17-09-2020
settembre 17, 2020 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Il polacco Michał Kwiatkowski (INEOS Grenadiers) si è imposto nella diciottesima tappa, Méribel – La Roche-sur-Foron, percorrendo 175 Km in 4h47′33″ alla media di 36.52 Km/h. Ha preceduto l’ecuadoregno Richard António Carapaz Montenegro (INEOS Grenadiers) e di 1′51″ il belga Wout van Aert (Team Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – McLaren), 9° a 1′54″. Lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) è ancora in maglia gialla con 57″ sul connazionale Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) e 1′27″ sul colombiano Miguel Ángel López Moreno (Astana Pro Team). Miglior italiano Caruso, 11° a 12′31″.
SKODA – TOUR DE LUXEMBOURG
Il tedesco John Degenkolb (Lotto Soudal) si è imposto nella terza tappa, Rosport – Schifflange, percorrendo 159.8 Km in 3h35′43″ alla media di 44.45 Km/h. Ha preceduto allo sprint il rumeno Eduard-Michael Grosu (NIPPO DELKO One Provence) e il belga Pieter Vanspeybrouck (Circus – Wanty Gobert). Miglior italiano Diego Ulissi (UAE-Team Emirates), 14°. Grosu è il nuovo leader della classifica con 5″ su Ulissi e 9″ sul belga Amaury Capiot (Sport Vlaanderen – Baloise).
GIRO D’ITALIA INTERNAZIONALE FEMMINILE
La belga Lotte Kopecky (Lotto Soudal Ladies) si è imposta nella settima tappa, Nola – Maddaloni, percorrendo 112.6 Km in 2h52′12″ alla media di 39.23 Km/h. Ha preceduto di 2″ la britannica Elizabeth Deignan (Trek-Segafredo Women) e di 3″ la polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon SRAM Racing). Migliore italiana Marta Cavalli (Valcar – Travel & Service), 4° a 3″. L’olandese Annemiek van Vleuten (Mitchelton-Scott) è ancora in maglia rosa con 1′48″ sulla Niewiadoma e polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon SRAM Racing) e 2′03″ sulla connazionale Anna van der Breggen (Boels – Dolmans Cycling Team). Migliore italiana Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo Women), 6° a 4′32″.
COPPA SABATINI – GRAN PREMIO CITTÀ DI PECCIOLI
Il neozelandese Dion Smith (Mitchelton-Scott) si è imposta nella corsa italiana, circuito di Peccioli, percorrendo 210.1 Km in 4h58′58″ alla media di 42.17 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert) e il bielorusso Alexandr Riabushenko (UAE-Team Emirates)
OKOLO SLOVENSKA (Repubblica Slovacca)
Il tedesco Nico Denz (Team Sunweb) si è imposto nella seconda tappa, Žilina – Banská Bystrica, percorrendo 206.6 Km in 5h01′41″ alla media di 41.09 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Jannik Steimle (Deceuninck – Quick Step) e il lussemburghese Jean-Pierre Drucker (Bora – Hansgrohe) . Miglior italiano Davide Bais (Cycling Team Friuli ASD), 11° a 1″. Steimle è ancora leader della classifica con lo stess tempo di Denz e 16″ sul neozelandese Shane Archbold (Deceuninck – Quick Step). Miglior italiano Bais, 41° a 1′30″
TOUR OF MALOPOLSKA (Polonia)
Il polacco Piotr Brożyna (Voster ATS Team) si è imposto nel prologo, cronoscalata Bielany – Ostra Góra, percorrendo 1.5 Km in 02′52″ alla media di 31.40 Km/h. Ha preceduto di 2″ lo sloveno Tilen Finkšt (Ljubljana Gusto Santic) e di 3″ il connazionale Stanisław Aniołkowski (CCC Development Team). Miglior italiano Walter Calzoni (Gallina Colosio Eurofeed), 72° a 25″. Brożyna è il primo leader della classifica con 2″ su Finkšt e 3″ su Aniołkowski. Miglior italiano Calzoni, 72° a 25″.
