9-10-2010

ottobre 9, 2010 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO DELL’EMILIA

L’olandese Robert Gesink (Rabobank) si è imposto nella corsa emiliana, percorrendo 195,6 Km in 4h49′14″, alla media di 40,576 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’olandese Martin e di 9″ l’italiano Michele Scarponi (Androni Giocattoli)

07-10-2010

ottobre 7, 2010 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

COPPA SABATINI

L’italiano Riccardo Riccò (Vacansoleil Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa toscana, percorrendo 199 Km in 4h18′15″, alla media di 46,234 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Marco Marcato (Vacansoleil Pro Cycling Team) e Leonardo Bertagnolli (Androni Giocattoli).

PARIS – BOURGES

Il francese Anthony Ravard (AG2R – La mondiale) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 198,3 Km in 4h36′52″, alla media di 42,978 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Romain Feillu e il danese Breschel. Ritirato l’unico italiano in gara, Cesare Benedetti (Team NetApp),

UN SUCCESSO RICCO(’) DI SPUNTI

ottobre 7, 2010 by Redazione  
Filed under News

A Peccioli, in una delle classiche di fine stagione del calendario italiano, si impone Riccardo Riccò, al primo successo con la nuova maglia della Vacansoleil in un periodo non proprio bellissimo per lui. E la squadra svedese coglie la doppietta con Marcato, mentre lo sconfitto di giornata è Visconti che puntava al tris ed, alla fine, è rimasto anche fuori dal podio.

Foto copertina: Riccò esulta sul traguardo di Peccioli (foto Riccardo Scanferla)

Arrivata in un periodo diverso della sua vita ciclistica (e anche di quella italiana), la vittoria di oggi a Peccioli di Riccardo Riccò sarebbe stata semplicemente una delle tante. Invece, va a collocarsi in giorni dove di ciclismo, ahinoi ancora una volta, se ne parla non per quello che succede sulla strada ma per quanto combinano tutti quelli che questo sport lo vogliono distruggere. Ma, soprattutto, si colloca in un periodo molto delicato proprio per il vincitore: non bastava il trasferimento lampo dalla Flaminia alla Vacansoleil, ma ci si è messo di mezzo il nuovo caso che lo ha coinvolto con il blocco imposto all’ex cognato Enrico Rossi e le perquisizioni nella sua casa di Modena.
Ma il “cobra”, ancora una volta, ha risposto a modo suo: dando lezione sulla bicicletta di come si può vincere una gara dura come la Coppa Sabatini.
Oltre a queste motivazioni ed alla voglia di riscatto e di rivincita verso tutto e tutti, anche la gioia delle prime braccia al cielo con la nuova maglia che, si spera, gli potrà consentire di partecipare a diverse corse importanti a livello internazionale. Ma la Vacansoleil festeggia la doppietta con Marcato, bravo scudiero di Riccò, mentre il podio viene chiuso da un generoso Bertagnolli.
La corsa vive sulla fuga a quattro nata nelle prime battute e composta da un bravissimo Alessandro Proni (Acqua&Sapone) che da quando è tornato a correre si è meritato la fiducia dei Masciarelli andando sempre all’attacco ma raccogliendo, purtroppo per lui, molto poco, oltre che da Pinizzotto (Miche), Bonuccelli (CDC) e Canuti (Colnago-CSF). Il quartetto, nonostante la buona volontà, non è mai andato oltre i 3’40” di vantaggio perché il gruppo, tirato soprattutto dall’ISD-Neri, non ha mai lasciato troppo spazio a questa azione.
La fuga viene ripresa a quaranta chilometri dall’arrivo all’interno del circuito finale che, come sempre, risulta essere molto selettivo e non soltanto per l’ultimo rettilineo in leggera salita. All’ultimo giro ci provano due “strangers”, Pujol (Cervelo) e Hoogerland (Vacansoleil), ma la loro trenata sortisce pochi effetti. Dietro, e poi una volta ripresi i due, è sempre la squadra di Luca Scinto a tenere in pugno la corsa, segno che Giovanni Visconti, già vincitore a Peccioli nel 2006 (col tricolore addosso) e nel 2007, vuole calare il tris. E proprio il “marines” di San Baronto ci prova più e più volte sull’erta finale, scremando il gruppo ma mai realizzando una vera e propria selezione.
E questi sforzi, uniti anche ad un po’ di giusta stanchezza dovuta dalla prova Mondiale di domenica a Geelong ed al ritorno in Italia ed il fuso orario, lo hanno tagliato un po’ fuori dalla volata finale.
Così il successo per Riccò è stato più facile del previsto in quanto negli ultimi 150 metri è riuscito a prendere un margine sui più agguerriti rivali piuttosto consistente e, quando dietro di se ha visto che a scortarlo c’era proprio Marco Marcato, si è definitivamente rilassato: la Coppa Sabatini 2010 è sua, riportando in Italia una gara che negli ultimi due anni aveva cantato straniero con i successi di Khalilov e Gilbert.
Come detto, alle spalle di un positivo Marcato, si è piazzato Leo Bertagnolli in una Androni che in questa stagione non ha colpito come successo nel 2009. Quarto Visconti, poi Scherlinckx, un generoso Pozzovivo (l’arrivo era anche adatto, ma lo sprint proprio no), Appollonio, Botcharov, Stortoni e Alessandro Bertolini a chiudere i dieci.
La vittoria di Riccò è sintomo di sicurezza e di essersi lasciato alle spalle le burrascose vicende doping degli ultimi giorni. E, con un pizzico di convinzione, “Richie” potrebbe essere un protagonista quasi indiscusso in questi ultimi quindici giorni di stagione, mettendo magari nel mirino il Giro di Lombardia. Sempre che non arrivi un nuovo uragano che spazza via tutto e tutti. Ma, francamente, vorremmo che non succedesse. Per il bene della nostra salute.

