21-07-2021
luglio 21, 2021 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE WALLONIE
Il belga Fabio Jakobsen (Deceuninck – Quick Step) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Zolder, percorrendo 120 Km in 2h34′42″, alla media di 46.542 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Fernando Gaviria Rendón (UAE-Team Emirates) e il belga Amaury Capiot (Team Arkéa Samsic). Miglior italiano Andrea Pasqualon (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), 5°. L’olandese Dylan Groenewegen (Team Jumbo-Visma) è ancora leader della classifica con lo stesso tempo di Jakobsen e 4″ su Gaviria Rendón. Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Team Qhubeka NextHash), 19° a 10″. La tappa si sarebbe dovuta disputare tra Verviers ed Herve, sulla distanza di 185.7 Km, ma l’organizzazione è stata costretta a cambiare percorso all’ultimo momento a causa delle alluvioni che hanno colpito il Belgio.
TOUR ALSACE
Il team olandese Jumbo-Visma Development Team si è imposto nel prologo, cronometro a squadre (per gruppi di tre corridori) di Sausheim, percorrendo 4.3 Km in 5′03″, alla media di 51.089 Km/h. Ha preceduto di pochi centesimi di secondo il team ceco Elkov – Kasper e di 1″ il team olandese SEG Racing Academy. Unica formazione italiana in gara la Androni Giocattoli – Sidermec: il primo team ha terminato con 14″ di ritardo, il secondo con 19″ di ritardo. Il norvegese Johannes Staune-Mittet (Jumbo-Visma Development Team) è il primo leader della classifica con lo stesso tempo degli olandesi Loe van Belle (Jumbo-Visma Development Team) e Lars Boven (Jumbo-Visma Development Team). Miglior italiano Marco Frigo (SEG Racing Academy), 79° a 12″
TOUR DE WALLONIE, BENTORNATO JAKOBSEN
Fabio Jakobsen vince la seconda tappa del Tour de Wallonie, la prima volta dopo il terribile incidente. Secondo Gaviria, terzo Capiot
Giornata particolare oggi: la tappa originale è stata stravolta nel percorso a causa delle terribili inondazioni che hanno colpito il Belgio nei giorni scorsi, costringendo gli organizzatori a emulare il tracciato iridato 2002 tanto caro all’Italia e a Mario Cipollini.
L’altimetria è pressoché inesistente in termini di dislivello rendendo il ritmo corsa forsennato nelle battute iniziali. Alla fine dopo un po’ di confusione se ne vanno Dries De Bondt (Alpecin-Fenix), Logan Owen (EF Education – Nippo), Quinten Hermans (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Juan Pedro López (Trek – Segafredo), Erik Nordsaeter Resell (Uno-X Pro Cycling Team), Toon Aerts (Baloise – Trek Lions) e Gianni Marchand (Tarteletto – Isorex). Come prevedibile però le squadre dei velocisti non lasciano mai il pallino del gioco agli attaccanti fino alla definitiva chiusura del tentativo del mattino, quando al traguardo mancano 20 Km.
Qui la Deceuninck QuickStep detta il ritmo e lancia una volata magistrale per il redivivo Jakobsen che riesce a mettere la ruota davanti a tutti sul traguardo del circuito di Zolder e tornare alla vittoria dopo il terribile incidente al Giro di Polonia dello scorso anno. Alle sue spalle Fernando Gaviria (UAE Team Emirates) e Amaury Capiot (Arkéa-Samsic).
Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAle8

Fabio Jakobsen torna alla vittoria al Tour de Wallonie (foto Bettini)
20-07-2021
luglio 20, 2021 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE WALLONIE
L’olandese Dylan Groenewegen (Team Jumbo-Visma) si è imposto nella prima tappa, Genappe – Héron, percorrendo 187.5 Km in 4h21′36″, alla media di 42.592 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation) e il belga Gianni Vermeersch (Alpecin-Fenix). Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Team Qhubeka NextHash), 9°. Groenewegen è il primo leader della classifica con 4″ su Hofstetter e sul belga Dries De Bondt (Alpecin-Fenix). Miglior italiano Nizzolo, 15° a 10″
TOUR DE WALLONIE, PRIMA A GROENEWEGEN
Dylan Groenewegen vince la prima tappa del Tour de Wallonie davanti a Hugo Hofstetter e Gianni Vermeersch
Prima tappa del Giro di Vallonia 2021, edizione segnata dal lutto per la perdita di troppe vite umane causata dalle terribili inondazioni che hanno colpito Germania e Belgio nei giorni scorsi.
Dopo il minuto di silenzio commemorativo, parte la corsa vera e propria ma la fuga tarda a delinearsi con tentativi che si susseguono senza successo. È solo quando al traguardo mancano 40 km che Stan Dewulf (AG2R Citroën Team) e Jenthe Biermans (Israel Start-Up Nation) prendono il largo e comandano la corsa fino ai -10, quando il plotone riesce a ricucire il distacco accumulato.
Rintuzzati anche gli ultimi tentativi da finisseurs parte la volata a ranghi compatti: Dylan Groenewegen è il più veloce di tutti e ritrova la vittoria dopo ben 17 mesi di astinenza. Alle sue spalle, secondo Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation) e terzo Gianni Vermeersch (Alpecin-Fenix).
