CONTINUA IL PING-PONG TRA VAN AVERMAET E VAN LEIJEN

luglio 27, 2011 by Redazione  
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Nel giorno del ritorno alla vittoria dell’australiano McEwen, che non metteva per primo la propria ruota di fronte a quella degli avversari da quasi un anno (tappa di Rhenen dell’ultimo Eneco Tour), sulle strade valloni si è ancora assistito ad un set tra l’olandese Van Leijen e il belga Van Avaermat che, appaiati in testa alla classifica, si sono rimpallati la maglia di leader. Sfida terminata con il ritorno della casacca gialla sulle spalle del corridore della BMC Racing Team, che già l’aveva indossata per ventiquattrore dopo la seconda frazione.

Foto copertina: McEwen esulta sul traguardo di Mouscron (foto AFP)

Grazie ai numerosi traguardi volanti di giornata nella penultima tappa, la Enghien-Mouscron di 151,6 km. c’è stato l’ennesimo cambiamento in classifica.
La vittoria è andata ad un vecchio corsaro delle volate come McEwen (RadioSchak) che ha prevalso sul norvegese Kristoff (BMC) e sul bielorusso Hutarovich (FDJ).
Daniele Bennati dopo il ritorno alla vittoria di lunedì si è dovuto, invece, accontentare della nona piazza.
La lotta ai traguardi intermedi tra i primi due della classe ha favorito il belga della BMC che ha recuperato il secondo che lo divideva dall’olandese della Vacansoleil. La classifica vede ora Van Avermaet di nuovo in maglia gialla con Van Leijen accreditato dello stesso tempo ma in seconda posizione.
La vittoria odierna del trentanovenne australiano è stata la prima stagionale ma la novantaseiesima di una carriera che è iniziata nel 1995.
I ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro rimanendo davanti al plotone per tenere e me e Manuel Cardoso al riparo dal vento e nella posizione migliore – ha detto McEwen – Nel finale, Bjørn Selander fatto un gran lavoro per tenermi in posizione e al riparo dal vento e ha seguito le mie istruzioni fino agli ultimi 1,5 km dove ho preso ruota di Bennati nel treno della Leopard-Trek. Originariamente si doveva tirare la volata per Cardoso in quanto la squadra ieri ha lavorato per me e non ha funzionato. Ma ero in posizione perfetta e Manuel ha perso alcune posizioni nel momento cruciale, per cui abbiamo dovuto cambiare in corsa e la cosa ha funzionato“.
Oggi si correrà l’ultima e decisiva tappa, dall’aeroporto di Charleroi a Thuin per 154,4 km con un circuito finale di 11,8 km da ripetere 3 volte, caratterizzato un GPM di prima categoria e dall’arrivo in lieve salita.
Una tappa dal tracciato interessante, dunque, che potrebbe alimentare le ambizioni di Danilo Di Luca, primo degli italiani in undicesima posizione a 26” dalla vetta.
La giornata odierna dovrebbe vedere in prima linea anche Mirko Selvaggi, sempre più intenzionato a portare a casa la maglia bianca di miglior scalatore indossata fin dalla prima tappa.

Mario Prato

26-07-2011

luglio 27, 2011 by Redazione  
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TOUR DE WALLONIE
L’australiano Robbie McEwen (Team RadioShack) si è imposto nella quarta tappa, Enghien – Mouscron, percorrendo 151,6 Km in 3h21′53″, alla media di 45,055 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Kristoff e il b bielorusso Hutarovich. Miglior italiano Daniele Bennati (Leopard Trek), 9°. Il belga Greg Van Avermaet (BMC Racing Team) ha riconquistato la testa della classifica, con lo stesso tempo dell’olandese Van Leijen e 16″ sul belga Hermans. Miglior italiano Danilo Di Luca (Katusha Team), 11° a 26″.

DOOKOLA MAZOWSZA (Polonia)
Il tedesco André Schulze (CCC Polsat Polkowive) si è imposto nel prologo, circuito di Warszawa – Sluzewiec, percorrendo 2,5 Km in 2′58″, alla media di 50,561 Km/h. Ha preceduto il connazionale Selig (stesso tempo) e, di 1″, il polacco Sapa.

TOUR ALSACE
La formazione francese Bretagne – Schuller si è imposta nel prologo, cronometro a squadre di Sausheim. Ha preceduto di 5″ la belga BKCP – Powerplus e di 9″ la francese FDJ.

AGGIORNAMENTO CRITERIUM POST TOUR

Natour Criterium Aalst (Aalst , Belgio): Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto); 3° a 3″ Ivan Basso (Liquigas-Cannondale)
Natourcriterium Roeselare (Roeselare, Belgio): Samuel Sanchez (Euskaltel-Euskadi)
Profronde van Stiphout (Stiphout , Paesi Bassi): Mark Cavendish (HTC-Highroad); 5° Ivan Basso (Liquigas-Cannondale)

UN TOUR A DUE FACCE

luglio 26, 2011 by Redazione  
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È stato un Tour dai due volti quello conclusosi domenica scorsa a Parigi. Al clima di attesa e all’attendismo delle prime due settimane è infatti seguito un finale pirotecnico, caratterizzato da attacchi in salita e in discesa, crisi e resurrezioni, fino al sorpasso operato da Cadel Evans ai danni di Andy Schleck nella crono finale. Ripercorriamo la Grande Boucle 2011, passando brevemente in rassegna le prove dei principali protagonisti.

