PORTO RECANATI – CESENATICO: STRADE DI PASSIONI

maggio 21, 2010 by Redazione  
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La Romagna è una terra sanguigna, ricca di passioni da sempre sbandierate: si va dalla passione per la buona tavola, in questa giornata idealmente rappresentata dal Formaggio di Fossa, a quelle amorose, come il tragico legame che unì Paolo Malatesta a Francesca da Rimini. Il ciclismo non è stato esente da questo “contagio” e ben prima del travolgente arrivo di Marco Pantani. Da quasi 40 anni, Cesenatico accoglie migliaia di appassionati che scendono in Romagna per misurarsi nella Nove Colli, una delle più gettonate gran fondo italiane, sulle cui strade si svolgeranno le fasi salienti della tredicesima tappa del Giro 2010. Sarà una frazione trabocchetto perché il corto ma irto Colle del Barbotto potrebbe far piangere anche qualche grosso calibro, nonostante il tracciato lo collochi a oltre 40 Km dal traguardo.

Terra di forti passioni è la Romagna e oggi il Giro farà un autentico bagno tra questi sentimenti, non tra le calde acque del suo litorale ma prima arrampicandosi e poi tuffandosi giù dagli aspri colli dell’entroterra, sui quali annualmente va in scena la Nove Colli, una delle più antiche e frequentate gran fondo italiane, per l’appunto caratterizzata da nove ascese, talvolta molto impegnative. Il 9, poi, è una cifra magica per la Romagna ciclistica perché rappresenta anche il numero di vittorie che Marco Pantani – contando anche il successo nella classifica finale del 1998 – conquistò sulle strade della corsa rosa: Merano e Aprica nel ’94, Piancavallo e Montecampione nella fantastica stagione ’98, Gran Sasso, Oropa, Pampeago e Madonna di Campiglio nel triste ’99. E non è ancora finita perché, quasi con un sottile brivido, andando a spulciare l’albo d’oro del Tour possiamo notare che anche d’oltralpe il “Pirata” portò nelle sue terre nove prede: l’Alpe d’Huez e Guzet-Neige nel ’95, ancora l’Alpe e Morzine nel ’97, Plateau de Beille, Les Deux Alpes e la classifica finale nel ’98, il Mont Ventoux e Courchevel nel 2000.
Non è un caso, quindi, che sin dal 2004 sia stata intitolata allo scalatore di Cesenatico la popolare gara, giunta quest’anno alla sua 40a edizione. Per solennizzare l’avvenimento gli amministratori locali avrebbero voluto una tappa che ricalcasse in toto il tracciato della gran fondo, ma gli organizzatori del Giro hanno preferito un percorso più leggero, sia per evitare un altro lungo trasferimento, sia per non appesantire ulteriormente il tracciato del Giro alla vigilia delle prime due frazioni alpine.
Tra l’altro, la “Nove Colli” trapiantata sulle strade della corsa rosa avrebbe partorito un topolino, una tappa inutile. Era di quest’avviso anche Marco Pantani quando, intervistato dalla rivista “Cicloturismo” nella primavera del ’95, arricciò il naso di fronte ad una prospettiva simile: esperto di percorsi impegnativi, sapeva che si sarebbe potuto cavare poco da un tracciato che proponeva l’ultimo colle a quasi 25 Km dall’arrivo e l’unica ascesa realmente adatta agli scalatori piazzata un centinaio di chilometri prima. Marco si riferiva al breve ma asperrimo Barbotto, ostacolo temutissimo dai granfondisti (“Spero di non fare il botto quando arrivo sul Barbotto” ci è capitato di leggere in un forum del settore) e sul quale il Giro è transitato due volte, l’ultima nel 1973. Se lo ricorda bene Eddy Merckx che proprio sul colle romagnolo, coadiuvato dal fido Joseph De Schoenmaecker, sfiancò José Manuel Fuente realizzando un’azione che gli permise di staccare pesantemente lo scalatore spagnolo sul successivo Monte Carpegna. Il Barbotto se lo ricorda bene anche Marino Basso, che finì a terra sacramentando nel finale dell’ascesa, disarcionato dalle improvvise pendenze estreme dell’ultimo chilometro.
Il 21 maggio 2010, due giorni prima della 40a “Nove Colli”, i “girini” si arrampicheranno sul Barbotto nel finale della 13a tappa, a 43 Km dal traguardo di Cesenatico, raggiunto seguendo le medesime rotte del percorso ridotto della gran fondo, sul quale normalmente si cimentano i pedalatori meno allenati.
Difficilmente rivivremo una giornata simile a quella andata in scena 37 anni fa, anche perché non ci saranno altre difficoltà da superare nel finale, mentre in precedenza ci si dovrà misurare con un altro dei nove colli, il più abbordabile Perticara. Quasi sicuramente, però, i velocisti saranno estromessi dalla testa della corsa e potrebbe correre questo rischio anche qualche pezzo grosso del gruppo perché la discesa verso il litorale non è continua ma spezzata da frequenti contropendenze. Chi perderà le ruote sul Barbotto, dunque, potrebbe avere molte difficoltà per rientrare, almeno nell’immediato, e davanti potrebbero approfittarne per accelerare e far lievitare il passivo.
La bandiera del via sarà abbassata in quel di Porto Recanati, dove si era arrivati il giorno precedente, al termine di una frazione simile a questa nella sua prima parte. Fino a Rimini, infatti, si pedalerà quasi costantemente sulla pianeggiante SS 16, andando ad affrontare alcune lievi ascese solo quando la statale adriatica s’internerà per aggirare i promontori del Conero e di Gabicce. Una volta discostatosi dal mare, il tracciato, pur guadagnando lentamente quasi 300 metri di quota, seguiterà a non proporre sostanziali difficoltà fino a Novafeltria dove, a 153 Km dalla partenza, si giungerà ai piedi del primo GPM di giornata.
I primi chilometri già si percorreranno sulle strade dell’entroterra, attraversando quello che fu il campo della battaglia di Castelfidardo, combattuta il 18 settembre del 1860 tra le truppe pontificie e quelle piemontesi, con la vittoria di queste ultime che costituì un ulteriore passo in avanti verso l’Unità nazionale, poiché ebbe come conseguenza l’ingresso di Marche e Umbria nel costituendo Regno d’Italia. Abbandonata temporaneamente la statale, si salirà nel centro di Camerano (noto per la produzione di fisarmoniche, come la vicina Castelfidardo) e poi, scollinati a quasi 190 metri di quota, si scenderà su Ancona, ritrovando le coste dell’Adriatico alle porte del capoluogo regionale.
Per una buona sessantina di chilometri il filo conduttore del Giro sarà pressochè srotolato in linea retta. Rarissime le curve, che s’incontreranno nell’attraversamento dei principali centri rivieraschi. Il primo che la corsa visiterà sarà Falconara Marittima, anch’esso sdoppiatosi tra la città antica in collina e il nucleo moderno sorto sulla costa e che non è soltanto una località balneare ma anche un importante polo industriale e uno snodo stradale e ferroviario di primaria importanza. Si toccherà poi Senigallia, una delle principali località vacanziere del litorale adriatico, celebre per la sua “spiaggia di velluto” e per la “rotonda sul mare” che fu immortalata da una fortunata canzone di Fred Bongusto. È anche un centro ricco di storia, iniziata nel IV secolo a.C. quando fu fondata dalla tribù gallica dei Senoni – dei quali fu la “capitale” in Italia e dai quali deriva l’odierno nome – e testimoniata da edifici di pregio quali la Rocca Roveresca, i Portici Ercolani e il Duomo, la cui facciata fu voluta da Pio IX, l’ultimo papa-sovrano dello Stato Pontificio, senigalliese di nascita.
Molto interessante è anche la successiva Fano, il cui centro storico offre al turista diversi monumenti da non perdere, come il Palazzo della Ragione, la Corte Malatestiana, l’Arco di Augusto e le chiese di San Michele, Santa Maria Nuova e di San Francesco, tra i cui resti si possono ammirare le Arche Malatestiane.
Attraversata Pesaro i corridori torneranno a separarsi dalla compagnia del mare nell’aggirare il promontorio di Gabicce, percorso da una tortuosa strada panoramica che fu teatro, al Giro del 1989, di una difficile frazione a cronometro vinta dal polacco Lech Piasecki, specialista delle prove contro il tempo.
Per evitarla si affronterà la dolcissima salita della Siligata, il cui scollinamento si trova a breve distanza dal piccolo borgo di Gradara, meritevole di una sosta e che sicuramente fu visitato da Dante Alighieri. Lo domina la rocca medioevale che attrae i turisti perché si racconta che vi si svolse la tragica “liaison” amorosa di Paolo e Francesca, protagonisti del V canto dell’Inferno (“Amor, ch’a nullo amato amar perdona”). Il divin poeta ebbe modo di recarsi anche nella vicina Fiorenzuola di Focara, pugno di case appollaiate su di un colle lungo la panoramica per Gabicce, a quei tempi celebre per i fuochi (le “focare”) che venivano accessi nel punto più alto, per segnalare ai naviganti di passaggio in uno dei tratti più pericolosi dell’Adriatico, a causa dei forti venti contrari, la presenza delle rocce del promontorio: il luogo fu l’ispirazione di un altro verso della Divina Commedia, che si può leggere nel XXVIII canto, sempre dell’Inferno e che recita “Poi farà si ch’al vento di Focara – non farà lor mestier voto né preco”.
Cambiata regione, i “girini” percorreranno i lungomare di alcune tra le più celebrate località balneari del litorale romagnolo, ricevendo gli applausi dei turisti che approfitteranno delle tariffe agevolate della bassa stagione per abbinare i primi bagni all’emozione gratuita offerta dal passaggio del Giro d’Italia. Si toccherà per prima Gabicce Mare, ancora in territorio marchigiano, seguita da Cattolica, Misano Adriatico e Riccione, tre centri noti da secoli, ben prima della nascita del turismo balneare. Cattolica, per esempio, era stata fondata nel 1271 da un gruppo di abitanti provenienti da Focara e per quasi 500 anni le sue uniche fonti di reddito furono l’attività peschereccia e i cantieri navali, attivi in quello che era anche il primo e più facile porto a sud di Rimini, famoso anche per la leggenda della “città profondata” di Conca, che meritò a Cattolica la citazione nella Commedia dantesca (“E fa sapere a’ due miglior da Fano, / a Messer Guido ed anco ad Angiolello, /che se l’antiveder qui non è vano, / gittati saran fuor di lor vasello/ e mazzerati presso a la Cattolica / per tradimento di un tiranno fello”).
Le fortune di Misano, invece, iniziarono nel 997 – quando vi fu eretta la pieve di Sant’Erasmo, una delle più antiche della zona – e oggi continuano non solo grazie all’attività balneare ma anche per la presenza del Misano World Circuit, autodromo costruito alla fine degli anni ’60 su iniziativa di Enzo Ferrari e situato nella frazione di Santa Monica, che fu così chiamata nel secondo dopoguerra, quando l’esercito americano v’installò una base militare aerea, battezzandola col nome di una città californiana situata vicino a Los Angeles.
Anche “Arciùn”, come i locali chiamano Riccione, ha origini lontante nel tempo; sicuramente questa zona era abitata nel II secolo a.C. e si sviluppò come città al tempo dei romani, quando il suo nome era “Vicus Popilius”. È tra ‘500 e ‘800 che si creò naturalmente il litorale oggi sfruttato dai bagnanti e che, inizialmente, non si sapeva come utilizzare e che sarà addirittura convertito per qualche tempo in risaia.
Giunto a Rimini, la capitale della riviera romagnola, il tracciato della Porto Recanati – Cesenatico volgerà verso l’interno per risalire la Valmarecchia, passando dall’Emilia-Romagna all’… Emilia-Romagna. Infatti, i sette comuni che si trovano nel tratto alto della valle percorsa dal fiume Marecchia sono recentementi passati, dopo un referendum unico nella storia della nostra nazione, da una regione a un’altra, dalla provincia di Pesaro-Urbino a quella di Rimini. Tra i municipi “fuoriusciti” ci sono la città d’arte di San Leo (storica capitale del Montefeltro prima di Urbino), Pennabilli – il “buen retiro” del poeta e scrittore Tonino Guerra – e Novafeltria, il più popoloso, presso il quale ci s’inserirà contromano sul percorso della Nove Colli. Infatti, la salita verso Perticara, l’antico e un tempo importantissimo centro minerario che costituisce il sesto dei nove colli, sarà affrontata dal versante percorso in discesa dai granfondisti, lo stesso dal quale si è saliti due anni fa, nel corso della frazione Urbania – Cesena vinta da Alessandro Bertolini. Si tratta di una difficoltà assolutamente non trascendentale – sono 6,5 Km d’ascesa al 5,9%, con un picco massimo del 10% –, superata la quale si scenderà nella valle del Savio, raggiungendola alle porte di Sarsina, la patria dei Pantani. Sarsinate D.O.C. era nonno Sotero, personaggio energico e irrefrenabile, che quando s’infuriava non bastavano quattro uomini per tenerlo fermo…. Probabilmente non ci sarebbe riuscito neppure il collare di San Vicinio, la reliquia conservata nell’omonima basilica e che, secondo la tradizione cattolica, avrebbe il potere di placare gli indemoniati. Sicuramente non sortirebbe effetti nemmeno se portata in processione sulle indiavolate inclinazioni del Barbotto, che i corridori attaccheranno di lì a breve, una volta raggiunto il centro di Mercato Saraceno. Alzandosi ripidamente dal fondovalle si dovranno superare 373 metri di dislivello in 4,8 Km, affrontando una pendenza media che non è poi così eccezionale (7,8%). A rendere aspra questa salita sono le brusche impennate che la strada propone già all’inizio ma, soprattutto, nel chilometro conclusivo, nel corso del quale la media schizza all’11,3% e si raggiunge un picco massimo del 18%. Proprio nel finale interviene a complicar la vita una serie di 10 stretti tornantini che, generalmente, agevolano la marcia ma, in queste condizioni, risultano d’impiccio, arrivando quasi a sembrare delle strangolanti spire d’un boa. Superato l’ultimo GPM giornaliero, un tratto in quota di circa 4 Km introdurrà la tormentata discesa verso il piano, nel corso della quale si attraverserà Sogliano al Rubicone (centro conosciuto per la produzione del prelibato “formaggio di fossa”) e si toccherà, senza scollinarlo, il culmine del Gorolo, l’ultimo dei nove colli. Tornati sul tracciato “maestro” della granfondo (procedendo in discesa lungo il Gorolo è possibile raggiungere il bel borgo di San Giovanni in Galilea, antichissimo insediamento dal quale si gode uno spettacolare panorama a 360°) e raggiunta Borghi, la discesa si fa più regolare e compatta planando su Savignano sul Rubicone, centro bagnato dal fiume celebre per l’”Alea iacta est”, la frase pronunciata da Gaio Giulio Cesare al momento di varcare in armi, contravvendo alle leggi, il confine tra la Gallia Cisalpina e l’Italia, allora considerata parte integrale del territorio di Roma. Se il celebre generale romano (da non confondere col quasi omonimo imperatore) “trasse il dado”, a questo punto i fuggitivi che si troveranno in testa alla corsa dovranno trarre dal loro serbatoio le energie residue per resistere all’inevitabile rientro del gruppo, favorito nell’esercizio dalla totale mancanza di difficoltà negli ultimi 15 Km. Lo stesso dovranno fare gli staccati, se l’occasione di un riaggancio non sarà irrimediabilmente perduta. Non sarà facile rientrare perché davanti andranno a tutta, spinti dall’agone del momento, verso Cesenatico, pedalendo sulle strade che videro sbocciare la rosa di Marco Pantani.