Lorenzo Alessandri
Twitter LorenzoAle8

Dylan Groenewegen esulta sul traguardo dopo 17 mesi di attesa (Getty Images Sport)
TOUR 2021: LE PAGELLE FINALI
luglio 20, 2021 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Tadej Pogacar promosso a pieni voti: ecco le pagelle finali del vincitore del Tour 2021 e degli altri protagonisti della corsa
TADEJ POGACAR: Lo sloveno si ritrova a ventidue anni con un palmares da far invidia al 95% dei ciclisti ancora in attività, un dominatore con classe e carattere che monopolizza la corsa francese dando l’impressione di non aver dato tutto e di essersi anche risparmiato nelle ultime tappe. Vince il suo secondo Tour de France di fila annichilendo la concorrenza già dalla prima settimana e con oltre 5 minuti dal secondo in classifica. Vince due tappe di montagna, una cronometro, la classifica riservata ai giovani e anche quella degli scalatori. Un dominio così netto e marcato difficilmente si è visto negli ultimi anni al Tour de France. Pauroso. Voto: 10
MARK CAVENDISH: Era dato dai più come finito, invece in casa Deceunicnk -QuickStep ci hanno creduto e sono stati ripagati profumatamente. Cavendish a 39 anni suonati è riuscito a vincere ben 4 volate e a trionfare nella classifica a punti, vittorie che gli hanno persino permesso di eguagliare il record di tappe vinte al Tour de France che apparteneva al grande Eddy Merckx. Intramontabile. Voto: 9
WOUT VAN AERT: Da una parte Van der Poel che si ritira dopo poche tappe per prepararsi al meglio in vista dell’Olimpiade di Tokyo, dall’altra lui che resta in corsa e vince tre tappe, comprese la crono di Saint-Émilion e la sfilata in volata sugli Champs-Élysées. Un inizio di corsa in vesti da gregario e un finale degno di un campionissimo. Voto: 8
BEN O’CONNOR: L’australiano entrato nella classifica che conta con la fuga vincente della tappa di Tignes e non se ne esce più, terminando a Parigi al quarto posto. Voto: 7,5
JONAS VINGEGAARD: Dopo l’addio alla corsa di Roglic si ritrova capitano in casa Jumbo, ruolo che ricopre bene e che gli permette di conquistare il podio del Tour de France per la prima volta in carriera. A 24 anni ha tutto il futuro davanti per tentare l’assalto ad un Grande Giro, considerando che il danese è stato l’unico a provare seriamente ad impensierire Pogacar, segno che la testa e la tenacia non gli mancano. Voto: 7,5
MATEJ MOHORIC: Dopo il brutto infortunio al Giro d’Italia si rifà alla grande in terra di Francia andando a vincere due bellissime tappe. Voto: 7
MICHAEL MORKOV: Nelle vittorie di Cavendish c’è molto merito suo. Gregario serio e affidabile, sempre pronto a trovare il pertugio giusto per lanciare il proprio capitano. Voto:7
ALEXEY LUTSENKO: Prova a far classifica e zitto zitto, alla faccia degli scettici, ci riesce. In una corsa dove non lascia segni o azioni significative, il kazako riesce a portare a casa un ottimo settimo posto. Voto: 6,5
BAUKE MOLLEMA: Tra le tante fughe provate riesce a timbrare il cartellino a Quillan. Voto: 6,5
PATRICK KONRAD: A trent’anni riesce a vincere finalmente una tappa in un Grande Giro. Voto: 6,5
SEPP KUSS: Lavora prima per Roglic poi per Vingegaard, nel mezzo riesce anche a vincere una bella tappa. Voto: 6,5
WILCO KELDERMAN: Con una grandissima regolarità e costanza riesce a terminare la corsa francese con un buon quinto posto nella classifica generale. Voto: 6,5
MATHIEU VAN DER POEL: A Mûr-de-Bretagne prende tappa e maglia gialla, ha una gamba e una condizione da mettere i brividi ai diretti avversari: peccato si ritiri sul più bello per prepararsi al meglio in vista delle Olimpiadi. Per il ritiro anticipato mezzo punto in meno in pagella. Voto 6,5
TIM MERLIER: Corre da separato in casa Alpecin e nonostante questo riesce a vincere a Pontivy. Voto 6,5
ALEJANDRO VALVERDE: A 41 anni lotta per la vittoria di tappa e si mette anche a disposizione del giovane capitano Mas. Riesce ad onorare anche questo Tour, nel quale una tappa vinta – e ci è andato vicino ad Andorra – sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta. Voto: 6
DYLAN TEUNS: Il belga vince una della tappe più belle del Tour de France, poi si perde. Voto 6
ENRIC MAS: Doveva dividersi i gradi di capitano con Miguel Angel Lopez e le cadute del colombiano gli hanno dato una mano che però non è riuscito a sfruttare fino in fondo. Sulle salite non regge il passo dei diretti rivali, pagando ritardi che lo hanno allontanato molto dal podio. Un sesto posto che da fiducia per il futuro, data la giovane età. Voto: 6
GUILLAUME MARTIN: Col suo ottavo posto il transalpino riesce a regalare alla Cofidis un posto d’onore in classifica generale. Voto: 6
JULIAN ALAPHILIPPE: Prima Maglia Gialla dell’edizione numero 108 del Tour de France, da lì in poi solo grigiore e anonimato. Voto: 6
MATTIA CATTANEO: L’italiano lotta sempre, che sia in fuga, in montagna o a crono. Sfortunatamente non riesce ad entrare nella top ten generale e a vincere una tappa. Voto: 6
NILS POLITT: Una tappa vinta grazie alla fuga di giornata per il tedesco della Bora-Hangrohe. Voto: 6
RICHARD CARAPAZ: Dopo le cadute e le varie débâcle giornaliere dei compagni di squadra, Carapaz si è ritrovato capitano unico della Ineos Grenadiers, un ruolo che non gli ha permesso lo stesso di superare un muro invalicabile di nome Pogacar. Per l’ecuadoriano una condotta di corsa troppo conservatrice dove gli attacchi alla Maglia Gialla sono stati pochi e con scarsa convinzione. Un terzo posto che brucia in casa Brailsford. Voto:6
