DÉMARE PESCA IL JOLLY IN UNA SANREMO PAZZA

marzo 19, 2016 by Redazione  
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Succede di tutto nel finale di una Classicissima in realtà priva di particolari emozioni per gran parte del suo andamento con Peter Sagan tagliato fuori dalla caduta di Fernando Gaviria e Nacer Bouhanni, che sembrava lanciato verso il successo in volata, costretto a smettere di pedalare in vista del traguardo per un salto di catena e relegato al 4° posto. Ne approfitta il 24enne transalpino della Fdj per cogliere il primo grande successo della carriera davanti ai sorprendenti Ben Swift e Jürgen Roelandts mentre il favorito della vigilia Alexander Kristoff non va oltre la 6a piazza, dietro a un Greg Van Avermaet attivissimo nel finale e davanti a Heinrich Haussler e a un ritrovato Filippo Pozzato, 8° e primo degli azzurri.

Sebbene il ciclismo sia ormai uno sport sempre più globalizzato e il calendario sempre più fitto, con molti big che iniziano a gareggiare già nella seconda metà di gennaio, il primo vero appuntamento clou della stagione continua a coincidere con la Milano-Sanremo, giunta alla sua 107a edizione e come sempre caratterizzata dal fatto di essere aperta sia a una conclusione in volata di un gruppo più o meno compatto che ad altre possibili soluzioni. Anche alla luce dell’assenza del campione uscente John Degenkolb, che rimarrà fermo ai box ancora per diverse settimane, l’uomo da battere alla vigilia era probabilmente Alexander Kristoff (Katusha), secondo un anno fa alle spalle dell’olandese e vincitore nel 2014, con Nacer Bouhanni (Cofidis), Mark Cavendish (Dimension Data), Fernando Gaviria (Etixx-QuickStep), Arnaud Démare (Fdj), Sacha Modolo (Lampre-Merida), Juan José Lobato (Movistar), Michael Matthews (Orica-GreenEdge), Elia Viviani (Team Sky) e Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo) in grado di contendergli il successo in caso di arrivo allo sprint. Invece, tra chi aveva bisogno di inventarsi qualcosa prima del rettilineo finale di via Roma i nomi più accreditati erano quelli di Vincenzo Nibali (Astana), peraltro con grande voglia di rivalsa dopo essere stato probabilmente privato del successo finale alla Tirreno-Adriatico dall’annullamento della tappa di Monte San Vicino, Greg Van Avermaet (Bmc), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), Zdenek Stybar (Etixx-QuickStep), Diego Ulissi (Lampre-Merida), Alejandro Valverde (Movistar), Michal Kwiatkowski (Team Sky), Fabian Cancellara (Trek-Segafredo) e Filippo Pozzato (SouthEast), ultimo italiano ad imporsi nell’ormai lontano 2006, senza dimenticare naturalmente un Peter Sagan (Tinkoff) in grado di imporsi con qualunque schema di gara.
La corsa in realtà, tranne un fuori programma causato da una frana all’altezza di Arenzano che ha costretto gli organizzatori a una deviazione facendo percorrere un breve tratto sull’autostrada A10, ha avuto per quasi tutto il suo svolgimento un andamento alquanto soporifero e, al di là del vecchio detto secondo il quale sono i corridori e non il percorso a rendere o meno selettiva una gara, sarebbe probabilmente il caso in futuro di reintrodurre, ad esempio, la salita delle Manie che aveva dato un po’ di pepe nelle edizioni dal 2008 al 2012. In ogni caso, dopo la prevedibile fuga fiume nata nelle prime battute – che ha visto protagonisti Gediminas Bagdonas (Ag2r), Serghei Tvetcov (Androni), Mirco Maestri (Bardiani-CSF), Jan Bárta (Bora-Argon), Adrian Hurek (CCC Sprandi), Roger Kluge (Iam Cycling), Matteo Bono (Lampre–Merida), Samuele Conti (SouthEast), Maarten Tjallingii (Lotto-Jumbo), Andrea Peron (Novo Nordisk) e Marco Coledan (Trek–Segafredo) – e l’altrettanto prevedibile recupero del gruppo soprattutto grazie al lavoro della Tinkoff e segnatamente di Manuele Boaro che da solo ha condotto per diversi chilometri l’inseguimento, il primo colpo di scena è avvenuto ai piedi della Cipressa con la caduta di Matthews, che riuscirà comunque, con grande sforzo, a rientrare ma poi pagherà comprensibilmente dazio sul Poggio. Il secondo colpo ad effetto, in realtà prevedibile alla luce della scarsa condizione già evidenziata alla Tirreno-Adriatico, è arrivato sulle rampe dello stesso Poggio con Cavendish che da subito non ha tenuto il passo dei migliori e purtroppo anche Viviani, probabilmente in assoluto il più veloce di nostri, ha dovuto alzare bandiera bianca. Ci si poteva attendere un attacco di Nibali ma il siciliano è rimasto a ruota, limitandosi a mettere in testa al gruppo a forzare l’andatura Valerio Agnoli ed Eros Capecchi. Così solo in prossimità dello scollinamento si sono mosse le acque per merito di Giovanni Visconti (Movistar) e di Ian Stannard (Team Sky), che hanno guadagnato una ventina di secondi ma al termine della discesa sono stati ripresi dapprima da Daniel Oss (Bmc), Matteo Montaguti (Ag2r) e Fabio Sabatini (Etixx-QuickStep) – con quest’ultimo che non ha collaborato all’azione, il che lasciava presagire che la formazione belga riponesse gran parte delle sue chances in Gaviria e nel suo spunto veloce – e poco dopo dal resto del plotone, ancora forte almeno di un centinaio di unità.
La vera battaglia, alla quale non ha potuto partecipare Ulissi (rimasto a sua volta attardato da una caduta) è in realtà iniziata solo in vista della vetta del Poggio quando, dopo che la Katusha si era portata in testa al gruppo tenendo un’andatura regolare per non mettere in difficoltà Kristoff e dopo che Andrea Fedi (SouthEast), che ha confermato comunque il suo feeling con le strade della Riviera di Ponente dopo il recente successo al Trofeo Laigueglia, ha operato un po’ velleitario tentativo di avvantaggiarsi, prima Tony Gallopin (Lotto-Soudal) e poi soprattutto Kwiatkowski, apparso nuovamente il corridore incisivo visto fino al 2014, sono evasi dal gruppo. Il campione del mondo di Ponferrada è scollinato con un leggerissimo margine di vantaggio e, malgrado al suo inseguimento si fossero posti i grossi calibri (a partire da Nibali e Cancellara), è riuscito a mantenerlo fino ai -2 dal traguardo. Da quel momento è successo praticamente di tutto: l’elvetico, con una poderosa trenata delle sue, si è portato in testa prontamente seguito da Matteo Trentin (Etixx-QuickStep) e da Sagan, che si è riportato sotto in prima persona nel momento in cui Oscar Gatto, ultimo gregario rimastogli a disposizione dopo che Daniele Bennati era rimasto attardato nella stessa caduta in cui era stato coinvolto Matthews, non era riuscito a chiudere il gap; in contropiede è poi partito Boasson Hagen con a ruota Van Avermaet, ma ancora una volta Sagan si è immediatamente riportato nella loro scia, con un brillante Gianluca Brambilla (Etixx-QuickStep) e il colombiano Gaviria, che però è improvvisamente caduto costringendo lo slovacco a deviare la loro traiettoria, finendo per esser tagliato fuori dai giochi. Si è dunque giunti al rettilineo finale con Van Avermaet che è partito ai 300 metri con a ruota Démare e Bouhanni e qui si è consumato l’ultimo colpo di scena con il corridore della Cofidis, che sembrava ormai lanciato verso il successo, costretto a smettere di pedalare proprio in prossimità del traguardo per un salto di catena. Ne ha dunque approfittato il suo ancora 24enne connazionale della Fdj per saltare agevolmente Van Avermaet e conquistare, sia pure con molta fortuna, il quarto successo stagionale e, soprattutto, il primo in una classica monumento di una carriera che si preannuncia radiosa. Delle circostanze favorevoli hanno approfittato anche Ben Swift (Team Sky) e Jürgen Roelandts (Lotto Soudal) che hanno occupato a sorpresa gli altri due gradini del podio, mentre Bouhanni ha dovuto accontentarsi del 4° posto davanti a Van Avermaet, a un Kristoff che non è riuscito ad approcciare la volata nelle prime posizioni e ai veterani Heinrich Haussler (Iam Cycling) e Pozzato, che ha chiuso 8° davanti agli altri due azzurri Sonny Colbrelli (Bardiani-CSF) e Trentin. La Milano-Sanremo ha dunque confermato la sua imprevedibilità ma gli sconfitti avranno presto la possibilità di riscattarsi nelle grandi classiche del Nord, con Gp di Harelbeke, Gand-Wevelgem e Giro delle Fiandre in programma in rapida successione tra il 25 marzo e il 3 aprile.