Foto copertina: Cadel Evans tra Andy e Frank Schleck sul podio finale del Tour de France (foto Roberto Bettini)

Due settimane di attesa e scaramucce, una di fuochi d’artificio: si potrebbe così riassumere lo sviluppo del Tour de France 2011, in maniera probabilmente troppo semplicistica, ma non troppo distante dalla realtà. Dopo una prima metà di gara in cui la griglia dei favoriti della vigilia è stata alterata quasi esclusivamente da cadute e ritiri e dei Pirenei risoltisi in un sostanziale nulla di fatto, l’ultima settimana ha invece regalato fuochi d’artificio: dall’attacco a sorpresa di Contador sul Col de Manse nella tappa di Gap al sorpasso ai danni di Andy Schleck da parte di Cadel Evans nella cronometro di Grenoble, passando per gli attacchi nella discesa del Pra Martino, l’impresa riuscita a Schleck jr. sul Galibier e quella mancata da Contador sull’Alpe d’Huez.
Elemento unificante delle due fasi è stata la sensazione che Cadel Evans fosse l’uomo più in forma; una sensazione nata già con il 2° posto alle spalle di Gilbert nella frazione inaugurale, suffragata dal successo in cima al Mur de Bretagne e dalla brillantezza mostrata dall’australiano sul Massiccio Centrale, e confermata dalla mai troppo sofferta difesa sui Pirenei, prima che, nella terza settimana, la maggiore solidità rispetto agli avversari e una condotta tattica talvolta rischiosa ma rivelatasi poi sempre azzeccata trasformassero quell’impressione in certezza.
È molto difficile trovare una pecca nel Tour di Evans: è stato il più regolare nell’arco delle tre settimane e il più forte a cronometro, ha corso tatticamente meglio degli altri pretendenti alla maglia gialla (cosa che non sempre era stata tra i suoi punti di forza in passato), e si è tolto anche la soddisfazione di cogliere il primo successo parziale “sul campo” in carriera alla Grande Boucle, dopo la crono di Albi consegnatagli a tavolino per la squalifica di Vinokourov. Non solo, ma Cadel ha messo anche in mostra, sulle Alpi in particolare, una personalità e una sicurezza che raramente avevamo riscontrato negli anni scorsi. Ne sono un esempio lampante l’inseguimento solitario ad Andy Schleck sul Galibier, condotto malgrado una totale assenza di collaborazione, che unita alle pendenze tutt’altro che proibitive del Lautaret rischiava di esporre l’australiano ad attacchi in contropiede, e il piglio con cui nella terzultima tappa Evans ha in prima persona rintuzzato l’azione di Contador e Schleck, rompendo gli indugi a 65 km dal traguardo, e sobbarcandosi larga parte del peso dell’inseguimento nel lungo tratto in fondovalle che conduceva all’Alpe d’Huez. A riprova di questa inedita forza mentale, Cadel ha coronato il suo sogno giallo con la miglior cronometro della sua carriera al Tour, sfiorando il secondo successo di tappa, e rifilando distacchi abissali agli altri favoriti, malgrado un chilometraggio non esagerato e un profilo alquanto mosso.
Così facendo, Evans si è definitivamente sbarazzato della poco ambita etichetta di eterno secondo, che solo la ancora giovane età impedisce di scaricare sulle spalle di Andy Schleck. Il lussemburghese ha raccolto la quarta piazza d’onore in altrettanti Grandi Giri in cui si è trovato a lottare per il successo; e se quella del Giro 2007 era un magnifico modo per rivelarsi al mondo, e quella del Tour 2009 la conferma di un talento già manifestatosi pienamente alla Liegi dello stesso anno, le ultime sono maturate in modo tale da far pensare che non stia certo nelle gambe l’ostacolo che si frappone tra Andy e il primo GT in carriera. Due sono gli elementi di cui Schleck sembra doversi ancora liberare prima di poter compiere il grande passo: il complesso di inferiorità nei confronti di Contador, mostratosi ancora chiaramente sui Pirenei – punto sul quale paiono esserci stati progressi sulle Alpi, ma che potrebbe ripresentarsi tra dodici mesi in caso di un Pistolero di nuovo al top sulle strade del Tour -, e soprattutto l’invisibile filo che sembra legarlo al fratello Frank. Anziché rappresentare un valore aggiunto, la compresenza di due papabili vincitori in seno alla Leopard Trek (e prima alla Saxo Bank) finisce regolarmente per risultare una zavorra, con i fratelli che sembrano più preoccupati di non staccare l’altro che di sbarazzarsi degli avversari. Non pensiamo infatti sia un caso se, nell’unica giornata in cui uno dei due – Andy – ha preso un’iniziativa decisa in solitaria, l’attacco ha rischiato di ribaltare la corsa, scrivendo in ogni caso una delle più belle pagine di ciclismo degli ultimi anni.
