02-06-2025
giugno 2, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TROFEO ALCIDE DE GASPERI
L’ucraino Kyrylo Tsarenko (Team Solution Tech – Vini Fantini) si è imposto nella corsa italiana, Cismon del Grappa (Valbrenta) – Pergine Valsugana, percorrendo 159.7 Km in 3h43′20″, alla media di 42.904 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Lennart Jasch (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies) e di 2″ l’italiano Luca Cretti (MBH Bank Ballan CSB)
IL GIRO CHE VERRÀ (e altro ancora)
giugno 2, 2025 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Concluso il Giro d’Italia la Gazzetta si cominciano a tessere il mosaico della prossima edizione della Corsa Rosa. Ancora non si sà da dove partirà il Giro nel 2026, ma già ci sono succulente candidature per tappe di montagna….
Il sipario sul Giro d’Italia 2025 è appena calato e dovranno trascorrere diversi mesi prima che torni a sollevarsi sulla prossima edizione della Corsa Rosa. Nulla si sa di preciso sulla località dalla quale si partirà e differente è la situazione rispetto allo scorso anno, quando a Giro concluso veniva data per certa la partenza dell’edizione 2025 da Trieste, successivamente scavalcata dall’Albania, il cui “Grand Départ” è stato nelle settimane successive fortemente caldeggiato dal Presidente del Consiglio Giorgio Meloni. In teoria ci sarebbe ora da restituire ai triestini il “maltolto” e verrebbe facile pronosticare la partenza del Giro dal Friuli, ma proprio nelle scorse ore è uscita la notizia di una probabile tappa di montagna in Slovenia e, stando così le cose, pare improbabile che il Giro parta dall’estremità nordorientale della nostra nazione per poi farvi ritorno nel finale per la sopra citata tappa. E si riferiscono proprio a frazioni di montagna le indiscrezioni più interessanti uscite alcune nelle scorse settimane, altre già lo scorso anno, quando il comune campano di Piedimonte Matese annunciò l’intenzione di volersi candidare per un arrivo di tappa, proponendo l’arrivo in salita presso il Santuario di Santa Maria Occorrevole, al termine di un’ascesa di 4.6 Km al 7.1%. Risale al 2023, invece, la candidatura della località piemontese di Pian della Mussa (20 Km al 5.6%) dove nel frattempo dodici mesi fa ha fatto scalo la tappa regina del Giro Next Gen, il Giro d’Italia riservato agli Under23 (20 Km al 5.6%), che pure è organizzato dalla Gazzetta dello Sport e che potrebbe avervi fatto concludere la tappa della corsa giovanile per prendere le misure della località d’arrivo in previsioni di un ritorno con il Giro dei “grandi”.
Recentissima è la proposta di una tappa di montagna disegnata sulle strade della provincia di Varese e il cui tracciato coinvolgerebbe anche la vicina Svizzera: se i dirigenti del Giro accoglieranno l’invito e accetteranno il percorso già ideato i “girini” si troveranno ad affrontare le impegnative salite del Passo del Cuvignone (9 Km all’8.5%) e dell’elvetica Alpe di Neggia (12.5 Km al 9.3%) prima dell’arrivo al Passo Forcora (9.5 Km al 6.9%). Se vorranno il Giro i varesini dovranno, però, vincere la concorrenza con la stessa confederazione elvetica, perchè poco tempo fa il “Corriere del Ticino” ha segnalato una voce che dà un po’ di tempo sta circolando oltreconfine, voce che parla di un’arrivo in salita nella località di Carì (10.2 Km all’8%), dove al Tour de Suisse del 2024 si impose il britannico Adam Yates, fratello gemello di quel Simon che abbiamo appena finito di festeggiare in rosa a Roma.
Certezze, al momento non ce ne sono, dunque. Anzi, no. Una c’è: l’anno prossimo al timone della Corsa Rosa probabilmente non ritroveremo più Mauro Vegni. Il 66enne organizzatore del Giro ha recentemente annunciato che l’edizione 2025 potrebbe essere la sua ultima da direttore, avendo già maturato i requisiti per la pensione. Ora bisognerà attendere i prossimi mesi per capire chi gli succederà: potrebbe succedere che venga confermato ancora per qualche stagione, come successo con il suo predecessore Carmine Castellano, oppure i vertici di RCS Sport dovranno scegliere un nuovo direttore.
Mauro Facoltosi

Mauro Vegni dubbioso: sarà ancora lui a dirigere il Giro nel 2026? (foto ANSA)
SALA STAMPA
Italia
Un inglese a Roma: Simon Yates re del Giro. La Visma vince anche l’ultima tappa con Kooij –
Giro d’Italia, l’incontro di Papa Leone XIV con i corridori: “Siete modelli per i giovani nel mondo”
Gazzetta dello Sport
Slovenia
Kooij zmagovalec zadnje etape, Simon Yates celotnega Gira – Rožnati junak je čakal sedem let, da je z Girom poravnal račune (Kooij vince l’ultima tappa, Simon Yates vince la classifica generale del Giro – L’eroe rosa ha aspettato sette anni per saldare i conti con il Giro)
Delo
Regno Unito
Yates seals title in Rome as teammate Kooij wins final stage (Yates si aggiudica il titolo a Roma mentre il compagno di squadra Kooij vince la tappa finale)
The Guardian
Francia
Des hauts, des bas et la consécration : Yates, he can – Le sacre de Yates, la belle fin de Kooij – Le pape Léon XIV bénit le peloton qui a traversé le Vatican (Alti, bassi e consacrazione: Yates, può farlo – L’incoronazione di Yates, la bella fine di Kooij – Papa Leone XIV benedice il gruppo che ha attraversato il Vaticano)
L’Équipe
Spagna
Imperatore Yates
AS
Belgio
Olav Kooij rondt geweldig teamwerk af en pakt zijn tweede ritzege in de Giro, Simon Yates is eindwinnaar – Giro-peloton maakt tussenstop in het Vaticaan, paus ontmoet truiendragers (Olav Kooij completa un grande lavoro di squadra e conquista la sua seconda vittoria di tappa al Giro, Simon Yates è il vincitore assoluto – Il gruppo del Giro fa tappa in Vaticano, il Papa incontra la maglia rosa)
Het Nieuwsblad
Paesi Bassi
Kooij maakt Giro van Visma-Lease a Bike extra mooi: sprinter wint in Rome, eindzege voor Yates (Kooij rende il Giro della Visma-Lease a Bike ancora più speciale: vince lo sprinter a Roma, vittoria assoluta per Yates)
De Telegraaf
Danimarca
Simon Yates fuldender stor Giro-triumf i Rom (Simon Yates completa il grande trionfo del Giro a Roma)
Politiken
Germania
Schmach von 2018 ausgemerzt: Simon Yates gewinnt den Giro d’Italia (L’umiliazione del 2018 è stata cancellata: Simon Yates vince il Giro d’Italia)
Kicker
Repubblica Ceca
Poslední den Gira vládla Visma. Titul má Simon Yates, Kooij vyhrál etapu (Visma domina l’ultima giornata del Giro. Simon Yates conquista il titolo, Kooij vince la tappa)
Mladá Fronta Dnes
Usa
British rider Simon Yates wins elusive Giro d’Italia title – Pope Leo XIV blesses cyclists competing in the Giro d’Italia as final stage enters Vatican gardens (Il ciclista britannico Simon Yates vince l’inafferrabile titolo del Giro d’Italia – Papa Leone XIV benedice i ciclisti in gara al Giro d’Italia mentre l’ultima tappa entra nei giardini del Vaticano)
The Washington Post
Colombia
Egan Bernal y Einer Rubio: luchado y merecido top 10 en el Giro de Italia, sacaron la cara por Colombia – Nairo Quintana rompió el protocolo en la última etapa del Giro de Italia y habló con el papa León XIV (Egan Bernal ed Einer Rubio: un meritato e combattuto piazzamento nella top 10 al Giro d’Italia, hanno difeso la Colombia – Nairo Quintana violò il protocollo nell’ultima tappa del Giro d’Italia e parlò con Papa Leone XIV)
El Tiempo
Ecuador
Locomotora brillante! Richard Carapaz queda tercero en el Giro de Italia, que gana británico Simon Yates – Giro de Italia: ‘me dijo que no me iba ayudar porque no lo hice con él’, dice mexicano Isaac del Toro y su disputa con Richard Carapaz, en la etapa 20 (Locomotiva brillante! Richard Carapaz arriva terzo al Giro d’Italia, vinto dal britannico Simon Yates – Giro d’Italia: “Mi ha detto che non mi avrebbe aiutato perché non l’ho fatto con lui”, racconta il messicano Isaac del Toro e la sua lite con Richard Carapaz, nella 20a tappa)
El Universo
Messico
Del Toro logra histórico segundo puesto en el Giro; Yates gana – Isaac del Toro, subcampeón en el Giro de Italia; “volveré con más fuerza” (Del Toro conquista uno storico secondo posto al Giro; vince Yates – Isaac del Toro, secondo classificato al Giro d’Italia; “Tornerò più forte”)
La Jornada
Australia
Briton Yates secures elusive Giro d’Italia title (Il britannico Yates si aggiudica l’inafferrabile titolo del Giro d’Italia)
The West Australian
DISCOGIRO
Sarà quel che sarà (Tiziana Rivale)
GIRO AL CONTRARIO
L’ordine d’arrivo dell’ultima tappa
1° Alessandro Verre
2° Martin Marcellusi
3° Josef Cerný a 18″
4° Enzo Paleni s.t.
5° Andrea Pietrobon a 27″
Classifica generale
1° Alexander Krieger
2° Jensen Plowright a 17′13″
3° Gerben Thijssen a 20′32″
4° Niklas Märkl a 25′17″
5° Taco van der Hoorn a 27′59″
Miglio italiano Matteo Moschetti, 8° a 29′28″
Maglia nera: Simon Yates, 159° a 6h25′03″
L’ULTIMO GIRO DI MAGNI
Riviviamo l’edizione 1955 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose per la terza ed ultima volta in carriera Fiorenzo Magni
5 GIUGNO 1955 – 21a TAPPA: SAN PELLEGRINO TERME – MILANO (141 Km)
MAGNI, CAMPIONE DI TENACIA, TRIONFA NEL GIRO
Con 13 secondi di vantaggio su Coppi in classifica generale – La ripresa di Magni-Coppi e la sfortuna di Nencini – Koblet vince l’ultima tappa nella volata di 82 corridori – Media primato stabilita da Fiorenzo
Gli Assi oggi a Tonino, dove Binda li interpellerà per il Tour – Sul percorso totale Km. 35,560 – Coppi e le tappe a cronometro – Defilippis ha vinto un milione ed ha corso l’ultima tappa con la febbre – Arrivederci al prossimo Giro


IL GIRO FINISCE IN GIALLO: DEL TORO MATADOR DI SE STESSO
Tappa di Roma e trionfo in rosa per lo sciame giallo Visma. Il simbolo è Wout: senza troppo brillare, fanno alla grande quel che sanno fare…
Roma ribadisce papale papale la sentenza del Sestriere: assist da manuale di Wout Van Aert, e Kooji insacca la vittoria della tappa finale.
