale dagli strappi di Côte de la Montagne e Côte de la Potesse e da 1500 metri ancora in leggera ascesa, per un totale di 201,6 km di gara e quasi 3000 metri di dislivello complessivo. Dopo essere stato dominante ai recenti Giro del Colorado e Tour of Alberta, in cui ha raccolto un totale di 7 successi, a presentarsi come uomo da battere è stato Peter Sagan (Cannondale), con Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), Alexander Kolobnev (Katusha), Sylvain Chavanel e Niki Terpstra (Omega-QuickStep), Tony Gallopin (RadioShack), Lars Petter Nordhaug e Robert Gesink (Belkin), Cadel Evans e Greg Van Avermaet (Bmc), Michael Albasini (Orica-GreenEdge) e Björn Leukemans (Vacansoleil) pronti a contrastarlo oltre a un Chris Froome (Team Sky) che, seppur apparso ancora molto indietro di condizione nelle ultime uscite, punta forte sul Mondiale di Firenze. In casa Italia a presentarsi con le maggiori credenziali è stato Filippo Pozzato (Lampre-Merida), reduce dal trionfo di Plouay, e in seconda battuta Matteo Trentin (Omega-QuickStep), Enrico Gasparotto e Simone Ponzi (Astana), Giacomo Nizzolo (RadioShack), Marco Marcato (Vacansoleil) e Damiano Cunego (Lampre-Merida).
La gara è vissuta a lungo sulla fuga del ciociaro Valerio Agnoli (Astana) che, dopo i tentativi iniziali senza esito di Jack Bobridge (Belkin), Brent Bookwalter (Bmc) e Peter Velits (Omega-QuickStep), ha preso il largo all’inizio del secondo giro insieme a Tiago Machado (RadioShack) e Peio Bilbao (Euskaltel), acquisendo un vantaggio massimo di 6′10” su un gruppo controllato da Cannondale e Belkin. La corsa vera è, però, esplosa molto prima del previsto, a 75 km dal traguardo, quando Tejay Van Garderen (Bmc), reduce dal successo nella classifica generale del Giro del Colorado, si è portato al comando con a ruota i compagni Steve Morabito e Amael Moinard e il campione spagnolo Jesús Herrada (Movistar), fratello minore di quel José Herrada che si sta ben comportando alla Vuelta, apparentemente solo per aumentare l’andatura. Ma il resto del plotone ha lasciato fare e quello della Bmc si è trasformato in un attacco vero e proprio, al quale si sono aggregati anche Eduard Vorganov (Katusha) e l’attivissimo Bobridge, che strada facendo sono andati a riprendere i tre battistrada, con Agnoli e Bilbao che hanno immediatamente perso contatto mentre Machado ha retto il ritmo conquistando punti sufficienti sui vari GPM per aggiudicarsi la classifica degli scalatori.
Non è stato facile per il plotone, in cui anche la Lampre-Merida (e segnatamente un Adriano Malori apparso in ripresa in vista della crono mondiale di Firenze) ha collaborato nell’inseguimento, chiudere su questi uomini il cui vantaggio non ha mai superato i 30”. Il ricongiungimento è avvenuto nel corso del quartultimo giro e immediatamente sulla Côte de la Potesse si sono lanciati al contrattacco i nostri Marcato e Daniel Oss (Bmc) – chiaro segnale di una strategia della formazione di Lelangue finalizzata a rendere più dura possibile la corsa per favorire Evans e Van Avermaet – insieme a Joan Offredo (Fdj); su di loro sono rinvenuti Sergej Chernetskij (Katusha), Dries Devenyns (Omega Pharma-QuickStep), Sergej Lagutin (Vacansoleil) e Björn Thurau (Europcar), figlio di quel Didi professionista a cavallo degli anni ‘70 e ‘80 e considerato il più forte corridore tedesco della storia prima dell’avvento di Jan Ullrich ed Eric Zabel, ma anche questo tentativo e il successivo portato in solitaria da George Bennett (Cannondale) non ha avuto esito con una Cannondale ancora piuttosto compatta nel guidare il plotone, ridottosi nel frattempo a un’ottantina di unità, malgrado le molte energie già profuse in precedenza, e del quale non faceva più parte tra gli altri l’enfant du pays David Veilleux (Europcar), che a soli 25 anni ha scelto di abbandonare il ciclismo per dedicarsi agli studi e proprio sulle strade di casa chiuderà la sua carriera.
