NIBALI STORY – CAPITOLO 1: IL SUO PRIMO “RITRATTO”

ottobre 19, 2022 by Redazione  
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A partire da oggi vi accompagneremo durante i mesi invernali con il racconto delle gesta di Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde, ritiratisi da pochi giorni, riproponendo gli articoli che dal 2003 ad oggi ilciclismo.it ha dedicato loro. Cominciamo con Vicenzo Nibali e che con il ritratto che ne fece Elisa Marchesan nel dicembre del 2004, poche settimane prima del passaggio dello “Squalo” tra i professionisti. A seguire l’intervista che Nibali rilasciò a Federico Petroni a maggio 2008, dopo i primi anni di professionismo.

VINCENZO NIBALI CHE VA ALLA FASSA CON FERRON

Vincenzo Nibali è una bella promessa del nostro ciclismo, un ragazzo giovane, anzi, giovanissimo, che ha compiuto da pochi giorni vent’anni ma che ha già dietro a sé una carriera a due ruote degna di essere ricordata. Vincenzo è un siciliano verace, e proviene dalla città che si affaccia su quello stretto che occhieggia la Calabria e il continente: Messina. Un’isola, la sua, che gli ha trasmesso sangue caldo e un grande cuore. Non per niente, i suoi tifosi hanno già coniato un soprannome per lui, un soprannome che rende bene la grinta di cui è fatto: “Lo squalo dello stretto”.
Il ciclismo è amico gradito in casa Nibali. Papà Salvatore infatti è un cicloamatore, e trasmette la passione al figlio, con una raccomandazione: di non iniziare troppo presto bruciando le tappe. Ma Vincenzo cresce a pane e videocassette che raccontano le imprese di Francesco Moser, e sente che qualcosa dentro di lui prende una piega definitiva. Siamo nel 1998 (a 14 anni) quando iniziano le prime corse. Ma lo “squalo” sa che dovrà fare dei sacrifici, perché i corridori del Sud Italia devono spesso fare i conti in età precoce con trasferimenti e traslochi anche di migliaia di chilometri per poter coltivare la loro passione ciclistica con qualche buona prospettiva. Così, a soli 16 anni, Vincenzo saluta mamma Giovanna, papà Salvatore e i fratelli Antonio e Carmen e prende la strada della Toscana, decidendo di dare inizio alla propria vita a due ruote da Mastromarco, in provincia di Pistoia. Qui ad attenderlo c’è il ds della squadra locale (la Mastromarco Iperfinish) Carlo Franceschi, col quale rimarrà per quattro anni. Sono sei le vittorie da allievo al primo anno, sette nel secondo. Ma Vincenzo è un bravo ragazzo, con la testa sulle spalle, e decide di non abbandonare gli studi: così, fa combaciare gli allenamenti con le lezioni all’istituto professionale di economia e commercio di Empoli. Intanto, prova ad emulare i suoi modelli: Laurent Jalabert e Andrea Tafi. E Vincenzo a poco a poco cresce.
Sono sei le vittorie nel primo anno da juniores. Ma è il 2002 l’anno della consacrazione. Nibali non ha ancora 18 anni (infatti li compie a novembre), e riesce ad inanellare una serie di prestigiosi successi che illumineranno da allora in poi il suo percorso sportivo come preziosi diamanti.
Sono 14 le vittorie complessive della stagione. Dapprima Vincenzo conquista il titolo italiano su strada della categoria juniores e il prestigioso Giro della Lunigiana. Ma il colpo grosso è a ottobre, in una città ben nota per il ciclismo italiano: Zolder, Belgio. Qualche giorno prima di quell’indimenticabile alzata di braccia sbalordita sotto lo striscione dell’arrivo ad opera del nostro amato Re Leone, un esile ragazzo siciliano aveva da ridire con il tecnico federale Montedori (braccio destro di Antonio Fusi) che voleva convincerlo a fare la cronometro pur controvoglia. Voci garantiscono che Vincenzo sia stato convinto a correre la gara contro il tempo di fronte al rischio di non essere convocato per quella in linea… “Sinceramente mi piacevano più le gare in linea. Pensavo di essere uno scalatore, poi quando ho preso la bici da crono ho scoperto di essere anche un buon passista. Ho provato a fare le crono e ho visto che andavo bene”. Non bene, benissimo. Il ragazzo con caschetti aerodinamici e ruote lenticolari ci sa fare. E’ terzo nella generale. Medaglia di bronzo. Il prestigioso podio copre Enzo di una gloria luccicante.
Per fortuna, non si tratta di un fuoco di paglia. Quest’anno, Nibali, dopo aver fatto sue altre nove corse, c’era anche alla partenza della cronometro mondiale di Verona, stavolta per la categoria under 23. E ha superato sè stesso, arrivando terzo a soli 39 centesimi dal secondo gradino del podio, occupato dal favorito numero uno Thomas Dekker.
L’anno prossimo Vincenzo passerà già professionista, tra le fila della Fassa Bortolo, dove si spera che riuscirà a trovare i propri spazi adeguati. “Mi manca un pò la volata negli arrivi a plotone compatto, per il resto vado bene su tutti i terreni” ha detto. Nibali rappresenta il paradigma ricorrente in molti ciclisti italiani: trapiantati dal Sud, lontani da casa, costretti a trovare a tutti i costi il risultato per non sparire nell’ombra. Talora, sbagliano. Altre volte, sfondano. Vincenzo ha tutte le carte in regola per restare nel panorama ciclistico italiano e mondiale a lungo. Buona fortuna, allora, a questo coraggioso ragazzo siciliano.

Elisa Marchesan

NIBALI FA SUL SERIO: ‘AL GIRO VI STUPIRO”’

Siete mai stati dalle parti di Mastromarco o di San Baronto, provincia di Pistoia? Non vi auguriamo di passarci quando Vincenzo Nibali o Giovanni Visconti vincono una gara. Due coetanei siciliani, che praticano lo stesso sport, emigrati alla stessa età nello stesso angolo di Toscana. Impossibile non vedere fiorire una rivalità, uno di quei dualismi di cui il ciclismo si nutre sin da quando è nato: le sfide tra Binda e Girardengo, tra Coppi e Bartali, tra Moser e Saronni. I tifosi dei giovani rampanti inondano le strade delle rispettive cittadine rivali per strombazzare allegramente e festeggiare il successo del loro beniamino.

Nibali, fiero di alimentare il tipico campanilismo toscano, ci scherza su: “Guardate che nasce tutto dai tifosi, la loro è una scusa per azzuffarsi. Io e Giovanni siamo rivali solo in corsa, come è logico che sia. Scherziamo e ci prendiamo in giro, ma in verità andiamo d’accordo: ci sentiamo spesso, ci alleniamo insieme, ci facciamo sempre gli auguri di Natale. Certo, ci marciamo sopra, ma è giusto che sia così. E bello”.

Chi sono i più cattivi, nibaliani o viscontiani?

“I più spavaldi sono quelli di San Baronto (dove abita Visconti, N.d.R), i miei sono più tranquilli. Si fanno i dispetti, delle guerre incredibili. A me viene da ridere, ma alcuni la prendono proprio sul serio!”

Quest’anno ai tuoi tifosi hai dato tante soddisfazioni: 4 vittorie, 19° al debutto al Giro, convocazione al Mondiale.

“Sì, tutto sommato, un 7 me lo merito. Tante volte sono stato un protagonista al servizio della squadra. Ho lavorato molto per Di Luca e Pozzato, ma ho colto anche qualche soddisfazione personale”.

L’emozione di vincere a Larciano, sotto casa…

“E’ stata una giornata particolare. Sapevo di avere una buona condizione ma quando si è davanti al proprio pubblico, non è sempre facile fare quello che si vuole. Nel finale, Pellizzotti ed io siamo riusciti ad andare via e sul rettilineo conclusivo abbiamo ritenuto giusto che vincessi io: lui aveva già vinto ed eravamo davanti alla mia gente. Era bello coronare così una grande giornata”.

