MONDIALE, LE CARTE AZZURRE

settembre 28, 2010
Categoria: Approfondimenti

Marzio Bruseghin, Francesco Gavazzi, Vincenzo Nibali, Filippo Pozzato, Luca Paolini, Daniel Oss, Matteo Tosatto, Enrico Gasparotto e Giovanni Visconti: questi i nove uomini selezionati da Paolo Bettini per la prova in linea professionisti di domenica 3 ottobre, con Andrea Tonti e Rinaldo Nocentini pronti a subentrare come riserve. Andiamo ad analizzare quali compiti potrebbero svolgere i singoli azzurri, e quali di loro potrebbero essere i deputati ad andare in caccia del quarto titolo iridato in cinque anni.

Foto copertina: Franco Ballerini e Paolo Bettini, vecchio e nuovo C.T. della Nazionale italiana, a colloquio durante il Mondiale di Varese (foto pedaletricolore.it).

Un mix di veterani del Campionato del Mondo e di giovani alla prima convocazione o quasi comporrà la prima Nazionale italiana della gestione Bettini, la prima dell’era post-Ballerini. Una Nazionale per forza di cose molto diversa da quelle viste negli anni scorsi, dal momento che nessuno dei capitani azzurri del recente passato sarà al via del Mondiale australiano: se il Grillo, leader o co-leader per circa un decennio della nostra selezione, è salito in ammiraglia, Damiano Cunego – capitano a Mendrisio dodici mesi fa – e Alessandro Petacchi, attorno al quale fu costruita la selezione di Madrid 2005, sono rimasti a casa (il secondo per infortunio). Fra le due, alla luce del tracciato di Geelong, l’assenza che rischia di pesare maggiormente è probabilmente quella dello spezzino, senz’altro velocista nostrano di punta, che avrebbe garantito la possibilità di potersela giocare anche in caso di scarsa selezione, e dunque di volata conclusiva a ranghi non particolarmente ristretti.
Più che degli assenti, è però necessario parlare dei presenti, degli undici corridori (di cui due riserve) che cercheranno di dare seguito alla tradizione del ciclo Ballerini secondo la quale gli azzurri non hanno mai mancato il podio per due anni consecutivi. La carta più importante da giocare in questo senso sarà quasi certamente quella rappresentata da Filippo Pozzato, finalmente giunto, a 29 anni, al primo Mondiale da leader della nostra Nazionale. Il veneto non è certamente reduce dalla miglior stagione della sua carriera, avendo alzato le braccia solamente nella tappa di Porto Recanati dell’ultimo Giro d’Italia. Una penuria di vittorie dovuta in parte ad una primavera sfortunata, con i guai fisici che hanno pregiudicato la campagna del Nord del corridore della Katusha (e le prime uscite autorizzavano a pensare ad un Pozzato grande protagonista sulle pietre), in parte ad una stagione piuttosto scarica di impegni nella seconda parte, con la rinuncia al Tour de France e la partecipazione senza acuti alla Vuelta, interpretata esclusivamente come corsa di avvicinamento all’appuntamento iridato. Proprio questo potrebbe essere uno dei punti a favore dell’atleta di Sandrigo, che potrebbe avere speso meno, negli ultimi mesi, rispetto ad altri aspiranti campioni, e che ha d’altro canto offerto confortanti segnali di risveglio in occasione della terzultima tappa della Vuelta, a Toledo, con un buon 3° posto. Certo, la differenza di passo rispetto al temutissimo Philippe Gilbert, trionfatore in quella occasione, è parsa ancora nettissima, ma nelle due settimane pre-Mondiali il nostro portacolori dovrebbe aver visto verosimilmente crescere la sua condizione.
Nome non meno altisonante di quello del veneto, ma certamente meno adatto ad un tracciato tutt’altro che terribile come quello australiano, è quello di Vincenzo Nibali, sulle cui condizioni restano peraltro i punti interrogativi legati alla durissima battaglia con Mosquera per la conquista della Vuelta, conclusasi di fatto solo alla penultima tappa. Un duello che potrebbe aver costretto il siciliano a dar fondo a quasi tutte le sue riserve, anche se, dall’altro lato, non potrà che rafforzarne la convinzione e la voglia di coronare nel migliore dei modi una stagione che comunque vada sarà per lui quella della definitiva consacrazione. Ad allontanare il messinese da eventuali ambizioni di titolo contribuisce poi il suo scarsissimo spunto veloce, che lo escluderebbe quasi certamente dalla contesa anche in caso di arrivo di un gruppetto relativamente ristretto.
Non altrettanto si può dire per Giovanni Visconti, sulla cui condizione aleggiano però dubbi di natura opposta rispetto a quelli relativi a Nibali: se per il trionfatore della Vuelta il timore è che stesse troppo bene a settembre per poter vincere ad ottobre, il campione italiano è parso sottotono nell’ultimo mese, dopo un giugno straordinario e un agosto comunque positivo. Difficile inoltre non attribuire peso alla scarsissima esperienza a grandi livelli dell’atleta della ISD Neri, che non ha sostanzialmente mai dimostrato di poter competere per i posti che contano nelle grandi classiche, né ha mai avuto modo di misurarsi con un campionato del mondo da leader. A suo favore potrebbero giocare il non eccessivo marcamento di cui sarà oggetto da parte delle altre nazionali; probabile che sia il deputato ad inserirsi in azioni di media importanza nelle ultime 3-4 tornate.