Marco Salonna

ORDINE D’ARRIVO

1 Arnaud Demare (Fra) FDJ 6:54:45
2 Ben Swift (GBr) Team Sky
3 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
4 Nacer Bouhanni (Fra) Cofidis, Solutions Credits
5 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
6 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha
7 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
8 Filippo Pozzato (Ita) Southeast – Venezuela
9 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF
10 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step
11 Luis Leon Sanchez (Spa) Astana Pro Team
12 Peter Sagan (Svk) Tinkoff Team
13 Matteo Montaguti (Ita) AG2R La Mondiale
14 Tom Jelte Slagter (Ned) Cannondale Pro Cycling
15 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
16 Jan Bakelants (Bel) AG2R La Mondiale
17 Niccolo Bonifazio (Ita) Trek-Segafredo
18 Arthur Vichot (Fra) FDJ
19 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Alpecin
20 Francesco Gavazzi (Ita) Androni Giocattoli – Sidermec
21 Davide Rebellin (Ita) CCC Sprandi Polkowice
22 Andrea Fedi (Ita) Southeast – Venezuela
23 Paul Voss (Ger) Bora-Argon 18
24 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNl-Jumbo
25 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
26 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data
27 Damiano Caruso (Ita) BMC Racing Team
28 Dayer Quintana (Col) Movistar Team
29 Enrico Battaglin (Ita) Team LottoNl-Jumbo
30 Franco Pellizotti (Ita) Androni Giocattoli – Sidermec
31 Fabian Cancellara (Swi) Trek-Segafredo
32 Jarlinson Pantano (Col) IAM Cycling 0:00:08
33 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team
34 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
35 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal
36 Arnold Jeannesson (Fra) Cofidis, Solutions Credits
37 Jacopo Guarnieri (Ita) Team Katusha
38 Geoffrey Soupe (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:00:11
39 Vicente Reynes (Spa) IAM Cycling 0:00:14
40 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky 0:00:34
41 Ramunas Navardauskas (Ltu) Cannondale Pro Cycling 0:00:36
42 Giacomo Nizzolo (Ita) Trek-Segafredo
43 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
44 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
45 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team
46 Andrey Amador (CRc) Movistar Team
47 Leigh Howard (Aus) IAM Cycling
48 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling
49 Peter Kennaugh (GBr) Team Sky
50 Paul Martens (Ger) Team LottoNl-Jumbo
51 Fabio Felline (Ita) Trek-Segafredo
52 Davide Vigano (Ita) Androni Giocattoli – Sidermec
53 Mirko Selvaggi (Ita) Androni Giocattoli – Sidermec
54 Michael Morkov (Den) Team Katusha
55 Tom Boonen (Bel) Etixx – Quick-Step
56 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff Team
57 Ian Stannard (GBr) Team Sky
58 Diego Ulissi (Ita) Lampre – Merida
59 Michael Matthews (Aus) Orica-GreenEdge
60 Salvatore Puccio (Ita) Team Sky 0:00:43
61 Alessandro De Marchi (Ita) BMC Racing Team 0:00:44
62 Dominik Nerz (Ger) Bora-Argon 18 0:00:53
63 Anthony Roux (Fra) FDJ 0:01:12
64 Zico Waeytens (Bel) Team Giant-Alpecin 0:01:26
65 Oscar Gatto (Ita) Tinkoff Team 0:01:30
66 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:01:38
67 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step
68 Ignatas Konovalovas (Ltu) FDJ
69 Dylan Van Baarle (Ned) Cannondale Pro Cycling
70 Jan Barta (Cze) Bora-Argon 18
71 Danilo Wyss (Swi) BMC Racing Team
72 Enrico Barbin (Ita) Bardiani CSF
73 Simone Ponzi (Ita) CCC Sprandi Polkowice
74 Sven Erik Bystr¿m (Nor) Team Katusha
75 Simon Spilak (Slo) Team Katusha
76 Angel Vicioso (Spa) Team Katusha
77 Stephen Cummings (GBr) Dimension Data
78 Fabio Sabatini (Ita) Etixx – Quick-Step
79 Fernando Gaviria (Col) Etixx – Quick-Step 0:01:48
80 Gianluca Brambilla (Ita) Etixx – Quick-Step
81 Gatis Smukulis (Lat) Astana Pro Team 0:01:53
82 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
83 Marco Frapporti (Ita) Androni Giocattoli – Sidermec
84 Elia Viviani (Ita) Team Sky
85 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits
86 Matthieu Ladagnous (Fra) FDJ
87 Christophe Riblon (Fra) AG2R La Mondiale
88 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal 0:01:59
89 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team 0:02:43
90 Patrick Konrad (Aut) Bora-Argon 18
91 Luke Rowe (GBr) Team Sky
92 Reinardt Janse Van Rensburg (RSA) Dimension Data
93 K_vin Reza (Fra) FDJ 0:02:58
94 David Lozano Riba (Spa) Team Novo Nordisk 0:03:17
95 Simon Yates (GBr) Orica-GreenEdge 0:03:18
96 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team 0:03:26
97 Valerio Agnoli (Ita) Astana Pro Team
98 Kristijan Koren (Slo) Cannondale Pro Cycling 0:03:29
99 Maarten Tjallingii (Ned) Team LottoNl-Jumbo
100 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff Team
101 Mirco Maestri (Ita) Bardiani CSF
102 Moreno Moser (Ita) Cannondale Pro Cycling
103 Simone Andreetta (Ita) Bardiani CSF 0:03:31
104 Sacha Modolo (Ita) Lampre – Merida
105 Rudiger Selig (Ger) Bora-Argon 18 0:04:13
106 Bartlomiej Matysiak (Pol) CCC Sprandi Polkowice 0:04:25
107 Eros Capecchi (Ita) Astana Pro Team
108 Davide Cimolai (Ita) Lampre – Merida
109 Jaroslaw Marycz (Pol) CCC Sprandi Polkowice
110 Mark Cavendish (GBr) Dimension Data
111 Gregory Rast (Swi) Trek-Segafredo
112 Lorenzo Rota (Ita) Bardiani CSF
113 Winner Anacona (Col) Movistar Team 0:06:16
114 Julien Simon (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:06:46
115 Luis Angel Mate (Spa) Cofidis, Solutions Credits
116 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling 0:07:01
117 Adam Hansen (Aus) Lotto Soudal
118 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff Team
119 Yaroslav Popovych (Ukr) Trek-Segafredo 0:09:25
120 Roberto Ferrari (Ita) Lampre – Merida
121 Hugo Houle (Can) AG2R La Mondiale
122 Michael Albasini (Swi) Orica-GreenEdge 0:10:16
123 Daniel Martin (Irl) Etixx – Quick-Step
124 Roy Curvers (Ned) Team Giant-Alpecin
125 Victor de la Parte (Spa) CCC Sprandi Polkowice 0:10:48
126 Pim Ligthart (Ned) Lotto Soudal 0:11:37
127 Marco Haller (Aut) Team Katusha
128 Cesare Benedetti (Ita) Bora-Argon 18 0:12:53
129 Sam Bennett (Irl) Bora-Argon 18
130 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Alpecin
131 Tom Stamsnijder (Ned) Team Giant-Alpecin
132 Tom Van Asbroeck (Bel) Team LottoNl-Jumbo
133 Jesse Sergent (NZl) AG2R La Mondiale
134 Francisco Ventoso (Spa) Movistar Team
135 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
136 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
137 Julen Amezqueta (Spa) Southeast – Venezuela
138 Gregor Muhlberger (Aut) Bora-Argon 18
139 Mark Renshaw (Aus) Dimension Data
140 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
141 Francesco Chicchi (Ita) Androni Giocattoli – Sidermec
142 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
143 Juan Jose Lobato (Spa) Movistar Team
144 Manuele Boaro (Ita) Tinkoff Team
145 Marco Coledan (Ita) Trek-Segafredo
146 Mattia Cattaneo (Ita) Lampre – Merida
147 Matteo Bono (Ita) Lampre – Merida
148 Manuel Belletti (Ita) Southeast – Venezuela
149 Mirko Tedeschi (Ita) Southeast – Venezuela
150 Patrick Gretsch (Ger) AG2R La Mondiale 0:14:25
151 Joonas Henttala (Fin) Team Novo Nordisk
152 Alan Marangoni (Ita) Cannondale Pro Cycling
153 Martijn Verschoor (Ned) Team Novo Nordisk
154 Christopher Williams (Aus) Team Novo Nordisk
155 Serghei Tvetcov (Rom) Androni Giocattoli – Sidermec
156 Gediminas Bagdonas (Ltu) AG2R La Mondiale
157 Luka Mezgec (Slo) Orica-GreenEdge
158 Charles Planet (Fra) Team Novo Nordisk
159 Jens Keukeleire (Bel) Orica-GreenEdge
160 Kevin De Mesmaeker (Bel) Team Novo Nordisk
161 Reto Hollenstein (Swi) IAM Cycling
162 Jos Van Emden (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:14:28
163 Mickael Delage (Fra) FDJ
164 Thomas Leezer (Ned) Team LottoNl-Jumbo
165 William Bonnet (Fra) FDJ
166 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal
167 Daryl Impey (RSA) Orica-GreenEdge
168 Adam Blythe (GBr) Tinkoff Team
169 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
170 Adrian Honkisz (Pol) CCC Sprandi Polkowice
171 Christopher Juul Jensen (Den) Orica-GreenEdge
172 Sebastian Langeveld (Ned) Cannondale Pro Cycling
173 Adrian Kurek (Pol) CCC Sprandi Polkowice 0:17:59
174 Jay Robert Thomson (RSA) Dimension Data 0:19:07
175 Eugenio Alafaci (Ita) Trek-Segafredo
176 Nikolay Mihaylov (Bul) CCC Sprandi Polkowice
177 Alessandro Tonelli (Ita) Bardiani CSF
178 Samuele Conti (Ita) Southeast – Venezuela 0:21:17
179 Jakub Mareczko (Ita) Southeast – Venezuela
180 Axel Domont (Fra) AG2R La Mondiale 0:22:25

Lo storico rettilineo di Via Roma incornicia la vittoria di Arnaud Démare, la prima in una grande classica del velocista francese (foto Bettini)

Lo storico rettilineo di Via Roma incornicia la vittoria di Arnaud Démare, la prima in una grande classica del velocista francese (foto Bettini)

SANREMO, ANCORA VOLATA: IN VIA ROMA FESTEGGIA DEGENKOLB

marzo 22, 2015 by Redazione  
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Il tedesco brucia allo sprint il vincitore uscente Kristoff, Michael Matthews e Peter Sagan, ancora una volta sconfitto con molti rimpianti. Quinto il primo degli italiani, il giovanissimo Bonifazio. Copione di corsa ancora una volta piatto e prevedibile, malgrado numerosi tentativi infruttuosi tra Cipressa e Poggio. Molte le cadute eccellenti nella discesa finale, che hanno estromesso dai giochi Gilbert, Kwiatkowski, Ciolek e Stybar.

