A CIOLEK UNA SANREMO DA TREGENDA

marzo 17, 2013
Categoria: 1) MILANO - SANREMO, News

Il tedesco della MTN-Qhubeka conquista a sorpresa la 104a Milano – Sanremo, funestata da pioggia e neve, al punto da indurre gli organizzatori a tagliare il Passo del Turchino e la salita delle Manie. Beffato negli ultimi metri Peter Sagan, perfetto fino allo sprint, lanciato invece con eccessivo anticipo. Completa il podio Fabian Cancellara, promotore, insieme a Luca Paolini, dell’azione che sul Poggio ha rintuzzato un pericoloso attacco di Chavanel e Stannard.

Foto copertina: Gerald Ciolek brucia Peter Sagan sul lungomare sanremese (foto Roberto Bettini)

E’ una delle edizioni più controverse che si ricordino quella che ha segnato il passaggio della Milano – Sanremo dal sabato alla domenica, scelta che forse nessuno immaginava potesse pesare tanto sullo sviluppo della gara. Si fosse corso ventiquattro ore prima, la Classicissima 2013 si sarebbe infatti disputata in condizioni meteo del tutto normali, sul tracciato previsto, e con un parterre di favoriti comprendente non meno di una ventina di nomi. Ad accogliere i corridori alla partenza, stamane, è stato invece un freddo ben poco primaverile, accompagnato da un misto di pioggia e neve che non lasciava presagire nulla di buono per il transito sul Passo del Turchino, abbondantemente imbiancato.
A dispetto del malcontento degli appassionati, ed in particolare di coloro che ricordano alcune epiche battaglie sotto la neve di alcuni decenni or sono (si pensi alla Liegi 1980, passata alla storia come Neige-Bastogne-Neige), e senza particolari lamentele da parte degli interpreti, gli organizzatori hanno così optato per una drastica soluzione: stop alla corsa ad Ovada, dopo 117 km di gara, e ripresa a Cogoleto, per percorrere ancora 126 km, con trasferimento in pullman e congelamento dei distacchi (gioco di parole non voluto) fra i battistrada e il gruppo. Una scelta tutto sommato comprensibile nell’ottica della salvaguardia della sicurezza dei corridori, pensando soprattutto all’eventuale discesa innevata; meno condivisibile invece il taglio della salita delle Manie, motivata come tentativo di venire incontro agli atleti, provati dal maltempo.
Per assistere al vero avvio della Milano – Sanremo si sono così dovute attendere le ore 15, allorché la giuria ha dato via libera a Maxim Belkov, Lars Yitting Bak, Matteo Montaguti, Diego Rosa, Filippo Fortin e Pablo Lastras, evasi dopo una decina di chilometri e giunti all’interruzione con 7’10’’ di margine sul plotone. Con il medesimo ritardo è ripartito dunque il gruppo, privo però di possibili protagonisti quali Nordhaug, Terpstra, Slagter e, soprattutto, Tom Boonen, che hanno preferito non ripartire. E mentre i colleghi riprendevano a pedalare, il quattro volte vincitore della Roubaix ha rilasciato dichiarazioni assai allarmanti, secondo le quali sarebbero ripartiti da Cogoleto anche atleti ritiratisi precedentemente, il cui abbandono non era però stato formalizzato.
Nell’attesa di verificare se troveranno riscontro le parole del belga, che getterebbero non poche ombre sulla trasparenza dell’organizzazione, non resta che raccontare quel che restava di una corsa quanto mai anomala, se non altro perché di fatto spezzata in due semi-tappe. Fortin perdeva contatto dagli altri fuggitivi a 76 km dal traguardo, mentre dava forfait anche il vincitore dell’edizione 2011, Matthew Goss. Nella zona dei Capi, a lasciare sono stati Thor Hushovd e, soprattutto, Vincenzo Nibali, estromesso da condizioni meteo non troppo dissimili da quelle che pochi giorni fa avevano favorito la splendida azione con cui aveva mandato gambe all’aria Froome e il Team Sky, ribaltando la Tirreno – Adriatico.
