GIRO 2023 IN STILE VINTAGE

ottobre 18, 2022
Categoria: News

Presentato oggi a Milano un Giro avvincente, aperto nella prima parte con lo spartiacque della cronometro romagnola ad aprire la seconda parte molto dura. Un sud meno complicato ma, come sempre, insidioso.

Dopo l’obbrobrio della presentazione a pezzi del percorso 2022, si è tornati all’antico a furor di popolo. Presentazione in stile classico, aperta da un patetico teatrino di presentatori privi di qualsiasi nozione tecnica e, probabilmente, anche di interesse sportivo, seguita da una congerie di personaggi intenti a farsi i complimenti con la sola esclusione di Mauro Vegni, che comunque propone sempre interventi sensati.
Stile antico non solo per la presentazione, ma anche per il percorso che si differenzia da quello dello scorso anno, molto ambizioso ma poi ridimensionato dal modo di affrontarlo da parte dei corridori.
Il Giro di quest’anno ripropone molti temi caratteristici dei percorsi degli anni 90.
Un sud non eccessivamente complicato dal punto di vista altimetrico, nonostante la presenza di due arrivi in salita tutt’altro che banali. E’ però un sud insidioso, in cui tenere sempre gli occhi aperti, con tappe per velocisti che presentano percorsi non banali e difficili da gestire.
Una prima settimana che si chiude con una cronometro di metà giro della quale salutiamo volentieri il ritorno. Una prova contro il tempo che, posta prima delle montagne, potrà disegnare chiare gerarchie in classifica, costringendo chi soffre questo tipo di esercizio ad orchestrare attacchi in montagna che non si riducano allo scatto all’ultimo chilometro.
Vi sono poi 6 tappe lunghe oltre 200 Km e non vi sono le orribili minitappe di 120 o 130 km che vanno di monda oggi, se si eccettua la passerella finale che però non avrà nulla da offrire in chiave classifica generale.
Le tappe di montagna sono quasi tutti tapponi impegnativi, mentre la cronometro del penultimo giorno, molto interessante con l’inedita e durissima ascesa al Monte Lussari, chiuderà i giochi.
Un bel percorso quindi, aperto nella prima parte e con una netta cesura rappresentata dalla cronometro di Cesena. Lì cominceranno ad emergere i valori, del resto è storia che sia a Lago Laceno (1998), sia a Campo imperatore (2018) si sono visti valori poi ribaltati in seguito.
Le tappe di media montagna sono in numero un pochino inferiore rispetto alla scorso anno, ma comunque non mancano e alcune di esse potrebbero essere decisive.
Infine il capitolo velocisti. Le tappe che potrebbero finire in volata sono ufficialmente otto, tuttavia la maggior parte di esse presentano un percorso tutt’altro che piatto, circostanza confermata dal fatto che sono soltanto tre le frazioni classificate con una sola stelletta di difficoltà.
L’analisi delle singole frazioni rende certamente ancor meglio l’idea delle considerazioni generali svolte sinora.
Il Giro si aprirà con una spettacolare tappa a cronometro di 18 Km che si snoderà in gran parte sulla ciclabile della Costa dei Trabocchi, che ripercorre il tracciato della vecchia ferrovia che correva per lunghi tratti praticamente in riva al mare. Il percorso è pianeggiante, ma attenzione all’ultimo chilometro in salita, anche se molto pedalabile, per arrivare nel centro di Ortona.
La seconda tappa da Teramo a San Salvo di 204 km è la prima classificata con una stelletta di difficoltà ed è dedicata alle ruote veloci, ma attenzione agli strappi di Chieti e Ripa Teatina verso metà percorso che potrebbero smuovere le acque, anche se sono davvero troppo lontani dal traguardo per incidere.
La terza tappa, la Vasto – Melfi di 210 Km. è classificata come tappa di media montagna. Dopo un lunghissimo tratto pianeggiante di 175 Km, si affrontano un paio di salite nel Vulture a quote intorno ai 700/800 metri prima di riscendere verso Melfi. La vicinanza al traguardo delle salite (comunque agevoli) potrà favorire l’arrivo di una fuga.
