NIBALI, IL CUORE NON BASTA DI FRONTE A SUPER-HORNER
Spettacolo entusiasmante sulle tremende rampe dell’Angliru con il siciliano che tenta ben 6 scatti ma non riesce a scalfire la resistenza dello statunitense, che negli ultimi 1500 metri allunga a sua volta e mette il sigillo sulla sua Vuelta prima della passerella finale di Madrid. Bene anche Alejandro Valverde che difende il podio dall’assalto di Joaquim RodrÃguez e Domenico Pozzivo che conserva la 6a posizione, mentre il successo di tappa va al giovane francese Kenny Elissonde, unico superstite di una maxi-fuga di 32 uomini.
Foto copertina: Horner all’attacco sull’Angliru (foto Bettini)
Per la sesta volta in una storia iniziata nel 1999, quando ad imporsi fu José MarÃa Jiménez, scomparso tragicamente qualche anno più tardi in circostanze analoghe a quelle di Marco Pantani, la Vuelta ha fatto visita al terribile Alto de l’Angliru, ascesa di 12,2 km con una pendenza media del 10,2% ma con punte addirittura del 23,5% a 3 km dalla vetta, ma è la prima occasione in cui esso è stato scalato durante la penultima tappa ed è stato dunque il giudice finale di una corsa peraltro ancora apertissima per la grande gioia degli organizzatori. Alla partenza, infatti, solo 3” separavano la maglia rossa Chris Horner (RadioShack) dal suo più diretto inseguitore, il nostro Vincenzo Nibali (Astana), mentre gli spagnoli Alejandro Valverde (Movistar) e Joaquim RodrÃguez (Katusha) erano lì alle calcagna, rispettivamente 3° a 1′09” e 4° a 1′57”, con il secondo reduce dal brillante successo in cima all’Alto del Naranco.
La tappa, 142,2 con partenza da Avilès e un tracciato che ha ricalcato quello del 2011 – caratterizzato dall’Alto del Tenebredo poco oltre metà percorso e dal breve ma arcigno Alto del Cordal immediatamente prima della scalata finale verso l’Angliru – è stata disputata, al contrario di quelle che erano le previsioni della vigilia, con buone condizioni atmosferiche, il che certamente ha favorito Horner rispetto a Nibali. Fin dalle prime battute si sono visti diversi tentativi di fuga finchè dopo 30 km non si sono avvantaggiati ben 32 corridori. Gli iniziatori dell’azione sono stati Beñat Intxausti (Movistar) e Dario Cataldo (Team Sky), ai quali si sono aggregati José Joao Mendes e Jan Barta (NetApp-Endura), David Arroyo, Andre Cardoso e Antonio Piedra (Caja Rural), Vasil Kiryienka (Team Sky), Rinaldo Nocentini e Carlos Betancur(Ag2r), Juan José Oroz e Jorge Azanza (Euskaltel), Serge Pauwels (Omega-QuickStep), Bauke Mollema e Juan Manuel Gárate (Belkin), Juan Antonio Flecha e Rafael Valls Ferri (Vacansoleil), Maciej Paterski (Cannondale), Dominik Nerz e Ivan Santaromita (Bmc), Francis De Greef (Lotto-Belisol), Jerome Coppel (Cofidis), Kenny Elissonde (Fdj), Johannes Fröhlinger (Argos-Shimano), Dmitry Kozontchuk e Angel Vicioso (Katusha), Imanol Erviti (Movistar), Diego Ulissi (Lampre-Merida), la maglia a pois Edet (Cofidis), che strada facendo ha raccolto i punti per mettere al sicuro il suo primato nella classifica degli scalatori, e soprattutto ben tre atleti dell’Astana ovvero Paolo Tiralongo, Jacob Fuglsang e Andriy Grivko – chiaro segnale delle intenzioni bellicose di Nibali nel finale della corsa – mentre Horner ha preferito tenere tutti i gregari al proprio fianco. I battistrada hanno rapidamente guadagnato fino a 7′, con Piedra tra i più attivi nel tenere il ritmo elevato in funzione del suo capitano Arroyo, 14° nella generale a 15′55” dalla maglia rossa, finchè in gruppo non hanno iniziato a tirare Movistar ed Euskaltel, entrambe a caccia di un successo di tappa, e in tal senso non davano certo garanzie gli atleti di queste formazioni presenti nella fuga, a partire da un Intxausti lontano dai suoi livelli migliori, mentre la compagine basca, dal canto suo, correva anche in difesa della classifica a squadre. Ai piedi del Cordal, dopo che in precedenza vi erano state diverse scaramucce tra gli uomini di testa – che nel frattempo erano rimasti in 26, con un Betancur neppure lontano parente del brillante grimpeur che ha dato spettacolo sia sulle strade delle Ardenne, sia su quelle del Giro d’Italia concluso con la maglia bianca di miglior giovane, tra coloro che hanno perso terreno – il distacco del plotone si era ridotto a poco più di 5 minuti.