Saverio Melegari

05-10-2010

ottobre 5, 2010 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

BINCHE – TOURNAI – BINCHE

L’italiano Elia Viviani (Liquigas-Doimo) si è imposto nella corsa belga, percorrendo 200 Km in 4h36′14″, alla media di 43,441 Km/h. Ha preceduto di 1″ il danese Fuglsang e l’olandese Ruijgh.

COPENAGHEN 2011: MONDIALE TENERO, MA INDIGESTO

ottobre 5, 2010 by Redazione  
Filed under News

A pochi giorni dal mondiale australiano vi presentiamo il terreno di gara sul quale, tra dodici mesi, il norvegese Hushovd rimetterà in palio la maglia iridata conquistata a Geelong. Si gareggerà in Danimarca, su di un circuito solo all’apparenza facile ma in realtà ricco di trappole, insite non solo nelle difficoltà altimetriche ma anche nel clima tipico di quelle latitudini e della distanza, che abbatterà il tetto dei 280 Km. I favoriti sono i medesimi uomini visti in testa nel finale di Geelong, a partire dallo stesso neo-campione del mondo, norvegese e quindi avvezzo ai climi freddi, e dal secondo piazzato Breschel, che sull’anello di Rudersdal ha sfiorato la vittoria nel mese d’agosto.

Foto copertina: la deliziosa cornice naturale del mondiale 2011 (panoramio)