La musica cambia decisamente nella quarta tappa che vedrà il primo arrivo in salita a Lago Laceno al termine di una tappa complessa e insidiosa, senza un metro di pianura e con due salite di un certo chilometraggio a metà percorso. Di pianura praticamente non ce n’è, le strade sono tortuose e con fondo usurato, tutto questo renderà difficile e stressante la gestione di questa tappa davvero insidiosa. L’ultima salita, Colle Molella, potrà vedere anche schermaglie tra gli uomini di classifica, schermaglie che potrebbero portare anche a qualche distacco, visto che nella parte centrale ci sono 3 Km al 10% medio con punte del 12%. Dal valico mancheranno 4 Km alla conclusione e potrebbero non bastare per ricucire eventuali buchi.
La quinta tappa, da Atripalda a Salerno, è dedicata alle ruote veloci, almeno sulla carta, ma attenzione anche qui perché i primi 130 km sono tutti di saliscendi su strade tortuose. Gli ultimi 40 Km sono facili e dovrebbero favorire il ricompattamento.
Discorso simile per la tappa con partenza e arrivo a Napoli, piuttosto breve (156 Km) ma che presenta il non banale Valico di Chiunzi (tristemente noto per l’incidente che taglio fuori Marco Pantani dal Giro d’italia del 1997) ed la salita di Capo di Mondo poco la metà percorso. Anche qui attenzione alle insidie nella prima parte, mentre la seconda dovrebbe favorire lo sprint finale.
La settima tappa sarà la prima frazione di alta montagna. La partenza sarà da Capua e, dopo aver affrontato le salite di Rionero sannitico (non valida come GPM) e Roccaraso, si scenderà nella piana di Sulmona per poi risalire verso Calascio dallo stesso versante del 2018 su una salita con pendenze regolari ma costanti. Da lì inizia un lungo tratto interlocutorio che porterà i “girini” nel cuore del massiccio Gran Sasso alternando tratti pianeggianti a tratti in facile ascesa fino ad arrivare agli ultimi durissimi chilometri con medie intorno al 9% e punte al 13%. Gli ultimi 4 Km e mezzo sono di salita vera ed è qui che gli uomini di classifica proveranno a sorprendere gli avversari perchè le pendenze consentono agli scalatori puri di provare la rasoiata e, come spesso accade nella prima settimana, qualcuno potrebbe pagare. Va ricordati, infatti, che su questo arrivo nel 2018 Froome perse parecchio salvo poi recuperare con l’impresa sul Colle delle Finestre che lo portò alla vittoria al Giro. La tappa misura 218 Km ed anche questo dato potrebbe avere la sua rilevanza nell’economia della frazione.
Oltre 200 Km anche il giorno successivo, nella famosa tappa dei muri della Tirreno Adriatico. La salita dei Cappuccini (3 Km con punte al 19%) verrà affrontata due volte, inframezzata dal Monte delle Cesane (7 Km e punte al 18%). Il secondo scollinamento dello strappo dei Cappuccini è a soli 5 Km dal traguardo di Fossombrone, cosa che potrebbe ispirare non solo cacciatori di tappe e finisseur, ma anche qualche uomo di classifica, specie in vista della cronometro del giorno successivo.
Cesare, passando il Rubicone, pronunciò la celeberrima frase “alea iacta est” e questa frase si adatta sicuramente alla frazione che rappresenterà il vero spartiacque tra la prima e la seconda parte del Giro. Una cronometro di oltre 33 Km, completamente pianeggiante, da Savigliano sul Rubicone appunto e Cesena. E’ sin troppo ovvio che, su un percorso del genere, gli uomini leggeri, che mal digeriscono le prove contro il tempo, avranno seri problemi. Il chilometraggio e la collocazione prima delle montagne faranno di questa prova un vero e proprio calvario per chi non gradisce questo tipo di esercizio, mentre coloro che si esaltano nelle prove individuali avranno il terreno per tentare di scavare distacchi importanti, da tentare di difendere sulle montagne.
Anche questa scelta rimanda un po’ ai percorsi di 20 o 30 anni fa, nei quali si cercava di piazzare una cronometro nella prima parte per scavare dei distacchi e poi dare il terreno agli scalatori per attaccare e tentare di ricucire lo strappo.
Dopo la cronometro ci sarà il primo giorno di riposo, seguito dalla Scandiano – Viareggio di 190 Km. I corridori approderanno in Versilia, ma i velocisti dovranno stare attenti alla prima parte della tappa che porterà fino agli oltre 1500 metri di quota del Passo delle Radici. Attenzione anche al dente di Monteperpoli, subito dopo la fine della discesa. Gli ultimi 70 Km pianeggianti potranno servire alla squadre dei velocisti per chiudere sulla fuga che sicuramente si formerà.