Giro di Slovenia: due tappe vinte di autorità e secondo posto nella generale. Rimpianto o soddisfazione?

“Un po’ di amarezza c’è, per forza. Il giorno precedente la prima vittoria non stavo tanto bene e ho lavorato per Gasparotto, defilandomi nell’ultimo chilometro. Per quell’errore ho perso la corsa. I due successi consecutivi sono stati comunque una conferma delle cose buone fatte vedere al Giro d’Italia, confermando che uscivo con una grande condizione dalla mia prima corsa a tappe di tre settimane. È stato un riscatto”.

Riscatto?

“Sì, riscatto. Dopo alcune voci che mi criticavano per non essermi messo in luce come altri giovani, come Riccò. Lui aveva piede libero, io dovevo sempre stare lì a lavorare per Di Luca. Ho dovuto portare qualche mantellina, qualche panino, qualche borraccia in più. Avevamo due modi diversi di aiutare il capitano: lui andava all’attacco per sfiancarci, io stavo accanto alla maglia rosa. Riccò è stato forte ma ha maggiore esperienza, sul groppone ha un anno in più e un grande giro in più: il Tour de France”.

19° al debutto al Giro non è cosa da poco.

“Sono contento del mio piazzamento. Avrei potuto fare di meno, risparmiarmi. Spesso mi dicevano di mollare, quando mi staccavo. Ma io continuavo a spingere, anche per una questione di orgoglio personale. E poi, la Liquigas puntava alla classifica a squadre e io ero il terzo uomo. Anche i risultati mi confortano: 15° alle Tre Cime, 11° allo Zoncolan, 7° nella crono finale”.

Sei uno dei pochi giovani ad andare d’accordo con il cronometro. Dove nasce il tuo feeling con il tic-tac? Qual è il tuo segreto?

“La crono mi è piaciuta sin da piccolo. Appena ne vedo una, mi esalto. Per me è come una lunga fuga solitaria. Servono passione e predisposizione naturale, anche se la tecnica va migliorata con un allenamento continuo. Il progetto è nato già tra gli juniores, quando Montedori e Fusi, tecnici della nazionale mi notarono per una mia certa… esuberanza: in gara scattavo subito, anche da solo. Dovevo pur avere qualcosa da dare anche a cronometro. Così, al secondo anno, è arrivato il bronzo nella prova degli juniores ai campionati del mondo di Zolder. Da lì è iniziato tutto”.

Bronzo al mondiale under23 nel 2004 e nella prova tricolore a luglio. Al Giro avrai ben quattro occasioni per migliorarti.

“Sì, quattro occasioni che fanno sperare in bene. Posso guadagnare qualcosa contro il tempo e cercare di non perdere troppo tempo in salita. Nella crono a squadre possiamo fare bene, lo abbiamo dimostrato lo scorso anno. Decisiva sarà quella di Urbino, a Milano invece i giochi saranno già chiusi”.

Cosa comporta la partenza di Danilo Di Luca?

“Maggiori responsabilità, maggiore carico sportivo e psicologico. Mi dispiace perché Danilo è stato fondamentale in questi due anni, da un capitano si impara sempre molto, ma allo stesso tempo devo cercare di essere un po’ più protagonista, specie al Giro d’Italia”.

Una rosa per le prime tappe o l’ultima tappa in rosa?

Ride. “Sono tra due cuori. La Sicilia è il punto di riferimento di questo Giro, si viaggia su coste fantastiche come quella peloritana. Non sarebbe male vestire la maglia rosa nella mia terra, ma ambisco di più alla classifica finale. Per puntare a Milano, bisogna sprecare meno forze possibili”.

A quando il debutto nella corsa che più di tutte si addice alle tue caratteristiche, il Tour de France?

“Non ho intenzione di fare tante corse, sono ancora giovane, ma se dovessi uscire dal Giro in ottime condizioni, un pensierino al Tour potrei farlo. Sai, quest’anno fare il Giro è obbligatorio: si parte dalla mia regione, dove non corro da diverse stagioni. Il prossimo anno andrò sicuramente in Francia”.

Cosa ti aspetti sotto l’albero?

“Vorrei passare un felice Natale con la mia ragazza e la famiglia, durante l’anno sono sempre fuori. Per la stagione agonistica, qualche vittoria di maggior prestigio. Mi è mancato l’acuto”.

Qualche corsa in particolare?

“Di solito non mi sbilancio, però… Farò solo la Liegi tra le classiche del Nord”.

Da cosa nasce questa selezione degli obiettivi?

“Sono ancora giovane, devo imparare a gestire le forze. L’obiettivo è quello di finalizzare gli sforzi per il Giro d’Italia, dove voglio arrivare in gran forma”.

Una buona annata nasce da un buon inverno. Raccontaci del primo ritiro con la Liquigas, da cui sei appena tornato.

“Siamo stati dieci giorni in Spagna, a Benicasim, sulla costa di Valencia. Queste occasioni sono organizzate più per conoscere la nuova squadra, il nuovo staff. Al mattino, sveglia, colazione e allenamento, mai troppo lungo e stressante, dalle due alle quattro ore, anche perché siamo solo a dicembre. Eravamo comunque divisi in due gruppi, quelli che partono già a gennaio con il Tour Down Under in Australia e quelli che cominciano più avanti. Tornati in albergo, pranzo, riposino e poi massaggi o prove tecniche con i nuovi materiali. Al pomeriggio non c’era granché da fare: è una località turistica estiva, a parte un centro commerciale, non c’era proprio niente! Alla sera, una capatina al bar o un poker. Dovevi vedere Chicchi, quanto era carico! Con le fiches, sembravamo dei professionisti”.

Magari anche le puntante erano da professionisti…

“No, no, scommettevamo poco, giusto per passare il tempo. Poi, chi vinceva offriva da bere agli altri”.

Con chi dividevi la camera?

“Con Alessandro Vanotti. Facciamo un po’ coppia fissa dallo scorso anno. Siamo in sintonia, dal Giro ci siamo trovati bene e non ci siamo più lasciati!”

Ti è piaciuta la Spagna?

“Tanto, ci ho corso e ci sono stato anche fuori dall’ambito ciclistico. È un bel territorio, molto simile alla mia Sicilia, per questo mi affascina”.

Finita la stagione, dove sei stato in vacanza?

“A casa mia, a Messina. Il tempo era poco, ho staccato tardi, ho preferito stare tranquillo, anche perché ho finalmente comprato casa su a Mastromarco e con la mia ragazza abbiamo pensato al nuovo arredamento. Chissà, per il futuro…”

Un messinese trapiantato in Toscana per amore del ciclismo. Come è stato lasciare la famiglia a 16 anni per inseguire il sogno della bicicletta?

“Per noi ragazzini meridionali, il Nord è qualcosa di particolare, è come la scoperta di un nuovo mondo. Sono partito con lo spirito dell’avventura. È importante non partire con dei rimorsi ed essere contenti di ciò che si è fatto. Mi sono ambientato grazie alla squadra siciliana stanziata a Mastromarco, la Cicli Fratelli Marchetta, che mi ha portato al Nord per farmi correre tra gli juniores, visto che in Sicilia non ce ne sono”.

A scuola, come andavi? Top secret?

“Non ho mai avuto un grande feeling, però il mio diploma in ragioneria l’ho preso con un onesto settanta”.

La tua musica preferita?

“Ascolto un po’ di tutto, dipende dallo stato d’animo. Vado dalla musica che passa alla radio al rock, non quello aggressivo, quello più tranquillo”.

Cinema?

“Adoro i film d’azione. Mia mamma ha un negozio di DVD, quindi la mia videoteca è enorme! Mi piacciono i ruoli di Nicolas Cage o John Travolta, sempre sul filo dei secondi”.