La fuga dei coraggiosi della prima ora si è esaurita a 31 km dal traguardo, poco prima che, all’imbocco della Cipressa, una caduta obbligasse a depennare anche Tyler Farrar dalla lista dei papabili vincitori. Proprio lì, come prevedibile, i big hanno cominciato a muoversi; non tanto sulla salita, animata da timidi allunghi di Roelandts, Chavanel e Bouet; quanto piuttosto nella successiva discesa, dove Gilbert ha chiamato in avanscoperta un drappello che non è però riuscito a trovare accordo. Fra i presenti, Chavanel, Stannard e Vorganov sono stati i più lesti ad approfittare della fase di stallo, allungando ulteriormente, e costruendo in breve un margine di 25’’ difeso fino all’imbocco del Poggio.
Il russo ha ceduto dopo poche pedalate all’insù, mentre Chavanel e Stannard, pur scattandosi reciprocamente in faccia più di una volta, hanno a lungo dato l’impressione di poter resistere fino a Sanremo. A sventare un arrivo della coppia hanno provveduto invece Moser, sotto il cui impulso sono stati riassorbiti Vorganov e il contrattaccante Iglinskiy, e soprattutto il duo Paolini – Cancellara, promotori in quest’ordine di accelerazioni cui hanno saputo replicare soltanto Pozzato, Sagan e Ciolek.
Con 7’’ di differenza tra i due gruppetti in cima all’ultima salita, a consentire il ricongiungimento sono state le doti di discesista dello slovacco, che ha riportato sotto i compagni d’avventura e fatto fuori Pozzato, incredibilmente incapace di chiudere i pochissimi metri che lo separavano da Paolini allo scollinamento.
Terminata la picchiata, è stato ancora il baby-fenomeno Cannondale il primo a provare l’allungo, imitato poco dopo da un disperato tentativo di Stannard, rintuzzato di nuovo dal favorito numero uno della vigilia. Al prezzo di quelli che, con il senno di poi, sono forse stati due fuori-giri di troppo, il 23enne di Zilina si è così ritrovato sul rettilineo d’arrivo esattamente dove voleva essere, con i pochi velocisti più quotati di lui ormai ben distanziati. Con la tavola apparecchiata per mettere le mani sulla prima classica monumento della carriera, Sagan ha invece gettato al vento un trionfo annunciato con un madornale errore di scelta di tempo: stuzzicato da un tentativo di volata lunga di Chavanel, Peter ha lanciato lo sprint a non meno di 250 metri dalla linea bianca, con a ruota Gerald Ciolek, di gran lunga il cliente più scomodo del drappello. La rimonta del tedesco è stata lenta, ma l’anticipo con cui lo slovacco aveva avviato la sua progressione ha lasciato al 26enne di Colonia tempo e spazio per completarla, sia pure poco prima del colpo di reni.
Terzo, parzialmente consolato per l’ennesimo piazzamento nella Classicissima dalla sconfitta del grande favorito, con il quale i rapporti non sono idilliaci, Fabian Cancellara, da cui nel finale ci si attendeva un ulteriore attacco, di fatto mai concretizzatosi. Chavanel, Paolini e Stannard hanno occupato le posizioni dalla quarta alla sesta, anticipando di pochi metri Taylor Phinney, autore di una mostruosa progressione nei chilometri finali, con la quale ha messo tutto solo 14’’ fra sé e il gruppo, regolato da Kristoff su Cavendish e Eisel.
Con sollievo, si può concludere che le condizioni a dir poco anomale non hanno impedito ai più forti fra i superstiti di arrivare a giocarsi la Sanremo, con pioggia e freddo a compensare l’eliminazione di due passaggi chiave della corsa e la riduzione del chilometraggio. Crediamo di poter affermare però che, con Turchino e Manie, avremmo assistito a qualcosa di diverso; e se pensare che in altri tempi la gara sarebbe stata disputata regolarmente non rende necessariamente sbagliato il taglio del primo, si intravede almeno nella soppressione della seconda ascesa un eccesso di cautela o di clemenza.

Matteo Novarini

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