I VALICHI DELLA TAPPA

Valico delle Crocette (75 m). Sovrastato dall’omonimo e boscoso colle, è valicato dalla SS 16 “Adriatica” tra il bivio per Numana e l’ossario della battaglia di Castelfidardo. Si tratta di uno dei valichi più bassi d’Italia che, nella speciale classifica stilata sul testo “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), occupa il 25° posto dal basso, con il passo più “nanerottolo” costituito dall’anonimo Bocchetto, che si trova sull’Isola d’Elba (lungo la strada che collega Porto Azzurro a Rio nell’Elba) e che è alto appena 22 metri sul livello del mare.

Valico della Siligata (122 m). Non segnalato sul citato testo di Georges Rossini, è valicato dalla SS 16 “Adriatica” tra Cattabrighe (Pesaro) e il bivio per Gradara. Coincide con l’omonima località.


Sella di Botticella (655m).
Vi transita la SP8, salendo da Novafeltria a Perticara, a circa 1 Km da questo centro. Coincide con il bivio per Sant’Agata Feltria.

Valico della Perticara (655 m). Coincide con l’omonimo abitato. Quotato 665 metri sulle cartine ufficiale del Giro 2010. Fu due volte GPM al Giro, nel 1954 e nel 2008. Il primo passaggio avvenne nel corso della tappa Firenze – Cesenatico, vinta allo sprint da Pietro Giudici, dopo che sul Perticara era scollinato per primo…. Primo Volpi. Due anni fa, sarà Alessandro Bertolini a conquistare il traguardo GPM , durante la tappa che poi vinse a Cesena.


Valico del Barbotto (515 m).
Vi transita la SP11, tra l’omonimo abitato e Rontagnano. Vi confluisce la SP12, che sale da Mercato Saraceno (è questo il tremendo versante della Nove Colli e della tappa del Giro 2010). Quotato 514 metri sulle cartine ufficiale del Giro 2010. Due volte la corsa rosa ha proposto ai “girini” le infide rampe del Barbotto, scavalcate la prima volta il 25 maggio del 1964 – unico GPM della tappa Ravenna – San Marino, vinta dallo svizzero Rolf Maurer – e poi ripetute nella Lido delle Nazioni – Carpegna del 1973 che, come abbiamo già ricordato, fu conquistata da Eddy Merckx. Nelle due occasioni transitarono per primi sotto lo striscione del GPM Nino Defilippis e lo stesso “cannibale”.


Passo delle Croci (574 m).
Vi transita la SP11, tra Rontagnano e Montegelli. A nord est del valico (direzione Montegelli), confluisce un versante secondario, che sale da Pietra dell’Uso passando per Meleto di Sotto.

Sella di Sogliano (351 m). Coincide con l’abitato di Sogliano al Rubicone.


Passo del Gorolo (318 m).
Valicato dalla SP 11, tra Sogliano al Rubicone e Borghi.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: il porto-canale di Cesenatico (ww.casedasogno.com)

Castelfidardo, ossario

Castelfidardo, ossario

Ancona (panoramio)

Ancona (panoramio)

Senigallia, un ciclista transita davanti alla Rocca Roveresca (tripadvisor.com)

Senigallia, un ciclista transita davanti alla Rocca Roveresca (tripadvisor.com)

Senigallia, Rotonda sul Mare (panoramio)

Senigallia, Rotonda sul Mare (panoramio)

Fano, Arco di Augusto (www.ckappa.it)

Fano, Arco di Augusto (www.ckappa.it)

Gradara (www.gradara.com)

Gradara (www.gradara.com)

Fiorenzuola di Focara al tramonto (panoramio)

Fiorenzuola di Focara al tramonto (panoramio)

Il porto di Cattolica (www.hotelcristinacorona.it)

Il porto di Cattolica (www.hotelcristinacorona.it)

Il Misano World Circuit (www.specialehotel.com)

Il Misano World Circuit (www.specialehotel.com)

La spiaggia di Riccione al naturale (panoramio)

La spiaggia di Riccione al <<naturale>> (panoramio)

La rocca di San Leo (panoramio)

La rocca di San Leo (panoramio)

Sport estremi a Perticara (www.valmarecchia.it)

Sport estremi a Perticara (www.valmarecchia.it)

Sarsina, concattedrale di San Vicinio (www.comune.sarsina.fo.it)

Sarsina, concattedrale di San Vicinio (www.comune.sarsina.fo.it)

Lo scollinamento del Barbotto (panoramio)

Lo scollinamento del Barbotto (panoramio)

Stoccaggio del prelibato Formaggio di Fossa (www.odealvino.com)

Stoccaggio del prelibato Formaggio di Fossa (www.odealvino.com)

Colline a perdita d’occhio, con San Marino sullo sfondo: è una delle viste panoramiche possibili da San Giovanni in Galilea

Colline a perdita d’occhio, con San Marino sullo sfondo: è una delle viste panoramiche possibili da San Giovanni in Galilea

LA SALITA DEL GIORNO: BARBOTTO

maggio 21, 2010 by Redazione  
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Roberto, un “salitomane” esperto conoscitore delle strade della sua Romagna, ci porta in avanscoperta sul Barbotto, la salita “regina” della tappa di Cesenatico.

Foto copertina: l’ex professionista Paolo Alberati testa il Barbotto (viaravenna.splinder.com)

La 13° tappa da Porto Recanati a Cesenatico è una di quelle classiche frazioni che non mutano le prime posizioni della classifica generale, ma possono comunque riservare spettacolo. E’ parecchio lunga (223 Km), ma non impegnativa. Ritengo molto probabile che possa andare in porto una fuga, ma non mi stupirebbe nemmeno una volata di gruppo con velocisti che sanno anche tenere su salite non eccessivamente lunghe. Le due ascese di giornata, infatti, sono piuttosto brevi: Perticara misura 7 Km con 430 m di dislivello; il Barbotto è lunga 4,7 Km con 373 m di dislivello (pendenza media quasi dell’8%), ma nell’ultimo chilometro presenta però inclinazioni sempre in doppia cifra. Parlando brevemente della prima salita, non credo che Perticara possa fare danni. I primi 2 Km sono abbastanza ostici, costantemente attorno al 9%, ma solo chi è in pessime condizioni fisiche e i velocisti totalmente inadeguati alla salita dovrebbero staccarsi. I rimanenti 5 Km sono un po’ più pedalabili. I partecipanti della Nove Colli la conoscono perché in questa Gran Fondo la affrontano in discesa nel percorso lungo.
Ma decisamente più conosciuta dai granfondisti è la salita seguente di questa tappa, il celeberrimo Barbotto, forse la salita più famosa dell’Appennino Romagnolo, diventata ormai un’istituzione nel tracciato della Nove Colli, affrontata sia nel percorso medio, sia in quello lungo. L’ultima volta che è stata inserita al Giro d’Italia fu nel 1973 in una tappa che arrivava in cima al Monte Carpegna. Sul Barbotto si segnalò in positivo Eddy Merckx che con il suo fido gregario De Schoenmaecker mise in difficoltà Jose “Tarangu” Fuente e gli inflisse un pesante distacco al termine della tappa. Giornata nera invece, oltre che per Fuente, anche per Marino Basso che si impiantò sulle rampe più dure e cadde imprecando.
Al momento mi trovo a Mercato Saraceno, piccola cittadina della vallata del Savio, pronto a imboccare la salita in sella alla mia bici. Appena superato il ponte sul fiume mi trovo già costretto ad alzarmi sui pedali e a inserire il 39×25, dato che la strada si attesta subito su pendenze attorno al 7-8% con un breve tratto al 10% dopo il primo tornante a sinistra. Fin da subito si nota la segnaletica fissa della Nove Colli, una caratteristica unica di questa Gran Fondo. Questi primi 500 m sono in buona parte in ombra ma, passato questo tratto, la vegetazione si dirada e la salita diventa esposta ai raggi solari. I successivi 500 m sono un po’ più abbordabili e posso leggermente indurire il rapporto dietro mettendo il 23. In seguito riprendono a esserci segmenti nuovamente più impegnativi, che mi richiedono ancora il 39×25. Brevissimi tratti in leggero falsopiano mi permettono di rilanciare l’azione con il 23 o anche il 21, ma sono davvero troppo brevi per rifiatare e incrementare in maniera decisa il ritmo. La strada è pressoché priva di traffico e i pochi edifici presenti lungo l’ascesa sono alcune case di contadini e allevamenti. I primi 3 chilometri e mezzo presentano una pendenza media del 7,4%, ma il clou deve ancora arrivare. 200 m per respirare un attimo e poi arriva la mazzata dell’ultimo chilometro. Già in una serie di 4 tornanti stretti e molto ravvicinati si sfiora il 10% e mi vedo assolutamente costretto a inserire il 39×25 per non piantarmi. Superati i 4 tornanti si presenta davanti un rettilineo micidiale e spacca gambe, 700 m interminabili con pendenza media del 12% e massima del 18%. Nonostante sia uno scalatore puro faccio davvero fatica in questo tratto e arranco vistosamente con le spalle. Potrei forse farcela anche con il 39×25, ma per non rischiare di fare la fine di Marino Basso metto per sicurezza la catena sul pignone da 27 denti. Anche i professionisti avranno bisogno almeno di un 39×23 per affrontare questa terribile rampa finale. Arrivati in cima si trova un cartello dove una frase riassume in poche parole la durezza della salita (vedi foto): “Il mito crudele del ciclista: la sfida più affascinante della Romagna”. A mio parere se questa ascesa viene presa abbastanza forte fin da subito, il gruppo dei più forti potrebbe scollinare in cima con non più di 25-30 corridori. E oltretutto anche i velocisti che meglio reggono le salite avrebbero grandissime difficoltà a rientrare nei 40 Km finali perché la discesa verso Cesenatico non è lineare, ma fino a Sogliano al Rubicone sono presenti alcuni saliscendi anche piuttosto impervi. Il mio timore, però, è che essendoci due tappe impegnative nei i due giorni seguenti (quella del Grappa e quella dello Zoncolan) gli uomini di classifica potrebbero non darsi troppa battaglia fra loro e magari qualche velocista che si è staccato nell’ultimo chilometro potrebbe essere anche in grado di rientrare prima del traguardo. Una fuga di uomini fuori classifica che va a buon fine mi sembra però la soluzione più probabile per questa tappa.
Come dicevo in precedenza, dopo la cima del Barbotto si incontrano diversi saliscendi con due strappi assolutamente da non sottovalutare e con punte che sfiorano il 10%. Superato Sogliano al Rubicone (famoso per il formaggio di fossa), la discesa diventa regolare fino a Savignano sul Rubicone per poi spianare definitivamente negli ultimi 15 Km prima dell’arrivo a Cesenatico. A pochi chilometri dal traguardo è da segnalare il passaggio della tappa per la frazione di Sala, dove risiedeva il più celebre scalatore che la terra di Romagna abbia mai partorito, il grande “Pirata” Marco Pantani.

Roberto

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PORTO RECANATI

maggio 21, 2010 by Redazione  
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Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.

Foto copertina: un fotogramma della tappa di Porto Recanati (foto Bettini)

PERCHE’ NON VINCIAMO? – 3a puntata

Come mai gli italiani non stanno conseguendo successi al Giro? Si tratta solo di una particolare “congiunzione astrale” o c’è sotto un problema reale? Abbiamo posto questa domanda sia agli appassionati (vedi la rubrica Box Populi), sia agli addetti ai lavori, corridori, ex professionisti e giornalisti.

Fred Morini, ex professionista
Tutto cio’ sta accadendo perchè il ciclismo finalmente si è aperto anche aglI altri paesi che fino a poco tempo fa non davano molta importanza a questo.
Hanno coinvolto sponsor importanti e manager veri nei team, investono tanto nei preparatori unici per i loro team e non che ogni corridore va dove vuole…
Inoltre investono molto nei settori giovanili, federazioni, pista, ecc. ecc.
I ragazzini crescono con guide linea fondamentali, i direttori sportivi sono meno incapaci dei nostri per il semplice motivo di essere di una generazione più tecnica e meno “carlona” dei nostri italiani, abituati a parlare di donne la sera a tavola invece di cose utili e reali della vita dell’uomo!!!!!!!!!!!!!!!!!

