IMPRESA DI KIRYIENKA, HORNER QUASI IN ROSSO

settembre 12, 2013
Categoria: News

La diciottesima tappa della Vuelta regala l’impresa del corridore bielorusso della Sky, che vince in cima al muro di Peña Cabarga dopo una dirompente azione solitaria. Nibali prova a resistere alla progressione finale di Horner, ma cede e difende la maglia rossa per soli 3”.

Foto copertina: Kiryienka esulta verso il cielo sulla cima della Peña Cabarga (foto AFP)

Doveva essere la tappa della verità per Vincenzo Nibali (Astana) e lo è stata, solo che la realtà lascia questa Vuelta ancora apertissima. Lo Squalo non è nella stessa condizione del Giro d’Italia ma nemmeno in crisi e, grazie alla sua caratteristica determinazione, è riuscito a difendere di un soffio la propria maglia rossa dall’assalto di Christopher Horner (Radioshack Nissan), che s’è dimostrato nuovamente il più forte in salita. Lavora a lungo la Movistar per Alejandro Valverde, ma la tattica non è stata probabilmente ottimale: non ha saputo né tenere sotto controllo la folta fuga di giornata né mettere in difficoltà i rivali diretti nella lotta per la classifica generale, con la sola solita volata finale di Valverde a salvare baracca e burattini (e recuperare quel poco di distacco pagato sulle rampe più difficili della salita conclusiva). Meritoria l’azione di squadra della Katusha, che ha provato il tutto per tutto dimostrando di credere ancora nel podio finale del proprio capitano, ma poco fruttuosa.
La diciottesima frazione, da Burgos a Peña Cabarga per un totale di 186,5 Km e 5 GPM, è stata ricca di spunti, oltre a essere stata corsa a grande andatura dal gruppo, impegnato nel vano inseguimento di una fuga di ben quindici corridori, evasi al Km 18: Mikael Cherel e Ben Gastauer (AG2R La Mondiale), Reinardt Janse Van Rensburg (Argos-Shimano), Martin Kohler (BMC), Amets Txurruka (Caja Rural-Seguros), Tiziano Dallantonia (Cannondale), Egoi Martinez (Euskaltel-Euskadi), Caleb Fairly (Garmin-Sharp), Angel Vicioso (Katusha), Matteo Bono (Lampre-Merida), Adam Hansen (Lotto-Belisol), Simon Clarke (Orica GreenEdge), Vasil Kiryienka (Sky), Chris Anker Sörensen (SaxoBank TinkoffBank) e Grega Bole (Vacansoleil-DMC). Ci si sarebbe attesi un inseguimento deciso della Movistar, solitamente molto attiva nel tentare di mantenere cucita la corsa per poter eventualmente conquistare gli abbuoni finali, ma il team spagnolo ha presto desistito e il vantaggio della fuga è presto cresciuto esponenzialmente, superando addirittura i 10’ al Km 91.
Le prime asperità di giornata, tre salite di terza categoria (Alto de Bocos, Alto Estacas de Trueba e Puerto de la Braguía), sono trascorse senza scossoni, con giusto il gruppo che ha iniziato a rosicchiare lentamente il ritardo. La corsa è esplosa lungo l’Alto de Caracol (seconda categoria), dove la fuga si fraziona e si avvantaggia in solitaria Kiryienka, un fondista d’esperienza non nuovo a imprese in solitaria al Giro d’Italia. Il bielorusso, nettamente superiore alla concorrenza, ha resistito con relativa facilità all’inseguimento di Vicioso, Martinez e Sörensen, sui quali sono rientrati poi anche altri corridori. Ormai la corsa per la vittoria di giornata era decisa, con Kiryienka fornito di margine ancora ampio sul gruppo principale e con il solo Sörensen a tentare il ricongiungimento con un’azione all’imbocco della salita finale. Pur non essendo praticamente mai inquadrato dalle telecamere, il danese ha il merito di aver fatto un’ascesa quasi parallela a Kiryenka, che si è gestito al meglio ed è arrivato a braccia alzate sul traguardo di Peña Cabarga, mantenendo 28” sul danese della Saxo e 1’18” sull’eccezionale Hansen, di nuovo protagonista dopo la lunga fuga di ieri.
Lo spettacolo principale è andato in scena nel gruppo, dove sia la Radioshack Nissan di Horner che la Katusha di Rodriguez avevano deciso di attaccare la maglia rossa. Il terreno propizio non mancava: l’ascesa finale, pur misurando solamente 5,9 Km e non permettendo quindi ampi distacchi, aveva una pendenza media vicina al 10% e, soprattutto, il tratto finale più volte vicino al 20%. Nella prima metà di salita si è assistito al lavoro dei gregari, con varie formazioni alternatesi in testa al gruppo a dettare un’andatura sostenuta, ma nessun capitano sembrava avere le gambe e il coraggio per sferrare l’attacco decisivo. Nell’unico tratto pedalabile ci ha provato la Katusha, con uno scatto secco di Moreno con a ruota Rodriguez e con il lavoro del fuggitivo Vicioso. Il gruppo s’è spezzato ma non s’è creata grande differenza, finché è stato Horner a sfoderare la sua progressione a poco più di un chilometro dal traguardo. Valverde è andato subito in difficoltà cedendo qualche metro, mentre solo momentaneamente hanno resistito Rodriguez e Nibali, finché negli ultimi 800m l’americano è rimasto solo, lanciato forse verso la conquista di questa Vuelta.
Horner ha chiuso la propria fatica al sesto posto a 1’53” dal Kiryienka, guadagnando alla fine solamente 20” su Rodriguez e Valverde e 25” su Nibali, beffato dalla volata finale che i due spagnoli riescono sempre a trovare anche nei momenti di maggior difficoltà. Poco dietro sono arrivati anche Nicolas Roche (SaxoBank TinkoffBank), Thibaut Pinot (FDJ) e Michele Scarponi (Lampre-Merida). Nibali difende sì la maglia per soli 3”, ma dovrà sudare ancora parecchio per contrastare l’eterna giovinezza di Horner. La corsa per la vittoria finale sembra comunque riservata solamente a questi due corridori, mentre Rodriguez (+2’24”) può ancora provare a contendere a Valverde (+1’10”) il terzo posto.
Domani la 19^ tappa porterà i corridori da S. Vicente Barquera a Oviedo Alto Naranco, nelle Asturie: 181 Km divisi tra una prima metà quasi totalmente pianeggiante e un finale quasi da classica, con 3 GPM negli ultimi 39 Km, compreso l’arrivo in salita di seconda categoria. Sarà difficile assistere a grandi distacchi tra i big, ma sicuramente assisteremo a numerosi attacchi.

Giorgio Vedovati

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