Tenero e, al contempo, indigesto. Bastano questi termini per inquadrare in due parole il tracciato che decreterà il successore del norvegese Hushovd e che è stato etichettato come facile da Davide Cassani in chiusura della telecronaca australiana. Giusto il giudizio del commentatore RAI ma non del tutto esatto, perché il circuito danese non sarà proprio così semplice come si è indotti a credere dalla scelta di correre in una delle nazioni tradizionalmente più pianeggianti del mondo. È un mito da sfatare poiché morfologicamente il territorio della Danimarca è costituito da vasti tratti ondulati che rammentano la “pianura che non c’è” di tante tappe di trasferimento del Tour e che caratterizzeranno anche la zona nella quale è stato ricavato il circuito iridato, un anello di 14 Km dei quali 2,2 da pedalare in salita (dislivello a tornata 89 metri), suddivisi in cinque “bocconcini”. Il più rilevante sarà l’ultimo – non il più duro ma sicuramente il più incisivo, poiché il finale ricorderà quello di Geelong, anche se meno impegnativo rispetto al rettilineo d’arrivo australiano – mentre tutti gli altri saranno affrontati, uno dopo l’altro, entro i primi 5600 metri del circuito, prevalentemente disegnato nel territorio del giovane municipio di Rudersdal, costituito il 1 gennaio 2007 a seguito della fusione dei comuni di Birkerød e di Søllerød. Tenero, dunque, è innegabile che sia questo circuito, anche per l’assenza di pendenze rilevanti, ma i ripetuti passaggi sulle ascese previste (il circuito sarà coperto 18 volte dagli élite, pari a quasi 40 Km complessivi di salita) sicuramente lasceranno il segno e renderanno il mondiale danese di gestione (e digestione) difficile, anche perché altri fattori contribuiranno ad elevarne il tenore della difficoltà. A partire dal tratto facile del circuito che sulla carta pare pianeggiante ma che, in realtà, celerà al suo interno una porzione di quasi 2 Km in lievissimo falsopiano, che potrebbe mettere in croce le gambe degli sprinter che in quel frangente oseranno spingere troppo. In quest’ottica la nazionale italiana sarà favorita nell’avere come c.t. Paolo Bettini che, lo ricordiamo tutti, in simili condizioni di gara riuscì ad affaticare l’agguerrita concorrenza prima di giungere alle fasi calde della Sanremo che vinse nel 2003.
Seconda variabile da tenere in stretta considerazione sarà quella del clima, che potrebbe non essere proprio “tenero”: nelle ore del mondiale australiano le lande della regione Hovedstaden (letteralmente “regione della capitale”) erano spazzate da forti venti, con folate fino a 55 Km/h, mentre si alternavano con frequenza periodi soleggiati ad altri coperti, con l’inserimento di moderate precipitazioni. In caso di pioggia un ulteriore problema potrebbe causarlo la scivolosità del manto stradale, poiché in alcuni tratti – come la prima salita, per esempio – la vegetazione a bordo strada provocherà una situazione di ombreggiatura pressochè costante, che manterrà bagnato il fondo. Fortunatamente, non essendo queste strade arterie di grande comunicazione e quindi consumate dal continuo passaggio di automezzi, dovrebbe essere scongiurato l’effetto saponetta che falsò il disastroso mondiale disputato ad Oslo nel 1993.
Terzo problema, di non poco conto, il chilometraggio complessivo poiché, tra circuito e tratto in linea, la sera del 25 settembre 2011 i professionisti avranno percorso poco più di 280 Km, una distanza oramai inusuale nel ciclismo, sulla quale non si gareggia dai mondiali del 1981, quelli di Praga, quando Maertens e compagni percorsero esattamente 281,4 Km.
La partenza sarà data nella piazza del municipio di Copenaghen e, percorsi una trentina di chilometri, i corridori taglieranno per la prima volta il traguardo, posto sulla Kongevejen, la “strada reale”, un tempo principale via di comunicazione tra la capitale e il porto di Helsingør, oggi sostituita da una parallela autostrada (strada europea 47). Su di essa si snoderà l’intero chilometro conclusivo e primi 600 metri del circuito, per metà pianeggianti e per metà in rapida discesa (media del 7,3%). Lasciata la Kongevejen con una secca svolta a destra, 200 metri più avanti un’altra simile curva anticiperà di breve l’inizio della prima salita. È la Vangebovej, 0,6 Km di strada pressochè rettilinea – a parte un’ampia curva che si affronta all’inizio – che sale al 4,5% fino a 52 metri sul livello del mare e presenta un picco del 7% in vista dello scollinamento. La strada taglia nel mezzo un folto bosco e non presenta una carreggiata amplissima, che il giorno della gara sarà ancor più ridotta a causa delle transenne.
