PURITO LASCIA IL SEGNO, HORNER SPODESTA NIBALI
Rimangono 3 i secondi che dividono i due grandi protagonisti della Vuelta ma questa volta a vantaggio dello statunitense, che negli ultimi metri verso l’Alto del Naranco toglie di ruota lo Squalo riconquistando la maglia rossa alla vigilia del gran finale sull’Angliru. Il successo di tappa arride a Joaquim RodrÃguez che mette finalmente a segno una stoccata delle sue imponendosi con 11” su un eccellente Diego Ulissi, sul fedelissimo Moreno e sull’idolo di casa Samuel Sánchez e avvicina il gradino più basso del podio detenuto da Alejandro Valverde.
Foto copertina: Rodriguez esulta sull’Alto del Naranco (foto AFP)
Sebbene quella dell’Alto del Naranco sia una salita storica della Vuelta e per decenni abbia anche ospitato una delle principali corse in linea per scalatori – chiamata appunto Subida al Naranco e teatro purtroppo nel 2005 della tragica scomparsa di Alessio Galletti, vittima di un infarto durante la gara – sono trascorsi ben 16 anni dall’ultima volta in cui grande la corsa a tappe iberica ha fatto visita alla montagna che sovrasta Oviedo, con l’attuale ds della Movistar Vicente Garcia Acosta che si impose al termine di una lunga fuga mentre nel gruppo dei migliori a fare la differenza fu Alex Zülle che consolidò la sua maglia amarillo per poi portarla fino a Madrid. La tappa odierna, 181 km con partenza da San Vicente de la Barquera, presentava un percorso pressochè interamente pianeggiante per i primi due terzi e decisamente più insidioso nella seconda parte, con due gpm di 3a categoria e diversi altri strappi, tutti comunque non particolarmente impegnativi, prima dell’ascesa finale, simile per lunghezza a quella di Peña Cabarga e con pendenze piuttosto aspre anche se non al livello di quelle della giornata precedente. Come accaduto in tutte le ultime tappe di montagna l’andatura è stata sostenutissima fin dalle prime battute e dopo 20 km si è avvantaggiato un plotoncino di 18 corridori che, però, questa volta non ha avuto il via libera da un gruppo in cui la Katusha di Joaquim RodrÃguez, 4° in classifica generale con un distacco di 2′24” da Vincenzo Nibali (Astana) ma ancora a secco di successi di tappa, ha inseguito con una determinazione mai vista fin qui alla Vuelta. Grazie anche alla collaborazione dapprima dell’Ag2r e successivamente dell’Omega-QuickStep, rimaste fuori dalla fuga, il gruppo ha sempre tenuto nel mirino i battistrada David Arroyo (Caja Rural), 14° nella generale a 13′48” da Nibali, David Tanner (Belkin), Manuele Mori (Lampre-Merida), Francis De Greef (Lotto-Belisol), Edvald Boasson Hagen e Xabier Zandio (Team Sky), Georg Preidler (Argos-Shimano), il campione italiano Ivan Santaromita, Dominik Nerz, Danilo Wyss (Bmc), Benat Intxausti (Movistar), Paul Voss (NetApp-Endura), Pablo Urtasun (Euskaltel), Leigh Howard (Orica-GreenEdge), il neoacquisto della Lampre-Merida Rafael Valls-Ferri (Vacansoleil), i duellanti per la maglia a pois Nicolas Edet (Cofidis) e Daniele Ratto (Cannondale) e un Andriy Grivko (Astana) rimasto naturalmente sempre a ruota, che non hanno mai avuto un vantaggio superiore ai 3 minuti.
Sulla prima salita di giornata, l’abbordabile Alto de la Campa, Boasson Hagen ha provato a dare una svolta scattando in compagnia di Preidler ma anche quest’azione non è servita a impedire il ritorno del plotone, nel quale – malgrado la successione delle salite – la Katusha si è mantenuta compatta andando dapprima a riprendere il resto dei battistrada che si erano a loro volta selezionati, con Mori ultimo ad arrendersi tra gli azzurri presenti, e non lasciando troppo spazio ai contrattaccanti Dennis Vanendert (Lotto-Belisol), Amets Txurruka (Caja Rural), Mikael Cherel (Ag2r), Pieter Serry e Serge Pauwels (Omega-QuickStep), Luis Angel Mate (Cofidis), Josè Herrada (Movistar), Jose Joao Mendes (NetApp-Endura), Andre Zeits (Astana) e l’onnipresente Juan Antonio Flecha (Vacansoleil) – che si sono avvantaggiati sull’Alto de la Manzaneda, la cui vetta era posta a 13 km dal traguardo – e alla spicciolata si sono riportati su Boasson Hagen e Preidler.