Poco altro da ricordare in una tappa passerella, se non l’omaggio Visma alla moglie di Gesink, scomparsa prematuramente: l’ennesimo lutto nella vita di un corridore (ritiratosi l’anno scorso e per quasi vent’anni bandiera del team) per il quale i trionfi o le amarezze offerti dalla bicicletta sono stati ricacciati a forza in una prospettiva assai relativa, anche se è significativo e commovente che proprio in sella lo stesso Gesink abbia voluto rimarcare col ricordo la propria risposta a quest’altro violento scossone esistenziale.
Ancora non si è posato il poverone del Colle del Finestre, dove la sensazione generalizzata è che – nonostante la prova magistrale indiscutibilmente offerta da Simon Yates e dal suo team Visma – non abbia effettivamente vinto, anzi diciamo pure dominato, l’atleta più forte, bensì il più pronto, disposto e predisposto a giovarsi del mutuo scornarsi altrui. Anche questa è la bellezza del ciclismo, dove non tutto è scatto secco, irruenza, wattaggio, ma talora viene a galla la più profonda natura della sfida che è quella con se stessi: non tanto nel senso ovvio e quasi banale di trascendere i propri limiti atletici nello sforzo o perfino nella sofferenza, quanto in quello ben più profondo di rivedere e cesellare adeguatamente i condizionamenti impostici dal proprio ego.
È un equilibrio sottile perché senza voglia di affermarsi nello sport è difficile vincere. Ma questo è uno sport in cui per vincere bisogna essere molte volte pienamente disposti a perdere. Non si tratta solo di bluffare – capitolo pur importantissimo nel manuale della tattica in bicicletta – bensì di comportarsi in modo da accettare pienamente il rischio di una sconfitta bruciante per potersi così infilare in pertugi di possibilità che, a volte, possono diventare sfuggenti anche per il più forte di tutti.
Anzitutto, però, un grande e doveroso omaggio a Simon Yates che, pur con qualche stagione difficile, è sempre stato fra i grandi protagonisti delle corse a tappe, soprattutto i grandi giri, e perfino nell’era dei fenomeni transumani si è spesso ricavato piazzamenti di prestigio da “primo o secondo fra i mortali”, per di più militando ostinatamente, quasi a oltranza, in una squadra australiana di media caratura, il suo primo team professionistico, pur di poter fare le cose a modo proprio. Su altra scala, un atteggiamento da van der Poel ante litteram. L’anno scorso però qualcosa si era rotto, le prestazioni apparivano opache e sicuramente ormai abbondantemente scoccata la trentina le sensazioni erano di demotivazione e declino: di qui la scelta di cambiare aria in cerca di metodologie nuove. Ammettendo i limiti delle proprie prassi e priorità pregresse – del proprio personalissimo “modo di essere se stesso” insomma – pur di levarsi la curiosità di scoprire quale sarebbe stato il proprio punto di arrivo una volta accettata una guida diversa. Chissà che in ciò non abbia influito l’esempio del fratello gemello Adam, che cedette ben prima alle sirene del team britannico INEOS (britannico come i due gemelli, attesi come profeti dal proprio movimento nazionale), ricavandone una prima miglioria del rendimento sportivo, per poi dare un autentico salto verso l’alto, adempiendo al potenziale da sempre attribuitigli, con l’approdo allo squadrone UAE nelle vesti di gregario extralusso per Pogi – e qualche bella vittoria collaterale come ricompensa. Il destino ha voluto che per Simon la squadra a cui rispondere di sì fosse quel Team Visma che della UAE sono gli arcinemici, capaci in più occasioni di sopraffare il talento puro dello stratosferico capitano avversario grazie a tattiche eccellenti e preparazioni fisiche estremamente mirate.
Dalla stagione passata, nondimeno, il Team Visma, perdute sponsorizzazioni importanti, pare aver perso una parte della propria preponderanza atletica. Complici infortuni assortiti, i suoi atleti di punta apparivano nel 2024 tutti un’ombra sbiadita di quanto avessero esibito al mondo intero fra 2022 e 2023. E il 2025 sembrava partito con la stessa musica, epitome della quale il talento cristallino di Wout Van Aert ridotto spesso a correre di rimessa per poi perdere addirittura volate in teoria scontatissime. Si erano aperte allora due scuole di pensiero, in realtà in parte compossibili: da un lato chi riteneva che il Team Visma avesse ormai passato i picchi del biennio 2022 e 2023, per cui i suoi atleti sarebbero andati nel 2025 a collocarsi come già nel 2024 in un ambito di più normale competitività, magari scontando pure qualche scoria da eccesso prestazionale protratto, con la possibile eccezione dei nuovi inserti che magari si giovassero del primo impatto di metodologie innovative rispetto a team di provenienza comunque più mediocri, o addirittura giovanili; dall’altro lato, c’è invece chi considera che l’abnorme forza gravitazionale del Tour de France da rivincere a ogni costo con Vingegaard abbia, anche solo inconsapevolmente, fatto slittare in avanti il fulcro prestazionale del team, di cui si spiegherebbe così una primavera mediocre, con picchi di forma raggiunti macchinosamente, e sempre arrivati con tre o quattro settimane di ritardo.
Il Giro non conferma né smentisce alcuna di queste due elucubrate teorie. Certamente fa piacere che la Visma non abbia dominato con uno strapotere fisico insultante, anzi. Emblematica la vittoria di Wout Van Aert a Siena, accettando – proprio nel teatro della sua propria rivelazione al mondo intero come fenomeno assoluto anche su strada (complice lo sterrato) – di trovarsi ora a seguire passivamente, quasi sommessamente, le ruote di uno scatenato Del Toro 21enne, senza mai dare un cambio neppure simbolico, pur di garantirsi il margine di fiato necessario a giocarsela d’esperienza nel finale. Astuzia, prudenza, saggezza, calcolo, accettazione dell’umiliazione, tattica, regole del gioco, opportunità o opportunismo, tutto però ampiamente nei limiti del bello, del poetico, della dignità di non sapersi il più forte atleticamente, ma comunque entro la fierezza di volere – e dovere – imporre a quell’altro, lui sì più forte, la necessità sportiva di superar-si, per poter vincere, cioè senza concedergli di farlo per mera inerzia fisica.
E tale è parso anche il Giro di Simon Yates e dei gregari Visma tutti. Momenti di notevole brillantezza fisica e altri di appannamento, sempre nei parametri imposti a ciascuno dal proprio talento. Il più al di sotto del proprio potenziale, Van Aert, è stato colui che si è rilevato, e di gran lunga, il più decisivo per i trionfi altrui, pilotando magistralmente lo sprinter Kooji, di per sé meno esplosivo del previsto, ma capace comunque di vincere così due tappe. La gestione perfetta sul Finestre per farsi trovare nel luogo perfetto con il massimo di forze per innestare quella trenata devastante che ha trasformato un minuto o due scarsi di vantaggio in una voragine mostruosa profonda cinque incolmabili, lunghissimi minuti. Distruggendo del tutto il morale e le opzioni strategiche di chi inseguiva. E seppur Simon Yates sia apparso la propria miglior versione, nemmeno lui ha proposto il tipo di stravolgimento dei valori in campo che si ricorda con sacro timore dall’altro Finestre britannico, quello di Froome (e del crollo di Simon, come si è ribadito a iosa in questi giorni).
Pur in tutt’altro modo – questo un Giro divertentissimo, quello uno noiosissimo – è emersa una qualche reminiscenza della vittoria 2023 da parte di Roglic, allora appunto capitano dell’alveare giallo Jumbo-Visma. Una condotta sorniona, di risparmio, di attendismo, di presenza attenta, a tratti sofferta, ma mai preponderante… fino a un colpo da KO in cui scatenare tutto il potenziale di una forma finalmente al culmine. È anche (ma col culmine anticipato di quattro tappe) lo schema vincente del Tour di Vingo 2023. Così come la giocata scacchistica facente perno su Van Aert ha ricordato l’identica chiave, seppur allora solo potenziale, del Tour 2022, quando Pogacar fu costretto a inseguire Roglic per impedire che si ricongiungesse con Van Aert là davanti. Molti, avendo visto la capacità distruttiva di questo Wout (e non certo il Super Wout 2022!) sabato in pochi km di falsopiano, avranno forse dovuto ricredersi in merito alla presunta ingenuità di Pogacar in quel frangente.
Insomma, per risolvere il giallo di questo Giro 2025 enigmatico e misterioso fino all’ultimo colosso alpino, i Visma hanno dovuto far ricorso a tutto il proprio repertorio da autentici Sherlock Holmes della bicicletta, strategie geniali e rivelazioni conclusive comprese. Sarà da capire se al Tour alzeranno ulteriormente l’asticella atletica o se sarà con queste stesse armi, compreso magari un Simon in veste di super gregario, che affronteranno la rivincita contro l’UAE, che senza Pogi è veramente apparsa più allo sbando che mai.
Ora però bisogna parlare di chi questo Giro lo ha reso così appassionante, e va detto che, al netto della bella giocata di chiusura, non sono stati certo i Visma, anzi in generale piuttosto pedissequi e complici nello spegnere ogni focolaio di battaglia.
Il merito è invece per la prima parte di Bernal e della sua INEOS, che chiudono il Giro un po’ obliati perché giunti al finale con il fiato corto e pure con la squadra accorciata dai vari ritiri. Egan è stato comunque esemplare. Campione vero nella testa, anche con gambe non all’altezza della volontà, ha usato la squadra e la strategia per smuovere la corsa in mille frangenti, peraltro venendo penalizzato da un tracciato che offriva tappe scandalosamente predisposte a una facile difesa da parte di squadroni compatti proprio quando la sua forma era al meglio. Senza farsi demoralizzare, le ha animate aprendo crepe a non finire nelle corazzate avversarie, e probabilmente inducendo quell’alzarsi imprevisto del livello di competizione durante la seconda settimana che ha messo fuori gioco tutti coloro che non fossero al meglio. Il risultato, un settimo posto non generoso nei suoi confronti (ci sarebbe stata una top 5, rispetto a un Caruso da applausi vista l’età ma comprensibilmente sparagnino nello stile di corsa) resta comunque di gran lunga il migliore nei grandi giri, dopo il tremendo incidente contro il bus che quasi gli costò la carriera o la vita a inizio 2022. Deve essere durissima per un fenomeno arrampicarsi faticosamente non mese dopo mese bensì anno dopo anno lungo la viscida parete della miglioria prestazionale, dal nulla assoluto in risultanze, il mero potersi allenare e correre (che è già moltissimo), alle prime top 10 in corse a tappe brevi, poi i podi in queste ultime, e infine lottare al vertice in un Grande Giro, e in un Giro d’Italia addirittura.