Un compito non troppo dissimile dovrebbe toccare a Luca Paolini, che a differenza di Visconti non ha però ancora colto risultati particolarmente significativi in questo 2010 (addirittura fermo a zero il conto delle vittorie). Una convocazione che per risultati potrebbe anche offrire supporto alle critiche di Mario Cipollini, secondo il quale Bettini avrebbe scelto alcuni corridori più per (ri)conoscenza e rapporti personali che non per quanto mostrato in questa stagione, anche se le sei partecipazioni mondiali dell’atleta Acqua & Sapone sono state sempre all’altezza, anche quando i risultati dei mesi precedenti non erano stati propriamente esaltanti.
Il discorso di Supermario, in realtà, faceva riferimento in particolare alle convocazioni di Marzio Bruseghin, titolare, e Andrea Tonti, riserva, in compagnia di Rinaldo Nocentini, quest’ultimo selezionato prevalentemente in virtù dell’ottimo avvio di stagione, con la perla del successo finale al Giro del Mediterraneo. Nessuno dei due ha effettivamente avuto in quella che sta per concludersi la sua stagione migliore, ma, perlomeno nel caso del veneto, le ultime uscite erano parse decisamente confortanti. Il veterano della Caisse d’Epargne era stato infatti brillantissimo protagonista della Vuelta, con un ottimo 4° posto nell’arrivo in salita di Andorra – Pal, fino alla tappa di Pena Cabarga, allorché è rimasto invischiato nella stessa caduta che è costata il ritiro ad Igor Anton. A Marzio è andata leggermente meglio, ma le più che legittime ambizioni di top 10 (come minimo) sono sfumate irrimediabilmente. Qualche perplessità in più è forse lecita relativamente al marchigiano della Carmiooro, ma Tonti ha alle spalle una lunga carriera di encomiabile lavoro di gregariato, che parrebbe offrire discrete garanzie in caso fosse necessario farlo subentrare ad uno dei titolari.
A completare la rosa dei nove atleti selezionati per la prova in linea sono Daniel Oss, Matteo Tosatto, Francesco Gavazzi ed Enrico Gasparotto. Il primo è il più giovane della rosa, ed è fresco della prima vittoria da professionista, al Giro del Veneto. Il trentino rappresenta sicuramente uno degli uomini più duttili a disposizione di Bettini, e potrebbe fungere sia gregario puro, in virtù delle eccellenti doti di passista, sia da uomo-fughe, avendo già dimostrato di essere in grado di dire la sua anche ad alti livelli (specie con il 5° posto della Gand-Wevelgem).
Un ruolo non troppo dissimile a quello che potrebbero giocare Francesco Gavazzi ed Enrico Gasparotto, discretamente veloci allo sprint all’occorrenza, e soprattutto spendibili sia in azioni da lontano sia come uomini di fatica in gruppo. Fra i due, il più pimpante recentemente è parso l’uomo Lampre, vincitore in estate della Coppa Agostoni e della classifica finale del Trittico Lombardo, dopo aver già mostrato buone cose in primavera (vittorie nelle tappe di Bonorva al Giro di Sardegna e di Amurrio ai Paesi Baschi). Ancor meglio aveva fatto, nella prima parte di stagione, Enrico Gasparotto, capace addirittura di chiudere 3° all’Amstel Gold Race, dietro soltanto a Gilbert e Hesjedal, oltre che di imporsi a Colmurano alla Tirreno – Adriatico. Negli ultimi mesi il friulano non ha però fatto registrare acuti significativi, ed è pertanto lecito immaginare che alla fine sia lui – fra i potenziali uomini da spedire in fuga – quello che potrebbe essere sacrificato come faticatore.
Sarà senz’altro quest’ultimo invece il ruolo di Matteo Tosatto, che, assieme a Bruseghin, dovrebbe essere il delegato a fare da locomotiva per più giri, nel tentativo di inasprire una corsa che, anche in virtù della scelta del C.T. di non portare sprinter, sarà necessario rendere più selettiva possibile. Solo così sarà possibile arginare concorrenti scomodissimi quali Cavendish, Farrar (apparso in grandissimo spolvero su tracciati nervosi alla Vuelta, con il 2° posto di Toledo) e Freire, spianando la strada, fra gli altri, a Filippo Pozzato. Forse per la prima volta da alcuni anni a questa parte, la Nazionale italiana non si schiererà al via come squadra da battere. Sarà la strada a dire se sapremo sovvertire un pronostico che indirizzerebbe il titolo più verso Gran Bretagna o Belgio, sotto la guida proprio di Paolo Bettini, che quel ruolo di favorito numero uno lo ha per tanti anni ricoperto.

Matteo Novarini

Commenta la notizia