Lungo la penultima ascesa di giornata, 5,3 km con una pendenza media che sfiorava il 10%, il plotoncino di testa si è frantumato con Elissonde e Tiralongo che hanno preso il largo inseguiti da Arroyo, Cardoso, Coppel, Nerz, Intxausti, Fuglsang, Pauwels e Mendes e hanno mantenuto il loro margine sul gruppo. In quest’ultimo, dopo un’accelerazione iniziale di Mikel Landa (Euskaltel) alla quale ha replicato addirittura in prima persona Horner (che comunque si è immediatamente rialzato), la Katusha – e segnatamente un Giampaolo Caruso molto attivo al servizio di RodrÃguez nelle ultime giornate – ha preso l’iniziativa facendo sì che in vetta rimanessero non più di una trentina di corridori. Ci si sarebbe potuto attendere nella successiva discesa, che terminava proprio ai piedi dell’Angliru, un attacco di Nibali ma in realtà con la strada asciutta era molto difficile fare la differenza. In ogni caso il suo compagno Tanel Kangert e successivamente anche Samuel Sánchez (Euskaltel) hanno affrontato la picchiata a ritmo sostenuto provocando diverse fratture nel gruppo dei migliori, ma Horner, con al suo fianco il luogotenente Robert Kiserlovski, si è sempre mantenuto nelle primissime posizioni e anche coloro che erano rimasti leggermente staccati – tra cui Domenico Pozzovivo (Ag2r) e Thibaut Pinot (Fdj), rispettivamente 6° e 7° nella generale – si sono riaccodati nelle primissime rampe dell’Angliru, che i big hanno attaccato con un distacco di 5′ da Elissonde e Tiralongo.
Nei primi chilometri di salita, apparentemente poca cosa rispetto a quanto seguirà ma comunque già con una pendenza costante intorno all’8%, la Katusha ha preso nuovamente in mano la situazione con Daniel Moreno, iniziando a guadagnare decisamente terreno sui due fuggitivi e a pagare dazio di fronte all’andatura sostenuta del madrileno sono stati, tra gli altri, Kiserlovski, Kangert, Michele Scarponi (Lampre-Merida), Igor Antón e Mikel Nieve (Euskaltel) e soprattutto l’8° della generale Leopold König (NetApp-Endura), che perderà la posizione a vantaggio di Sánchez, mentre hanno retto il ritmo fino al breve falsopiano posto ai -7 dal traguardo l’asturiano, RodrÃguez, Horner, Nibali, Valverde, Pinot, Pozzovivo, Nicolas Roche e Rafal Majka (Saxo-Tinkoff) e José Herrada (Movistar). Non appena la strada ha iniziato ad inerpicarsi Elissonde è rimasto solo al comando, con Tiralongo che, una volta rimasto staccato, ha calato notevolmente la sua andatura in modo da conservare le sue residue energie per poter aiutare Nibali, che dal canto suo ha immediatamente rotto gli indugi partendo in prima persona. Il siciliano ha illuso per 1500 metri rimanendo solo davanti agli uomini in classifica ma Horner, dopo aver inizialmente lasciato che il rivale si avvantaggiasse di una cinquantina di metri, ha preso la testa del gruppettino stroncando dapprima la resistenza di Roche, che ha avuto in Majka un alleato fondamentale che gli consentirà di limitare i danni e salvare la 5a piazza nella generale, quindi quelle di Sánchez, Pinot e Pozzovivo e infine quella di Valverde. Pian piano si è riportato su Nibali con alla ruota il solo RodrÃguez e immediatamente ha preso la testa del gruppettino, ma il siciliano non si è lasciato impressionare e ha prodotto una nuova accelerazione, che questa volta non ha avuto effetti particolari ma che ha fatto capire a Horner di essere tutt’altro che rassegnato.
