A YUELIANGWAN SORRIDONO WANG E KAMYSHEV

ottobre 23, 2014 by Redazione  
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Nella terza frazione del Tour di Hainan c’è il successo in volata del kazako Arman Kamyshev (Astana) che precede l’azero Maksym Averim (Synergy Baku Cycling Project) e l’olandese, già piazzatosi nelle tappe precedenti, Wouter Wippert (Drapac). In classifica generale sale al comando il cinese Wang Meiyn (Hengxiang Cycling Team) grazie agli abbuoni accumulati lungo la tappa

Già dopo tre tappe, tutte e tre le formazioni World Tour in gara, cioè Lampre-Merida, Astana e Belkin, hanno portato al successo uno dei loro uomini, confermando la superiorità degli organici di queste squadre in questo tipo di situazioni di arrivo a ranghi compatti.
Superiorità per adesso mancata in classifica generale, dove ora comanda un corridore cinese, Wang Meiyn, che, appena terminata la premiazione, ha dichiarato la propria felicità nel vestire la maglia di leader, così come ne “deve essere onorato tutto il popolo cinese”, data la notevole qualità degli avversari.
In questa terza tappa la corsa è rimasta bloccata fino al traguardo intermedio con abbuoni posto al chilometro 65, dove a spuntarla è stato proprio Wang Meiyin. Dopo questo tratto sono fuoriusciti dal gruppo cinque corridori – Floris Goesinnen e Jordan Kerby (Drapac), Artyom Zakharov (Vino4ever), Milan Kadlec (Dukla Praha) e Samir Jabraylov (Baku) – che hanno conquistato un vantaggio massimo di due minuti nei confronti degli inseguitori, pilotati da Lampre e Belkin.
Il gruppo è stato comunque reattivo e ha raggiunto i battistrada a parecchi chilometri dal traguardo.
Quelli che hanno sfruttato al meglio il finale, caratterizzato da un forte vento laterale, sono stati i portacolori dell’Astana, che hanno preso le prime posizioni al momento giusto, costringendo le altre squadre a spostarsi all’esterno e ad esporsi al vento.
Poi, in volata, ha vinto il ventitreenne kazako Arman Kamyshev, ottimo corridore da dilettante e che ha trovato oggi la prima vittoria da professionista. Assieme a lui sono saliti sul podio Averin (Sinergy Baku) e Wippert (Drapac).
Completano la top ten Metlushenko (Nazionale Ucraina), Palini (Lampre-Merida), Hofland (Belkin), Shpilevski (RTS), Bonifazio (Lampre-Merida), rimasto un po’ chiuso nel finale, Kankovski (Dukla Praha) e Tleubayev (Astana).
Saranno 145 i chilometri da percorrere nella tappa di domani, con partenza da Wenchang e arrivo a Xinglong, con un altro finale che sa di volata, nonostante una rampetta finale che potrebbe stimolare la sparata di qualche finisseur.

Paolo Terzi

ORDINE D’ARRIVO

1 Arman Kamyshev (Kaz) Astana Pro Team 3:05:09
2 Maksym Averin (Aze) Synergy Baku Cycling Project
3 Wouter Wippert (Ned) Drapac Professional Cycling
4 Yuriy Metlushenko (Ukr) Ukraine
5 Andrea Palini (Ita) Lampre-Merida
6 Moreno Hofland (Ned) Belkin
7 Boris Shpilevsky (Rus) RTS-Santic Racing
8 Niccolo Bonifazio (Ita) Lampre-Merida
9 Alois Kankovsky (Cze) Dukla Praha
10 Ruslan Tleubayev (Kaz) Astana

CLASSIFICA GENERALE

1 Wang Meiyin (Chn) Hengxiang 10:06:17
2 Andrea Palini (Ita) Lampre-Merida 0:00:02
3 Wouter Wippert (Ned) Drapac Professional Cycling
4 Moreno Hofland (Ned) Belkin
5 Niccolo Bonifazio (Ita) Lampre-Merida
6 Arman Kamyshev (Kaz) Astana)
7 Maksym Averin (Aze) Synergy Baku Cycling Project 0:00:06
8 Alex Surutkovich (Ukr) Synergy Baku
9 Dario Hernandez (Spa) Burgos-BH 0:00:08
10 Hariff Salleh (Mal) Terengganu Cycling Team 0:00:09