Fatale al duo Leopard Trek è stata la condotta spaventosamente attendista mantenuta sui Pirenei, con due frazioni che poco avevano da invidiare a quelle di Galibier e Alpe d’Huez pressoché buttate via tra scatti di 50 metri e controllo a uomo su un Contador palesemente distante dalla forma dei giorni migliori. Certo, le defezioni di uomini quali Fuglsang e Gerdemann, sulla carta pedine chiave in montagna, che non riuscivano però a reggere il ritmo dei pur encomiabili O’Grady e Voigt, può aver mandato all’aria delle strategie più aggressive, ma almeno sulle salite finali si sarebbe potuto e dovuto fare ben di più.
Il marcamento esasperato sulle grandi montagne ha fatto la fortuna di Thomas Voeckler, che ha saputo difendere come nessuno aveva pronosticato la maglia gialla conquistata, non senza un po’ di fortuna (quella legata al rallentamento del gruppo seguito alle cadute di Van den Broeck e Vinokourov), nella tappa di Saint-Flour. Più che le salite alpine, gli attacchi di Schleck e Contador e gli inseguimenti di Evans, è stato il tentativo suicida di riagganciare in solitaria lo scatenato madrileno sul Galibier a costare la vetta della generale all’alsaziano, comunque da considerarsi a pieno titolo uno degli MVP della corsa. Con una condotta tattica più accorta, T-Blanc sarebbe probabilmente salito sul podio, oltre a risparmiarsi la figura barbina rimediata con gli insulti ai tifosi sull’Alpe d’Huez e le accuse di aiuto illecito a Contador rivolte alle motociclette.
Proprio il campione uscente domina incontrastato la classifica delle grandi delusioni del Tour, pur con non poche scusanti: la fatica dovuta al massacrante Giro d’Italia dominato, il tempo perso nella prima settimana, le tante cadute e i problemi al ginocchio. Malgrado ciò, va riconosciuto a Contador l’aver dimostrato, non meno di quanto fatto anche in corse vinte, la propria statura di campione, a suon di attacchi portati più con l’orgoglio che con le gambe nell’ultima settimana, incluso un tentativo folle ma splendido di rovesciare la corsa nella frazione dell’Alpe d’Huez, l’indomani della peggior cotta in carriera in un GT.
Per certi versi simile a quello del madrileno è stato quello di Samuel Sanchez, anch’egli rimasto attardato nella prima settimana per via delle cadute, oltre che di una cronosquadre disastrosa. L’asturiano ha però iniziato ad attaccare sin dai Pirenei, avviando con la vittoriosa azione di Luz Ardiden una rimonta che, alla vigilia dei due tapponi alpini, lo aveva addirittura rimesso in corsa per il podio. Come Contador, Sanchez ha pagato gli sforzi dei giorni precedenti crollando sul Galibier, come Contador si è mosso da lontano nella tappa dell’Alpe, come Contador ci ha riprovato con successo sull’ascesa finale, e come Contador si è visto negare la vittoria di tappa da uno splendido e scaltro Pierre Rolland.
Quest’ultimo rappresenta senz’altro la sorpresa più lieta, specie in chiave futura, per il ciclismo francese, ancor più del quasi-podio di Voeckler. A neanche 25 anni, Rolland, maglia bianca malgrado il prezioso lavoro di gregariato svolto in appoggio a T-Blanc, si candida seriamente a raccogliere l’eredità rimasta vacante dopo il ritiro di Virenque, quando non, limati un po’ i comunque non tragici limiti a cronometro, a provare a riportare la Francia sul gradino più alto del podio al Tour, dove manca dal 1985.
È giunto attualmente invece a soli tredici anni, contro i ventisei dei cugini d’Oltralpe, il digiuno italiano alla Grande Boucle. Ciò che il Tour 2011 ha fatto capire, in tal senso, è che quasi certamente non sarà Ivan Basso ad interromperlo, alla luce di un 8° posto ampiamente al di sotto delle aspettative, per di più giunto al termine di una corsa in calando, dall’ottima prova di Luz Ardiden alla débacle sull’Alpe d’Huez. Considerato che solamente Cadel Evans, tra i papabili vincitori, è più vecchio per pochi mesi del varesino, è difficile ipotizzare per Basso altre chance di coronare il suo inseguimento alla maglia gialla.
Assai improbabile appare anche che il predestinato a far nuovamente sventolare il tricolore sui Campi Elisi possa essere Damiano Cunego, il cui 7° posto finale assume comunque connotati ben più positivi rispetto all’8° di Ivan, ben al di là della singola piazza di differenza. Pur non andando mai neppure vicino al successo di tappa, e malgrado una totale mancanza di intraprendenza a volte abbastanza irritante, Cunego ha comunque mostrato una competitività in salita che gli mancava in un GT dalla Vuelta 2009, tornando a respirare l’aria di alta classifica che aveva assaporato per l’ultima volta al Giro 2007. Senz’altro un buon viatico per una seconda parte di carriera da protagonista anche sulle tre settimane, benché non si possa dimenticare che l’analisi di ogni risultato, di Cunego e di chiunque altro, deve tener conto dello spaventoso numero di ritiri e cadute che ha estromesso dalla corsa al podio atleti quali Van den Broeck, Wiggins, Gesink, Leipheimer, Brajkovic, Kloden, Horner e Vinokourov (e almeno i primi due davano l’impressione di poter decisamente dire la loro).