Non si può dire sia stata una bella Sanremo, come del resto raramente si è potuto dire in tempi recenti; quel che si può dire, se non altro, è che la Classicissima 2015 ha trovato in John Degenkolb un degnissimo vincitore: dopo due prove della fu Coppa del Mondo (Amburgo e Paris-Tours), oltre ad una Gand-Wevelgem, per il tedescosi tratta del primo successo in una classica monumento. Alla luce dell’età (26 anni), dei continui progressi delle ultime stagioni e dei piazzamenti già raccolti sulle pietre (9° al Fiandre nel 2013, addirittura 2° alla Roubaix lo scorso anno), potrebbe essere il primo di una lunga serie.
Che il tedesco fosse un cliente scomodissimo per tutti lo si era intuito già durante le scalate di Cipressa e Poggio, quando era stato fra i pochi sprinter a non meritarsi un’inquadratura televisiva accompagnata dalla didascalia “Coda del gruppo”. Nell’obiettivo delle telecamere, al contrario, erano finiti non soltanto velocisti puri (Cavendish su tutti), ma anche atleti solitamente più affidabili su salite non proibitive quali Colbrelli e – soprattutto – Alexander Kristoff, poi miracolosamente risorto in vista del Poggio. Tra gli sprinter più quotati, i soli Matthews e Sagan sembravano pedalare con agio; l’australiano, però, rende probabilmente qualcosa al teutonico in termini di spunto veloce, mentre lo slovacco – è ormai assodato – è il più abile nel trovare ogni anno modi nuovi ed originali per farsi beffare in quel di Sanremo, e nemmeno questa volta ha deluso chi attendeva impaziente la sua trovata autodistruttiva.
Certo, oltre al problema degli ultimi 200 metri, ogni velocista al via della Classicissima deve porsi quello dei precedenti 290 e più chilometri, ossia di come garantirsi la chance di giocare le proprie carte in Via Roma (tornata proprio oggi sede d’arrivo): un obiettivo di non semplice raggiungimento, come può ad esempio testimoniare, oltre al già citato Cavendish, anche André Greipel, inchiodatosi poco dopo l’imbocco del Poggio, in compagnia di un Vincenzo Nibali mai in gara. Non c’è dubbio, però, che Vegni e soci abbiano provveduto a semplificare notevolmente il compito, rinunciando non soltanto all’inserimento della Pompeiana – pianificato per la scorsa edizione, prima che il maltempo costringesse ad un cambio di programma -, ma anche al ripristino delle Manie, che fra il 2008 e il 2012 erano state un balsamo per una corsa fattasi negli anni sempre più stantia e prevedibile. In tal senso, il copione della Sanremo 2015 è stato esemplare.
Pilotato dalle squadre dei velocisti, il gruppo ha dapprima controllato senza difficoltà la fuga della prima ora, promossa da Molano, Tjallingii, Barta e Peron, raggiunti dopo una manciata di chilometri da Pirazzi, Kurek, Bono, Pauwels, Berard, Dall’Antonia e Frapporti. Dopo 250 km circa di calma piatta, la prima vera scossa – attesa per la Cipressa – è stata anticipata a Capo Berta: non tanto alla salita, dove Pirazzi, Bono, Pauwels e Berard salutavano la compagnia per prolungare di qualche minuto l’ebbrezza del comando, quanto alla discesa, teatro di una rovinosa caduta nella quale a riportare la peggio è stato Christopher Juul-Jensen. In seguito al capitombolo – avvenuto in un tratto di strada sporco di gasolio, come segnalato già ieri sui social network e quest’oggi da Massimiliano Lelli nella ricognizione per la Rai – si è avvantaggiato un temibile trenino in maglia Sky, composto da Geraint Thomas, Ben Swift e Luke Rowe. I tre, involontariamente sganciatisi per via della caduta di Salvatore Puccio, che occupava la quarta posizione, hanno tirato dritto, giungendo ad acquisire un margine di una ventina di secondi nei confronti del resto del gruppo.
Gli auspici dei sadici che speravano in una buona riuscita del tentativo per scatenare la reazione di chi vorrebbe neutralizzare ogni corsa alla prima scivolata si sono rivelati vani: gli scatti di Van Avermaet e Stybar ad inizio Cipressa, pur non sortendo esiti significativi, hanno rapidamente azzerato il divario, riportando alla situazione di gruppo compatto a 25 km circa dal termine.
Gli uomini in nero non si sono persi d’animo, spedendo subito Nordhaug a scandire il passo per il resto della salita. Haussler, Battaglin e Lobato – tra gli altri – hanno perso contatto, mentre Cavendish, Kristoff, Bouhanni e Colbrelli hanno tenuto a malapena l’ultima ruota utile. Fuori gioco anche Arnaud Demare, estromesso da una caduta in salita che ha avuto gravi conseguenze non sul suo fisico, ma sul suo cambio.
Il resto della scalata è filato via liscio, malgrado un timido tentativo di De Marchi, e nemmeno la discesa, nonostante un allungo di Gallopin, ha creato più di tanto scompiglio. Meglio è andata a Daniel Oss, partito in contropiede in corrispondenza dell’approdo sull’Aurelia, anche grazie all’apporto di un motociclista compiacente. Geraint Thomas è stato l’unico ad accodarsi, e chissà dove due locomotive di razza come il trentino e il gallese sarebbero potute arrivare, se quest’ultimo non avesse passato una decina di chilometri a studiare il copertone posteriore dell’alfiere BMC.
Soltanto sulle prime rampe del Poggio, quando i quasi trenta secondi guadagnati dalla coppia erano tornati meno di venti, il britannico ha messo il naso davanti, sbarazzandosi peraltro con irrisoria facilità del compagno di viaggio. I secondi di margine, scesi ad un tratto sotto la doppia cifra, hanno ripreso ad aumentare intorno a metà salita, e l’inerzia del gruppo, pilotato da un Paolini ormai sfinito, ha addirittura lasciato balenare per qualche istante l’ipotesi che l’attacco potesse andare a buon fine.
Ormai nell’ultimo chilometro di ascesa, Philippe Gilbert ha finalmente rotto gli indugi, sia pur con un cambio di ritmo tanto blando da ricordare un giovane Ivan Basso. Van Avermaet ha comunque approfittato dell’allungo del compagno per ripartire in contropiede, riportandosi per primo su Thomas, ma vedendo rinvenire in prossimità dello scollinamento il velocissimo terzetto composto da Sagan, Matthews e Felline.
La picchiata su Sanremo ha inciso soltanto eliminando dalla contesa Gilbert, Kwiatkowski, Stybar e Ciolek, tutti facenti parte del folto gruppo di testa e tutti finiti sull’asfalto quasi all’unisono; i pochi metri che separavano i primi due dal terzetto inseguitore e quest’ultimo dal plotone non sono cresciuti, dando spazio ad un ovvio ricongiungimento non appena si è tornati in pianura.
Sagan ha accennato un’azione da finisseur, rinunciandovi subito: probabilmente la scelta più corretta, se il campione slovacco non si fosse fatto risucchiare nella pancia del gruppo e non vi fosse rimasto fino ad inizio volata, ritrovandosi a dover colmare un divario proibitivo rispetto a Degenkolb. Bonifazio, appostato alla ruota del tedesco, ha dato per un attimo la sensazione di poter riportare il tricolore sul gradino più alto del podio a nove anni dal trionfo di Pozzato, ma un paio di pedalate al vento sono bastate per convincersi del contrario. Kristoff si è dovuto accontentare della piazza d’onore su un podio completato da Michael Matthews, dal quale è rimasto meritatamente escluso Sagan, 4°. Bonifazio ha comunque chiuso con un onorevolissimo 5° posto, più che incoraggiante alla luce dei soli ventuno anni. Allo stato attuale, sembrano essere legate a lui le speranze di un nuovo successo italiano in un prossimo futuro.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 John Degenkolb (Ger) Team Giant – Alpecin 6:46:16
2 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha
3 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
4 Peter Sagan (Svk) Tinkoff Saxo
5 Niccolo’ Bonifazio (Ita) Lampre – Merida
6 Nacer Bouhanni (Fra) Cofidis, Solutions Credits
7 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
8 Davide Cimolai (Ita) Lampre – Merida
9 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
10 Edvald Boasson Hagen (Nor) MTN – Qhubeka
11 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
12 Matti Breschel (Den) Tinkoff Saxo
13 Ben Swift (GBr) Team Sky
14 Sebastian Langeveld (Ned) Team Cannondale – Garmin
15 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal
16 Grega Bole (Slo) Ccc Sprandi Polkowice
17 Paul Martens (Ger) Team Lotto NL – Jumbo
18 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF
19 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
20 Aleja Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
21 Michele Scarponi (Ita) Astana Pro Team
22 Maciej Paterski (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
23 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
24 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team
25 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant – Alpecin
26 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
27 Rinaldo Nocentini (Ita) Ag2r La Mondiale 0:00:06
28 Nathan Haas (Aus) Team Cannondale – Garmin
29 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff Saxo 0:00:09
30 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:00:11
31 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:00:12
32 Mathieu Ladagnous (Fra) FDJ 0:00:23
33 Laurent Pichon (Fra) FDJ
34 Yoann Offredo (Fra) FDJ
35 Daryl Impey (RSA) Orica Greenedge
36 Rein Janse Van Rensburg (RSA) MTN – Qhubeka
37 Simon Yates (GBr) Orica Greenedge
38 Silvan Dillier (Swi) BMC Racing Team
39 Bram Tankink (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
40 Ramunas Navardauskas (Ltu) Team Cannondale – Garmin
41 Filippo Pozzato (Ita) Lampre – Merida
42 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
43 Oscar Gatto (Ita) Androni Giocattoli
44 Jan Bakelandts (Bel) Ag2r La Mondiale
45 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team
46 Mark Cavendish (GBr) Etixx – Quick-Step
47 Andre’ Greipel (Ger) Lotto Soudal
48 Matteo Montaguti (Ita) Ag2r La Mondiale 0:00:51
49 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal 0:00:56
50 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team 0:01:18
51 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
52 Jose Rodolfo Serpa Perez (Col) Lampre – Merida
53 Franco Pellizotti (Ita) Androni Giocattoli 0:02:38
54 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:02:52
55 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 0:03:00
56 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
57 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team
58 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
59 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka 0:03:38
60 Marco Haller (Aut) Team Katusha 0:04:38
61 Gregory Rast (Swi) Trek Factory Racing
62 Mathew Hayman (Aus) Orica Greenedge
63 Adam Hansen (Aus) Lotto Soudal
64 Julian Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing
65 Sergey Lagutin (Rus) Team Katusha
66 Alessandro De Marchi (Ita) BMC Racing Team 0:04:41
67 Michal Kwiatkowski (Pol) Etixx – Quick-Step 0:04:56
68 Julien Vermote (Bel) Etixx – Quick-Step
69 Koen De Kort (Ned) Team Giant – Alpecin 0:04:59
70 Zico Waeytens (Bel) Team Giant – Alpecin
71 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka
72 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team
73 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha
74 Danilo Wyss (Swi) BMC Racing Team
75 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
76 Jérome Pineau (Fra) IAM Cycling
77 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
78 Sam Bennett (Irl) Bora – Argon 18
79 Matthew Harley Goss (Aus) MTN – Qhubeka
80 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
81 Jose Joaquin Rojas Gil (Spa) Movistar Team
82 Manuele Mori (Ita) Lampre – Merida
83 Marco Bandiera (Ita) Androni Giocattoli
84 Giacomo Nizzolo (Ita) Trek Factory Racing
85 Juan Jo Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
86 Michal Golas (Pol) Etixx – Quick-Step
87 Branislau Samoilau (Blr) Ccc Sprandi Polkowice
88 Bartlomiej Matysiak (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
89 Cristiano Salerno (Ita) Bora – Argon 18
90 Adriano Malori (Ita) Movistar Team
91 Bert Jan Lindeman (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
92 Jacopo Guarnieri (Ita) Team Katusha
93 Axel Maximiliano Richeze (Arg) Lampre – Merida
94 Dmitry Kozonchuk (Rus) Team Katusha
95 Lasse Norman Hansen (Den) Team Cannondale – Garmin
96 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani CSF
97 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge
98 Bartosz Huzarski (Pol) Bora – Argon 18
99 Javier Megias Leal (Spa) Team Novo Nordisk
100 Jacobus Venter (RSA) MTN – Qhubeka
101 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling 0:06:30
102 Juan Pablo Valencia (Col) Colombia 0:07:08
103 Luca Chirico (Ita) Bardiani CSF
104 Roy Curvers (Ned) Team Giant – Alpecin
105 Lars Petter Nordhaug (Nor) Team Sky
106 Zakkari Dempster (Aus) Bora – Argon 18
107 Carlos Julian Quintero (Col) Colombia
108 Jack Bauer (NZl) Team Cannondale – Garmin
109 Bjorn Thurau (Ger) Bora – Argon 18 0:08:27
110 Moreno Hofland (Ned) Team Lotto NL – Jumbo 0:08:57
111 Samuel Dumoulin (Fra) Ag2r La Mondiale
112 Matteo Bono (Ita) Lampre – Merida
113 Thomas Leezer (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
114 Maarten Tjallingii (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
115 Vicente Reynes Mimo (Spa) IAM Cycling
116 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal
117 Simone Stortoni (Ita) Androni Giocattoli
118 Brayan St Ramirez Chacon (Col) Colombia
119 Edoardo Zardini (Ita) Bardiani CSF 0:11:30
120 Mark Renshaw (Aus) Etixx – Quick-Step
121 Jan Barta (Cze) Bora – Argon 18
122 Fabio Sabatini (Ita) Etixx – Quick-Step
123 Manuele Boaro (Ita) Tinkoff Saxo
124 Cesare Benedetti (Ita) Bora – Argon 18
125 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff Saxo
126 Serghei Tvetcov (Rom) Androni Giocattoli 0:11:37
127 Arnaud Demare (Fra) FDJ
128 Benoit Vaugrenard (Fra) FDJ
129 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits
130 Luke Rowe (GBr) Team Sky
131 Hayden Roulston (NZl) Trek Factory Racing
132 Jonas Vangenechten (Bel) IAM Cycling
133 Jasha Sutterlin (Ger) Movistar Team
134 Adrian Kurek (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
135 Julien Berard (Fra) Ag2r La Mondiale
136 William Bonnet (Fra) FDJ
137 Moreno Moser (Ita) Team Cannondale – Garmin
138 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step 0:14:58
139 Andrea Guardini (Ita) Astana Pro Team
140 Ruslan Tleubayev (Kaz) Astana Pro Team
141 Paolo Simion (Ita) Bardiani CSF
142 Christian Delle Stelle (Ita) Ccc Sprandi Polkowice
143 Charles Planet (Fra) Team Novo Nordisk
144 Robert Wagner (Ger) Team Lotto NL – Jumbo
145 Johan Le Bon (Fra) FDJ
146 Joonas Henttala (Fin) Team Novo Nordisk
147 Rick Flens (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
148 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff Saxo
149 Bert De Backer (Bel) Team Giant – Alpecin
150 Jaroslaw Marycz (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
151 Albert Timmer (Ned) Team Giant – Alpecin
152 Chad Haga (USA) Team Giant – Alpecin
153 Tomasz Kiendys (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
154 Edwin Avila Vanegas (Col) Colombia
155 Miguel Angel Rubiano Chavez (Col) Colombia
156 Johan Vansummeren (Bel) Ag2r La Mondiale
157 Steven Cummings (GBr) MTN – Qhubeka
158 Alex Dowsett (GBr) Movistar Team
159 Kevin De Mesmaeker (Bel) Team Novo Nordisk
160 Sébastien Chavanel (Fra) FDJ 0:20:41

John Degenkolb si impone nella Classicissima di Primavera (foto Tim De Waele/TDWSport.com)

John Degenkolb si impone nella Classicissima di Primavera (foto Tim De Waele/TDWSport.com)

FRANANO ANCHE I FAVORITI: SANREMO A KRISTOFF

marzo 23, 2014 by Redazione  
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Il norvegese si impone allo sprint sul traguardo della Classicissima, conquistando il successo più prestigioso in carriera davanti a Fabian Cancellara e Ben Swift. Soltanto 5° e 10° gli uomini da battere, Mark Cavendish e Peter Sagan. Coraggioso ma vano tentativo di Nibali sulla Cipressa, neutralizzato ai piedi del Poggio.