Anche la tappa che porta da Camaiore a Tortona si presenta adatta ai velocisti, ma prevede alcune asperità abbastanza agevoli che andranno però affrontate con attenzione. Gli ultimi 30 Km, tutti in falsopiano discendente, saranno velocissimi.
La Bra – Rivoli farà da antipasto al primo tappone alpino. Nella fase centrale di questa frazione, dopo una prima parte collinare, si percorre la Pianura Padana. Nel finale, invece, ci sarà da affrontare Colle Braida a 1000metri di altitudine, con pendenze abbastanza severe in alcuni tratti. Da lì però mancheranno 28 Km alla conclusione e per questo motivo l’epilogo più probabile è l’arrivo di una fuga con i big coperti in vista del tappone dell’indomani.
La tredicesima tappa sarà il primo tappone da 5 stelle di difficoltà, la tappa della Cima Coppi che sarà posta ai 2469 metri del Colle del Gran San Bernardo al termine di una salita di quasi 35 Km e poco meno di 2000 metri di dislivello. Gli ultimi 10 Km sono i più difficili, con una pendenza media del 7,6%. Anche in questo ultimo difficile tratto, le pendenze sono regolari, sempre tra il 7 e il 9%, con brevissimi tratti appena sopra la doppia cifra, ma la difficoltà di questa salita sta nella sua lunghezza infinita e nel fatto che si pedalerà per diversi chilometri oltre i 2000 metri di quota.
Attenzione poi alla salita che porterà ai 2100 metri della Croix de Coeur; fino a Verbier la salita è abbastanza conosciuta ed è stata percorsa anche dal Tour de France ma, in questo caso, non ci si fermerà nella rinomata località invernale, ma si proseguirà fino ai 2174 metri di quota con dure inclinazioni. E’ infatti proprio da Verbier che i corridori incontreranno le pendenze più severe: 3 Km alla media del 9,1% e 4 Km alla media del 10,3% con punte al 13%. Non bisogna comunque dimenticare che il tratto fino a Verbier presenta anch’esso pendenze non trascurabili, anche se meno severe. In tutto, si tratta di 15 Km di salita con una pendenza media che sfiora il 9% e, dopo la lunghissima salita alla Cima Coppi, potrebbe fare gravi danni. La strada dopo Verbier fino a poco tempo fa versava in condizioni disastrate, assolutamente inadatte ad una corsa ciclistica, ma l’inserimento nel percorso lascia intendere che la strada sarà sistemata per consentire il passaggio della corsa . Terminata la discesa verso Riddes un tratto pianeggiante di oltre 20 Km porterà ai piedi della salita finale verso la località sciistica di Crans Montana. Si tratta di un’ascesa regolare ma costante, sempre tra il 7% ed il 9% per 13 Km e, benché sia la meno dura delle tre, potrà comunque lasciare il segno, specialmente se le salite precedenti saranno state affrontate a ritmi elevati o, ancor meglio, se saranno state teatro di attacchi da lontano. Gli oltre 20 Km pianeggianti tra la Croix de Coeur e la salita finale scoraggiano in realtà l’azione da lontano, tuttavia la frazione è durissima e il chilometraggio supera i 200.
Il giorno successivo è prevista una tappa per velocisti, ma occhio al Passo del Sempione che, seppure collocato nella prima parte della tappa prima di un lunghissimo tratto pianeggiante, è comunque posto a quota 2000 e, dopo una tappa come quella del giorno precedente, potrebbe presentare il conto a qualche velocista. Il finale poi non è proprio un tavolo da biliardo per cui, se una fuga riuscisse ad arrivare negli ultimi 20 km con un buon vantaggio, i giochi potrebbero non essere ancora fatti.
La seconda settimana si concluderà con la difficile tappa Seregno-Bergamo, che prevede tre salite e tutte toste. La prima sarà la durissima ascesa verso Valcava, con pendenze severe, poco prima di metà gara i corridori affronteranno quella di Selvino, anch’essa nota agli appassionati ed inserita in passato nel percorso del Giro di Lombardia, ed infine quella di Valpiana a 30 Km dalla conclusione. L’ultima asperità presenta una parte centrale sempre intorno all’8/9% con un tratto di un chilometro e mezzo al 10% medio e punte al 17%. Attenzione perché nel finale ci sarà ancora la possibilità di una stoccata sullo strappo verso la Città Alta, prima di ridiscendere verso l’arrivo in un finale che ricalca quello dei molti giri di Lombardia che si concludono qui.