Con una soave discesa di 1000 metri spaccati si planerà, dopo averne sfiorata la zona sportiva (di fatto costituita da 12 campi da tennis), tra le case dell’ex municipio di Søllerød, dominate dall’omonimo castello, edificio fatto innalzare tra il 1740 e il 1743 dal conte Frederik Danneskiold-Samsøe e ricostruito fedelmente dopo un incendio che lo distrusse nel 1921. Sarà la prossima meta dei corridori che proprio di fronte ai cancelli della nobile residenza troveranno la conclusione della seconda asperità, mezzo chilometro al 4,4% spezzato in due rettilinei da una “S” molto allungata, all’uscita della quale la salita proporrà la pendenza più elevata del circuito iridato, un bel 9%. È la “Cima Coppi” del percorso, dall’alto dei suoi 54 metri! A differenza della Vangebovej non s’inizierà subito a scendere ma si lascerà la parte alta dell’abitato di Søllerød – nel quale visse per qualche tempo il celebre compositore norvegese Edvard Grieg, che vi compose una delle sue opere più conosciute, il “Concerto per pianoforte e orchestra in La minore (op. 16)” – con un tratto in quota di 1 Km preciso, al termine del quale s’incontrerà la quarta “salita”, uno sputo di 100 metri al 2%, “robetta di paranza”. Imboccata la discesa, si pedalerà per 800 metri (media del 2,8%) in un paesaggio delizioso, con la strada che taglierà nel mezzo una piccola radura circondata da foreste da un lato e da campi coltivati dall’altro e punteggiata da tre piccoli laghetti, presenza ricorrente da queste parti (nelle immediate adiacenze del circuito se ne contano oltre 30). La salita verso l’abitato di Gammel Holte, 700 metri al 2,5%, chiuderà la fase più impegnativa del circuito ma il settore che verrà, come anticipato in precedenza, nonostante l’apparente facilità dovrà essere preso con le molle. Non si riscontrerà nessun problema nei primi 1,6 Km di questo tratto – lungo complessivamente quasi 7 Km e mezzo – durante il quale si supererà per la prima volta il tracciato dell’autostrada per Helsingør, per poi svoltare in direzione di Nærum. Fin qui si era proceduto in lievissima discesa ma ora inizierà il troncone in falsopiano, corrispondente quasi per intero al tratto che si snoderà sulla Rundforbivej, sorta di circonvallazione che scontorna prima a nord e poi a ovest l’abitato di Nærum, sfiorandone prima la zona sportiva, poi l’ennesimo laghetto e quindi due piccoli musei che costituiranno un interessante diversivo in attesa del passaggio dei corridori (in particolare il Sommers Veteranbil Museum, raccolta di automobili storiche, tra le quali diversi modelli di Jaguar).
Sovrappassata per la seconda volta l’autostrada si tornerà in vista di Søllerød, passando stavolta a sud dell’abitato, sempre procedendo con la compagnia degli specchi d’acqua. La seconda parte della marcia d’avvicinamento all’ultimo chilometro sarà l’unico tratto realmente pianeggiante del circuito, con l’esclusione di un lieve zampellotto di poche centinaia di metri.
Il gran finale sarà oramai alle porte. Varcando la “flamme rouge” si tornerà sulla Kongevejen che, perfettamente rettilinea, rimonterà progressivamente verso i 51 metri della Geels Bakke, l’ultima difficoltà del circuito iridato, che prenderà le sembianze di una vera e propria ascesa solamente per 300 metri, nel corso dei quali la strada raggiunge una pendenza media del 6,6%. Una volta scollinati non sarà ancora finita poiché dovranno scivolare sotto le ruote ancora 200 metri di strada pianeggiante prima di scoprire il nome del vincitore dell’88a edizione dei Campionati del mondo di ciclismo su strada. Un campionato per velocisti di spessore, dunque; per molti ma non per tutti e Bettini, selezionando gli azzurri per la nazionale, dovrà tenere conto sia delle insidie del circuito, sia di quanto accaduto nella tappa conclusiva dell’edizione 2010 del Giro di Danimarca, che proponeva 4 tornate dell’anello iridato. In quest’occasione il neozelandese Roulston, ultimo rimasto in avanscoperta di un tentativo nato proprio sul circuito di Rudersdal, è riuscito a a restitere al ritorno del gruppo, giunto ad appena 2” secondi dal vincitore di tappa e regolato allo sprint dal corridore di casa Matti Breschel, che guarda caso è stato anche il secondo piazzato al mondiale australiano dietro Hushovd: due nomi che il nostro commissario tecnico dovrà segnarsi in rosso e contro i quali dovrà sguinzagliare i nostri migliori alfieri.
Discorso totalmente opposto, invece, per quel che riguarda le gare contro il tempo, che si disputeranno a Copenaghen su tracciati incattiviti solo dai rari cavalcavia. Per tutte le categorie partenza ed arrivo saranno situate sul viale intitolato al favolista Hans Christian Andersen, a lato dei celebri Giardini di Tivoli, mentre i percorsi si spingeranno dal centro della capitale danese verso la periferia settentrionale, fino al parco di Charlottenlund. Il circuito base, il più breve (13,9 Km) dovrà essere ripetuto una volta dalle donne junior e due dalle donne élite e dagli uomini junior. Per U23 e professionisti saranno predisposti anelli rispettivamente di 17,6 Km e 23,2 Km, pure questi da affrontare due volte. Il tratto turisticamente più spettacolare sarà il finale, comune a tutti gli atleti in gara che, dopo aver sfiorato la fortezza del Kastellet (nei pressi si trova la celebre Sirenetta, simbolo della capitale), attraverseranno la piazza centrale del Palazzo di Amalienborg, attuale residenza dei reali danesi e infine lambiranno il Christiansborg, sede dei tre poteri supremi della nazione.