Forse proprio le cadute rappresentano la vera nota negativa di questo Tour de France, ed è in tal senso interessante notare come, se al Giro d’Italia i corridori giungevano a far modificare il percorso a suon di proteste e reclami contro strade pericolose o presunte tali, alla Grande Boucle il gruppo abbia dimenticato a casa la lingua, accettando in silenzio discese ultra-tecniche e con sede stradale estremamente stretta, finali tortuosi e transiti per i centri di piccoli paesi, lungo vie inevitabilmente tutt’altro che ampie, a pochi chilometri dal traguardo, con il gruppo lanciato a cinquanta all’ora verso finali in volata.
Finali, questi ultimi, che si sono risolti quasi sempre con il solito acuto di un Mark Cavendish quasi ingiocabile, capace di conquistare la prima maglia verde in carriera e i successi di tappa numero 16, 17, 18, 19 e 20 alla Grande Boucle, alla veneranda età di 26 anni. Solamente André Greipel è riuscito, a Carmaux, ad imporsi in un testa a testa con Cannonball, approfittando di un finale tiratissimo che aveva messo fuori causa i vagoni del treno HTC, mentre Farrar e Boasson Hagen hanno fatto tesoro di arrivi anomali per raccogliere un successo a testa allo sprint. Per il resto, le ruote veloci hanno dovuto andare in caccia di successi via fuga; è stata questa, in particolare, la scelta dei due norvegesi, Thor Hushovd e lo stesso Boasson Hagen, con il primo capace di imporsi in solitaria a Lourdes e di bruciare allo sprint a Gap il connazionale, rifattosi ventiquattro ore più tardi a Pinerolo. Il tutto per un totale di quattro successi per i vichinghi, a fronte di appena due partecipanti. Quasi nulla ha invece saputo dire in volata Alessandro Petacchi, unico vincitore di tappa azzurro della passata edizione.
Venuto meno lo spezzino, il contingente italiano è tornato mestamente in patria con 0 successi, complici le rare comparse in fuga degli altri nostri portacolori, perlopiù impegnati in lavori di gregariato. Tra i sacrificati in compiti di fatica si è segnalato Daniel Oss, di gran lunga il miglior gregario di Ivan Basso, lanciatosi anche in qualche volata, con esiti discreti. Unico azzurro spesso protagonista in avanscoperta è stato Marco Marcato, che non ha mai indovinato l’azione giusta, ma ha mostrato in compenso una combattività degna dei tarantolati uomini FDJ.
In una corsa in cui l’attenzione è inevitabilmente focalizzata su uomini di classifica e sprinter, è giusto però spendere qualche parola anche su alcuni cacciatori di tappe che hanno animato le tre settimane francesi. In primis Philippe Gilbert, vincitore sul Mont des Alouettes con annessa prima maglia gialla in carriera, nonché serio pretendente alla maglia verde per larga parte del Tour. Il dominatore delle Ardenne 2011 è stato per due settimane anche protagonista in chiave classifica generale, complice il ritiro di Jurgen Van den Broeck, che ha liberato da ordini di scuderia il vallone e la sorpresa Jelle Vanendert, il più forte in assoluto sui Pirenei. Motivi senz’altro di soddisfazione per la Omega Pharma, che deve però mangiarsi le mani pensando a quali sarebbero state le prospettive del 5° classificato della passata edizione con una spalla di altissimo profilo come Vanendert, sul quale nessuno avrebbe puntato alla vigilia.
Meritano almeno una menzione anche Luis Leon Sanchez, capace di bruciare Voeckler a Saint-Flour, e Rui Faria da Costa, vincitore in solitaria a Super-Besse, dopo aver stoicamente resistito al ritorno di Vinokourov e del gruppo. Servirebbe invece forse un monumento per rendere onore a Johnny Hoogerland, rimasto in corsa per due settimane con 33 punti di sutura dovuti all’assurdo incidente occorsogli ad una ventina di chilometri dal traguardo di Saint-Flour, quando lo scriteriato olandese, perennemente all’attacco, meglio se privo di qualsiasi disegno tattico preciso, pareva finalmente aver indovinato la fuga giusta. L’immagine di Hoogerland che con le bende insanguinate completa ugualmente la 9a tappa resterà probabilmente una delle icone del Tour 2011. Subito dopo Cadel Evans che, ammantato nella bandiera australiana, si gode sui Campi Elisi il tanto agognato quanto meritato trionfo.

