GROENEWEGEN TIRA LA VOLATA ALLA VALENCIANA 2020
Primo sigillo stagionale di Dylan Groenewegen nell’apertura della Volta a la Comunitat Valenciana.
Nonostante non sia corsa WT ma facente parte del circuito Pro Series, la Volta a la Comunitat Valenciana 2020 offre un parterre niente male per qualità di ciclisti e squadre schierate. Ben dodici, infatti, sono le squadre World Tour ai nastri di partenza, alle quali si aggiungono sette Professional e due Continental. Delle cinque tappe da disputare da oggi a domenica 9 febbraio, tre sono quasi completamente piatte ed adatte quindi ai velocisti, mentre le altre due presentano un arrivo in salita e in particolare la quarta da Calp ad Altea, disegnerà in modo marcato la classifica della breve corsa spagnola. La prima tappa lunga 180 km si snoda da Castellò a Vila-real. L’unico GPM dell’Alto del Marianet a metà percorso non impedirà ai velocisti presenti di sfidarsi in volata. Dopo la partenza da Castellò ecco la fuga di giornata grazie all’azione di Julen Irizar (Fundación Orbea), Cédric Beullens (Sport Vlaanderen – Baloise), Diego Sevilla (Kometa Xstra) e Cristian Scaroni (Gazprom Rusvelo). Dopo 14 km il vantaggio del quartetto era superiore ai 2 minuti con il Team Jumbo Visma a controllare la situazione in testa al gruppo posizionando alcuni uomini per tenere a bagnomaria i quattro fuggitivi. Evidentemente Dylan Groenewegen, sulla carta il velocista più forte presente alla partenza, non voleva lasciarsi sfuggire la prima vittoria stagionale, come del resto già accaduto lo scorso anno, anche se soltanto all’ultima tappa della corsa spagnola. Transitati al cartello indicante 40 Km dall’arrivo il vantaggio era sceso a 1’20” e il gruppo procedeva a pancia a terra mantenendo una velocità elevata così che ai meno 20 dall’arrivo Cristian Scaroni e Diego Sevilla venivano riassorbiti dal plotone, mentre rimanevano davanti Irizar e Beullens con poco più di 30“ di vantaggio. Da segnalare ai meno 15 Km un contatto in gruppo che provocava una caduta nella quiale ne facevano le spese, senza gravi conseguenze, alcuni atleti della Bardiani, della Gazprom e della Sport Vlaanderen. Riacciuffata anche la coppia di testa non restava che assistere allo sprint tra i velocisti presenti. Ecco allora la sfida tra i velocisti più forti in gara, con Fabio Jakobsen (Deceuninck Quick-Step) a rompere gli idugi cercando di anticipare tutti nel rettilineo di arrivo, ma Groenewegen, messo nel mirino il connazionale, si rendeva autore di una fantastica rimonta, riuscendo a mettere la sua ruota davanti al rivale proprio sulla linea di arrivo. Si tratta della prima vittoria stagionale del velocista in forza alla Jumbo Visma, che ovviamente si porta anche in testa alla classifica generale. Domani è in programma la seconda tappa da Torrent a Cullera per un totale di 181 km. L’arrivo questa volta sarà posto in vetta ad una salita di di 2 Km all’8% che dovrebbe premiare l’azione solitaria di un finisseur. Indubbiamente potremmo vedere all’opera nel finale anche i ciclisti che mirano alla vittoria conclusiva, nell’attesa del banco di prova decisivo della quarta tappa, che proporrà il ben più arduo arrivo sulla Sierra de Bérnia (5 Km al 12% di pendenza media)
Antonio Scarfone

Dylan Groenewegen vince da favorito numero uno la prima tappa della breve corsa iberica (foto Bettini)
RUI COSTA RISORGE DALLE SABBIE DEL DESERTO D’ARABIA
È il portoghese Rui Costa (UAE Emirates) a imporsi nella prima tappa del Saudi Tour, precededo in uno sprint in salita precedendo l’australiano Heinrich Haussler (Bahrain-McLaren) ed il francese Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic).
Il campione del mondo di Firenze nel 2013 torna alla vittoria dopo un digiuno di ben tre anni dall’ultima affermazione, ottenuta proprio nella penisola araba (il tappone di montagna dell’Abu Dhabi Tour). Non un corridore qualunque insomma, che ha fatto della costanza il suo mantra, soprattutto nelle classiche importanti e nelle brevi corse a tappe. Rui Costa apre il 2020 così, con un bel successo che potrebbe rinvigorirlo anche se il portacolori della UAE Emirates va per i 34 anni. Un successo che è arrivato in una corsa, il Saudi Tour, che è alla prima edizione, in un’area geografica in cui nuove manifestazioni ciclistiche aumentano di anno in anno e questa è la novità di questa stagione: cinque tappe attorno alla capitale Riyadh, tutte alla portata dei velocisti.
La prima tappa, con partenza da Riyadh e arrivo a Jaww dopo 173 chilometri, offriva un percorso nervoso con alcune asperità, anche se non complicatissime, e il traguardo posto in cima ad uno strappo di un chilometro. Sin dalle prime fasi di corsa il vento era stato un fattore decisivo ha contribuiva a creare alcune fratture in gruppo, selezionando il plotoncino che si è giocato la vittoria di tappa. Alcuni corridori provavano ad anticipare l’erta finale e tra questi c’era Heinrich Haussler (Bahrain – McLaren), che arrivava vicinissimo ad imporsi sul traguardo di Jaww; purtroppo per lui sullo strappo finale scoppiava la bagarre in gruppo, grazie alla quale Rui Costa (UAE Emirates) riprendeva il corridore australiano a 200 metri dalla linea d’arrivo e poi si aggiudica la tappa tenendo a bada il ritorno dei velocisti. L’ordine di arrivo vedeva il corridore portoghese in prima posizione davanti ad Haussler, Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic), Tom-Jelte Slagter (B&B Hotels – Vital Concept), Carlos Barbero (NTT Pro Cycling), Phil Bauhaus (Bahrain – McLaren), Andreas Kron ( Riwal Readynez), Niki Terprstra (Total Direct Énergie), Matteo Malucelli (Caja Rural – Seguros RGA) e Jens Debusschere (B&B Hotels – Vital Concept).