Carapaz ci ha regalato la versione migliore di se stesso. Il corridore che non sbaglia il tempo di un attacco, che coniuga l’esecuzione mirata di ogni passo con il risultato da perseguire, che raccoglie il massimo di quanto stia sul piatto. Il tutto con uno stile aggressivo, esplosivo, sorprendente. A Bismantova quell’attacco fulminante che lasciò il pubblico così incredulo da far pensare a molti “lo hanno lasciato andare”. Niente di più falso, lo dissero subito i colleghi e lo confermò la strada poi. Devastante nel tappone omerico del massacro di San Valentino, seccamente il più forte, determinato nel portarsi a ruota Pellizzari, pur consapevole che l’italiano (finalmente libero da obblighi di gregariato dopo il ritiro di Roglia) lo avrebbe infilzato in contropiede – ma Richard aveva in testa solo l’obiettivo rosa. Di nuovo eccezionale verso Bormio, prima il forcing sul Mortirolo per predisporre il terreno a che l’ultimo strappetto delle Motte divenisse potenzialmente selettivo, poi la fucilata, con Del Toro, e di nuovo con Del Toro protagonismo a due nella tappa della noia, quella valdostana, dove nondimeno i due latinos si sarebbero confermati nel finale una spanna sopra tutti in termini sia di fondo sia di esplosività. E qui forse si è annidata la serpe che sarebbe costata il Giro ad entrambi…
Perché quando Carapaz a sorpresa usa tutta la squadra per far esplodere il gruppo da inizio e salite e trasformare l’intero interminabile Finestre in un infinito anfiteatro per un duello uno contro uno (contro uno…), in Del Toro si radica un pensiero assurdo e autodistruttivo, il pensiero che confesserà candidamente poi in tutte le interviste. “Carapaz era arrogante, pensava di poterci demolire tutti, e io ho deciso che gli avrei dimostrato che quanto a me, no, non avrebbe mai potuto staccarmi”. Dall’orgoglio alla paura di vederlo incrinato il passo è breve. E dalla paura alla paralisi il passo è più breve ancora. Così Del Toro si rifiuta ostinatamente di collaborare con Carapaz che per tutto il Finestre porta il peso degli allunghi sugli inseguitori, e fin qui ci potrebbe anche stare, degli scatti per scuotere il catenaccio della maglia rosa, e pure questo potrebbe avere una logica, ma perfino il peso tutto dell’inseguimento a Simon Yates perché, questa la scusa di Del Toro a domanda esplicita, “essendo Yates terzo e Carapaz secondo, toccava a lui inseguirlo”. Ebbene, lo abbiamo visto. La colossale baggianata è il tipico grumo di pensiero a cui la mente si attacca disperatamente per giustificare a se stessa l’ingiustificabile: pur di non correre il benché minimo rischio di vedersi in qualche momento staccato da Carapaz, Del Toro ha buttato alle ortiche il Giro d’Italia. Diciamo Del Toro perché in bicicletta c’era lui e lo stile di corsa lasciava trasparire appieno il suo stato d’animo, ma la responsabilità principale, con un atleta di 21 anni, è dell’ammiraglia, che deve strillargli nell’auricolare, per una volta con giusta causa, la condotta di gara da seguire. C’era un’ora di ascesa per farlo entrare in ragione.
La peculiarità della situazione è che essa non era simmetrica: senza poter staccare Del Toro, a nulla valeva a Carapaz riprendere Yates. Per lui, già vincitore di un Giro, e già secondo nel 2022, poco o nulla cambia il gradino del podio. E, sic stantibus rebus, Carapaz ha potuto e dovuto fare del tutto e di più pur di staccare Del Toro, ma non è stato possibile. Dunque amarezza tanta, ma rimpianti pochi. La possibilità per Carapaz di vincere sarebbe cominciata laddove Del Toro stesso avesse voluto, prima di tutto, vincere. Si badi bene, non una certezza di vincere, perché altrimenti Del Toro avrebbe avuto ben ragione di non imbandire la vittoria a Carapaz, e dunque di imbandirla a chi altri avesse lui voluto.
Ma esisteva eccome una terra di nessuno, una striscia nebbiosa e polverosa e tortuosa come gli ultimi km del Finestre, entro la quale Carapaz, e Del Toro, e pure Yates, certo (in terz’ordine!), si sarebbero potuti giocare la definitiva maglia rosa su un equilibrio di secondi, misurando le rispettive forze e i rispettivi sforzi. In questo modo invece Del Toro ha ottenuto ciò che si era prefisso, non perdere da Carapaz. Sicuramente penserà, e ne ha ben donde, che non sarà questa la sua ultima occasione. Ma proprio le storie personali di Bernal, e di Carapaz, e dell’America Latina tutta, insegnano che non si sa mai per davvero se la prima occasione sarà anche l’ultima (in realtà per Bernal parliamo del Tour, e per Carapaz speriamo che l’ultima non sia ancora giunta, ma il riferimento è ai Giri sfuggiti di un niente). Bernal e Carapaz hanno còlto la propria occasione maiuscola quando è toccato loro, ormai nel 2019, per entrambi, poi per il resto della carriera hanno dimostrato – e proprio non vincendo – di essersela meritata eccome. La domanda resta aperta per Del Toro, ma forse, come per quasi ogni 21enne (o 104enne) di questo mondo, la sua vera corrida in cui al contempo sopravvivere e lasciarsi sopraffare, toro e torero in uno, è ancora quella celebrata nell’arena interiore.
Gabriele Bugada

Il podio del Giro 2025 (foto Dario Belingheri/Getty Images)
01-06-2025
giugno 1, 2025 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
L’olandese Olav Kooij (Team Visma | Lease a Bike) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, circuito di Roma, percorrendo 143 Km in 3h12′19″, alla media di 44.614 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck) e l’italiano Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team). Il britannico Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike) si impone in con 3′56″ sul messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e 4′43″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), 5° a 7′32″
TOUR OF NORWAY
Il britannico Matthew Brennan (Team Visma | Lease a Bike) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Stavanger, percorrendo 130 Km in 2h53′29″, alla media di 44.961 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Alexander Kristoff (Uno-X Mobility) e il danese Tobias Lund Andresen (Team Picnic PostNL). Due italiani in gara: Alessandro Covi (UAE Team Emirates – XRG) 19°, Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty) 36°. Brennan si impone in classifica con 28″ sul monegasco Victor Langellotti (INEOS Grenadiers) e 39″ sull’elvetico Jan Christen (UAE Team Emirates – XRG). Covi 11° a 1′12″, Rota 44° a 10′15″.
TOUR OF NORWAY WOMEN
La norvegese Mie Bjørndal Ottestad (Uno-X Mobility) si è imposta nella seconda ed ultima tappa, circuito di Stavanger, percorrendo 108 Km in 2h40′16″, alla media di 40.433 Km/h. Ha preceduto di 50″ la connazionale Susanne Andersen (Uno-X Mobility) e la belga Margot Vanpachtenbeke (VolkerWessels Cycling Team). Miglior italiana Elisa Valtulini (BePink – Imatra – Bongioanni), 24° a 1′37″. La Ottestad si impone in classifica con 44″ sulla belga Justine Ghekiere (AG Insurance – Soudal Team) e 49″ sulla britannica Lauren Dickson (Handsling Alba Development Road Team). Miglior italiana la Valtulini, 25° a 5′48″
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il tedesco Marius Mayrhofer (Tudor Pro Cycling Team) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Javron-les-Chapelles – Laval, percorrendo 163.9 Km in 3h32′54″, alla media di 46.191 Km/h. Ha preceduto di 32″ l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) e il francese Bryan Coquard (Cofidis). Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Q36.5 Pro Cycling Team), 6°. Il neozelandese Aaron Gate (XDS Astana Team) si impone in classifica con 1″ sul francese Pierre Latour (Team TotalEnergies) e 3″ sul francese Thibaud Gruel (Groupama – FDJ). Miglior italiano Vincenzo Albanese (EF Education – EasyPost), 13° a 18″
ALPES ISÈRE TOUR
Il francese Aubin Sparfel (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Saint-Joseph-de-Rivière – La Mure, percorrendo 181 Km in 4h56′40″, alla media di 36.607 Km/h. Ha preceduto di 1″ gli irlandesi Jamie Meehan (AVC Aix Provence Dole) e Liam O’Brien (Lidl – Trek Future Racing). Miglior italiano Thomas Pesenti (Soudal Quick-Step Devo Team), 8° a 32″. Sparfel si impone in classifica con 14″ sul connazionale Maxime Decomble (Equipe continentale Groupama-FDJ) e 29″ sul belga Matteo Vanhuffel (Development Team Picnic PostNL). Miglior italiano Pesenti, 4° a 51″
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il belga Joppe Heremans (VolkerWessels Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Esch-sur-Alzette, percorrendo 165.4 Km in 3h42′58″, alla media di 44.509 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Šimon Vaníček (ATT Investments) e l’australiano Matthew Fox (Veloce Club Rouen 76). Miglior italiano Kevin Pezzo Rosola (General Store – Essegibi – F.Lli Curia), 18°. L’olandese Martijn Rasenberg (Parkhotel Valkenburg) si impone in classifica con 6″ sul britannico Thomas Mein (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente) e 7″ sul belga Joppe Heremans (VolkerWessels Cycling Team). Miglior italiano Mattia Negrente (XDS Astana Development Team), 9° a 18″
OBERÖSTERREICH RUNDFAHRT (Austria)
Il tedesco Jannis Peter (Team Vorarlberg) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Paneum St. Florian/Asten – Hinterstoder Höss, percorrendo 132.3 Km in 3h13′59″, alla media di 40.921 Km/h. Ha preceduto allo sprint il messicano Edgar David Cadena (Petrolike) e di 11″ l’italiano Mattia Gaffuri (Swatt Club). Cadena si impone in classifica con 24″ su Peter e 47″ su Gaffuri
COURSE DE LA PAIX GRAND PRIX JESENÍKY (Repubblica Ceca – Under23)
Il britannico Noah Hobbs (nazionale britannica) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Jeseník – Šumperk, percorrendo 118.4 Km in 2h42′33″, alla media di 43.703 Km/h. Ha preceduto allo sprint il lussemburghese Mathieu Kockelmann (nazionale lussemburghese) e l’austriaco Adrian Stieger (nazionale austriaca). Miglior italiano Gabriele Bessega (nazionale italiana), 4°. Lo spagnolo Pau Martí (nazionale spagnola) si impone in classifica con 2″ su danese Simon Dalby (nazionale danese) e 6″ sull’italiano Simone Gualdi (nazionale italiana)
COPPA DELLA PACE – TROFEO FRATELLI ANELLI (Under23)
L’italiano Diego Bracalente (MBH Bank Ballan CSB) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Sant’Ermete, percorrendo 173.9 Km in 4h14′20″, alla media di 41.025 Km/h. Ha preceduto di 27″ il tedesco Paul Fietzke (Red Bull – BORA – hansgrohe Rookies) e di 36″ il danese Kevin Biehl (General Store – Essegibi – F.Lli Curia)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): ROMA – ROMA
giugno 1, 2025 by Redazione
Filed under Approfondimenti
La 108esima edizione del Giro d’Italia è arrivato al suo atto conclusivo, una pura formalità dopo che ore prima lo sterrato del Colle delle Finestre ha decretato la vittoria finale di Simon Yates
Ieri sullo sterrato del Colle delle Finestre si sono decise le sorti del 108° Giro d’Italia con l’impresa del britannico Simon Yates, che ha imitato quella del suo connazionale Chris Froome sulle medesime strade nel 2018 e ha ribaltato la classifica scavalcando a pedali pari l’ex maglia rosa Isaac Del Toro e Richard Carapaz. Considerati anche i pesanti distacchi affibbiati da Yates nulla potrà mutare oggi dopo la conclusiva passerella disegnata sulle strade di Roma, una pura formalità che si aprirà con un evento eccezionale, perchè per la prima volta nella storia la carovana di una corsa ciclista varcherà i confini della Città del Vaticano. Accadrà fuori corsa, al termine del lungo tratto di trasferimento che ogni giorno viene percorso dai “girini” tra il raduno di partenza e il “chilometro zero” e questo momento sarà coronato dall’incontro tra i corridori e il neoeletto papa Leone XIV. Ricevuta la benedizione del pontefice, la tappa prenderà ufficialmente il via e percorsi i primi 3 Km il gruppo già transiterà dalla linea del traguardo, quest’anno collocato in Via del Circo Massimo, dopo che lo scorso anno il Giro era terminato in Via di San Gregorio e in precedenza in Via dei Fori Imperiali. Si dovrà compiere un primo giro di circuito ampio, lungo quasi 65 km, che porterà i corridori fuori città, prima all’EUR e poi sulla litoranea del Lido di Ostia, per poi tornare a pedalare verso il cuore della capitale. Più corto rispetto a quello affrontato lo scorso anno, l’anello conclusivo misurerà 9.4 Km e dovra essere ripetuto otto volte toccando alcuni dei luoghi più celebri della Città Eterna come le Terme di Caracalla (già sede del raduno di partenza), il Colosseo, i Fori Imperiali, l’Altare della Patria, il lungotevere e la Bocca della Verità, che si lambirà a poche centinaia di metri dal traguardo, dove andrà in scena l’ultima sfida tra i velocisti. Ma non sarà una volata semplice perchè quando all’arrivo mancheranno 300 metri la strada prenderà lentamente a salire proponendo una rampa che, pur non essendo durissima (pendenza massima del 5%), sicuramente si farà sentire e sarà d’impiccio per diversi sprint. È l’ultimo tributo alla salita al termine della “la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo”….