Kamyshev si impone nella terza frazione del Tour of Hainan (foto Guoqiang Song)

Kamyshev si impone nella terza frazione del Tour of Hainan (foto Guoqiang Song)

23-10-2014

ottobre 23, 2014 by Redazione  
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TOUR OF HAINAN (Cina)

Il francese Julien Antomarchi (Team La Pomme Marseille 13) si è imposto nella quarta tappa, Wenchang – Xinglong, percorrendo 145,8 Km in 3h15′59″ alla media di 44,636 Km/h. Ha preceduto di 2” gli italiani Andrea Palini (Lampre-Merida) e Niccolò Bonifazio (Lampre-Merida). Antomarchi è il nuovo leader della classifica con 4” su Palini e 6” su Bonifazio.

UN TOUR RIVOLUZIONARIO (NEL BENE E NEL MALE)

ottobre 22, 2014 by Redazione  
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Pieno di sorprese il percorso del Tour 2015, presentato a Parigi da Christian Prudhomme: tre tappe pirenaiche, quattro alpine, sei arrivi in salita, ancora pavé e appena 14 km a cronometro individuali, più 28 km a squadre. Gran finale sull’Alpe d’Huez, alla vigilia di Parigi. Un tracciato ricco di montagne che insegue la modernità sul modello di Vuelta e Giro, ma privilegiando troppo – ancora una volta – le tappe brevi, penalizzando oltremodo i fondisti.