Anche la seconda tappa è destinata ai velocisti, ma il vento potrebbe scompigliare le carte in tavola alle loro formazioni
Paolo Terzi

Il portoghese Rui Costa tiene a battesimo la prima edizione del Saudi Tour (foto Bettini)
NOVE COLLI DI PASSIONE
È la tappa che ricalca fedelmente il tracciato della più celebre gran fondo italiana, quella “Nove Colli” che è anche la più anziana tra queste manifestazioni e quest’anno festeggerà la 50a edizione. Sul percorso che tutti gli anni dal 1971 vede sfidarsi gli amatori stavolta saranno di scena i professionisti, impegnata in una tappaccia di collina che potrebbe fare più male del previsto. Tra un colle e l’altro, infatti, non ci saranno spazi per rifiatare e se qualche corridore di punta dovesse soffrire un momento d’affano potrebbe vedersi il gruppo sfuggirgli sotto il naso, irrimediabilmente.
Non ci sono solo gli appassionati di ciclismo che si limitano a guardare le corse alla televisione o sobbarcandosi lunge ore d’attesa a bordo strada. Ci sono anche gli appassionati più appassionati che amano salire in sella alle loro bici, magari dello stesso costoso modello di quelle utilizzate dai loro beniamini, e percorrere chilometri e chilometri sulle rotte dei campioni. È per loro che sono state inventate le “gran fondo”, gara nate come amatoriali e che col trascorrere delle stagioni sono state “contaminate” da sempre più elevati tassi d’agonismo, con cicloamatori che oggi si preparano con lo stesso scrupolo e le stesse metodologie dei professionisti, talvolta esagerando. È a loro che è dedicata questa frazione che andrà a ricalcare per filo e per segno il tracciato della “decana” di queste manifestazioni, organizzata per la prima volta nel 1971 e che, dunque, quest’anno giungerà al traguardo della 50a edizione, nel 2020 in programma il 24 maggio, vale a dire soli tre giorni dopo la tappa del Giro. Stiamo parlando della “Nove Colli”, competizione che prende ovviamente il nome dal numero di ascese che si dovranno affrontare nei suoi 205 Km, tutte a quote collinari ma talvolta dotate di pendenze rognose. Non è percorso da scalatori, considerata la brevità delle ascese e i 30 Km di pianura che si dovranno percorrere dopo l’ultimo colle per tornare a Cesenatico, e lo sapeva bene anche Marco Pantani che, intervistato dalla rivista Cicloturismo nel 1995, disse che non avrebbe avuto grandi possibilità se un giorno si fosse trovato ad affrontare una versione professionistica della Nove Colli. Non si poteva dargli torto, ma sarà sbagliatissimo prendere sottogamba un tracciato che, tra un colle e l’altro, presenterà una fase centrale di 120 Km nella quale non s’incontrerà mai un momento per tirare il fiato. E se la bagarre dovesse scoppiare dalle parti del Barbotto (il colle dotato delle pendenze più cattive) o su una delle ascese successive, qualche grosso nome potrebbe pagare e tanto, anche perché i big rimasti davanti cercheranno di menare più duro possibile affinchè il suo distacco possa lievitare. E così anche questa tappa trabocchetto potrebbe far scattare alla perfezione le sue tenaglie e incastrarvi irrimediabilmente le speranze di ambire alla possibilità di giocarsi la vittoria finale nel 103° Giro d’Italia.
Lasciata Cesenatico si pedalerà sul velluto della pianura nei primi 26 Km, transitando per le campagne a nord di Cesena e andando a terminare questa prima porzione di gara alle porte di Forlimpopoli, la romana Forum Livii Popilii nel cui centro troneggia la rocca detta albornoziana in ricordo di chi ne ordinò l’edificazione, il cardinale spagnolo Egidio Albornoz. È già ora d’intraprendere le strade dei colli e affrontare la prima nelle nove ascese della gran fondo romagnola, caratterizzata da una prima rampa di 2.5 Km al 5.6% che termina in corrispondenza del centro di Bertinoro e da una successiva di eguale lunghezza al 4.2% per raggiungere il borgo di Polenta, principalmente conosciuto per la sua pieve intitolata a San Donato, alla quale Carducci dedicò una sua poesia e che fu cara anche all’indimenticato “signor Mapei” Giorgio Squinzi, che la scelse per le sue nozze. Planati a Fratta Terme inizierà un altro tratto tranquillo di questa frazione, uno degli ultimi, nel corso del quale si sfiorerà il borgo di Meldola, dominato da una rocca risalente al X secolo, prima di dirigersi verso i piedi del colle successivo, come il precedente caratterizzato da due rampe. La meta è il piccolo borgo di Pieve di Rivoschio, al quale si giunge dopo aver affrontato prima 4 Km di strada inclinata al 6.3% e poi, dopo una lunga contropendenza in discesa, un dentello finale di 800 metri al 7.2%. Si scenderà ora nella valle del Borello per entrare nella fase più complicata della “Nove Colli”, introdotta dalla salita verso il borgo di Ciola, 6.3 Km al 6.1% che fanno da aperitivo a uno dei colli più temuti dagli amatori, il Barbotto. Prima di affrontarlo si dovrà fare una capatina nella valle del Savio, terra d’origine della famiglia Pantani (nonno Sotero era originario della vicina Sarsina), dove si attraverserà il centro di Mercato Saraceno, nel cui territorio ricade l’interessante Pieve di Monte Sorbo, risalente all’epoca bizantina. Il “babau” si esaurisce nel volgere di 4 Km e mezzo, che salgono all’8.2% di pendenza media e