GERAINT THOMAS: Le insidie della strada lo relegano a ruolo di gregario, cosa che prova a fare senza grandi risultati. Voto: 5,5
JASPER PHILIPSEN: Per politiche interne di squadra si ritrova capitano nelle volate. Non riesce ad essere mai un reale pericolo per Cavendish. Voto 5,5
RIGOBERTO URAN: Il colombiano crolla nell’ultima settimana, sulle ultime salite del Tour de France perde il podio e per un soffio non perde anche la top ten. Voto 5,5
WOUT POELS: Tanta generosità, ma mancano quei risultati che da un ciclista come lui dovrebbero arrivare. Voto: 5,5
MICHAEL MATTHEWS: Lotta per la maglia verde, ma contro Cavendish è difficile. Non riesce a vincere tappe e in volata non si rende mai pericoloso. Voto 5
JAKOB FUGLSANG: Una corsa anonima la sua. Non incide mai, non prova a vincere una tappa e tantomeno a fare classifica. Voto: 5
PETER SAGAN: Corre senza incidere, un Tour de France anonimo. Voto: 5
VINCENZO NIBALI: Per i suoi tifosi e per tutti gli appassionati italiani di ciclismo vederlo correre così senza quella condizione fisica degli anni passati è un colpo al cuore. Voto: 5
MIGUEL ANGEL LOPEZ: Parte col piede sbagliato e sarà un’agonia finché non decide di ritirarsi prima della diciannovesima frazione. Voto: 4,5
ANDRE’ GREIPEL: Un Tour de France che segna definitivamente il tramonto del Gorilla tedesco. Un quinto posto sugli Champs-Élysées è tutto ciò che rimane della sua corsa. Voto: 4
NAIRO QUINTANA: Il capitano del Team Arkea corre un Tour de France disastroso, non ne azzecca una e sembra ormai l’ombra del corridore che duellava con Froome. Voto: 4
Luigi Giglio
IL TOUR CHE VERRÀ (e altro ancora)
luglio 19, 2021 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Terminato il Tour gli organizzatori cominciano a comporre le tessere del puzzle dell’edizione 2022 e già qualcosa trapela all’orizzonte: partenza dalla Danimarca, tre tappe sulle strade dello stato scandinavo rese indisidiose dal vento, poi il pavè all’ingresso in Francia e la salita pirenaica di Plateau de Beille. E, infine, (forse) l’Alpe d’Huez
Il sole è tramontato sul Tour de France 2021 ma già l’edizione del prossimo anno fa capolino all’orizzonte e già da parecchio tempo. A febbraio del 2020 l’organizzazione aveva annunciato che l’edizione di quest’anno sarebbe dovuta partire dalla Danimarca, presentando percorsi e altimetrie delle prime tre frazioni, ma poi la pandemia ci aveva messo lo zampino costringendo le Olimpiadi di Tokyo a traslocare a luglio 2021 e il Tour di quest’anno ad arretrare di una settimana. Quest’anticipo di sette giorni avrebbe, però, portato la “Grand Départ” da Copenaghen a sovrapporsi con una delle partite degli Europei in programma proprio nella capitale e così si è scelto di ripiegare sulla Bretagna per la partenza del Tour, rimandando così il progetto danese al 2022. Si partirà il primo del mese con una tappa a cronometro di 13 km totalmente pianeggiante che toccherà alcuni dei luoghi più celebri di Copenaghen, come i Giardini di Tivoli e la statua della Sirenetta: una prova contro il tempo tornerà così ad essere tappa d’apertura del Tour, evento che non capitava dal 2017 quando la corsa francese era partita dalla cittadina tedesca di Düsseldorf con una cronometro di 14 Km, vinta dal gallese Geraint Thomas. Il Tour si fermerà altre 48 ore nello stato scandinavo e proporrà una seconda tappa insidiosa, non tanto per i tre microscopici GPM da affrontare lungo i 199 Km della Roskilde – Nyborg quanto per il passaggio nel finale sul Great Belt Bridge, ponte lungo quasi 16 Km percorrendo il quale i corridori si ritroveranno a pedalare letteralmente in mare aperto, esposti al rischio di ventagli nei quali potrebbero rimanere incagliati anche uomini di classifica. Il vento potrebbe essere protagonista anche l’indomani nella terza e ultima tappa disegnata sul suolo danese, che porterà il gruppo in 182 Km da Vejle a Sønderborg. Il resto del tracciato sarà svelato in autunno, ma alcune indiscrezioni trapelate oltralpe permettendo di alzare il sipario su probabili tappe chiave. Tra le località che hanno alzato il ditino per richiedere la Grande Boucle c’è Arenberg, dove si vorrebbe riproporre per la terza volta un traguardo alle soglie della celebre foresta dopo aver percorso qualche tratto di pavé: considerata l’ubicazione del “Grand Départ” questa potrebbe essere la prima tappa della corsa dopo il trasferimento della Danimarca, che comporterà un giorno di riposo e la partenza ufficiale anticipata dal tradizionale sabato al venerdì. Dai Pirenei viene dato quasi per certo il ritorno a Plateau de Beille, in vetta a una salita “hors catégorie” di 16 Km al 7.8% che è stata battezzata da Marco Pantani nel 1998 e che è stata inserita per l’ultima volta nel percorso del Tour nel 2015. Dalle Alpi, invece, al momento tutto tace ma è curioso notare come l’immancabile Alpe d’Huez non venga affrontata dal 2018 e proprio nel 2022 cadrà il 70° anniversario della prima scalata, consacrata da una delle grandi imprese di Fausto Coppi: che sia l’occasione per rivederla nel tracciato del Tour e magari tornare a festeggiare un successo italiano su una salita che ci ha visto per molti anni protagonisti e sulla quale non vinciamo dal 1999?