Mauro Facoltosi

Roma vista dalla Basilica di San Pietro e l’altimetria della ventesima tappa (www.thevaticantickets.com)
SALA STAMPA
Italia
Simon Yates, capolavoro sul Finestre per prendersi il Giro. Del Toro e la Uae lo buttano via
Gazzetta dello Sport
Slovenia
Yates v rožnatem, pri UAE pozabili, da del Toro ni Pogačar (Yates in rosa, gli UAE hanno dimenticato che Del Toro non è Pogačar)
Delo
Regno Unito
Simon Yates pulls off stunning comeback to all but seal Giro d’Italia triumph (Simon Yates compie una rimonta incredibile e sigilla il trionfo al Giro d’Italia)
The Guardian
Francia
Simon Yates renverse la course avant la dernière étape (Simon Yates ribalta la corsa prima della tappa finale)
L’Équipe
Spagna
Finestrazzo de Simon Yates
AS
Belgio
Plottwist in de Giro: Simon Yates profiteert van gekibbel en verovert roze trui na aanval op loodzware klim, Chris Harper wint laatste bergrit (Colpo di scena al Giro: Simon Yates trae vantaggio dai litigi e conquista la maglia rosa dopo un attacco in salita estenuante, Chris Harper vince l’ultima tappa di montagna)
Het Nieuwsblad
Paesi Bassi
Yates (Visma) zet Giro op z’n kop en kan eindzege haast niet meer ontgaan – Ruzie Isaac Del Toro en Richard Carapaz leidt tot Giro-coup Simon Yates: ’Hij kan niet koersen’ – Yates prijst Wout van Aert in Giro d’Italia: ’Zijn optreden was kers op de taart’ (Yates (Visma) capovolge il Giro e non può certo mancare la vittoria assoluta – La faida tra Isaac Del Toro e Richard Carapaz porta al colpo di stato del Giro Simon Yates: “Non sa correre” – Yates elogia Wout van Aert al Giro d’Italia: “La sua prestazione è stata la ciliegina sulla torta”)
De Telegraaf
Danimarca
Vildt drama ser ud til at afgøre det hele: Simon Yates triumferer i Giroen efter kæmpe kup (Un dramma selvaggio sembra decidere tutto: Simon Yates trionfa al Giro dopo un colpo di scena)
Politiken
Germania
Machtdemonstration im Schotter-Aufstieg: Yates vor Giro-Sieg (Dimostrazione di potenza sulla salita sterrata: Yates a un passo dalla vittoria del Giro)
Kicker
Repubblica Ceca
Finestre rozhodlo. Simon Yates zaskočil Del Tora a míří za titulem z Gira (Finestre decisivo. Simon Yates sorprende Del Toro e punta al titolo del Giro)
Mladá Fronta Dnes
Usa
Redemption for Yates on epic mountain climb as he closes in on Giro d’Italia title (Riscatto per Yates in una scalata epica in montagna, mentre si avvicina al titolo del Giro d’Italia)
The Washington Post
Colombia
Egan Bernal y Einer Rubio salvaron el top 10 en épica etapa 20 del Giro de Italia: Simon Yates, nuevo líder (Egan Bernal ed Einer Rubio hanno conquistato la top 10 nell’epica 20a tappa del Giro d’Italia: Simon Yates prende il comando)
El Tiempo
Ecuador
Británico Simon Yates acaricia el Giro de Italia: es nuevo líder de la clasificación general y Richard Carapaz ahora es tercero – ‘No ha sabido correr bien y ha ganado el más inteligente’, el ‘palazo’ de Richard Carapaz al mexicano Isaac del Toro, que pierde liderato del Giro de Italia (Il britannico Simon Yates è vicino al Giro d’Italia: è il nuovo leader della classifica generale, mentre Richard Carapaz è ora terzo – “Non sapeva correre bene e ha vinto il più intelligente”, il “colpo” di Richard Carapaz al messicano Isaac del Toro, che perde la testa della corsa al Giro d’Italia)
El Universo
Messico
Simon Yates arrebata liderato del Giro a Isaac del Toro en penúltima etapa (Simon Yates strappa la maglia rosa del Giro a Isaac del Toro)
La Jornada
Australia
Aussie Harper wins and Yates rides into pink at Giro (L’australiano Harper vince e Yates si veste di rosa al Giro)
The West Australian
GLI ORARI DEL GIRO
16.05: partenza ufficiosa da Roma (Viale delle Terme di Caracalla)
16.25: partenza ufficiale dalla Città del Vaticano (Casa Santa Marta)
16.30: primo passaggio dal traguardo (Via del Circo Massimo)
16.10-16.20: traguardo volante di Lido di Ostia (Fontana dello Zodiaco)
16.55-17.05: secondo passaggio dal traguardo (inizio circuito finale)
17.05-17.20: terzo passaggio dal traguardo
17.20-17.35: quarto passaggio dal traguardo
17.30-17.50: traguardo volante al quinto passaggio dal traguardo
17.45-18.05: sesto passaggio dal traguardo
17.55-18.15: settimo passaggio dal traguardo
18.00-18.20: traguardo volante in Via di San Gregorio (con abbuoni)
18.10-18.30: ottavo passaggio dal traguardo
18.20-18.45: nono passaggio dal traguardo
18.35-18.55: arrivo finale a Roma
METEO GIRO
Roma – partenza: nubi sparse, 29°C, vento moderato da S (13-29 Km/h), umidità al 44%
Lido di Ostia (traguardo volante – Km 36.2): nubi sparse, 23°C (percepiti 24°C), vento moderato da S (13-24 Km/h), umidità al 74%
Roma – 3° giro (traguardo volante – Km 96.8): nubi sparse, 27°C, vento moderato da S (19-37 Km/h), umidità al 51%
Roma – arrivo: nubi sparse, 25°C (percepiti 26°C), vento moderato da S (16-34 Km/h), umidità al 62%
DISCOGIRO
Roma capoccia (Antonello Venditti)
GIRO AL CONTRARIO
L’ordine d’arrivo della ventesima tappa
1° Matteo Moschetti
2° Olav Kooij s.t.
3° Taco van der Hoorn s.t.
4° Casper van Uden s.t.
5° Alex Edmondson s.t.
Classifica generale
1° Alexander Krieger
2° Jensen Plowright a 17′26″
3° Gerben Thijssen a 18′39″
4° Niklas Märkl a 23′24″
5° Taco van der Hoorn a 26′41″
Miglio italiano Matteo Moschetti, 7° a 27′31″
L’ULTIMO GIRO DI MAGNI
Riviviamo l’edizione 1955 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose per la terza ed ultima volta in carriera Fiorenzo Magni
4 GIUGNO 1955 – 20a TAPPA: TRENTO – SAN PELLEGRINO TERME (216 Km)
FAUSTO COPPI VINCE A SAN PELLEGRINO E MAGNI RICONQUISTA LA MAGLIA ROSA
Nencini con le lagrime agli occhi ha visto svanire il suo bel sogno
Clamoroso sconvolgimento della classifica che vede ora al secondo posto Fausto a 13 secondi dal primo – Nencini, fuggito coi due assi, è fermato da una foratura, perde 200 metri e non riesce più a riprendere – La formidabile azione dei due campioni che resistono per 140 chilometri alla caccia d’una muta di avversari aumentando continuamente il vantaggio – Oggi il Giro si conclude con la San Pellegrino-Milano – Ha forato quattro volte ed è caduto – La tenace lotta prima della resa – Magni e Coppi non avevano intenzione di attaccare – Gridavano i tifosi: “Evviva la coppia atomica”


31-05-2025
maggio 31, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’australiano Chris Harper (Team Jayco AlUla) si è imposto nella ventesima tappa, Verrès – Sestriere (Vialattea), percorrendo 205 Km in 5h27′29″, alla media di 37.559 Km/h. Ha preceduto di 1′49″ l’italiano Alessandro Verre (Arkéa – B&B Hotels) e il britannico Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike). Yates è la nuova maglia rosa con 3′56″ sul messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e 4′43″ sull’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), 5° a 7′32″
TOUR OF NORWAY
Il belga Maxim Van Gils (Red Bull – BORA – hansgrohe) si è imposto nella terza tappa, Jørpeland – Heja, percorrendo 141.6 Km in 3h23′17″, alla media di 41.794 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Matthew Brennan (Team Visma | Lease a Bike) e il monegasco Victor Langellotti (INEOS Grenadiers). Due italiani in gara: Alessandro Covi (UAE Team Emirates – XRG) 21° a 31″, Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty) 28° a 46″. Brennan è ancora leader della classifica con 16″ su Langellotti e 27″ sull’elvetico Jan Christen (UAE Team Emirates – XRG). Covi 12° a 1′02″, Rota 43° a 10′05″.
