POGACAR VINCE SUL “MURO DI BRETAGNA” E SI RIPRENDE LA MAGLIA GIALLA

luglio 11, 2025 by Redazione  
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Bella vittoria di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), che a Mûr-de-Bretagne vince nettamente in volata davanti a Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike) e Oscar Onley (Team Picnic PostNL). Van der Poel si stacca nel finale ed è solo ventiduesimo all’arrivo

La doppia scalata al “Muro di Bretagna”, l’ultima delle quali da affrontare in concomitanza con la linea del traguardo, è il piatto forte della settima tappa che parte da Saint-Malo e si conclude dopo 197 km. Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck) deve difendere la sua maglia gialla dalle grinfie di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che lo incalza ad un solo secondo di ritardo. Le asperità altimetriche sono tutte concentrate nel finale con la doppia scalata a Mûr-de-Bretagne. La tappa ha visto il formarsi di una prima fuga dopo una ventina di chilometri dalla partenza che comprendeva sei ciclisti, ovvero Valentin Madouas (Team Groupama FDJ), Anders Halland Johannessen (Team Uno X Mobility), Jenno Berckmoes (Team Lotto), Neilson Powless (Team EF Education EasyPost) e Victor Campenaerts (Teanìm Visma Lease a Bike). Ma, dopo la reazione del gruppo e continui rimescolamenti in testa alla corsa per un’altra ventina di chilometri, alla fine la fuga di giornata vera e propria si formava grazie all’azione di Alex Baudin (Team EF Education EasyPost), Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers), Marco Haller (Team Tudor Pro Cycling), Ewen Costiou (Team Arkea B&B Hotels) e Ivan Garcia Cortina (Team Movistar). Nel gruppo maglia gialla erano Alpecin Deceuninck e UAE Team Emirates le squadre più attive all’inseguimento dei cinque battistrada. Garcia Cortina si aggiudicava il traguardo volante di Plédran posto al km 139.2. A circa 40 km dalla conclusione il gruppo maglia gialla accelerava e ne facevano le spese i velocisti, che perdevano progressivamente terreno. Costiou scollinava in prima posizione sul GPM della Côte du Village de Mûr-de-Bretagne, posto al km 178.8. Baudin era l’ultimo dei fuggitivi a essere ripreso dal gruppo maglia gialla quando mancavano 16 km all’arrivo. L’UAE Team Emirates aumentava il ritmo sul primo passaggio sul “muro, in vetta al quale scollinava per primo Tim Wellens. Prima della scalata finale una caduta di una decina di ciclisti metteva fuori gioco, tra gli altri, Santiago Buitrago (Team Bahrain Victorious), Enric Mas (Team Movistar), Joao Almeida (UAE Team Emirates), Eddie Dunbar (Team Jayco AlUla) e Louis Barré (Team Intermarchè Wanty). In vista del traguardo il gruppo di testa, formato da non più di 20 ciclisti, si lanciava a tutta velocità sulla salita finale il cui chilometro iniziale era il più duro. Dopo uno scatto di Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) Pogacar si issava in testa con una progressione delle sue fino alla volata finale, nella quale aveva la meglio su Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike) e Oscar Onley (Team Picnic PostNL), quest’ultimo terzo a 2 secondi di ritardo dallo sloveno. Chiudevano la top five Felix Gall (Decathlon AG2 R La Mondilae) in quarta posizione e Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike) in quinta posizione. Deludeva invece Van der Poel, soltanto ventiduesimo. Per Pogacar è la seconda vittoria di tappa al Tour 2025. Lo sloveno si riprende la maglia gialla e ora in classifica generale conduce con 54 secondi di vantaggio su Evenepoel e 1 minuto e 11 secondi di vantaggio su
Kévin Vauquelin (Team Arkea B&B Hotels). Domani è in programma l’ottava tappa da Saint-Méen-le-Grand a Laval per 171.4 km. Torneranno di scena i velocisti anche se il traguardo è posto su uno zampellotto di 1.3 km al 2.9% che non dovrebbe influire più di tanto sull’esito della volata.

Antonio Scarfone

Pogacar sigla il secondo successo sulle strade del Tour 2025 (Getty Images)

Pogacar sigla il secondo successo sulle strade del Tour 2025 (Getty Images)

CAOS E CALMA IN NORMANDIA, HEALY NE FA UNA DELLE SUE

luglio 11, 2025 by Redazione  
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Tappa pazza per cavalli pazzi, Pogi invece fa il ragioniere.