Tutto si è deciso a partire dal penultimo passaggio sulla Côte de la Montagne quando, dopo una fugace apparizione in testa al gruppo di Alberto Contador (Saxo-Tinkoff), poi scivolato nelle retrovie, un’accelerazione di Hesjedal ha portato fuori un gruppetto dal quale, nella successiva e breve discesa, è fuoriuscito Terpstra, che ha resistito al ritorno dapprima di Nordhaug, vincitore un anno fa a Montréal, e poi a quelli di Vladimir Kuznetsov (Katusha) e di un Mirco Selvaggi (Vacansoleil) galvanizzato dal recentissimo matrimonio, tirando dritto e acquisendo fino a 40” su un gruppo nel quale i compagni Trentin, Velits e Stijn Vandenbergh rompevano i cambi lasciando il solo Kristjan Koren (Cannondale), ultimo gregario al fianco di Sagan, a fare l’andatura. Sembrava fatta per il forte passista olandese ma la gara si è riaperta grazie all’intervento del Team Sky, che con Geraint Thomas e David Lopez Garcia ha dimezzato il divario preparando l’attacco di Froome sulla Côte de la Montagne. In effetti, è stato proprio l’anglo-keniano il primo a muoversi ma la sua accelerazione, a differenza di quelle cui ci aveva abituato al Tour de France e in precedenza nella stagione, è stata tutt’altro che devastante a differenza di quella di Sagan che, con Terpstra ancora saldamente al comando, ha scelto di tentare il tutto per tutto invece di attendere lo sprint finale. Trentin è stato bravissimo a replicare favorendo l’azione del compagno di squadra ma nulla ha più potuto sulla Côte de la Potesse di fronte a un secondo scatto ancora più violento del fuoriclasse slovacco, che con a ruota solo un tenacissimo Van Avermaet è riuscito a riportarsi su Terpstra.
A quel punto, con ancora 3 km da percorrere e l’olandese e il belga che si mantenevano alla sua ruota, Sagan ha rallentato l’andatura consentendo il rientro di una trentina di altri corridori, tra i quali non vi era più Pozzato che, dopo essere sempre rimasto nel vivo della corsa in precedenza, è venuto a mancare nel momento decisivo. Tutto si è deciso nell’ultimo km, a partire dai -800 dal traguardo quando è stato Simon Geschke (Argos-Shimano) a tentare invano di scongiurare l’arrivo in volata. Per lui non c’è stato nulla da fare ed è stato Gesink, che con il Gp de Québec vanta un grande feeling essendo arrivato 3° nel 2010 e 2° nel 2011, ad approcciare lo sprint in testa, apparentemente senza alcuna chance di restarci fino alla linea bianca. L’andatura sostenuta di tutti i 200 precedenti chilometri ha, però, tagliato le gambe ai rivali dello scalatore olandese che ha resistito fino al traguardo, ritornando al successo dopo quello nella classifica generale del Giro di California della passata stagione e dando una bella risposta ai suoi detrattori che in patria lo avevano messo nel mirino per gli insoddisfacenti risultati nelle grandi corse a tappe degli ultimi anni. A tal proposito va detto che in diverse occasioni il 27enne di Varsseveld è stato condizionato nel suo rendimento dalle cadute mentre nell’ultimo Giro d’Italia, pur non brillando, era comunque in lotta per un posto nei primi 10 della generale prima di essere costretto al ritiro da un’influenza nella tappa delle Tre Cime di Lavaredo.
Al secondo posto, con una prestazione ancor più sorprendente di quella che gli è valsa il successo al campionato francese, si è piazzato Arthur Vichot (Fdj), seguito da un Van Avermaet ancora brillante malgrado l’enorme sforzo compiuto nel tenere la ruota di Sagan, dal redivivo Fabian Wegmann (Garmin-Sharp), dal sempre presente Rui Costa e da un Terpstra che ha avuto ancora la forza di piazzarsi 6° nonostante tutti i chilometri trascorsi al vento in precedenza. Invece, ha clamorosamente ceduto di schianto negli ultimi 300 metri proprio Sagan, che si è fermato al 10° posto alle spalle di Tom Slagter (Belkin), Breschel e Geschke e in generale ha dimostrato di avere ancora qualche limite di tenuta che rischia di metterlo fuori gioco nei ben 280 km del Mondiale di Firenze, al quale si presenterà comunque come uno degli uomini da battere. Per quanto riguarda gli azzurri non è stata una buona giornata con Gasparotto che è stato il meglio classificato ma non è andato oltre il 27° posto, seguito a breve distanza da Ponzi 34°, Pozzato 35° e Trentin (apparso il più pimpante al di là del risultato finale), 36°. Marcato, Cunego e Caruso hanno, invece, chiuso in un gruppetto poco oltre la 50a posizione. L’occasione per riscattarsi sarà offerta già domenica 15 dal Grand Prix Cycliste de Montréal, corsa anch’essa caratterizzata da un circuito da ripetere pià volte (17 tornate di 12,1 Km ciascuna), sulla carta ancora più duro di quello del Gp de Québec con gli strappi della Côte de Camilien-Houde e della Côte de la Polytechnique e con gli ultimi 500 metri ancora in salita verso il traguardo, che sarà posto in Avenue du Parc.