TOUR OF NORWAY WOMEN
La belga Justine Ghekiere (AG Insurance – Soudal Team) si è imposta nella prima tappa, Jørpeland – Heja, percorrendo 101 Km in 2h40′12″, alla media di 37.828 Km/h. Ha preceduto di 1″ la britannica Lauren Dickson (Handsling Alba Development Road Team) e di 5″ l’australiana Sarah Gigante (AG Insurance – Soudal Team). Miglior italiana Elisa Valtulini (BePink – Imatra – Bongioanni), 27° a 4′07″. La Ghekiere è la prima leader della classifica con 5″ sulla Dickson e 11″ sulla Gigante. Miglior italiana la Valtulini, 28° a 4′17″
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il neozelandese Aaron Gate (XDS Astana Team) si è imposto nella seconda tappa, Sainte-Suzanne – Bais, percorrendo 210.2 Km in 5h07′37″, alla media di 40.999 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Pierre Latour (Team TotalEnergies) e di 5″ il belga Milan Menten (Lotto). Miglior italiano Alessandro Romele (XDS Astana Team), 30° a 5″. Gate è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo di Latour e 2″ sul francese Thibaud Gruel (Groupama – FDJ). Miglior italiano Vincenzo Albanese (EF Education – EasyPost), 12° a 17″
ALPES ISÈRE TOUR
Il tedesco Moritz Kretschy (Israel Premier Tech Academy) si è imposto nella quarta tappa, Primarette – Saint-Maurice-L’Exil, percorrendo 176.2 Km in 4h10′23″, alla media di 42.223 Km/h. Ha preceduto di 19″ il francese Aubin Sparfel (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team) e l’italiano Thomas Pesenti (Soudal Quick-Step Devo Team). Kretschy è il nuovo leader della classifica con 1″ sull’elvetico Valentin Darbellay (Elite Fondations Cycling Team) e 2″ sul belga Viktor Soenens (Soudal Quick-Step Devo Team). Miglior italiano Pietro Mattio (Team Visma | Lease a Bike Development), 4° a 2″
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il belga Kay De Bruyckere (Pauwels Sauzen – Cibel Clementines) si è imposto nella terza tappa, circuito di Canach, percorrendo 195.4 Km in 4h46′35″, alla media di 40.91 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Clément Petit (Veloce Club Rouen 76) e l’italiano Giovanni Bortoluzzi (General Store – Essegibi – F.Lli Curia). L’olandese Martijn Rasenberg (Parkhotel Valkenburg) è ancora leader della classifica con 6″ sul britannico Thomas Mein (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente) e 7″ sul belga Joppe Heremans (VolkerWessels Cycling Team). Miglior italiano Mattia Negrente (XDS Astana Development Team), 9° a 18″
OBERÖSTERREICH RUNDFAHRT (Austria)
Il messicano Edgar David Cadena (Petrolike) si è imposto nella terza tappa, Bad Schallerbach – Aigen-Schlägl, percorrendo 141.1 Km in 3h22′09″, alla media di 41.88 Km/h. Ha preceduto di 4″ il belga Aaron Dockx (Alpecin-Deceuninck Development Team) e l’ungherese Bálint Feldhoffer (Team United Shipping). Miglior italiano Mattia Gaffuri (Swatt Club), 4° a 6″. Cadena è il nuovo leader della classifica con 6″ su Feldhoffer e 9″ su Dockx. Miglior italiano Lorenzo Galimberti (Petrolike), 6° a 26″
TOUR OF ESTONIA
Il danese Marcus Sander Hansen (BHS – PL Beton Bornholm) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Tartu, percorrendo 164.8 Km in 3h52′37″, alla media di 42.508 Km/h. Ha preceduto di 3′04″ lo svedese Ville Merlöv (nazionale svedese) e di 5′04″ il connazionale Niklas Larsen (BHS – PL Beton Bornholm). Miglior italiano Filippo Ridolfo (Team Novo Nordisk), 10° a 1′14″. Hansen si impone in classifica con 1′34″ su Merlöv e 2′09″ sul connazionale Mads Andersen (AIRTOX – Carl Ras). Miglior italiano Ridolfo, 33° a 1′43″.
LADIES TOUR OF ESTONIA
La polacca Karolina Kumiega (nazionale polacca) si è imposta nella corsa estone, circuito di Tartu, percorrendo 104.2 Km in 3h01′13″, alla media di 34.5 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Malwina Mul (nazionale polacca) e di 31″ la finlandese Heidi Antikainen (nazionale finlandese). Nessuna italiana in gara
TOUR OF IRAN
Il turco Tahir Yiğit (Spor Toto Cycling Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Sareyn – Tabriz, percorrendo 198.4 Km in 4h53′05″, alla media di 40.616 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’eritreo Milkias Maekele (BIKE AID) e l’iraniano Aidin Aliyari (nazionale iraniana). Nessun italiano in gara. L’iraniano Saeid Safarzadeh (nazionale iraniana) si impone in classifica con 3″ su Maekele e 30″ sull’eritreo Yoel Habteab (BIKE AID)
COURSE DE LA PAIX GRAND PRIX JESENÍKY (Repubblica Ceca – Under23)
Il danese Simon Dalby (nazionale danese) si è imposto nella terza tappa, Zábřeh – Dlouhé stráně, percorrendo 131 Km in 3h22′28″, alla media di 38.821 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Peter Øxenberg (nazionale danese) e lo spagnolo Pau Martí (nazionale spagnola). Miglior italiano Simone Gualdi (nazionale italiana), 4°. Martí è il nuovo leader della classifica con 2″ su Dalby e 6″ su Øxenberg. Miglior italiano Gualdi, 4° a 8″
LE FINESTRE PARLANO ANCORA INGLESE: YATES SI RIPRENDE QUELLO CHE AVEVA LASCIATO LASSÙ NEL 2018
Con una grande impresa Simon Yates vince il Giro d’Italia sulla stessa salita sulla quale lo aveva perduto nel 2018. Del Toro e Carapaz si marcano agevolando Yates ma gli errori più gravi sono di Del Toro e della UAE.
Una bellissima tappa ha ribaltato il Giro d’Italia grazie all’attacco di Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike), che si è inserito nella battaglia in corso tra Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e Richard Carapaz (EF Education – EasyPost) e si è involato verso la Cima Coppi, trovando in discesa un passistone con un grande motore come Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike), che gli ha permesso di incrementare il vantaggio nel tratto in falsopiano.
Yates ha fatto una grande impresa come quella che il connazionale Froome aveva fatto proprio ai suoi danni nel 2018 e quindi bisogna attribuirgli il merito della sua stupenda azione, ma vanno parimenti sottolineati i gravissimi errori della UAE e di Del Toro.
Il primo errore della formazione emiratina è stato quello di non inserire un uomo nella fuga, che in una tappa come quella di oggi era una mossa praticamente obbligata vieppiù pensando a che corridore aveva inserito la squadra del terzo della classifica.
Quando Carapaz ha attaccato all’inizio della salita del Colle delle Finestre Del Toro ha risposto molto bene mentre Yates ha proseguito regolare con il suo passo, comunque ottimo, e si è riportato sulla coppia. Nella girandola di scatti e attacchi Yates è stato lasciato andare e sin lì ci può anche stare, visto che non si può rispondere a tutti colpo su colpo, ma quando il vantaggio di Yates aveva superato il minuto Del Toro e Carapaz hanno fatto quasi una sorta di surplace, al punto che Derek Gee (Israel – Premier Tech), che si staccava ad ogni scatto, non solo si riportava sulla coppia dei sudamericani ma rilanciava la velocità semplicemente proseguendo con il proprio passo.
Ora un uomo in maglia rosa sotto attacco non può permettersi di giocare a chi va più piano perché ovviamente per Carapaz arrivare secondo o terzo non fa grossa differenza.
Chi rischiava di perdere il giro era Del Toro che, quindi, doveva mettersi in testa e andare al massimo che poteva per cercare di evitare che il vantaggio lievitasse troppo.
Sicuramente sulla salita avrebbe limitato i danni, visto che il gioco tattico con Carapaz è andato avanti per diversi chilometri. Allo stesso modo in discesa e nel tratto in falsopiano verso il Sestriere invece di chiedere collaborazione a Carapaz e passeggiare dopo aver ricevuto un diniego avrebbe dovuto mettersi a testa bassa e andare a tutta.
Probabilmente avrebbe perduto lo stesso, visto che Yates aveva trovato Van Aert, ma sarebbe stato certamente meglio che consegnare il giro su un piatto d’argento al britannico.
Ovviamente questo non cancella tutte le cose ottime che Del Toro ha mostrato in questo Giro d’Italia, ma quello di oggi è stato un gravissimo errore che nemmeno un giovane deve commettere. Quando Yates è davanti con un minuto di vantaggio la maglia rosa deve prendere l’iniziativa. Non era Carapaz che rischiava di perdere il Giro ma Del Toro. Ora è possibile che Del Toro fosse al limite, però certamente poteva provare ad andare del suo passo senza quasi fermarsi nei momenti in cui Carapaz rallentava per costringerlo ad andare davanti.
Yates ha giocato di esperienza, ma certamente l’errore della Uae e quello di Del Toro hanno facilitato non poco la riuscita dell’impresa.
La tappa è stata caratterizzata da una fuga di circa 30 corridori formatasi in più tempi, che è andata via nelle fasi iniziali della corsa e ha raggiunto un vantaggio massimo di circa 10 minuti
Il tentativo era composto da Timo Kielich (Alpecin-Deceuninck), Sylvain Moniquet (Cofidis), Dries De Bondt (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Enzo Paleni (Groupama-FDJ), Kim Heiduk (Ineos Grenadiers), Jacopo Mosca (Lidl-Trek) e Gianmarco Garofoli (Soudal Quick-Step),Francesco Busatto (Intermarché – Wanty), Mads Pedersen (Lidl-Trek), Carlos Verona (Lidl-Trek), Jon Barrenetxea (Movistar Team), Ethan Hayter (Soudal Quick-Step) e Manuele Tarozzi (VF Group Bardiani CSF – Faizanè),Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck), Jimmy Janssens (Alpecin-Deceuninck), Alessandro Verre (Arkea-B&B Hotels), Pello Bilbao (Bahrain Victorious), Fran Miholjević (Bahrain Victorious), Stefano Oldani (Cofidis), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Sven Erik Bystrøm (Groupama-FDJ), Kévin Geniets (Groupama-FDJ), Rémy Rochas (Groupama-FDJ), Kevin Colleoni (Intermarché – Wanty), Simon Clarke (Israel – Premier Tech), Jefferson Cepeda (Movistar Team), Chris Harper (Team Jayco AlUla), Mattia Bais (Team Polti VisitMalta), Mirco Maestri (Team Polti VisitMalta), Wout van Aert (Team Visma | Lease A Bike) e Martin Marcellusi (VF Group Bardiani CSF – Faizanè).
Sul Colle delle Finestre la fuga ha perso via via pezzi, finché non sono restati davanti solo Harper e Verre. Quest’ultimo ha provato a tenere il ritmo dell’australiano ma non è riuscito nell’impresa. Verre è stato, però, bravo e gestirsi e a non naufragare, cosa che gli ha permesso di resistere al ritorno di Yates e di guadagnare il secondo posto.
La corsa dei big è stata tutta un’altra cosa. La EF di Carapaz ha tirato per lunghi tratti sino alle prime rampe del Colle delle Finestre, quando l’ultimo uomo ha aperto il gas per lanciare l’attacco di Carapaz, che è stato molto violento e potrebbe aver causato problemi allo stesso corridorre. Del Toro ha risposto prontamente, mentre Yates ha proseguito regolare in progressione ed è riuscito a riportarsi sulla coppia di sudamericani. I primi 3 della generale hanno proseguito assieme per qualche chilometro, alternandosi negli scatti, mentre il quarto, Gee, andava su costante, come da sue caratteristiche. L’ennesimo scatto di Yates ha visto un rallentamento da parte di Carapaz e Del Toro, che si guardavano in faccia perché probabilmente entrambi aspettavano che fosse l’altro a rispondere e così, pian piano, Yates ha guadagnato secondi. L’impressione è stata che Carapaz fosse in grado di seguire Yates e questo è stato forse il più grave errore commesso dall’ecuadoriano, non certo quello di non collaborare con Del Toro (come pure vari opinionisti hanno sostenuto).