Quando c’è chi si domanda il perché delle dirette integrali, la risposta sta in chi pone la domanda. Spesso appassionati di troppo lungo corso che stentano a comprendere la logica della nouvelle vague di questo pazzo ciclismo anni Venti (sempre sperando con le dita incrociate fino ai crampi che dal pazzo non si sconfini nello scriteriato, o che l’allegra follia non salti a piè pari nel vortice autodistruttivo). O viceversa appassionati di troppo breve corso, assuefatti ai sopori fin quasi al triangolo rosso propinati a suo tempo dalle più svariate armate dotate di volta in volta, ciascuna a suo tempo, del “monopolio nell’uso della forza” in nome del ciclismo di Stato, dove con Stato si intende la nazione o meglio il mercato nazionale a cui vendere il prodotto, ciclismo dello status quo a senso unico dove il bullismo era un titolo di merito sbandierato con orgoglio perfino nelle autobiografie.
…Ma i tempi, ora e sempre, sono cambiati! O no? Mentre ci arrovelliamo sull’ardua questione, tuttavia, in bici si corre, e si corre effettivamente in un modo sensibilmente differente rispetto ai primi due decenni di questo secolo, quando ci si doveva accontentare dei Nibali, dei Contador, dei Quintana prima maniera, di qualche occasionale Andy Schleck o Cunego, per trovarsi a sintonizzare il televisore a mossa decisiva già attuata, certo con ancora tutto da seguire il dipanarsi della stessa con tanto di pathos nel capire se la mossa in questione sarebbe poi andata in porto o meno. Oggi quel pathos a volte viene meno proprio nei finali, quei momenti invece così caratteristici nei Giri con Cipollini quale direttore d’orchestra: un traguardo volante, un elicottero che si alza in volo, comincia la diretta, e si comincia a correre sula bici o a guardare da casa. In una tappa come quella normanna, tutto funziona al rovescio, invece.
Ci sono sempre i traguardi volanti, a fare da catalizzatore, anche perché la lotta per la maglia verde si presenta per ora convulsa e acerrima, vedendo impegnati tanto il re delle Classiche Mathieu van der Pole quanto il nostro serio candidato a erede del suddetto Cipollini, almeno quanto a potenza, ovverosia Jonathan Milan, e poi perfino, quasi involontariamente, il principe cannibale e potenziale re dei re, vale a dire Tadej Pogacar. Poca roba! Così ogni punto conta. Aggiungiamoci che a fronte di una classifica generale apparentemente già segnata, la logica degli altri rivali potrebbe essere quella di far pesare ogni km di ogni tappa, per lasciare che Pogi si affondi da solo zavorrato a piombo dalle proprie catene d’oro che gli esigono di esibirsi su tutti i palcoscenici.
Sia come sia, la parte più eccitante e imprevedibile della tappa è la prima metà, quando si susseguono infiniti tentativi di fuga, un’ebollizione continua, un flusso magmatico in cui la forma stessa del gruppo che si allunga, sfilaccia, frammenta, crea bolle che si gonfiano e scoppiano, costituisce un impareggiabile spettacolo visivo, oltreché sportivo. Nel caos di distinguono alcune note di fondo: ad esempio la Visma di Vingegaard insiste nel cercare di piazzare uomini in fuga, la UAE di Pogacar glielo nega. Un nome il cui peso abbiamo potuto ancora apprezzare al Giro, seppur non più al proprio vertice assoluto di performance, è quello di Wout Van Aert, assolutamente distrutto dal profluvio di movimenti in apertura o chiusura, perché perfino chi vuole attaccare a volte deve chiudere sulla fuga se non idonea. Molto significativo pure il tentativo di Jorgenson, capitano in seconda della Visma stessa, chiuso da Pogi in persona. Non è di semplice interpretazione che cosa cercasse di ottenere la Visma, e in che chiave: delusi dalla crono del giorno precedente hanno forse abbandonato ogni velleità di lotta per il primato assoluto, e dunque invece di gestire le proprie energie preferiscono profonderne senza requie per puntare alle tappe? Oppure l’idea è accrescere all’inverosimile la pressione su Pogacar per farlo infilare in qualche vicolo senza uscita? Più avanti nella gara parrà addirittura che l’alveare giallo-nero avesse come propria priorità “obbligare” Pogi a mantenere la maglia gialla col carico di stanchezza extra che essa implica. Piani estremamente complessi oppure idee confuse? Lo scopriremo solo nel prosieguo dell’intricato romanzo che è ogni Tour. Altro tema chiave, l’ostinazione furibonda per far scattare la fuga da parte di due nomi su tutti, Quinn Simmons e Ben Healy, due dei cavalli pazzi più riconoscibili e rappresentativi in gruppo, due capelloni, biondo e bruno, il grosso statunitense biondiccio con la sua maglia da Capitan America e i baffoni da redneck, l’irlandese piccoletto e tutto nervi, orecchini da pirata e barba incolta, ossessionato dall’aerodinamica ma poi asimmetrico e guizzante sulla bici come un Garrincha. Roviniamo la sorpresa: la fuga buona la faranno partire loro, dopo essere stati i primissimi a muoversi sul serio, e a fine giornata saranno primo e secondo sul traguardo, anche se Healy arriva solitario e dietro Simmons deve bisticciare in volata con l’australiano Storer, altro habitué delle cavalcate epiche.
Quando la fuga parte, finalmente, e che fuga, c’è dentro anche Mathieu van der Pole, poi un altro statunitense, Barta, e un altro irlandese, Dunbar (tutti in team diversi). Per rafforzare il dominio anglosassone per la Visma c’è pure Simon Yates, forse il meno adatto all’occasione, forse perciò il compromesso su cui UAE e Visma trovano un equilibrio (ma a quel punto aveva senso per la Visma? Chi lo sa). Con Harold Tejada dell’Astana è completa la lista degli otto nient’affatto hateful. La presenza di van der Pole aggiunge un altro interessante tema di strategia interno alla fuga stessa: l’olandese è in predicato di riprendersi la maglia gialla, ma per covare questa speranza deve sacrificare le proprie opzioni di vittoria, facendo il passo se e quando la fuga esita, non spendendosi alla morte per chiudere su tutti gli scatti e così via. A margine magari anche il desiderio di raccattare qualche punticino per la maglia verde, come anticipato sopra. Se già è complesso vincere in fuga quando si veste, a torto o a ragione, il mantello di favorito principale, figuriamoci facendo equilibrismi fra due o tre obiettivi differenti; e non parliamone quando la tappa prevede oltre 200 km con un dislivello quasi da tappa alpina, suddiviso però in infiniti strappetti e mangiare bevi. Una specie di super Liegi, ma se alla Liegi si corre assatanati solo dopo Bastogne e verso Liegi, ma non certo da Liegi a Bastogne, qui invece il mattatoio autentico ha preso corpo nella prima metà corsa a quasi 50 km/h di media nonostante il terreno spaccagambe . Mathieu si brucerà nel mulinello di priorità diverse, ma almeno riconquisterà la maglia gialla… per un solo secondo!
Come anticipato, la tappa sarebbe stata da vedersi alla rovescia: opzionale il finale, obbligatorie le prime due ore. In queste due ore opzionali, si segnala giusto l’attacco da manuale, perfetto, di Healy. Come spiegherà il suo DS Wegelius a fine gara, il buon Ben ha dalla sua una fine astuzia tattica, e il suo modo di correre che appare talora pazzo si basa su uno studio meticoloso del terreno e delle situazioni. Poi la sua tenuta implacabile fa il resto. Sfuggito alle grinfie delle scie e controscie, non gli si ripiglia più nemmeno un secondo. E così in un momento di assoluta stanca e relativo relax nella rapsodia di strappi e strappetti, a poco più di 40 km dal traguardo, Healy si porta in fondo al gruppetto, osserva, attende, e dal nulla lancia una fiocinata che nessuno insegue seriamente perché per i primi venti secondi nessuno ci crede, poi dall’incredulità allo scoramento il passo è subito brevissimo. Punto, set, match in una partita fatta di un solo passante perfetto (ma non scordiamoci di tutto quel che c’è voluto per arrivare a trovarsi lì). Provano un inseguimento serio solo Simmons e Storer, ma non c’è nulla da fare. Si giocheranno la piazza d’onore in volata, sul violento muro finale. Muro finale che diventa un vero calvario per van der Poel, pedalando con le unghie piantate nel manubrio e i denti quasi ficcati nella ruota anteriore. Ma la maglia è sua, per un secondo.
Dietro, l’abbiamo detto, strani giorni in casa Visma. Forse vogliono appunto che Pogi la maglia non la regali al suo amico Mathieu, fatto sta che si producono in un forcing devastante. Al termine del quale Pogacar vince, piuttosto scocciato, la volata per il nono posto. Evidentemente lui aveva fatto i propri calcoli e ad essi aveva improntato la tappa, senza pensare a scatti o scattini, ma provocato… È alla fin fine una lotta di nervi più che di gambe, a queste altezze. La curiosità degna di nota è che dopo essere stato titolare unico delle tre classifiche principali, maglia gialla della generale, verde per punti e pois della montagna, Pogacar riesce così a cederle deliberatamente tutte e tre per sottrarsi ai doveri istituzionali con podi, interviste e fotografie. L’impressione è che potrebbe, se volesse, finire il TDF indossandole tutte e tre come Merckx nel 1969. Ma il Tour è lungo e la linea fra il vincere tutto e il perdere tutto è sottile anche per i più dotati fra i fenomeni delle ruote.