In un’intervista rilasciata a Baptiste Bouthier, nel luglio scorso, Thierry Gouvenou, neo-responsabile del tracciato del Tour de France, chiamato a rilevare il ventennale mandato Jean-François Pescheux, dichiarava: “Sono del parere che si debba tornare ai valori del ciclismo come sport di resistenza, non esaltare ciò che è corto ed esplosivo. La resistenza è l’essenza del ciclismo” (traduzione libera del redattore, forte solo del suo francese scolastico). Un’opinione che ci sentiamo di sottoscrivere pienamente, ma che stride almeno parzialmente con la prima creatura dell’ex professionista di Vire: con i suoi 3344 km complessivi, quello del 2015 sarà il Tour de France più corto dal 2002; guardando ancora più indietro, per trovarne di più brevi si deve tornare al biennio 1988-1989, dove due percorsi inferiori ai 3300 km seguirono curiosamente un filotto di quattro edizioni oltre i 4000.
Non solo: come il Giro del prossimo anno, anche la Grande Boucle proporrà appena tre tappe dal chilometraggio pari o superiore ai 200 km. E se le frazioni di Fiuggi, San Giorgio del Sannio e Cervinia della prossima Corsa Rosa infrangeranno perlomeno nettamente la barriera, con 263, 212 e 236 km rispettivamente, soltanto quella di Cambrai farà altrettanto al Tour, con i suoi 221. Quelle di Rodez e Gap – fermandosi a 200 e 201 – pianteranno la bandiera appena un passo più in là della fatidica soglia.
Il preambolo non vuole essere un mero esercizio statistico, ma inserire anche il Tour 2015 nel può ampio quadro di un ciclismo che va sempre più ad accantonare i valori della resistenza e del fondo che ne hanno costituito il sale per oltre un secolo, a vantaggio del breve e del televisivamente appetibile. O meglio, di un certo concetto di televisivamente appetibile; un’idea che cozza con la realità degli spettacoli indecorosi che i tracciati edulcorati degli ultimi anni, ridotti il più delle volte a battaglie di 20 minuti, hanno spesso offerto.
Senza sorprese, Christian Prudhomme, nella fastosa cerimonia di presentazione allestita al Palais des Congrès (prolissa nella prima parte, ma anni luce avanti rispetto all’approssimazione da sagra di paese e alla parata di logorroici dirigenti incravattati che hanno contrassegnato quella del Giro) ha confermato la già nota partenza da Utrecht il 4 luglio, con cronometro inaugurale di 14 km e ripartenza il giorno successivo alla volta dell’isola di Neeltje Jans, per una frazione che potrebbe trovare nel vento le insidie che l’altimetria risparmierà.
A differenza di quanto accaduto in altri recenti vernissage, non sono sbucate altre frazioni olandesi a sorpresa; anzi, già nella serata del 5 luglio la carovana si trasferirà in Belgio, teatro della terza tappa: 154 km da Anversa a Huy. Qui si annida la prima sorpresa (perlomeno per chi non ha spulciato per mesi i siti di mezza Europa a caccia di indiscrezioni, come chi scrive): per la prima volta, una frazione del Tour si concluderà in vetta al Muro di Huy, percorrendo la stessa strada su cui si decide annualmente la Freccia Vallone.
Il 7 luglio sarà la volta della tappa più lunga: partenza ancora dal Belgio (Seraing) e approdo in Francia per l’arrivo a Cambrai, al termine di un tracciato che vedrà il ritorno del pavé, a soli dodici mesi di distanza dalla meravigliosa tappa di Arenberg dell’edizione 2014. I chilometri sulle pietre saranno più o meno gli stessi della scorsa edizione (pre-revisione dell’ultimo momento causa pioggia), ma, con la sola eccezione di 1800 metri a metà percorso, ancora in territorio belga, saranno concentrati nel finale, con 6 tratti negli ultimi 45 km, per altri 11.5 km.
Le successive tre frazioni attraverseranno la striscia più settentrionale dell’esagono, dal Nord-Pas-de-Calais (Arras, partenza della quinta tappa) alla Bretagna (Fougères, arrivo della settima), attraverso la Piccardia (Amiens, arrivo della quinta, e Abbeville, partenza della sesta), l’Alta Normandia (Le Havre, arrivo della sesta) e la Bassa Normandia (Livarot, partenza della settima). Nessuna delle tre giornate pare particolarmente propizia a scuotere la classifica generale, anche se i quasi 100 km lungo la costa previsti sulla via di Le Havre sembrano congeniati appositamente per favorire ventagli.
La corsa tornerà invece ad accendersi nel fine settimana dell’11 e 12 luglio. Il sabato vedrà il secondo arrivo su côte, con avvio da Rennes e traguardo sul Mûr de Bretagne, riproponendo, in un formato leggermente più impegnativo, un finale che nel 2011 si trasformò in una sfida tra uomini di classifica, con la vittoria di Evans su Contador). Sarà questa anche l’ultima frazione ad assegnare abbuoni, di ritorno al Tour, ma in formato ridotto rispetto alla precedente versione: 10’’ al primo, 6’’ al secondo e 4’’ al terzo, e solo per le prime otto tappe.
L’indomani sarà la volta di una cronosquadre di 28 km tra Vannes e Plumelec, per la quale ASO dovrà ottenere dall’UCI una deroga alla norma che impone di collocare la prova nel primo terzo di corsa. Soprattutto, bisognerà sperare in una prima settimana avara di ritiri, onde evitare che le compagini più martoriate da cadute e malanni paghino un dazio esagerato per l’inferiorità numerica.
La seconda prova a cronometro sarà anche l’ultima, e qui sta la più clamorosa novità dell’edizione 2015. Con appena 14 km a cronometro individuali, la 102a edizione del Tour segna una netta rottura con il passato, rendendo – se non ininfluenti – quanto meno secondarie quelle doti da cronoman che per anni hanno rappresentato la principale credenziale richiesta agli aspiranti vincitori, frustrando le speranze di generazioni di scalatori. Una scelta che ci lascia molto perplessi: se l’idea è quella di ovviare al ciclo-greggismo di tante corse degli ultimi anni, e di stimolare attacchi prima del triangolo rosso, non ci sembra una grande base di partenza il quasi azzeramento di una specialità che, zavorrando i grimpeur, li obbligava ad azzardare per rimontare. Non auspichiamo certo un ritorno al modello della doppia maxi-cronometro in stile anni ’90 e non solo, ma una soluzione intermedia, vicina a quella del 2014 (una sola cronometro, ma extra-large) ci sembra preferibile.