ALLA SABATINI LA PRIMA VOLTA DI DION SMITH
Dion Smith (Mitchelton – Scott) ha vinto in volata la Coppa Sabatini conquistando così il primo successo in carriera davanti ad Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert) e ad Alexandr Riabushenko (UAE-Team Emirates) sul breve strappo di Peccioli.
La sessantottesima edizione della Coppa Sabatini – Gran Premio Città di Peccioli prevedeva un percorso leggermente modificato rispetto alle passate edizioni, con l’intera corsa disputata sui classici due circuiti disegnati attorno a Peccioli. Su una distanza di 211 chilometri i corridori dovevano superare un dislivello positivo di 1800 metri lungo un primo circuito di 21.4 chilometri, da ripetere sette volte e caratterizzato dalla facile salita di Terricciola e dal il muro di Via Greta (800 metri all’11%) per giungere sotto il rettilineo d’arrivo. Al termine delle sette tornate seguivano altri cinque giri di un circuito di dodici chilometri che terminava sempre a Peccioli con una salita di 1400 metri al 6%, già affrontata nella giornata di ieri al Giro della Toscana.
Quest’oggi, però, essendo l’arrivo posto in vetta a questo strappo la volata non era così probabile e garantiva sia possibilità di attacco lungo il percorso, sia sullo strappo finale. I principali favoriti erano Gianni Moscon (Ineos Grenadiers), Enrico Battaglin (Bahrain – McLaren), Dion Smith (Mitchelton – Scott) e Samuele Battistella (NTT Pro Cycling), mentre alcuni dei maggiori outsider erano Marco Canola (Gazprom – RusVelo), Biniam Girmay Hailu (NIPPO DELKO One Provence), Nacer Bouhanni (Arkéa – Samsic), Nicola Conci e Jacopo Mosca (nazionale italiana).
Subito dopo il via la corsa vedeva una grande attività in gruppo, con un primo gruppo riuscitosi ad avvantaggiare sulla salita di Terriciola. Nessuno mollava la presa continuando a rivoluzionare il gruppo di testa, finché sul secondo passaggio della salita di Terriciola non andava via Giovanni Carboni (Bardiani-CSF-Faizanè), che veniva ripreso dopo il muro di Peccioli da altri sette atleti: Yukiya Arashiro (Bahrain – McLaren), Florian Vermeersch (Lotto Soudal), Alexander Konychev (Mitchelton – Scott), Nickolas Dlamini (NTT Pro Cycling), Mulu Kinfe Hailemichael (NIPPO DELKO One Provence), Ivan Rovny (Gazprom – RusVelo) e Raffaele Radice (Sangemini Trevigiani Mg.k Vis). La presenza di molte delle squadre più quotate rappresentava sicuramente una minaccia per le altre squadre, che da subito controllavano la corsa.
Quando mancavano 90 chilometri dalla conclusione il vantaggio massimo toccava i 4’30”, mentre Dlamini perdeva contatto dalla fuga. Successivamente il gruppo iniziava a guadagnare in maniera più convinta grazie al lavoro di Ineos Grenadiers e in particolare della Vini Zabù – KTM, portando il distacco a 2’40” all’entrata nel circuito finale. Sull’ultima scalata a Terriciola aveva perso contatto anche Carboni, dopo aver creato in prima persona la fuga di giornata. Dopo la seconda tornata la corsa esplode con la selezione nel gruppo che portava il ritardo a 1’30”; intanto Radice perdeva contatto dalla fuga. Hailemichael tentava un’azione solitaria al termine del terzo giro, mentre in contemporanea Moscon e Giovanni Visconti (Vini Zabù – KTM) attaccavano dal gruppo, ma in entrambi i casi le loro azioni venivano tamponate, con il gruppo sotto al minuto di ritardo. A 14 chilometri dalla conclusione era Vermeersch a provare a resistere in solitaria al ritorno del gruppo, ma sul penultimo passaggio dallo strappo di Peccioli veniva ripreso e staccato. Nel frattempo dal gruppo partivano diversi attacchi che andavano a prendere e scavalcare la fuga. Nicolas Schultz (Mitchelton – Scott), Nicola Conci (nazionale italiana) e Amanuel Ghebreigzabhier (NTT Pro Cycling) riuscivano a scollinare con qualche metro di vantaggio, ma Moscon chiudeva su di loro tirando il gruppo. Seguiva una fase di continui attacchi, che venivano immediatamente stoppati dalla Circus – Wanty Gobert, particolarmente intenzionata a mantenere la corsa chiusa, mentre Arkéa – Samsic e Mitchelton – Scott controllavano il gruppo nei chilometri precedenti lo strappo finale. Ai -500 metri Matthew Holmes (Lotto Soudal) provava un attacco, ma il ritmo della Mitchelton – Scott non permetteva attacchi lanciando alla perfezione Dion Smith, che conquistava la vittoria davanti ad Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert) e Alexandr Riabushenko (UAE-Team Emirates). Continua così l’ottimo periodo di forma per il corridore neozelandese, ben comportatosi nelle classiche italiane disputate nel post-lockdown.