È ancora un nome a sorpresa, per il quarto anno consecutivo, a conquistare la prima classica monumento della stagione: a Goss, Gerrans e Ciolek succede nell’albo d’oro Alexander Kristoff, 26enne norvegese che vantava quali vittoria di maggior rilievo, fino ad oggi, la quinta tappa del Tour de Suisse 2013. Un successo inatteso ma non per questo immeritato o casuale; al contrario, a stupire – quasi più del risultato in sé – è stata la superiorità schiacciante palesata dal vichingo nella volata conclusiva, al cospetto di un Cancellara costretto alla terza piazza d’onore nelle ultime quattro edizioni, di un Cavendish venuto meno proprio sul suo terreno di caccia, e di un Sagan ancora incapace di far sua una corsa sulla carta tagliata su misura per lui.
Lo slovacco, in particolare, si guadagna la palma di grande sconfitto di giornata, specie alla luce di un canovaccio di gara che pareva indicare chiaramente in lui il predestinato al trionfo. Sin dalle prime ore di corsa, la Cannondale si è assunta con autorevolezza la responsabilità dell’inseguimento alla fuga di Bono, de Maar, Tjallingii, Haas, Parrinello, Boem e Barta, nata 4 km dopo il via e in grado di raggiungere i 10’ di margine, e sempre un uomo in verde – l’impagabile De Marchi – è stato il principale artefice della neutralizzazione dell’unico attacco deciso del giorno, quello portato da Vincenzo Nibali sulla Cipressa.
Il siciliano, pur distante dalla miglior condizione – come naturale per chi ha cerchiato sul calendario le date del Tour de France -, ha come sempre dato un senso alla sua partecipazione, promuovendo un’azione che, riscontrando un po’ più di collaborazione in gruppo, avrebbe anche potuto scongiurare il preventivato arrivo a ranghi compatti. I non pochi corridori che avrebbero avuto interesse a giocare di fantasia hanno però preferito attendere non si sa quale altra occasione, e, dopo aver toccato un vantaggio massimo di una cinquantina di secondi e aver sperimentato l’ebbrezza della leadership solitaria, scavalcando de Maar e Tjallingii, ultimi superstiti della fuga del mattino, Nibali è stato costretto alla resa dai 9 km piatti precedenti l’imbocco del Poggio.
Anche grazie alla pioggia e al freddo che hanno accompagnato per il secondo anno consecutivo la Classicissima di Primavera, il plotone si è presentato piuttosto scremato e visibilmente provato ai piedi dell’ultima ascesa, già orfano di atleti quali Ulissi (ritirato), Demare, Gasparotto e Hushovd, oltre che di un Degenkolb che, dopo una foratura, ha dovuto dissipare tutte le energie residue per ritrovare le ruote degli avversari. Appariva lecito, pertanto, immaginare una bagarre accesa sull’ultima possibile rampa di lancio; al contrario, nessuno ha avuto la forza di fare la differenza, o almeno di provarci a fondo: Rast, Battaglin, Gilbert e Van Avermaet, tra gli altri, si sono alternati in allunghi poco convinti, che mai hanno seriamente minacciato le chances degli sprinter.
Dopo un ultimo affondo di Colbrelli, spento a un chilometro e mezzo dal termine, a riprendere definitivamente in mano le operazioni sono state le squadre dei velocisti, ormai troppo stanche e numericamente ridotte, però, per poter garantire una volata lineare. Cavendish, in particolare, è rimasto privo dell’usuale treno, con un Petacchi fuori dai giochi sin dal Capo Berta, mentre Sagan aveva ormai spremuto ogni barlume di energia dai compagni, e forse anche da se stesso.
Gilbert ha lanciato una progressione suicida che ha di fatto spianato la strada a quella di Kristoff, Cannonball (5° alla fine) si è spento non appena ha dovuto fare i conti con il vento, Sagan (10°) non ha neppure abbozzato lo sprint, e Cancellara – a dispetto del comprensibile gesto di stizza cui si è abbandonato sul traguardo – non ha mai neppure potuto pensare di mettere in discussione la supremazia del norvegese. Il podio di Swift (3°), la medaglia di legno di Lobato e il 6° posto di Colbrelli, davanti a Stybar, Modolo e Ciolek, completano il quadro di una top 10 impronosticabile.
In attesa di scoprire se il vincitore odierno darà seguito alla tradizione degli ultimi tre predecessori anche nel percorso post-Sanremo, o se la sua Classicissima sarà l’avvio di una stagione di successi, l’ennesima sorpresa darà con ogni probabilità ulteriore slancio all’iniziativa di Mauro Vegni, deciso a rendere più selettiva una corsa che – nella veste 2014 – sembra in effetti richiedere acrobazie per scongiurare volate di gruppo. Il dibattito sulla Pompeiana rimarrà aperto (potrebbero bastare le Manie per rendere meno scontato il finale, e occorrerebbe ricordare che, di per sé, un vincitore inaspettato non squalifica la corsa), ma, dopo una Sanremo che solo gli opinionisti delle TV che ne detengono i diritti hanno potuto (o dovuto) trovare entusiasmante, l’esperimento avrebbe un suo perché.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 6:55:56
2 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
3 Ben Swift (GBr) Team Sky
4 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
5 Mark Cavendish (GBr) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF
7 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
8 Sacha Modolo (Ita) Lampre-Merida
9 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka
10 Peter Sagan (Svk) Cannondale
11 Ramunas Navardauskas (Ltu) Garmin Sharp
12 Salvatore Puccio (Ita) Team Sky
13 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
14 Sebastian Langeveld (Ned) Garmin Sharp
15 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin-Pro Cycling Team
16 Yoann Offredo (Fra) Fdj.fr
17 Francisco José Ventoso Alberdi (Spa) Movistar Team
18 Daniele Bennati (Ita) Tinkoff-Saxo
19 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
20 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
21 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
22 Davide Cimolai (Ita) Lampre-Merida
23 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Belisol
24 André Greipel (Ger) Lotto Belisol
25 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
26 Alexandre Pichot (Fra) Team Europcar 0:00:06
27 Fabian Wegmann (Ger) Garmin Sharp 0:00:07
28 Davide Appollonio (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:34
29 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
30 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida 0:00:40
31 Thomas Leezer (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:00:54
32 Nicki Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo
33 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:01:12
34 Arnaud Demare (Fra) Fdj.fr 0:01:22
35 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol
36 Mauro Finetto (Ita) Yellow Fluo
37 Bauke Mollema (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:01:33
38 Martijn Maaskant (Ned) Unitedhealthcare Professional Cycling Team 0:01:35
39 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 0:01:54
40 Lloyd Mondory (Fra) AG2R La Mondiale 0:02:09
41 Maarten Tjallingii (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:02:38
42 Adam Hansen (Aus) Lotto Belisol
43 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani CSF 0:03:14
44 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:03:15
45 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
46 Oscar Gatto (Ita) Cannondale
47 Rinaldo Nocentini (Ita) AG2R La Mondiale 0:03:22
48 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team 0:03:36
49 Daryl Impey (RSA) Orica GreenEdge 0:03:50
50 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka 0:04:10

Kristoff si impone nella 105a edizione della Milano - Sanremo (foto Bettini)

Kristoff si impone nella 105a edizione della Milano - Sanremo (foto Bettini)

PAGELLE 2013: PROMOSSI E BOCCIATI DELLA MILANO – SANREMO

marzo 19, 2013 by Redazione  
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Magistrale Ciolek, ottime prestazioni anche di Chavanel e Stannard. Male invece gli italiani Nibali e Pozzato, grandi attesi della vigilia.

Foto copertina: Ciolek giù dal Poggio (foto Bettini)

Gerald Ciolek: fino a qualche anno fa, dopo il ritiro di Zabel, contendeva insieme ad Haussler il titolo di miglior velocista di Germania. Il secondo fu battuto da Cavendish alla Classicissima 2009 per pochi millimetri, al termine di una volata tiratissima mentre Ciolek, erede designato di Zabel nonché suo pupillo, nelle ultime stagioni si era un po’ perso. Nelle volate di gruppo nei Grandi Giri risultava molto spesso piazzato e quasi mai vincente forse perché gli mancava la potenza necessaria per competere con gli sprinter puri più forti al mondo. La Sanremo ha dimostrato, infatti, che Gerald non può essere considerato solo un velocista ma un atleta completo capace, dopo tanti chilometri percorsi al freddo sotto la pioggia, di resistere agli allunghi degli scattisti sul Poggio. Nella volata finale, poi, è emerso il suo istinto da velocista che gli ha permesso di “saltare” agevolmente lo slovacco Sagan, autore di una volata totalmente sbagliata. Voto: 10 e lode

Peter Sagan: il secondo posto costituisce il meritato riconoscimento per chi, come lo slovacco, non dimostra rispetto per gli avversari in gara. Sempre smargiasso e un po’ arrogante, anche in questa Sanremo ha aspettato che altri ciclisti prendessero l’iniziativa per poi, eventualmente, batterli in volata. Molto lesto nel seguire Paolini e Cancellara sul Poggio, sperava che quest’ultimo si mettesse come suo solito in testa a tirare a tutta fin sul traguardo, per poi ripagare questa generosità bruciandolo sulla linea del traguardo. Invece, lo svizzero quest’anno (memore delle due passate edizioni) ha collaborato con il gruppetto degli attaccanti ma con meno foga e così lo slovacco ha dovuto esporsi maggiormente per riuscire a tenere compatto il drappello fin sull’arrivo. In volata, poi, ha incredibilmente sottovalutato le potenzialità di Ciolek (che, da bravo velocista, gli si era incollato a ruota) impostando un lungo sprint e partendo spavaldamente dalla testa del gruppo, nell’assoluta certezza di poter comunque battere tutti. Con questa sbruffoneria non si vincono le corse, né tantomeno una gara difficile e ambita come la Classicissima. Voto: 8

Fabian Cancellara: l’impressione è che nelle ultime due stagioni abbia perso parte della potenza che lo ha reso famoso e questo spiegherebbe la condotta di gara meno arrembante tenuta alla Sanremo. Oltre a questo aspetto è necessario, tuttavia, sottolineare il fatto che tra lo svizzero e Sagan non corre buon sangue e quindi per nessuna ragione Cancellara avrebbe favorito una vittoria dello slovacco. Inoltre, già nelle edizioni 2011 e 2012 la Locomotiva di Berna era stata beffata proprio sul traguardo da avversari che, in entrambe le occasioni, avevano sfruttato indecorosamente la sua generosità. Conquista comunque un podio prestigioso che non può non confortarlo in vista delle sue classiche preferite: Giro delle Fiandre e Parigi – Roubaix. Voto: 8

Luca Paolini: senza questa vecchia guardia del ciclismo molto probabilmente il drappello di uomini che è giunto a giocarsi la corsa non si sarebbe mai formato. Infatti è stato proprio il lombardo a dar fuoco alle polveri sul Poggio, e nel momento dello scatto abbiamo intravisto lo stesso corridore che risultò fondamentale per la conquista della Sanremo 2003 da parte di Bettini. Purtroppo gli anni passano e Luca ha perso parte dello spunto veloce che aveva un tempo e nella volata finale non è riuscito a cogliere un risultato migliore di un pur ottimo quinto posto. Voto: 7,5

Sylvain Chavanel: protagonista dell’azione più pericolosa condotta tra Cipressa e Poggio. Se si fosse risparmiato maggiormente, magari evitando di rispondere alla forte progressione di Stannard su quest’ultima salita, avrebbe potuto resistere al rientro degli inseguitori. Coglie comunque un onorevole quarto posto che fa ben sperare il francese in prospettiva delle classiche fiamminghe. Voto: 7,5

Ian Stannard: questo massiccio ciclista britannico è tra i promotori, insieme a Chavanel, di un’ottima azione fin sul Poggio. Nonostante abbia corso tutta la gara come punto di appoggio per il capitano Boasson Hagen, mette addirittura in difficoltà il transalpino su di un terreno, la salita, apparentemente sfavorevole alle sue caratteristiche fisiche. Stannard rappresenta l’ennesima sorpresa che ci ha riservato una formazione, quella del Team Sky, sempre più protagonista assoluta del ciclismo internazionale. Voto: 7,5

Vincenzo Nibali: sperava di correre la Sanremo sotto la pioggia così da veder esaltate le sue doti da discesista. Purtroppo per il siciliano, insieme alla pioggia, è sopraggiunto un freddo artico che lo ha costretto ad abdicare. Voto: 5

Philippe Gilbert: giunto all’appuntamento con la Classicissima ancora un po’ in sovrappeso, prova ad anticipare gli altri favoriti, promuovendo un’azione prima di affrontare la salita del Poggio. Purtroppo il suo tentativo è naufragato prima ancora di imboccare lo strappo. Voto: 5,5

Mark Cavendish: evidentemente a suo agio con pioggia e freddo, è tra i pochi velocisti (Petacchi, Goss – Voto: 4) a resistere fin sul Poggio. Il risultato finale non premia la sua tenacia ma la sua prova è comunque da apprezzare. Voto: 5,5

Filippo Pozzato: aveva dichiarato alla vigilia di essere in ottima forma, bisogna sperare che si sia sbagliato. Infatti, dopo essere riuscito a rientrare sul gruppetto degli attaccanti (fra cui Gilbert) lungo la discesa della Cipressa, speravamo di vederlo attaccare sul Poggio. Invece, non solo non ha promosso nessuna azione, ma non è stato nemmeno capace di reggere il ritmo imposto da Paolini. Voto: 4,5

Tom Boonen, Thor Hushovd, Edvald Boasson Hagen: questi imponenti ciclisti del nord, amanti delle condizioni estreme che si trovano spesso nelle Classiche fiamminghe, si sono arresi all’eccezionale ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Milano – Sanremo. Voto: 3

Francesco Gandolfi
gandolfi.francesco@libero.it

A CIOLEK UNA SANREMO DA TREGENDA

marzo 17, 2013 by Redazione  
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Il tedesco della MTN-Qhubeka conquista a sorpresa la 104a Milano – Sanremo, funestata da pioggia e neve, al punto da indurre gli organizzatori a tagliare il Passo del Turchino e la salita delle Manie. Beffato negli ultimi metri Peter Sagan, perfetto fino allo sprint, lanciato invece con eccessivo anticipo. Completa il podio Fabian Cancellara, promotore, insieme a Luca Paolini, dell’azione che sul Poggio ha rintuzzato un pericoloso attacco di Chavanel e Stannard.