strappano violentemente nei 500 metri conclusivi, un muretto dove la pendenza arriva fin al 18% e lungo il quale si racconta che al Giro del 1973 salirono le imprecazioni di un corridore che cadde nell’affrontarlo. La prossima meta sarà ben conosciuta dal gruppo perché nel corso della discesa dal Barbotto si toccherà Sogliano al Rubicone, centro che gli estimatori del buon cibo frequentano perché terra di produzione del prelibato “formaggio di fossa” e che fin dal 2013 è puntualmente sede d’arrivo della seconda tappa della “Settimana Internazionale di Coppi e Bartali”, traguardo che lo scorso anno vide transitare per primo lo scalatore spagnolo Mikel Landa. Si viaggerà ora in direzione del quinto e del sesto dei “Nove Colli”, che sono quasi un’unica ascesa, con l’intermedio spartiacque di una brevissima discesa. La prima parte è la più impegnativa ed è quella che i cicloamatori conoscono come Monte Tiffi (2 Km all’8%, massima del 16%), dal nome del borgo che sorge in vetta e al cui culmine si trova l’antica abbazia benedettina di San Leonardo, costruita nel XI secolo. Decisamente più pedalabili sono i successivi 7.6 Km che al 5.1% di media salgono a Perticara, certamente non “sulfurei” come un tempo, invece, era l’aria che si respirava in questo borgo per la presenza della più grande miniera di zolfo d’Europa, chiusa nel 1964 e oggi sede del museo Sulphur. Lo scenario delle prossime pedalate sarà la Valmarecchia, dove la “Nove Colli” propone la sua Cima Coppi ai 790 metri della Madonna di Pugliano che, per ovvie ragioni, è la più lunga delle ascese della gran fondo, anche se non certo tra le più difficili (9 Km al 5.9%). Sfiorata proprio in vetta la liberty Villa Battelli (oggi Villa Labor, attrezzata come albergo) ci si volgerà nuovamente verso la valle del fiume Marecchia lambendo lungo la discesa il pittoresco borgo di San Leo, sul cui profilo si staglia il soprastante forte che ha avuto tra i suoi ospiti più celebri il famigerato Conte di Cagliostro, qui incarcerato a vita per eresia dal 1791 alla morte (1795), e la star di Hollywood Bruce Willis, che nel 1991 vi girò le scene finali del film d’azione “Hudson Hawk – Il mago del furto”.
Siamo oramai agli sgoccioli di questa frazione che ora andrà ad affrontare gli ultimi due colli, il primo dei quali è il Passo delle Siepi, pedalabile nelle pendenze (4.3 Km al 4.8%) e separato da quasi 16 Km di strada priva di particolari insidie dal successivo Gorolo. Qui le pendenze tornaro a mordere perché, nel contesto dei suoi 4 Km al 6%, la strada “batte in testa” fino al 17% mentre si procede verso lo scollinamento, situato in prossima del borgo di San Giovanni in Galilea, tra i più antichi della zona, dotato del suo bel castello d’ordinanza la cui costruzione fu terminata nel XVI secolo su spinta del condottiero Sigismondo II Malatesta.
I “nove colli” finiscono e le difficoltà pure, anche se in realtà c’è ancora da superare un subdolo decimo strappo, un colle non colle che sull’altimetria neanche si vede, uno sputo di centinaia di metri secchi e ripidi per attraversare il borgo di Borghi prima di riprendere la scorrevole discesa che rigetterà la corsa in pianura. Scorrevole per l’appunto e, come detto, se a questo punto il gruppo si sarà spaccato chi si troverà davanti avrà terreno agevole per accelerare ancor di più e far lievitare non solo i distacchi ma anche il mito della Nove Colli, che si appresterà a celebrare la sua cinquantesima volta con il sapore del Giro ancora sulla pelle.
Mauro Facoltosi
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico di Collinello (305 metri). Valicato dalla SP 83 “Polenta”, vi si transita salendo da Bertinoro a Polenta.
Sella delle Connelle (486 metri). Valicata dalla SP 68 “Voltre” tra Pian di Spino e Cigno, coincide con il bivio sottostante la località di Pieve di Rivoschio.
Sella Pieve di Rivoschio (457 metri). Coincide con l’omonima località.
Valico di Ciola (545 metri). Quotato 565 metri sulle carte del Giro 2020 e valicato dalla SP 53 “Mercato-Linaro” tra Linaro e Mercato Saraceno, coincide con l’omonima località.
Valico del Barbotto (515 metri). Coincide con il bivio situato a nord dell’omonima località, dal quale transita la SP11 “Sogliano” tra gli abitati di Barbotto e Rontagnano; inoltre vi confluisce la SP12 “Barbotto”, che sale da Mercato Saraceno e dalla quale proverranno i corridori. Quotata 507 metri sulla carte del Giro 2020, questa salita è stato finora inserita tre volte nel percorso del Giro d’Italia e ha visto transitare in testa Nino Defilippis nella Ravenna – San Marino del 1964 (vinta dall’elvetico Rolf Maurer), Eddy Merckx nel corso della Lido delle Nazioni – Carpegna del 1973 (vinta dallo stesso corridore) e infine l’elvetico Rubens Bertogliati nel 2010, quando si disputò la Porto Recanati – Cesenatico, terminata con il successo di Manuel Belletti.
Passo delle Croci (574 metri). Vi transita la SP11 “Sogliano” tra Rontagnano e Montegelli.
Sella di Sogliano (351 metri). Coincide con l’abitato di Sogliano al Rubicone. Quotata 336 metri sulle cartine del Giro 2020, raggiunta da un altro versante è stata valida come GPM al Giro del 2004, quando vi è scollinato in testa Emanuele Sella, che poi s’impose sul traguardo della Porto Sant’Elpidio – Cesena.