Matteo Novarini

TOUR NOSTRUM – 18a TAPPA: ARGELÈS-GAZOST – LA PIERRE SAINT-MARTIN (Arette)

luglio 26, 2011 by Redazione  
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Dopo il “Giro Nostrum” abbiamo provato a metterci nei panni anche di Christian Prudhomme e a tracciare un ipotetico percorso del Tour de France. L’unico filo conduttore è stato, come per la corsa rosa, il quarantennale dell’adozione della Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Non ci siamo basati sulle candidature ufficiali, con l’esclusione di Liegi e della tappa pirenaica della Pierre-Saint-Martin. Seguiteci

18a TAPPA: ARGELÈS-GAZOST – LA PIERRE SAINT-MARTIN (Arette)

E’ l’ultima tappa pirenaica e anche l’estrema occasione per gli scalatore per far saltare il banco. Il terreno c’è, meno “esteso” rispetto a quello della frazione precedente (si dovranno percorrere poco meno di 150 Km), ma l’insidiosa doppia rampa finale verso la stazione turistica della Pierre San Martin è foriera, grazie alla pendenze che s’incontreranno nella prima parte, di occasioni per i grimpeur. In precedenza si dovrà salire sui mitici Aubisque e Marie-Blanque.

Mauro Facoltosi

Di seguito, tabella di marcia, altimetria e planimetria

18a_tour


dettaglio ascesa finale

plan_arette

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ARCHIVIO TOUR NOSTRUM

1a tappa: Liegi (cronosquadre)
2a tappa: Tongres / Tongeren – Longwy
3a tappa: Longwy – Nancy
4a tappa: Nancy – Troyes
5a tappa: Troyes – Vézelay
6a tappa: Avallon – Arc-et-Senans
7a tappa: Lons-le-Saunier – Chambery
8a tappa: Albertville 1992 – Sestriere 2006
9a tappa: Bardonecchia – Station de Vars
10a tappa: Guillestre – Orange
11a tappa: Avignone – Mont Ventoux
12a tappa: Arles – Parc National des Cévennes (Florac)
13a tappa: Sète – Port-Barcarès
14a tappa: Argelès-sur-Mer – Bourg-Madame
15a tappa: Alp – Llivia (cronometro individuale)
16a tappa: Mont-Louis – Le Chioula
17a tappa: Saint-Girons – Cirque de Gavarnie – Mont Perdu

CALA “IL” BENNA SULLA VALLONIA

luglio 26, 2011 by Redazione  
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Torna al successo Daniele Bennati, per la quinta volta in questa stagione. Per l’aretino si è trattato del secondo successo conseguito dopo l’infortunio al Tour de Romandie, incidente che l’aveva costretto a saltare il Giro d’Italia. Italia protagonista anche con Danilo Napolitano, secondo nella volata che ha deciso la tappa, e Mirko Selvaggi, che ha conservato la maglia di leader della classifica dei GPM, mentre la gialla della generale è finita sulle spalle di Van Leijen.

Foto copertina: la gioia di Bennati sul traguardo di Perwez (foto EPA)

Daniele Bennati è tornato! Dopo la caduta al Tour de Romandie che ne ha compromesso una buona fetta della stagione in corso il velocista aretino ha colto il successo, il suo quinto stagionale, nella terza tappa del Tour de Wallonie.
La frazione, 224 km da Sambreville a Perwez, è stata caratterizzata da una fuga di tre uomini, Jurgen Van Goolen (Verandas Willems), Andy Cappelle (Quickstep) e Pietr Jacobs (Topsport Vlaanderen). I tre coraggiosi, però, nulla hanno potuto contro gli inseguitori capitanati da BMC e Katusha e la tappa si è così conclusa con un arrivo a ranghi compatti che ha visto l’italiano in maglia Leopard-Trek avere la meglio su Danilo Napoletano (Acqua&Sapone) e Alexander Kristoff (BMC).
La squadra è stata eccellente – ha affermato Bennati – Hanno fatto davvero un buon lavoro. Hanno controllo benissimo durante i chilometri finali e mi hanno messo in condizioni perfette per la vittoria. E ‘ una vittoria importante per me ei miei compagni di squadra.”
Il vincitore di ieri Joost Van Leijen (Vacansoleil-DCM) si è impadronito della maglia gialla scalzando dal primo posto in classifica Greg Van Avermaet (BMC). Questo è stato possibile grazie allo sprint del terzo traguardo volante dove l’olandese si è classificato 2° e il belga 3°.
Grazie alla fuga dei tre, che ha raccolto i punti in palio ai GPM, Mirko Selvaggi continua a indossare la maglia di miglior scalatore, con un vantaggio di 14 punti sul più diretto avversario.
Oggi il programma del quarto giorno di gara prevede la Enghien-Mouscron, tappa di 151,6 km con un solo GPM di terza categoria, tre traguardi volanti e un circuito finale di 17,5km da percorrere 4 volte. Un’altra occasione per le ruote veloci.

Mario Prato

25-07-2011

luglio 26, 2011 by Redazione  
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TOUR DE WALLONIE
L’italiano Daniele Bennati (Leopard Trek) si è imposto nella terza tappa, Sombreville – Perwez, percorrendo 224,4 Km in 5h26′25″, alla media di 41,248 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Danilo Napolitano (Skil – Shimano) e il norvegese Kristoff. L’olandese Joost Van Leijen (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team) ha conquistato la testa della classifica con 1″ e 12″ sui belgi Van Avermaet ed Hermans. Miglior italiano Danilo Di Luca (Katusha Team), 12° a 22″.

KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
L’olandese Moreno Hofland (Rabobank Continental) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Carhaix – Rostrenen, percorrendo 169,1 Km in 4h05′41″, alla media di 41,297 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Laurent Pichon (Bretagne Schuller) e Renault. Miglior italiano Giovanni Petroni (Gragnano Sporting Club), 27° a 1′47″. In classifica si impone Pichon, con 4″ su Hofland e 8″ sul danese Kvist. Miglior italiano Marino Palandri (Gragnano Sporting Club), 31° a 2′44″.

PRUEBA VILLAFRANCA-ORDIZIAKO KLASICA
Il francese Julien Simon (Saur – Sojasun) si è imposto nella corsa spagnola, percorrendo 166 Km in 4h02′27″, alla media di 41,080 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli Fernandez e Lastras Garcia.

AGGIORNAMENTO CRITERIUM POST TOUR

Natourcriterium Boxmeer (Boxmeer, Paesi Bassi): Lars Boom (Rabobank)

TOUR NOSTRUM – 17a TAPPA: SAINT-GIRONS – CIRQUE DE GAVARNIE / MONT PERDU

luglio 25, 2011 by Redazione  
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Dopo il “Giro Nostrum” abbiamo provato a metterci nei panni anche di Christian Prudhomme e a tracciare un ipotetico percorso del Tour de France. L’unico filo conduttore è stato, come per la corsa rosa, il quarantennale dell’adozione della Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Non ci siamo basati sulle candidature ufficiali, con l’esclusione di Liegi e della tappa pirenaica della Pierre-Saint-Martin. Seguiteci

17a TAPPA: SAINT-GIRONS – CIRQUE DE GAVARNIE / MONT PERDU

Eccola qua il tappone del Tour 2012, frazione “monstre” di quasi 230 Km e ben 15 GPM. Va detto che la maggior parte di questi saranno ascese di terza e quarta categoria concentrate nella fase centrale, un tratto però molto delicato poichè nel volgere di una sessantina di chilometri saranno concentrate 8 ascese da affrontare in rapida successione, una dietra l’altra, seguendo una strada che corre stretta e tortuosa ai piedi della catena pirenaica. Una porzione di tappa che potrebbe rimanere nelle gambe al momento di scalare le tre ascesone finali, vale a dire l’inedito Col de la Courade, il mitico Tourmalet e infine l’arrampicata verso la spettacolare chiostra montana del Cirque de Gavarnie, altra primizia assoluta.