IL POLSO DI DAMIANO

L’Aquila e Porto Recanati sono state due tappe che hanno inciso parecchio sulla corsa, con soprattutto la frazione abruzzese a stravolgere la classifica generale.
Damiano esce da questa “due giorni” con un discreto bilancio: a L’Aquila non ha avuto la prontezza di buttarsi nella maxi-fuga che ha rivoluzionato la graduatoria generale, rimanendo comunque nell’assottigliato gruppo dei corridori principali; a Porto Recanati si e’ messo nelle condizioni di vincere la tappa, fallendo pero’ la volata.

Brent Copeland

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

Pozzato: “Ne avevo bisogno” Righi: “Evans, brutto esempio”(Gazzetta dello Sport)

Pozzato vince 12ª tappa. Prima vittoria italiana(Corriere dello Sport – Stadio)

Pozzato ends Italy’s Giro pain (The Daily Telegraph)

Pozzato en force (L’Equipe)

Vinokourov, Nibali y Basso contratacan(As)

Pozzato encabeza una pequeña ‘vendetta’

Pozzato gana al esprint, Arroyo y Sastre se dejan segundos en un despiste (El Mundo Deportivo)

Pozzato signe la première victoire italienne du Giro(Le Soir)

Filippo Pozzato gagne la 12e étape du Tour d’Italie(La Dernière Heure/Les Sports)

Filippo Pozzato remporte la 12e étape (actu24.be)

Filippo Pozzato wint twaalfde etappe na spurt (De Standaard)

Pozzato schenkt Italië eerste zege (Het Nieuwsblad)

Filippo Pozzato wins 12th stage of Giro d’Italia as Porte maintains lead(USA Today)

Simoni Heeds Giro’s Call and Races Once Again(The New York Times)

Porte retains Italy lead (Herald Sun)

Aussie Porte retains pink jersey (The Age)

Local drought ends as sun comes out in the Giro (The Australian)

Porte holds on to Giro d’Italia lead (The Daily Telegraph – Australia)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

OGGETTO: TAPPA

M: Alla luce di quanto successo ieri, cosa potrebbe succedere?

A) Il gruppo ha dimostrato di essere ingestibile. Oggi potrebbe ripetersi quanto accaduto ieri, con un altro gruppo numeroso in fuga con vantaggio elevatissimo? Potrebbe addirittura essere ribaltati i verdetti dell’Aquila?

B) Il gruppo è stanco dopo una tappa molto dispendiosa sia sul piano fisico, sia sul piano morale e psichico. Assisteremo ad un tappa vecchio stile, con partenza al rallentatore e gara vera solo nel finale?

S: Ah, è difficile dire. Visto che non sono ben sicuro dei motivi che hanno causato la situazione di ieri, è difficile quindi prevedere quello che succederà oggi.
Non credo però che si creerà la situazione dell’ “opzione A”. La tappa mi sembra una dalle altimetrie più facili. Potrebbe anche andare la fuga, ma direi piccola. Altrimenti volata, con Farrar favorito, e, mi butto, Goss e McEwen sul podio.
Certo sarà interessante tatticamente perchè la maglia rosa non ce l’ha più una delle squadre degli “uomini di classifica”, per cui la situazione cambia… vedremo!

H: Molto bella l’azione dei nostri big che hanno reagito alla giornataccia dell’Aquila, certo i 10” guadagnati non sono stati granchè ma sono sempre meglio di niente, mentre Evans al di là della querelle avuta con Righi, rispetto alla quale comunque si è visto molto di peggio in passato e si vede molto di peggio in altri sport, deve prendersela con se stesso per non aver seguito i nostri, a maggior ragione se si considera la debolezza della sua squadra

H: Sapessi ad Evans cosa interessava di quei 10″ persi. E alla fine di quello stupido attacco fortunatamente ha vinto solo uno, Pozzato, quello che ha corso con più intelligenti. Ai papaveri che hanno tirato fuori la lungua per dieci chilometri è rimasto solo un pugno di mosche. Che gli attacchi se li inventino a 50 km dall’arrivo, se hanno le gambe. Non a 3 km dal traguardo. Ridicoli!

H: se Evans era tanto inc…ato evidentemente i 10”, che ripeto erano 25 a 2 km dall’arrivo, gli interessavano, e non è colpa di chi ha attaccato se la salita era a 15 km dall’arrivo e non a 50

H: Evans non era nervoso per i 10″, e non lo sarebbe stato nemmeno se fossero stati 45″, ma era nervoso, credo, per il comportamento di certi gradassi che credono di essere i padroni della strada. Se Righi è tanto sicuro che Cunego sia bravo e forte non dovrebbe aver bisogno di rompere i cambi. Ieri, quando nella tappa dell’Aquila, erano in fuga Sastre, Wiggins e Porte non mi pare che nel gruppo che inseguiva i Cervelo, gli Sky e i Saxo siano andati a rompere i cambi.

OGGETTO: TENTATIVO FINALE

H: Ridicoli! Ed uso un eufemismo. Che cosa volevano dimostrare? Vantaggio guadagnato 10″. Bravissimo Pozzato, che non ha tirato e gliel’ha messo nel posto giusto a cinque pivelli che non si è ben capito che cosa cercassero. Pensavano di guadagnare tre minuti? Che pivelli! Pensavano di vincere la tappa? Ma chi? Scarponi? Nibali? Basso? Posso ancora capire Cunego, Vinokourov e Garzelli, che avevano qualche possibilità, anche se Pozzato tagliava fuori tutti. Ma gli altri che cosa volevano dimostrare? Di esserci anche loro? Patetici. E ora, con questi 10″ guadagnati, credono di essere rientrati in classifica? Patetici!
Se il ciclismo italiano è in queste mani, meglio affidarsi al cicloturismo.

M: Eh, ma non ti va mai bene niente! E’ stata un’azione fantasiosa che pochi si aspettavano, viste le fatiche passate.
E poi è sempre meglio guadagnare 10″ che perderli.
Intanto ci hanno fatto capire che Evans è proprio da solo e che quelli davanti in classifica non reggeranno alle grandi montagne.

P: E se poi dovessero risultare decisivi proprio quei dieci secondi? Magari non per la vittoria, ma che ne so… per un podio?

H: Mi va benissimo l’azione di Garzelli e di Pozzato. Che avevano qualche possibilità di vincere. E anche di Cunego, al limite. Ma Basso, Nibali e Scarponi che ci facevano lì? Cerchiamo di essere un po’ pragmatici. Pozzato e Garzelli sono a caccia di successi di tappa. Ma Basso e Nibali pensano di vincere il Giro con queste azioni da due soldi?

M: Avevano bisogno probabilmente di rifarsi per la farsa di ieri. Magari hanno visto Porte od altri un po’ in difficoltà, chi lo sa. Di sicuro non manca lo spettacolo in questo Giro.

H: Beh, certo. Tutto è possibile. Un Giro lo si può vincere anche per un secondo, se è per questo. Magari Basso vincerà il Giro non per i 10″ guadagnati oggi, ma per un solo secondo. Nessuno può dire che non sia possibile. Ma dici che ad ogni arrivo di tappa per velocisti rivedremo Basso fare azioni come quella di oggi. Così invece di 10″, ne guadagnerà 20″, 10″+10″ fa 20. Ma se Basso si sente così forte non è meglio che quelle energie se le tenga per la salita, dove ai vari Evans, Sastre e Vinokourov potrà dare non 10″ ma 6 minuti?

H: E’ un’interpretazione verosimile la tua. Mi trova concorde. Ma da quando sono partiti io vorrei sapere quanto pensavano di poter recuperare a Porte. Garzelli, Cunego e Pozzato erano almeno motivati da un possibile successo di tappa. Ma dici che veramente Basso e Nibali sono andati in cerca di 10″ da rosicchiare a Porte? Ma se si sentivano così forti perché non hanno fatto un attacco a 50 km dall’arrivo? Non potevano guadagnare di più? A me, sinceramente, è sembrata proprio un’azione da quattro soldi. Garzelli e Cunego hanno fatto bene a insistere. Ma Basso, Scarponi e Nibali credono veramente di aver portato acqua buona al loro mulino?

J: A me piace tanto così, con gli atleti costretti a muoversi in prima persona, a costo di sbagliare o di restare staccati.
Preferisco che vinca quello che sbaglia di meno, quello che resta staccato meno volte, piuttosto che vedere un trenino dello squadrone ai piedi dell’ultima salita a tirare per il capitano che fa lo scattino a 3mila metri dall’arrivo.

P: Poco ma sicuro che non ne avessero per tirare 50km, ma con un’azioncina così i secondi si potevano guadagnare (magari speravano qualcosa di più), e soprattutto hanno reso la corsa ancora più nervosa, ormai i big sanno di non potersi più distrarre nemmeno sulle salitelle

P: Dieci secondi si vanno ad elemosinare nella prima settimana. Non si possono spendere energie in quel modo soltanto per guadagnare 10″ miseri secondi quando non si sa che cos’accadrà nella terza settimana di un Giro così pieno di asperità. A me è parsa un’azione isterica.

L: Quoto J: l’attacco dei “grandi” ha reso il finale entusiasmante! Altro che aspettare il volatone…
Avranno preso poco, avrà vinto Pozzato che non è uomo di classifica, ma che comunque, a parte l’inizio dell’azione, poi ha anche collaborato alla fuga e infatti a momenti perdeva lo sprint da T-Blanc
Dopo la giornataccia che hanno passato ieri, però, credo che questi 10″ siano un toccasana per le prossime tappe che vale molto di più della fatica fatta.
Insomma azione ridicola? La mia opinione è: proprio no, è un gran bel Giro!

P: Se si parte col presupposto che le azioni sono ridicole, allora è anche inutile andare in fuga in 4 a 150 km dal traguardo, tanto i velocisti poi ti riprendono, è inutile attaccare per guadagnare qualcosa alla salitella finale, è inutile forzare sulle salite lontano dal traguardo.
Ma così ritorneremmo alle cicloturistiche con gli ultimi 40 minuti a tutta, proprio come era sino a qualche anno fa.
Ci hanno provato e se il gruppo restava a guardarsi potevano prenderne anche 30 di secondi, che chissà risultino determinanti. Schleck ha vinto una Liegi in questo modo, era solo con 20 che invece di inseguirlo si guardavano in faccia, così da regalargli 1 minuto in pianura.

C: Quoto. Ma anche se avessero avuto le forze sarebbe stato uno spreco con quello che resta da percorrere.
In pianura ai -50 era inutile e dispendioso, con la pianura e il gruppo compatto non avrebbero fatto distacchi.
Ieri c’era il perscorso vallonato che consentiva le fughe, oggi solo l’ asperità finale per uno scatto.
Domani é una via di mezzo: quindi fuga da lontano o non fuga da lontano? Questo é il dilemma.
E questo col Grappa dopodomani?
Come pensate che dormirà stanotte Evans?
Questa é anche (e soprattutto) una guerra di nervi.
E se Nibali avesse avuto la forza di staccare tutta di ruota con la sua azione ds finisseur?
Staremo a parlare di geni della tattica.

C: Premetto che di tattiche, strategie, pro, ecc. ecc. ci capisco davvero poco. Io pratico il ciclismo amatoriale e in quello so cosa mi muove: la passione il più delle volte con poca razionalizzazione o strategia negli allenamenti.
Dico questo perchè, sicuramente (anche se come ho premesso ci capisco poco), mercoledì sera molti DS (per quanto colpevoli del risultato raccolto a seguito della maxi-fuga) avranno picchiato duro con i loro atleti. In primis penso la Liquigas.
La seconda batosta sarà arrivata dai media: TG, servizi specializzati, giornali, ecc. Tutti avranno dipinto un gruppo di pretendenti che si è fatto fregare (o quasi) la possibilità di vincere il Giro dalle seconde linee o da quelli che lo erano diventati per i precedenti episodi.
Quindi, sotto un profilo razionale mi sento di condividere il pensiero di H. (parecchie energie sprecate per soli 10 secondi guadagnati, senza grosse speranze di fare un bottino maggiormente cospicuo), però ritengo di giustificare i corridori perchè spinti dalla rabbia che (presumo) avevano dentro, dalla voglia di salvarsi la reputazione facendo vedere alla gente che c’erano, cercando in altri termini di dare un segno.
In quest’ottica l’azione, pur con le poche speranze che poteva avere, la giustifico.
Dal punto di vista dello spettacolo, poi, per opinione personale preferisco un pò di movimento che non l’arrivo in gruppo con volatona dei velocisti.

OGGETTO: DANIELE RIGHI

H: Un imbecille del genere non si vedeva da tempo. Sono contento che non abbia vinto Cunego, che è suo compagno di squadra, anche se Cunego gode della mia stima. Sono contento perché Righi andrebbe preso e impiccato seduta stante. Il ciclismo non ha bisogno di imbecilli del genere. La sua squadra dovrebbe mandarlo a casa. E’ un colpo di coda della mafia. Non tolleriamo queste cose. Pollice verso!

M: Anche Evans però… un po’ troppo nervoso, avrà una squadra di m…, ma i 10 davanti se li è fatti scappare lui…

P: Che ha fatto?

H: Per difendere la fuga di Cunego (che poi è arrivato ottavo, sigh, doppio sigh, anzi triplo), ha scodato davanti a Evans per impedirgli di inseguire. Evans ha alzato le mani e lui ha replicato. Non sono l’unico ad averlo condannato. Savoldelli: “Queste cose non si possono fare”. La Lampre dovrebbe buttarlo fuori squadra.

H: Evans sarà anche un pollo, ma andare davanti a lui che sta inseguendo e tirare i freni è un’azione da bandito.