Gabriele Bugada

Ben Healy vince la sesta tappa del Tour (foto Anne Christine Poujoulat / AFP via Getty Images)

Ben Healy vince la sesta tappa del Tour (foto Anne Christine Poujoulat / AFP via Getty Images)

WIEBES REGNA A MONSELICE: SPRINT IMPERIALE E CLASSIFICA RISCRITTA. REUSSER SEMPRE IN ROSA

luglio 10, 2025 by Redazione  
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Nella quinta tappa del Giro Women il vento spacca il gruppo. Wiebes firma il bis, Reusser resta in rosa

Doveva essere la giornata più tranquilla del Giro, l’ultima occasione per tirare il fiato prima del trittico di salite finali. Invece, la Mirano–Monselice si è rivelata tutt’altro che innocua. Un’imboscata orchestrata dal vento e dalle squadre più attente ha stravolto i piani delle inseguitrici e permesso a Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) di firmare la sua seconda vittoria in questa edizione, la quattordicesima della stagione. Dal canto suo Marlen Reusser (Movistar Team) resta in Maglia Rosa, ma la classifica si compatta e la tensione sale.
A fare la differenza è stato un colpo di mano – o meglio di vento – a 53 chilometri dall’arrivo, quando il gruppo si è spezzato sotto l’azione congiunta di Team SD Worx – Protime e UAE Team ADQ. Tra le prime, oltre alla Maglia Rosa Reusser, sono rimaste Elisa Longo Borghini (UAE Team ADQ) e Anna van der Breggen (Team SD Worx – Protime), tutte decise a non perdere l’occasione. La fuga “buona” ha guadagnato margine e non si è più voltata indietro. La Wiebes, protetta da una squadra impeccabile, ha aspettato il momento giusto e, lanciata alla perfezione da Lotte Kopecky, ha battuto in volata la connazionale Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike), con Liane Lippert (Movistar Team) a completare il podio. Il gruppo delle big rimaste tagliate fuori ha accusato un pesante ritardo di 1’42”.
“Siamo state bravissime a sfruttare la situazione – ha detto Wiebes dopo l’arrivo –. Non mi sentivo al top, ma ho potuto contare su un team straordinario. Barbara Guarischi, Elena Cecchini e Lotte Kopecky mi hanno portata alla perfezione. E Anna Van der Breggen ha guadagnato terreno in classifica: una giornata perfetta.”
Anche la Reusser, ancora in rosa, ha sorriso al termine della tappa: “Non amo le giornate così nervose, ma oggi è andata meglio del previsto. Il supporto della squadra è stato fondamentale. D’ora in poi chi vuole vincere il Giro dovrà provarci da lontano: noi siamo pronte”.
Alle sue spalle, la Longo Borghini resta seconda a 16”, mentre la Van der Breggen sale in terza posizione con 1’53” di ritardo. Dietro di lei si fa vedere anche Katrine Aalerud (Uno-X Mobility), salita al quarto posto, mentre le protagoniste dei giorni scorsi hanno perso terreno prezioso.
Intanto, la Wiebes si prende anche la Maglia Rossa della classifica a punti, mentre Sarah Gigante (AG Insurance – Soudal Team) conserva quella azzurra dei GPM e Antonia Niedermaier (CANYON//SRAM zondacrypto) resta leader tra le giovani, pur scendendo in classifica generale.
Le salite ora non si faranno attendere: la tappa di domani porterà la carovana da Bellaria-Igea Marina a Terre Roveresche e sarà caratterizzata da numerosi strappi a quote collinari. Dopo la burrasca di oggi, il Giro è entrato definitivamente nella sua fase decisiva.

Mario Prato

Lorena Wiebes vince a Monselice (foto LaPresse)

Lorena Wiebes vince a Monselice (foto LaPresse)

SPETTACOLO A CAEN. EVENEPOEL VINCE LA CRONOMETRO, POGACAR NUOVA MAGLIA GIALLA

luglio 9, 2025 by Redazione  
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La cronometro per specialisti di Caen conferma il dominio dell’attuale campione del mondo della specialità Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) che vince, anche se per “soli” 16 secondi, su un pimpante Tadej Pogacar (UAE Team Emirates XRG), nuova maglia gialla. Buon terzo posto per Edoardo Affini (Team Visma Lease a Bike) mentre deludono Vingegaard e Roglic.