La miseria di chilometri a cronometro risulta particolarmente inspiegabile guardando ciò che attende i corridori nella seconda e nella terza settimana. Il menù offre infatti tre frazioni pirenaiche, tutte con arrivo in salita, e quattro alpine, una sola delle quali con traguardo in fondovalle, più un intermezzo sul Massiccio Centrale. E se i chilometraggi continuano a sembrarci troppo leggeri, va dato atto a Gouvenou di aver almeno in parte teso una mano ai fondisti con due ricche sequenze montane, precedute ma non inframezzate da giorni di riposo.
L’approccio con le grandi montagne avverrà con una scalata formalmente inedita, benché si tratti in realtà di un lieve prolungamento del ben noto Col de Soudet. Dopo la partenza da Tarbes e 150 km di calma piatta, in cui verranno risparmiate ai corridori tutte le asperità circostanti (avremmo gradito molto la riesumazione dei sempre bistrattati Pirenei baschi, ad esempio con il ritorno sul tremendo Burdincurutcheta), la corsa si arrampicherà ai 1610 metri della Pierre-Saint-Martin, stazione sciistica che domina Arette, per 15 km abbondanti di scalata al 7.4% di pendenza media, con le rampe più arcigne (fino al 15%) concentrate nei primi 10 km.
Un po’ più di spazio alla fantasia verrà offerto l’indomani, nella Pau – Cauterets (188 km), anche se alla classica sequenza Aspin – Tourmalet seguiranno quasi 20 km di discesa e, soprattutto, un’altra ventina abbondante ripartita quasi equamente tra pianura e facilissima salita – classificabile quasi come un falsopiano ascendente – fino ai 914 metri del traguardo.
Il più ostico dei tre appuntamenti pirenaici è in programma per giovedì 16 luglio, quando, da Lannemenzan, il Tour muoverà verso il Portet d’Aspet, a vent’anni dalla morte di Fabio Casartelli, per poi far tappa a Plateau de Beille, andando ad affrontare, nel mezzo, altri due colli di 1a categoria quali Col de la Core e Port de Lers.
Terminato il primo trittico d’alta quota, il tracciato offrirà una sola giornata di relativo respiro, con i 200 km tondi tra Muret e Rodez, favorevoli alle fughe a detta di Christian Prudhomme. Riesce difficile concordare o dissentire, visto che – lasciando in questo senso molto a desiderare rispetto ad altre organizzazioni, quella del Giro in primis – ASO si ostina a presentare solamente i profili delle tappe di alta montagna, rimandando la pubblicazione di tutti gli altri a poche settimane prima della partenza.
La 14a tappa sarà dedicata al Massiccio Centrale, nel ventennale di un altro (e ben più lieto) evento del Tour 1995: la maxi-fuga con cui Laurent Jalabert e la Once fecero tremare Miguel Indurain, prima di doversi accontentare di un successo di tappa per Jaja all’Aérodrome di Mende. Il traguardo sarà lo stesso, e arriverà dopo 3 km ad una media superiore al 10%.
La frazione successiva, da Mende a Valence, dovrebbe essere questione per sprinter o fuggitivi, mentre la sedicesima, da Bourg-de-Péage a Gap, riproporrà l’ormai arcinoto finale con il Col de Manse, non propriamente originale ma perlomeno teatro di finali spettacolari in anni recenti.
Sempre a Gap i corridori potranno godersi il secondo ed ultimo giorno di riposo, prima del decisivo poker di tappe alpine. Ad aprire le ostilità sarà la Digne-les-Bains – Pra Loup, di 161 km; altra tappa nel segno della storia del Tour, a quarant’anni dall’impresa di Bernard Thévénet, che sullo stesso traguardo sfilò la maglia gialla a Eddy Merckx. Il menù sarà decisamente meno apocalittico di quello del 1975 (217 km con 5 colli e 6000 metri di dislivello) e neppure assisteremo al previsto ritorno sul Col des Champs, soppiantato dal ben più tenero Col de la Colle-Saint-Michelle, prima di una riproposizione dello stesso finale di quarant’anni fa, con scalata al Col d’Allos e successiva discesa (molto tecnica) prima dell’ultima erta verso Pra Loup.
La 18a tappa sarà l’unica, tra le sette di montagna, a non prevedere un arrivo in salita, assegnando il ruolo di arbitri al Col du Glandon – scalato dal meno impegnativo versante di Allemont – e all’inedito strappo verso i Lacets de Montvenier, 4 km di scalata che offriranno alcuni degli scorci più belli della corsa, contrassegnati da 18 tornanti, a 10 km dal traguardo di Saint-Jean-de-Maurienne.
Dallo stesso centro prenderà le mosse la terzultima frazione, che si attorciglierà su e giù per la valle della Maurienne per 120 km prima di tornare al punto di partenza, salendo da lì al traguardo di La Toussuire, di ritorno dopo tre anni. Il contorto circuito iniziale farà precedere la scalata finale dall’inedito Col du Chaussy, sacrificato in partenza, dalla tremenda Croix-de-Fer e dal Mollard, utile solo a complicare la vita agli eventuali attaccanti. Il chilometraggio sarà molto leggero (138 km), e per arrivare a questo pur modesto totale gli organizzatori hanno dovuto appesantire il disegno con un’imbarazzante andata e ritorno per strade parallele tra prima e seconda salita.
Se una tappa di montagna sprint può essere giustificata (a condizione che venga compensata da altre con distanze più massicce, assenti in questa edizione), di certo non possiamo approvare le due consecutive propinate dalla ditta Gouvenou – Prudhomme, che per la penultima tappa non ha trovato nulla di meglio che riproporre una copia quasi sputata della Modane – Alpe d’Huez del 2011, con la sola variante del passaggio in vetta al Galibier anziché al tunnel. Un tracciato che all’epoca fu teatro di un disperato attacco di Alberto Contador, che pure non fu sufficiente ad evitare che i migliori arrivassero compatti ai piedi dell’ascesa finale e raccolti in meno di un minuto all’arrivo, denunciando come il percorso non sia favorevole a recuperi consistenti.
Una volta raggiunti i 1850 metri dell’Alpe, i giochi saranno fatti, a scanso di cataclismi lungo i 107 km da Sèvres ai Campi Elisi, buoni solo ad offrire alla maglia gialla una meritata passerella. Una maglia che verrà sfoggiata, quasi certamente, da uno scalatore.