Foto copertina: Gerald Ciolek brucia Peter Sagan sul lungomare sanremese (foto Roberto Bettini)

E’ una delle edizioni più controverse che si ricordino quella che ha segnato il passaggio della Milano – Sanremo dal sabato alla domenica, scelta che forse nessuno immaginava potesse pesare tanto sullo sviluppo della gara. Si fosse corso ventiquattro ore prima, la Classicissima 2013 si sarebbe infatti disputata in condizioni meteo del tutto normali, sul tracciato previsto, e con un parterre di favoriti comprendente non meno di una ventina di nomi. Ad accogliere i corridori alla partenza, stamane, è stato invece un freddo ben poco primaverile, accompagnato da un misto di pioggia e neve che non lasciava presagire nulla di buono per il transito sul Passo del Turchino, abbondantemente imbiancato.
A dispetto del malcontento degli appassionati, ed in particolare di coloro che ricordano alcune epiche battaglie sotto la neve di alcuni decenni or sono (si pensi alla Liegi 1980, passata alla storia come Neige-Bastogne-Neige), e senza particolari lamentele da parte degli interpreti, gli organizzatori hanno così optato per una drastica soluzione: stop alla corsa ad Ovada, dopo 117 km di gara, e ripresa a Cogoleto, per percorrere ancora 126 km, con trasferimento in pullman e congelamento dei distacchi (gioco di parole non voluto) fra i battistrada e il gruppo. Una scelta tutto sommato comprensibile nell’ottica della salvaguardia della sicurezza dei corridori, pensando soprattutto all’eventuale discesa innevata; meno condivisibile invece il taglio della salita delle Manie, motivata come tentativo di venire incontro agli atleti, provati dal maltempo.
Per assistere al vero avvio della Milano – Sanremo si sono così dovute attendere le ore 15, allorché la giuria ha dato via libera a Maxim Belkov, Lars Yitting Bak, Matteo Montaguti, Diego Rosa, Filippo Fortin e Pablo Lastras, evasi dopo una decina di chilometri e giunti all’interruzione con 7’10’’ di margine sul plotone. Con il medesimo ritardo è ripartito dunque il gruppo, privo però di possibili protagonisti quali Nordhaug, Terpstra, Slagter e, soprattutto, Tom Boonen, che hanno preferito non ripartire. E mentre i colleghi riprendevano a pedalare, il quattro volte vincitore della Roubaix ha rilasciato dichiarazioni assai allarmanti, secondo le quali sarebbero ripartiti da Cogoleto anche atleti ritiratisi precedentemente, il cui abbandono non era però stato formalizzato.
Nell’attesa di verificare se troveranno riscontro le parole del belga, che getterebbero non poche ombre sulla trasparenza dell’organizzazione, non resta che raccontare quel che restava di una corsa quanto mai anomala, se non altro perché di fatto spezzata in due semi-tappe. Fortin perdeva contatto dagli altri fuggitivi a 76 km dal traguardo, mentre dava forfait anche il vincitore dell’edizione 2011, Matthew Goss. Nella zona dei Capi, a lasciare sono stati Thor Hushovd e, soprattutto, Vincenzo Nibali, estromesso da condizioni meteo non troppo dissimili da quelle che pochi giorni fa avevano favorito la splendida azione con cui aveva mandato gambe all’aria Froome e il Team Sky, ribaltando la Tirreno – Adriatico.
La fuga dei coraggiosi della prima ora si è esaurita a 31 km dal traguardo, poco prima che, all’imbocco della Cipressa, una caduta obbligasse a depennare anche Tyler Farrar dalla lista dei papabili vincitori. Proprio lì, come prevedibile, i big hanno cominciato a muoversi; non tanto sulla salita, animata da timidi allunghi di Roelandts, Chavanel e Bouet; quanto piuttosto nella successiva discesa, dove Gilbert ha chiamato in avanscoperta un drappello che non è però riuscito a trovare accordo. Fra i presenti, Chavanel, Stannard e Vorganov sono stati i più lesti ad approfittare della fase di stallo, allungando ulteriormente, e costruendo in breve un margine di 25’’ difeso fino all’imbocco del Poggio.
Il russo ha ceduto dopo poche pedalate all’insù, mentre Chavanel e Stannard, pur scattandosi reciprocamente in faccia più di una volta, hanno a lungo dato l’impressione di poter resistere fino a Sanremo. A sventare un arrivo della coppia hanno provveduto invece Moser, sotto il cui impulso sono stati riassorbiti Vorganov e il contrattaccante Iglinskiy, e soprattutto il duo Paolini – Cancellara, promotori in quest’ordine di accelerazioni cui hanno saputo replicare soltanto Pozzato, Sagan e Ciolek.
Con 7’’ di differenza tra i due gruppetti in cima all’ultima salita, a consentire il ricongiungimento sono state le doti di discesista dello slovacco, che ha riportato sotto i compagni d’avventura e fatto fuori Pozzato, incredibilmente incapace di chiudere i pochissimi metri che lo separavano da Paolini allo scollinamento.
Terminata la picchiata, è stato ancora il baby-fenomeno Cannondale il primo a provare l’allungo, imitato poco dopo da un disperato tentativo di Stannard, rintuzzato di nuovo dal favorito numero uno della vigilia. Al prezzo di quelli che, con il senno di poi, sono forse stati due fuori-giri di troppo, il 23enne di Zilina si è così ritrovato sul rettilineo d’arrivo esattamente dove voleva essere, con i pochi velocisti più quotati di lui ormai ben distanziati. Con la tavola apparecchiata per mettere le mani sulla prima classica monumento della carriera, Sagan ha invece gettato al vento un trionfo annunciato con un madornale errore di scelta di tempo: stuzzicato da un tentativo di volata lunga di Chavanel, Peter ha lanciato lo sprint a non meno di 250 metri dalla linea bianca, con a ruota Gerald Ciolek, di gran lunga il cliente più scomodo del drappello. La rimonta del tedesco è stata lenta, ma l’anticipo con cui lo slovacco aveva avviato la sua progressione ha lasciato al 26enne di Colonia tempo e spazio per completarla, sia pure poco prima del colpo di reni.
Terzo, parzialmente consolato per l’ennesimo piazzamento nella Classicissima dalla sconfitta del grande favorito, con il quale i rapporti non sono idilliaci, Fabian Cancellara, da cui nel finale ci si attendeva un ulteriore attacco, di fatto mai concretizzatosi. Chavanel, Paolini e Stannard hanno occupato le posizioni dalla quarta alla sesta, anticipando di pochi metri Taylor Phinney, autore di una mostruosa progressione nei chilometri finali, con la quale ha messo tutto solo 14’’ fra sé e il gruppo, regolato da Kristoff su Cavendish e Eisel.
Con sollievo, si può concludere che le condizioni a dir poco anomale non hanno impedito ai più forti fra i superstiti di arrivare a giocarsi la Sanremo, con pioggia e freddo a compensare l’eliminazione di due passaggi chiave della corsa e la riduzione del chilometraggio. Crediamo di poter affermare però che, con Turchino e Manie, avremmo assistito a qualcosa di diverso; e se pensare che in altri tempi la gara sarebbe stata disputata regolarmente non rende necessariamente sbagliato il taglio del primo, si intravede almeno nella soppressione della seconda ascesa un eccesso di cautela o di clemenza.

Matteo Novarini

GREENEDGE, L’INVINCIBILE ARMATA SBANCA ANCHE SANREMO

marzo 18, 2012 by Redazione  
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La caratteristica peculiare della corsa è, lo si sa, l’imprevedibilità e anche quest’anno abbiamo assistito ad una gara incertissima, piena di colpi di scena e ad alto tasso di spettacolarità. A vincere, per il secondo anno di fila, è un ciclista australiano che ha scelto la Parigi-Nizza come corsa di preparazione alla Classicissima, Gerrans, capace di battere nell’ordine un superlativo Fabian Cancellara e il nostro Vincenzo Nibali, recente vincitore della Tirreno-Adriatico.

Foto copertina: il podio della Milano – Sanremo 2012 (foto RCS Sport)

Simon Gerrans: chi sostiene che abbia vinto un carneade o che l’australiano abbia rubato la vittoria a Cancellara, afferma due stupidaggini e ora cercherò di spiegare il perché.
Punto primo: Gerrans è uno dei pochi corridori ad essersi aggiudicato almeno una tappa in tutti e tre i Grandi Giri, tra cui spiccano quella magnifica al Tour de France sulle Alpi, a Prato Nevoso, e quella ottenuta al Giro D’Italia sulle durissime rampe del San Luca, a Bologna; non è un campione tra i più blasonati ma è comunque un ciclista che è stato capace di ottenere un piazzamento nei primi dieci in tutte e tre le classiche delle Ardenne; quest’anno solo un pimpante Valverde si è dimostrato più veloce di lui su arrivi posti in cima a strappetti.
Punto secondo: l’australiano è stato il primo a rispondere all’allungo di Nibali sul Poggio ed è stato anche in grado di ricucire un buco creato da una trenata di Cancellara (non proprio una passeggiata!). La volata finale, vinta sull’elvetico con un esiguo margine di vantaggio, dimostra chiaramente che, se avesse dato anche un solo cambio allo scatenato corridore svizzero, avrebbe perso lo sprint finale perché si sarebbe trovato senza più energie. Quindi, bravo a Gerrans che ha saputo sfruttare al meglio le sue caratteristiche e ha letto con la giusta freddezza la particolare situazione creatasi in corsa. D’altronde, chi grida allo scandalo, alla vittoria “mutilata”, come giudicherebbe, per esempio, i trionfi di Freire? Voto: 9

Fabian Cancellara: lo stesso corridore del 2008 non avrebbe avuto difficoltà a staccare i suoi avversari. Nonostante le splendide vittorie all’Eroica e nella crono alla Tirreno-Adriatico, infatti, non mi sembra esplosivo e potente come quattro anni fa. In ogni caso si rende protagonista di una gara meravigliosa in cui ha dimostrato forza, coraggio e determinazione. In discesa è riuscito addirittura a mettere in difficoltà Nibali lungo un paio di curve e, benché non abbia ricevuto nemmeno un cambio, ha proseguito ostinato fino al traguardo e si è lanciato in una volata furiosa che, tuttavia, lo ha visto perdente seppur di poco. Anche se oggi non ha raggiunto il risultato pieno, il Treno di Berna ha ricordato a molti appassionati perché il ciclismo è lo sport più bello del mondo. Voto: 10

Vincenzo Nibali: vedere un corridore da corse a tappe lottare per la vittoria in una grande Classica, peraltro non adattissima ai suoi mezzi, fa sempre un gran piacere. In effetti, Nibali è stato il primo a menare le danze sul Poggio ma poi, nonostante sia sempre stato a ruota (nel ruolo di stopper per Sagan), non è riuscito a fare una volata come si deve. Voto: 7

Peter Sagan: giovanissimo, 22 anni, alla seconda partecipazione alla Sanremo conquista un ottimo quarto posto. L’impressione è che gli siano state tarpate le ali sul Poggio che, cioè, abbia dovuto rispettare degli ordini di scuderia impartitigli dal più vecchio e autoritario compagno di squadra, Nibali. Avrà certamente l’occasione di rifarsi. Voto: 7