La celebre statua della Sirenetta, uno dei monumenti più conosciuti di Copenaghen (www.copenaghen.net)
TOURALCONTRARIO
Ordine d’arrivo della ventunesima tappa, Chatou – Parigi
1° Anthony Turgis
2° Kenny Elissonde a 6′35″
3° Hugo Houle a 8′09″
4° Tim Declercq s.t.
5° Sergio Higuita a 8′44″
Miglior italiano: Mattia Cattaneo, 19° a 11′03″
Classifica generale
1° Tim Declercq
2° Cees Bol a 24′30″
3° Mark Cavendish a 26′55″
4° Michael Mørkøv a 28′24″
5° Mads Pedersen a 31′52″
Miglior italiano: Daniel Oss, 27° a 1h14′16″
Maglia nera: Tadej Pogacar, 141° a 5h01′09″
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
Garzelli: “È una maglia anche interessante la lotta tra Cavendish e Matthews”
Conti: “È dal 1975 che si arriva a Parigi” (il Tour finisce a Parigi fin dalla prima edizione del 1903)
De Luca: “Stanno affrontando il verso verso Place de la Concorde”
Garzelli: “Grande velocità sempre più in pavè”
Garzelli: “Il primo scatto della fuga è arrivato al traguardo”
De Luca: “Deceunin” (Deceuninck)
Garzelli: “L’Arco di Trionfo allunga il gruppo”
De Luca (su Poulidor): “Quella maglia gialla non l’hai vissuta in tutta la carriera”
Televideo: “Arenburu” (Aranburu)
DISCOTOUR
Zdravljica (inno nazionale sloveno)
GRANDI POGI, CAV E I VANS MA LO SFONDO È DI CARTAPESTA
Tour fenomenale fino alla tappa numero nove, poi irrigidito in una coazione a ripetere resa inevitabile dall’eccessiva superiorità di pochi eccelsi protagonisti
Un Cavendish alla seconda, anzi terza freschezza, dopo anni di moscio e mesto appassimento (zero vittorie nelle scorse due stagioni, faticando a piazzarsi nei dieci contro rivali di modesta levatura in quel del Saudi Tour, della Vuelta a San Juan o del Giro di Turchia) ritrova la livrea vincente dei magici anni HTC e finisce nel verde squillante di una banana appena spiccata dall’albero.
Di fatto, la notizia in cronaca per quest’ultima tappa passarella è che Cavendish riesce a non vincere, forse sopraffatto da un senso di leggero imbarazzo che l’ha frenato nel supremo atto iconoclasta di superare il record di Merckx quanto a tappe vinte al Tour. Record solamente eguagliato dunque, con la consolazione per l’uomo di Man che se parliamo di volate vinte al Tour, il povero Merckx resta senz’altro in secondo piano, dato che il Cannibale per fare numero ha dovuto ricorrere a ogni sorta di mezzuccio, vincendo crono, arrivi in salita, tapponi in fuga più o meno solitaria e, certo, qualche volata. Ma allo sprint la coazione a ripetere di Cannoball è impareggiabile! Si ironizza, ma l’impresa resta, e probabilmente colloca il buon Cav al primo posto nella graduatoria assoluta dei più grandi velocisti puri di tutti i tempi, grazie a questo spareggio fuori tempo massimo con cui viene decretata, pur nell’arbitrio di queste valutazioni, la sua superiorità nei confronti di Cipollini, che costituiva finora il più accreditato rivale in questa volata nella Storia, improntata, com’è ovvio per la categoria, alla pura prolificità, senza scendere in altre sottigliezze. Perché, se di sottigliezze volessimo parlare, andrebbe detto che l’efficacia della Quickstep nel fare e disfare sprinter imbattibili con un semplice tocco di bacchetta magica in qualche modo sminuisce il valore intrinseco del campione di volta in volta elevato a insospettate altezze. Non si tratta di lanciarsi in campagne di sospetto (anche se ci pensa da sé il buon Lefevere a farci rabbrividire quando critica a mezzo stampa Sam Bennett per essersi sottratto alle cure dell’ineffabile Vanmol – della serie, sì, il nostro patto col diavolo continua e guai a chi non firma). Anche rimanendo alla più superficiale evidenza tecnica, una combinazione di preparazione e gestione del treno ha in questi anni trasformato onestissimi mestieranti come Bennett o specialisti non purissimi come Viviani, direttamente, nel “miglior sprinter del mondo” finché durava l’idillio. Idem dicasi per un talento puro ma di arduo affinamento come Gaviria. La commovente resurrezione dell’ex campione 36enne dopo quattro anni di buio puro va contestualizzata in questo quadro favorevole: ma per le circostanze bisogna farsi trovare pronti, e Cavendish ha indiscutibilmente trovato il guizzo fra temerarietà e scelta dell’attimo per piegare lo spazio tempo ed entrare nel mito, proprio come nella sua indimenticabile Sanremo di dodici anni fa.Di questa congiuntura fa parte anche un parco di rivali ai minimi storici, nel comparto almeno degli sprinter purissimi, con la ciliegina dei vezzi di casa Alpecin ove, dopo la prima vittoria, si è sacrificato il più veloce Merlier alle ambizioni di Philipsen in nome di una improbabile legge di alternanza. Mettiamoci il declino inarrestabile della magica classe 1990 (Sagan e Matthews appannati perfino nel loro specifico, la caccia alla maglia verde) e si intuirà come perfino un Greipel ormai quasi quarantenne, già determinato a pensionarsi a breve, abbia raccolto svariate top ten.