M: E’ andato davanti a rompere i cambi e si è preso gli insulti di Evans. Ancora un attimo e si menavano.
Il che non è sbagliato, visto che aveva Cunego davanti, ma sembra che si sia inserito nel treno Sky in maniera pericolosa, sbandando e facendolo rallentare, col rischio di tirare giù mezzo gruppo.

H: Sono rimasto veramente disgustato da questa vicenda. Sono cose che nel ciclismo non vorrei mai vedere. Con gente come questa corriamo il rischio di esportare dal calcio quanto di peggio c’è in quell’ambiente.

M: Adesso basta che la giuria non si inventi di espellere Evans. Una bella multa sì, ma poi basta.

H: Esatto. Non ci saranno espulsioni. Solo multe. Ma queste sono cose che non devono accadere. Così come agli allenatori delle squadre di calcio andrebbe insegnato che ai propri giocatori andrebbe insegnato che gli avversari vanno rispettati, allo stesso modo il d.s. della Lampre dovrebbe prendere Righi, questa sera, e fargli una bella lavata di capo minacciandolo di buttarlo fuori dal team. Ma il mio sospetto è che ci sia un colpo di coda della mafia ciclistica italiana che ha dettato legge per decenni e,che ora vacilla seriamente. Non è la prima volta che si vedono questi atteggiamenti mafiosi. Senza calcolare tutti quelli che non si vedono, o non si vedevano, e sono la maggioranza. Non si vedono e non ce li fanno vedere, tutti sanno che ci sono ma nessuno ne parla. Come il doping. L’aspetto più grave è questo. Queste cose nel ciclismo non dovrebbero accadere. Mi conforta il fatto che Savoldelli abbia severamente condannato l’atteggiamento di Righi.

S: Però bisogna dire che Cadel Evans non è un santerello campione di sportività. In Italia hanno sempre cercato di dipingerlo come tale, ma in realtà è uno, almeno in corsa o in “clima di corsa”, molto molto nervoso. Basta guardare su youtube per trovare video in cui dopo gli arrivi del Tour prende a manate un giornalista, oppure ad un altro minaccia di staccargli la testa e cose simili…
Io purtroppo oggi non ho visto la tappa per cui non posso dire la mia su cosa è successo. Sicuramente però non mi stupisco di trovare Evans coinvolto in una vicenda di nervosismo. E rompere i cambi fa parte del gioco del ciclismo. Il modo per battere questa tattica è avere una squadra forte. Se Evans non ce l’ha sono c…i suoi.

H: Se Evans non ha una squadra forte non è una ragione perché un gregario di bassa lega lo sorpassi e gli pianti una frenata mentre lui sta inseguendo. Non voglio chc il ciclismo diventi come il calcio.

S: Non ho visto la tappa oggi per cui non entro nel merito della cosa. Non posso sapere e dire niente a proposito.
Dicevo solo che Evans è un gran nervosone e che rompere i cambi è lecito. Tirare inchiodate pericolose sicuramente no.

G: Il problema secondo me è la modalità. Non è la prima volta (e non sarà l’ultima) che qualcuno rompe i cambi. Raramente però ho visto corridori che fanno letteralmente ostruzioni, frenando davanti al corridore che insegue. Infiltrarsi nella fila dei corridori che girano per far saltare un cambio ci sta, arrivare all’ostruzione no.

H: Giusta osservazione, G. A queste piccolezze, comunque, ricorrono veramente i pusillanimi più arroganti. Siamo al Giro d’Italia, non al Gp di Capobianco.

C: Durante l’inseguimento dei fuggitivi un Lampre (credo Marzano) era andato a rompere i cambi ed Evans “signorilmente” lo ha spostato con una manata.
Il minuto successivo il suo compagno Righi, in versione giustiziere del pomeriggio, é andato a tagliare la strada ad Evans e lì si sono presi reciprocamente a manate.
Comunque, anche se non era una rottura di cambio ortodossa, non gli ha nemmeno frenato di botto davanti.
Tra l’altro Evans non era in testa a tirare, era circa in ventesima posizione con tutto il gruppo dietro.
Se Righi avesse inchiodato come qui si dice sarebbero caduti a decine.
Il problema é che Evans, sia qui che al Tour, é disabituato ai cambi di ritmo.
Nei giorni scorsi aveva pure dichairato che si sentiva la mancanza di una figura come Cipollini.
E infatti si é visto.

OGGETTO: PINOTTI

H: E’ il gregario (o se vogliamo l’apripista) di Greipel, il velocista. Che è nel gruppo che insegue. Pinotti va in fuga. Non solo. Tira pure. Collabora. E tra i fuggitivi c’è gente come Pozzato, Cunego, Pineau e Vinokourov. Forse punta al 7° posto. Beh, lo ottiene: complimenti. Una tattica di gara veramente intelligente. Non è che alcuni ciclisti stanno diventando come i pugili?

H: Greipel non ha fatto niente fino a oggi e per stessa dichiarazione del suo ds dall’ammiraglia non ne aveva per fare la volata mentre Pinotti punta a fare classifica

H: Pinotti nella terza settimana prenderà tanti di quei minuti che se arriverà 16° sarà per lui una grazia. In ogni caso non si fa classifica guadagnando 10″ a botta. La storia è un’altra.

H: Sempre meglio guadagnarli quei 10” che perderli senza contare che a 2 km dall’arrivo erano 25, poi Pinotti all’inizio è andato dietro a Failli e Bisolti e lì puntava alla tappa come successe ad Anagni l’anno scorso, una volta che si è trovato davanti ha tirato dritto

H: I compagni di squadra dei velocisti vanno in fuga solo a colpo sicuro. Se vengono raggiunti non tirano più. Pozzato ha corso con intelligenza, è stato sulle ruote e al momento giusto è venuto fuori. La tattica di Pinotti è stata doppiamente scriteriata, peggio ancora di quella di Basso&Nibali. Una volta raggiunto e circondato avrebbe dovuto mettersi in fondo, non tirare più e far rientrare il gruppo. Guadagnare 10″ a costo di quella fatica e dopo aver messo fuori gioco il proprio capitano è veramente da pivelli.

H: Greipel oggi non avrebbe mai potuto vincere, ed evidentemente anche dall’ammiraglia è stato dato il via libera a Pinotti

H: Greipel sarebbe arrivato secondo, o forse terzo. Pinotti è arrivato settimo e non ha nemmeno lontanamente corso… il rischio di vincere. Meglio un settimo posto o un secondo posto, visto che Greipel “oggi non poteva vincere” (ah sì?).

J: Pinotti sta evidentemente puntando alla classifica generale, se si sono mossi i migliori ha fatto bene a seguirli. In un Giro così pazzo potrebbe anche riuscire ad entrare nei 10, che per lui sarebbe davvero un ottimo risultato.

C: Anzitutto Pinotti per prima cosa ha provato a reagire a quelli che scattavano e poi, ripreso dagli altri, si doveva staccare? E perchè? Lui ha buone dote da finisseur.
Poteva provare a partire all’ ultimo km. Come hanno fa Nibali e dietro di lui Vino (che della cosa é grande esperto).
Non ha avuto le forze per farlo ? Pazienza, é lo sport. Se non provi non puoi sapere. Non eri tu quello che incitava al coraggio?
E poi Greipel secondo oggi ci arrivava se si giocava con le biglie. L’allungo finale vista la scarsa forma lo avrebbe pagato eccome! E in ogni caso Pinotti conosce molto meglio di noi le reali condizioni del compagno.
Quindi se oggi ha provato quell’azione doveva avere validi motivi!
Per loro possibilità di vincere ancora tappe quasi non c’é ne sono ed effettivamente Pinotti troppe passibilità di far classifica non ne ha.
Inoltre, a ripensarci l’altroieri i Liquigas non sono stati affatto polli.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

GIRO A SEGNO

Rubrica semiseria sul Giro 2010, in ricordo del grande Raimondo Vianello

Curioso stralcio di telecronaca odierna:
Destro di Evans, montante di Righi
gancio di Evans, Righi lega e reagisce
colpo sotto alla cintura di Evans,
diretto sinistro di Righi…..

by Napo

Lultima apparizione televisiva di Vianello, al Festival di Sanremo del 2008, con la moglie Sandra e Pippo Baudo (virgilio.it)

L'ultima apparizione televisiva di Vianello, al Festival di Sanremo del 2008, con la moglie Sandra e Pippo Baudo (virgilio.it)

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Porto Recanati – Cesenatico

Porto Recanati: alternanza di pioggia moderata (3,2 mm) e schiarite, temperatura 17,2°C (percepiti 11°C causa vento), vento forte da NNW (31-40 km/h), umidità al 79%, mare molto mosso
Senigallia (54,5° Km): nuvole sparse, temperatura 19,2°C (percepiti 14°C causa vento), vento moderato da NNW (28-35 km/h), umidità al 64%, mare mosso
Cattolica (105,6° Km): alternanza di pioggia debole (0,3 mm) e schiarite, temperatura 20,2°C (percepiti 16°C causa vento), vento moderato da NNW (19-26 km/h), umidità al 61%, mare mosso
Rimini (125,7° Km): alternanza di pioggia debole (0,5 mm) e schiarite, temperatura 21°C (percepiti 17°C causa vento), vento moderato da NNW (17-25 km/h), umidità al 54%, mare poco mosso
Rimini (125,7° Km): alternanza di pioggia debole (0,5 mm) e schiarite, temperatura 21°C (percepiti 17°C causa vento), vento moderato da NNW (17-25 km/h), umidità al 54%, mare poco mosso
Mercato Saraceno (170,9° Km): alternanza di pioggia debole (0,8 mm) e schiarite, temperatura 21,2°C, vento debole da NNW (8-16 km/h), umidità al 52%
Cesenatico: nuvole sparse, temperatura 22,3°C, vento debole da NW (8-12 km/h), umidità al 47%, mare poco mosso

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

“Che barba, che noia; che noia che barba” (fino a 12 Km dall’arrivo)…. meno male che oggi i telecronisti hanno largheggiato….

Sgarbozza: “Me Ewen”
Cassani: “Una crisi di fame, conseguenza della caduta sullo sterrato di Montalcino” (gli scossoni gli han fatto volar via i panini?)
Pancani: “Dovranno affrontare un giro in circuito” (Pancà, spiegaci come si fa un giro in linea!)
Pancani: “Julian Dean è stato prezioso per il successo di Farrar sul traguardo di Cava de’ Tirreni” (era Bitonto)
Conti: “Pambianco vide Anquetil che mangiava un panino con la carta sul Macerone” (è successo sul Passo del Muraglione)
Savoldelli: “Vigghins” (Wiggins)
Martinello: “Quest’ultimo chilometro è completamente dritto” (e mentre parlava i fuggitivi transitavano sotto lo striscione dell’ultimo chilometro e poi affrontavano una curva a sinistra)
Cassani: “Garzelli potrebbe cercare un allungo”
Pancani: “il fatto di aver perso contatto dimostra di non essere in condizione oggi”
Pancani: “Frazione disegnata sulla carta per i velocisti” (deve essere liscia liscia; come sarà la carta per gli scalatori?)
Mura: “Attacco sulla salita di Potenza, arrivo a Porto Recanati” (ammazza, ma quanto era lunga questa tappa??!!)
Savoldelli: “Penso che a Evan sta succedendo quello che pensevamo” (due strafalcioni al prezzo di uno)
Pancani: “Cadel Evans è chiuso nel suo pulmann” (se ogni corridore venisse al Giro col suo pullman personale intasiamo le strade d’Italia)
Pancani: “Evans ha perso testa e nervi” (Ok per la testa… ma non ho mai visto nessuno perderli per strada i nervi, al massimo vengono…. non se ne vanno)
Televideo RAI: “I tre hanno raggiunto gli 8′ di vantaggio” (vantaggio massimo 9′37″, tra l’altro raggiunto da uno solo dei fuggitivi di giornata)

Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.

Intervistatore (non ne ricordo il nome): “Allora, sei pronto per il Tour?” Risposta: “Guarda che manca ancora un mese”

Qualche perla sparla di Cassani degli scorsi anni
“Ha cercato di staccare i cronometristi a cronometro”
“Vincemmo una tacca” (tappa)
“Hanno tolto l’acceleratore dal gas”
“Mancano 500 km alla fine della discesa”

ARCHIVIO ALMANACCO
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1a tappa Amsterdam


2a tappa Amsterdam – Utrecht

3a tappa Amsterdam – Middelburg

4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)

5a tappa Novara – Novi Ligure

6a tappa Fidenza – Carrara

7a tappa Carrara – Montalcino

8a tappa Chianciano Terme – Terminillo

9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni

10a tappa Avellino – Bitonto


11a tappa Lucera – L’Aquila

PAZZO, PAZZO, PAZZO GIRO

maggio 20, 2010 by Redazione  
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In una tappa quella di oggi che, verosimilmente, doveva regalare emozioni pari a zero, succede di nuovo l’imponderabile. Basta la salitella di Potenza Picena a dieci chilometri dall’arrivo per sconvolgere gli equilibri: tutti i big che devono recuperare se ne vanno, eccezion fatta per Cadel Evans che, invece di alzare il ritmo in testa al gruppo, alza le mani verso gli uomini Lampre. Alla fine, quello che conta è altro: arriva la prima vittoria italiana in questo Giro e porta la firma di chi indossa la maglia tricolore, cioè Pippo Pozzato che si mette alle spalle i due francesi Voeckler e Pineau.