Mauro Facoltosi

FOTORICOGNIZIONE (immagini by Street View)
Cliccare

PLANIMETRIA
Cliccare

ALTIMETRIA (realizzata con il programma tracks4bikers)

altimetriamondiale2011

HUSHOVD PROMUOVE LA NORVEGIA

ottobre 4, 2010 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

I mondiali corsi in terra australiana hanno visto trionfare, nella corsa in linea professionisti, il possente campione norvegese Thor Hushovd che ha regolato in volata i suoi diretti avversari. Molto spavalda la condotta di gara degli azzurri che, però, raccolgono con Pozzato solo la quarta piazza.

Norvegia. L’inesistente squadra norvegese porta a casa il titolo grazie alle doti di un atleta, Hushovd, che ha saputo sfruttare il lavoro delle altre nazionali per poi infilzare tutti sulla rampa (al 5-6 %) che portava al traguardo. Lo sprint finale ha esaltato le doti del velocista vichingo che su arrivi di questo tipo è capace di esprimere al meglio la sua potenza. A differenza di altri velocisti come Cavendish e Farrar che non hanno tenuto sugli strappi brevi ma impegnativi del percorso iridato, il norvegese si è presentato agli ultimi asfissianti metri con una gamba ancora in grado di staccare da ruota avversari come Freire. Voto: 10.

Australia. La formazione di casa era stata costruita intorno a Cadel Evans, Campione del Mondo uscente, e Allan Davis, il velocista della squadra. Il primo si è fatto trovare pronto, quando la corsa si è animata grazie alla squadra italiana, entrando nella fuga insieme ai compagni O’Grady e Gerran; successivamente, non rispondendo immediatamente allo scatto di uno scatenato Gilbert, con una progressione orgogliosa ha saputo comunque ricucire lo strappo dal belga. Il secondo ha tenuto fede alle sue caratteristiche contrastando al meglio un irresistibile Hushovd e cogliendo per la sua nazionale una meritata medaglia di bronzo, ad un passo da quella d’argento conquistato da Matti Breschel (voto 8 per il danese). Voto: 9.