Motori?

“Tra le moto la MV Augusta, brutale. Tra le auto, ho un’Audi A4, ma se mi dovessi fare un regalo, andrei sullo sportivo, tipo Ferrari o Porsche”.

Voli basso…

“Sì, anche la Lamborghini non è malaccio!”

Letture?

“Non leggo spesso, quando capita. Colgo l’occasione in aeroporto per comprare qualche libro al duty free, ma vado a sensazione, non ho un genere preferito”.

Cucina preferita?

“Che domande: siciliana! Oltre ai dolci, le specialità di Messina sono le migliori: pasta con le sarde o cotta in forno con melanzane, formaggio e prosciutto. Anche il toscano mi fa impazzire: tagliata, ribollita, polenta con i funghi. Come cucinano qua il cinghiale…”

Le salite dove ti alleni?

“San Baronto, per tornare a casa. In estate, le montagne pistoiesi, vado al fresco. Garfagnana, Bagni di Lucca, Collina di Porretta e l’Abetone, quando devo prepararmi per una grande corsa”.

Il campione cui ti ispiri?

“Nel passato, Francesco Moser. Andava forte dappertutto: crono, classiche, è riuscito anche a vincere un Giro d’Italia. Oggi mi ispiro a Di Luca, ma in generale a tutti i capitani. Tutti, infatti, hanno qualcosa di speciale. Capitano vuole dire il top, il massimo, se lo sei un motivo ci deve essere. C’è sempre un segreto da imparare, da cogliere. Ai mondiali, ad esempio, ho visto qualcosa di particolare. Siamo stati tartassati come non mai e vedere la fermezza di Bettini e il sangue freddo con cui gestiva la tensione è stato incredibile. Questo è essere capitano: prendere per il verso giusto tutto ciò che accade”.

Alla Liquigas manca un vero capitano.

“Non è vero. Pozzato e Bennati sono maestri nel leggere la corsa e saranno comunque protagonisti nelle classiche, mentre Noè è uno che non ti rifiuta mai una mano o un consiglio prezioso. Sarà la strada a decidere, dal canto mio spero di essere protagonista”.

Tono pacato ma fermo, idee chiare e precise, abilità e agilità nel divincolarsi dalle domande. Vincenzo Nibali sta studiando da capitano.

Federico Petroni

18-10-2022

ottobre 18, 2022 by Redazione  
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PETRONAS TOUR DE LANGKAWI (Malesia)

L’olandese Alex Molenaar (Burgos-BH) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, circuito di Kuah, percorrendo 115.9 Km in 2h25′37″, alla media di 47.756 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Jason Osborne (Alpecin-Deceuninck) e di 18″ il colombiano Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates). Miglior italiano Gianni Moscon (Astana Qazaqstan Team), 22° a 18″. Il colombiano Iván Ramiro Sosa (Movistar Team) si impone in classifica con 23″ sul britannico Hugh Carthy (EF Education-EasyPost) e 1′47″ sul norvegese Torstein Træen (Uno-X Pro Cycling Team). Miglior italiano Moscon, 34° a 18′26″.

MOLENAAR, SQUILLO FINALE A KUAH. SOSA VINCE IL TOUR DE LANGKAWI 2022

ottobre 18, 2022 by Redazione  
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Alex Molenaar (Team Burgos BH), presente nella fuga dell’ottava ed ultima tappa del Tour de Langkawi 2022, resiste al ritorno del gruppo e nella volata a due con l’altro fuggitivo Jason Osborne (Team Alpecin Deceuninck) vince nettamente. Ivan Ramiro Sosa (Team Movistar) vince il Tour de Langkawi 2022.

Con l’ottava ed ultima tappa del Tour de Langkawi da Kuah a Kuah non termina soltanto la breve corsa malese ma anche la stagione 2022, almeno tra le squadre WT. Una stagione lunga e appassionante che dopo la ‘pausa’ per covid ha inserito nuovamente in calendario corse che erano state annullate tra cui proprio il Tour de Langkawi. La tappa di oggi si conclude con il circuito di Kuah, ma invece di essere di due giri come nella tappa di ieri, sarà di tre giri. Ivan Ramiro Sosa (Team Movistar) è ad un passo dalla vittoria finale. La fuga di giornata si formava dopo una decina di km dalla partenza di Kuah. In sei evadevano dal gruppo: Jason Osborne (Team Alpecin Deceuninck), Thomas De Gendt (Team Lotto Soudal), Anatoliy Budyak (Terengganu Polygon Cycling Team), Hugo Toumire (Team Cofodis), Alex Molenaar (Team Burgos BH) e Cameron Scott (Team ARA Pro racing Sunshine Coast). Budyak vinceva il primo traguardo volante di Pekan Kuah posto al km 30.8. Il gruppo non dava molto spazio alla fuga visto che alcune squadre come Team Movistar e Team EF Education EasyPost erano costantemente in testa al gruppo a controllare la situazione. De Gendt, Budyak e Scott si rialzavano ad una quarantina di km dall’arrivo e così Molenaar, Osborn e Toumire entravano nel circuito finale di Kuah con poco più di un minuto di vantaggio sul gruppo maglia gialla. Osborne si aggiudicava il secondo traguardo intermedio di Pekan Kuah posto al km 89.5. Il tedesco si ripeteva poco dopo scollinando per primo sul primo GPM di Raya Langkawi posto al km 91. All’inizio del penultimo giro del circuito la fuga aveva meno di un minuto di vantaggio sul gruppo. Toumire vinceva il secondo sprint intermedio di Pekan Kuah posto al km 98.3 mentre Osborne scollinava ancora in prima posizione sul secondo GPM di Raya Langkawi posto al km 99.8. I primi a staccarsi, nel gruppo maglia gialla, erano i velocisti. Osborne scollinava ancora in prima posizione sul terzo ed ultimo GPM di Raya Langkawi posto al km 108.6 mentre il gruppo maglia gialla iniziava a sfilacciarsi a causa di diversi attacchi nel tratto più duro della breve salita, dove la pendenza sfiorava il 9%. Come nella tappa di ieri, anche se Bax aveva raggiunto i fuggitivi dell’ultima ora sull’ultima salita in programma, gli attaccanti riuscivano a mantenere un vantaggio tale da non essere più ripresi e Molenaae ed Osborne si giocavano la vittoria di tappa. Nella volata a due Molenaar precedeva Osborne sul traguardo di Kuah mentre a 18 secondi di ritardo Juan Sebastian Molano (UAE team Emirates) regolava il gruppo maglia gialla piazzandosi in terza posizione. Quarto era Erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling team) mentre chiudeva la top five Rudiger Selig (Team Lotto Soudal) in quinta posizione. Molenaar ottiene la prima e praticamente unica vittoria del 2022 visto che la stagione per lui si conclude oggi. Sosa vince il Tour de Langkawi 2022 con 23 secondi di vantaggio su Hugh Carthy (Team EF Education EasyPost) ed 1 minuto e 47 secondi di vantaggio su Torstein Træen (Uno-X Pro Cycling Team). Blikra vince la classifica a punti mentre Muhammad Nur Aiman Mohd Zariff (Terengganu Polygon Cycling Team) vince la classifica dei GPM. Infine il Team Movistar vince la classifica a squadre. Il ciclismo che conta tornerà l’anno prossimo con il ritorno, dopo due anni di assenza a causa del covid, del Tour Down Under in programma dal 17 al 22 Gennaio 2023.

Giuseppe Scarfone

Alex Molenaar vince a Kuah (foto: Getty Images)

Alex Molenaar vince a Kuah (foto: Getty Images)

GIRO 2023 IN STILE VINTAGE

ottobre 18, 2022 by Redazione  
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Presentato oggi a Milano un Giro avvincente, aperto nella prima parte con lo spartiacque della cronometro romagnola ad aprire la seconda parte molto dura. Un sud meno complicato ma, come sempre, insidioso.