Il rivale principale di Cavendish, o almeno il più fatale, è stato un altro gigante, in questo caso davvero al culmine del proprio splendore, ma non certo un velocista puro – e anche questo la dice lunga! Wout Van Aert ha stroncato sui Campi Elisi i sogni di sorpasso made in UK e così si è in qualche modo elevato a paladino del record del proprio connazionale, della cui stravolgente polivalenza sembra il più degno e inedito erede, anche se un’epoca troppa diversa e altri valori fisici gli predestinano un cammino differente. E tuttavia è inevitabile la sensazione di monumentalità che comunica un atleta capace di vincere tre tappe al Tour (dove si porta sempre a casa due o tre tappe da quando ha debuttato, come se nulla fosse), e non tre tappe “qualunque”, ammesso che ne esistano, bensì lo sprint più importante ed emblematico sui Campi Elisi, la crono pura dell’ultima settimana e la tappa regina in montagna, quella del doppio Mont Ventoux, casomai il tutto non fosse già abbastanza leggendario. Un atleta fuori da ogni incasellamento, che rende trionfale il Tour dei Jumbo Visma nonostante il ritiro causa cadute del capitano Roglic: la squadra finisce ridotta alla metà, e ciò nondimeno il livello di forma esibito è così insultante che riescono a vincere, oltre alle tre di Van Aert, un’altro tappone pirenaico, con Kuss (e perfino Teunissen ci va vicino). Il secondo posto finale dell’esordiente e giovanissimo Vingegaard, capace di staccare Pogacar in salita e, alla faccia dei propri 58 kg, pure in una crono piatta non fa che confirmare lo stato di grazia di un collettivo che, senza il capitano designato, si è espresso in una costellazione di talenti individuali invece che replicare l’effetto “schiacciasassi da guerra” dell’anno passato. Francamente, tutto a maggior godimento dello spettatore, con una conversione che invece è riuscita solo a metà (cioè solo al Giro…!) al Team INEOS, qui precipitato invece in una parodia di se stesso sui Pirenei, col duplice risultato di ammazzare la gara e magnificare il proprio stato attuale di irrilevanza.
Ma, francamente, i Pirenei è meglio dimenticarli. Non che ci sia stato molto da ricordare in quel paio di tappette formato juniores, con troppi km piatti prima delle scalate, che presuntamente dovrebbero far la delizia dello spettatore moderno. Basti dire che il podio di giornata si è ripetuto identico da un giorno all’altro. Premessa smorta di una terza settimana afflosciata su stessa, tutta affidata alle alzate di ingegno in cerca di gloria del già giallissimo Pogacar. Ne è un altro esempio quella crono che pur corposetta è del tutto irrilevante per la classifica generale: se non andiamo errati l’unico mutamento nelle prime venti posizioni è l’ingresso di Mollema (appunto 20esimo con più di un’ora di distacco da Pogacar) ai danni di Henao. Il resto della top 20 ne esce del tutto identico.
A fronte della modestia di troppi protagonisti, con una startlist che per la generale lasciava parecchio a desiderare specie dopo le cadute di prammatica (ma il Giro ha retto meglio pur con grandi perdite), il tracciato è divenuto un fattore estremamente determinante. Disegnatasi benissimo la “prima settimana”(che sono poi nove tappe, di fatto), al di là delle brutte cadute è stata anche sulla strada entusiasmante. La seconda settimana è vissuta solo di imprese individuali, di poco peso in GC, perché il tracciato favoriva il controllo e la stasi. La terza settimana all’insegna della leggerezza non ha fatto altro che ratificare il già noto. Troppa leggerezza è sconfinata nell’inconsistenza.
Ma, oltre al tracciato, in quella prima settimana c’era un’altra macchina da spettacolo. Totalmente on fire, oltretutto. Mathieu van der Poel è stato il mattatore della settimana che ha trascorso in giallo, fin dal vero e proprio arrembaggio con cui ha strappato il primato a un Alaphilippe che ha bruciato quasi tutto il proprio splendore in quel primo ed unico jour en jaune. Il capolavoro, la sua “difesa all’attacco” nella lunghissima tappa di Le Creusot. Tornano i chilometraggi over 200, quelli che portano noia secondo gli esperti da salotto televisivo, e il Tour vive cinque ore e mezza di spettacolo puro, nonché probabilmente l’unico momento in cui Pogacar deve aver avvertito un effettivo senso di minaccia. Complicità assoluta con Van Aert nel mettere in subbuglio il pollaio, rivalità assoluta nel giocare il tutto e per tutto pur di non passare il giallo all’arcinemico, che lo tallonava a trenta secondi.