Foto copertina: Pozzato “spalanca” il tricolore sul traguardo di Porto Recanati (foto Bettini)

Non c’è pace sotto gli ulivi, ma almeno finalmente lo stivale sorride. E’ un Giro d’Italia strano, pazzo a tratti perché regala emozioni a non finire. Alzi la mano chi avrebbe scommesso, questa mattina, che nella dodicesima tappa, 206 chilometri da Città Sant’Angelo a Porto Recanati con qualche salitella sparsa qua e la ed un finale riservato alle ruote veloci, negli ultimi dieci chilometri la testa della corsa fosse così composta: Damiano Cunego, Stefano Garzelli, Michele Scarponi, Vincenzo Nibali, Ivan Basso, Marco Pinotti, Alexandre Vinokourov. A questi, poi, ci vanno aggiunti Pozzato, Voeckler e Pineau. In pratica i primi dieci dell’ordine d’arrivo di oggi in una frazione che alla fine si è rivelata selettiva.
D’altra parte, dopo lo scacco matto dell’Aquila firmato Porte, Arroyo e Sastre, tutti gli altri big hanno dovuto cambiare tattica: ad ogni cavalcavia, bisogna premere sul gas. E non è che ci siamo dimenticati di qualcuno, in particolar modo di Cadel Evans. Il campione del mondo è rimasto sorpreso dall’attacco congiunto di questi uomini di classifica ed ha dimostrato tutto il suo nervosismo andando addirittura a mettere le mani addosso in corsa a Daniele Righi (Lampre) che stava rompendo i cambi in testa al plotone per favorire l’attacco di Cunego. Alla fine, nessuna penalizzazione, ma un po’ di multa.
Doveva essere tappa tranquilla e non lo è stata. La fuga se ne va dopo nove chilometri con l’attacco solitario di Rick Flens (Rabobank) che al 18° chilometro raggiunge un vantaggio sul gruppo di quasi quattro minuti ed è in quel frangente che scattano Yuri Krivstov (AG2R) e Oliver Kaisen (Omega Pharma-Lotto) che al 42° chilometro riescono a riprendere il fuggitivo solitario ed hanno raggiunto un vantaggio massimo sul gruppo di 9’37”. Il plotone, però, inizia a svegliarsi con in testa gli uomini Garmin e Htc che riducono, a metà percorso, il vantaggio intorno ai cinque minuti e mezzo.
Dopo il freddo ed il gelo di ieri, oggi il ritmo è un po’ più basso visto che la media di corsa è intorno ai 38 km/h, ma è anche comprensibile, visto che comunque i fuggitivi a 80 chilometri dall’arrivo sono a meno di cinque minuti. Al passaggio da Macerata, in un tratto in salita, a cinquanta km dalla fine, il vantaggio si è già assottigliato a 3’18” sotto l’impulso dei Garmin che vogliono portare al successo anche oggi Farrar. Ai -35 il vantaggio è di 2’30” e poi nel finale ci sarà da superare anche l’ultimo Gpm di giornata, quello di Potenza Picena a 12km dall’arrivo. Al primo passaggio sulla linea del traguardo il gruppo è arrivato alla soglia dei due minuti. Vantaggio che continua a scendere e la salitella di Potenza Picena sarà decisiva per capire chi ce la potrebbe fare.
Ai -14 il gruppo se li rimangia ma l’ultimo a mollare è Krivstov che prova a scattare, gli altri due si rialzano ma oramai il ricongiungimento è cosa fatta.
Sulla salita, una volta ripresi, provano a scattare Failli (Acqua&Sapone), Bisolti (Colnago-CSF) e Pinotti (HTC-Columbia) sui quali si porta anche Voeckler (Bbox) ma il gruppo non lascia spazio che vuole arrivare in volata.
In cima alla salita ancora colpi di scena visto che all’inseguimento di questi quattro contrattaccanti ci finiscono gente come Cunego, Vinokourov, Nibali, Garzelli, Basso, Scarponi e Pozzato con Cadel Evans che rimane intruppato nel gruppo e viene alle mani con Daniele Righi e va a discutere anche con Mazzanti (Katusha) che, ovviamente, cercano di fare il gioco dei loro capitani davanti che hanno 13” di vantaggio sul gruppo a sei chilometri dall’arrivo e spingono a tutta, vantaggio che poi passa a 21” ai meno quattro.
Il gruppo, sotto l’impulso Milram, riesca a riorganizzarsi e arriva fino a 7” di distacco a 1.500 metri dalla conclusione ma la fortuna sorride ai battistrada che trovano tante curve e, come succede in questi casi, vengono notevolmente avvantaggiati dal percorso misto. Agli ottocento metri allungano “Vino” e Nibali, si crea quasi un buco subito richiuso ai 300 e, di fatto, entrambi tirano la volata a tutti gli altri con Pozzato che esce bene dalle scie e riesce a vincere nonostante la strepitosa rimonta finale di Voeckler, arrivatogli davvero vicino. Chiude il podio Pineau che in questo Giro si sta riscoprendo, nonostante la sua carta d’identità parla chiaro.
La maledizione finisce dopo dodici giorni e cinque tappe consecutive dove il tricolore era arrivato alla piazza d’onore, una volta proprio con lo stesso biondo di Sandrigo. Speriamo che sia di buon auspicio per i dieci giorni che restano.
Il gruppo, alla fine, contiene il distacco in 10” con McEwen che va a vincere la volata del plotone battendo Belletti e Greipel. In classifica cambia poco o nulla, almeno in termini di posizioni, mentre tutti quelli che erano davanti guadagnano dieci secondi su Richie Porte e la top-ten.
Domani si arriva a Cesenatico nella tappa dedicata al Pirata e le salitelle intorno alla Riviera romagnola potrebbero riservare qualche altra interessante sorpresa.

Saverio Melegari

CHICCHI A SEGNO IN CALIFORNIA

maggio 20, 2010 by Redazione  
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Il portacolori della Liquigas si è imposto nella quarta frazione del Giro di California, corsa giunta oggi al suo giro di boa. A questo punto la rosa dei “papabili” al successo si è ristretta ad una ventina di elementi, introdotta dal capoclassifica Zabriskie. Possibilità di vittoria sfumata, invece, per Andy Schleck e Fabian Cancellara.

Successo italiano nella quarta tappa del Giro di California, la San Josè – Modesto di 195 km.
La vittoria in volata davanti a Haedo e a Cavendish è andata al portacolori della Liquigas Francesco Chicchi, già Campione del Mondo U23 nel 2002.
Come da copione, la tappa numero quattro della corsa americana, è vissuta su di una fuga partita poco dopo la partenza ma, con l’avvicinarsi del traguardo, il gruppo controllato dalle squadre dei velocisti ha chiuso il gap, portando le ruote veloci nella miglior posizione per giocarsi la vittoria.
Nello “scontro” uomo contro uomo il velocista italiano non ha avuto nessun timore referenziale nei confronti dei suoi antagonisti, soprattutto nei confronti di quello che è considerato, a torto o a ragione, lo sprinter più veloce del mondo.
L’arrivo a ranghi compatti non ha intaccato la classifica, che vede sempre in vetta lo statunitense Zabriskie.
Con l’arrivo di Modesto il Tour of California ha raggiunto il suo “giro di boa”, mancando infatti 4 tappe alla conclusione di domenica prossima. A questo punto, scorrendo la classifica saltano all’occhio alcune cose.
Innanzitutto la rosa dei molteplici pretendenti alla vittoria finale si è notevolmente assottigliata e ai piani nobili della classifica sono rimasti solamente, oltre all’attuale leader, Armstrong e 4 dei suoi compagni di squadra tra cui Rubiera e Leipheimer (tra l’altro, il sette volte vincitore del Tour ha tagliato il traguardo odierno in ritardo causa caduta, ma la giuria gli ha abbuonato il distacco essendo l’incidente avvenuto entro gli ultimi 3 Km), l’uomo Saxo Voigt e il BMC Morabito. Tra loro troviamo anche Rogers, Sagan e Bellotti, partiti però per questa avventura americana senza ambizione particolari.
Nelle retrovie della classifica sono sprofondati il campione statunitense Hincapie (3’08”), Andy Schleck (17’44”) e Cancellara (34’30”)

Mario Prato

Chicchi sfreccia per primo sul traguardo di Modesto (foto Jon Devich)

Chicchi sfreccia per primo sul traguardo di Modesto (foto Jon Devich)

19-05-2010

maggio 20, 2010 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA
Il russo Evgeni Petrov (Team Katusha) si è imposto nell’undicesima tappa, Lucera – L’Aquila, percorrendo 262 Km in 6h28′29″, alla media di 40,465 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’italiano Dario Cataldo (Quick Step) e lo spagnolo Sastre Candil. Maglia rosa è l’australiano Richie Porte (Team Saxo Bank), con 1′42″ sullo spagnolo Arroyo Duran e 1′56″ sul croato Kiserlovski. Miglior italiano è Valerio Agnoli (Liquigas-Doimo), 5° a 4′41″.

AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
L’italiano Francesco Chicchi (Liquigas-Doimo) si è imposto nella quarta tappa, San Jose – Modesto, percorrendo 195,5 Km in 4h55′02″, alla media di 39,758 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Juan Jose Haedo e il britannico Cavendish. Lance Armstrong (Team Radioshack) è 94° a 2′09″ (distacco neutralizzato dalla giuria causa nel finale)
Lo statunitense David Zabriskie (Garmin-Transitions) conserva la testa della corsa, con 4″ sull’australiano Rogers e 6″ sullo statunitense Leipheimer. Miglior italiano Bellotti, 14° a 27″, Armstrong è 18° a 27″

OLYMPIA’S TOUR (Paesi Bassi)
Lo statunitense Taylor Phinney (Trek-Livestrong U23) si è imposto anche nella seconda tappa, Meppel – Gendringen, percorrendo 159,4 Km in 3h21′13″, alla media di 47,531 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli olandesi Van Poppel e Vermeltfoort. L’unico italiano in gara, Stefano Palu (Team NRW), non ha preso il via. Ora Phinney comanda con 37″ sul neozelandese Sergent e 50″ sul britannico Dowsett.

TOUR OF JAPAN
Il giapponese Shinri Suzuki (Shimano Racing) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Minami Shinshu, percorrendo 148 Km in 3h59′35″, alla media di 37,064 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Claudio Corioni (De Rosa – Stac Plastic) e il giapponese Sano. Suzuki è il nuovo leader della classifica, con 5″ su Sano e 6″ su Corioni.

CIRCUIT DE LORRAINE PROFESSIONEL
Il bielorusso Yauheni Hutarovich (Française Des Jeux) si è imposto nella prima tappa, Thionville – Jarny, percorrendo 162 Km in 3h43′07″, alla media di 43,564 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Luca Paolini (Acqua & Sapone) e il portoghese Cardoso, distanziati in classifica di 4″ e 6″.

CITTA’ SANT’ANGELO – PORTO RECANATI: LA TAPPA CHE “SA DI VACCA”

maggio 20, 2010 by Redazione  
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Non c’è giorno. alla corsa rosa. che una salita non s’interponga al cammino dei corridori. “Una salita al giorno leva la noia di torno” potrebbe essere, infatti, lo slogan dei giri made in Zomegnan, particolarmente in queste tappe di transizione che una volta si cercava di tracciare nella maniera più lineare possibile. Ma il nuovo corso adottato al Giro ha introdotto difficoltà ovunque, costringendo i velocisti ad attrezzarsi per non vedersi tagliati fuori dalle possibilità di successo. Tappe completamente pianeggianti sono divenute, di questi tempi, una perla rara e la frazione di Porto Recanati non sfugge a questa regola, con le tre ascese piazzate nelle battute conclusive di quella che, per molti sprinter, rappresenterà anche l’estrema occasione di lasciare il segno al Giro 2010. Da domani pendenze e strade vireranno con decisione verso l’alto.