Dopo l’obbrobrio della presentazione a pezzi del percorso 2022, si è tornati all’antico a furor di popolo. Presentazione in stile classico, aperta da un patetico teatrino di presentatori privi di qualsiasi nozione tecnica e, probabilmente, anche di interesse sportivo, seguita da una congerie di personaggi intenti a farsi i complimenti con la sola esclusione di Mauro Vegni, che comunque propone sempre interventi sensati.
Stile antico non solo per la presentazione, ma anche per il percorso che si differenzia da quello dello scorso anno, molto ambizioso ma poi ridimensionato dal modo di affrontarlo da parte dei corridori.
Il Giro di quest’anno ripropone molti temi caratteristici dei percorsi degli anni 90.
Un sud non eccessivamente complicato dal punto di vista altimetrico, nonostante la presenza di due arrivi in salita tutt’altro che banali. E’ però un sud insidioso, in cui tenere sempre gli occhi aperti, con tappe per velocisti che presentano percorsi non banali e difficili da gestire.
Una prima settimana che si chiude con una cronometro di metà giro della quale salutiamo volentieri il ritorno. Una prova contro il tempo che, posta prima delle montagne, potrà disegnare chiare gerarchie in classifica, costringendo chi soffre questo tipo di esercizio ad orchestrare attacchi in montagna che non si riducano allo scatto all’ultimo chilometro.
Vi sono poi 6 tappe lunghe oltre 200 Km e non vi sono le orribili minitappe di 120 o 130 km che vanno di monda oggi, se si eccettua la passerella finale che però non avrà nulla da offrire in chiave classifica generale.
Le tappe di montagna sono quasi tutti tapponi impegnativi, mentre la cronometro del penultimo giorno, molto interessante con l’inedita e durissima ascesa al Monte Lussari, chiuderà i giochi.
Un bel percorso quindi, aperto nella prima parte e con una netta cesura rappresentata dalla cronometro di Cesena. Lì cominceranno ad emergere i valori, del resto è storia che sia a Lago Laceno (1998), sia a Campo imperatore (2018) si sono visti valori poi ribaltati in seguito.
Le tappe di media montagna sono in numero un pochino inferiore rispetto alla scorso anno, ma comunque non mancano e alcune di esse potrebbero essere decisive.
Infine il capitolo velocisti. Le tappe che potrebbero finire in volata sono ufficialmente otto, tuttavia la maggior parte di esse presentano un percorso tutt’altro che piatto, circostanza confermata dal fatto che sono soltanto tre le frazioni classificate con una sola stelletta di difficoltà.
L’analisi delle singole frazioni rende certamente ancor meglio l’idea delle considerazioni generali svolte sinora.
Il Giro si aprirà con una spettacolare tappa a cronometro di 18 Km che si snoderà in gran parte sulla ciclabile della Costa dei Trabocchi, che ripercorre il tracciato della vecchia ferrovia che correva per lunghi tratti praticamente in riva al mare. Il percorso è pianeggiante, ma attenzione all’ultimo chilometro in salita, anche se molto pedalabile, per arrivare nel centro di Ortona.
La seconda tappa da Teramo a San Salvo di 204 km è la prima classificata con una stelletta di difficoltà ed è dedicata alle ruote veloci, ma attenzione agli strappi di Chieti e Ripa Teatina verso metà percorso che potrebbero smuovere le acque, anche se sono davvero troppo lontani dal traguardo per incidere.
La terza tappa, la Vasto – Melfi di 210 Km. è classificata come tappa di media montagna. Dopo un lunghissimo tratto pianeggiante di 175 Km, si affrontano un paio di salite nel Vulture a quote intorno ai 700/800 metri prima di riscendere verso Melfi. La vicinanza al traguardo delle salite (comunque agevoli) potrà favorire l’arrivo di una fuga.
La musica cambia decisamente nella quarta tappa che vedrà il primo arrivo in salita a Lago Laceno al termine di una tappa complessa e insidiosa, senza un metro di pianura e con due salite di un certo chilometraggio a metà percorso. Di pianura praticamente non ce n’è, le strade sono tortuose e con fondo usurato, tutto questo renderà difficile e stressante la gestione di questa tappa davvero insidiosa. L’ultima salita, Colle Molella, potrà vedere anche schermaglie tra gli uomini di classifica, schermaglie che potrebbero portare anche a qualche distacco, visto che nella parte centrale ci sono 3 Km al 10% medio con punte del 12%. Dal valico mancheranno 4 Km alla conclusione e potrebbero non bastare per ricucire eventuali buchi.
La quinta tappa, da Atripalda a Salerno, è dedicata alle ruote veloci, almeno sulla carta, ma attenzione anche qui perché i primi 130 km sono tutti di saliscendi su strade tortuose. Gli ultimi 40 Km sono facili e dovrebbero favorire il ricompattamento.
Discorso simile per la tappa con partenza e arrivo a Napoli, piuttosto breve (156 Km) ma che presenta il non banale Valico di Chiunzi (tristemente noto per l’incidente che taglio fuori Marco Pantani dal Giro d’italia del 1997) ed la salita di Capo di Mondo poco la metà percorso. Anche qui attenzione alle insidie nella prima parte, mentre la seconda dovrebbe favorire lo sprint finale.
La settima tappa sarà la prima frazione di alta montagna. La partenza sarà da Capua e, dopo aver affrontato le salite di Rionero sannitico (non valida come GPM) e Roccaraso, si scenderà nella piana di Sulmona per poi risalire verso Calascio dallo stesso versante del 2018 su una salita con pendenze regolari ma costanti. Da lì inizia un lungo tratto interlocutorio che porterà i “girini” nel cuore del massiccio Gran Sasso alternando tratti pianeggianti a tratti in facile ascesa fino ad arrivare agli ultimi durissimi chilometri con medie intorno al 9% e punte al 13%. Gli ultimi 4 Km e mezzo sono di salita vera ed è qui che gli uomini di classifica proveranno a sorprendere gli avversari perchè le pendenze consentono agli scalatori puri di provare la rasoiata e, come spesso accade nella prima settimana, qualcuno potrebbe pagare. Va ricordati, infatti, che su questo arrivo nel 2018 Froome perse parecchio salvo poi recuperare con l’impresa sul Colle delle Finestre che lo portò alla vittoria al Giro. La tappa misura 218 Km ed anche questo dato potrebbe avere la sua rilevanza nell’economia della frazione.
Oltre 200 Km anche il giorno successivo, nella famosa tappa dei muri della Tirreno Adriatico. La salita dei Cappuccini (3 Km con punte al 19%) verrà affrontata due volte, inframezzata dal Monte delle Cesane (7 Km e punte al 18%). Il secondo scollinamento dello strappo dei Cappuccini è a soli 5 Km dal traguardo di Fossombrone, cosa che potrebbe ispirare non solo cacciatori di tappe e finisseur, ma anche qualche uomo di classifica, specie in vista della cronometro del giorno successivo.
Cesare, passando il Rubicone, pronunciò la celeberrima frase “alea iacta est” e questa frase si adatta sicuramente alla frazione che rappresenterà il vero spartiacque tra la prima e la seconda parte del Giro. Una cronometro di oltre 33 Km, completamente pianeggiante, da Savigliano sul Rubicone appunto e Cesena. E’ sin troppo ovvio che, su un percorso del genere, gli uomini leggeri, che mal digeriscono le prove contro il tempo, avranno seri problemi. Il chilometraggio e la collocazione prima delle montagne faranno di questa prova un vero e proprio calvario per chi non gradisce questo tipo di esercizio, mentre coloro che si esaltano nelle prove individuali avranno il terreno per tentare di scavare distacchi importanti, da tentare di difendere sulle montagne.
Anche questa scelta rimanda un po’ ai percorsi di 20 o 30 anni fa, nei quali si cercava di piazzare una cronometro nella prima parte per scavare dei distacchi e poi dare il terreno agli scalatori per attaccare e tentare di ricucire lo strappo.
Dopo la cronometro ci sarà il primo giorno di riposo, seguito dalla Scandiano – Viareggio di 190 Km. I corridori approderanno in Versilia, ma i velocisti dovranno stare attenti alla prima parte della tappa che porterà fino agli oltre 1500 metri di quota del Passo delle Radici. Attenzione anche al dente di Monteperpoli, subito dopo la fine della discesa. Gli ultimi 70 Km pianeggianti potranno servire alla squadre dei velocisti per chiudere sulla fuga che sicuramente si formerà.