Matteo Novarini

Il tracciato del Tour 2015 (immagine ASO)

Il tracciato del Tour 2015 (immagine ASO)

22-10-2014

ottobre 22, 2014 by Redazione  
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TOUR OF HAINAN (Cina)

Il kazako Arman Kamyshev (Astana Pro Team) si è imposto nella terza tappa, Haikou – Yueliangwan, percorrendo 134,7 Km in 3h05′09″ alla media di 43,651 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’azero Averin e l’olandese Wippert. Miglior italiano Andrea Palini (Lampre-Merida), 5°. Il cinese Wang Meiyin (Hengxiang Cycling Team) è il nuovo leader della classifica con 2” su Palini e Wippert.

BONI-FAST, BELKIN SLOW

ottobre 22, 2014 by Redazione  
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La seconda tappa del Tour of Hainan va al ventenne azzurro Niccolò Bonifazio (Lampre-Merida), che riesce a precedere allo sprint l’olandese Wouter Wippert (Drapac) ed un altro azzurro, Andrea Palini (Lampre-Merida). In classifica generale Bonifazio spodesta il leader Moreno Hofland, conquistando il comando provvisorio.

Quello della Belkin era un dominio che continuava da nove tappe, qua al Tour di Hainan; oggi, tuttavia, si è fermato per gamba di un ragazzo ventenne proveniente dalla Liguria, Niccolò Bonifazio. Il talentoso velocista della Lampre-Merida era uno degli sprinter giunti in questa parte della Cina con le credenziali più alte per quanto riguarda le vittorie di tappa e, dopo due frazioni completate, ha già raggiunto l’obiettivo grazie anche ad una squadra ottimamente attrezzata per questo tipo di finali incandescenti.
Questa seconda tappa si è sviluppata da Chengmai ad Haikou per un totale di 207 chilometri da percorrere, su strade che hanno spinto quattro corridori ad andare in fuga: Wang Meiyin (Hengxiang), Oleksandr Surutkovych (Baku), Gu Ying Chuan (Giant-Champion System) and Saiful Aziz (Terengganu); pur avendo avuto un vantaggio di nove minuti dopo metà gara, i battistrada sono stati ripresi ancor prima del segnale dei meno 50 chilometri al traguardo.
Dopodiché si è visto solo un gran lavoro della Lampre, talvolta aiutata dalla Belkin, che ha potuto tenere sotto controllo la situazione consentendo al plotone di giungere compatto all’arrivo e di risolvere la contesa in volata.
Allo sprint, lanciato da Roberto Ferrari, Bonifazio precedeva Wippert e Palini; completavano poi la top ten, Cantwell (Drapac), Metlushenko (Nazionale Ucraina), Hofland (Belkin), Rybin (Dukla Praha), Tleubayev (Astana), Shiplevski (RTS) e Salleh (Terengganu).
Domani la corsa si sposterà da Haikou a Yueliangwan per un totale di 134 chilometri e per un finale che, presumibilmente, si giocherà ancora in volata.