Filippo Pozzato: rispetto alle ultime stagioni ci troviamo di fronte ad un corridore diverso. Molto più motivato e voglioso di vincere, nonostante abbia gareggiato con una clavicola operata da poco più di un mese è stato capace di rimanere col gruppo dei migliori, e di concludere al sesto posto, al termine di una Sanremo combattuta e “tirata”. Mi aspetto che ci regali una vittoria tra Fiandre e Roubaix. Voto: 7

Oscar Freire: ha corso nella solita maniera, sempre nella pancia del gruppo, al riparo dal vento ed attento a non sprecare la minima energia. Era alla ricerca del poker e, se non fosse stata per la generosità di Cancellara, non ci sarebbe andato molto lontano perché, quando al traguardo mancavano solo 500-600 m era già a ruota di Sagan, pronto a beffarlo. Si deve accontentare del settimo posto in quella che, con ogni probabilità, resterà la sua ultima partecipazione alla Classicissima. Voto: 5

Tom Boonen: ha fatto tirare la squadra per buona parte degli ultimi 80 km ma poi, proprio sul più bello, è venuto a mancare. Sul Poggio è apparso in sofferenza, secondo me perché, come ho già avuto modo di dire, corre troppo al vento e, in una gara di 300 km, è fondamentale sapersi muovere nel gruppo, saper limare per non ritrovarsi con le gambe vuote. Gli anni passano, sono già 32 per Boonen, e questa grande Classica sembra stregata per il fuoriclasse belga che addirittura non riesce a piazzarsi nelle prime dieci posizioni. Peccato. Voto: 4

Mark Cavendish: vedere il Campione del Mondo, dato in grande spolvero e favorito della corsa, salire sulle Manie ad un’andatura cicloturistica, è alquanto penoso. Scopriremo nei prossimi giorni quale problema gli ha impedito di essere competitivo. Voto: 2

Philippe Gilbert: la caduta patita al termine della salita della Cipressa è stata causata dalla sfortuna o da una disattenzione dovuta a stanchezza fisica? Quest’anno, infatti, il dominatore assoluto delle Classiche della scorsa stagione è in forte ritardo di condizione, non si sa se per scelta o meno. Resta il fatto che Gilbert ha interpretato questa Sanremo nettamente al di sotto delle sue potenzialità. Dato, però, che l’incidente lo ha messo fuori gioco prima del Poggio, dove non so cosa avrebbe potuto combinare, non mi sento di esprimere un giudizio sull’atleta. Il Giro delle Fiandre che si correrà fra 15 giorni servirà a dare una risposta alla domanda iniziale. Voto: S.V.

Alessandro Ballan: quest’anno, che corre per un team (la BMC) in cui sono presenti pochi soldati e troppi caporali, deve saper sfruttare al massimo ogni occasione per poter giocare le sue carte. Alla Sanremo, per esempio, dove non era presente Thor Hushovd e che ha visto la partecipazione di un Gilbert non al cento percento, doveva rappresentare, per l’atleta veneto, un’opportunità assolutamente da non sprecare. Invece, sebbene abbia messo alla frusta la squadra, sul Poggio è stato inesistente. E pensare che alla vigilia della corsa aveva dichiarato di sentirsi in piena forma e che proprio quella salita lo ha esaltato parecchie volte gli anni passati. Voto: 4

E. Boasson Hagen: assolutamente insufficiente la gara del norvegese che avrebbe dovuto sfruttare la defaillance del capitano designato per la corsa, Cavendish. Totalmente deficitaria anche la strategia adottata dal Team SKY (voto: 3) che, invece di sacrificare fior di gregari nel vano tentativo di far rientrare un Cavendish evidentemente fuori condizione, avrebbe dovuto preservare gli uomini per supportare al meglio il valente Boasson. Voto: 2

Matthew Goss: il vincitore uscente si rende protagonista di una gara opaca, in cui già dal Poggio è apparso in evidente difficoltà. Per fortuna, Gerrans, suo compagno di squadra, è riuscito a compensare con un bellissimo successo la giornata no del suo capitano. Voto: 4

Francesco Gandolfi

TUTTO COME UN ANNO FA: CANCELLARA DOMINA, L’AUSTRALIA VINCE

marzo 17, 2012 by Redazione  
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Il fuoriclasse elvetico risponde all’attacco di Nibali, ottimo terzo al traguardo, e Gerrans sul Poggio e tira praticamente da solo negli ultimi 6 km per poi venire beffato in volata dal 31enne di Melbourne, secondo canguro ad aggiudicarsi la Sanremo dopo il suo attuale compagno di squadra Goss nel 2011. A Sagan la volata dei battuti, subito fuori gioco Cavendish.

Foto copertina: il successo di Gerrans alla Milano – Sanremo (foto Bettini)

I 106 anni di storia e il percorso sulla carta non impegnativo ma proprio per questo di difficile interpretazione hanno fatto della Milano-Sanremo una corsa dal fascino misterioso con atleti veloci in volata come il campione del mondo Cavendish (Sky), Farrar (Garmin), Freire (Rabobank), Petacchi (Lampre), Greipel (Lotto-Belisol), Boonen (Omega-QuickStep) e il vincitore dell’edizione 2011 Goss (GreenEdge), altri in grado di fare la differenza con un’azione da finisseur come Gilbert (Bmc), Pozzato (Farnese) e Nibali (Liquigas) e altri ancora in grado di fare entrambe le cose come Cancellara (Radioshack), Boasson Hagen (Sky) e Sagan (Liquigas) senza contare gli innumerevoli altri nomi più o meno illustri candidati a un posto al sole in una corsa apertissima come poche altre.
Alla vigilia si temeva per le condizioni meteo e invece la gara si è disputata con un clima primaverile e solo un leggero vento contrario una volta approdati in Liguria con Cheng Ji (Project 1T4I), Suarez (Colombia-Coldeportes), Gruzdev (Astana), Pagani (CSF), Laengen (Team Type 1), Oroz (Euskaltel), De Negri (Farnese), Morkov (Saxo Bank) e Berdos (UtensilNord) che hanno vissuto la loro giornata di gloria andando in fuga dopo pochi km e guadagnando fino a 13′ sul plotone ridottisi a poco più di 4 sotto la spinta principalmente di Sky e Farnese all’imbocco della salita delle Manie, primo punto chiave del percorso posto al km 204 di gara. Sull’ascesa introdotta nel 2008 che aveva prodotto grandissima selezione un anno fa gli uomini della Liquigas si sono portati al comando con un’andatura in realtà non molto sostenuta ma sufficiente per mettere in difficoltà una cinquantina di atleti tra cui Farrar e soprattutto Cavendish, che in ogni caso era apparso poco brillante già alla Tirreno-Adriatico malgrado il successo di tappa in quel di Donoratico. a questo punto il ritmo si è improvvisamente alzato nei km successivi con Bmc, Katusha, Farnese e Omega-QuickStep a tirare a tutta per impedire il rientro del britannico sia dietro con gli uomini della Sky a supportare il loro leader che non è però più riuscito a rientrare: queste accelerazioni si sono fatte sentire nelle gambe dei corridori nel finale della corsa e ancor prima in quelle di Petacchi, indebolito da un’infezione intestinale che ne aveva messo in forse la partecipazione alla Sanremo, che ha alzato bandiera bianca sul Capo Berta.
Una volta ripresi i fuggitivi iniziali e tagliato fuori definitivamente Cavendish è seguita una lunga fase di attendismo proseguita sulla Cipressa affrontata a ritmo relativamente blando con ancora la Liquigas in testa e i soli Hoogerland (Vacansoleil) e Vila (Utensilnord) a tentare di andarsene venendo però immediatamente riassorbiti e si sarebbe arrivati senza colpo ferire all’imbocco Poggio se non fosse per la caduta che ha coinvolto direttamente Gilbert, che sembrava finalmente in buona giornata dopo un avvio di stagione in cui è stato la brutta copia dell’atleta dominante nel 2011, e indirettamente Di Luca (Acqua&Sapone) che è rimasto intruppato in un gruppo di una trentina di unità dicendo addio a ogni speranza di ben figurare.
Sulle prime rampe è stato ancora la Liquigas con Agnoli, successivamente raggiunto e superato da Madrazo (Movistar) a smuovere le acque in vista di un attacco di Nibali che puntualmente è avvenuto a 1 km dallo scollinamento: il recente vincitore della Tirreno-Adriatico si è alzato sui pedali con grande potenza e solo il campione australiano Gerrans (GreenEdge) è riuscito a prenderne immediatamente la ruota mentre Cancellara rimasto inizialmente sorpreso ha operato una progressione impressionante lasciando sul posto tutti gli altri, riportandosi sui primi due in cima al Poggio e prendendo il comando. Con il diretto di Berna a disegnare le curve in discesa e a mulinare i lunghi rapporti, senza ricevere nessun cambio dai compagni d’avventura se non uno brevissimo da Gerrans mentre Nibali si è mantenuto a ruota sperando nel rientro di Sagan, nei 3 km che separavano la fine della stessa dal traguardo di via Roma è apparso subito chiaro che i tre atleti di testa si sarebbero giocati il successo malgrado il grande impegno degli uomini della Katusha nel gruppetto degli inseguitori. Cancellara ha semplicemente tirato dritto fino agli ultimi 200 metri incurante dei due uomini che aveva a ruota ma nulla ha potuto allo sprint di fronte alla maggiore freschezza di Gerrans che ha portato a casa un successo insperato dopo la caduta che ne aveva condizionato il rendimento alla Parigi-Nizza e oltre a essere il secondo australiano di fila a vincere la Sanremo dopo il successo del suo attuale compagno di squadra Goss, che dal canto suo non è mai stato in corsa, può essere considerato il primo corridore con caratteristiche non da sprinter nè da passista veloce ad aggiudicarsi la Classicissima dopo Tchmil nel 1999, chiaro segnale di una corsa che alla lunga si è rivelata più impegnativa del previsto. Nibali non ha avuto chances e ha dovuto accontentarsi del terzo posto davanti a Sagan che ha regolato Degenkolb (Project1T4I), un ritrovato Pozzato, ultimo azzurro a imporsi nella Sanremo nel 2006, e Freire nella volata per il 4° posto, cui non hanno partecipato Van Avermaet (Bmc) e Boonen volati in terra senza conseguenze nell’ultima curva: con il senno del poi viene da pensare che se Nibali non fosse scattato sul Poggio e fosse rimasto al fianco di Sagan probabilmente lo slovacco avrebbe avuto maggiori chances. I corridori saranno ora attesi dalle sfide della campagna del Nord con la Gand-Wevelgem, il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix in rapida successione dal 25 marzo all’8 aprile.