Valico della Perticara (655 metri). Coincide con l’omonima frazione di Novafeltria ed è quotata 662 metri sulle carte del Giro 2020. È stato tre volte GPM al Giro, nel 1954, nel 2008 e nel 2010. Il primo passaggio avvenne nel corso della tappa Firenze – Cesenatico, vinta allo sprint da Pietro Giudici dopo che sul Perticara era scollinato per primo…. Primo Volpi. Nel 2008 è stato Alessandro Bertolini a conquistare il traguardo GPM durante la Urbania – Cesena che poi lo vide vincitore. L’ultimo a iscrivere il suo nome nel ristretto albo d’oro di questa salita è stato il tedesco Sebastian Lang, nella pocanzi citata frazione che si corse tra Porto Recanati e Cesenatico nel 2010.
Sella di Botticella (655 metri). Vi transita la SP8 “Santagatese” all’inizio della discesa che da Perticara conduce a Novafeltria. Coincide con il bivio per Sant’Agata Feltria.
Sella dei Quattoventi (550 metri). Valicata dalla SP 22 “Leontina” nel corso della discesa che dalla Madonna di Pugliano conduce a Secchiano. Coincide con il bivio per San Leo ed è quotata 578 metri sulle carte del Giro 2020.
Passo delle Siepi (434 metri). Chiamato anche Passo del Grillo e quotato 414 metri sulle cartine del Giro 2020, è valicato dalla SP 30 tra Secchiano e Ponte Uso. Nel 2004 è stato inserito nel percorso della tappa Porto Sant’Elpidio – Cesena, vinta da Emanuele Sella, ma non era valido come traguardo GPM.
Passo del Gorolo (318 metri). Valicato dalla SP 11 “Sogliano” tra Sogliano al Rubicone e Borghi.
Nota
Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
FOTOGALLERY
Forlimpopoli, Rocca Albornoziana
Polenta, Pieve di San Donato
Rocca di Meldola

Mercato Saraceno, Pieve di Monte Sorbo (tripadvisor.com)
Scritte inneggianti ai corridori del Giro sul tratto più ripido del Barbotto
Abbazia di Montetiffi
Perticara, ex miniera di zolfo
Madonna di Pugliano, ex Villa Battelli

Il forte di San Leo in fiamme: così appare nel film “Hudson Hawk - Il mago del furto“ (www.davinotti.com)
San Giovanni in Galilea

La partenza di un’edizione della Nove Colli dal Porto Canale di Cesenatico e, in trasparenza, l’altimetria della dodicesima tappa del Giro 2020 (www.michaelhotels.com)
COLPI DI MOSCHETTI SOTTO IL CIELO DI MAIORCA
Inizia in modo spumeggiante la seconda stagione tra i professionisti per Matteo Moschetti (Trek-Segafredo) che si impone in due dei quattro trofei che compongono la Challenge Ciclista a Mallorca mentre il tedesco Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe) e lo spagnolo Marc Soler (Movistar) si aggiudicano le altre due gare della corsa spagnola
Si comincia con il Trofeo Ses Salines – Felanitx, dedicato ai velocisti con Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe) grande favorito. La gara si sviluppa lungo 170 km, buona parte dei quali caratterizzati da una fuga a quattro che si esaurisce a 7 km dal traguardo, quando vengono ripresi gli ultimi due superstiti del tentativol, Claudio Imhof (nazionale elvetica) e Rémy Mertz (Lotto Soudal). Le squadre dei velocisti preparano il terreno per i loro capitani e ad avere la meglio è l’italiano Matteo Moschetti (Trek-Segafredo), che coglie il suo primo successo tra i professionisti battendo Ackerman, Ion Aberasturi (Caja Rural – Seguros RGA), Enrique Sanz (Equipo Kern Pharma) e Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert).
La seconda e terza giornata sono invece caratterizzate da percorsi più impegnativi, dedicati agli scalatori. I 160 km del Trofeo Serra de Tramuntana si accendono lungo il Coll de sa Batalla, quando la Bora manda in fuga Lennard Kämna per aprire la strada al suo capitano Emanuel Buchmann. La fuga nel frattempo aveva perso uomini e lucidità e si avviava ad esaurirsi. Il tedesco raggiunge e passa il drappello di testa in attesa che i migliori diano fuoco alle polveri. Ciò avviene lungo il Coll de Puig Major, dove Marc Soler (Movistar) scatta seguito a ruota da Buchmann. I due recuperano Kämna in discesa e lo staccano mentre da dietro rinvengono Alejandro Valverde (Movistar) e Harm Vanhoucke (Lotto Soudal).
Ma sarà ancora in discesa, quella che precede il Coll den Bleda, che si decide la corsa: Buchmann attacca deciso e si lancia verso il traguardo, mentre il terzetto alle sue spalle viene ripreso. Nella volata per la piazza d’onore la spunta Valverde su Gregor Mühlberger (Bora-Hansgrohe), Diego Rosa (Arkéa Samsic) e Sander Armée (Lotto Soudal).
Il giorno seguente nel Trofeo Pollença – Andratx è ancora Imhof a lanciarsi in fuga assieme a Mads Würtz Schmidt (Israel Start-Up Nation); i due collaborano fino ai 60 km dall’arrivo quando Würtz Schmidt alza bandiera bianca e il compagno di fuga si fa altri 30 km in solitaria. Nel frattempo dietro i migliori si muovono e si sgancia un drappello di 16 atleti con Kämna , Soler, Davide Villella (Movistar), Mühlberger, Rosa ed Élie Gesbert (Arkéa Samsic), che sarà poi vittima di una brutta caduta che gli causerà la frattura della rotula. Una volta ripreso Imhof Kämna si lancia all’attacco in discesa, ma poco più tardi Mühlberger e Soler riusciranno a rinvenire e staccare il tedesco. Lungo la salita finale Soler dimostra di averne decisamente di più e stacca l’austriaco giungendo al traguardo con 11” di vantaggio. Villella chiude terzo a oltre un minuto, seguito da Kämna e Rosa.