Marco Salonna

13-09-2013

settembre 14, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA A ESPAÑA

Lo spagnolo Joaquim Rodríguez Oliver (Katusha Team) si è imposto nella diciannovesima tappa, San Vicente de la Barquera – Oviedo (Alto del Naranco), percorrendo 181 Km in 4h16′13″, alla media di 42,386 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida) e lo spagnolo Moreno Fernández. Lo statunitense Christopher Horner (RadioShack – Leopard) è tornato leader della classifica con 3″ sull’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) e 1′06″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.

GRAND PRIX CYCLISTE DE QUÉBEC

L’olandese Robert Gesink (Belkin Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa canadese, circuito di Québec, percorrendo 201,6 Km in 4h58′13″, alla media di 40,561 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Vichot e il belga Van Avermaet. Miglior italiano Enrico Gasparotto (Astana Pro Team), 27° a 8″.

PURITO LASCIA IL SEGNO, HORNER SPODESTA NIBALI

settembre 13, 2013 by Redazione  
Filed under News

Rimangono 3 i secondi che dividono i due grandi protagonisti della Vuelta ma questa volta a vantaggio dello statunitense, che negli ultimi metri verso l’Alto del Naranco toglie di ruota lo Squalo riconquistando la maglia rossa alla vigilia del gran finale sull’Angliru. Il successo di tappa arride a Joaquim Rodríguez che mette finalmente a segno una stoccata delle sue imponendosi con 11” su un eccellente Diego Ulissi, sul fedelissimo Moreno e sull’idolo di casa Samuel Sánchez e avvicina il gradino più basso del podio detenuto da Alejandro Valverde.

Foto copertina: Rodriguez esulta sull’Alto del Naranco (foto AFP)