Italia. Corsa preparata con meticolosità dagli atleti e scelte che si sono rivelate azzeccate da parte del CT. Gli azzurri hanno interpretato al meglio le particolari caratteristiche tecniche del percorso iridato, offrendo una prova di squadra convincente ed emozionante. Due sole note da rilevare. La prima riguarda la decisione, forse non troppo razionale, di fare selezione quando mancavano ancora un’ottantina di chilometro all’arrivo. Ottenuto, tuttavia, lo scopo di portare via una fuga (comprendente, tra l’altro, gli elementi di punta delle nazionali australiana e belga), l’Italia non ha però dato al tentativo quell’impulso che avrebbe potuto imprimere avendo a disposizione ben 5 atleti, tra cui il capitano Pozzato. La seconda nota riguarda la prestazione, del tutto opaca, di Luca Paolini. L’atleta, nelle fasi finali della gara, avrebbe potuto e dovuto pilotare il nostro capitano nella volata o addirittura giocarsi le proprie chance allo sprint, mentre non è mai entrato nel vivo della corsa. Una giornata no può capitare a tutti. Voto: 8.

Belgio. Nazionale molto attesa, potendo annoverare tra le sue fila uno dei ciclisti più in forma del momento, Philippe Gilbert. Quest’ultimo, insieme ad un irriducibile Leif Hoste e a Van Avermaet, ha saputo inserirsi nel tentativo di fuga promosso dagli azzurri. Una volta esauritosi il tentativo, ha compiuto una progressione devastante sull’ultimo strappo di giornata, riuscendo a guadagnare una ventina di secondi. Purtroppo, come già è accaduto alla Liegi sul Saint Nicolas, allo scatto è seguita una fase durante la quale l’atleta si è ritrovato a corto di energie, perdendo così ogni possibilità di successo. Se avesse corso con più accortezza, con ogni probabilità avrebbe vestito la maglia iridata. Voto: 7,5

Spagna. Costretta ad impiegare i suoi atleti nel tentativo di ricucire lo strappo operato dagli italiani, trova nella nazionale russa (voto 7) un formidabile alleato per annullare ogni tentativo di fuga. Si è ritrovata nelle condizioni ideali per puntare alla maglia iridata con il suo atleta di punta, Freire. Quest’ultimo, tuttavia, ha tradito le aspettative perchè non ha avuto la forza per finalizzare la strategia della squadra. Evidentemente la sua innata abilità nel “limare” non sempre riesce a compensare le sue difficoltà nell’affrontare strappi percorsi a ritmi sostenuti. Il tre volte Campione del Mondo ha dovuto maledire la tattica della squadra italiana che l’ha obbligato a un lavoro troppo intenso per i suoi mezzi. Voto: 5

Cancellara, Farrar, Cavendish. Tutti e tre questi corridori non hanno saputo sostenere il ritmo di gara imposto, in primis, dalla nazionale italiana. Mentre il primo, nonostante le ambizioni della vigilia, può consolarsi con l’oro conquistato per la quarta volta in carriera nella prova contro le lancette, i due velocisti ritornano da Melbourne con le ossa rotte. Voto: 4.

Francesco Gandolfi

ARTICOLI MONDIALI 2010

ottobre 3, 2010 by Redazione  
Filed under mondiali

Gli azzurri

Gli avversari

I percorsi

Crono U23 e donne

Crono elite

Gare su strada donne e U23

Gara su strada elite

HUSHOVD, UNA GRANDE PROVA DA THOR

ottobre 3, 2010 by Redazione  
Filed under News

Sarà Thor Hushovd a vestire la maglia iridata per i prossimi 12 mesi, grazie alla volata con cui ha nettamente regolato Matti Breschel e Allan Davis sul traguardo di Geelong, dopo che un tentativo inizialmente apparso decisivo di Philippe Gilbert era stato neutralizzato a 3 km dall’arrivo. Gara d’attacco per la nazionale italiana, che ha inscenato il tentativo di fuga più significativo di giornata ad un centinaio di chilometri dall’arrivo, annullato però al penultimo giro. Filippo Pozzato, 4°, è stato alla fine il migliore degli azzurri, con il rammarico di non avere impostato lo sprint nel migliore dei modi.

Foto copertina: Thor Hushovd indossa sul podio la maglia iridata appena conquistata, in mezzo a Matti Breschel, argento, e Allan Davis, bronzo (foto Luca Bettini).