Nell’ultima giornata tornano protagonisti i velocisti sul veloce tracciato del Trofeo Playa de Palma – Palma e sarà ancora Moschetti a prevalere, anche in questa occasione precedendo il favorito Ackermann in una volata a ranghi compatti che Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Loïc Vliegen (Circus – Wanty Gobert), Jean-Pierre Drucker (Bora-Hansgrohe) e Stefano Oldani (Lotto Soudal) avevano provato ad evitare fino a 16 km dal traguardo. Un altro italiano sale sul terzo gradino del podio, Pasqualon, a completare una serie di quattro podi nei quattro trofei. Completano la top five Amaury Capiot (Sport Vlaanderen – Baloise) e il citato neo-pro Oldani.
Andrea Mastrangelo

Matteo Moschetti (foto Bettini)
COSNEFROY SUONA LA MARSIGLIESE
Benoît Cosnefroy vince il Grand Prix Cycliste la Marseillaise davanti a Valentin Madouas e Tom Devriendt
La fuga di giornata evade fin dalle battute sotto la spinta di 6 corridori: Lucas De Rossi (Nippo Delko One Provence), Baptiste Bleier (St. Michel-Auber 93), Samuel Leroux (Natura4Ever-Roubaix-Lille Métropole), Lindsay De Vylder (Sport Vlaanderen-Baloise), Luc Wirtgen (Wallonie Bruxelles) e Martí Márquez (Equipo Kern Pharma). Il gruppo alle loro spalle lascia fare, tanto che la testa della corsa raggiunge un vantaggio massimo di 5 minuti e mezzo.
A guidare il plotone è la Total Direct Énergie, team leader delle manovre di rincorsa delle formazioni con ambizioni di successo finale. Davanti i 6 vanno d’accordo fino ai -30 km dal traguardo, quando a provarci in solitaria sono De Rossi e Márquez, ultimo tentativo di resistere al prepotente rinvenire del gruppo. A questo punto della corsa giunge il tentativo che risulterà decisivo, la sparata da contrattaccante di Benoît Cosnefroy (Ag2r La Mondiale), che riesce con questa mossa a riportarsi su due dei fuggitivi del mattino, Madouas e Devrient, rimasti attardati rispetto alla testa della corsa sulle asperità in programma. I tre trovano nuovo vigore con l’innesto del portacolori dell’AG2R, quest’oggi dotato di una gamba eccezionale, tanto che entro i 10 km dal traguardo riescono a riportarsi sulla testa della corsa e lasciarsi alle spalle definitivamente De Rossi e Márquez. Sul Col de la Gineste è Jesús Herrada (Cofidis) a uscire dal gruppo e a raggiungere il terzetto al comando con una grande azione.
I 4 scollinano con più di 20 secondi di margine, ormai irrecuperabile per le squadre dei velocisti. Si arriva dunque ad una volata ristretta, dominata con un grande atto di forza da parte di Cosnefroy su Madouas e Devrient. Medaglia di legno per Herrada, affaticato dall’attacco sull’ultima salita. Il gruppo giunge al traguardo 17 secondi più tardi, regolato da Clément Venturini, che si aggiudica così lo sprint per la quinta piazza.
Lorenzo Alessandri

Vittoria di Benoit Cosnefroy nella prima corsa del calendario francese (foto Bettini)
LA VUELTA A SAN JUAN DI EVENEPOEL SI CHIUDE NEL SEGNO DI GAVIRIA
Fernando Gaviria (UAE Team Emirates) vince in volata la settima ed ultima tappa della Vuelta a San Juan battendo Peter Sagan (Bora Hansgrohe) e Álvaro Hodeg (Deceuninck Quick Step). Remco Evenepoel (Deceuninck Quick Step) vince la breve corsa sudamericana che aveva ipotecato nella cronometro della terza tappa.
L’ultima tappa della Vuelta a San Juan offre la consueta passerella finale riservata ai velocisti sul circuito cittadino di San Juan, da affrontare nove volte per un chilometraggio totale che supera leggermente i 141 km. La tappa è stata caratterizzata dalla fuga di sette ciclisti, ovvero Nathan Brown e Colin Joyce (Rally Cycling), Francisco Montes e Juan Ignacio Curuchet (nazionale argentina), Leonardo Rodríguez ed Iginio Lucero (Municipalidad de Rawson), Andrea Garosio (Vini Zabù KTM) e Riccardo Marchesini (Amore & Vita Prodir). Il gruppo non ha mai concesso alla fuga un vantaggio superiore ai 2 minuti. Molto attive all’inseguimento le squadre dei velocisti, tra cui la UAE Team Emirates di Fernando Gaviria e la Bora Hansgrohe del sempre temibile Peter Sagan, ma anche la Deceuninck Quick Step della maglia blanco celeste Remco Evenepoel. Da segnalare la decisione da parte degli organizzatori della neutralizzazione del tempo all’ottavo passaggio dal traguardo. Il nono ed ultimo giro del circuito di San Juan vale quindi solo, come passerella finale della passerella finale. Della fuga, che aveva perso progressivamente pezzi, restava in testa soltanto Joyce, il quale veniva ripreso quando mancavano poco più di 3 km al termine dell’ottavo giro, sul traguardo del quale il gruppo transitava compatto. Gli ultimi 9 km vedevano una lotta serrata da parte delle squadre per prepararsi alla volata finale. Era Gaviria ad avere la meglio su Sagan e Álvaro Hodeg (Deceuninck Quick Step). Manuel Belletti (Androni Giocattoli) era il primo italiano, quarto e fuori dal podio di giornata, mentre chiudeva la top five Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation). Gaviria ottiene la terza vittoria alla Vuelta a San Juan dopo aver già fatto sue la seconda e la quarta tappa ed iniziando così al meglio la stagione. Seppur di livello non eccelso, Evenepoel vince una corsa che comunque si fregia da quest’anno del rango di corsa ProSeries, la prima ad essere considerata cronologicamente tra le corse di livello inferiore e la più importante del Sudamerica assieme al Tour Colombia 2.1. Buon secondo posto finale per Filippo Ganna (nazionale ialiana) a 33 secondi da Evenepoel. Per quanto riguarda le altre classifiche Guillaume Martin (Cofidis) si aggiudica quella dei GPM, Evenepoel fa sua anche quella di miglior giovane e la Movistar comanda la speciale classifica riservata alla squadre