Paolo Terzi

ORDINE D’ARRIVO

1 Niccolo Bonifazio (Ita) Lampre-Merida 5:04:50
2 Wouter Wippert (Ned) Drapac
3 Andrea Palini (Ita) Lampre-Merida
4 Jonathan Cantwell (Aus) Drapac
5 Yuri Metlushenko (Ukr) Ukraine
6 Moreno Hofland (Ned) Belkin
7 Ondrej Rybin (Cze) Dukla Praha
8 Ruslan Tleubayev (Kaz) Astana
9 Boris Shpilevsky (Rus) RTS-Santic Racing
10 Hariff Salleh (Mal) Terengganu Cycling Team

CLASSIFICA GENERALE

1 Niccolo Bonifazio (Ita) Lampre-Merida 7:01:10
2 Andrea Palini (Ita) Lampre-Merida
3 Moreno Hofland (Ned) Belkin
4 Wang Meiyin (Chn) Hengxiang 0:00:01
5 Wouter Wippert (Ned) Drapac 0:00:04
6 Alex Surutkovich (Ukr) Synergy Baku 0:00:05
7 Ondrej Rybin (Cze) Dukla Praha 0:00:06
8 Dario Hernandez (Spa) Burgos-BH
9 Elchin Asadov (Aze) Synergy Baku 0:00:07
10 Martin Blaha (Cze) Dukla Praha

Bonifazio sbaraglia la concorrenza nella seconda tappa del Tour of Hainan (foto Guoqiang Song)

Bonifazio sbaraglia la concorrenza nella seconda tappa del Tour of Hainan (foto Guoqiang Song)

21-10-2014

ottobre 21, 2014 by Redazione  
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TOUR OF HAINAN (Cina)

L’italiano Niccolò Bonifazio (Lampre-Merida) si è imposto nella seconda tappa, Chengmai – Haikou, percorrendo 207,2 Km in 5h04′50″ alla media di 40,783 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Wippert e l’italiano Andrea Palini (Lampre-Merida). Bonifazio è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo di Palini e dell’olandese Hofland

HOFLAND AL TOP, PALINI QUASI

ottobre 21, 2014 by Redazione  
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Vittoria olandese e precisamente del ventitreenne Moreno Hofland (Belkin) nella tappa d’apertura del Tour of Hainan, che precede allo sprint il bresciano Andrea Palini (Lampre-Merida) ed il ceco Ondrey Rybin (Team Dukla Praha).