Anche la tappa che porta da Camaiore a Tortona si presenta adatta ai velocisti, ma prevede alcune asperità abbastanza agevoli che andranno però affrontate con attenzione. Gli ultimi 30 Km, tutti in falsopiano discendente, saranno velocissimi.
La Bra – Rivoli farà da antipasto al primo tappone alpino. Nella fase centrale di questa frazione, dopo una prima parte collinare, si percorre la Pianura Padana. Nel finale, invece, ci sarà da affrontare Colle Braida a 1000metri di altitudine, con pendenze abbastanza severe in alcuni tratti. Da lì però mancheranno 28 Km alla conclusione e per questo motivo l’epilogo più probabile è l’arrivo di una fuga con i big coperti in vista del tappone dell’indomani.
La tredicesima tappa sarà il primo tappone da 5 stelle di difficoltà, la tappa della Cima Coppi che sarà posta ai 2469 metri del Colle del Gran San Bernardo al termine di una salita di quasi 35 Km e poco meno di 2000 metri di dislivello. Gli ultimi 10 Km sono i più difficili, con una pendenza media del 7,6%. Anche in questo ultimo difficile tratto, le pendenze sono regolari, sempre tra il 7 e il 9%, con brevissimi tratti appena sopra la doppia cifra, ma la difficoltà di questa salita sta nella sua lunghezza infinita e nel fatto che si pedalerà per diversi chilometri oltre i 2000 metri di quota.
Attenzione poi alla salita che porterà ai 2100 metri della Croix de Coeur; fino a Verbier la salita è abbastanza conosciuta ed è stata percorsa anche dal Tour de France ma, in questo caso, non ci si fermerà nella rinomata località invernale, ma si proseguirà fino ai 2174 metri di quota con dure inclinazioni. E’ infatti proprio da Verbier che i corridori incontreranno le pendenze più severe: 3 Km alla media del 9,1% e 4 Km alla media del 10,3% con punte al 13%. Non bisogna comunque dimenticare che il tratto fino a Verbier presenta anch’esso pendenze non trascurabili, anche se meno severe. In tutto, si tratta di 15 Km di salita con una pendenza media che sfiora il 9% e, dopo la lunghissima salita alla Cima Coppi, potrebbe fare gravi danni. La strada dopo Verbier fino a poco tempo fa versava in condizioni disastrate, assolutamente inadatte ad una corsa ciclistica, ma l’inserimento nel percorso lascia intendere che la strada sarà sistemata per consentire il passaggio della corsa . Terminata la discesa verso Riddes un tratto pianeggiante di oltre 20 Km porterà ai piedi della salita finale verso la località sciistica di Crans Montana. Si tratta di un’ascesa regolare ma costante, sempre tra il 7% ed il 9% per 13 Km e, benché sia la meno dura delle tre, potrà comunque lasciare il segno, specialmente se le salite precedenti saranno state affrontate a ritmi elevati o, ancor meglio, se saranno state teatro di attacchi da lontano. Gli oltre 20 Km pianeggianti tra la Croix de Coeur e la salita finale scoraggiano in realtà l’azione da lontano, tuttavia la frazione è durissima e il chilometraggio supera i 200.
Il giorno successivo è prevista una tappa per velocisti, ma occhio al Passo del Sempione che, seppure collocato nella prima parte della tappa prima di un lunghissimo tratto pianeggiante, è comunque posto a quota 2000 e, dopo una tappa come quella del giorno precedente, potrebbe presentare il conto a qualche velocista. Il finale poi non è proprio un tavolo da biliardo per cui, se una fuga riuscisse ad arrivare negli ultimi 20 km con un buon vantaggio, i giochi potrebbero non essere ancora fatti.
La seconda settimana si concluderà con la difficile tappa Seregno-Bergamo, che prevede tre salite e tutte toste. La prima sarà la durissima ascesa verso Valcava, con pendenze severe, poco prima di metà gara i corridori affronteranno quella di Selvino, anch’essa nota agli appassionati ed inserita in passato nel percorso del Giro di Lombardia, ed infine quella di Valpiana a 30 Km dalla conclusione. L’ultima asperità presenta una parte centrale sempre intorno all’8/9% con un tratto di un chilometro e mezzo al 10% medio e punte al 17%. Attenzione perché nel finale ci sarà ancora la possibilità di una stoccata sullo strappo verso la Città Alta, prima di ridiscendere verso l’arrivo in un finale che ricalca quello dei molti giri di Lombardia che si concludono qui.
Dopo il secondo giorno di riposo, la durissima terza settimana si apre con il secondo tappone da 5 stelle di questo giro, da Sabbio Chiese al Monte Bondone, quasi 200 Km con 5 Gran Premi della Montagna. I primi due sono molto vicini e, dopo il durissimo Passo di Santa Barbara, ci sarà lo strappo che porterà a Passo Bordala. Subito dopo la discesa si risalirà immediatamente verso il GPM di Matassone, quindi, dopo una discesa spezzata da un tratto in contropendenza, si andranno a scollinare i 1250 metri di Serrada. Tra la fine di questa discesa e l’inizio della salita finale ci saranno 10 Km pianeggianti. La battaglia probabilmente esploderà sulla salita finale verso il Monte Bondone che, dal versante di Aldeno, presenta un significativo chilometraggio (21 Km) e due tratti a forti pendenza: il primo in partenza di circa 3 Km al del 9% ed il secondo da metà salita fino ai -2 di ben 8 Km con un’inclinazione media superiore all’8% e punte al 15%. Sarà verosimilmente proprio nel tratto di pendenza massima, posto a 6 Km dall’arrivo, che si potranno creare distacchi tra i favoriti.
La tappa da Pergine Valsugana a Caorle sarà completamente pianeggiante e sarà riserva di caccia per i velocisti rimasti in gara.
Dopo la pausa in pianura, ecco un’altra tappa di montagna bella tosta. Dopo la lunga salita verso Passo della Crocetta e il dente di Pieve d’Alpago, i corridori dovranno affrontare un durissimo finale, con tre salite di fila senza tratti di respiro in mezzo. Il GPM di Forcella Cibiana, pur essendola terzultima salita, sarà scollinato a soli 26 Km dalla conclusione. Il punto chiave sarà però la salita inedita verso Coi. Gli ultimi 3 Km e mezzo presentano una pendenza media in doppia cifra, con un picco del 19%. Si scollina a 5 km dalla conclusione, ma c’è ancora spazio per l’ultimo strappo di 2,7 Km verso l’arrivo di Zoldo alto, non molto duro che presenta tuttavia un passaggio al 10%. I giochi qui si faranno nel tratto duro della salita verso Coi, ma non è escluso che qualcuno voglia provare l’azione sul Cibiana, dato che la distanza dall’arrivo lo consente.
L’ultima frazione di montagna in linea è un classico tappone dolomitico con salite storiche. Dopo la partenza da Longarone per ricordare la tragedia del Vajont, si dovranno percorrere 182 chilometri affrontando cinque leggendarie salite. Si pedalerà nella storia attraverso Campolongo, Valparola, Giau, Tre Croci e il finale sulla terribile ascesa che porta ai 2304 metri del Rifugio Auronzo ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, superando per tre volte i 2000 metri. E’ davvero superfluo spendere parole per queste salite arcinote agli appassionati che regaleranno senz’altro grande spettacolo e battaglia senza esclusione di colpi, ma non è ancora finita. Dopo il tappone dolomitico, infatti. ci sarà ancora spazio per ribaltare la classifica in una tappa contro il tempo che presenterà la salita che, sotto il profilo delle pendenze, è la più dura del giro. L’ascesa di Monte Lussari presenta fondo sterrato e pendenze da ribaltamento, basti pensare che nei primi 5 Km (in tutto misura 7.5 Km) la media supera il 15%, mentre le massime toccano il 22%. Dopo circa 1 Km di respiro c’è nuovamente un tratto estremamente duro in cui, per la seconda volta, la strada sarà inclinata al 22%.
La tappa misura in totale 18 Km con un primo tratto pianeggiante ma qui le differenze si faranno su questa inedita e durissima salita.
La tappa finale sarà una passerella sulle strade di Roma per incoronare il vincitore dell’edizione 106.
Il percorso offre occasioni per dare spettacolo ma, come sempre, toccherà ai corridori non deludere le aspettative degli appassionati che non vedono l’ora che arrivi il 6 maggio 2023