Giuseppe Scarfone

A soli 20 anni Remco Evenepoel vince la seconda corsa a tappe della sua carriera dopo essersi imposto lo scorso anno, il primo da professionista, nel Giro del Belgio (Getty Images Sport)
A DEVENYNS LA CORSA DI CADEL EVANS
La prima corsa in linea del World Tour termina con il successo del belga della Deceuninck-Quick Step, che precede il russo Pavel Sivakov sul traguardo di Geelong conquistando così la corsa voluta dall’ex professionista Cadel Evans
Dries Devenyns?!? Forse scomodare il Don Abbondio manzoniano con il suo “chi era costui?” è troppo ma di certo nella galassia Deceuninck-Quick Step il trentaseienne belga non è classificato certamente come una delle stella di prima grandezza. Sicuramente però è uno di sostanza che sui percorsi vallonati, tanto cari ai suoi compagni di squadra, si è sempre fatto trovare pronto per svolgere il suo operato, e poco importa se l’ultima vittoria risale al Tour de Wallonie del 2016 quando si prese la 5a tappa e la classifica generale difendendo ancora i colori della IAM Cycling.
Fatto sta che nella notte italiana, il belga si è trovato unico della sua squadra all’interno di un gruppetto ben assortito ed è stato il più lesto e scaltro a riportarsi su Pavel Sivakov (Team INEOS), che sembrava ben intenzionato ad andarsene al traguardo con un’azione solitaria ai meno 5.
Insomma tanto di cappello al belga che ha fatto da eco, come sanno far bene nel team di Lefevere, al successo del ceco Zdeněk Štybar nella penultima tappa della Vuelta a San Juan, disputata quasi in contemporanea pur con una data diversa a causa del fuso orario tra Australia e Argentina.
L’andamento della corsa andata all’esperto belga ha dimostrato che la Cadel Evans Great Ocean Road Race può entrare a pieno titolo nelle novero delle classiche, anche se le manca il background e la tradizione delle “consorelle” europee. La prima trentina di chilometri veniva senza risparmiarsi, con l’intento del plotone di dare subito l’impronta alla gara. Così dopo un susseguirsi di ventagli, scatti e tutto il resto del “catalogo” ciclistico, ci pensavano due giovanissimi nazionali australiani a dare una calmata alle scalmane del gruppo impegnato in terra australe.
Elliott Schultz e Carter Turnbull, entrambi in forze alla Korda Mentha Real Estate Australia, si avvantaggiavano e, pur sapendo di ricoprire il ruolo di agnello sacrificale, non si risparmiavano arrivando ad avere un vantaggio di sei minuti ai meno 100.
La reazione del gruppo non si faceva attendere e il lavoro di Lotto Soudal, Cofidis, EF e Bora – pur portato avanti senza frenesie e fregole varie – teneva due diciannovenni sotto controllo e incominciava a dare una “pettinata” al gruppo, che si presentava così sul circuito finale da affrontare per quattro volte già ridotto nel numero.
Mentre davanti i due si separavano con Schultz che si avvantaggiava sul compagno, dietro la corsa esplodeva letteralmente. Ai meno 39 si assisteva al tentativo di cinque attaccanti – Kiel Reijnen (Trek-Segafredo), Fabian Lienhard (Groupama-FDJ), Geoffrey Bouchard (AG2R La Mondiale), Alexander Cataford (Israel Start-Up Nation) e Jonas Rutsch (EF) – che si riportavano prontamente sul fuggitivo cambiando il volto alla corsa, ormai entrata nel vivo.
Ai cinque rispondeva soprattutto la Mitchelton-Scott, che prendeva in mano la corsa e grazie al forcing in salita scremava il gruppo, riducendolo a coloro che poi si sarebbero giocati il tutto per tutto sul traguardo di Geelong. Il gruppo di testa era ora formato da corridori con varie caratteristiche e non mancavano neanche due ruote veloci come Caleb Ewan (Lotto Soudal) ed Elia Viviani (Cofidis).
L’ultimo passaggio sulla salita di Challambra dava la definitiva settacciata ai battistrada e a quel punto il primo a tentare l’azione di forza era Simon Yates (Mitchelton-Scott), ma per il britannico non c’era fortuna poichè veniva raggiunto poco dopo da Sivakov e ancora successivamente da Dries Devenyns (Deceuninck – Quick Step), Daryl Impey (Mitchelton-Scott), Jay McCarthy (Bora – Hansgrohe) e Jens Keukeleire (EF). L’azione del suddito di sua maesta britannica era il preludio all’azione tutt’altro che velleitaria del russo Sivakov; tra lui e il successo però metteva lo zampino il meno quotato dei presenti, il belga Devenyns, che non solo si riportava sull’attaccante ma si toglieva anche il lusso di andare a cogliere il successo nel duello a due sul traguardo, facendo pesare a suo vantaggio l’esperienza accumulata in quasi tredici anni di professionismo. Dopo quattro secondi Impey aveva la meglio su Keukeleire, Dylan Van Baarle (INEOS) e McCarthy. A seguire con tempi diversi tutti gli altri protagonisti del finale di gara. Nei primi venti si piazzavano anche gli italiani Simone Consonni (Cofidis), 17esimo, e Andrea Vendrame (AG2R La Mondiale), 19esimo.