Dopo il secondo giorno di riposo, la durissima terza settimana si apre con il secondo tappone da 5 stelle di questo giro, da Sabbio Chiese al Monte Bondone, quasi 200 Km con 5 Gran Premi della Montagna. I primi due sono molto vicini e, dopo il durissimo Passo di Santa Barbara, ci sarà lo strappo che porterà a Passo Bordala. Subito dopo la discesa si risalirà immediatamente verso il GPM di Matassone, quindi, dopo una discesa spezzata da un tratto in contropendenza, si andranno a scollinare i 1250 metri di Serrada. Tra la fine di questa discesa e l’inizio della salita finale ci saranno 10 Km pianeggianti. La battaglia probabilmente esploderà sulla salita finale verso il Monte Bondone che, dal versante di Aldeno, presenta un significativo chilometraggio (21 Km) e due tratti a forti pendenza: il primo in partenza di circa 3 Km al del 9% ed il secondo da metà salita fino ai -2 di ben 8 Km con un’inclinazione media superiore all’8% e punte al 15%. Sarà verosimilmente proprio nel tratto di pendenza massima, posto a 6 Km dall’arrivo, che si potranno creare distacchi tra i favoriti.
La tappa da Pergine Valsugana a Caorle sarà completamente pianeggiante e sarà riserva di caccia per i velocisti rimasti in gara.
Dopo la pausa in pianura, ecco un’altra tappa di montagna bella tosta. Dopo la lunga salita verso Passo della Crocetta e il dente di Pieve d’Alpago, i corridori dovranno affrontare un durissimo finale, con tre salite di fila senza tratti di respiro in mezzo. Il GPM di Forcella Cibiana, pur essendola terzultima salita, sarà scollinato a soli 26 Km dalla conclusione. Il punto chiave sarà però la salita inedita verso Coi. Gli ultimi 3 Km e mezzo presentano una pendenza media in doppia cifra, con un picco del 19%. Si scollina a 5 km dalla conclusione, ma c’è ancora spazio per l’ultimo strappo di 2,7 Km verso l’arrivo di Zoldo alto, non molto duro che presenta tuttavia un passaggio al 10%. I giochi qui si faranno nel tratto duro della salita verso Coi, ma non è escluso che qualcuno voglia provare l’azione sul Cibiana, dato che la distanza dall’arrivo lo consente.
L’ultima frazione di montagna in linea è un classico tappone dolomitico con salite storiche. Dopo la partenza da Longarone per ricordare la tragedia del Vajont, si dovranno percorrere 182 chilometri affrontando cinque leggendarie salite. Si pedalerà nella storia attraverso Campolongo, Valparola, Giau, Tre Croci e il finale sulla terribile ascesa che porta ai 2304 metri del Rifugio Auronzo ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, superando per tre volte i 2000 metri. E’ davvero superfluo spendere parole per queste salite arcinote agli appassionati che regaleranno senz’altro grande spettacolo e battaglia senza esclusione di colpi, ma non è ancora finita. Dopo il tappone dolomitico, infatti. ci sarà ancora spazio per ribaltare la classifica in una tappa contro il tempo che presenterà la salita che, sotto il profilo delle pendenze, è la più dura del giro. L’ascesa di Monte Lussari presenta fondo sterrato e pendenze da ribaltamento, basti pensare che nei primi 5 Km (in tutto misura 7.5 Km) la media supera il 15%, mentre le massime toccano il 22%. Dopo circa 1 Km di respiro c’è nuovamente un tratto estremamente duro in cui, per la seconda volta, la strada sarà inclinata al 22%.
La tappa misura in totale 18 Km con un primo tratto pianeggiante ma qui le differenze si faranno su questa inedita e durissima salita.
La tappa finale sarà una passerella sulle strade di Roma per incoronare il vincitore dell’edizione 106.
Il percorso offre occasioni per dare spettacolo ma, come sempre, toccherà ai corridori non deludere le aspettative degli appassionati che non vedono l’ora che arrivi il 6 maggio 2023

Benedetto Ciccarone

Il santuario costruito sulla sommità del Monte Santo di Lussari (www.borghistorici.it)

Il santuario costruito sulla sommità del Monte Santo di Lussari, sede d'arrivo della penultima tappa(www.borghistorici.it)

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