Un vecchio adagio lombardo recita che “La buca l’è minga straca se la sa no de vaca”. Tradotto letteralmente suonerebbe “la bocca non è stanca se non sa di vacca” (leggi latte) e, in sostanza, questo proverbio spiega che un pranzo che si rispetti deve contemplare la degustazione di un buon pezzetto di formaggio. Questo discorso può tranquillamente essere applicato a tutte quelle tappe completamente pianeggianti e che, per questo, risultano insipide al palato del tifoso irriducibile delle salite, la vacca del ciclismo, dalle cui mammelle più gonfie le grandi penne del giornalismo sportivo hanno tratto fiumi di parole, le frasi che hanno narrato le gesta dei grandi campioni del pedale. Non è tappa vera, dunque, se non preveda almeno uno zampelotto e Zomegnan – che, a dispetto di un cognome che potrebbe tradire natali veneti, è brianzolo D.O.C. e il proverbio della “buca” l’ha ascoltato spesso – l’ha capito benissimo, adottando da subito questa filosofia di strada. Andando da Città Sant’Angelo a Porto Recanati si poteva tranquillamente rimanere sulla litoranea, proponendo una tappa breve e abbastanza digeribile, soprattutto alla luce delle aspre salite che il Giro offrirà nelle giornate successive. Invece, anche stavolta i velocisti dovranno fare i conti con tre difficoltà, per di più piazzate nei chilometri conclusivi, mentre avranno comunque un indubbio vantaggio dal circuito finale, che permetterà loro di prendere le misure del rettilineo d’arrivo. Un traguardo, quello di Porto Recanati, che per molti sprinter rappresenterà l’ultima occasione per mettersi in mostra, poiché da qui a Verona ci saranno nove frazioni e di queste una sola – la Levico Terme – Brescia, in programma al quartultimo giorno di gara – presenterà un tracciato che sarà pane per i loro denti. Con questa prospettiva, una buona parte delle ruote veloci del gruppo preferiranno prendere la strada di casa, imitando quanto fece Mark Cavendish l’anno scorso dopo la vittoriosa tappa di Firenze.
Tre salite, abbiamo detto, ma in realtà saranno quattro. L’ascesa “occulta” non figura sull’altimetria perché sarà affrontata fuori gara, nel tratto a velocità controllata che i corridori sono soliti percorrere tra il raduno di partenza e il via reale della frazione. Il gruppo si muoverà dal “Città Sant’Angelo Outlet Village” per dirigersi verso il centro storico della città sede di partenza, situato in collina a 317 metri di quota, e dovranno inevitabilmente affrontare una salita. Attraversato il paese di Massimo Oddo, uno dei due azzurri pescaresi (l’altro è Fabio Grosso) della nazionale di calcio vittoriosa a Berlino la notte del 2 agosto 2006, si farà ritorno nella zona industriale dove, sotto l’arco gonfiabile che rappresenta fisicamente il “chilometro zero”, il direttore di corsa darà il via ufficiale alla tappa con un colpo di fischietto. Sono istanti generalmente tranquilli quelli dello start, ma talvolta capita che qualcuno parta di slancio proprio al transitare sotto l’arco o che si viaggi a velocità da razzo sin dalle battute iniziali. A muoversi sono corridori oramai fuori gara, mentre è più unico che raro il caso nel quale a tentare l’assalto sia uno degli inquilini dei piani alti della classifica, soprattutto in tappe simili a questa. Bisogna essere dei campioni con la C maiuscola, con i fiocchi e i controfiocchi, per imbastire un attacco del genere e riuscire a portarlo a termine. Bisogna essere dei “Merckx”, insomma, e nella carriera dal grande campione belga ha trovato posto una simile impresa, messa in scena al Tour del 1971, nella storica tappa Orcières Merlette – Marsiglia, quando attaccando in partenza riuscì, in una frazione di trasferimento, a recuperare quasi due degli otto minuti accusati il giorno prima dallo spagnolo Ocaña.
I primissimi chilometri di gara si svolgeranno in dolcissima discesa, poi si andrà a imboccare la statale “Adriatica” sulla quale si permarrà per metà tappa, attraversando le principali località balneari del litorale teramano prima e di quello piceno poi. In pratica, per oltre 100 Km la dodicesima frazione scorrerà via liscia come l’olio, proponendo al massimo difficoltà più lievi d’un cavalcavia. La maggior parte dei centri che si toccheranno in questa fase sono caratterizzati da una struttura urbana doppia, con l’agglomerato turistico collocato sulla riva e il centro antico posto sull’alto di un colle, talvolta impreziosito da qualche edificio di pregio. È una veste con la quale si presenta la stessa località di partenza e poi Silvi, il cui centro vecchio è l’erede di un antico e omonimo borgo romano, sito in un’area ricca di boschi, dai quali avrebbe tratto il nome, anche se gli studiosi non hanno ancora stabilito con certezza se derivi dal termine “Silvae” – che significa proprio bosco – o dal nome del Dio Silvano, venerato dagli antichi romani quale protettore delle foreste. Al contrario, i successivi due centri attraversati, Pineto e Roseto degli Abruzzi, esulano da questa forma urbanistica, essendo entrambi i “cuori” di queste località localizzati sul litorale. Il turista alla ricerca di qualche perla artistica dovrà andarsela a cercare, novello Diogene, sui colli dell’entroterra, dove si possono ammirare la chiesa di San Salvatore a Morro d’Oro e quelle abbaziali di Santa Maria di Propezzano e di San Clemente al Vomano, entrambe situate lungo il corso del Vomano, il fiume che scende da una sottocatena del Gran Sasso d’Italia.
Più vicino al mare e ai divertimenti balneari di una delle località di villeggiatura più frequentate dell’Adriatico è il rinascimentale duomo di San Flaviano, la cui cupola semisferica svetta sui tetti di Giulianova Alta e al cui interno riposano le spoglie del santo patriarca di Costantinopoli, giunte in questo centro il 24 novembre di un anno imprecisato, durante la loro traslazione da Istanbul a Ravenna, voluta dall’imperatrice Galla Placidia e interrottasi bruscamente a causa di una tempesta che sterminò l’equipaggio.
Dopo Tortoreto Lido e Alba Adriatica i “girini” saluteranno l’Abruzzo accogliendo gli applausi degli abitanti di Martinsicuro, centro fondato dai Liburni col nome di Truentum in un’area abitata sicuramente fin dal IX secolo a.C., periodo al quale risale un insediamento dell’età del bronzo rinvenuto sulle colline restrostanti.
Si entrerà nelle Marche attraverso la porta della “Riviera delle Palme”, com’è stato battezzato il tratto di costa che ha il suo “faro” nella località di San Benedetto del Tronto, che non è non soltanto una stazione balneare di prim’ordine ma anche uno dei principali porti pescherecci d’Italia. La sua valenza portuale non è limitata al mercato ittico perché San Benedetto costituisce anche il naturale approdo della Tirreno – Adriatico, la più importante corsa a tappe italiana dopo il Giro, che fin dalla seconda edizione vi ha stabilmente fissato l’epilogo della frazione conclusiva, talvolta preceduta da snervanti tappe di collina tracciate tra i centri dell’entroterra. Molti di questi comuni, in gran parte recentemente passati dalla provincia di Ascoli Piceno a quella neonata di Fermo, sono compresi nel cosiddetto “distretto calzaturiero marchigiano”, ritenuto il più prestigioso della nostra nazione per il livello qualitativo delle scarpe qui prodotte. Il centro princiale di quest’area è proprio il nuovo capoluogo – la provincia, istituita nel 2004, esiste ufficialmente dal 22 giugno 2009, data dell’elezione del primo presidente – rilevante città d’arte, il cui “clou” è rappresentato dalla centralissima Piazza del Popolo.
Alle porte di Civitanova Marche terminerà il tratto costiero di questa frazione e s’imboccherà la valle del Chienti, ma per un’altra ventina di chilometri il tracciato non offrirà vere e proprie difficoltà. Ai corridori, infatti, non peseranno i 100 metri di dislivello scarsi che si supereranno procedendo verso Piediripa, dove si giungerà dopo essere transitati a breve distanza dall’antichissima chiesa a due piani di San Claudio al Chienti, meritevole di una deviazione.
Nella zona industriale di Macerata si attaccherà la salita diretta al centro storico, la prima delle tre difficoltà finali. L’ascesa è pedalabile – sono circa 4500 metri al 4,4% con uno strappo al 10% all’inizio – e il gruppo l’affronterà senza grossi scossoni. Non dovrebbero, dunque, registrarsi sorprese, così come non se ne videro nel finale della tappa di Macerata del 1998, che prevedeva, una volta effettuato lo scollinamento, di ridiscendere a Piediripa, dove Mario Cipollini andò a segno bruciando in volata Silvio Martinello ed Endrio Leoni.
Speculare alla salita, a livello pendenze, sarà la successiva planata verso la valle del fiume Potenza, che si raggiungerà dopo aver lambito l’area archeologica di Helvia Ricina, centro in gran parte ancora da scavare, citato per la prima volta nel I secolo d.C. e dotato d’un imponente teatro, un tempo ricoperto di marmo, al cui interno potevo essere accolti fino a 2000 spettatori.
Per una quindicina di chilometri si tornerà a pedalare sul velluto, lasciando a sinistra e a destra le strade che si divincolano ripidamente dal fondovalle, dirette a Recanati e a Montelupone, culmine del muro che, negli scorsi anni, è stato proposto in due occasioni alla “Corsa dei due mari”. Ai “girini” sarà risparmiata quella tremenda verticale, sostituita dalla parallela ascesa diretta a Potenza Picena, più agevole ma comunque dotata di pendenze che potrebbero fare male a qualcuno: si pedalerà all’insù per 2,5 Km, superando una pendenza media del 6,5% e picchi fino al 13%, per poi ributtarsi nella valle del Potenza e da lì portarsi in breve al traguardo di Porto Recanati.
Chiuderà questa giornata un anello di quasi 25 Km che debutterà con un tratto a moderati saliscendi, tracciati ai piedi del colle dal quale troneggiano la città di Loreto e il suo celeberrimo santuario, costruito per costudire la “Santa Casa”, l’abitazione nazarethana della Madonna, trasportata in Europa via mare nel XIII secolo e in origine rimontata a Tersatto, nell’odierna Croazia. Si andranno quindi a ricalcare le strade già battute una trentina di minuti prima, ritornando ai quasi 190 metri di Potenza Picena, con l’ultimo scollinamento, piazzato a 10,5 Km dall’epilogo, valevole come GPM.
A questo punto i velocisti rimasti agganciati al gruppo si esibiranno nel loro ultimo tuffo, per accaparrarsi l’estrema possibilità di guadagnarsi un posto al sole in questa edizione della corsa rosa.

LAVORI IN CORSO
Apportate tre modifiche al percorso.
1) La salita iniziale al centro di Città Sant’Angelo sarà effettuata in gara e non nel tratto di trasferimento
2) Inserite le salite di Monte San Giusto e Corridonia prima del GPM di Macerata
3) Dopo Macerata non si andrà a Potenza Picena scendendo nella valle del Potenza e poi risalendo, ma percorrendo la strada in quota che transita anche per Montelupone (senza affrontare il muro). Confermato il finale, col circuito che riporterà i “girini” a Potenza Picena, stavolta salendo dalla valle del Potenza.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: il castello di Porto Recanati (panoramio)

Città Sant’Angelo (www.premiowebitalia.it)

Città Sant’Angelo (www.premiowebitalia.it)

Santa Maria di Propezzano (panoramio)

Santa Maria di Propezzano (panoramio)

San Clemente al Vomano (www.abruzzoinbici.it)

San Clemente al Vomano (www.abruzzoinbici.it)

Giulianova, la cupola del duomo di San Flaviano (panoramio)

Giulianova, la cupola del duomo di San Flaviano (panoramio)

San Benedetto del Tronto, lungomare (panoramio)

San Benedetto del Tronto, lungomare (panoramio)

Fermo, Piazza del Popolo (www.artelabonline.com)

Fermo, Piazza del Popolo (www.artelabonline.com)

San Claudio al Chienti (www.fiaf-marche.it)

San Claudio al Chienti (www.fiaf-marche.it)

Lo Sferisterio di Macerata, teatro unico nel suo genere, accolto in un edificio originariamente eretto come stadio per la pratica dello gioco del pallone col bracciale (www.sferisterio.it)

Lo Sferisterio di Macerata, teatro unico nel suo genere, accolto in un edificio originariamente eretto come stadio per la pratica dello gioco del pallone col bracciale (www.sferisterio.it)

Helvia Ricinia, i resti del teatro in una vecchia cartolina (panoramio)

Helvia Ricinia, i resti del teatro in una vecchia cartolina (panoramio)

Potenza Picena (macerata.mondodelgusto.it)

Potenza Picena (macerata.mondodelgusto.it)

Loreto

Loreto

Il mare visto dai colli di Potenza Picena (www.fotografieitalia.it)

Il mare visto dai colli di Potenza Picena (www.fotografieitalia.it)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI L’AQUILA

maggio 20, 2010 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.

Foto copertina: il Giro sfreccia accanto a case che portano ancora i segni del tremendo terremoto dello scorso anno (foto Bettini)

LA VOCE DI FRANCO VONA

Abbiamo chiesto all’ex professionista Franco Vona di commentare le frazioni più attese del 93° Giro d’Italia.

Avevo messo in preventivo che la tappa di oggi fosse stata bella ed infatti è stata all’altezza delle aspettative. Classifica scombussolata con gli uomini di classifica che curavano la (ex) maglia rosa Vinokourov, in particolare gli italiani, e così un bel groppone di 56 corridori se ne sono andati ed è partita la fuga bidone.
In effetti spesso quando il Giro giunge in Abruzzo, proprio per le caratteristiche territoriali della regione, assistiamo a fughe da lontano con diversi minuti di distacco tra testa della corsa e gruppo maglia rosa. Anche oggi gli italiani non hanno vinto ma voglio fare una nota positiva per Valerio Agnoli, il quale sta davvero disputando un ottimo Giro. Come ho detto prima i nostri uomini di punta “tentennano” e pensano solamente a curare il kazako dell’Astana ma c’è comunque da dire che il Giro è ancora lungo, stiamo a vedere d’ora in avanti cosa combineranno.

Oggi il Giro è passato da Sulmona: città a me molto cara, dove vinsi nel 1992 una bella tappa che partì da Porto Sant’Elpidio con Miguel Indurain in rosa (riuscì a portarsela fino all’arrivo finale di Milano). Fu una frazione davvero combattuta dove riuscii a battere Roberto Conti in una bella volata. Il gruppo dei migliori ci lasciò andare ma poi arrivati sulle montagne cominciò ad accelerare e arrivammo con 2 minuti e mezzo di ritardo.

Franco Vona

Franco Vona (www.silvasplendid.it)

Franco Vona (www.silvasplendid.it)

(a cura di Andrea Giorgini)

PERCHE’ NON VINCIAMO? – 2a puntata

Come mai gli italiani non stanno conseguendo successi al Giro? Si tratta solo di una particolare “congiunzione astrale” o c’è sotto un problema reale? Abbiamo posto questa domanda sia agli appassionati (vedi la rubrica Box Populi), sia agli addetti ai lavori, corridori, ex professionisti e giornalisti.

Daniel Gisiger, ex professionista elvetico*
Adesso non si deve pensare al fatto che dobbiamo fare di nuovo come “gli altri”, dobbiamo fare di tutto perchè tutti diventino più puliti. I controlli non bastano e sono troppo costosi: ci vuole la polizia e la giustizia come in Francia e in Italia.