Benedetto Ciccarone

Il santuario costruito sulla sommità del Monte Santo di Lussari (www.borghistorici.it)

Il santuario costruito sulla sommità del Monte Santo di Lussari, sede d'arrivo della penultima tappa(www.borghistorici.it)

17-10-2022

ottobre 17, 2022 by Redazione  
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PETRONAS TOUR DE LANGKAWI (Malesia)

L’olandese Sjoerd Bax (Alpecin-Deceuninck) si è imposto nella settima tappa, circuito di Kuah, percorrendo 107.1 Km in 2h20′52″, alla media di 45.618 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Willie Smit (China Glory Continental Cycling Team) e lo spagnolo Adrià Moreno (Burgos-BH). Miglior italiano Gianni Moscon (Astana Qazaqstan Team), 5° a 10″. Il colombiano Iván Ramiro Sosa (Movistar Team) è ancora leader della classifica con 23″ sul britannico Hugh Carthy (EF Education-EasyPost) e 1′47″ sul norvegese Torstein Træen (Uno-X Pro Cycling Team). Miglior italiano Moscon, 38° a 18′26″. La tappa si sarebbe dovuto concludere sul monte Gunung Raya ma a causa di quattro frane avvenute in zona si è deciso di farla disputare sul tracciato dell’ottava ed ultima tappa, regolarmente in programma domani.

BAX BATTE UN ALTRO COLPO. VITTORIA DELL’OLANDESE A KUAH, SOSA RESTA IN GIALLO

ottobre 17, 2022 by Redazione  
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Sjoerd Bax (Team Alpecin Deceuninck) è uno dei nomi nuovi di questo finale di stagione e dopo aver vinto la Coppa Agostoni si impone nella settima tappa del Tour de Langkawi – rivoluzionato nel percorso a causa di una frana che ha impedito il transito sulla salita di Gunung Raya – al termine di un finale frizzante, raggiungendo il drappello di testa e sfruttando il suo spunto veloce. Domani ottava ed ultima tappa con Ivan Sosa (Team Movistar) a un passo dalla vittoria finale.

A causa di alcune frane che hanno interessato la salita di Gunung Raya, gli organizzatori del Tour de Langkawi hanno deciso che la settima tappa verrà disputata sul percorso dell’ottava tappa, quindi le ultime due tappe della corsa malese avranno la stessa altimetria, anche se il circuito finale di Kuah nella settima tappa è stato accorciato di un giro. La tappa di oggi misura quinti poco più di 107 km e ci sarà bagarre negli ultimi due giri per la vittoria di tappa visto che la salitella di Raya Langkawi – un km ad oltre il 6 % di pendenza media – chiamerà all’appello velocisti resistenti e perché no anche uomini di classifica, anche se in questo secondo caso la lotta sembra circoscritta a Ivan Ramiro Sosa (Team Movistar) ed Hugh Carthy (Team EF Education EasyPost). Tra i velocisti è ancora molto incerta la classifica maglia verde con Erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling Team) che conduce con un punto di vantaggio su Gleb Syritsa (Team Astana Qazaqstan) e tre punti di vantaggio su Max Kanter (Team Movistar). Anche gli scalatori che si contendono la vittoria nella speciale classifica dei GPM si daranno battaglia sia oggi che domani visto che Muhammad Nur Aiman Mohd Zariff e Jumbaljamts Sainbayar, entrambi del Terengganu Polygon Cycling Team, sono appaiati al primo posto con 29 punti. Erano le squadre dei velocisti a comandare subito le operazioni ed ad evitare fughe iniziali visto che i punti del primo traguardo intermedio di Pekan Kuh, posto al km 30.8, facevano gola proprio per l’incertezza nella classifica a punti precedentemente citata. Era Eduard Michael Grosu (Team Drone Hopper Androni Giocattoli) a vincere il primo sprint intermedio davanti a Blikra e Kanter. Dopo il passaggio sul primo sprint intermedio si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Adrià Moreno (Team Burgos BH), Willie Smit (China Glory Continental Cycling Team) e Nicol Blanca Pareja (Team Philippines). A 40 km dall’arrivo il terzetto di testa aveva 2 minuti e 10 secondi di vantaggio sul gruppo maglia gialla. Smit si aggiudicava il secondo traguardo volante di Pekan Kuah posto al km 89.5 mentre alle spalle dei fuggitivi, che vedevano ridursi sempre di più il loro vantaggio, il gruppo maglia gialla era molto spezzettato a causa di diversi attacchi. Smit scollinava in prima posizione sul primo GPM di Raya Langkawi posto al km 91. Moreno vinceva il secondo traguardo volante di Pekan Kuah posto al km 98.3. Blikra veniva segnalato in difficoltà mentre a 7 km dall’arrivo Sjoerd bax (Team Alpecin Fenix) raggiungeva il gruppo di testa. Moreno scollinava per primo anche sul secondo ed ultimo GPM di Raya Langkawi posto al km 99.8. Il drappello di testa, provo di Pareja che si era staccato a poco meno di 9 km dall’arrivo, si giocava la vittoria di tappa, visto che nessuno degli inseguitori riusciva a raggiungerlo. Nella volata a tre Bax si imponeva davanti a Smit e Moreno, mentre a 10 secondi di ritardo David van der Poel (Team Alpecin Deceuninck) si piazzava in quarta posizione e Gianni Moscon (Team Astana Qazaqstan) in quinta posizione. Dopo un buon Giro del Lussemburgo e la vittoria alla Coppa Agostoni, Bax ottiene la seconda vittoria stagionale e si fa notare tra i ciclisti olandesi emergenti. In classifica generale Sosa resta in maglia gialla con 23 secondi di vantaggio su Hugh Carthy (Team EF Education EasyPost). Domani la conclusione del Tour de Langkawi con l’ottava ed ultima tappa da Kuah a Kuah di 115.9 km. Rispetto alla tappa di oggi, saranno tre invece di due i giri del circuito finale con tre scalate sul GPM di Raya Langkawi. Sosa a questo punto sembra aver ipotecato la vittoria della breve corsa malese.