Non è cambiato nulla in Moreno Hofland rispetto ad un anno fa, quando vinse la prima frazione di questa breve corsa cinese prima di aggiudicarsi la classifica generale. Se l’anno passato i principali avversari li trovava nella sua stessa squadra, c’è da dire che, almeno in questa edizione della corsa, il campo partenti ha allargato la propria qualità, valorizzando la vittoria del ragazzo olandese.
Negli ottantacinque chilometri di cui consta il percorso della prima frazione, disputata in circuito sulle strade della Chengmai County, si è sviluppata prima una fuga composta da sei corridori – Elchin Asadov (Baku), Nicolas Lefrançois (Novo Nordisk), Martin Blaha (Dukla Praha), Dario Hernandez (Burgos BH), Leung Chun Wing (Hong Kong) e Ma Guangtong (Hengxiang) – che, a causa della brevità della tappa, non ha potuto godere nemmeno di un minuto di vantaggio. Ripresa la fuga a venti chilometri dal traguardo, sono poi passati al contrattacco Julien El Fares (La Pomme-Marseille) e Adrien Kurek (CCC Polsat), ma il più fortunato tra i due, il polacco, è stato ripreso all’ultimo chilometro, proprio quando la Belkin ha già iniziato a lanciare la volata. Scansandosi dopo aver terminato il proprio compito in favore di Hofland, Graeme Brown ostacola coloro che stanno a ruota, in primis Palini, il quale non riesce ad imprimere forza adeguata alla propria azione per superare Hofland, ormai vittorioso.
Dietro ad Hofland si piazza, dunque, Andrea Palini, alla ricerca di un nuovo contratto con una nuova squadra, ed il ceco Ondrey Rybin, pistard specialista nell’omnium.
Completano la top ten dell’ordine d’arrivo e della classifica generale provvisoria Bonifazio (Lampre), Brown (Belkin), Ferrari (Lampre), Kankovski (Dukla Praha), Wippert (Drapac), Kamyshev (Astana) e Kadlec (Dukla Praha).
Domani si correrà la seconda frazione su un percorso di 207 chilometri da Chengmai ad Haikou, con probabile finale in volata.

Paolo Terzi

ORDINE D’ARRIVO

1 Moreno Hofland (Ned) Belkin Pro Cycling Team 1:56:30
2 Andrea Palini (Ita) Lampre-Merida
3 Ondrej Rybin (Cze) Team Dukla Praha
4 Niccolo Bonifazio (Ita) Lampre-Merida
5 Graeme Brown (Aus) Belkin Pro Cycling Team
6 Roberto Ferrari (Ita) Lampre-Merida
7 Alois Kankovsky (Cze) Team Dukla Praha
8 Wouter Wippert (Ned) Drapac Professional Cycling Team
9 Arman Kamyshev (Kaz) Astana Pro Team
10 Milan Kadlec (Cze) Team Dukla Praha

CLASSIFICA GENERALE

1 Moreno Hofland (Ned) Belkin Pro Cycling Team 1:56:20
2 Andrea Palini (Ita) Lampre-Merida 0:00:04
3 Ondrej Rybin (Cze) Team Dukla Praha 0:00:06
4 Dario Hernandez (Spa) Burgos-BH
5 Elchin Asadov (Aze) Synergy Baku Cycling 0:00:07
6 Martin Blaha (Cze) Team Dukla Praha
7 Ma Guangtong (Chn) Hengxiang Cycling Team 0:00:08
8 Niccolo Bonifazio (Ita) Lampre-Merida 0:00:10
9 Graeme Brown (Aus) Belkin Pro Cycling Team
10 Roberto Ferrari (Ita) Lampre-Merida

Moreno Hofland vince la prima tappa del corsa a tappe cinese anche nel 2014

Moreno Hofland vince la prima tappa del corsa a tappe cinese anche nel 2014

20-10-2014

ottobre 20, 2014 by Redazione  
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TOUR OF HAINAN (Cina)

L’olandese Moreno Hofland (Belkin-Pro Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Chengmai, percorrendo 85,4 Km in 1h56′30″ alla media di 43,983 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Andrea Palini (Lampre-Merida) e il ceco Rybin, distanziati di 4” e 6” nella prima classifica generale

19-10-2014

ottobre 19, 2014 by Redazione  
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JAPAN CUP CYCLE ROAD RACE

L’australiano Nathan Haas (Garmin – Sharp) si è imposto nella corsa giapponese, circuito di Utsunomiya, percorrendo 151,3 Km in 4h06′48″ alla media di 36,783 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Boasson Hagen e lo sloveno Bole. Miglior italiano Valerio Conti (Lampre – Merida), 6°.

CHRONO DES NATIONS

Il francese Sylvain Chavanel (IAM Cycling) si è imposto nella corsa a cronometro francese, circuito di Les Herbiers, percorrendo 51,5 Km in 1h04′18″ alla media di 48,055 Km/h. Ha preceduto di 53” il connazionale Roy e di 2′03” il norvegese Borgersen. Disputate anche le gare riservata alle donne élite, alle donne junior e agli uomini junior, vinte rispettivamente dall’ucraina Hanna Solovey (unica italiana, Vittoria Bussi [S.C. Michela Fanini Rox], 14° a 3′58”), dalla francese Marion Borras e dall’italiano Filippo Ganna.