Nei 1500 metri successivi l’andatura del gruppetto – che nel frattempo si è riportato su Tiralongo e Fuglsang, che per quanto possibile hanno cercato di rimanere al fianco di Nibali – è calata notevolmente con Horner che non aveva interesse a forzare e RodrÃguez che non ne aveva la possibilità , dopo aver faticato molto nel tenere la ruota della maglia rossa. Ne hanno approfittato Valverde per rientrare ed Elissonde per tornare a incrementare un vantaggio che era sceso sotto i 2 minuti, finchè a 3500 metri dalla vetta Nibali non ha prodotto il suo terzo scatto. Lo Squalo ha davvero dato fondo a ogni goccia di energia che gli era rimasta in corpo per tentare di fare il vuoto producendo altre tre violente accelerazioni nel giro di un chilometro, riuscendo a togliersi di ruota sia Valverde sia un RodrÃguez che si è spento e non ce l’ha fatta neppure a restare nella scia del murciano ma Horner, al di là dello stile in bicicletta completamente opposto a quello del campione navarro che molto di rado si alzava sui pedali, ha sempre replicato in progressione come usava fare Miguel Indurain e ha proseguito a forte andatura finchè, a 1700 metri dal traguardo, Nibali non ha alzato bandiera bianca dando via libera al 41enne nativo di Okinawa, che è andato a mettere il sigillo su una Vuelta in cui è stato di gran lunga il più forte in salita.
In testa alla corsa Elissonde, che di Horner potrebbe essere figlio con i suoi 22 anni, ha avuto la forza per resistere fino al traguardo, conquistando il suo primo successo da professionista, e andare a completare una Vuelta da incorniciare sia per la Fdj, che si era già aggiudicata il tappone pirenaico con Alexandre Geniez, sia per la Francia che è salita a quota 4 successi parziali aggiungendo i due di Warren Barguil (Argos-Shimano). A 26” ha chiuso Horner, che ha conquistato così anche 6” d’abbuono, e a 54” Valverde che nel finale è rientrato su un esausto Nibali e ha regolato in volata il messinese oltre ai reduci della fuga Cardoso e Nerz mentre Mendes ha chiuso 7° a 1′15”, RodrÃguez 8° a 1′45”, Pinot 10° a 1′59”, un discreto Pozzovivo 12° a 2′20”, Moreno e Sánchez 13° e 14° entrambi a 2′26” e Roche 19° a 3′42”. La nuova classifica generale è, dunque, ormai definitiva con Horner che disintegrerà il record come più anziano vincitore di un grande Giro detenuto da Firmin Lambot, che nel lontano 1922 conquistò il Tour de France all’età di 36 anni, e vanta un margine di 37” su Nibali, 1′36” su Valverde, 3′22” su RodrÃguez, 7′11” su Roche e 8′00” su Pozzovivo alla vigilia della passerella finale di Madrid in cui i velocisti si giocheranno il successo parziale, con Edvald Boasson Hagen (Team Sky), Mauro Richeze (Lampre-Merida) e Michael Matthews (Orica-GreenEdge) che sembrano i nomi più accreditati.
Marco Salonna