Mario Prato

Dries Devenyns sbaraglia la concorrenza nella corsa australiana di Cadel Evans (Getty Images Sport)
ŠTYBAR CONQUISTA LA POLE SULLA PISTA DEL VILLICUM
Sesta tappa della Vuelta a San Juan vinta da Zdeněk Štybar (Deceunick – QuickStep) con un attacco decisivo negli ultimi metri dell’Autodromo El Villicum. Secondo Juan Sebastián Molano, ancora leader Evenepoel.
Sotto un sole cocente, 40 gradi toccati oggi, Štybar vinceva la penultima tappa della corsa argentina dopo 174.5 km di corsa. Il ceco della Deceuninck Quick Step, compagno di squadra del leader della classifica generale Remco Evenepoel, sfruttando tutte le sue doti atletiche-tattiche a 500 metri dal traguardo beffava i velocisti con un perfetto attacco da finisseur. Nulla da fare per il colombiano Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates) poichè il suo tentativo di rimonta si fermava a pochi centimetri dalla vittoria. Terza posizione per il francese della Israel Start-Up Nation Rudy Barbier, Quarta e quinta piazza per gli italiani Manuel Belletti (Androni Giocattoli Sidermec) e Daniel Oss (Bora Hansgrohe).
La giornata regalava poche emozioni, con Cristopher Robin Jurado (nazionale panamense), Jokin Aranburu (Fundación Orbea) e Veljko Stojnić (Vini Zabù KTM) che animavano la tappa entrando nella prima fuga di giornata, raggiunti da altri attaccanti quali Mirco Maestri (Bardiani CSF Faizanè), Andrea Di Renzo (Vini Zabù KTM), Laureano Rosas (Transporte Puertas de Cuyo) e Augustin Fraysse (nazionale argentina). Il gruppo, ben guidato dalla Deceuninck-QuickStep, non lasciava spazio a nessun attacco avversario e a 17 chilometri dalla linea d’arrivo il gruppo tornava compatto. Da segnalare un tentativo di ventaglio attorno al 90° chilometro di corsa, ma la squadra di patron Lefevere non si lasciava sorprendere proteggendo perfettamente il proprio capitano Evenepoel.
Appuntamento a stanotte (ora italiana) con la settimana e ultima tappa della Vuelta a San Juan, che come tradizione si svolgerà sulla circonvallazione di San Juan e sarà ancora favorevole ai velocisti. Filippo Ganna (UAE Team Emirates), secondo in classifica a 33” di ritardo da Evenepoel potrebbe tentare il miracolo, ma data l’altimetria totalmente pianeggiante della frazione finale, a meno di ventagli o cadute scalzare dalla posizione di leader il campioncino belga della Deceunick appare molto arduo.
Luigi Giglio

L'attacco del corridore ceco sull'autodromo del Villicum (Getty Images)
SAN JUAN, SULLE MONTAGNE EVENEPOEL RESTA “COLORADO” DI BLANCO CELESTE
Sull’Alto Colorado il colombiano Miguel Eduardo Flórez López (Androni Giocattoli) conquista una bella vittoria sul gruppo dei migliori in classifica, battendo Óscar Sevilla (Team Medellín) e Brandon McNulty (UAE Team Emirates). Remco Evenepoel (Deceuninck Quick Step), quinto di giornata, dopo un attimo di sbandamento occorsogli prima della salita finale risale posizioni su posizioni e controlla agevolmente nel finale, ipotecando la vittoria della corsa sudamericana quando mancano due tappe alla fine.
Dopo l’unico giorno di riposo di ieri, la Vuelta a San Juan riprende con la quinta tappa da San Martín all’Alto Colorado. Sono quasi 170 km caratterizzati da ben quattro GPM, inusuali per la pampa argentina, di cui uno di terza categoria, due di seconda, e l’ultimo, posto all’arrivo, di prima categoria. Remco Evenepoel (Deceuninck Quick Step) appare ben saldo in maglia blanco celeste e, se si esclude Filippo Ganna (nazionale italiana), non particolarmente a suo agio sulle salite, non dovrebbe avere troppe difficoltà a conservarla, visto che gli avversari più pericolosi si trovano ad oltre un minuto dal belga. Dopo la partenzasi formava la fuga di giornata composta da otto ciclisti: Facundo Cattapan (Municipalidad de Rawson), Emiliano Contreras (Puertas de Cuyo), Daniel Omar Juárez (Agrupación Virgen de Fátima), Gerardo Atencio (Municipalidad de Pocito), Francisco Montes (nazionale argentina), Magno Prado Nazaret (Sindicato Empleados Publicos de San Juan), Nelson Soto (Team Colombia Tierra de Atletas), Antonio Zullo (Amore e Vita Prodir). Il vantaggio della fuga superava i 3 minuti e mezzo sul gruppo quando erano stati percorsi poco più di 35 km. Contreras si aggiudicava il primo traguardo volante di Angaco posto al km 37. Cattapan era il primo a staccarsi dalla fuga, mentre nel frattempo il gruppo accumulava ulteriore ritardo ed era segnalato a 4 minuti e mezzo di ritardo al km 50. Monte si aggiudicava il primo GPM dell’Alto de Villicum, posto al km 69. Dopo 75 km il gruppo era segnalato a 2 minuti e 45 secondi di ritardo dalla fuga. Gli uomini della Deceuninck conducevano ora un’andatura più elevata. Monte si aggiudicava il secondo sprint intermedio di Talacasto, posto al km 93. Sulla successiva salita di Baños de Talacasto la fuga si spezzettava e Soto, Atencio e Prado restavano da soli al comando. Era Atencio ad imporsi sul GPM, posto al km 107. Il gruppo del leader aveva un ritardo che sfiorava i 5 minuti quando mancavano 55 km alla conclusione. Atencio faceva suo anche il successivo e penultimo GPM dell’Alto de la Crucecita, posto