Dopo le prime scaramucce tra Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike), la quinta tappa del Tour 2025 costituisce il primo vero spartiacque della corsa francese. La cronometro individuale di Caen di 33 km ci dirà molto sulle ambizioni dei ciclisti più forti e scremerà ulteriormente una classifica generale già abbastanza definita. L’uomo da battere sicuramente il campione del mondo Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step), che vestirà la maglia iridata di campione della specialità. Alle sue spalle una folta schiera di contendenti, con il Team Visma Lease a Bike che oltre a Vingegaard schiera due ottimi cronoman come Edoardo Affini e Matteo Jorgenson. L’attuale maglia gialla Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck) dovrà invece difendersi e verosimilmente lascerà il simbolo del primato a qualcun altro. Evenepoel si conferma attualmente il ciclista più forte contro il tempo e, dopo un inizio piuttosto compassato, il belga aumenta i giri col passare dei chilometri e chiude con il tempo di 36 minuti e 42 secondi. Pogacar è il solito fenomeno e in proporzione a Evenepoel, pur perdendo sulla linea del traguardo 16 secondi dal belga, è sembrato il ciclista di alta classifica più in palla. Ottimo terzo posto per Edoardo Affini (Team Visma Lease a Bike), praticamente il primo dei mortali con 33 secondi di ritardo da Evenepoel. Chiudono la top five Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale) e Kevin Vauqualin (Team Arkea B&B Hotels), quarto e quinto a 35 e 50 secondi. I ciclisti più deludenti sono stati Primoz Roglic (Red Bull – BORA – hansgrohe) e Vingegaard, che chiudono quasi a braccetto, a 1 minuto e 19 secondi di ritardo da Evenepoel il primo e due secondi più tardi il secondo. Peggio fa l’ex maglia gialla Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck), addirittura diciannovesimo. Pogacar è la nuova maglia gialla con 42 secondi di vantaggio su Evenepoal e 59 secondi di vantaggio su Kévin Vauquelin (Arkéa – B&B Hotels). Domani è in programma la sesta tappa da Bayeux a Vire Normandie di 201.5 km con diversi saliscendi e un totale di sei GPM (cinque di terza e uno di quarta categoria). La fuga, se ben assortita, potrebbe avere qualche chance in più di successo rispetto alle prime quattro tappe, ma la lotta per la maglia verde potrebbe riservare ancora una volata di massa con il duello Merlier-Milan, anche se gli ultimi 700 metri con pendenze superiori al 10% sembrano essere davvero troppo impegnativi per entrambi.

Antonio Scarfone

Evenepoel sfreccia tra le campagne di Caen (foto Shutterstock)

Evenepoel sfreccia tra le campagne di Caen (foto Shutterstock)

SARAH GIGANTE TRIONFA A PIANEZZE, COLPO GROSSO NELL’ARRIVO IN SALITA

luglio 9, 2025 by Redazione  
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L’australiana vince la quarta tappa del Giro d’Italia Women. Reusser torna in Rosa, Longo Borghini è seconda nella generale

Il Giro d’Italia Women entra nel vivo con la quarta tappa, la Castello Tesino–Pianezze, che ha regalato spettacolo e grandi emozioni sul secondo arrivo in salita dell’edizione 2025. A imporsi è stata Sarah Gigante, australiana dell’AG Insurance – Soudal Team, che ha rotto gli indugi a 1500 metri dal traguardo con un’azione potente e coraggiosa. Per lei è la prima vittoria in carriera alla Corsa Rosa, una conferma del suo ritorno ad alti livelli dopo un lungo stop per problemi fisici.

Alle sue spalle, con un ritardo di 25″, Elisa Longo Borghini (UAE Team ADQ) e Marlen Reusser hanno completato il podio di giornata. L’elvetica della Movistar Team ha riguadagnato la Maglia Rosa, approfittando della crisi dell’ormai ex leader Anna Henderson (Lidl – Trek), rimasta attardata fin dalle prime rampe della salita verso Pianezze, dove ha accusato quasi 10 minuti di ritardo.

La classifica generale vede ora la Reusser in testa con 16″ sulla Longo Borghini e 34″ sulla stessa Gigante. Ottima anche la prova della Maglia Bianca Antonia Niedermaier (CANYON//SRAM zondacrypto), quarta al traguardo a 34″ e quarta anche in classifica generale a 1′03″. In difficoltà, invece, si sono viste alcune delle attese protagoniste, tra le quali Anna Van der Breggen (Team SD Worx – Protime) e Juliette Labous ( FDJ – SUEZ), con la prima che ha perso quasi due minuti e la seconda più di tre.

“È incredibile – ha dichiarato Gigante all’arrivo –. Non avrei mai pensato di tornare a questo livello dopo l’intervento. Oggi ho avuto ottime sensazioni e la squadra ha creduto in me: questa vittoria è per loro, per chi mi è stato vicino anche nei momenti più bui. Il pubblico è stato straordinario, mi ha spinta fino in cima. È stata una giornata che non dimenticherò mai”.

Anche la Reusser, tornata in Maglia Rosa dopo il successo nella cronometro inaugurale, ha espresso soddisfazione: “Era l’obiettivo di giornata e tutta la squadra ha lavorato al meglio per raggiungerlo. Ora la classifica inizia a delinearsi, ma tutto può ancora succedere. Domani sarà una tappa meno impegnativa, ma il Giro insegna che non bisogna mai abbassare la guardia”.

Con la vittoria di oggi, la Gigante firma il ventesimo successo australiano nella storia del Giro d’Italia Women. Per lei è la settima vittoria in carriera, a 542 giorni di distanza dal trionfo nella tappa conclusiva del Tour Down Under. Reusser, invece, sale per la seconda volta sul podio in questa edizione, dopo la vittoria nella cronometro d’apertura a Bergamo.

La quinta tappa, la Mirano–Monselice di 120 km, rappresenta l’ultima occasione per le ruote veloci prima del trittico decisivo. Si tratta di una frazione quasi completamente pianeggiante, che attraversa le provincie di Venezia e Padova, prima del circuito finale di 14.2 km. Si tratta di in’occasione ghiotta per le velociste, ma anche un passaggio delicato per chi punta alla classifica: restare nelle prime posizioni sarà fondamentale.

Mario Prato

Sarah Gigante vince la prima delle due tappe di montagna del Giro dItalia Women  (foto Massimo Paolone/LaPresse/Shutterstock)

Sarah Gigante vince la prima delle due tappe di montagna del Giro d'Italia Women (foto Massimo Paolone/LaPresse/Shutterstock)

LORENA WIEBES REGINA DI TRENTO: SPRINT VINCENTE NELLA TERZA TAPPA DEL GIRO D’ITALIA WOMEN

luglio 9, 2025 by Redazione  
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La campionessa europea trionfa allo sprint, la Kopecky è terza. La Henderson resta in Maglia Rosa nonostante una caduta nel finale.