Se non altro, un po’ come accaduto dodici mesi fa, in occasione del successo di Cadel Evans a Mendrisio, possiamo consolarci pensando che il titolo mondiale è perlomeno andato ad un atleta più che degno del trionfo, un corridore che fino ad oggi, pur avendo costruito un palmarès invidiabile, non aveva ancora colto la grande vittoria, quella che può far fare un salto di qualità alla carriera, e soprattutto al ricordo della stessa. Dove lo scorso anno era riuscito l’australiano è questa volta arrivato Thor Hushovd, 32enne di Grimstad, fra i pochi velocisti capaci di resistere alle andature sostenutissime imposte dalla nazionale italiana, prima di approfittare di un rettilineo finale in leggera ascesa che pareva disegnato apposta per le sue caratteristiche.
Pensare a quanto il norvegese meriti questa gioia è però per noi, come detto, solamente una consolazione, dal momento che a lungo abbiamo legittimamente sperato che a vestirsi d’arcobaleno fosse un azzurro. Impeccabile è stata infatti, pur nella sua spregiudicatezza, la condotta tattica italiana, una strategia di gara che ha riflettuto appieno l’indole battagliera e il passato di corridore assai incline all’attacco del nostro C.T., Paolo Bettini. Gli azzurri, dopo aver del tutto ignorato il tentativo dell’ucraino Kvachuk, del marocchino Elammoury, dell’irlandese Brammeier, e dei colombiani Tamayo e Rodriguez, arrivati ad un margine massimo di oltre 20’, hanno iniziato a farsi vedere regolarmente al comando nel corso del quarto giro sul circuito di Geelong, raggiunto dopo un tratto in linea con partenza da Melbourne, e, a 100 km circa dalla conclusione, hanno inscenato l’attacco che ha rischiato di decidere il Mondiale, e lo ha senz’altro caratterizzato.
Vincenzo Nibali e Matteo Tosatto hanno infatti dato il là, con le loro accelerazioni, alla formazione di un gruppo di 32 atleti, comprendente anche altri tre azzurri – Gavazzi, Pozzato e Visconti -, nonché alcuni dei principali favoriti della vigilia: Philippe Gilbert e Cadel Evans su tutti, ma anche Breschel, Greipel, Boasson Hagen e Roche. Con cinque italiani, tre belgi, tre olandesi, tre australiani e tre spagnoli a farne parte, la fuga, che è riuscita in tempi relativamente brevi ad acquisire un margine di 1’20’’, avrebbe quasi certamente avuto esito felice, non fosse stato per i nomi dei tre iberici presenti: Plaza, Zubeldia e Barredo. Vale a dire, neppure una punta, con Freire rimasto dietro assieme a Cancellara.
L’assenza di possibili pretendenti al titolo al comando ha così costretto gli spagnoli, storicamente – perlomeno in tempi recenti – poco propensi a sobbarcarsi il peso dell’inseguimento, a guidare la rincorsa, sostenuti soprattutto da Russia e Slovenia, decise a riportare in corsa rispettivamente Kolobnev e Bole, in mancanza dell’aiuto di Gran Bretagna e Stati Uniti, orfane degli staccati Cavendish e Farrar. Il vantaggio degli attaccanti è rimasto stabile fino al terzultimo giro, malgrado qualche fase di indecisione, finché, a 45 km circa dal termine, non è venuto meno il lavoro di gregari preziosi quali Hoste, Gerrans, Gavazzi e Tosatto (menzione particolare per quest’ultimo, autore di un lavoro monumentale). L’Italia, ancora in superiorità numerica, ha dovuto decidere come amministrare il vantaggio di uomini, optando alla fine per lanciare una serie di accelerazioni: Visconti e Nibali sulla prima ascesa, quindi solo il secondo sullo strappo successivo. Una scelta che forse, con il senno di poi, ha segnato il destino infelice dell’azione, ma che è andata molto vicina a consegnarci in pugno il titolo, allorché, sulla prima sparata del duo siciliano, al comando si è formato un drappello di dodici atleti, comprendente tre azzurri (i due sopracitati e Pozzato), due olandesi (Moerenhout e Poels) e due pezzi da novanta come Evans e Gilbert.
L’incapacità di trovare un accordo fra i dodici ha però costretto Nibali ad una nuova accelerazione, che ha consentito al fresco trionfatore della Vuelta di comandare in solitaria la corsa per qualche chilometro, prima che su di lui si riportassero Visconti, Serpa Perez, Chris Sorensen e Moerenhout. Gli altri sette non sono neppure allora riusciti a mettere in piedi una qualche collaborazione, finendo così per consentire il rientro del plotone principale, che non ha poi impiegato più di qualche chilometro per ricucire anche il gap dal quintetto al comando.
Anche in quella situazione, un arrivo allo sprint non era comunque ancora garantito, dal momento che i ritmi assai sostenuti delle ultime tornate, uniti al caldo che per la prima volta si è presentato in questa rassegna, aveva ridotto il gruppo ad una quarantina di unità. Il Belgio ha così provato ad inscenare un’azione di contropiede sull’ultimo strappo del penultimo giro, mandando in avanscoperta Leukemans prima di giocare la carta Gilbert. Il solo Pozzato è riuscito a tenere da subito la ruota del vincitore dell’ultima Amstel, prima del rientro di Evans, Terpstra e Kolobnev. Ancora una volta, però, gli attaccanti non hanno trovato modo migliore di dar seguito all’azione che guardarsi e piazzare qualche scatto isolato, condannando al naufragio anche questo tentativo, e rimandando perciò tutti i verdetti all’ultima tornata.
Una tornata iniziata con al comando Marzio Bruseghin, il cui lavoro lasciava intendere che gli azzurri avessero ancora cartucce da sparare. All’opposto, invece, quando Philippe Gilbert ha piazzato un nuovo e più deciso affondo sulla prima e più impegnativa ascesa del giro finale, per la prima volta Pozzato non si è fatto trovare nella sua scia, né altri azzurri sono riusciti a sopperire alle difficoltà del veneto, alle prese con dei crampi. D’altro canto, neppure in altre formazioni è stato possibile trovare qualcuno che riuscisse a replicare alla terrificante sparata del vallone, che ha rapidamente costruito un margine di 20’’ circa sui più immediati inseguitori – Evans, Schleck, il sorprendente tedesco Paul Martens, Leukemans, Kolobnev, Sorensen e Moerenhout -, e di oltre 30’’ sul plotone principale. Un margine rimasto pressoché intatto fino al termine dell’ultima erta, a 6 km dal traguardo, e che pareva ormai consegnare il titolo nelle mani del favorito numero uno della vigilia.
Gilbert aveva però probabilmente peccato di eccessiva fiducia nei propri mezzi, o forse di sottovalutazione dei chilometri pianeggianti finali. Il vantaggio del belga si è così sciolto in un amen, fra i 6 e i 3 km al traguardo, fino ad essere azzerato dal gruppo con l’accelerazione imposta dell’azione di contropiede di Gusev, al quale si sono poco dopo aggregati Brajkovic e Terpstra. Anche quest’ultimo tentativo è stato neutralizzato, spianando così la strada, in virtù del ritardo di un deludente Cancellara, unico che avrebbe forse potuto evadere nelle ultime centinaia di metri, ad un epilogo allo sprint, in assenza dei velocisti più puri del lotto. Uno sprint caotico, che ha visto ben presto presentarsi davanti, da parti opposte della sede stradale, Thor Hushovd e Matti Breschel. Il vichingo, che fino ad oggi, come già accennato, aveva sì vinto due maglie verdi al Tour, varie tappe in grandi giri, una Gand – Wevelgem e un’altra impressionante mole di corse, ma aveva sempre soltanto annusato il grande successo, specie al Nord, vedendosi davanti lo striscione oltre il quale stavano la maglia più ambita e l’immortalità sportiva, non ha tremato, e ha innestato una progressione cui nessuno è stato in grado di replicare. Non Matti Breschel, che al termine di una stagione non particolarmente esaltante si è ritrovato proprio nell’appuntamento iridato ed ha migliorato il bronzo di Varese 2008; né Allan Davis, partito in posizione ideale, ma al quale le gambe hanno fatto difetto nell’attimo decisivo, impedendogli anche solo di provare ad uscire dalla scia di Breschel, e costringendolo ad accontentarsi della 3a piazza; né Filippo Pozzato, che pure aveva ritrovato smalto nel finale, ma che ha intrapreso lo sprint decisamente troppo indietro, vanificando la nettissima rimonta su tutti di cui si è reso protagonista nelle ultime pedalate, e finendo addirittura giù dal podio; né quell’Oscar Freire in funzione del quale sono state sacrificate tutte le altre potenziali punte spagnole, alla fine soltanto 6°, preceduto anche da Van Avermaet.
Un Mondiale che ha dunque complessivamente superato le attese in termini di selezione e difficoltà, ma che si è comunque alla fine risolto come preventivato alla vigilia. Un epilogo che si sapeva non essere quello più gradito ai nostri portacolori, ma che forse, per la corsa sviluppatasi, poteva comunque portare ugualmente un risultato migliore. Quello che invece non tornerà senz’altro dall’Australia – ed è cosa in ogni caso importante – saranno i rimpianti: tutto si può dire dell’Italia di oggi, meno che non abbia fatto ricorso ad ogni sua risorsa.