Carlo Toniatti

La vittoria di Smith alla Coppa Sabatini (foto Bettini)
TRIPLETTA VOS, SUO ANCHE IL TRAGUARDO DI NOLA
Anche la sesta tappa è andata alla fuoriclasse Marianne Vos che ha firmato oggi la tripletta, ventottesimo suo successo alla corsa rosa. Sempre in vetta alla classifica generale Anniemiek van Vleuten.
Marianne Vos fa tre!!! Anche il taguardo di Nola è andato alla fuoriclasse olandese che con quello odierno ha raggiunto quota 28 nei successi nella corsa a tappe del Bel Paese. A salire sul podio odierno con l’olandese sono state Hanna Barnes (Canyon SRAM Racing) e Lotte Kopecky (Lotto Soudal Ladies). Per i colori italiani da segnalare la settima piazza di Ilaria Sanguineti (Ilaria Valcar – Travel & Service) e l’ottava della giovane Giorgia Bariani (Top Girls Fassa Bortolo).
Prima della volata che ha premiato la Vos, sempre a suo agio su tracciati con queste caratteristiche, è stato degno di nota il tentativo avvenuto ai meno trenta chilometri dal traguardo di Mariia Novolodskaia. La russa del Cogeas – Mettler Pro Cycling Team aveva raggiunto un vantaggio massimo di 28”, ma ai meno due dal traguardo una inopinata caduta in una curva ha fatto svanire il suo sogno di andare a cogliere il successo.
Domani la settima tappa, da Nola a Maddalon per 112,5 chilometri, proporrà un circuito da ripetere due volte che prevede la salita al Santuario di San Michele Arcangelo di Valle di Maddaloni, 4 Km al 5.6% che saranno validi come GPM di 3a categoria e che dovranno essere superati per l’ultima volta a circa 9 Km dal traguardo.
Mario Prato

La tripletta della Vos sulle strade del Giro Rosa (Getty Images)
L’ÉTAPE DU JOUR: MÉRIBEL – LA ROCHE-SUR-FORON
settembre 17, 2020 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Il Tour 2020 è giunta alla sua ultima frazione di montagna. Si tratta di un vero e proprio tappone, non lungo ma infarcito di difficoltà. Si comincia con il Cormet de Roselend, per poi scollinare i colli di Saisies e dell’Aravis prima di andare a fare i conti con la salita più ripida di questa edizione della Grande Boucle, i 6 Km all’11.2% del Plateau des Glières. Finale in discesa dopo aver percorso anche un lungo tratto sterrato
L’ultima tappa di montagna è l’unica ad avere i connotati del tappone, non tanto per la lunghezza – oggi si dovranno percorrere 175 Km – quanto per la distribuzione delle difficoltà lungo tutto l’asse della tappa. Anche oggi ci sarà da percorrere un tratto pianeggiante ad inizio tappa, limitato ai 26 Km che faranno da antipasto all’ascesa ai quasi 2000 metri del Cormet de Roselend (19.3 Km al 6%), prevista nel percorso del Tour anche lo scorso anno ma estromessa all’ultimo momento a causa di una frana (era la tappa di Val Thorens vinta da Vincenzo Nibali). Successivamente si dovranno affrontare i 15 Km al 6.3% del Col des Saisies e i 7 Km al 6.8% del Col des Aravis prima di giungere al cospetto della salita regina della tappa, la Montée du Plateau des Glières. È una sorta di Zoncolan in miniatura perché l’ascesa francese è più corta di 4 Km rispetto a quella friulana, ma presenta una pendenza media molto simile: in 6 Km dovranno essere superati 700 metri di dislivello, ci si “scontrerà” con una pendenza media dell’11,2% e, una volta superato lo striscione del GPM, prima di cominciare la discesa si dovrà percorrere anche un tratto in quota sterrato lungo quasi 2 Km. A quel punto mancheranno 30 Km al traguardo, comprensivi di un’ultima salita che – pur essendo pedalabile e non essendo valida come GPM – potrebbe contribuire a fare lievitare ulteriormente i distacchi inevitabilmente registrati in vetta al Plateau des Glières.