Sebbene quella dell’Alto del Naranco sia una salita storica della Vuelta e per decenni abbia anche ospitato una delle principali corse in linea per scalatori – chiamata appunto Subida al Naranco e teatro purtroppo nel 2005 della tragica scomparsa di Alessio Galletti, vittima di un infarto durante la gara – sono trascorsi ben 16 anni dall’ultima volta in cui grande la corsa a tappe iberica ha fatto visita alla montagna che sovrasta Oviedo, con l’attuale ds della Movistar Vicente Garcia Acosta che si impose al termine di una lunga fuga mentre nel gruppo dei migliori a fare la differenza fu Alex Zülle che consolidò la sua maglia amarillo per poi portarla fino a Madrid. La tappa odierna, 181 km con partenza da San Vicente de la Barquera, presentava un percorso pressochè interamente pianeggiante per i primi due terzi e decisamente più insidioso nella seconda parte, con due gpm di 3a categoria e diversi altri strappi, tutti comunque non particolarmente impegnativi, prima dell’ascesa finale, simile per lunghezza a quella di Peña Cabarga e con pendenze piuttosto aspre anche se non al livello di quelle della giornata precedente. Come accaduto in tutte le ultime tappe di montagna l’andatura è stata sostenutissima fin dalle prime battute e dopo 20 km si è avvantaggiato un plotoncino di 18 corridori che, però, questa volta non ha avuto il via libera da un gruppo in cui la Katusha di Joaquim Rodríguez, 4° in classifica generale con un distacco di 2′24” da Vincenzo Nibali (Astana) ma ancora a secco di successi di tappa, ha inseguito con una determinazione mai vista fin qui alla Vuelta. Grazie anche alla collaborazione dapprima dell’Ag2r e successivamente dell’Omega-QuickStep, rimaste fuori dalla fuga, il gruppo ha sempre tenuto nel mirino i battistrada David Arroyo (Caja Rural), 14° nella generale a 13′48” da Nibali, David Tanner (Belkin), Manuele Mori (Lampre-Merida), Francis De Greef (Lotto-Belisol), Edvald Boasson Hagen e Xabier Zandio (Team Sky), Georg Preidler (Argos-Shimano), il campione italiano Ivan Santaromita, Dominik Nerz, Danilo Wyss (Bmc), Benat Intxausti (Movistar), Paul Voss (NetApp-Endura), Pablo Urtasun (Euskaltel), Leigh Howard (Orica-GreenEdge), il neoacquisto della Lampre-Merida Rafael Valls-Ferri (Vacansoleil), i duellanti per la maglia a pois Nicolas Edet (Cofidis) e Daniele Ratto (Cannondale) e un Andriy Grivko (Astana) rimasto naturalmente sempre a ruota, che non hanno mai avuto un vantaggio superiore ai 3 minuti.
Sulla prima salita di giornata, l’abbordabile Alto de la Campa, Boasson Hagen ha provato a dare una svolta scattando in compagnia di Preidler ma anche quest’azione non è servita a impedire il ritorno del plotone, nel quale – malgrado la successione delle salite – la Katusha si è mantenuta compatta andando dapprima a riprendere il resto dei battistrada che si erano a loro volta selezionati, con Mori ultimo ad arrendersi tra gli azzurri presenti, e non lasciando troppo spazio ai contrattaccanti Dennis Vanendert (Lotto-Belisol), Amets Txurruka (Caja Rural), Mikael Cherel (Ag2r), Pieter Serry e Serge Pauwels (Omega-QuickStep), Luis Angel Mate (Cofidis), Josè Herrada (Movistar), Jose Joao Mendes (NetApp-Endura), Andre Zeits (Astana) e l’onnipresente Juan Antonio Flecha (Vacansoleil) – che si sono avvantaggiati sull’Alto de la Manzaneda, la cui vetta era posta a 13 km dal traguardo – e alla spicciolata si sono riportati su Boasson Hagen e Preidler.
Nel breve tratto di discesa e pianura che precedeva la salita finale è stato Mendes, grimpeur poco conosciuto ma già valida spalla per il suo capitano Leopold König in molte delle tappe precedenti, a staccare i compagni d’avventura e a portare da 35” a 1′ il vantaggio su un gruppo nel quale gli uomini della Katusha avevano comprensibilmente esaurito la benzina e l’Astana – in quello che per, come è andata a finire, si potrà interpretare come un segnale di debolezza da parte di Nibali – ha cercato di tenere l’andatura più bassa possibile in modo da dare via libera a Mendes e impedire a Chris Horner (RadioShack), distanziato di soli 3” nella generale dopo la superlativa prestazione di Peña Cabarga, di conquistare secondi di abbuono. La Fdj di Thibaut Pinot e l’Euskaltel dell’enfant du pays Samuel Sánchez hanno, però, nuovamente aumentato il ritmo e il margine del portoghese, e a maggior ragione quello degli inseguitori, si è rivelato comunque troppo risicato per potergli consentire di tagliare davanti a tutti il traguardo.