Giuseppe Scarfone

Sjoerd Bax vince a Kuah (foto: Getty Images)

Sjoerd Bax vince a Kuah (foto: Getty Images)

JAPAN CUP, COLPO DI POWLESS

ottobre 17, 2022 by Redazione  
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Neilson Powless vince la Japan Cup in solitaria. Secondo Andrea Piccolo, Dyball chiude il podio

Il percorso di questa edizione prevede un circuito di 10 km da ripetere 14 volte intorno alla città nipponica di Utsunomiya. A fare il ritmo fin dalle battute iniziali è la Trek Segafredo, spezzando più volte il gruppo ma senza mai riuscire a formare un drappello coordinato al comando. Così si giunge fino ai -40 dal traguardo con situazione tutta in divenire: qua è lesta la EF Education-Easy Post a inserire ben due uomini in un nuovo tentativo di allungo, Neilson Powless e Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost). A loro si aggregano Simon Geschke (Cofidis) e Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), andando a formare un quartetto al comando. Il duo in rosa però è magistrale nello sfruttare la superiorità numerica con attacchi continui e alternati, fino a quando ai -15 nessuno degli altri attaccanti ha le gambe per rispondere allo statunitense che può così involarsi in solitaria verso il traguardo. Nella volata ristretta per le posizioni di rincalzo Piccolo completa la festa EF conquistando la piazza d’onore davanti al rientrante Benjamin Dyball (UKYO).

Lorenzo Alessandri

Powless esulta in solitaria sul traguardo. Photo Credit: Sprint Cycling Agency

Powless esulta in solitaria sul traguardo. Photo Credit: Sprint Cycling Agency

16-10-2022

ottobre 16, 2022 by Redazione  
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VENETO CLASSIC

L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa italiana, Treviso – Bassano del Grappa, percorrendo 190 Km in 4h39′54″, alla media di 40.729 Km/h. Ha preceduto di 10″ l’italiano Davide Formolo (UAE Team Emirates) e di 29″ l’italiano Nicola Conci (Alpecin-Deceuninck)

JAPAN CUP

Lo statunitense Neilson Powless (EF Education-EasyPost) si è imposto nella corsa giapponese, circuito di Utsunomiya, percorrendo 144.2 Km in 3h37′49″, alla media di 39.721 Km/h. Ha preceduto di 12″ l’italiano Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost) e di 13″ l’australiano Benjamin Dyball (Team UKYO SAGAMIHARA)

PETRONAS TOUR DE LANGKAWI (Malesia)

Il norvegese Erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling Team) si è imposto nella sesta tappa, George Town – Alor Setar, percorrendo 120.4 Km in 2h49′42″, alla media di 42.569 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Gleb Syritsa (Astana Qazaqstan Team) e il tedesco Rüdiger Selig (Lotto Soudal). Miglior italiano Jakub Mareczko (Alpecin-Deceuninck), 10°. Il colombiano Iván Ramiro Sosa (Movistar Team) è ancora leader della classifica con 23″ sul britannico Hugh Carthy (EF Education-EasyPost) e 2′02″ sul connazionale Einer Augusto Rubio (Movistar Team). Miglior italiano Gianni Moscon (Astana Qazaqstan Team), 42° a 19′26″.

CHRONO DES NATIONS

L’elvetico Stefan Küng (Groupama-FDJ) si è imposto nella corsa francese, circuito a cronometro di Les Herbiers, percorrendo 45.5 Km in 53′29″, alla media di 50.965 Km/h. Ha preceduto di 2″ il norvegrese Tobias Foss (Jumbo-Visma) e di 11″ l’italiano Matteo Sobrero (Team BikeExchange-Jayco).

CHRONO DES NATIONS DONNE

L’olandese Ellen van Dijk (Trek-Segafredo) si è imposta nella corsa francese, circuito a cronometro di Les Herbiers, percorrendo 27.2 Km in 35′54″, alla media di 45.46 Km/h. Ha preceduto di 1′06″ l’ucraina Valeriya Kononenko (nazionale ucraina) e di 1′18″ la statunitense Amber Neben (nazionale statunitense). Miglior italiana Vittoria Bussi (Open Cycling Team), 12° a 2′52″

HIRSCHI CONQUISTA LA VENETO CLASSIC, DOPPIETTA DELLA UAE

ottobre 16, 2022 by Redazione  
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Marc Hirschi (UAE Team Emirates) ha conquistato il successo nella Veneto Classic a Bassano del Grappa con un azione sullo sterrato riuscendo a battere il compagno di squadra Davide Formolo e Nicola Conci (Alpecin-Deceuninck).

La seconda edizione della Veneto Classic cambiava percorso per trovare la sua identità con un percorso che aggiunge tratti complessi con l’obiettivo di far parte nel Word Tour tra qualche anno.
La salita in pavè de La Tisa è sicuramente la salita iconica del percorso sul quale è stata strutturata questa nuova classica, dall’anno scorso viene messa più al centro del finale con ben 3 passaggi nel finale, mentre la salita che l’anno scorso era presente nel circuito La Rosina, quest’anno viene inserita nelle fasi centrali del percorso. Il dislivello rimane praticamente intoccato con 2500 metri su una distanza che però cala da 206 a 190 chilometri.
Il percorso iniziale da Treviso fino a Bassano del Grappa di 93 chilometri era un po’ nervoso con l’unica importante difficoltà nel Muro Ca’ del Poggio al chilometro 30.
I ciclisti una volta arrivati a Bassano iniziavano un circuito da ripetere 3 volte che includeva la salita di la Rosina, 2.7 chilometri al 5.9%. Al termine di questo circuito gli atleti passavano l’abitato di Marostica per percorrere un circuito comprendente il muro sulle pietre di la Tisa, 300 metri al 12.3%. Questo circuito veniva caratterizzato anche da un lungo falsopiano che anticipava una forte discesa prima del muro. Dopo il terzo passaggio sul muro che avveniva a 19 chilometri dal termine, gli atleti tornavano a Marostica per affrontare la “Diesel Farm”, un tratto in sterrato che culmina dopo 1.3 chilometri al 9.6% e prosegue nel primo tratto di discesa con gli atleti ormai entrati negli ultimi 10 chilometri con l’ultima difficoltà presente ai -4400 metri con il muro di Contrà Soarda (già presente nella scorsa edizione all’interno del circuito de La Rosina), con i suoi 500 metri all’11.4% che presentano l’ultima chance di attaccare prima del traguardo nel centro di Bassano del Grappa.

Tra gli atleti favoriti per il successo erano presenti per la UAE Team Emirates Matteo Trentin, Diego Ulissi, Alessandro Covi, Davide Formolo e Marc Hirschi che si presentavano con una squadra sulla carta nettamente più forte delle compagini avversarie. Gli atleti che provavano ad ostacolarli dal successo erano Miguel Angel Lopez (Astana Qazaqstan Team), Florian Vermeersch e Andreas Kron (Lotto Soudal), Remy Rochas (Cofidis), Sep Vanmarcke (Israel – Premier Tech), Kevin Colleoni (Team BikeExchange – Jayco), Jay Vine e Nicola Conci (Alpecin-Deceuninck), Filippo Zana (Bardiani-CSF-Faizanè), Natnael Tesfatsion (Drone Hopper – Androni Giocattoli) e Alexis Vuillermoz (TotalEnergies). Da segnalare che questa era l’ultima corsa in carriera su strada per Davide Rebellin (Work Service Vitalcare Vega) all’età di 51 anni.

La fuga di giornata veniva formata sul muro di Ca’ di Poggio da Jonas Abrahamsen (Uno-X Pro Cycling Team), Michael Belleri (Biesse – Carrera), Nils Brun (Tudor Pro Cycling Team), Riccardo Tosin (General Store – Essegibi – F.Lli Curia) e Matteo Zurlo (Zalf Euromobil Fior).