La terza tappa del Giro d’Italia Women 2025, Vezza d’Oglio–Trento di 122 chilometri, ha incoronato Lorena Wiebes. La velocista olandese del Team SD Worx – Protime si è imposta in volata grazie a una perfetta organizzazione della squadra, firmando il suo tredicesimo successo stagionale e confermando il proprio dominio negli arrivi a ranghi compatti. Sul traguardo di Trento ha preceduto Josie Nelson (Team Picnic PostNL) e la compagna di squadra Lotte Kopecky, che le ha spianato la strada in un finale teso e caotico.
La tappa, disegnata per esaltare le ruote veloci, ha vissuto il momento clou a 2500 metri dal traguardo, quando una caduta ha spezzato il gruppo proprio davanti alla Maglia Rosa Anna Henderson. La britannica della Lidl-Trek è riuscita a rialzarsi rapidamente e, seppur scivolata indietro, ha mantenuto la leadership in classifica generale. Alle sue spalle restano in agguato Marlen Reusser (Movistar Team), che grazie al secondo posto al traguardo volante di Cles ha ridotto a 13″ il suo ritardo, ed Elisa Longo Borghini (UAE Team ADQ), sempre terza a 31″.
Tra le protagoniste di giornata si segnala anche Usoa Ostolaza (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi), che è transitata in testa sul Passo del Tonale – Cima Alfonsina Strada di questa edizione – conquistando la Maglia Azzurra riservata alla miglior scalatrice. Confermata in Maglia Bianca la tedesca Antonia Niedermaier (Canyon//SRAM zondacrypto), sempre attenta nelle fasi calde della corsa.
“Sono davvero felice – ha commentato Wiebes – vincere al Giro è sempre speciale. Oggi il merito è tutto della squadra: Kopecky ha fatto un lavoro enorme e Guarischi è stata fondamentale nel riportarci davanti dopo l’incidente. Non era una volata semplice e abbiamo evitato la caduta per un soffio. È la mia quarta vittoria al Giro, ma ogni volta è un’emozione diversa”. La sprinter olandese, con 106 successi in carriera, torna a vincere in Italia dopo la Sanremo Women e riporta l’Olanda in vetta alla classifica storica delle vittorie di tappa, superando l’Italia per 76 a 75.
In conferenza stampa Anna Henderson ha ammesso la difficoltà del finale: “La caduta è avvenuta proprio davanti a me. Sono riuscita a limitare i danni, ma domani sarà dura: l’arrivo in salita di Pianezze potrà cambiare molto nella generale. Indossare la Maglia Rosa è un onore, ma so bene che da qui alla fine dovrò lottare con le unghie per tenerla”.
La quarta tappa, Castello Tesino–Pianezze, sarà infatti una frazione chiave per le gerarchie della corsa: 142 chilometri con continui saliscendi nel Bellunese, il Muro di Ca’ del Poggio e la salita finale di 11.2 km al 7%, con punte all’11% prima del traguardo. Sarà una giornata per scalatrici e la Maglia Rosa dovrà difendersi con grinta.

Mario Prato

Lorena Wiebes vince a Trento in una volata a ranghi ridotti (Getty Images)

Lorena Wiebes vince a Trento in una volata a ranghi ridotti (Getty Images)

POGACAR, VITTORIA IN TRIPLA CIFRA A ROUEN. MA VAN DER POEL RESTA IN GIALLO

luglio 8, 2025 by Redazione  
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Pogacar ottiene la 100a vittoria in carriera sul traguardo di Rouen, un fatto straordinario se si pensa che lo sloveno ha appena 26 anni. Il successo non basta, però, per levare la maglia gialla dalle spalle di Van der Poel, con il quale condivide lo stesso tempo in classifica