*continuazione dell’intervento pubblicato ieri

Gabriele Sola, agenzia Lauta Communication
Credo che alla base di questa situazione ci sia – oltre ad un pizzico di sfortuna: senza la caduta, Basso e Nibali ora sarebbero ancora in lizza per la rosa finale – un vizio strutturale del nostro ciclismo. Esiste una “crisi di vocazioni” a cui si aggiunge il fatto che molti giovani vengono proiettati nel mondo professionistico (in particolare quelli inseriti nei team meno professionali) senza rispetto per i fisiologici tempi di crescita.
Ma, forse, c’è di più: la mancanza in gruppo di autentici leader (qual è, oggi, la figura di riferimento del movimento ciclistico italiano?); la scarsa umiltà dei neopro’ nell’apprendere i segreti (quelli sani, ovviamente) del mestiere; la fragilità della stragrande maggioranza dei team italiani, incapaci di crescere al pari delle squadre estere. Ci sono parecchi bravi tecnici che sacrificano il tempo che potrebbero dedicare con profitto a crescere i nostri talenti, improvvisandosi (con risultati piuttosto discutibili) manager. Ed esistono sedicenti manager che amano mettere il naso nella gestione tecnico-sportiva degli atleti operando inopportune invasioni di campo.
Quanto all’incapacità di intercettare l’interesse delle aziende, che se investono nel ciclismo lo fanno sempre più spesso in qualità di sponsor degli eventi anziché dei team, tocca fare riferimento all’annoso problema del doping (l’evento-Giro cresce, il livello qualitativo delle squadre cala). O, meglio, della percezione che si ha di questo problema all’esterno. In merito, ciascuno ha le proprie responsabilità: le istituzioni come i professionisti delle due ruote. Servirebbe fare squadra intorno a pochi, condivisi punti di convergenza, che non possono prescindere da regole molto chiare ed altrettanto severe. Invece ci si parla addosso, ciascuno per sé, senza una visione organica e strategica… I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

Cunego: “Sastre davanti? L’abbiamo saputo tardi” (Gazzetta dello Sport)

L’Aquila stravolge tutto, Porte nuova maglia rosa(Corriere dello Sport – Stadio)

Petrov’s timing perfect (The Daily Telegraph)

Porte in the pink after catching Kazakh cold (The Independent)

Petrov frappe très fort (L’Equipe)

Arroyo, Tondo y Sastre dan el golpe(As)

La ‘Armada’ sale a flote en el Giro(Marca)

Petrov gana la undécima etapa del Giro(El Mundo Deportivo)

Petrov remporte la 11e étape, Porte en Rose(Le Soir)

Bouleversement au Giro, Petrov vainqueur(La Dernière Heure/Les Sports)

Vinokourov ne “Porte” plus le maillot rose (actu24.be)

Petrov triomfeert in de regen (De Standaard)

Evgeni Petrov triomfeert in de regen, Porte nieuwe leider (Het Nieuwsblad)

Victoire de Petrov, Porte en rose (Sud Presse)

Petrov wins 11th stage of Giro; Porte takes lead(USA Today)

Breakaway at Giro d’Italia Leaves Favorites Gasping (The New York Times)

Aussie seizes Giro lead (Herald Sun)

Aussie leads the Gira (The Age)

Unknown Aussie takes lead in Giro (The Australian)

Aussie takes lead, Cadel freefalls (The Daily Telegraph – Australia)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

M: Cosa succederà oggi?

M: L’arrivo sarebbe ideale per Cunego: vediamo se la Lampre vorrà tenere cucita la corsa. La Liquigas, inoltre, potrebbe tentare di isolare Vinokurov e soprattutto Evans, che non hanno squadre all’altezza della loro.
Però Vinokurov ha già detto che la tappa gli ricorda la Liegi, quindi occhio al vecchio marpione.

N: Il giro sta per morire.
56 in fuga. Ci son tutte le squadre di sicuro. Si rischia di brutto la fine anticipata del giro. Adesso hanno 12.30 e non si immagina chi insegua. Bruttissimi presagi.

E: Oggi succede il finimondo…

M: Grande! La fuga bidone come Pereiro Sio al Tour 2006?

S: Adesso hanno quasi 17 minuti, ci sono Sastre e Wiggins. Ma attenzione, mancano ancora quasi 200 km e tutte le principali asperità, la tappa per ora è aperta a tutte le soluzioni. Chi deve tirare? Astana e Liquigas, non si scappa.

N: Il giro sta andando a rotoli…. Mi permetto di notare che la Flaminia era una delle poche squadre che aveva nel DNA (esibito nelle corse pregiro) il controllo della corsa.

N: Giro a rotoli. Se la giocano Sastre, Arroyo e Tondo Volpini. Un campionato spagnolo. Mavaffan…..

C: Se va in porto sono contento.
Si spettacolarizzerebbe la corsa nella terza settimana. Così Porte rischia di vincere il giro!

N: Non dire stupidate!! Giro a put….!! Se lo giocheranno gli spagnoli. Roba da vergogna!! La Flaminia avrebbe controllato di sicuro la corsa come ha fatto spesso nelle poche corse che ha potuto effettuare. Grazie Zomegnan.
e grazie ai fessi dei Direttori Tecnici di questo giro.

N: Aggiungo: Gli sponsor riflettano se continuare a sovvenzionare dei Direttori tecnici tanto incapaci.

S: Non sono d’accordo, anche andasse in porto con 20 minuti, il giro non sarebbe affatto morto. Anzi, avremmo una terza settimana all’arma bianca, 5-10 minuti su Zoncolan, Mortirolo e Gavia fanno presto a scorrere…

P: 5-10 minuti su Zoncolan… Se qualcuno va in crisi si, ma prendere 10 minuti a Sastre non è mica facile, anche se sta deludendo rimane uno dei primi 20 in salita

N: Sastre con 15 minuti di vantaggio e Tondo Volpini con 20 si recuperano in salita????? Il giro è finito. Oggi arrivano con 25 minuti se va bene.

S: Non dico sullo Zoncolan, ma sull’insieme delle salite della terza settimana.
Poi chiaro che se arrivano con mezz’ora o più ha ragione Napo, il giro per gli altri è finito.
Direi di aspettare qualche ora prima di dare giudizi definitivi.

C: Tondo ha 6 minuti e mezzo, Sastre 10 di ritardo. Oggi ne guadagneranno 10/12, non penso di più. Sicuramente non 25. Vuol dire che Sastre rientra in classifica e che Tondo e Porte si avvantaggiano di qualche minuto, non di mezz’ora. Minuti che possono perdere nelle tappe clou! Di sicuro ora già da sabato Vino, Evans ma anche Nibali e Basso qualcosa dovranno fare.
La stupidata qualche direttore l’ha fatta, lasciando cosi tanto spazio a Wiggins, ma, mi ripeto, chi vuole una corsa combattuta, non può non esserne contento.

N: 25 è una stima ottimistica se dietro decidono di tirare anche i ‘Big’ arrivati ai meno 50. Cosa che non accadrà. Davanti a quel punto tireranno i Tondo, i Sastre, i Wiggins, i Gerdemann, Arroyo etc

C: Non ne sono così convinto. Intanto in 7 hanno già mollato per andare a tirare nel gruppo dietro. Vediamo al prossimo rilevamento

S: Ahahahaha. E’ la prima volta che vedo più corridori in fuga rispetto a quanti ce ne sono nel “gruppo principale”!!

S: Dietro ci sono tutti i big a tirare: Nibali, Vino, Evans …
Gregari vs. Capitani !!!
A parte gli scherzi, secondo me il casino è successo perchè l’Astana non ha tirato con la convinzione che di solito ha la squadra della maglia rosa; la Liquigas è a quel punto rimasta un pò imbambolata e non ha capito il grandissimo pericolo…

N: Prima di mezzogiorno ce ne siamo accorti qui sul forum che il giro andava a ramengo, e non se ne sono accorti i Direttori tecnici??? L’unico che starà godendo come un riccio è Riccò.

J: Aspettiamo, ricordo che Voeckler arrivò ad indossare la maglia gialla con un bel quarto d’ora sui migliori e, tappa dopo tappa, perse l’enorme vantaggio in classifica.
Intanto i capitani si stancano in prima persona, ne vedremo delle belle nel corso della prossima settimana.

S: Vabbè dai N. non è che succede il finimondo, arriveranno con 10′ di vantaggio.
Però fa ridere come possa essere andata via una fuga di 56! In gruppo si saranno accorti che mancava qualcuno!?!
Più che altro il problema viene dal fatto che stanno tirando i capitani, e magari qualcuno oggi si stacca.
Ho visto tirare anche Damiano e mi è dispiaciuto. Perchè tira? Lui non è il favorito per la classifica, deve lasciar tirare gi altri e approfittare per riposare un pò più dei big. Del resto se la fuga bidone risulta decisiva, a lui cosa gliene frega? Non è che l’anno scorso ha vinto il Giro. Al massimo cercherà di vincersi una tappa, obbiettivo della vigilia. Se invece i big lo riportano sotto, tanto meglio…
DAMIANO NON TIRARE!!!!!!!!!!!!

V: La Lampre era tra le squadre con minore responsabilità nel tenere unita la corsa e che tuttavia aveva già lavorato molto sia sabato che domenica, oltre che nei primi giorni per Petacchi.
Cunego… Cunego secondo me poteva puntare molto in alto quest’anno! E chissà che non riesca comunque a fare MOLTO bene!

M: Io non sottovaluterei nemmeno Kiserlovski, ora. Non si sa dove possa arrivare, ma anche sul Terminillo pedalava bene.

H: Forse è arrivata la giusta punizione divina per Astana e BMC che hanno portato al Giro squadre modeste, al di là della sfortuna che ha privato i kazaki di Tiralongo, e dunque meritano di non vincere la corsa rosa. Chi ha portato una squadra forte è invece la Liquigas ma o Kiserlovski e Agnoli sono in grado di battere Arroyo, Tondo, Sastre o addirittura Porte di qui a Verona, cosa che non credo, oppure anche loro hanno corso in maniera incomprensibile. Sta di fatto che ora Sastre si ritrova con 3′ di vantaggio su Vinokourov e se fosse quello normale e non quello del Terminillo vincerebbe il Giro a mani basse visto che ora inizia il terreno a lui favorevole, e anche Arroyo e Tondo sono pienamente in corsa; il Giro non è finito ma ora i big dovranno attaccare da lontano a partire dal Monte Grappa

M: N., mi sembri troppo disfattista.
Arroyo e Tondo sono due buoni corridori, da primi 10, ma da qui a dire che possano vincere aspetterei. Nell’ultima settimana basta un solo giorno di crisi per mandare tutto all’aria.
I corridori mi sembrano distrutti, bastava guardarli in faccia a Montalcino ed anche oggi; il maltempo, inoltre, ci ha messo molto del suo.
Hanno dalla loro due buone squadre, comunque, così come Porte, anche se non so come resisterà sulle salite.
Sastre sarebbe il favorito, ma non corre dal Tour e quindi non conosciamo la sua situazione fisica, anche se il tracciato sarebbe per lui.
Vinokurov ha una squadra scarsa, ed inoltre oggi non l’ho visto bene. Evans è da solo, Cunego anche.
Quelli messi meglio sono ancora i Liquigas, che hanno in classifica due punte e mezza e la squadra più forte.
Altra squadra forte che potrà inventarsi qualcosa è l’Androni, ma non credo in uno Scarponi vincitore finale.
Diciamo che è molto aperto, non c’è un netto favorito ad oggi.

V: Quattro cose veloci
1) Anche se non vincesse un “big”, non sarebbe uno scandalo. Nei Giri e nei Tour è già accaduto.
2) E comunque sono contento, perché ora saranno scintille! Su ogni salitella ora si scanneranno! Vedrete domani a Potenza Picena!
3) Le squadre “scarse” permettono questo spettacolo! (Questo vuol dire che la tesi di H di portare squadre con meno uomini non fa che avvantaggiare lo spettacolo).
4) Abbiamo avuto un’ulteriore dimostrazione che le tappe > 250 km fanno DAVVERO MALE. Si ritorna alle tappe che segnarono il ciclismo eroico. Poi ammetto che il freddo ci ha messo del suo…

H: N, se Riccò avesse corso il Giro senza darsi la Cera, a quest’ora avrebbe già un’ora e un quarto di ritardo in classifica.

H: V. hai fatto quattro osservazioni e su tutt’e quattro quelle osservazioni mi trovo totalmente d’accordo con te. Non ho una virgola da aggiungere né da togliere. Se ripenso allo spettacolo che ci hanno tolto in tante edizioni del Giro gli squadroni che facevano il catenaccio mi viene il voltastomaco. Tanti anni di ciclismo buttati via! Ora è spettacolo

H: M,, N. è sempre stato molto equilibrato. Equilibrato e critico. Critico e acuto. Non posso fare a meno di confessarvi che la posizione che ha assunto oggi mi ha spiazzato. Ero convintissimo che avrebbe condiviso il nostro entusiasmo, che sarebbe stato uno dei più accesi estimatori di una tappa alla garibaldina come quella di oggi. Poi, per carità, ognuno ha la propria opinione, giustamente, ma sono rimasto spiazzato.

F: Forse dipende dal fatto che la tappa x quanto esaltante gli puzzi di bruciato (sotto l’ acqua vedi i casi della vita!) Comunque x giudicare correttamente questa tappa bisogna prima vedere il seguito ( e forse non solo del Giro).

C: Beh che con squadre meno numerose e tappe + lunghe aumentasse lo spettacolo e diminuisse la possibilità di controllare la corsa era strabanale. Meno banale é chiedersi xchè l’ anno scorso, sia al Giro che al Tour, hanno proposto una versione very light della corsa per “un ciclismo + umano” e adesso tutti “scoprono l’”umanità” dei percorsi lunghi…
certo adesso le VAM diminuiranno e tutti grideranno al ciclismo pulito.