Il patatrac ha iniziato a materializzarsi quando Carapaz e Del Toro non inseguivano affatto e anzi quasi si fermavano, consentendo diverse volte il rientro di Gee. In questa fase Yates ha guadagnato oltre un minuto, divenuti un minuto e mezzo in vetta al Finestre. Nei primi chilometri della discesa il britannico ha trovato Van Aert, che si era inserito nella fuga proprio con lo scopo di aiutare il capitano, in un tratto adattissimo alla caratteristiche del belga e, a quel punto, è finita la corsa. Dietro Del Toro e Carapaz non potevano certo competere con un motore come quello di Van Aert, ciò tuttavia non giustifica comunque la totale arrendevolezza dei due, che litigavano su chi dovesse tirare.
Ovviamente, le colpe maggiori ricadono su Del Toro perché era lui in maglia rosa e Carapaz, non essendo riuscito a staccarlo sul Colle delle Finestre, non aveva più alcun interesse a collaborare, dato che per lui arrivare secondo o terzo non avrebbe fatto certo la differenza.
Se Carapaz avesse collaborato con Del Toro, anche nell’ipotesi in cui fossero riusciti a chiudere su Yates, l’ecuadoriano non avrebbe comunque vinto ma avrebbe al massimo fatto secondo, invece che terzo (cosa che per uno che il Giro lo ha vinto non avrebbe fatto grande differenza).
Del Toro, a quel punto, avrebbe dovuto provare ad andare a tutta, invece che proseguire a velocità da gita domenicale, anche se con Van Aert davanti sarebbe stato comunque difficile recuperare.
L’andatura blanda ha consentito il rientro del gruppo di Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe) e Damiano Caruso (Bahrain – Victorious) che era in ritardo di ben due minuti al GPM di Colle delle Finestre.
Terminato il lavoro di Van Aert, Yates ha proseguito di ottimo ritmo sulle dolci rampe verso Sestriere e, mentre Harper tagliava il traguardo braccia al cielo, il britannico pregustava quella maglia rosa che aveva dovuto cedere a Chris Froome proprio sul Colle delle Finestre nel 2018 (quando la tappa, però, terminò sopra Bardonecchia).
Il gruppo maglia rosa con tutti i big, eccetto Egan Bernal (INEOS Grenadiers), è arrivato con quasi 6 minuti di ritardo da Yates, che si ritrova quindi in maglia rosa con un vantaggio di poco inferiore ai 4 primi su Del Toro, con Carapaz sul gradino più basso del podio.
Ottimo Caruso che, a 38 anni, entra in top five grazie alla sua grande esperienza e solidità, mentre Pellizzari ha conquistato un ottimo sesto posto dopo aver lasciato diversi minuti sulla strada per aiutare il capitano Primoz Roglic, ritiratosi a causa di vari problemi fisici in gran parte dovuti alla cadute.
Si chiuderà domani un Giro d’Italia molto emozionante che ha visto delle belle sfide nelle tappe intermedie e insidiose forse più che sulle grandi montagne, con l’eccezione della tappa di oggi.
A questo punto, occhi puntati sul Tour de France e sulle storiche corse di preparazione, Criterium del Delfinato e Giro di Svizzera.
Benedetto Ciccarone

Yates all'attacco verso il Colle delle Finestre (Getty Images)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): VERRÈS – SESTRIERE
maggio 30, 2025 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Il Colle delle Finestre sarà l’ultimo giudice del Giro d’Italia. Sugli 8 Km privi d’asfalto che si dovranno percorrere per arrivare fino alla Cima Coppi potrà accadere di tutto e ribaltarsi proprio in extremis la classifica generale della Corsa Rosa
Siamo arrivati all’ultima grande salita del Giro d’Italia 2025. Anzi, la salita per eccezione del Giro 2025 e non soltanto perchè sarà una delle più lunghe di questa edizione (18.4 Km), per la sua pendenza media di tutto riguardo (9.2%) e perchè porterà il gruppo fino a 2178 metri sul livello del mare assegnando così la Cima Coppi. Ma, soprattutto, perchè risponde al nome di Colle delle Finestre e questo vorrà dire che nel finale bisognerà percorrere otto chilometri sullo sterrato. Sulla strada bianche che nel 2018 vide nascere una delle ultime grandi imprese siglate sulle strade della Corsa Rosa – se ne parla più in basso – potrebbe davvero capitare di tutto. Il tappone valdostano ha detto poco o nulla, se non ribadire che al momento i corridori che ne hanno di più sono Isaac Del Toro e Richard Carapaz, con l’ago della bilancia tendente a pendere leggermente a favore del messicano. Ma per portare a termine la frazione di Champoluc di fatica ne hanno fatta molta, molta, moltissima e oggi il Finestre potrebbe chiederne il conto, magari già dai tronconi ancora in asfalto. Si prospetta un’altra giornata storica per il ciclismo e stavolta il percorso potrebbe più favorire un corridore come Carapaz, che è abituato “geneticamente” alle alte quote essendo originario di El Carmelo, centro dell’Ecuador situato ad oltre 2800 metri d’altezza, esattamente agli antipodi rispetto a Ensenada, il centro affacciato sull’Oceano Pacifico del quale è nativa l’attuale maglia rosa. Ma crisi clamorose o sfortune raccolte lungo lo sterrato, naturale fonte di forature, potrebbero anche rimettere in discussione la vittoria finale per questi due corridori e favorire chi li segue in classifica. Anche perchè se uno dei big dovesse forare sicuramente gli avversarsi, in queste particolare situazione, non staranno certo lì a “fairplayzzare”
Mauro Facoltosi

Il Colle delle Finestre e l’altimetria della diciannovesima tappa (www.mondociclismo.it)
I VALICHI DELLA TAPPA
Col San Giovanni (1116 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 197 “del Colle del Lys” nel corso della salita da Viù al Colle del Lys.
Colle del Lys (1311 metri). Aperto tra i monti Arpone e Pelà, è valicato dalla Strada Provinciale 197 “del Colle del Lys” e mette in comunicazione Viù con Almese. Talvolta il suo nome viene scritto “Lis”. Il Giro d’Italia l’ha inserito nel tracciato per la prima volta nel 2018, all’inizio del tappone che da Venaria Reale conduceva a Bardonecchia, vinto dal britannico Chris Froome, dopo che in vetta al Lys era transitato per primo lo spagnolo Luis León Sánchez. L’anno successivo è stato affrontato in occasione della tappa Pinerolo – Ceresole Reale, terminata ai 2247 metri del Lago Serrù con l’affermazione del russo Il’nur Zakarin: in questa occasione era stato l’abruzzese Giulio Ciccone a transitare per primo in vetta.
Colletto di Meana (1455 metri). Segnalato semplicemente come “Il Colletto” sulle cartine del Giro, viene toccato dalla Strada Proviciale 172 “del Colle delle Finestre” lungo la salita al Colle delle Finestre. Il valico si trova nel punto nel quale inizia il tratto sterrato.
Colle delle Finestre (2176 metri). Quotato 2178 sulle cartine del Giro, è costituito dai monti Carlei e Pintas ed è valicato dalla Strada Proviciale 172 “del Colle delle Finestre”, che mette in comunicazione Meana di Susa con Fenestrelle. Il Giro d’Italia l’ha valicato per la prima volta il 28 maggio del 2005, nel finale della tappa Savigliano – Sestriere, che vide Danilo Di Luca transitare primo in vetta mentre il successo di giornata andò al venezuelano José Rujano. Nel 2011, partendo da Verbania, il bielorusso Vasil’ Kiryenka fece man bassa conquistando prima il GPM e poi il traguardo di tappa, sempre fissato al Sestriere. Nel 2015 la tappa, partita da Saint-Vincent, sarà dominata dai corridori dell’Astana con Mikel Landa primo sul Finestre e Fabio Aru vincitore di tappa, nuovamente al Sestriere, bissando il successo conseguito ventiquattrore prima a Cervinia. La scalata che consacrerà il Colle delle Finestre nell’olimpo delle grandi salite porta, invece, la data del 25 maggio del 2018, giorno della storica impresa di Froome durante la già citata Venaria Reale – Bardonecchia: il britannico partì sullo sterrato a più di 80 Km dall’arrivo e percorse in solitaria tutta la restante parte della tappa, giungendo al traguardo con tre minuti spaccati di vantaggio sul corridore che gli terminò più vicino, l’ecuadoriano Richard Carapaz. Lo scorso anno, infine, proprio in vetta al passo è terminato la tappa conclusiva, vinta dallo spagnolo Pablo Torres, del Tour de l’Avenir, la Grande Boucle riservata ai dilettanti: si dice che questo arrivo sia stato organizzato per valutare la possibilità, in futuro, di farvi concludere una tappa del Tour dei professionisti.
Colle di Sestriere (2033 metri). È l’ampia depressione che separe il Monte Fraitève e dalla Punta Rognosa di Sestriere. Vi transita la Strada statale 23 “del Colle di Sestriere” tra Cesana Torinese e Pragelato. Da Cesana vi sale anche il vecchio tracciato della statale, che transita per Sauze di Cesana. Sull’altimetria ufficiale della tappe è riportata l’erronea grafia francese spesso utilizzata di Sestrière. La corsa l’ha superato per la prima volta nel 1911, nel corso della Mondovì – Torino vinta dal francese Lucien Georges Mazan, più conosciuto con il soprannome di “Petit Breton”. Dal 1933, anno dell’istituzione della classifica GPM, è stato inserito 19 volte sul tracciato della corsa rosa, con le ultime tre scalate che sono state effettuate nel 2020 in occasione della penultima tappa, modificata all’ultimo momento per la neve e partita da Alba: al termine della prima ascensione (dal versante di Pragelato) scollinò per primo il siciliano, mentre le altre due scalate – dal versante di Sauze – videro la prima il passaggio in testa del colombiano Einer Rubio e la seconda la vittoria (era arrivo di tappa) del britannico Tao Geoghegan Hart. Il Sestriere è stato spesso inserito anche nel tracciato del Tour, l’ultima volta lo scorso anno subito dopo la partenza della tappa Pinerolo – Valloire, vinta dallo sloveno Tadej Pogacar, con il Sestriere andato ad arricchire il palmares del gallese Stephen Williams.