Questi atleti arrivavano a Bassano del Grappa con un vantaggio intorno ai quattro minuti e dieci secondi che andavano a ridursi velocemente nel circuito de La Rosina sotto il ritmo della UAE Team Emirates, nel secondo giro Belleri provava ad attaccare in solitaria, ma veniva ripreso, mentre nel gruppo Alessandro De Marchi (Israel – Premier Tech) restava coinvolto in una caduta e si doveva ritirare. Tosin e Abrahamsen si staccavano sull’ultimo passaggio, il norvegese rientrava nel tratto pianeggiante.
Zurlo se ne andava sulla Tisa, mentre dietro Formolo faceva il forcing con Trentin a ruota, alla fine della salita andavano a ricompattarsi sia la fuga che il gruppo riuscendo però a rientrare sulla testa grazie al forte cambio di ritmo.
Poco prima del secondo passaggio sulla Tisa restava coinvolto in una caduta Lopez, mentre Trentin guidava il gruppo di una trentina di atleti, Trentin e Conci guidavano il gruppo sul muro andando ad allungare ulteriomente il plotone con UAE e Alpecin intenzionate a continuare l’azione dopo lo scollinamento con un gruppo formato da squadre World Tour tra le quali figuravano anche il cmapione italiano Zana e il diciannovenne Francesco Busatto (General Store – Essegibi – F.Lli Curia) che correva sulle strade di casa. In un momento di disordine si generava un attacco comprendente Formolo e Vermeersch, ai quali si aggiungevano Rochas, Hirschi, Christian Scaroni (Astana Qazaqstan Team) e Stefano Oldani (Alpecin-Deceuninck), mentre un gruppo comprendente anche Rebellin si portava sul resto del gruppo di testa. All’inseguimento della nuova fuga si portavano Tesfatsion, Amanuel Ghebreigzabhiert (Trek – Segafredo), Jonas Greegard e Fredrik Dversnes (Uno-X Pro Cycling Team), Alexandre Delettre (Cofidis) e Trentin, ma la mancanza di collaborazione permetteva di rientrare al resto del gruppo che restava a soli quindici secondi di distanza nel momento in cui si affrontava per l’ultima volta la Tisa con Formolo che la prendeva in testa, mentre Trentin attaccava in maniera potente dal gruppo per rientrare in solitaria, riuscendo a chiudere il buco poco dopo la salita con anche Kron e Mathias Vacek (Trek – Segafredo) capaci di rientrare. Al termine della discesa si riuscivano ad accodare anche Ulissi, Busatto, Colleoni, Conci e Xandro Meurisse (Alpecin-Deceuninck). Altri 9 atleti tra i quali Zana riuscivano a rientrare sulla testa della corsa ai -16. Trentin provava un attacco nel tratto pianeggiante senza però riuscire a fare la differenza arrivando così con un gruppo di 25 atleti a giocarsi la vittoria nella Diesel Farm che veniva presa in testa da Hirschi che riusciva a restare col solo Conci, il quale attaccava però provando ad andarsene in soltiaria su una strada molto pendente e sterrata, Hirschi restava a dieci metri da lui con Formolo in grado di rientrare più velocemente e accodarsi allo scalatore trentino. Anche l’elvetico riusciva lentamente a ritornare sotto alla testa della corsa provando a prendere in testa la porzione in discesa sterrata facendo la differenza prendendo qualche rischio in più. Al loro inseguimento si trovava Kron a una dozzina di secondi inseguito da una decina di corridori a sua volta.
Conci si trovava quindi nella difficile posizione di dover inseguire in solitaria con Formolo passivo alla sua ruota fino al muro finale dove Formolo scattava secco lasciando alle sue spalle Conci e provando a inseguire il suo compagno di squadra che al termine della salita riusciva a mantenere un margine di sicurezza con l’elvetico che riscattava così il secondo posto della passata edizione vincendo in solitaria grazie all’attacco in discesa. Al secondo posto arrivava Formolo che completava una doppietta UAE a conferma dei pronostici. Al terzo posto riusciva ad arrivare Conci difendendosi dal ritorno del gruppo dove Oldani batteva Trentin per il quarto posto. L’enfant du pays Busatto chiudeva con un convincente settimo posto.

Carlo Toniatti

La vittoria di Hirschi nella Veneto Classic (foto Sprint Cycling Agency)

La vittoria di Hirschi nella Veneto Classic (foto Sprint Cycling Agency)

BLIKRA IL PIU’ VELOCE AD ALOR SETAR. SOSA RESTA IN MAGLIA GIALLA

ottobre 16, 2022 by Redazione  
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Nella volata a ranghi compatti della sesta tappa del Tour de Langkawi, a spuntarla è Erlend Blikra (UNO-X Pro Cycling Team) che sul traguardo di Alor Setar precede Gleb Syritsa (Team Astana Qazaqstan) e Rudiger Selig (Team Lotto Soudal). Domani resa dei conti decisiva per la maglia gialla tra Sosa e Carthy sull’inedita salita finale di Gunung Raya.

La sesta tappa del Tour de Langkawi, guardando l’altimetria, non offre molti spunti di riflessione visto che il percorso è totalmente pianeggiante e la volata sembra più che scontata. Anche ieri è stata una tappa adatta ai velocisti ma l’attacco deciso di undici ciclisti nella seconda parte del percorso ha determinato un finale scoppiettante con il gruppo che non è riuscito a rientrare sugli attaccanti che si sono giocati così la vittoria di tappa. Chissà se anche oggi le squadre dei velocisti si faranno sorprendere. Si parte da Georgetown e si arriva ad Alor Setar dopo 120 km. La fuga di giornata si formava dopo 2 km dalla partenza. Erano sei i ciclisti ad avvantaggiarsi sul gruppo: Tiano Da Silva (Team Pro Touch), Thanakhan Chaiyasombat (Thailand Continental Cycling Team), Willie Smit (China Glory Continental Cycling Team), Kee Zhe Yie (Team Malaysia), Marco Lumanog e Junreck Carcueva (Team Philippines). Chaiyasombat si aggiudicava il primo traguardo volante di Jambatan Palau Pinang posto al km 7.8. Carcueva vinceva il successivo traguardo volante di Bagan posto al km 25.5. Kee si aggiudicava il terzo ed ultimo traguardo volante di Sungai Petani posto al km 63.9. Dopo un vantaggio massimo di 2 minuti e 40 secondi intorno al km 35, le squadre dei velocisti si organizzavano per l’inseguimento. A 40 km dall’arrivo il sestetto dei fuggitivi aveva 1 minuto e 30 secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore. Tra le squadre più attive in testa al gruppo si segnalava il Team Alpecin Deceuninck. Smit era l’ultimo ad essere ripreso a 9 km dall’arrivo. Le squadre dei velocisti mantenevano un ritmo elevato per evitare sorprese e consentire ai propri capitani di presentarsi al meglio nella volata finale. A vincere sul traguardo di Alor Setar era erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling Team) davanti a Gleb Syritsa (Team Astana Qazaqstan) e Rudiger Selig (Team Lotto Soudal). Chiudevano la top five Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates) in quarta posizione e Max Kanter (Team Movistar) in quinta posizione. Jakub Mareczko (Team Alpecin Deceuninck), vincitore della quarta tappa, era soltanto decimo. Blikra ottiene la prima vittoria stagionale mentre in classifica generale resta tutto invariato con Ivan Sosa (Team Movistar) sempre in maglia gialla con 23 secondi di vantaggio su Hugh Carthy (Team EF Education EasyPost) e 2 minuti ed 1 secondo di vantaggio su Einer Rubio (Team Movistar). Domani è in programma la settima tappa da Kuah a Gunung Raya di poco meno di 91 km. Il piatto forte sarà la scalata finale della salita inedita di Gunung Raya. Posizionata al centro dell’isoletta di Langkawi, questa salita è lunga quasi 13 km e mezzo ed ha una pendenza media del 6%. Sosa e Carthy si giocheranno le chance di vittoria finale su questa salita, con il britannico che dovrà necessariamente attaccare e provare a recurerare i 23 secondi che lo separano dal colombiano.

Giuseppe Scarfone

Erlend Blikra vince ad Alor Setar (foto: Getty Images Sport)

Erlend Blikra vince ad Alor Setar (foto: Getty Images Sport)

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