Tutto il resto è Pogacar. Devastante nella prima crono, incomparabile sul bellissimo percorso di Le Grand Bornand dove attacca in solitaria a 30 km dalla fine per firmare un’impresa che resterà negli annali. Il Tour finisce il giorno dopo a Tignes, con la conferma che non di fiammata isolata si è trattato. Da lì in poi restano solo le occasioni perse, quelle degli altri s’intende. Pogacar si andrà a prendere le sue tappe di montagna in giallo per la foto mentre il resto del peloton si spartisce il contorno del banchetto. Impazzano i Bahrain (per una volta, davvero eloquente la classifica finale per squadre che li premia), raccattano un paio di stuzzichini i Bora e i Trek, vive la propria favola di fuga bidone, crolli e infine tenuta il buon Ben O’Connor… e poco altro. Piacciono diversi atleti, Enric Mas che regge, stenta ma non si arrende a ci prova sempre (chiaramente in chiave tradizionale, senza troppa fantasia, ma si fa apprezzare), sulla stessa linea pure Bilbao. Ancor meglio i Guillaume Martin o Gaudu che provano pure a inventare. Ma l’impressione è che la loro dimensione sia sempre e comunque la top 10, forse top 5, più che un podio. Bravissimi comprimari, non autentici rivali che costituiscano la pietra di paragone per un campione. Per fortuna in questo caso ci pensa il campione a metter se stesso alla prova, dando così una qualche indiretta misura della propria caratura. Ma, soprattutto, regalandoci grande ciclismo anche in un Tour di chiaroscuri, dove i lampi individuali, pregiatissimi, spiccano fra carriere in appannamento, eterni incompiuti e imponenti dinamiche di squadra.
Gabriele Bugada

Il podio del Tour de France 2021 (foto Bettini)
18-07-2021
luglio 18, 2021 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Il belga Wout Van Aert (Team Jumbo-Visma) si è imposto anche nella ventunesima ed ultima tappa, Chatou – Parigi (Champs-Élysées), percorrendo 108.4 Km in 2h39′37″, alla media di 40.748 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix) e il britannico Mark Cavendish (Deceuninck – Quick Step). Miglior italiano Daniel Oss (Bora – Hansgrohe), 11°. Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) si impone in classifica con 5′20″ sul danese Jonas Vingegaard Rasmussen (Team Jumbo-Visma) e 7′03″ sull’ecuadoriano Richard Antonio Carapaz Montenegro (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Mattia Cattaneo (Deceuninck – Quick Step), 12° a 24′58″
SETTIMANA CICLISTICA ITALIANA
Il tedesco Pascal Ackermann (Bora – Hansgrohe) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Cagliari, percorrendo 170.2 Km in 4h11′01″, alla media di 40.683 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Jhonatan Restrepo Valencia (Androni Giocattoli – Sidermec) e il belga Sep Vanmarcke (Israel Start-Up Nation). L’italiano Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) si impone in classifica con 8″ su Vanmarcke e 16″ sull’italiano Giovanni Aleotti (Bora -Hansgrohe)
GRAND PRIX INTERNATIONAL DE LA VILLE DE NOGENT-SUR-OISE
L’estone Karl Patrick Lauk (Team Pro Immo Nicolas Roux) si è imposto nella corsa francese, circuito di Nogent-sur-Oise, percorrendo 173.87 Km in 3h49′32″, alla media di 45.449 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Morne Van Niekerk (St Michel-Auber 93) e di 3″ il francese Mickaël Guichard (Team Pro Immo Nicolas Roux). Nessun italiano in gara
GP INTERNACIONAL TORRES VEDRAS – TROFEU JOAQUIM AGOSTINHO (Portogallo)
Il portoghese José Carlos Prates Neves Fernandes (W52 / FC Porto) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Serra d’El-Rei – Alto do Montejunto, percorrendo 187 Km in 4h38′26″, alla media di 40.296 Km/h. Ha preceduto alllo sprint il connazionale Frederico José Oliveira Figueiredo (Efapel) e di 21″ lo spagnolo Jokin Murguialday Elorza (Caja Rural-Seguros RGA). Nessun italiano in gara. Oliveira Figueiredo si impone in classifica con 15″ su Prates Neves Fernandes e 1′33″ su Murguialday Elorza
TOUR OF KOSOVO
Il francese Paul Hennequin (Sprinter Nice Metropole) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Hani i Elezit – Morinë, percorrendo 155 Km in 3h37′02″, alla media di 42.85 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli olandesi Joost Nat e Adne Van Angelen (Global Cycling Team). Miglior italiano Giacomo Cassarà (Gragnano Sporting Club), 5° a 3″. Il francese Tristan Delacroix (Team Sprinter Nice Métropole) si impone in classifica con 3″ sull’albanese Ylber Sefa (nazionale albanese) e 20″ sul tedesco Nikodemus Holler (Bike Aid). Miglior italiano Davide Italiani (Gragnano Sporting Club), 4° a 22″
PUCHAR MON
Il danese Louis Bendixen (Team Coop) si è imposto nella corsa polacca, circuito di Wysokie Mazowieckie, percorrendo 158.05 Km in 3h26′40″, alla media di 45.885 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Tord Gudmestad (Team Coop) e il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team). Nessun italiano in gara
VISEGRAD 4 BICYCLE RACE GRAND PRIX POLAND
L’israeliano Itamar Einhorn (nazionale israeliana) si è imposto nella corsa polacca percorrendo 147 Km in 3h11′56″, alla media di 45.953 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Alois Kankovsky (Elkov – Kasper) e l’italiano Matteo Pongiluppi (Gallina-Ekotek-Colosio)