C: O magari l’ avrebbe di vantaggio! Il fatto é che il Riccò cerato del Tour aveva wattaggi superiori (e di non pochissimo) a quelli del Giro.
Se quindi al Giro non era cerato ( o non + dei big che l’ hanno fatta franca) in questo Giro, se non il bello e cattivo tempo ( e x forza piove sempre!), poteva fare la differenza x davvero!
Poi sempre speculazioni sono.
Ma io cerco di quantificare, tu vai a simpatia.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

GIRO A SEGNO

Rubrica semiseria sul Giro 2010, in ricordo del grande Raimondo Vianello

Giro terremotato a causa di tattiche demenziali:
c’è chi ha corso con la Cervelo
e chi senza cervello.

by Napo

Vianello e la moglie Sandra (spettacoli.blogosfere.it)

Vianello e la moglie Sandra (spettacoli.blogosfere.it)

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Città Sant’Angelo – Porto Recanati

Città Sant’Angelo: alternanza di pioggia debole (0,4 mm) e schiarite, temperatura 14,5°C (percepiti 10°C causa vento), venti moderati da N (18-21 km/h), umidità al 64%
Giulianova Lido (47.3° Km): alternanza di pioggia debole (0,5 mm) e schiarite, temperatura 17,3°C (percepiti 13°C causa vento), venti moderati da N (22 km/h), umidità al 57%, mare mosso.
Porto San Giorgio (98,2° Km): nuvole sparse, temperatura 18,3°C (percepiti 14°C causa vento), venti moderati da N (23-24 km/h), umidità al 51%, mare mosso.
GPM Macerata (150,9° Km): alternanza di pioggia debole (0,7 mm) e schiarite, temperatura 14,4°C (percepiti 9°C causa vento), venti moderati da N (24-27 km/h), umidità al 69%
Porto Recanati: poco nuvoloso, temperatura 16,8°C (percepiti 11°C causa vento), venti moderati da N (30-35 km/h), umidità al 59%, mare mosso

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Una giornata epica, resa ancor più ardua dagli incespicamenti dei cronisti al seguito.

Bartoletti: “Andiamo a sentire Cunego” (e, infatti, mandano in onda un servizio su Gino Bramieri e Vinokourov)
Secondini: “Il processo della tappa”
De Stefano: “Buonasera, buonasera dal Giro d’Italia” (sono le 13.00)
Conti: “Nel Giro del 1954 Coppi non andava perché alle prese col problema del divorzio” (era talmente abbattuto che festeggiò la vittoria nella cronosquadre d’apertura con una gran mangiata di ostriche…. peccato che fossero avariate e gli causarano una brutta intossicazione…. ecco il problema reale della sua crisi)
Plastina: “Pensano in molti che questa non sia una fuga bidone, che possa arrivare fino in fondo” (e allora che fuga bidone era?)
De Stefano: “Buonasera e benvenuti all’Aquila” (sono le 15)
Pancani: “Un’azione di 56 uomini, metà gruppo o quasi” (Per arrivare al quasi ci volevano altri 35 corridori)
Pancani: “Disquisizione tattica su come si è svolta questa tattica”
Sgarbozza: “Scarpone” (Scarponi)
Novelli: “Domani si parte da Città di Sant’Angelo” (Città Sant’Angelo)

Ancora dal televideo RAI

“Era l’ultima occasione per i velocisti prima delle montagne” (e Porto Recanati dove la mettiamo?)

“Vimokourov”

La perla della giornata è di un Pancani in versione portajella

“Qui bisogna aver coraggio e saper guidare la bici”

…e come disse “bici”, pataslam! che ti va lungo e tirato Bakelandts!!

Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.

Rimaniamo agli anni dei Giro a Mediaset.

Saronni (commentatore dal palco): “Francesco, puoi fare fermare l’ammiraglia così intervistiamo il direttore sportivo?”
Moser (inviato speciale dall’ammiraglia): “MA CHE SEI MATTO!!! VUOI FARE FERMARE UN’AMMIRAGLIA IN PIENA TAPPA!!”

Nello stesso periodo la RAI fronteggiava la programmazione della concorrenza col programma “Giro di Sera”, nel quale era commentatore Vito Taccone. Una sera ebbe un diverbio piuttosto acceso con Fondriest che gli rispose piccato “DOVREBBERO FARTI GLI ESAMI PER VEDERE QUANTO VINO C’HAI NEL SANGUE!!”

ARCHIVIO ALMANACCO
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1a tappa Amsterdam


2a tappa Amsterdam – Utrecht

3a tappa Amsterdam – Middelburg

4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)

5a tappa Novara – Novi Ligure

6a tappa Fidenza – Carrara

7a tappa Carrara – Montalcino

8a tappa Chianciano Terme – Terminillo

9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni

10a tappa Avellino – Bitonto

L’AQUILA DA’ UNA BELLA SCOSSA AL GIRO

maggio 19, 2010 by Redazione  
Filed under News

In un’altra giornata da tregenda con l’arrivo nella città ancora ferita dal terremoto dell’Aprile 2009, cambia completamente la geografia dei pretendenti alla maglia rosa finale. Una fuga bidone di 56 corridori va in porto, con i primi che guadagnano quasi 13 minuti su di un gruppo dei “big” ridotto all’osso dalla pioggia e dal freddo. Alla fine vince Evgeni Petrov davanti ad un combattivo Dario Cataldo, mentre la maglia rosa passa da “Vino” al giovane Richie Porte che adesso diventa seriamente una mina vagante della corsa.

Foto copertina: l’arrivo di Petrov sul traguardo aquilano (foto Riccardo Scanferla)

La tappa più lunga. La tappa più fredda. La tappa che ricordava una tragedia immane. La tappa più rivoluzionaria. La tappa più piovosa. La tappa che non ti aspetti. L’undicesima frazione di questo pazzo Giro si può riassumere così. Già di per se, sulla carta, le insidie erano tante visto l’infinito chilometraggio (262 da Lucera a L’Aquila) e delle condizioni atmosferiche che ricordavano più le piste da sci che correre in bicicletta. Tutto si è deciso, per la tappa e chissà anche per le sorti di questo Giro, al chilometro numero 37, quando dopo continui scatti e controscatti, il grosso del gruppo si distrae e chi è davanti prende il largo. Peccato, però, che non si tratti di tre o quattro elementi, ma di ben 56 corridori che se ne vanno e di “big” nemmeno l’ombra. Il gruppo sta a guardare e, se è vero quanto riferito in corsa dall’ammiraglia Liquigas, anche la giuria ci mette del suo, avvisando le varie squadre del vantaggio dei primi soltanto quando i 56 hanno già otto minuti di vantaggio.
Resta il fatto che passano ancora momenti in cui capire cosa fare, visto che di fatto tutte le squadre sono rappresentate in testa e, nel mentre che il gruppo si guarda, il margine raggiunge il vantaggio massimo di 17’50”. La corsa oramai è andata.
Ma chi c’è davanti? Tanti gregari sì, ma anche uomini molto pericolosi se rientrano in classifica. Fra questi basta citare Carlos Sastre e Xavier Tondo Volpini (Cervelo), Bradley Wiggins (Sky), Richie Porte (Saxo Bank) e David Arroyo (Caisse d’Epairgne) che può contare addirittura su ben quattro compagni di squadra al suo fianco. In un Giro che per ora sorride poco ai colori azzurri, c’è poi anche qualche speranza di successo parziale con i vari Pozzovivo, Giampaolo Caruso, Codol, Donati, Cheula, Bono, Agnoli, Cataldo e Possoni.
Fin da subito la maglia rosa virtuale passa sulle spalle di Richie Porte, mentre in tanti si danno battaglia per prendersi i punti dei Gpm, con Matthew Lloyd in testa a difendere la sua maglia verde.
Ai -65 il ritardo dei “big” è di un quarto d’ora e non si può dire che sia un plotone nutrito, visto che siamo intorno alla trentina di unità, complice le salite ed il grande freddo. Al momento, la grande sconfitta di giornata sembra essere l’Astana che, per provare a correre ai ripari, fa fermare i suoi corridori in testa, Stangelj e Jufre, per cercare di aiutare Vinokourov e altrettanto fa la Liquigas con Vanotti, la Bmc con Bookwalter e tre uomini dell’Androni per Scarponi. Anche perché, oltre ai gap, ci sono anche tanti ritiri, fra cui due compagni di squadra di Evans (uno è Santambrogio) e due di “Vino” (Iglinsky e Gasparotto).
Lentamente il gruppo di testa si assottiglia perché perde per strada quelli che non ne hanno più, sotto l’impulso di Saxo Bank e Casse.
Che dietro non riusciranno a recuperare nulla lo si capisce sull’ultimo Gpm verso Capo di Valle (le Svolte di Popoli) dove, è vero che diversi si staccano, ma il gruppo della maglia rosa rimane con 15-20 unità e riuscirà a recuperare soltanto la miseria di 10”.
Scampato di nuovo il pericolo, in testa ancora Caisse, Saxo e Sky ed ai -25 il distacco è sempre di 12’23” che, tradotto in distanza, vuol dire praticamente dieci chilometri. Il finale è ancora nervoso (sullo stesso traguardo nel 2005 vinse fra il tripudio generale Di Luca davanti a Bruseghin) ed il primo ad attaccare, a otto dal traguardo, è Jerome Pineau che dà una prima scremata al gruppo degli attaccanti. Ripreso il francese è la volta del suo compagno in casa Quick Dario Cataldo che corre sulle strade di casa e che in due giorni si è sciroppato 400 chilometri di fuga. Gli italiani del gruppetto perdono quasi tutti contatto, in particolar modo Caruso, Agnoli e Possoni, mentre Cataldo continua in solitaria anche in un tratto in discesa dove però viene raggiunto e superato da Gerdemann (Milram) e Bakelandts. Quest’ultimo è davvero sfortunato visto che alla penultima curva a 1.500 metri dall’arrivo scivola e cade, mentre il tedesco della Milram tiene un buon vantaggio sull’azzurro ed imbocca per primo la rampa dell’ultimo chilometro. Fin da subito, però, si capisce che Linus non ne ha più, da dietro Cataldo attardato di una trentina di metri cerca di resistere ma a velocità doppia arriva Evgeni Petrov (Katusha) che supera tutti e saluta la compagnia, tornando al successo dopo ben otto anni e dopo il traguardo esplode tutta la sua gioia. Al secondo posto uno stremato ma bravissimo Dario Cataldo che allunga ancora la serie di secondi posti di corridori italiani che prosegue consecutivamente da sabato a Montalcino (Cunego, Stortoni, Pozzato, Sabatini e Cataldo appunto) e chiude davanti ad un sornione Carlos Sastre, un altrettanto controllore Bradley Wiggins, Efimkin, Gerdemann, Pineau e David Arroyo. Il gruppo, che non accenna nessuno scatto nel finale, accusa un ritardo di quasi tredici minuti con Scarponi che si concede un mini-sprint davanti a Damiano Cunego.
In classifica generale cambia tutto, visto che l’uomo della Tasmania Richie Porte va ad indossare la maglia rosa con 1’45” di vantaggio su David Arroyo, 1’56” su un bravissimo Robert Kiserlovski che tiene la Liquigas nei primissimi posti della graduatoria, 3’54” su Tondo Volpini e 4’41” su Valerio Agnoli. Una generale completamente sconvolta e scombussolata che vede tutti i “big” arretrare paurosamente e rischiare di essere troppo lontani dalle posizioni di vertice, nonostante manchi ancora tutta la terza settimana che sarà tremenda. Con la fuga rientra nella top ten lo stesso Sastre che adesso è settimo staccato comunque di sette minuti da Porte, mentre Vinokourov scivola a 9’58”, Evans, Nibali e Basso a più di undici minuti e Cunego a tredici.
Insomma, la rivoluzione c’è stata eccome. Domani dodicesima tappa di 206km da Città Sant’Angelo a Porto Recanati. Andrà via una fuga da lontano senz’altro e qualcuno potrebbe anche muoversi sull’ultimo Gpm di Potenza Picena a dodici chilometri dalla fine. Ma potrebbe esserci ugualmente volata. A meno che qualcun altro non trova la seconda fuga-bidone.

Saverio Melegari

CALIFORNIA, ZABRISKIE IN TESTA

maggio 19, 2010 by Redazione  
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Le prime montagne impegnative cambiano il volto del Giro di California, pur senza stravolgerne la classifica, ancora aperta per una ventina di corridori.
Naufragato l’ex leader Lancaster, con un azione nel finale si sono installati nei piani alti gli statunitensi Zabriskie – nuovo capoclassifica e Leipheimer, in mezzo ai quali si è piazzato l’australiano Rogers.

Con la vittoria sul lungomare di Santa Cruz l’americano David Zabriskie si è insediato in testa alla classifica generale.
La tappa che si è svolta nella notte italiana è stata la terza della corsa a tappe americana e si svolta da San Francisco a Santa Cruz, ha visto come primi consueti protagonisti i ciclisti delle squadre di fascia bassa, in cerca di gloria e autori di un’autopromozione. Tra i cinque coraggiosi di giornata c’era anche l’italiano del Team Type 1 Davide Frattini, che strada facendo si è aggiudicato 3 GPM .
Prima dell’ultimo traguardo della montagna, però, il gruppo tirato da RadioShack e Cervelo ha colmato il gap.
Nelle fasi di stallo seguente al ricongiungimento, Levi Leipheimer, Michael Rogers e Zabriskie hanno provato con successo ad involarsi, aggiudicandosi l’ultimo e più impegnativo GPM e, cosa più importante, giungendo assieme sul lungomare di Santa Cruz, dove si sono giocati allo sprint la vittoria.
La volata ha premiato Zabriskie davanti a Rogers e Leipheimer. Il gruppo è arrivato dopo 17”, regolato da Sagan che continua ad indossare la maglia dei giovani.
Primo degli italiani all’arrivo è Francesco Bellotti (Liquigas-Doimo), 21° arrivato nel gruppo di Sagan, nel quale si trova anche Armstrong. Il portacolori della Liquigas continua ad essere il primo degli italiani nella generale, dove è 15° a 27”: una posizione di tutto rispetto, visto che a 27″ dalla testa sono concentrati ben 14 corridori.
L’ex leader della classifica Lancaster sull’impegnativo tracciato odierno è sprofondato nelle retrovie, accumulando un ritardo di 8′58″.

Mario Prato

La volata che ha deciso la terza frazione del Giro di California (Jonathan Devich/epicimages.us)

La volata che ha deciso la terza frazione del Giro di California (Jonathan Devich/epicimages.us)

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