La quarta tappa della 112esima edizione del Tour de France, diversamente da quella di ieri, è considerata fra le più impegnative della prima metà della corsa: pur presentando un percorso sostanzialmente pianeggiante per buona parte dei 174 chilometri, i continui saliscendi dovrebbero mettere a dura prova la tenuta dei velocisti ed evitare la volata di gruppo, dando invece una grossa occasione ai cosiddetti cacciatori di tappe, come pure ai grandi specialisti delle corse in linea primaverili, che ben conoscono queste strade e le loro numerose “côte”. Il finale della tappa vedrà accentuarsi questi saliscendi, al punto che saranno presenti ben 5 GPM, per quanto non paragonabili a quelli che delle grandi salite alpine o pirenaiche: si inizierà con la Côte Jacques Anquetil (4° categoria, 3.6 km al 3.4%), a 47 chilometri dal traguardo, e che il Tour affronta per la prima volta rendendo omaggio al leggendario corridore francese che ha vissuto molti anni da queste parti, in un piccolo castello dell’800 che oggi viene chiamato in suo onore “Château Anquetil”. Il secondo GPM è la Côte de Belbeuf (1.3 km à 9.2%), a 28 chilometri dal traguardo, 3° categoria per via dell’elevata pendenza (che arriva anche al 15%); il terzo, a 20 chilometri dall’arrivo, è la Côte de Bonsecours (0.9 km à 7%), 4° categoria, che vedrà i corridori transitare accanto al cippo che ricorda un altro grande corridore francese, “testa di vetro” Jean Robic, vincitore del primo Tour del dopoguerra. Si passa poi la Côte de la Grand’Mare (1.8 km à 4.8%), un 4° categoria posto a 12 chilometri dal traguardo, e si finisce con la ripidissima Rampe Saint-Hilaire (0.8 km à 9.4%, ma punte del 15%), di 3° categoria a soli 5 chilometri dall’arrivo.
Difficile dire chi siano i grandi favoriti di oggi, al di fuori dei soliti nomi che eccellono in questo tipo di corse, come la stessa maglia gialla, Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck), forse il corridore più accreditato per vincere questa tappa, e poi i due che lo seguono in classifica generale e che sono i grandi favoriti del Tour: Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG) e Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike). Da tenere d’occhio anche Wout van Aert (Team Visma | Lease a Bike), a meno che non decida di lavorare per il suo capitano.
La tappa parte alle 13.35, stavolta con un tempo molto buono e non a caso già nei primi chilometri si forma un gruppo di quattro corridori che guadagna facilmente un paio di minuti sul gruppo. I più accreditati tra i fuggitivi sono il forte passista danese Kasper Asgreen (EF Education – EasyPost), vincitore anche di un Giro delle Fiandre davanti a Van der Poel, e il giovane e promettente francese Lenny Martinez (Bahrain – Victorious), quest’anno vincitore di tappe alla Parigi-Nizza, al Romandia e al Delfinato. Completano il gruppetto lo sconosciuto francese Thomas Gachignard (Team TotalEnergies), nessuna vittoria in carriera, e l’esperto passista norvegese Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility), vincitore l’anno scorso della Parigi-Bruxelles. Per decine di chilometri nulla cambia, con fuggitivi e gruppo che procedono quasi di concerto e col distacco che resta sempre intorno ai due minuti o poco più. Nel gruppo tira la Alpecin, il che sembrerebbe confermare come Van der Poel sia intenzionato a muoversi nel finale. All’inizio della Côte Jacques Anquetil i fuggitivi hanno 1 minuto e 40 secondi sul gruppo, nel quale si verificano diverse cadute durante la fase di approccio alla salita: tra le vittime, che per fortuna non riportano gravi danni, ci sono anche Sepp Kuss (Team Visma | Lease a Bike), già vincitore della Vuelta 2023 e tra i principali gregari di Vingegaard in questo Tour, e l’austriaco Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale Team), quarto al recente Giro di Svizzera. In cima alla salita passa primo Asgreen, col gruppo a 1 minuto e 10 secondi. A 31 chilometri dall’arrivo, poco prima che inizi il secondo GPM, c’è un traguardo volante a Saint-Adrien, che viene vinto in solitaria da Abrahamsen. Il gruppo, dietro, è regolato dal nostro Jonathan Milan (Lidl – Trek) su Biniam Girmay (Intermarché – Wanty), che possono così allungare nella classifica a punti sul belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step), vincitore ieri a Dunkerque. Sulla Côte de Belbeuf i fuggitivi sono ripresi, ad eccezione di Martinez che tenta l’azione solitaria e scollina primo sul GPM con una decina di secondi sul gruppo. Nel tratto che porta al terzo GPM si vede in testa la UAE, più che altro per non far correre troppi rischi a Pogacar in una gara nella quale si continua a cadere. Un’altra caduta, infatti, si verifica in questo tratto, per fortuna senza gravi conseguenze. Ai piedi della Côte de Bonsecours Martinez viene ripreso; in cima il gruppo passa compatto, col norvegese Anders Halland Johannessen (Uno-X Mobility) a transitare per primo. In discesa si intensifica l’azione degli uomini della UAE in testa al gruppo: nulla cambia sulla quarta salita, la Côte de la Grand’Mare, dove infatti passa primo uno degli uomini di Pogacar, il belga Tim Wellens, che già ieri aveva conquistato la maglia a pois, e dietro di lui il gruppo compatto, per quanto molti corridori si siano staccati sulle ultime salite. Prima di arrivare all’ultimo GPM passano in testa gli uomini della Visma: Simon Yates, Wout Van Aert e soprattutto Victor Campenaerts, che impone un ritmo forsennato che alla lunga riduce il gruppo a una trentina di unità. Sull’ultima salita, la micidiale Rampe Saint-Hilaire, torna in testa la UAE, dapprima con Jhonatan Narváez e poi con João Almeida. Nel tratto più duro parte infine Pogacar con la sua tipica accelerazione e il solo Vingegaard riesce a restargli a ruota, sia pure con qualche difficoltà che si manifesta in vista dal GPM, dove è lo sloveno a passare per primo. Nel tratto di falsopiano che segue lo scollinamento molti corridori fra i primi in classifica, ben guidati da Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) e fra i quali si trova la maglia gialla, in difficoltà sull’ultima salita, si riportano sui primi due e si forma un gruppetto di una decina di uomini che alla fine si gioca la vittoria in volata. Almeida si incarica di tirarla a Pogacar, ma alle sue spalle si infila Van der Poel, che riesce a lanciarsi in testa verso la linea del traguardo tallonato dal campione del mondo, in quella che sembra una ripetizione della volata di domenica. Tuttavia questa volta l’esito è diverso: l’olandese, provato dall’ultima ascesa e dal successivo inseguimento, cede nei metri conclusivi e giunge solo secondo alle spalle del fuoriclasse sloveno, che coglie così la centesima vittoria della sua carriera, mentre van der Poel rischia anche di farsi superare da un ottimo Vingegaard. I primi tre sono gli stessi di domenica, quarto è il britannico Oscar Onley (Team Picnic PostNL), quest’anno sul podio del Giro di Svizzera. Nel gruppo dei migliori si contano anche i francesi Romain Grégoire (Groupama – FDJ) e Kévin Vauquelin (Arkéa – B&B Hotels), entrambi in evidenza al Giro di Svizzera, e poi Evenepoel, Almeida, il compagno di squadra di Vingegaard, l’americano Matteo Jorgenson, e infine il danese Mattias Skjelmose (Lidl – Trek). Un po’ attardato arriva Primož Roglič (Red Bull – BORA – hansgrohe), che quest’anno non ha ancora trovato la forma migliore, mentre Evenepoel rientra nei primi 10 della classifica generale. Questa è ancora capeggiata da Mathieu van der Poel, sia pure con lo stesso tempo di Pogacar; Vingegaard rafforza il terzo posto, mentre Jorgenson scavalca Vauquelin al quarto. Pogacar e il compagno di squadra Wellens sono primi a pari merito nella classifica degli scalatori, mentre il nostro Milan mantiene il comando della classifica a punti davanti a Girmay. Primo dei giovani è sempre Vauquelin, seguito da Onley. Domani, con l’attesa tappa a cronometro di 33 chilometri, i distacchi aumenteranno e si capirà finalmente chi è in forma e chi sta solo cercando di limitare i danni.

Andrea Carta

A Rouen taglia per la prima volta il traguardo Tadej Pogacar: per lui è la 100a volta in carriera (foto Loic Venance/AFP via Getty Images)

A Rouen taglia per la prima volta il traguardo Tadej Pogacar: per lui è la 100a volta in carriera (foto Loic Venance/AFP via Getty Images)

MILAN, FOTOFINISH FATALE A DUNKERQUE: VINCE MERLIER, DIETRO FIOCCANO LE CADUTE

luglio 7, 2025 by Redazione  
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Doveva essere una delle tappe più semplici del Tour, si è rivelata una via crucis a causa del forte vento contrario e delle cadute che hanno funestato il finale. Uno dei favoriti per gli arrivi in volata, il belga Philipsen, se ne torna a casa con una clavicola fasciata, il nostro Milan non riesce ad approfittare dell’assenza del rivale e si vede beffato al fotofinish dal belga Merlier