Siti UNESCO del giorno
Audressein: chiesa di Notre-Dame-de-Tramesaygues (strade francesi per Santiago de Compostela)
Saint-Bertrand-de-Comminges: antica cattedrale, basilica paleocristiana, cappella di Saint-Julien (strade francesi per Santiago de Compostela)
Valcabrère: basilica di Saint-Just (strade francesi per Santiago de Compostela)
Gavarnie: chiesa di Saint-Jean-Baptiste (strade francesi per Santiago de Compostela)
Cirque de Gavarnie / Mont Perdu

Mauro Facoltosi

Di seguito, tabella di marcia, altimetria (in due parti) e planimetria

17a_tappatour

dettaglio fasi centrali

dettagliosalitafinale

plan_gavarnie

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alt2_gavarnie

ARCHIVIO TOUR NOSTRUM

1a tappa: Liegi (cronosquadre)
2a tappa: Tongres / Tongeren – Longwy
3a tappa: Longwy – Nancy
4a tappa: Nancy – Troyes
5a tappa: Troyes – Vézelay
6a tappa: Avallon – Arc-et-Senans
7a tappa: Lons-le-Saunier – Chambery
8a tappa: Albertville 1992 – Sestriere 2006
9a tappa: Bardonecchia – Station de Vars
10a tappa: Guillestre – Orange
11a tappa: Avignone – Mont Ventoux
12a tappa: Arles – Parc National des Cévennes (Florac)
13a tappa: Sète – Port-Barcarès
14a tappa: Argelès-sur-Mer – Bourg-Madame
15a tappa: Alp – Llivia (cronometro individuale)
16a tappa: Mont-Louis – Le Chioula

VAN AVERMAET PROLUNGA LA FESTA IN CASA BMC

luglio 25, 2011 by Redazione  
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Festa a tutto tondo in casa BMC nella trionfale giornata di domenica. Mentre a Parigi si festeggiava Cadel Evans, in Belgio si vestiva di giallo, in quanto leader del Tour de Wallonie, un compagno di squadra dell’australiano, il belga Greg Van Avermaet. Una maglia che ha ripagatp il belga dalla delusione del successo mancato, preceduto allo sprint dall’olandese Van Leijen

Foto copertina: la premiazione di Van Avermaet (www.nieuwsblad.be)

Cambio della guardia dopo la seconda tappa in testa al Tour de Wallonie. Nello stesso giorno del ufficializzazione del trionfo a Parigi di Cadel Evans un altro corridore rosso-nero della californiana BMC si è insediato in vetta alla classifica della corsa a tappe belga.
La tappa che ha visto l’avvicendamento in classifica è stata vinta Joost Van Leijen (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team), davanti al nuovo leader Van Avermaet e a Ben Hermans (Team RadioShack). Primo degli italiani Danilo Di Luca (11°), buona prova anche di Rinaldo Nocentini (13°).

Sul muro finale che ha sgranato di molto il plotone, si è visto all’opera Alessandro Ballan che con il suo lavoro ha favorito il compagno di squadra che, pur non riuscendo a cogliere il successo di tappa, si è vestito di giallo, con lo stesso tempo del vincitore di giornata.

Ho cercato di vincere la tappa anticipando tutti – ha detto Van Avermaet – Il team ha fatto un ottimo lavoro per tenermi davanti al plotone e Ballan ha fatto un ottimo lavoro nel finale. Purtroppo negli ultimi 500 metri siamo stati rimontati “.

Oggi terza tappa, Sambrewille-Perwez, 224,4 km e un profilo altimetrico, almeno sulla carta, meno impegnativo dei giorni precedenti, con solo 2 GPM di terza categoria e 3 traguardi volanti, l’ultimo a 16,7km.

Mario Prato

24-07-2011

luglio 25, 2011 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Il britannico Mark Cavendish (HTC-Highroad) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Créteil – Parigi, percorrendo 95 Km in 2h27′02″, alla media di 38,766 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Boasson Hagen e il tedesco Greipel. Miglior italiano Daniel Oss (Liquigas-Cannondale), 6°. In classifica si impone l’australiano Cadel Evans (BMC Racing Team) con 1′34″ e 2′30″ sui lussemburghesi Andy e Fränk Schleck. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre – ISD), 7° a 6′05″. Alberto Contador Velasco (Saxo Bank Sungard) 5° a 3′57″, Ivan Basso (Liquigas-Cannondale) 8° a 7′23″.