SALA STAMPA
Italia
Del Toro, altro mattoncino rosa: resiste agli attacchi di Carapaz, ora manca solo il Finestre
Gazzetta dello Sport
Slovenia
Francozu kraljevska etapa, Mehičan še bližje zmagi na Giru – Slovenija bo žezlo Gira predala Latinski Ameriki (Tappa regale per il francese, il messicano ancora più vicino alla vittoria al Giro – La Slovenia cederà lo scettro del Giro all’America Latina)
Delo
Regno Unito
Del Toro tightens grip on pink jersey as Prodhomme wins stage 19 (Del Toro rafforza la maglia rosa mentre Prodhomme vince la 19a tappa)
The Guardian
Francia
Prodhomme triomphe, Del Toro grappille (Prodhomme trionfa, Del Toro agguanta)
L’Équipe
Spagna
Finestre dictará sentencia (Il Colle delle Finestre emetterà una sentenza)
AS
Belgio
Nicolas Prodhomme rondt vroege vlucht succesvol af, favorieten bestoken elkaar nauwelijks in loodzware negentiende etappe (Nicolas Prodhomme completa con successo la fuga iniziale, i favoriti si attaccano a malapena a vicenda nell’estenuante diciannovesima tappa)
Het Nieuwsblad
Paesi Bassi
Prodhomme wint negentiende etappe in Giro, roze trui blijft voor Del Toro (Prodhomme vince la 19a tappa del Giro, la maglia rosa resta a Del Toro)
De Telegraaf
Germania
Prodhomme gewinnt Königsetappe als Solist – Finales Duell um Rosa vertagt (Prodhomme vince la tappa regina da solista – Rinviato il duello finale la maglia rosa)
Kicker
Repubblica Ceca
Carapaz na Giru útočil, ale Del Toro s přehledem odolal a dál hájí růžový dres (Carapaz ha attaccato al Giro, ma Del Toro ha resistito facilmente e continua a difendere la maglia rosa)
Mladá Fronta Dnes
Usa
Del Toro stays in pink at Giro d’Italia after first of two mountain showdowns (Del Toro resta in rosa al Giro d’Italia dopo la prima delle due sfide in montagna)
The Washington Post
Colombia
Egan Bernal y Einer Rubio no bajan los brazos y siguen en la pelea del Giro de Italia tras la montañosa etapa 19 (Egan Bernal ed Einer Rubio non si arrendono e sono ancora in lizza per il Giro d’Italia dopo la 19a tappa montuosa)
El Tiempo
Ecuador
Richard Carapaz llega tercero en etapa 19 del Giro de Italia, que la ganó el francés Nicolas Prodhomme (Richard Carapaz è arrivato terzo nella tappa 19 del Giro d’Italia, vinta dal francese Nicolas Prodhomme)
El Universo
Messico
Del Toro refuerza liderato en el Giro de Italia al subir al podio (Del Toro rafforza la sua leadership al Giro d’Italia con un podio)
La Jornada
Australia
Del Toro touches the heights as Giro triumph beckons (Del Toro tocca le vette mentre il trionfo del Giro si avvicina)
The West Australian
GLI ORARI DEL GIRO
10.50: partenza da Verrès
12.05-12.20: traguardo volante di Rocca Canavese
12.15-12.25: GPM di Corio
13.20-13.40: GPM del Colle del Lys
13.50-14.10: traguardo volante di Chiusa di San Michele
14.15-14.40: inizio salita Finestre
14.45-15.20: inizio sterrato
14.55-15.30: traguardo volante di Bergerie Le Casette (con abbuoni)
15.10-15.45: GPM del Colle delle Finestre (Cima Coppi)
15.25-16.00: inizio salita finale
15.55-16.35: arrivo al Sestriere
METEO GIRO
Verrès: nubi sparse, 28°C (percepiti 27°C), vento moderato da SE (3-25 Km/h), umidità al 38%
Corio (GPM – Km 69.2): nubi sparse, 23°C (percepiti 25°C), vento moderato da SE (6-22 Km/h), umidità al 61%
Viù (Km 100): pioggia debole (0.1 mm), 23°C (percepiti 25°C), vento moderato da SE (7-27 Km/h), umidità al 65%
Chiusa di San Michele (traguardo volante – Km 137.1): nubi sparse, 26°C (percepiti 27°C), vento moderato da SE (6-28 Km/h), umidità al 62%
Sestrière: pioggia debole (0.6 mm), 23°C (percepiti 25°C), vento moderato da SE (4-29 Km/h), umidità al 37%
DISCOGIRO
Sud America (Paolo Conte)
GIRO AL CONTRARIO
L’ordine d’arrivo della diciannovesima tappa
1° Matevz Govekar
2° Sam Bennett s.t.
3° Tord Gudmestad s.t.
4° Maikel Zijlaard s.t.
5° Niklas Märkl s.t.
Miglior italiano: Filippo Fiorelli, 9° (s.t.)
Classifica generale
1° Alexander Krieger
2° Gerben Thijssen a 15′46″
3° Jensen Plowright a 16′21″
4° Niklas Märkl a 18′04″
5° Gijs Van Hoecke a 24′56″
Miglio italiano Matteo Moschetti, 8° a 28′25″
L’ULTIMO GIRO DI MAGNI
Riviviamo l’edizione 1955 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose per la terza ed ultima volta in carriera Fiorenzo Magni
3 GIUGNO 1955 – 19a TAPPA: CORTINA D’AMPEZZO – TRENTO (227 Km)
FALLISCE L’ATTACCO DI COPPI SUL PASSO ROLLE – DOTTO VINCE A TRENTO E NENCINI CONSERVA LA MAGLIA ROSA
Fausto racconta la sua corsa – “Ho capito che non c’era niente da fare
La grande tappa dolomitica non ha mantenuto le promesse – Il francese stacca tutti sull’ultima salita e giunge solo al traguardo – Magni batte in volata il gruppo inseguitore – Classifica generale immutata – Oggi la Trento-San Pellegrino di Km. 210 – Il vincitore della tappa è nato in Bretagna da genitori veneti – Geminiani ha dato lo spunto all’offensiva del compagno di squadra – La gioia di Nencini – Niente di deciso per il Tour


NEL TAPPONE NON SUCCEDE (QUASI) NULLA: A CHAMPOLUC VINCE PRODHOMME, DEL TORO E CARAPAZ ASSIEME ALL’ARRIVO
Era la tappa più dura ma la montagna ha partorito il topolino di un solo attacco sull’ultima e più facile delle cinque salite previste, con la maglia rosa Del Toro e il suo più diretto avversario Carapaz da soli all’arrivo con una ventina di secondi di vantaggio sugli altri “big” della classifica. Troppo tardi per la vittoria di tappa, che grazie alla scarsa belligeranza in gruppo è andata al fuggitivo Nicolas Prodhomme
La diciannovesima e terzultima tappa del 108esimo Giro d’Italia è considerata da molti appassionati la più importante di questa edizione presentando ben 5 GPM, di cui tre di prima categoria, e una lunghezza che, pur inferiore a quella dei famosi tapponi di una volta, è pur sempre ragguardevole con i suoi 166 chilometri. La partenza è fissata a Biella, alle ore 12.30, e il percorso, dopo avere oltrepassato Ivrea, supera il valico di Croce Serra (GPM di terza categoria, 11 chilometri al 5%, abbastanza regolari), piega verso Nord e imbocca la valle della Dora Baltea, la più importante della Val d’Aosta, risalendo verso il capoluogo. All’altezza di Verres si devia in una valle laterale che conduce al Col Tzecore (GPM di prima categoria, ben 16 chilometri all’8% con punte del 15%), da cui si ridiscende nuovamente nella valle della Dora Baltea, passando per Saint-Vincent e Chatillon. Ben presto il percorso devia nuovamente verso Nord, arrampicandosi sino al colle di Saint Pantaléon (GPM di prima categoria, altri 16 chilometri al 7% con punte del 12%), per poi ridiscendere a Saint-Vincent, proseguire in direzione del Col de Joux (terzo GPM di prima categoria: 15 chilometri al 7% con punte del 12%) e scendere infine a Brusson nella Val d’Ayas, dove mancheranno 15 chilometri al traguardo. Da Brusson si risale al paese di Antagnod (GPM di seconda categoria, gli ultimi 4 chilometri hanno una pendenza del 6% con punte dell’11%), e infine si scende al traguardo, situato a Champoluc dopo 5 chilometri di discesa.
In un Giro caratterizzato dal crollo di buona parte dei favoriti a causa di incidenti di ogni tipo e che presenta una classifica molto corta, con i primi cinque racchiusi in tre minuti e con nessun corridore che ha mai dato l’impressione di poter dominare a suo piacimento, pronosticare l’esito di una tappa come quella odierna è molto difficile. Certamente l’ecuadoriano Richard Carapaz (EF Education – EasyPost), secondo a 41 secondi, il colombiano Egan Bernal (INEOS Grenadiers), sesto a 4’43” e il nostro giovane Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe), settimo a 5’02”, tutti ottimi scalatori, sono tra i corridori più accreditati, sia per vincere la tappa, sia per insidiare il primato dell’attuale leader della classifica, il sorprendente messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), vincitore mercoledì sul traguardo di Bormio dopo un cedimento nella tappa precedente. Ma molti altri corridori, che sinora hanno risparmiato energie e non si sono fatti notare, potrebbero sorprendere, a partire dal terzo in classifica, il britannico Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike), leader di una squadra orfana del grande Jonas Vingegaard e del desaparecido americano Sepp Kuss, del quale si sono perse le tracce dopo le grandi fatiche della stagione 2023.
La partenza avviene con un tempo eccellente, anche troppo (ben 26 gradi di temperatura), che arriva dopo il maltempo e il freddo dei giorni scorsi e potrebbe causare ulteriori difficoltà ai corridori. Sulla salita di Croce Serra diversi uomini escono dal gruppo e un po’ per volta si viene a ricreare la situazione della tappa di ieri, con una trentina di uomini in fuga e tra questi ci sono molti cacciatori di tappe, come Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike), Mads Pedersen (Lidl – Trek) e il nostro Christian Scaroni (XDS Astana Team), tutti già vincitori nei giorni scorsi, ma anche Romain Bardet (Team Picnic PostNL), David Gaudu (Groupama – FDJ) e Pello Bilbao (Bahrain – Victorious). Il solo uomo di classifica presente nella fuga è il nostro Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), 15esimo a un quarto d’ora dalla maglia rosa, ma che non è apparso brillante nei giorni scorsi e non rappresenta un pericolo per gli uomini di classifica, tutti riuniti nel gruppo principale che segue a un paio di minuti.
A transitare primo sul GPM di Croce Serra è Mattia Cattaneo (Soudal Quick-Step); il leader della classifica degli scalatori, Lorenzo Fortunato (XDS Astana Team), non è presente nella fuga in quanto ha ormai vinto matematicamente questa classifica e non ha più interesse a transitare primo sui GPM che si succederanno oggi e domani. Sulla dura salita del Col Tzecore il vantaggio dei fuggitivi supera i due minuti e mezzo, ma qualcuno inizia a perdere terreno; cedono, fra gli altri, Pedersen e Van Aert, ma sia davanti, sia dietro nessuno si muove e pochissimo cambia nella composizione dei vari gruppi e nei distacchi. Il plotoncino dei migliori è comunque capeggiato dagli uomini della maglia rosa, che forse teme un attacco di Carapaz, il quale a sua volta ha due uomini nella fuga (fra questi il forte scalatore Georg Steinhauser, molto brillante l’anno scorso proprio al Giro, dove ha anche vinto la tappa con arrivo al passo Brocon davanti a Pogacar).