La terza tappa della 112esima edizione del Tour de France è una della più facili del contestato percorso di quest’anno, che presenta tutte le salite importanti nella seconda metà, con la prima riservata ai velocisti e ai cosiddetti cacciatori di tappe. Il percorso, che non transita lontano da quello della Gand-Wevelgem, che però si corre dall’altra parte del confine tra la Francia e il Belgio, è interamente pianeggiante e parte da Valenciennes per arrivare a Dunkerque dopo 178 chilometri interrotti solo dalla breve salita del Mont Cassel (poco più di 2 chilometri al 4%), situata a 31 dall’arrivo e che difficilmente potrà fare un po’ di selezione. Sono quindi favoriti i velocisti, fra cui vanno almeno segnalati il nostro Jonathan Milan (Lidl – Trek), uscito un po’ deluso dalle prime tappe, il belga Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck), già vincitore all’esordio e prima maglia gialla di questo Tour, l’altro belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step) e l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty), l’anno scorso vincitore di tre tappe e della classifica a punti e che, dopo questa prestigiosa affermazione, non è più riuscito a vincere ed ha invece collezionato una decina di secondi posti, di cui l’ultimo proprio sabato dietro Philipsen. Non ci dovrebbero essere cambiamenti in classifica generale, che rispecchia l’arrivo della tappa di ieri e vede in maglia gialla il fuoriclasse olandese Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck) sui due favoriti per la vittoria finale Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG) e Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike).
Si parte alle 13.25. Piove, come in tutto il Nord Europa. Il Tour, di solito caratterizzato da temperature elevate che spesso hanno creato problemi ai corridori, è invece flagellato dal maltempo sin dal giorno della partenza, cosa che ha messo più volte a rischio l’incolumità dei partecipanti per via delle molte cadute. Dopo qualche tentativo portato avanti con poca convinzione da alcuni corridori, fra i quali il più attivo è forse il belga Jonas Rickaert (Alpecin – Deceuninck), la corsa si tranquillizza, il tempo migliora (ma resta un forte vento contrario) e il gruppo procede compatto senza il minimo sussulto sino al traguardo volante di Isbergues, situato a 60 chilometri dall’arrivo. Il traguardo volante offre punti preziosi proprio per la classifica generale a punti e la corsa si accende con uno sprint vero e proprio, che viene vinto dal nostro Milan senza troppa difficoltà, dal momento che Philipsen, che gli era a ruota, finisce stretto fra il belga Laurenz Rex (Intermarché – WantyRex) e il francese Bryan Coquard (Cofidis) e rovina in terra fratturandosi la clavicola destra: è il secondo ritiro eccellente dopo quello del nostro Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), avvenuto già nella prima tappa. Sarà da vedere se la Alpecin, costretta a rinunciare al suo miglior velocista, oltretutto tra i favoriti per la vittoria nella classifica a punti, deciderà adesso di affidarsi completamente a Van der Poel. La corsa continua intanto senza sussulti, a parte una breve fuga del belga Tim Wellens (UAE Team Emirates – XRG), che a va a vincere il punto messo in palio sul Mont Cassel, GPM di 4° categoria, conquistando anche la maglia di leader degli scalatori. Dopo aver scollinato Wellens rallenta e ben presto il gruppo torna compatto e raggiunge infine Dunkerque con un certo ritardo sulla tabella di marcia a causa al vento contrario. Il finale è funestato, in parte per il vento, in parte per un rettilineo d’arrivo troppo corto, da due cadute senza gravi conseguenze, la prima a circa 3 chilometri dall’arrivo e che vede coinvolto uno dei grandi favoriti, il belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), la seconda a poche centinaia di metri dal traguardo. I capitomboli, pur non avendo effetto sulla classifica generale (sono avvenute dopo il passaggio ai 5 chilometri dall’arrivo dove è scattata la neutralizzazione dei tempi), frazionano il gruppo e lasciano pochi velocisti a contendersi la vittoria: questa sembra appannaggio di Milan sino agli ultimi metri ma, con una rimonta formidabile, spunta dalle retrovie Merlier che proprio sulla linea di arrivo riesce ad avere la meglio sul nostro corridore per pochi centimetri, come evidenziato dal fotofinish. Terzo è il tedesco Phil Bauhaus (Bahrain – Victorious), mentre Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) non va oltre il sesto posto. Immutata la classifica generale, mentre Milan passa a condurre quella punti davanti a Girmay e a Merlier. Wellens, come si era già detto, comanda quella degli scalatori. Il francese Kévin Vauquelin (Arkéa – B&B Hotels), secondo al recente Giro di Svizzera, è il primo dei giovani, nonché quarto in classifica generale. Sarà forse più interessante la tappa di domani, che con le sue molte “côtes” nel tratto finale ricorda un po’ una classica del Nord e potrebbe portare anche qualche cambiamento alla classifica generale.

Andrea Carta

Il momento del colpo di reni decisivo di Tim Merlier (foto Anne-Christine Poujoulat /AFP via Getty Images)

Il momento del colpo di reni decisivo di Tim Merlier (foto Anne-Christine Poujoulat /AFP via Getty Images)

ANNA HENDERSON ILLUMINA APRICA: VITTORIA DI TAPPA E MAGLIA ROSA AL GIRO D’ITALIA WOMEN

luglio 7, 2025 by Redazione  
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La britannica della Lidl-Trek sorprende le big con un attacco da lontano e conquista la vetta della classifica generale. La Kopecky e la Vos perdono contatto sull’ultima salita.