BRIXIA TOUR
L’italiano Sacha Modolo (Colnago – CSF Inox) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Calcinato – Verona, percorrendo 164,6 Km in 3h51′56″, alla media di 42,581 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Bernardo Riccio (D’Angelo & Antenucci – Nippo) e lo spagnolo Fernandez. In classifica si impone l’italiano Fortunato Baliani ((D’Angelo & Antenucci – Nippo), con 2′00″ e 2′19″ sugli italiani Domenico Pozzovivo (Colnago – CSF Inox) e Diego Ulissi (Lampre – ISD)

TOUR DE WALLONIE
L’olandese Joost Van Leijen (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Wanze – Houffalize, percorrendo 194,4 Km in 4h57′00″, alla media di 39,273 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Greg Van Avermaet (BMC Racing Team) e di 4″ il belga Hermans. Miglior italiano Danilo Di Luca (Katusha Team), 11° a 10″. Van Avermaet è il primo leader della classifica, con lo stesso tempo di Van Leijen. Terzo Hermans a 10″. Miglior italiano Di Luca, 12° a 20″.

VUELTA CICLISTA A VENEZUELA
Il colombiano Marvin Angarita (Movistar Team) si è imposto anche nella dodicesima ed ultima tappa, circuito di Caracas, percorrendo 78,6 Km in 1h43′15″, alla media di 45,675 Km/h. Ha preceduto allo sprint i venezuelani Cordoves Perez e Quevedo. In classifica si impone il venezuelano Pedro Gutierrez (Gobierno Del Zulia), con 14″ e 52″ sui connazionali Murillo e Contreras.

BASSANO – MONTE GRAPPA
L’italiano Fabio Aru (Palazzago Elledent Rad Logistica – MCipollini) si è imposto nella corsa veneta, percorrendo 107 Km in 2h55′00″, alla media di 36,685 Km/h. Ha preceduto di 15″ e 18″ gli italiani Enrico Battaglin (Zalf Désirée Fior) e Donato De Ieso (Vejus – Tmf – Euroservicegroup – BH Bikes)

COPPA BOLOGNA
Il russo Ilya Gorodnichev (Fausto Coppi Gazzera Videa) si è imposto nella corsa emiliana, percorrendo 163,3 Km in 4h17′00″, alla media di 38,124 Km/h. Ha preceduto di 16″ e 24″ gli italiani Paolo Centra (Maltinti Lampadari – Banca di Cambiano) e Davide Mucelli (Team Hopplà – Truck Italia – Mavo Infissi – Valdarno Project)

BUDAPEST GP
Il lettone Andris Smirnovs si è imposto nella corsa ungherese, percorrendo 121 Km in 2h39′45″, alla media di 45,446 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Tsatevich e lo sloveno Mezgec.

KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
Due tappe disputate nel secondo giorno di gara.
Il mattino, l’olandese Moreno Hofland (Rabobank) si è imposto nella seconda tappa, Cleden Poher – Carhaix, percorrendo 96,1 Km in 2h18′21″, alla media di 41,676 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Pauwels e il danese Kvist. Miglior italiano Carmelo Panto’ (Gragnano Sporting Club), 21° a 13″. Il francese Laurent Pichon (Bretagne – Schuller) è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo del connazionale Bichot. Terzo a 4″ Hofland.
Il pomeriggio, il belga Kevin Pauwels (Sunweb-Revor.be) si è imposto nella terza tappa, Plouguernervel – Ploerdut, percorrendo 102,4 Km in 2h30′59″, alla media di 40,693 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Freddy Bichot (Team Véranda Rideau Sarthe) e Hofland. Miglior italiano Panto’, 40°. Bichot è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo del connazionale Pichon. Terzo a 4″ Hofland. Miglior italiano Panto’, 40° a 20″.

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PARIGI

luglio 25, 2011 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Anche durante il Tour ilciclismo.it vi accompagnerà con l’oramai consueta rubrica-contenitore. Troverete i commenti dei tifosi, le previsioni del tempo, la rassegna stampa, le previsioni del tempo, la presentazione della tappa che verrà e i titoli con il ricordo del Tour 1991, rivisto attraverso i titoli del quotidiano spagnolo “El Mundo Deportivo”

Foto copertina: la Tour Eiffel (www.e-socrates.org)

TOUR DE FRANCE, TOUR DE MONDE

A Parigi ancora Cavendish. Trionfo Evans (Gazzetta dello Sport)

Presset Cavendish helt til målstreken (Aftenposten)

Ett minutts tour-stillhet (Adresseavisen)

Evans macht historischen Tour-Sieg perfekt (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)

Prost, Australier! (Süddeutsche Zeitung)

Australian Cadel Evans wins Tour de France (The Independent)

Green jersey for Cavendish (The Daily Telegraph)

Green is the colour (The Times)

Evans et Cavendish pleins champs(L’Equipe)

Cadel Evans remporte le Tour de France, Mark Cavendish finit en beauté (Le Monde)

Andy wieder “nur” Zweiter (Tageblatt)

Andy und Fränk Schleck: “Aufeinander stolz”(Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Cavendish gana la última etapa del Tour de Evans(AS)

El Tour de las antípodas (Marca)

“El año que viene no habrá Giro y vendré al Tour a ganar” (El Mundo Deportivo)

Cavendish roi des Champs-Elysées (Le Soir)

Cavendish remporte la dernière étape, Evans gagne le Tour 2011 (Sud Presse)

Cavendish pakt groene trui én ritwinst op Champs-Élysées (De Standaard)

L’étape et le vert pour Cavendish, Evans remporte son premier Tour (La Dernière Heure/Les Sports)

Cadel Evans remporte le Tour 2011 (L’Avenir)

Mark Cavendish pakt groene trui én ritwinst (Het Nieuwsblad)

Nummer 20 voor Cavendish(De Telegraaf)

With New Outlook, Evans Wins Tour de France(The New York Times)

Australian wins Tour de France (USA Today)

King of the Road (Herald Sun)

Our new sporting legend (The Age)

The Journey of Cadel (The Australian)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Al posto di un pronostico sul risultato finale vi chiede se secondo voi la nuova regola sull’assegnazione della maglia verde, quella critica da alcuni utenti del forum di proporre un solo traguardo volante a tappa, è risultata vincente o è rivedibile.