Nel breve tratto di discesa e pianura che precedeva la salita finale è stato Mendes, grimpeur poco conosciuto ma già valida spalla per il suo capitano Leopold König in molte delle tappe precedenti, a staccare i compagni d’avventura e a portare da 35” a 1′ il vantaggio su un gruppo nel quale gli uomini della Katusha avevano comprensibilmente esaurito la benzina e l’Astana – in quello che per, come è andata a finire, si potrà interpretare come un segnale di debolezza da parte di Nibali – ha cercato di tenere l’andatura più bassa possibile in modo da dare via libera a Mendes e impedire a Chris Horner (RadioShack), distanziato di soli 3” nella generale dopo la superlativa prestazione di Peña Cabarga, di conquistare secondi di abbuono. La Fdj di Thibaut Pinot e l’Euskaltel dell’enfant du pays Samuel Sánchez hanno, però, nuovamente aumentato il ritmo e il margine del portoghese, e a maggior ragione quello degli inseguitori, si è rivelato comunque troppo risicato per potergli consentire di tagliare davanti a tutti il traguardo.
Nel tratto iniziale della salita è stata la Saxo-Tinkoff con Oliver Zaugg e Rafal Majka a dettare un passo che ha fatto male a diversi corridori, tra cui molto a sorpresa il 7° della generale Thibaut Pinot (Fdj), e che è stato il preludio all’attacco di un Nicolas Roche, apparso decisamente cresciuto in questa Vuelta non solo dal punto di vista atletico ma anche in termini di consapevolezza dei propri mezzi. Proprio nel momento in cui, a 1500 metri dal traguardo, Mendes ed Herrada, che stava per riportarsi su di lui, sono stati ripresi l’irlandese che ha piazzato la sua accelerazione seguito da un Michele Scarponi (Lampre-Merida) che negli ultimi giorni ha ritrovato la migliore condizione e sarà certamente una pedina fondamentale per la nazionale di Paolo Bettini in quel di Firenze. Entrambi nulla hanno potuto di fronte a RodrÃguez che, per la prima volta dalla partenza di Vilanova de Arousa, ha prodotto una fucilata delle sue e si è involato verso il traguardo, agevolato dalla mancata reazione iniziale degli altri e dal supporto del sempre preziosissimo Daniel Moreno, stopper sul tardivo contrattacco di Sánchez. Purito ha dunque tagliato in solitudine il traguardo conquistando il terzo successo stagionale con 11” su un brillantissimo Diego Ulissi (Lampre-Merida), autore di un finale strepitoso che, unito alla buona prestazione già realizzata a Peña Cabarga, ha spazzato via ogni dubbio sul suo stato di forma in vista dei Mondiali e gli ha consentito di mettere la ruota davanti a Moreno e a Sánche. La vera corsa per la classifica generale si giocata immediatamente alle spalle di questi uomini con Horner che ha chiuso 5° a 14” con a ruota Valverde e Scarponi ed è riuscito negli ultimi metri a distanziare ancora una volta Nibali, che si è piazzato 9° a 20” alle spalle anche di König e ha dovuto così cedere la maglia rossa conquistata nella cronometro di Tarazona.
La nuova classifica generale vede, infatti, Horner e il siciliano sempre separati da 3” ma a condurre è ora lo statunitense con Valverde 3° a 1′06”, RodrÃguez – che si è fatto minaccioso alle spalle del murciano – 4° a 1′57”, Roche 5° a 3′49” e Domenico Pozzovivo (Ag2r) che, seppure autore di una prova non troppo esaltante chiusa al 12° posto a 33” da Purito, ha approfittato della giornata no di Pinot, solo 22° a 1′05”, per consolidare la sua sesta piazza con un ritardo di 6′ netti da Horner. L’attenzione è tutta sulla lotta per il primato e a fare da giudice sarà il ”mostro” Angliru in cima al quale si concluderà la penultima tappa, 142,2 km con partenza da Avilés e un percorso esattamente identico a quello di due anni fa, quando la meteora Juan José Cobo si impose in solitaria balzando al comando della classifica e rimanendoci fino a Madrid, al termine di un accesso duello con Chris Froome. Per quanto visto durante tutta la Vuelta Nibali sembra avere obiettivamente pochissime chances contro un Horner che lungo tutte le salite più dure della Vuelta ha sempre fatto la differenza, ma a dare una mano allo Squalo potrebbe intervenire il maltempo previsto lungo il percorso. Il capitano dell’Astana potrebbe, infatti, in tal caso far valere le sue doti da discesista nella tecnica picchiata del Cordal – che precede l’ascesa finale e che in passato ha fatto vittime illustri quali Abraham Olano e Igor Antón, costretti al ritiro in seguito a cadute in quel tratto – e che ha dimostrato sia alla Tirreno-Adriatico, sia al Giro d’Italia, sia, soprattutto, nella tappa di Collada de la Gallina, di trovarsi più a suo agio di Horner con cattive condizioni atmosferiche ma sarà la strada a decidere chi avrà la meglio.
Marco Salonna