Marco Salonna

SANREMO, CONTINUA IL DIGIUNO

marzo 20, 2011 by Redazione  
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Una delle più avvincenti Milano-Sanremo degli ultimi anni si conclude con la bella volata di Matthew Goss, nelle vesti di vice Cavendish. Deludono gli italiani, ancora a secco nelle grandi classiche dalla Freccia Vallone 2009. Solo la straordinaria prestazione di Scarponi e la convincente azione di Nibali sul Poggio riescono a risparmiare una figuraccia al ciclismo di casa nostra.
Ecco le pagelle de ilciclismo.it sull’edizione 2011 della “classicissima”

Foto copertina: la Sanremo vista da un tunnel ferroviario quasi anticipa il “cannocchiale” del nostro Francesco Gandolfi sui protagonisti dell’edizione 2011 della classicissima (foto Bettini)

Matthew Goss. Molto abile nel saper cogliere l’occasione che la sorte gli ha riservato. Con il suo capitano Cavendish fuori dai giochi, a causa della caduta che ha coinvolto Freire lungo la discesa delle Manie, l’australiano, superato indenne il Poggio, riesce a sfruttare i ‘battibecchi’ nel finale di corsa fra le primedonne e a battere tutti grazie ad uno sprint regale. Possiamo immaginare che, da oggi, i rapporti con Cavendish non saranno più gli stessi perché Goss reclamerà maggiori libertà in corsa (come già accaduto l’anno scorso con Greipel). Voto : 10

Fabian Cancellara. Una condotta di gara quasi anonima quella dello svizzero. Accenna un allungo nel finale, cercando di ripetere l’exploit del 2008, ma questa volta i suoi compagni di fuga lo marcano molto da vicino, non lasciandogli scampo. Si conferma formidabile discesista, ricucendo insieme a Nibali lo strappo da Van Avermaet (voto 9) lungo la discesa del Poggio. Nella volata finale riesce ad ottenere un ragguardevole secondo posto davanti a corridori più veloci di lui, segno questo di una condizione di forma eccellente. Voto : 8

Philippe Gilbert. Tutti si aspettavano un suo scatto sul Poggio ma, evidentemente, le gambe lo hanno tradito. Sul Poggio è suo il primo tentativo di ricucire lo strappo con il quartetto che si era avvantaggiato prima dell’imbocco della salita senza però riuscirci. Sul finale di gara prova ad anticipare la volata ma viene prontamente stoppato da Pozzato. Voto 7

Vincenzo Nibali. Nonostante le caratteristiche del percorso non gli si addicano, tenta di aggiudicarsi la corsa negli unici punti dove può far valere le sue doti. Porta la sua firma l’unico vero scatto sul Poggio e, terminato quest’ultimo con un leggero margine di vantaggio sul gruppo, prova a fare la differenza anche in discesa, disegnando le curve come solo lui sa fare. Voto : 8

Michele Scarponi. Uscito dalla Tirreno-Adriatico in grande condizione, recupera più di un minuto al gruppo di testa con una strepitosa azione solitaria sulla Cipressa. Rientrato nel gruppo principale, non riesce, dopo lo sforzo profuso lungo la salita di Costarainera, a scattare nuovamente sul Poggio. Tenta ancora di anticipare la volata negli ultimi 500 m ma inutilmente. Voto : 9

Filippo Pozzato. Spreca l’occasione di far sua, per la seconda volta in carriera, la Classicissima interpretando la gara in maniera a dir poco anonima. Spreme la squadra per tantissimi chilometri per poi non provare nemmeno un timido allungo e, cosa forse ancor più grave, non tenta neppure di lanciarsi nello sprint finale. L’unica nota positiva è stata l’attenta marcatura svolta nel finale nei confronti del rivale Gilbert. Voto : 5

Petacchi, Boonen. Entrambi hanno la fortuna di trovarsi nel gruppo che è uscito indenne dalla discesa delle Manie. Anche se il ritmo su Cipressa e Poggio non è elevato, non riescono a tenere le ruote del gruppetto che si giocherà il successo.
Voto : 4

Freire, Hushovd. I due corridori più attesi vengono messi fuori gioco dalle Manie. Lo spagnolo cade lungo la discesa mentre il campione del mondo addirittura prima dell’imbocco della salita. Entrambi tentano, grazie al supporto delle rispettive squadre, di organizzare l’inseguimento al gruppo di testa. Il tentativo di ricucire lo strappo sembra poter avere esito positivo ma la salita della Cipressa toglie loro ogni speranza. N.C.

Francesco Gandolfi

GOCCE DI GLORIA PER GOSS: RICOMINCIAMO DALLA “A” DI AUSTRALIA

marzo 19, 2011 by Redazione  
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La prima vittoria per un corridore australiano in una Sanremo selettiva come poche negli ultimi anni. L’unico velocista a sopravvivere fino alla fine, in un ristrettissimo gruppetto di otto atleti tra i quali – non a caso e a suo merito – è di gran lunga il più veloce. Decisive le cadute attorno alle Manie.

Foto copertina: soddisfazione sanremese per Matthew Harley Goss (foto Bettini)

La Pompeiana può aspettare. La Sanremo così com’è si dimostra una gara ancora in grado di regalare emozioni per ore ed ore, già a cento chilometri dall’arrivo, come poche altre competizioni nel ciclismo moderno. Il tempo magico della Sanremo, con il suo precipitare a spirale verso unità di tempo sempre più frammentate e decisive, riesce ancora ad avvolgerci in un incantesimo unico.

Il caso, si dirà. Il caso la fa da padrone, scombina i piani meglio intessuti, riscrive una storia già scritta. Ma il caso è il ciclismo, uno sport che nella sua versione “su strada” è aria e asfalto e cambiamento senza fine: specialmente in una corsa verso l’infinito, dal cuore profondo della pianura che non sa che cosa sia il mare alla salsedine che impregna le colline.
Così anche oggi il caso si concreta etimologicamente in caduta, e proprio mentre la tradizionale fuga del primo mattino – il campione giapponese Miyazawa a ricambiare l’omaggio che il mondo del ciclismo offre oggi al popolo nipponico, Sjimens, De Marchi, poi bravo a tenere duro in gruppo, Ignatiev, nel seguito utile al servizio di Pozzato – si trova col fiato corto sulle Manie, dietro l’altrettanto leggendario nervosismo della Sanremo miete vittime. Ci si accalca per trovare la collocazione migliore in vista di questa asperità, che raramente emette verdetti senza appello, ma che ben più spesso scrive con inchiostro simpatico la propria sentenza sui muscoli di chi deve recuperare: un inchiostro che ricompare spietato a siglare “fine” solo più tardi, sul Poggio, o perfino all’ultimo chilometro. Finisce per terra Hushovd, e più o meno la sua Sanremo finisce qui. Rientrerà, ma a giochi fatti.

Sulle rampe della salita è la Liquigas che come da programma impone un ritmo infernale, ulteriormente stuzzicato dalle stilettate di Grivko, Pozzovivo, Txurruka che improvvisano un’evasione di breve durata. Ma la ruota della sorte ha in programma un altro giro quando dalle Manie si scende: una spruzzata di pioggia, appena accennata (la più pericolosa come è ormai ritornello televisivo d’ordinanza), e Freire finisce a terra, quindi nel medesimo luogo abbandona ogni speranza anche Allan Davis. Ogni errore, alla Sanremo, è fatale. Il debito d’ossigeno in salita e ancor più nel successivo falsopiano, la tensione, i rivoli d’acqua che rigano qui e là la strada. Semplicemente la sfortuna? Quel tornante destrorso è la svolta di questa Sanremo.

Sì, perché il destino è solo per metà in mano alla sorte, l’altra metà spetta al nostro coraggio: e la Katusha e la BMC ne hanno da vendere. I quarantaquattro uomini rimasti a combattere in prima linea non si mettono “in fila per tre”, ma in fila per uno e sul filo dei sessanta all’ora. Pozzato e Ballan, scortato dall’ottimo Van Avermaet, capiscono che l’attimo è giunto, ed è questo. C’è la Liquigas, che esibisce ottimamente Nibali e Sagan. Anche l’Omega Pharma Lotto di Gilbert dopo qualche esitazione si mette all’opera: e l’esitazione è paradossalmente dettata dalla presenza di un Greipel, pedina potenzialmente vincente, ma anche colosso dai piedi d’argilla se la corsa si fa dura, come inevitabilmente deve essere se non si vuole consentire il ritorno della massa che insegue. Un pur piccolo aiuto viene offerto – anche col buon Malacarne – pure dalla Quickstep di Boonen: il belga non sta bene, e si vede, ma è un campione che non sa e non vuole opporre mai alcun diniego alla responsabilità. Sornione invece il team Leopard, che pure schiera entrambi i capitani Cancellara e Bennati accanto a due pezzi da novanta come Gerdemann e O’Grady.
Non mancano altri nomi di rilievo, come Boasson Hagen e Goss, tuttavia praticamente isolati, le due ruote veloci della Movistar, Rojas e Ventoso; e ancora Haussler che fa tantissima paura ma si scioglierà come neve al sole, forse avendo curato troppo, nella propria preparazione, proprio lo spunto veloce.
Per l’Italia, oltre ai già citati assi da gare in linea, è d’obbligo segnalare Petacchi e Modolo, meritevoli anche solo di esserci, l’uno per la salute traballante, l’altro per la comunque giovanissima età.

I nomi che invece mancano eccome sono nomi pesanti, pesantissimi: ad esempio Cavendish con Renshaw e Farrar, oltre ai già citati portatori dell’iride (attuale e triplice) franati al suolo.
Dietro ci si mette un po’ ad organizzarsi, anche perché prima di partire in quarta bisogna accertarsi di non stroncare gli stessi atleti che si vorrebbe riportare in prima fila. Cosicché davanti il vantaggio lievita fino a sorpassare abbondantemente i due minuti. L’inseguimento però prende piede, e viene condotto con grinta dalla Rabobank prima e più di tutti – anche se Freire sa che in questa gara non ci sono seconde opportunità –, poi anche dall’Androni per Ferrari, dalla Farnese per Gatto e Visconti (un Visconti che scalpita, ma qui non è mai arrivato nei primi trenta, e quest’anno non migliore le cose), a tratti dalla Garmin, parecchio invece dalla Saxo probabilmente per Haedo. Tira parecchio anche la Lampre, alla faccia di Petacchi: o meglio, perché Petacchi, come diremo, sente di stare soffrendo.

Progressivamente in effetti il distacco cala e cala e cala, ma là dietro si nota una certa inerzia da parte dell’HTC, evidentemente non così ansiosa di riportarsi sotto. Qualcuno in ammiraglia si deve essere accorto che l’uomo con il migliore assetto per una gara così impostata è già in prima linea, si chiama Goss, e nessuno potrà mai rimproverargli di non tirare un metro e anzi stare ben coperto e tranquillo nella pancia della strana, corposa fuga.
Anche perché, e questa è una chiave tattica cruciale della gara odierna, con ritmi così elevati, dettati da una dinamica di fuga/gruppo in cui sia la preda sia il cacciatore sono forti di moltissimi uomini, ed in cui entrambe le parti sono decise a dare l’anima per raggiungere l’obiettivo, ebbene in circostanze simili anche i Capi diventano bestie minute ma velenosissime, che mordono i polpacci e inoculano tossine. Per cui anche a riportare sotto i vari Cavendish & C. il rischio sarebbe stato quello di una sonora delusione.
La riprova è anche nella prima trincea, dove Petacchi, Boonen, Bennati, Boasson Hagen e Greipel sono accomunati non solo da una salute malcerta, ma anche dal fatto di vedere il contagiri del loro motore schizzare alla stelle a ripetizione già prima della Cipressa.

Alla Cipressa il distacco è suppergiù intorno al minuto. La gara è decisa. La frattura è incolmabile. La fuga da adesso si chiama “gruppo” e incomincia a giostrare per il trionfo, con gli allunghi di Ballan e Popovych ad esempio.
La frattura è incolmabile tranne che per un corridore.
Michele Scarponi, che deve amare molto questa precisa salita, si produce in una progressione sconvolgente, chiarendo così le intenzioni tattiche della propria formazione. Tutto questo non ha molto senso, sapendo che comunque non esiste uno scenario in cui Scarponi potrà poi vincere. Non ha senso, ma resterà nella storia della Sanremo per straordinarietà. Come abbiamo avuto modo di scrivere appena ieri a proposito di Cunego, in questa gara si può lasciare i tifosi straniti, a bocca aperta, anche finendo sesti.
Visconti prova a resistere, ma finisce per scollarsi di ruota. Quello di Scarponi non è uno scatto, ma un’accelerazione infinita. Duque, disperso dal gruppo di testa, riesce ad esempio ad accordarsi, ma per pochi istanti. In solitaria, Scarponi sale a soli quindici secondi dal record assoluto della salita, e divora 45” agli uomini di testa.
Non è finita, perché il marchigiano si è tenuto qualcosa per non mollare in discesa e sul piano.

Metà dell’esito dipende dal coraggio da leone e dall’astuzia da volpe dell’uomo, l’altra metà è nelle mani della sorte.
La sorte aiuta Scarponi. Il gruppo – ormai è ufficiale che tale sia la quarantina scarsa di sopravvissuti – si studia, rallenta. Così entra Scarponi, mentre davanti scappa qualcun altro. Se ne vanno in quattro, sulla scia di una bella azione concertata di marca FdJ, con Chainel che allunga per favorire l’evasione di Offredo che salta sulla ruota degli accorrenti O’Grady e Van Avermaet. Bei nomi, e dietro si lascia fare. Non c’è più paura di rientri alle spalle, ma la corsa di rischia di scappare sul lato opposto, perché il distacco in poco tempo oltrepassa i 30”, una bella dote da gestire sul Poggio. Gilbert sacrifica Greipel, onorevolissimo gregario d’eccezione che “salva” la gara con una trenata paurosa fino all’imbocco del Poggio: senza questa mossa oggi avrebbe vinto uno di quei quattro.
Quel che è peggio per gli inseguitori è la struttura tattica assunta dalla gara: Ballan e Cancellara hanno un uomo davanti, quindi non solo non si muoveranno per primi, ma oltretutto costituiscono una pesante minaccia per chi volesse condurre un recupero, condannato a trovarsi quei due come zavorra – e che zavorra – pronti a rilanciare e salutare appena l’avversario contrattaccante cedesse appena. Ma non solo: Scarponi e Nibali hanno un “velocista” da salvaguardare, ma né Petacchi né Sagan stanno bene, non paiono in grado di poter reggere accelerazioni veementi. Stessa cosa per i compagni di Boonen, che non han motivo di stroncare il proprio capitano. Pozzato ha esaurito i suoi uomini prima, Gilbert ha giocato con Greipel l’estrema cartuccia.
Offredo e Greg Van Avermaet sono assai in palla, il secondo in particolare se ne va alla grande, rilancia come un assatanato. Proprio lui, la ruota veloce, fa una mossa “alla Ballan”, lascia lì il resto del quartetto. E col passare dei minuti tutto lascia credere che potrà andare a vincere in solitaria.