Patagonia63: mah, la maglia verde conta quel che conta…..piuttosto io chiedo se può andar bene non mettere alcun abbuono all’arrivo. Secondo me l’idea non è male, in quanto si stimolano i corridori più titolati per la vittoria finale a non risparmiarsi fino agli ultimi km di ogni tappa importante (vedi Contador al Giro)…alla fine però in, piccola parte, si sono visti con la fuga di Schleck e di Contador il giorno dopo sulle Alpi.

Hotdogbr: nei primi giorni di Tour il traguardo volante ha aumentato la spettacolarità, poi man mano che i pretendenti alla maglia verde diminuivano molto meno, io tornerei a metterne 3 per tappa magari aumentando i punti rispetto ai 6, 4 e 2 che erano prima

MirkoBL: Finalmente è finito il Tour e posso esultare per Evans.
Il brutto anatroccolo sfigato finalmente si è preso quella soddisfazione che si meritava per l’impegno che ci mette ogni anno, e durante tutto l’anno.
Sono quasi commosso.
Ha vinto il più forte di quest’anno, già secondo nella prima tappa, sempre davanti, sembrava sprecare energie negli arrivi della prima settimana, ma si è sempre mosso intelligentemente.
L’unica pecca è stata nella tappa del Galibier, quando ha dato troppo spazio a Andy, ma poi ha rimediato tirando per 18 km sul Galibier con il resto del gruppo a succhiargli la ruota e recupernado 2′ al lussemburghese.
Nella cronometro finale è andato addirittura meglio di quello che pensavo.
Ora, per me, Andy può pure cominciare a vincere i Tour, tanto finalmente Cadel uno è riuscito a portarselo a casa.
E, con un mondiale ed un Tour in carriera, ha un palmares già molto migliore di quello di tanti osannati campioni, di casa nostra e non.
Per quanto riguarda la tappa, Cavendish dimostra ancora una volta di essere nettamente il velocista più forte al mondo, coadiuvato da un grande treno e da un Renshaw stratosferico.
Può sbagliare la prima volata, come spesso gli accade, ma poi, quando si sblocca, è quasi inarrestabile.

Salitepuntocià: Finalmente ha vinto qualcosa di importante Evans, stavolta non ha fallito i calci di rigore a porta vuota come le crono dei penutimi giorni del tour 2007 e 2008, e ha aprofittato che contador non era lui e non aveva neppure preparato il tour e in piu con un ginocchio malandato, diciamo similare alla vittoria di zootmelk nel 1980 che aprofitto’ della condizione precaria di hinault che poi si ritiro’, mentre contador è arrivato quinto onorando la corsa…
Caso strano anche zootmelk ha poi vinto un mondiale alla maniera di evans, vedrete che correra’ fino a 40 anni pure lui

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
De Luca: “Se un fulmine dovesse colpire Cadel Evans nessuno si fermerebbe” (sadico!!!!)
De Stefano: “La compagna di Wouter Weylandt, la compagna Sophie” (è comunista?)
Pancani: “Il castello di Château de Vincennes” (per chi non sapesse il francese, château vuol dire castello)
De Stefano: “L’asfalto degli Champs-Élysées è un asfalto che tu senti” (che SOLO tu senti, visto che sono tutti in pavè)
Pancani, presentando il finale del Tour de l’Avenir: “Con l’arrivo di Fossano e Alba nella settima tappa” (sono due tappe distinte, la 6a e la 7a)
Pancani: “Con tutta un’altra convizione e convinzione”
Pancani: “Quando abbiamo attraversato tutta la valle della Loira” (proprio tutta no, sono 1020 Km di fiume!!!)
Presentazione ultima tappa su TV Sorrisi e Canzoni: favorito per il successo di tappa, Cadel Evans (quasi)

IL PRIMO INDURAIN

Ecco come il quotidiano spagnolo “El Mundo Deportivo” nel 1991 annunciava ai suoi lettori il primo Tour conquistato da Miguel Indurain
Altimetrie e grafici dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessibile selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

ULTIME DUE TAPPE

21a TAPPA: LUGNY – MACON (cronometro individuale, 57 Km)

APOTEOSIS INDURAIN
A lo gran campeón
Ya sólo queda el Arco del Triunfo – El navarro los eclipsa a todos – “Salí a mantener la ventaja” – Echávarr”: Miguel es el número uno – Reynel Montoya dio positivo

22a TAPPA: MELUN – PARIGI (178 Km)

REY DEL TOUR
El camino hacia París
El relevo está servido – Induráin, en el club de los elegidos – Estremecedora caída de “Abdu” – Indurain bajo el Arco del Triunfo – El cicista que jamás se inmuta – La experiencia de Banesto, decisiva – La estrategia, clave del triunfo – El balance de los directores españoles – Cómo se ganaron los otros tres Tours – El 73, año de gloria para Ocaña – Delgado, la explosión de un escalador – Solana, un ministro emocionado

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ARCHIVIO ALMANACCO
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