Nel tratto iniziale della salita è stata la Saxo-Tinkoff con Oliver Zaugg e Rafal Majka a dettare un passo che ha fatto male a diversi corridori, tra cui molto a sorpresa il 7° della generale Thibaut Pinot (Fdj), e che è stato il preludio all’attacco di un Nicolas Roche, apparso decisamente cresciuto in questa Vuelta non solo dal punto di vista atletico ma anche in termini di consapevolezza dei propri mezzi. Proprio nel momento in cui, a 1500 metri dal traguardo, Mendes ed Herrada, che stava per riportarsi su di lui, sono stati ripresi l’irlandese che ha piazzato la sua accelerazione seguito da un Michele Scarponi (Lampre-Merida) che negli ultimi giorni ha ritrovato la migliore condizione e sarà certamente una pedina fondamentale per la nazionale di Paolo Bettini in quel di Firenze. Entrambi nulla hanno potuto di fronte a Rodríguez che, per la prima volta dalla partenza di Vilanova de Arousa, ha prodotto una fucilata delle sue e si è involato verso il traguardo, agevolato dalla mancata reazione iniziale degli altri e dal supporto del sempre preziosissimo Daniel Moreno, stopper sul tardivo contrattacco di Sánchez. Purito ha dunque tagliato in solitudine il traguardo conquistando il terzo successo stagionale con 11” su un brillantissimo Diego Ulissi (Lampre-Merida), autore di un finale strepitoso che, unito alla buona prestazione già realizzata a Peña Cabarga, ha spazzato via ogni dubbio sul suo stato di forma in vista dei Mondiali e gli ha consentito di mettere la ruota davanti a Moreno e a Sánche. La vera corsa per la classifica generale si giocata immediatamente alle spalle di questi uomini con Horner che ha chiuso 5° a 14” con a ruota Valverde e Scarponi ed è riuscito negli ultimi metri a distanziare ancora una volta Nibali, che si è piazzato 9° a 20” alle spalle anche di König e ha dovuto così cedere la maglia rossa conquistata nella cronometro di Tarazona.
La nuova classifica generale vede, infatti, Horner e il siciliano sempre separati da 3” ma a condurre è ora lo statunitense con Valverde 3° a 1′06”, Rodríguez – che si è fatto minaccioso alle spalle del murciano – 4° a 1′57”, Roche 5° a 3′49” e Domenico Pozzovivo (Ag2r) che, seppure autore di una prova non troppo esaltante chiusa al 12° posto a 33” da Purito, ha approfittato della giornata no di Pinot, solo 22° a 1′05”, per consolidare la sua sesta piazza con un ritardo di 6′ netti da Horner. L’attenzione è tutta sulla lotta per il primato e a fare da giudice sarà il ”mostro” Angliru in cima al quale si concluderà la penultima tappa, 142,2 km con partenza da Avilés e un percorso esattamente identico a quello di due anni fa, quando la meteora Juan José Cobo si impose in solitaria balzando al comando della classifica e rimanendoci fino a Madrid, al termine di un accesso duello con Chris Froome. Per quanto visto durante tutta la Vuelta Nibali sembra avere obiettivamente pochissime chances contro un Horner che lungo tutte le salite più dure della Vuelta ha sempre fatto la differenza, ma a dare una mano allo Squalo potrebbe intervenire il maltempo previsto lungo il percorso. Il capitano dell’Astana potrebbe, infatti, in tal caso far valere le sue doti da discesista nella tecnica picchiata del Cordal – che precede l’ascesa finale e che in passato ha fatto vittime illustri quali Abraham Olano e Igor Antón, costretti al ritiro in seguito a cadute in quel tratto – e che ha dimostrato sia alla Tirreno-Adriatico, sia al Giro d’Italia, sia, soprattutto, nella tappa di Collada de la Gallina, di trovarsi più a suo agio di Horner con cattive condizioni atmosferiche ma sarà la strada a decidere chi avrà la meglio.