Matteo Novarini

03-10-2010

ottobre 3, 2010 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

CAMPIONATI DEL MONDO DI CICLISMO – GARA ELITE

Il norvegese Thor Hushovd si è imposto nella gara riservata agli elite, percorrendo 259,9 Km in 6h21′49″, alla media di 40,841 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Breschel e l’australiano Davis. Miglior italiano Filippo Pozzato, 4°. Piazzamenti degli altri azzurri: Giovanni Visconti 36° a 2′13″, Marzio Bruseghin 37° a 5′11″, Luca Paolini 38°, Vincenzo Nibali a 7′10″. Ritirati Francesco Gavazzi, Matteo Tosatto, Andrea Tonti e Daniel Oss.

CIRCUIT FRANCO-BELGE
Il belga Wouter Weylandt (Quick Step) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Mons – Tournai, percorrendo 160,7 Km in 3h26′58″, alla media di 46,587 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Steegmans e De Backer. Miglior italiano Marco Marcato (Vacansoleil Pro Cycling Team), 11°. In classifica si impone il britannico Adam Blythe (Omega Pharma – Lotto) con 6″ sul belga Van Marcke e 7″ sul danese Fuglsang. Miglior italiano Jacopo Guarnieri (Liquigas – Doimo), 4° a 8″.

CINTURO’ DE L’EMORDA’ (Spagna)
Lo spagnolo Israel Pérez Rodríguez si è imposto nella terza ed ultima tappa, Sant Empuriabrava – Figueres, percorrendo 149,5 Km in 3h44′17″, alla media di 39,994 Km/h. Ha preceduto di 9″ e 1′11″ i connazionali Belda Mira e Benitez Pomares. Lo spagnolo José Herrada López (Caja Rural) si impone in classifica con 20″ e 27″ sui connazionali Dueñas Nevado e García de Mateos Rubio.

SPARKASSEN MUNSTERLAND GIRO
L’olandese Joost Van Leijen (Vacansoleil Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa tedesca, percorrendo 208 Km in 4h41′19″, alla media di 44,363 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Müller e di 11″ il tedesco Wagner. Miglior italiano Andrea Piechele (CarmioOro NGC), 11° a 11″.

IL “LUPO” RUSSO PREDA IL LOMBARDIA

ottobre 3, 2010 by Redazione  
Filed under News

Si chiama Alexander Serebryakov, viene dalla lontana russa ma corre per la formazione sanmarinese dei “Lupi”. Oggi ha iscritto il suo nome nell’albo d’oro della versione “light” del Giro di Lombardia, riservata a quelli che un tempo era definiti “dilettanti” e che ha permesso alle future leve del professionismo di ricalcare le mitiche rotte della “classica delle foglie morte”. Stavolta, però, la presenza delle mitiche ascese del Ghisallo e del Colle Brianza non è bastata a selezionare il gruppo, che si è presentato compatto sul traguardo di Oggiono, dove il russo con tessera sanmarinese ha avuto ragione degli italiani Gorato ed Anzalone e di tutti quegli “Elite-Under 23” che non erano impegnati a difendere il blasone azzurro nei concomitanti mondiali australiani.

Foto copertina: lo sprint vincente di Serebryakov (foto Iannice)

Nonostante la concomitanza con un appuntamento ingombrante come il Mondiale australiano, gli under 23 che non hanno avuto l’onere e l’onore di difendere la maglia della propria nazionale, si sono dati appuntamento a Oggiono, in Provincia di Lecco, per prendere parte al Piccolo Giro di Lombardia, ritornato in calendario dopo la pausa dello scorso anno.
La corsa ciclistica nata nel 1911 è giunta alla 82a edizione e ha continuato a mantenere il suo blasone, nonostante nel corso degli anni abbia traslocato più volte, lasciando il centro di Milano per il suo hinterland prima e per le Provincie di Como e di Lecco poi.
L’edizione 2010 ha visto ai nastri di partenza ben 25 squadre – tra le quali le rappresentative di Russia e Norvegia, 2 team francesi e uno sanmarinese – per un totale di 185 corridori,
Il tracciato classico ha attraversato in lungo e in largo le province lombarde di Lecco,Como, Monza-Brianza e Bergamo, con la partenza e arrivo a Oggiono, nel Lecchese, e con i passaggi sul Ghisallo, sul Colle Brianza e sullo strappo di Barzago, tutti nella seconda metà del percorso, a solleticare le ambizioni dei cosiddetti “migliori”.
Ma stavolta le asperità non sono state sufficienti a ridurre il numero dei pretendenti alla vittoria, poiché al termine di una gara velocissima, trascorsa a oltre 42 km/h di media, ben 62 ciclisti, il totale degli arrivati, si sono presentati in Viale Vittoria con la volontà di scrivere il proprio nome nell’albo d’oro.
La vittoria però ha arriso solo a uno, al russo Alexander Serebryakov (Lupi San Marino), che ha avuto la meglio su Maurizio Gorato (Brunero) e su Maurizio Anzalone (Palazzago), che hanno fatto corona alla volata imperiosa del russo tesserato per il team del Titano.
Da segnalare anche l’ottima prestazione del team Carmiooro Ngc Pool Cantù, che ha messo ben tre atleti nei primi 10, con Mirko Tedeschi al sesto posto, Mauro Vicini all’ottavo e Luciano Barindelli al nono.

Mario Prato

« Pagina precedentePagina successiva »