PRIMI TITOLI A POOLEY E PHINNEY

settembre 29, 2010
Categoria: News

Emma Pooley domina la cronometro donne élite, rifilando 15’’ a Judith Arndt e 16’’ alla neozelandese Linda Melanie Villumsen. La prova Under 23 va invece al giovanissimo Taylor Phinney, che soffia il titolo al padrone di casa Luke Durbridge per appena 2’’. Il tedesco Marcel Kittel completa il podio. Per i colori azzurri piazzamenti in top 10 per Guderzo e Mammini, male la più quotata Cantele.

Foto copertina: Il podio della gara femminile: Emma Pooley, oro, al centro, in mezzo a Judith Arndt, argento, e Linda Melanie Villumsen, bronzo (foto Roberto Bettini).

Si apre sotto auspici decisamente anglofoni il Mondiale australiano, che ha visto nella notte l’assegnazione dei primi due titoli della manifestazione, quelli delle gare a cronometro Donne Elite e Under 23. Ben quattro delle sei medaglie in palio sono infatti andate, equamente ripartite fra le due prove, a Gran Bretagna e Nuova Zelanda (fra le donne) e a Stati Uniti e Australia (fra gli Under 23): Emma Pooley si è imposta con relativo agio nella gara contro il tempo femminile, tenendo a distanza la favorita della vigilia Judith Arndt, che ha salvato in extremis la 2a piazza dall’assalto della sorprendente neozelandese Linda Melanie Villumsen; Taylor Phinney, principale indiziato a raccogliere l’eredità di Lance Armstrong, ha invece bruciato per appena 2’’ il padrone di casa Luke Durbridge, svantaggiato anche dalle condizioni meteo, mentre il tedesco Marcel Kitten andava a completare il podio.
Sono stati gli Under 23 ad aprire le competizioni del primo Campionato del Mondo su strada in Oceania, e proprio un portacolori del paese ospitante, il sopracitato Luke Durbridge, è stato il primo a porre la sua candidatura quale trionfatore della prova inaugurale, fissando a 42’52’’ il tempo di riferimento. Un crono che sarebbe rimasto probabilmente imbattuto, se il sole non avesse deciso di presentarsi in ritardo rispetto all’avvio della gara, asciugando una strada che al momento della prova dell’australiano era ancora viscida. Una differenza forse minima, ma probabilmente sufficiente a spiegare i 2’’ in virtù dei quali il 20enne Taylor Phinney ha sfilato la virtuale maglia iridata dalle spalle di Durbridge, impedendo alla nazione ospitante di cominciare il Mondiale 2010 da dove si era conclusa l’edizione 2009 (con un oro, quello di Cadel Evans), grazie ad una strepitosa rimonta. Partito pianissimo (oltre 30’’ di ritardo ad un quinto di gara), lo yankee ha dimezzato il ritardo a metà prova, prima di portarsi a 4’’ all’ultimo rilevamento, e di completare l’operazione sorpasso negli ultimi chilometri, pur pagando lo sforzo del recupero nei chilometri precedenti.
Duello poco meno serrato è stato quello per la medaglia di bronzo, che ha visto protagonisti il portoghese Nelson Oliveira, velocissimo nella prima parte, e il teutonico Marcel Kitten, abile nell’approfittare del netto calo del rivale nella seconda parte per soffiargli il gradino più basso del podio. 4’’ alla fine la differenza tra i due (24’’ contro 28’’), che non hanno di fatto mai dato l’impressione di potersi inserire nella lotta per l’oro. Nemmeno per la medaglia meno pregiata sono invece riusciti a competere Rohan Dennis, australiano, e il nostro Matteo Mammini, comunque ottimi protagonisti di un altro testa a testa per la 5a piazza, andato alla fine al beniamino di casa. Meno bene l’altro azzurro Gianluca Leonardi, 13° ad addirittura 2’04’’ dal vincitore.
Poche ore più tardi, è toccato alle donne della categoria élite, in cui Emma Pooley, fisicamente quanto di più distante si possa concepire dal prototipo di specialista delle prove a cronometro con il suo metro e 57 per 50 kg, ha coronato (almeno per il momento, in attesa della prova in linea di sabato) una stagione che l’ha vista sempre grandissima protagonista, conquistando nettamente il primo titolo iridato in carriera. La britannica ha vinto da padrona, facendo registrare il miglior tempo a tutti gli intermedi, ed infliggendo 15’’ alla favorita numero uno della vigilia, Judith Arndt. La tedesca, autrice di una partenza un po’ sottotono, è riuscita nell’ultimo tratto a scalare la classifica fino al 2° posto finale, scavalcando per un soffio (63 centesimi) Linda Melanie Villumsen, neo-neozelandese (no, non è un errore di scrittura: la ragazza è di Herning, Danimarca, e fino all’anno scorso correva per il suo paese natale, sotto la cui bandiera aveva conquistato il bronzo anche a Mendrisio).
Lo spiacevolissimo ruolo di prima atleta esclusa dalle medaglie è toccato all’americana Amber Neben, alla quale i 22’’ accusati rispetto alla Villumsen renderanno però probabilmente meno amaro il 4° posto. Stretta nel sandwich a stelle e strisce formato dalla stessa Neben e da Evelyn Stevens, sesta, Jeannie Longo ha invece scritto l’ennesima bellissima pagina di una carriera infinita, chiudendo al 5° posto ad un’età – quasi 52 anni – alla quale un corridore è solitamente già sceso di bicicletta da almeno una quindicina di stagioni. Basti pensare che la prima medaglia mondiale a cronometro della francese risale all’edizione di Praga 1981: un anno prima che Emma Pooley nascesse.
Fra le italiane, la migliore è stata Tatiana Guderzo, 10a a 1’25’’ dalla vincitrice. Molto deludente, invece, il 12° posto di Noemi Cantele, medaglia d’argento un anno fa e fra le principali candidate anche all’oro. Non un grandissimo segnale anche in vista della gara in linea di sabato, in cui la varesina sarà chiamata al riscatto con una prova all’altezza di quella di dodici mesi fa (medaglia di bronzo nella gara vinta dall’altra azzurra Guderzo).
Nella notte fra oggi e domani si concluderà il programma delle prove contro il tempo, con la cronometro Uomini Elite. Sarà scontato e troppo facile da pronosticare, ma il favorito della vigilia non può che essere Fabian Cancellara, in caccia di uno storico quarto oro mondiale di specialità. Al via non ci sarà neppure un italiano, per via dell’assenza di Marco Pinotti, a testimonianza del pietoso stato del nostro movimento a livello di cronomen.

Matteo Novarini

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