al km 122. Nel gruppo inseguitore un attacco combinato di Bora Hansgrohe e UAE Team Emirates sorprendeva la Deceuninck e soprattutto il capitano Evenepoel, che si ritrovava improvvisamente nelle retrovie. Sotto l’impulso in special modo di Brandon McNulty (UAE Team Emirates) la fuga veniva ripresa a 22 km dall’arrivo. A 10 km dal termine restava in testa la coppia formata dallo stesso McNulty e da un battagliero Guillaume Martin (Cofidis). Evenepoel, superato il momento difficile, inseguiva in un gruppetto formato da una decina di ciclisti che viaggiava a 15 secondi dalla coppia di testa. Il ricongiungimento tra testa della corsa e inseguitori si concretizzava a meno di 9 km dall’arrivo. Oltre a McNulty, Martin ed Evenepoel facevano parte del nuovo gruppo di testa, Miguel Eduardo Flórez López (Androni Giocattoli), César Paredes ed Óscar Sevilla (Team Medellín), Nelson Oliveira (Movistar), Ganna, Juan Pablo Dotti (Sindicato Empleados Publicos de San Juan) e Juan Melivilo (Municipalidad de Pocito). Le accelerazioni prima di McNulty e poi di Evenepoel mettevano in crisi Oliveira e Dotti. Si staccava anche Paredes, che aveva lavorato alacremente per il compagno di squadra Sevilla. A 400 metri dall’arrivo partiva in contropiede Flórez López, che andava a conquistare la prima vittoria nel 2020. In seconda posizione a 3 secondi dal colombiano si piazzava Sevilla mentre chiudeva il podio di giornata McNulty. Quarto era Martin mentre chiudeva la top five Evenepoel, in agevole controllo sui suoi diretti avversari. La classifica generale non cambia molto vosto che Evenepoel è sempre primo con 33 secondi di vantaggio su Ganna e 1 minuto e 1 secondo su Sevilla. Ora è in programma la sesta e penultima tappa, che prevede partenza e arrivo sulla pista del circuito automobilistico di San Juan Villicum. Lunga 174.5 Km, presenta due facili GPM a metà percorso che non impediranno ai velocisti di battersi per la volata finale, anche se un leggero tratto in salita a circa 5 km dal termine potrebbe indirire le gambe di qualcuno.
Antonio Scarfone

Vittoria sotto una pioggia di lustrini per Miguel Eduardo Flórez López sull'Alto Colorado (Getty Images Sport)
GAVIRIA PADRONE DELLE VOLATE A SAN JUAN
Grazie ad uno sprint possente e al lavoro del treno dell’UAE-Team Emirates il velocista colombiano trova la seconda vittoria nella gara argentina, superando il francese Barbier ed il connazionale Hodeg. Bene gli italiani Belletti e Benfatto, entrambi nella top 10.
Se, per quanto riguarda la classifica generale, Remco Evenepoel (Deceuninck – Quick Step) l’altro giorno aveva scavato un importante solco nei confronti dei principali avversari dopo la cronometro di mercoledì, era Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates) a laurearsi padrone delle volate alla 38° Vuelta a San Juan. Il colombiano vinceva ancora e ciò anche grazie al lavoro dei compagni di squadra, in particolare Juan Sebastián Molano e Maximiliano Richeze. Ma le squadre dei velocisti nella terza tappa della corsa argentina avevano dovuto faticare più del previsto per andare a prendere i due fuggitivi principali di giornata, vale a dire lo statunitense Robin Carpenter (Rally Cycling) e il basco Peio Goikoetxea (Fundaciòn – Orbea), raggiunti solo a 3 km dal traguardo di Villa San Agustìn. In precedenza c’era stato anche un altro attacco di cinque corridori – tra i quali gli italiani Matteo Busato (Vini Zabù – KTM), Filippo Ganna (nazionale italiana, secondo in classifica generale) e Mattia Bais (Androni – Sidermec) – mentre Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) era protagonista di un incidente senza conseguenze con un addetto della motostaffetta. Lo slovacco riusciva successivamente a tornare in gruppo e a prendere parte alla volata, che lo vedrà piazzarsi al quarto posto. Intanto, ad uno sprint intermedio Evenepoel guadagnava un ulteriore secondo grazie ad un piazzamento in volata, con l’obiettivo di perdere meno secondi possibile da Filippo Ganna, in quel momento in fuga.
Ai -3, dopo aver ripreso i due fuggitivi, si metteva davanti Daniel Oss (Bora – Hansgrohe) nel tentativo di portare nella posizione migliore Sagan, ma alle sue spalle era compatto il treno UAE-Team Emirates. Il colombiano Molano e l’argentino Richeze trainavano alla meglio Gaviria, pronto a dare la spallata finale a tutti gli avversari, che arrivava grazie al suo potentissimo sprint. Alle sue spalle chiudevanp Rudy Barbier (Israel Start-Up Nation), Álvaro Hodeg (Deceuninck – Quick Step) e Sagan. Ottima la prova degli italiani Manuel Belletti (Androni – Sidermec) e Marco Benfatto (Bardiani – CSF – Faizané), che concludevano in settima ed ottava posizione.
Evenepoel ha ora 33” di vantaggio nei confronti di Ganna e 1′09” sullo spagnolo Óscar Sevilla (Team Medellìn). Oggi in programma una giornata di riposo, si riprende venerdì con la tappa regina da San Martín all’Alto Colorado, con arrivo in salita ad oltre 2600 metri di quota.
Andrea Giorgini

Dopo la stratosferica crono di Evenepoel, nella quarta tappa della Vuelta a San Juan arriva il bis allo sprint di Fernando Gaviria (Getty Images Sport)