Il Giro d’Italia Women 2025 trova la sua nuova protagonista: Anna Henderson. La britannica della Lidl-Trek si è imposta nella seconda tappa, la Clusone–Aprica di 92 km, con una splendida azione d’attacco che le ha regalato non solo il successo parziale ma anche la Maglia Rosa, strappata alla svizzera Marlen Reusser (Movistar Team) dopo una sola giornata. Partita a quaranta chilometri dal traguardo in compagnia della francese Dilixyne Miermont (CERATIZIT Pro Cycling Team), il gruppo delle big ha sottovalutato questa fuga pagando dazio sull’erta finale verso la località valtellinese.
Sul traguardo la Henderson ha preceduto Miermont, mentre il gruppo è giunto con 26 secondi di ritardo, regolato in volata da una brillante Soraya Paladin (CANYON//SRAM zondacrypto). Assenti dal drappello principale due cicliste di punta, Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) e Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike), entrambe in affanno nel tratto conclusivo. È stato questo l’elemento chiave che ha permesso alla britannica di capitalizzare il suo vantaggio non solo per la vittoria parziale, ma anche per guadagnare tempo prezioso in classifica generale.
Ora la Henderson guida il Giro con 15 secondi sulla Reusser e 31 secondi su Elisa Longo Borghini (UAE Team ADQ). Inoltre la nuova leader veste anche la maglia rossa della classifica a punti e quella azzurra di miglior scalatrice. Si conferma in maglia bianca la giovane tedesca Antonia Niedermaier (CANYON//SRAM zondacrypto), sempre solida e pronta a difendere le sue ambizioni in classifica.
“È una giornata da sogno – ha dichiarato Henderson – Non vincevo una corsa in linea da tanto tempo e farlo così, in un grande giro e vestendo la Maglia Rosa, è davvero speciale. Avevo sperato di fare meglio nella cronometro d’apertura, ma oggi sapevo di poter correre senza pressioni. Quando il gruppo ci ha lasciato andare, abbiamo capito che poteva essere l’occasione giusta. È un momento che cambia la mia carriera”.
La terza tappa, porterà la corsa da Vezza d’Oglio a Trento in 122 chilometri con il Passo del Tonale, Cima Alfonsina Strada, a scaldare le gambe nella prima parte e un finale veloce che dovrebbe sorridere alle ruote veloci. Sarà la prima occasione per le velociste per dire la loro, ma con un Giro così aperto tutto può ancora succedere.

Mario Prato

Anna Henderson si impone sul prestigioso traguardo del Passo dellAprica (Getty Images)

Anna Henderson si impone sul prestigioso traguardo del Passo dell'Aprica (Getty Images)

VAN DER POEL (QUASI) SENZA RIVALI A BOULOGNE-SUR-MER. TAPPA E MAGLIA PER L’OLANDESE

luglio 6, 2025 by Redazione  
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Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck) conferma i pronostici della vigilia vincendo la seconda tappa del Tour in un finale esplosivo. Nella volata ristretta e in salita l’olandese ha la meglio su Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Jonas Vingegaaard (Team Visma Lease a Bike), andando a prendersi anche la maglia gialla, che toglie dalle spalle del compagno di squadra Philipsen

La seconda tappa del Tour 2025 è una delle più intriganti della prima settimana. Si parte da Lauwin-Planque e si arriva a Boulogne-sur-Mer dopo 209.1 km. I due GPM finali posti a poca distanza dall’arrivo, la Côte de Saint-Etienne-au-Mont e la Côte d’Outreau, seppur molto corti, hanno pendenze in doppia cifra sulle quali i velocisti saranno messi a dura prova. In particolare la maglia gialla Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck) dovrà stringere i denti per non perdere il simbolo del primato. Chi ne può approfittare è
il compagno di squadra Mathieu van der Poel, che su arrivi come questi può fare la differenza. Ma non dimentichiamo Tadej Pogacar (UAE Team Emirates XRG) e Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike), che già ieri hanno mostrato di essere molto pimpanti nei ventagli e che possono anch’essi rivoluzionare il finale della tappa. Dopo un ritardo di circa 20 minuti dovuto alle difficili condizioni meteo, la tappa iniziava con diversi attacchi che vedevano la formazione della fuga di giornata grazie all’azione di Andreas Leknessund (Team Uno X Mobility), Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale), Yevgeniy Fedorov (Team XDS Astana) e Brent van Moer (Team Lotto). Leknessund scollinava in prima posizione sul primo GPM, la Côte de Cavron-Saint-Martin, posto al km 104.3. A 65 km dalla conclusione il vantaggio della fuga sul gruppo maglia gialla era di 1 minuto e 40 secondi. Fedorov si aggiudicava il traguardo volante di Énocq posto al km 154.6. A 52 km dalla conclusione la fuga veniva ripresa dal gruppo maglia gialla. Sul successivo GPM della Côte du Haut Pichot il gruppo veniva messo in fila dall’UAE Team Emirates XRG con Tim Wellens che scollinava in prima posizione. Côte de Saint-Etienne-au-Mont si avvicinava sempre di più e l’aria di bagarre nel gruppo si tagliava col coltello. Nelle prime posizioni erano presenti praticamente tutti gli attesi protagonisti della tappa di oggi. Sulla salita scoppiava la bagarre vera e propria con il gruppo allungatissimo. Pogacar e Vingegaard mantenevano le primissime posizioni, mentre rra Pogacar a scollinare in prima posizione davanti a Vingegaard. Sulla successiva Côte d’Outreau era Jhonatan Narvaez (UAE Team Emirates) a fare l’andatura per Pogacar. Il gruppo di testa era formato da una ventina di ciclisti. La maglia gialla Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck) cercava di stringere i denti ma era segnalato con una ventina di secondi di ritardo. A circa 4 km dalla conclusione Kévin Vauquelin (Team Arkea B&B Hotels), Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike) e Alexey Lutsenko (Team Israel Premier Tech) si avvantaggiavano di qualche metro ma venivano ripresi a poco più di 2 km dalla conclusione. Florian Lipowitz (Team Redbull BORA Hansgrohe) provava ad attaccare a sua volta ma veniva ripreso a 800 metri dalla conclusione. Nella volata in salita al 5% Van der Poel non aveva rivali e manteneva sempre la testa andando a vincere davanti a Pogacar e Vingegaard. Chiudevano la top five
Romain Grégoire (Team Groupama FDJ) in quarta posizione e Julian Alaphilippe (Team Tudor Pro Cycling) in quinta posizione. Van der Poel, al quale mancava la vittoria dalla Parigi – Roubaix del 13 aprile scorso, si veste di giallo con un vantaggio di 4 secondi su Pogacar e di 6 secondi su Vingegaard. Domani è in programma la terza tappa da Valenciennes a Dunkerque per 179 Km: il percorso è favorevole ai velocisti, anche se il vento e i ventagli sono sempre dietro l’angolo (vedi prima tappa). Il Mont Cassel è l’unica asperità altimetrica posta ad una trentina di km dalla conclusione. Se ci sarà una pausa nella lotta per la maglia gialla vedremo comunque la bagarre per quella verde.

Antonio Scarfone

Van der Poel esulta sul traguardo di Boulogne-sur-Mer (Getty Images)

Van der Poel esulta sul traguardo di Boulogne-sur-Mer (Getty Images)

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