Il giro di vite, l’ennesimo rivolgimento della sorte, viene innescato però da Nibali. Il siciliano scatena un crescendo strepitoso, il gruppo esplode. Gilbert prova a reagire ma non ce la fa. O meglio, ha innestato un “limitatore di velocità” perché non può evitare di pensare alla volata. Nibali invece ha in mente che per farcela deve fare tutto da solo, qui e in discesa. I fuggitivi sono divorati uno dopo l’altro, Van Avermaet scollina con meno di 10”.
Dietro però si è svegliata la Movistar, che solo ora, inspiegabilmente, ha attivato Lastras per consentire il rientro delle proprie “mezze punte” Ventoso e Rojas: destinati poi a piazzarsi “primo” e “quarto”, con in mezzo Petacchi e Bennati, in quella che sarà la volata di gruppo (quindici atleti!); peccato che ci sia una “decina” di troppo a retrocederli nell’ordine d’arrivo, si lotta per le posizioni dalla undici in giù.
In discesa e in pianura è un susseguirsi di accelerazioni. Su Nibali si riportano altri sei atleti, sancendo chi siano oggi i Magnifici Sette con gambe da vendere – a cui aggiungere i tre fuggitivi del dopo Cipressa, Offredo, O’Grady e Van Avermaet per avere la top ten –.
Dicevamo, si riportano sul povero Greg: Goss, Cancellara, Gilbert, Ballan, Pozzato, Scarponi, Nibali. Questo è anche l’ordine con cui taglieranno il traguardo, anche se non sarà un ordine scontato. Nessuno di loro è disposto a rinunciare a una briciola delle proprie speranze di vittoria. Ci provano tutti, ma nessuno è disposto a lasciare spazio ai tentativi altrui. Goss stoppa Cancellara. Pozzato stoppa Gilbert. Perfino Scarponi e Nibali provano a inventarsi, con ben poche chance, finisseur. Gli ultimi due km sono fuochi d’artificio continui.

Poi l’arrivo, col vincitore più “scontato”.
Un velocista, “come sempre alla Sanremo”.
Ma se dobbiamo misurare questo velocista, il meno titolato finora di quel lotto, dal gruppetto che ha regolato, un brivido ci percorre la schiena.
Due dei migliori attuali interpreti italiani per le gare in linea, tra cui un campione del mondo. Due dei migliori attuali interpreti di corse a tappe, che illuminano di classe la meno “adatta” delle gare in linea. I due attuali capifila delle gare in linea “dure”, rispettivamente delle pietre e delle côte: probabilmente due atleti che già fin da oggi hanno prenotato un biglietto per accomodarsi a fine carriera tra i grandi di tutti i tempi.
Il resto del mondo è dietro.
Tra loro, davanti a loro, un velocista.
Perché la Sanremo alla fine la vince sempre un velocista… ma quando la vince così, dobbiamo ammettere che non ci dispiace proprio per niente.

Gabriele Bugada.

VOGLIAMO LA POMPEIANA IN CAMPO!

marzo 25, 2010 by Redazione  
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La Milano – Sanremo lancia da diversi anni gridi d’allarme che gli organizzatori non hanno ancora colto. Il tracciato della “classicissima” non riesce più a reggere l’onda d’urto delle grandi velocità e, se non si interverrà, una delle corse più cariche di storia del calendario italiano diventerà una gara sempre meno amata dai grandi campioni, che preferiscono altri lidi più consoni ai loro mezzi. Bisogna ridonarle i fasti degli anni d’oro, quando sul traguardo di Via Roma furoreggiavano i grandi assi del pedale. Bisogna insaporire il finale e la Pompeiana potrebbe essere l’ingrediente giusto.

Foto copertina: l’altimetria ufficiale dell’ultima Milano – Sanremo (www.gazzetta.it)

Più tenaci di un picchio, più persistenti di Biscardi nel reclamare la moviola in campo, siamo ancora qui, come abbiamo già fatto in passato, a implorare il salvataggio della Milano – Sanremo.
Dopo l’infelice conclusione dell’ultima edizione della “corsa dei fiori”, che ancora una volta ha visto l’epilogo allo sprint, urge ancor più evidente la necessità salvare il prestigio della classicissima che, dati alla mano, si sta sclassicizzando sempre di più.
Che non sia più la Sanremo di una volta è evidente e basta semplicemente lasciar scorrere l’albo d’oro, sul quale s’evidenza una progressiva scomparsa dei nomi dei grandi campioni, scalzati da quelli dei velocisti (con tutto rispetto per le ruote veloci del gruppo).
Nei primi 50 anni di vita alla Sanremo le vittorie di sprinter erano eventi del tutto eccezionali, nonostante il tracciato non proposse nessuna difficoltà altimetrica dopo gli storici capi Mele, Cervo e Berta, in un’epoca, quella del ciclismo eroico, nel quale contribuivano alla selezione anche i pessimi stati dei fondi stradali. È proprio in quel periodo che si registrò un’impresa oggi impossibile e insuperabile, quella messa in atto sul Turchino da Fausto Coppi nella Sanremo del 1946, la prima disputata dopo due anni di stop forzato per il secondo conflitto mondiale. Il dopoguerra e la conseguente politica di ricostruzione arrecheranno benefici ovunque ma non alla Sanremo, dove la sistemazione dei principali assi viari italiani, e tra questi c’era e c’è ancora l’Aurelia, si portò via gli sterrati e le buche che costituivano uno dei principali ostacoli di gara.
Le conseguenze non tardarono a farsi avvertire poiché, una volta ultimati i lavori di asfaltatura, le volate diventarono sempre più frequenti sul traguardo di Via Roma. Non accadde subito ma a metà degli anni ’50 quando, nel volgere di breve tempo, si passò dagli altisonanti successi di Coppi e Bartali, dalla doppietta di Petrucci e dal successo di Bobet a tre arrivi allo sprint consecutivi: i due successi di Poblet, con la vittoria di Van Looy a far da spartiacque, fecero capire a Vincenzo Torriani che qualcosa andava cambiato. Continuando con quell’andazzo, la Sanremo sarebbe diventata una gara per velocisti, poco appetibile alle grandi firme del ciclismo, che avrebbero preferito concentrare i loro sforzi sulle classiche del nord anziché pedalare per 281 Km – questa la distanza della Sanremo “liscia” – e rischiare si sfasciarsi in volata, perché era una distanza che stava diventando meno abituale e in quelle condizioni – percorso facile, tanti all’arrivo – molti correvano il rischio di presentarsi in Via Roma con più stanchezza di corpo e minor lucidità di testa rispetto alla partenza meneghina.
Per scongiurare sia il pericolo delle cadute, sia una “perdita di tono” della classicissima, il mitico patron del Giro tirò fuori dal cilindro il Poggio, ascesa che ottenne l’effetto desiderato. Per una ventina d’anni l’onore della Sanremo fu salvato ed è grazie alla felice intuizione di Torriani che sulle strade liguri si vissero grandi pagine di sport, come i sette successi di Merckx (record tuttora imbattuto), le vittorie di scalatori del calibro di Gimondi e Poulidor, l’interruzione dell’egemonia straniera – che perdurava da 16 anni – per merito di Dancelli.
Le volate tornarono a mostrarsi più affollate verso la fine degli anni ’70 – il gruppo si era pian piano assuefatto al Poggio – ma riuscirono comunque a spuntarla atleti di spessore come Raas e De Vlaeminck. Torriani aveva imparato la lezione e così bastò la vittoria di Gavazzi (1980), uno dei velocisti più celebri dell’epoca, a suggerigli l’inserimento di una nuova asperità. Arrivò così la Cipressa, ascesa più dura del Poggio, non solo nel verso della salita (ne sa qualcosa Raas che, nel 1983, planando su Torre Aregai andò dritto in un tornante e finì nella scarpata) e anche stavolta lo spettro della volata fu esorcizzato. Tempo una quindicina d’anni e il gruppo ha imparato a domesticare anche questo nemico, tornando a consegnare la corsa nelle mani dei velocisti. Che tuttora la detengono saldamente perché i successori di Torriani, Castellano prima e Zomegnan poi, non hanno più avuto il coraggio d’osare.
È una corsa facile, si dice, è sarebbe un errore indurire il finale. E no! È vero il contrario, perché se era una corsa facile col cavolo che avrebbero potuto esprimere le loro potenzialità i vari Girardengo, Coppi, Bartali, Merckx e compagnia. Col cavolo che Torriani, ben conscio dell’eredità che gli era stata tramandata da Cougnet, sarebbe volutamente andato alla caccia di nuove occasioni per riquelibrare il percorso.
Gli attuali organizzatori, invece, hanno finito per far propria la diceria moderna e per comportarsi con i corridori come certi genitori troppo accondiscendenti. “Mamma voglio questo!” “Eccolo!”, “Papà voglio quest’altro!” “Tieni!”. Così si è educati i corridori e ci si educati a una corsa che “deve” essere facile, “deve” essere aperta ai velocisti. Ma perché non si prova a fare un piccolo esperimento mnemonico, provare a immaginarsi una Sanremo degli anni d’oro affrontata sul percorso d’oggi? Ci troveremo di fronte un palmares assai scarno di nomi illustri, con questi ultimi schierati ai nastri di partenza solo per far presenza e far parlare i giornali e scarse probabilità di vittoria, un po’ come accade con i grandi big che vengono a scaldare la sella sulle strade della Liguria.
MA QUESTA NON E’ LA MILANO – SANREMO!
È solo una delle corse più antiche del calendario che d’illustre ha solo il nome delle località che congiunge e che col tempo è destinata a sparire, com’è successo con classiche che erano ritenute prestigiose come la Milano – Torino e la Bordeaux-Parigi.
Bisogna saper osare perché inserendo una nuova difficoltà non si tradisce la corsa e la sua storia che, come abbiamo visto, in 103 anni, ha contemplato in diverse occasioni la scelta di una nuova rotta. Altrimenti si rischia di tradire la tradizione della classicissima e il ciclismo stesso, defraundandolo di una corsa che sta sempre più lentamente perdendo quel pathos che ne ha sempre permeato le battute finali. Se gli organizzatori non se la sentiranno, allora tanto vale attuare una drastica soluzione e trasferire la partenza lontano da Milano (a Pavia, Novi Ligure o addirittura ad Arenzano), gareggiando su una distanza che sicuramente farà contenti molti corridori e l’UCI stessa, che nelle ultime stagioni ha ridotto la lunghezza di diverse competizioni.
MA QUESTA NON E’ LA MILANO – SANREMO!
Allora salviamo questa classica, con la Pompeiana o con quale altro ingrediente! Basta con questo immobilismo!
Perché la Milano – Sanremo torni a essere la Milano – Sanremo.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY
Abbiamo effettuato anche noi un piccolo esperimento , andando a ridisegnare il finale della Sanremo, che vi proponiamo nella versione classica e in quella “pompeiana”. I grafici sono stati realizzati con lo speciale programma online http://tracks4bikers.com, che opera mediante rilievi altimetrici satellitari e l’esame comparato con le carte stradali di Google Maps.

Il classico finale della Sanremo con i tre capi, Cipressa, Poggio e nuovo traguardo

Il classico finale della Sanremo con i tre capi, Cipressa, Poggio e nuovo traguardo

Con la Pompeiana sarebbe così

Con la Pompeiana sarebbe così

Il grafico relativo al nuovo tratto

Il grafico relativo al nuovo tratto

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