GRAND PRIX DEVELI
L’ucraino Mykhaylo Kononenko (Salcano-Sakarya) si è imposto nella corsa turca, Yahyalı – Erciyes Ski Resort, percorrendo 130.8 Km in 3h14′14″, alla media di 40.405 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese
Jeroen Meijers (Terengganu) e l’eritreo Metkel Eyob (Terengganu). Nessun italiano in gara
GRAND PRIX DEVELI DONNE
in aggiornamento
TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)
Il cinese Zisen Li (Tianyoude Hotel Cycling Team) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, circuito di Delingha, percorrendo 105 Km in 2h20′09″, alla media di 44.952 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Dongyi Hou (IGPsport-Pardus) e Weiyi Zhang (Lianoning). Nessun italiano in gara. Il cinese Zhishan Zhang (Tianyoude Hotel Cycling Team) si impone in classifica con 1′02″ sul connazionale Xin Peng (China Continental Team of Gansu Bank) e 5′16″ sul connazionale Tiantian Hu (Shunshizhen)
GIRO CICLISTICO DELLA VALLE D’AOSTA – MONT BLANC
Il tedesco Georg Steinhauser (Tirol KTM Cycling Team) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Fénis – Cogne (Valnontey), percorrendo 149 Km in 4h30′51″, alla media di 33.007 Km/h. Ha preceduto di 3′41″ il danese Asbjørn Hellemose e di 3′41″ l’italiano Davide De Cassan (Cycling Team Friuli ASD). Il neozelandese Reuben Thompson (Equipe continentale Groupama-FDJ) si impone in classifica con 1′57″ sull’italiano Gianmarco Garofoli (Development Team DSM) e 3′28″ sull’italiano Mattia Petrucci (Team Colpack Ballan)
SETTIMANA CICLISTICA ITALIANA, TRIS DI ACKERMANN. ULISSI VINCITORE FINALE
Pascal Ackermann cala il tris nell’ultima tappa della corsa sarda battendo in volata Jhonatan R. Valencia e Sep Vanmarcke. Diego Ulissi porta a casa la classifica finale
Ultima tappa della corsa in terra sarda, da Sassari a Cagliari. Come da copione delle precedenti frazioni, anche quest’oggi la corsa è movimentata e fatica a prendere una direzione delineata. La fuga non riesce a partire: dato il forte ritmo il gruppo si fraziona in più tronconi nella fase centrale di corsa, e alcuni dei velocisti favoriti per la vittoria finale vengono tagliati fuori dalla contesa. Il drappello formatosi al comando giunge così al traguardo pronto a lanciare la volata: ancora una volta è Pascal Ackermann (Bora Hansgroe) il più veloce, battuti nettamente il colombiano Jhonatan Restrepo (Androni Giocattoli Sidermec) e Sep Vanmarke (Israel Start Up Nation). Per il tedesco è la terza vittoria di tappa in questa edizione della corsa sarda.
L’altro vincitore di giornata è Diego Ulissi (UAE Emirates) che non si fa trovare impreparato nei frazionamenti in testa alla corsa e giunge al traguardo con i migliori, sigillando la vittoria in classifica generale.
Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAle8

Pascal Ackermann cala il tris sul traguardo di Cagliari. Photo Credit: Bettini Photo
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): CHATOU – PARIGI
luglio 18, 2021 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Il Tour è arrivato al suo atto conclusivo, la tradizionale passerella conclusiva sugli Champs-Élysées che quest’anno presenterà la novità di un rettilineo d’arrivo leggermente più lungo rispetto al solito
Il Tour è arrivato al suo ultimo capitolo, un capitolo che sarà ancora una volta scritto dai velocisti. La frazione conclusiva scatterà quest’anno dal centro di Chatou, situato una dozzina di chilometri a ovest del centro di Parigi, e prima di giungere sulle strade della capitale francese proporrà l’ultima salita ufficiale di questa edizione del Tour, la semplice Côte des Grès (1.9 Km al 5%), che sarà affrontata a soli 7 Km dalla partenza, in una fase di corsa che solitamente si svolge – finalmente – a velocità da crociera. È questo il momento dei brindisi, dei sorrisi, delle pacche sulle spalle e delle foto ricordo, festeggiamenti che si esauriscono con l’avvicinarsi a Parigi, nella quale i corridori entreranno dopo aver sfiorato la reggia di Versailles e attraversato il comune di Issy-les-Moulineaux, passaggio previsto quasi tutti gli anni nell’ultima tappa perché qui ha sede Amaury Sport Organisation (più nota tra gli appassionati con l’acronimo ASO), il gruppo che organizza il Tour de France e non solo poiché nel suo “parco gare” sono presentati anche eventi sportivi non ciclistici come la Maratona di Parigi e la Dakar. Entrato nella “Ville Lumière” costeggiando un tratto della “rive gauche” della Senna, il gruppo andrà quindi a fiancheggiare i “Giardini del Lussemburgo” per poi attraversare l’estremità occidentale dell’Île de la Cité (dove troneggia la basilica di Notre-Dame) e i due cortili del Louvre prima di giungere sugli Champs-Élysées e iniziare il primo degli otto giri del tradizionale circuito di 6.8 Km. Pur non essendone stato modificato di una virgola il tracciato quest’anno ci sarà una novità, che potrebbe modificare i tradizionali meccanismi dell’ultima volata, perché il traguardo è stato spostato in avanti di 300 metri e così, dopo l’ultima curva a destra in Place de la Concorde, i corridori si troveranno di fronte un rettilineo d’arrivo più lungo del solito, 700 e non 400 metri. Poi spazio alle celebrazioni per lo strepitoso bis di Tadej Pogačar.