Marco Salonna

12-09-2013

settembre 13, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA A ESPAÑA

Il bielorusso Vasili Kiryienka (Sky ProCycling) si è imposto nella diciottesima tappa, Burgos – Peña Cabarga, percorrendo 186,5 Km in 4h46′48″, alla media di 39,016 Km/h. Ha preceduto di 28″ il danese Sørensen e di 1′18″ l’australiano Hansen. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team), 10° a 2′18″. Nibali è ancora leader della classifica con 3″ sullo statunitense Horner e e 1′09″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.

IMPRESA DI KIRYIENKA, HORNER QUASI IN ROSSO

settembre 12, 2013 by Redazione  
Filed under News

La diciottesima tappa della Vuelta regala l’impresa del corridore bielorusso della Sky, che vince in cima al muro di Peña Cabarga dopo una dirompente azione solitaria. Nibali prova a resistere alla progressione finale di Horner, ma cede e difende la maglia rossa per soli 3”.

Foto copertina: Kiryienka esulta verso il cielo sulla cima della Peña Cabarga (foto AFP)

Doveva essere la tappa della verità per Vincenzo Nibali (Astana) e lo è stata, solo che la realtà lascia questa Vuelta ancora apertissima. Lo Squalo non è nella stessa condizione del Giro d’Italia ma nemmeno in crisi e, grazie alla sua caratteristica determinazione, è riuscito a difendere di un soffio la propria maglia rossa dall’assalto di Christopher Horner (Radioshack Nissan), che s’è dimostrato nuovamente il più forte in salita. Lavora a lungo la Movistar per Alejandro Valverde, ma la tattica non è stata probabilmente ottimale: non ha saputo né tenere sotto controllo la folta fuga di giornata né mettere in difficoltà i rivali diretti nella lotta per la classifica generale, con la sola solita volata finale di Valverde a salvare baracca e burattini (e recuperare quel poco di distacco pagato sulle rampe più difficili della salita conclusiva). Meritoria l’azione di squadra della Katusha, che ha provato il tutto per tutto dimostrando di credere ancora nel podio finale del proprio capitano, ma poco fruttuosa.
La diciottesima frazione, da Burgos a Peña Cabarga per un totale di 186,5 Km e 5 GPM, è stata ricca di spunti, oltre a essere stata corsa a grande andatura dal gruppo, impegnato nel vano inseguimento di una fuga di ben quindici corridori, evasi al Km 18: Mikael Cherel e Ben Gastauer (AG2R La Mondiale), Reinardt Janse Van Rensburg (Argos-Shimano), Martin Kohler (BMC), Amets Txurruka (Caja Rural-Seguros), Tiziano Dallantonia (Cannondale), Egoi Martinez (Euskaltel-Euskadi), Caleb Fairly (Garmin-Sharp), Angel Vicioso (Katusha), Matteo Bono (Lampre-Merida), Adam Hansen (Lotto-Belisol), Simon Clarke (Orica GreenEdge), Vasil Kiryienka (Sky), Chris Anker Sörensen (SaxoBank TinkoffBank) e Grega Bole (Vacansoleil-DMC). Ci si sarebbe attesi un inseguimento deciso della Movistar, solitamente molto attiva nel tentare di mantenere cucita la corsa per poter eventualmente conquistare gli abbuoni finali, ma il team spagnolo ha presto desistito e il vantaggio della fuga è presto cresciuto esponenzialmente, superando addirittura i 10’ al Km 91.