BANYUWANGI TOUR DE IJEN (Indonesia)

L’iraniano Mehdi Sohrabi si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Kalibaru – Banyuwangi, percorrendo 140,5 Km in 3h10′34″ alla media di 44,236 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Prades Reverte e il giapponese Fukuda. Il francese Peter Pouly si impone in classifica con 51” sull’iraniano Askari e 1′46” sull’iraniano Zargari

JAPAN CUP: A NATHAN HAAS L’ULTIMO ATTO STAGIONALE

ottobre 19, 2014 by Redazione  
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L’australiano della Garmin-Sharp si impone per la seconda volta nella corsa giapponese, a tre anni di distanza dalla prima. Bruciati allo sprint Boasson Hagen e Bole. Buone prove da parte di Valerio Conti (6°), Davide Formolo (7°) e un redivivo Moreno Moser, raggiunto all’ultimo chilometro e 8° al traguardo.

Collocata in chiusura di calendario, come da tradizione, la Japan Cup 2014 ha sorriso a Nathan Haas, già capace di imporsi a Utsunomiya già tre anni fa. Se allora a piegarsi era stato un lotto di avversari di livello modesto e in top 10, oltre a quella australiana, figuravano soltanto bandiere italiane e giapponesi (sul podio i padroni di casa Nishitani e Sano, 4° Cunego), quella di oggi è stata però una vittoria ben più nobile. Subito alle spalle del 25enne di Brisbane si è piazzato Edvald Boasson Hagen, che ha coronato il annus horribilis mancando per un soffio l’appuntamento con quello che sarebbe stato il primo (e necessariamente ultimo) successo stagionale; a completare il podio è stato Grega Bole, che di vittorie in stagione ne ha invece raccolte quattro, sia pur in corse di seconda e terza fascia (le ultime due proprio in asia, tra Corea e Cina). Certo, l’espressione “finire in crescendo” non è stata coniata pensando alla scelta di collocare la Japan Cup al termine dell’annata ciclistica, ma il livello della competizione è stato senza dubbio più che decoroso.
Se non altro, in una stagione nel complesso molto scadente per il ciclismo italiano (speriamo che gli exploit di Nibali e Aru non portino a rivedere al rialzo bilanci che, in fatto di movimento, sono in profondo rosso, anche se sarà con ogni probabilità così), la Japan Cup ha offerto qualche nota lieta ai nostri colori. Il migliore degli azzurri è stato il più giovane, Valerio Conti: una settimana dopo la prima vittoria da professionista, al GP Beghelli, il romano ha chiuso oggi al 6° posto, preceduto anche dal danese Michael Valgren Andersen e da Julian Arredondo, e appena davanti al secondo italiano, Davide Formolo.
Più ancora delle buone prove dei due giovanissimi, già messisi in luce in questa stagione, anche in contesti di ben altro prestigio (Formolo in particolare), ci preme segnalare la prestazione incoraggiante di Moreno Moser, piazzatosi 8°, in chiusura del gruppetto di testa sganciatosi all’ultimo passaggio sull’ascesa di Kogashi, ma dopo aver visto sfumare all’ultimo chilometro un tentativo di anticipare la volata. Il fatto di rallegrarsi per un 8° posto alla Japan Cup testimonia quanto il trentino stia faticando a rispettare le attese create con il suo splendido 2012 e il buon avvio di 2013, ma, in un 2014 tremendo, quella di oggi rappresenta una delle poche giornate vissute da protagonista.
Da notare la prestazione sorprendentemente sottotono di un Daniel Martin forse scarico dopo il successo al Lombardia e il 2° posto (con vittoria di tappa) al Giro di Pechino. L’irlandese non è andato al di là di un 12° posto, a 38’’ dal vincitore.

Matteo Novarini

Il podio della Japan Cup 2014 (foto tdwsport)

Il podio della Japan Cup 2014 (foto tdwsport)

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