Il palazzo dell’Eliseo e l’altimetria della ventunesima tappa (wikipedia)
L’ANGOLO DELLA STORIA
È dal 1989 che la tappa di Parigi non è più determinante per la vittoria finale. Quell’anno cadeva il 200° anniversario della Rivoluzione Francese e così gli organizzatori decisero di celebrare l’evento riproponendo una cronometro come atto di chiusura della corsa. L’ultima volta era successo nel 1971, quando gli Champs-Élysées non erano ancora stati presi in considerazione come traguardo finale e i Tour si concludevano sulla pista del velodromo di Vincennes, che a sua volta aveva preso il posto dello storico epilogo al Parco dei Principi, utilizzato l’ultima volta a tale scopo nel 1968. Introdotto lo spettacolare finale sui Campi Elisi nel 1975, qui due brevissime crono-passerella di 6 Km si erano disputate all’ultimo giorno di gara nel 1976 e nel 1977 (vinte rispettivamente dal belga Freddy Maertens e dal tedesco Dietrich Thurau), ma si trattava della prima semitappa, seguita da una frazione pomeridiana in circuito. Così il 23 luglio del 1989 si viaggiò contro il tempo per 24 Km e mezzo dalla reggia di Versailles, simbolo massimo dell’”Ancien régime”, ai Champs-Élysées, con il traguardo fissato ad un passo da Place de la Concorde, luogo dove negli anni della Rivoluzione era stata collocata la ghigliottina. Alla partenza la maglia gialla era sulle spalle di Laurent Fignon e i “suiveurs” transalpini ritenevano impossibile una detronizzazione del parigino, che vestiva le insegne del primato con 50 secondi di vantaggio sull’americano Greg LeMond; all’arrivo si ritrovarono il loro “roi” decapitato dal Robespierre statunitense per l’inezia di 8 secondi, uno smacco dopo il quale mai più si pensò di riproporre una cronometro all’ultimo giorno di gara. In precedenza un “ribaltone” del genere all’ultima tappa si era verificato in sole due occasioni, nel 1947 quando a Parigi Jean Robic tolse la maglia gialla dalle spalle di Pierre Brambilla (corridore italiano che due anni più tardi prenderà la cittadinanza francese) e nel 1968 con l’avvicendamento al vertice della classifica per soli 38 secondi tra il belga Herman Van Springel e l’olandese Jan Janssen.
METEO TOUR
Le previsioni meteo per la tappa del giorno
Chatou : cielo sereno, 28°C (percepiti 29°C), vento moderato da NE (22-29 km/h), umidità al 47%
Versailles (28.9 Km): cielo sereno, 27.9°C (percepiti 29°C), vento moderato da NE (23-30 km/h), umidità al 47%
Parigi – 1° passaggio dal traguardo: cielo sereno, 28.6°C, vento moderato da NE (24-32 km/h), umidità al 42%
Parigi – arrivo: cielo sereno, 27.9°C, vento moderato da NE (24-32 km/h), umidità al 45%
GLI ORARI DEL TOUR
16.10: inizio diretta su Eurosport1
16.15: partenza da Chatou
16.30: partenza ufficiale
16.40-16.45: scollinamento Côte des Grès
17.15: inizio diretta su RAI (a circa 24 Km dalla partenza, poco prima del passaggio dalla reggia di Versailles
17.40-17.50: ingresso in Parigi
18.00-18.15: primo passaggio dal traguardo
18.30-18.45: traguardo volante sull’Haut des Champs-Élysées
19.00-19.15: arrivo a Parigi
TOURALCONTRARIO
Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Libourne – Saint-Émilion
1° Esteban Chaves
2° Élie Gesbert a 24″
3° Matej Mohorič a 27″
4° Sean Bennett a 29″
5° Silvan Dillier a 34″
Miglior italiano: Sonny Colbrelli, 37° a 1′38″
Classifica generale
1° Tim Declercq
2° Cees Bol a 20′06″
3° Mark Cavendish a 22′27″
4° Michael Mørkøv a 24′00″
5° Mads Pedersen a 27′28″
Miglior italiano: Daniel Oss, 27° a 1h09′52″
STRAFALGAR SQUARE
L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti
De Luca: “Velocista pura”
De Luca: “Francesco Moser non è più in attività perchè ha regalato tantissime emozioni agli italiani”
Moser: “L’anno scorso Pogacar ha vinto il Tour stando a ruota all’ultima crono”
Garzelli: “Lunghi rettilini”
Garzelli: “Politt dava tirate che mettevano a tutta i corridori alla sua ruota”
De Luca: “Tempi di riferimenti”
De Luca: “Passa Van Baarle al rifornimento cronometrico”
De Luca: “Pierre Loger Latour” (Pierre Roger)
De Luca: “Pedale che ha sofferto quei cambi di ritmo”
Garzelli: “Le bandiere stanno soffiando lateralmente”
De Luca: “Gli sloveni e i danesi sono il primo e il secondo della classifica”
De Luca: “Parlevamo della Parigi-Nizza”
De Luca: “Asgreen aveva 25 mezzi” (secondi)
Garzelli: “I body materiali fanno più differenza”
De Luca: “Quel body aveva due secondi di ritardo al chilometro”
Garzelli: “Ricardo Valverde” (Alejandro)
De Luca: “Van Aert, il manubrio è stato disegnato sulla sua forma”
De Luca: “Guadagna anche nel secondo cronometrico”
De Luca: “Pogacar non ama cambiare le scarpe in corso”
De Luca: “Hanno crononerato”
Garzelli: “Tutte le televisione”
De Luca: “Non ha voluto vincere la vittoria di tappa”
Garzelli: “Pogacar, il suo secondo Tour a 23 anni” (ne ha ancora 22)
Televideo: “La cronometro finisce nei pedali di Wout Van Aert”
Televideo: “Vingegaard scavalca Carapaz nella generale” (erano già 2° e 3° alla partenza della crono)
DISCOTOUR
L’orologio (Sergio Endrigo)