Le prime asperità di giornata, tre salite di terza categoria (Alto de Bocos, Alto Estacas de Trueba e Puerto de la Braguía), sono trascorse senza scossoni, con giusto il gruppo che ha iniziato a rosicchiare lentamente il ritardo. La corsa è esplosa lungo l’Alto de Caracol (seconda categoria), dove la fuga si fraziona e si avvantaggia in solitaria Kiryienka, un fondista d’esperienza non nuovo a imprese in solitaria al Giro d’Italia. Il bielorusso, nettamente superiore alla concorrenza, ha resistito con relativa facilità all’inseguimento di Vicioso, Martinez e Sörensen, sui quali sono rientrati poi anche altri corridori. Ormai la corsa per la vittoria di giornata era decisa, con Kiryienka fornito di margine ancora ampio sul gruppo principale e con il solo Sörensen a tentare il ricongiungimento con un’azione all’imbocco della salita finale. Pur non essendo praticamente mai inquadrato dalle telecamere, il danese ha il merito di aver fatto un’ascesa quasi parallela a Kiryenka, che si è gestito al meglio ed è arrivato a braccia alzate sul traguardo di Peña Cabarga, mantenendo 28” sul danese della Saxo e 1’18” sull’eccezionale Hansen, di nuovo protagonista dopo la lunga fuga di ieri.
Lo spettacolo principale è andato in scena nel gruppo, dove sia la Radioshack Nissan di Horner che la Katusha di Rodriguez avevano deciso di attaccare la maglia rossa. Il terreno propizio non mancava: l’ascesa finale, pur misurando solamente 5,9 Km e non permettendo quindi ampi distacchi, aveva una pendenza media vicina al 10% e, soprattutto, il tratto finale più volte vicino al 20%. Nella prima metà di salita si è assistito al lavoro dei gregari, con varie formazioni alternatesi in testa al gruppo a dettare un’andatura sostenuta, ma nessun capitano sembrava avere le gambe e il coraggio per sferrare l’attacco decisivo. Nell’unico tratto pedalabile ci ha provato la Katusha, con uno scatto secco di Moreno con a ruota Rodriguez e con il lavoro del fuggitivo Vicioso. Il gruppo s’è spezzato ma non s’è creata grande differenza, finché è stato Horner a sfoderare la sua progressione a poco più di un chilometro dal traguardo. Valverde è andato subito in difficoltà cedendo qualche metro, mentre solo momentaneamente hanno resistito Rodriguez e Nibali, finché negli ultimi 800m l’americano è rimasto solo, lanciato forse verso la conquista di questa Vuelta.
Horner ha chiuso la propria fatica al sesto posto a 1’53” dal Kiryienka, guadagnando alla fine solamente 20” su Rodriguez e Valverde e 25” su Nibali, beffato dalla volata finale che i due spagnoli riescono sempre a trovare anche nei momenti di maggior difficoltà. Poco dietro sono arrivati anche Nicolas Roche (SaxoBank TinkoffBank), Thibaut Pinot (FDJ) e Michele Scarponi (Lampre-Merida). Nibali difende sì la maglia per soli 3”, ma dovrà sudare ancora parecchio per contrastare l’eterna giovinezza di Horner. La corsa per la vittoria finale sembra comunque riservata solamente a questi due corridori, mentre Rodriguez (+2’24”) può ancora provare a contendere a Valverde (+1’10”) il terzo posto.
Domani la 19^ tappa porterà i corridori da S. Vicente Barquera a Oviedo Alto Naranco, nelle Asturie: 181 Km divisi tra una prima metà quasi totalmente pianeggiante e un finale quasi da classica, con 3 GPM negli ultimi 39 Km, compreso l’arrivo in salita di seconda categoria. Sarà difficile assistere a grandi distacchi tra i big, ma sicuramente assisteremo a numerosi attacchi.

Giorgio Vedovati

11-09-2013

settembre 12, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA A ESPAÑA

L’olandese Bauke Mollema (Belkin Pro Cycling Team) si è imposto nella diciasettesima tappa, Calahorra – Burgos, percorrendo 189 Km in 4h44′28″, alla media di 39,864 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Boasson Hagen e l’argentino Maximiliano Ariel Richeze. Miglior italiano Luca Paolini (Katusha Team), 7°. L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora leader della classifica con 28″ sullo statunitense Horner e e 1′14″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.

« Pagina precedentePagina successiva »