Sul Col Tzecore passa per primo Scaroni, secondo nella classifica degli scalatori; l’Astana, con ogni evidenza, vuole anche ottenere il secondo posto in questa classifica dopo essersi già assicurata il primo. Il gruppo dei fuggitivi è composto ancora da 24 corridori, mentre il gruppo dei migliori transita a quasi tre minuti. Nella discesa, lunga e pericolosa, non ci sono cadute ed è già molto di questi tempi; il vantaggio dei fuggitivi aumenta sino a tre minuti e mezzo. Dopo 92 chilometri inizia la terza salita, il Colle di Saint Pantaléon. La fatica inizia a farsi sentire e i fuggitivi cominciano a cedere. Alcuni di loro, come Scaroni, Gaudu e Bardet, si staccano mentre nel gruppo principale iniziano a tirare gli uomini di Carapaz, sia pure senza dare il massimo. Il ritardo del gruppo scende molto lentamente e la situazione cambia solo quando a tirare si mettono gli uomini di Yates, gli olandesi Wilco Kelderman e Steven Kruijswijk. A questo punto il gruppo con i primi in classifica si riduce a una quindicina di unità e il suo ritardo scende a due minuti. Nessuno dei migliori sembra voler cedere, anche se occasionalmente Bernal appare in difficoltà. In cima al colle di Saint Pantaléon i fuggitivi sono rimasti in otto: è il francese Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale Team), quest’anno in evidenza al Tour of des Alps, a transitare per primo. Il gruppo con i migliori passa a due minuti. La discesa allunga di nuovo le distanze e all’attacco del Col de Joux i migliori sono nuovamente a tre minuti dai fuggitivi. Mancano 36 chilometri all’arrivo e non è ancora successo niente di importante, se non un po’ di schermaglie fra Del Toro, Carapaz e Yates, i cui uomini si sono alternati in testa al gruppetto dei migliori. Nessuno di questi ha ceduto e l’unico motivo di interesse sembra, al momento, la prova d’orgoglio del nostro Tiberi, che è ancora nel gruppetto dei fuggitivi. Il Col de Joux inizia a mietere vittime e davanti rimangono in tre (Tiberi, Prodhomme e Carlos Verona della Lidl – Trek, vincitore ad Asiago qualche giorno fa), mentre il gruppetto dei migliori perde prima Adam Yates (UAE Team Emirates – XRG), nono in classifica, e poi Davide Piganzoli (Team Polti VisitMalta), Kruijswijk, Kelderman e Bilbao, quest’ultimo reduce dalla fuga. A metà salita il gruppetto ha ancora un minuto e mezzo da recuperare ai primi tre, dai quali si è staccato Prodhomme che sta tentando l’azione solitaria. A 5 chilometri dallo scollinamento i migliori si riportano su Verona e Tiberi e resta quindi in fuga il solo Prodhomme. Gli uomini della UAE, ancora numerosi, iniziano a tirare il gruppetto, con Rafał Majka particolarmente attivo: a due chilometri dal GPM sono ancora insieme i primi dieci della classifica generale, tranne Yates, e in più Majka, l’americano Brandon McNulty (UAE Team Emirates – XRG) e Tiberi. Prodhomme è sempre in fuga e mantiene un minuto di vantaggio. A un chilometro dalla cima Carapaz accelera, ma Yates e Del Toro gli sono subito a ruota. Prodhomme scollina per primo con 50 secondi di vantaggio sugli inseguitori e nulla cambia lungo la discesa. Sulla salita verso Antagnod Prodhomme insiste con molta convinzione, nella speranza che dietro tutti continuino a guardarsi come hanno fatto per tutta la tappa, e aumenta il suo vantaggio sino a 1 minuto e mezzo quando mancano 11 chilometri al traguardo. A 9 chilometri nulla è cambiato: Majka e McNulty tirano sempre il gruppetto dei migliori cercando di impedire ogni attacco. A 7 chilometri, infine, Carapaz attacca e Del Toro gli rimane incollato. Nessun altro riesce a seguirli, mentre davanti Prodhomme mantiene più di un minuto di vantaggio. Il solo Peliizzari fa un paio di tentativi, ma invano, mentre la coppia in fuga guadagna qualcosa, ma senza fare il vuoto sugli inseguitori. Prodhomme è primo anche ad Antagnod, a 5 chilometri dal traguardo, con un minuto di vantaggio sulla coppia Carapaz-Del Toro. Dopo altri 20 secondi passano gli altri dieci corridori rimasti nel gruppetto dei migliori. La discesa è rapida e non succede più nulla: dopo pochi minuti Prodhomme va a vincere la tappa (con un tempo complessivo di 4 ore e 50 minuti) e alle sue spalle Carapaz e Del Toro, che arrivano a 58 secondi, sprintano per il secondo posto, col messicano che prevale e guadagna un paio di secondi (solo di abbuono) sul rivale. A un minuto e 22 secondi arrivano gli altri dieci e la tappa si chiude senza il minimo scossone, sia pure con un brivido finale causato da una caduta di Pellizzari a pochi metri dal traguardo, per fortuna senza gravi conseguenze. Come ribadiscono anche in telecronaca, la montagna ha partorito il proverbiale topolino e nulla è cambiato in classifica generale. Anche il fatto che la tappa sia stata vinta da un uomo rimasto in fuga sin dai primi chilometri fa capire come tutti i migliori si siano sostanzialmente guardati dall’inizio alla fine senza mai attaccare seriamente. Isaac Del Toro è sempre più vicino a vincere, a sorpresa, il Giro d’Italia e domani si corre l’ultima tappa che potrebbe cambiare la classifica, nella speranza che chi vuole vincere il Giro si dia veramente da fare.
Andrea Carta

Carapaz attacca Del Toro sulla salita verso Antagnod (foto Tim de Waele/Getty Images)
30-05-2025
maggio 30, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il francese Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale Team) si è imposto nella diciannovesima tappa, Biella – Champoluc, percorrendo 166 Km in 4h50′35″, alla media di 34.276 Km/h. Ha preceduto di 58″ il messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates – XRG) e l’ecuadoriano Richard Carapaz (Team Visma | Lease a Bike). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), 4° a 1′22″. Del Toro è ancora in maglia rosa con 43″ su Carapaz e 1′21″ sul britannico Simon Yates (Team Visma | Lease a Bike). Miglior italiano Caruso, 5° a 3′36″
TOUR OF NORWAY
Il britannico Matthew Brennan (Team Visma | Lease a Bike) si è imposto nella seconda tappa, Egersund – Oltedal, percorrendo 208.1 Km in 5h09′12″, alla media di 40.382 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Maxim Van Gils (Red Bull – BORA – hansgrohe) e il monegasco Victor Langellotti (INEOS Grenadiers). Due italiani in gara: Alessandro Covi (UAE Team Emirates – XRG) 20° a 5″, Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty) 43° a 22″. Brennan è il nuovo leader della classifica con 12″ su Langellotti e 15″ sull’olandese Tibor Del Grosso (Alpecin – Deceuninck). Covi 13° a 21″, Rota 63° a 9′09″.
BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL
Il francese Pierre Latour (Team TotalEnergies) si è imposto nella prima tappa, Saint-Berthevin – Juvigné, percorrendo 166 Km in 3h54′03″, alla media di 42.555 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) e il connazionale Paul Penhoët (Groupama – FDJ. Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Q36.5 Pro Cycling Team), 5° a 3″. Il francese Thibaud Gruel (Groupama – FDJ) è ancora leader della classifica con 3″ sul connazionale Benoît Cosnefroy (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e 6″ sull’irlandese Rory Townsend (Q36.5 Pro Cycling Team). Miglior italiano Manlio Moro (Movistar Team), 19° a 14″
ALPES ISÈRE TOUR
L’italiano Matteo Milan (Lidl – Trek Future Racing) si è imposto nella terza tappa, Colombier-Saugnieu – Jons, percorrendo 159.2 Km in 3h37′55″, alla media di 43.833 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Aubin Sparfel (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team) e Antoine Raugel (Vélo Club Villefranche Beaujolais). L’elvetico Valentin Darbellay (Elite Fondations Cycling Team) è ancora leader della classifica con 1″ sull’italiano Pietro Mattio (Team Visma | Lease a Bike Development) e 4″ sul belga Viktor Soenens (Soudal Quick-Step Devo Team).
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Il britannico Thomas Mein (Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Sanem, percorrendo 160.2 Km in 3h43′09″, alla media di 43.074 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’italiano Mattia Negrente (XDS Astana Development Team) e il ceco Šimon Vaníček (ATT Investments). L’olandese Martijn Rasenberg (Parkhotel Valkenburg) è il nuovo leader della classifica con 6″ su Mein e 7″ sul belga Joppe Heremans (VolkerWessels Cycling Team). Miglior italiano Negrente, 11° a 18″
OBERÖSTERREICH RUNDFAHRT (Austria)
Il polacco Marcin Budziński (ATT Investments) si è imposto nella seconda tappa, Eferding – Ried im Innkreis, percorrendo 178.1 Km in 4h12′49″, alla media di 42.268 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Bartłomiej Proć (Run & Race – Wibatech) e l’olandese Corné van Kessel (Deschacht – Hens – FSP). Miglior italiano Francesco Carollo (Swatt Club), 8°. Il messicano Carlos Alfonso Garcia (Petrolike) aveva tagliato il traguardo in prima posizione, ma è stato retrocesso al 95° posto per una scorrettezza. L’italiano Lorenzo Galimberti (Petrolike) è ancora leader della classifica con 4″ sull’ungherese Bálint Feldhoffer (Team United Shipping) e 6″ sul messicano Edgar David Cadena (Petrolike)
TOUR OF ALBANIA
Il serbo Jovan Divnić (BK Pljevlja) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Valona – Fier, percorrendo 117.8 Km in 2h46′10″, alla media di 42.536 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bulgaro Georgi Lumparov (Hemus Troyan) e il serbo Marko Stanković (Novapor Theseus SportsClub). Miglior italiano Filippo Cecchi (Bike Academy Marchini Costruzioni), 7°. L’olandese Tom Jonkmans (Wielerploeg Groot Amsterdam) si impone in classifica con 2′56″ sull’albanese Gabriele De Fabritiis (nazionale albanese) e 3′23″ sul serbo Ognjen Ilić (BK Pljevlja). Miglior italiano Alessio Gasparini (P.A.S. Ioanninon – P&I), 9° a 5′43″.
TOUR OF ESTONIA
Il polacco Marceli Bogusławski (ATT Investments) si è imposto nella prima tappa, Tallinn – Tartu, percorrendo 196.4 Km in 3h59′23″, alla media di 49.226 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Mads Andersen (AIRTOX – Carl Ras) e il ceco Matyáš Kopecký (Team Novo Nordisk). Miglior italiano Andrea Peron (Team Novo Nordisk), 53° a 32″. Bogusławski è il primo leader della classifica con 4″ su Andersen e 10″ sull’estone Norman Vahtra
(nazionale estone). Miglior italiano Peron, 53° a 42″.
TOUR OF IRAN
L’iraniano Saeid Safarzadeh (nazionale iraniana) si è imposto nella quarta tappa, Tabriz – Sareyn, percorrendo 195.6 Km in 4h32′07″, alla media di 43.129 Km/h. Ha preceduto di 31″ l’eritreo Milkias Maekele (BIKE AID) e il turco Ahmet Örken (Spor Toto Cycling Team). Nessun italiano in gara. Safarzadeh è il nuovo leader della classifica con 11″ su Maekele e 30″ sull’eritreo Yoel Habteab (BIKE AID)
COURSE DE LA PAIX GRAND PRIX JESENÍKY (Repubblica Ceca – Under23)
Lo sloveno Anže Ravbar (nazionale slovena) si è imposto nella seconda tappa, Uničov – Rýmařov, percorrendo 148.7 Km in 3h32′58″, alla media di 41.894 Km/h. Ha preceduto allo sprint i norvegesi Sebastian Veslum (nazionale norvegese) e Morthen Wang Baksaas (nazionale norvegese). Miglior italiano Simone Gualdi (nazionale italiana), 5°. Il francese Victor Loulergue (nazionale francese) è ancora leader della classifica con 1″ su Ravbar e 3″ sullo spagnolo Pau Martí (nazionale spagnola). Miglior italiano Gualdi, 4° a 7″