METEO TOUR
Méribel : cielo sereno, 17.6°C, vento debole da SSE (4 Km/h), umidità al 65%
Bourg-Saint-Maurice (inizio salita Cormet de Roselend – Km 25): cielo sereno, 25.2°C, vento debole da SSE (2 Km/h), umidità al 46%
La Clusaz (discesa dal Col des Aravis -123.5 Km) : cielo sereno, 24.1°C (percepit 25°C), vento debole da NW (2 Km/h), umidità al 41%
La Roche-sur-Foron : cielo sereno, 28.6°C, vento debole da NE (8-9 Km/h), umidità al 44%
GLI ORARI DEL TOUR
12.00: inizio trasmissione Eurosport 1 (30 minuti prima del via)
12.30: partenza da Méribel
14.00: inizio trasmissione RAI2 (all’incirca a 46 Km dal via)
14.00-14.15: scollinamento Cormet de Roselend
15.15-15.40: scollinamento Col de Saisies
15.55-16.20: scollinamento Col des Aravis
16.30-17.05: scollinamento Plateau des Glières
17.15-17.50: arrivo a La Roche-sur-Foron
UN PO’ DI STORIA
Paese natale di Luigi Pelloux, che fu residente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia tra il giugno del 1898 e il giugno del 1900 – La Roche-sur-Foron è uno dei nove traguardi inediti del Tour de France 2020. Qui parliamo dell’ascesa al Plateau des Glières, che è stato affrontata al Tour per la prima volta nel 2018 durante la prima frazione alpina di quell’edizione, disputata tra Annecy e Le Grand-Bornand. In quell’occasione la salita era collocata lontana dal traguardo, distante 90 Km e preceduto anche dalle non meno impegnative ascese ai colli di Romme e della Colombière. Ad imporsi fu Julian Alaphilippe mentre ci fu qualche brivido per Chris Froome per una foratura che lo colse sullo sterrato del Plateau des Glières, dopo che l’inedito GPM era stato conquistato dallo stesso Alaphilippe.
Mauro Facoltosi

Il Plateau des Glières e, in trasparenza, l'altimetria della diciottesima tappa (www.ledauphine.com)
LOPEZ ZOMPA SUL PODIO, ROGLIČ GUADAGNA QUALCOSA MA IL PIATTO PIANGE
Grandissima azione di Carapaz che non ha mollato neppure di fronte all’evidenza. Tra i big la corsa esplode solo in un finale nel quale, per via delle pendenze, ognuno è stato costretto a seguire il proprio ritmo. Il bilancio è stato di pochi secondi di distacco tra i big e di consolidamento delle posizioni sul modello della guerra di trincea.
Non è un Tour divertente, bisogna ammetterlo; le tappe più emozionanti sono state quella dei ventagli nelle quali sono incappati vari big, tra i quali Tadej Pogačar (UAE Team Emirates), e la prima tappa pirenaica, con arrivo a Loudenville, che ha visto un attacco vero del corridore attualmente secondo in classifica, che ha affilato tre accelerate una dietro l’altra. desideroso di riscatto dopo l’imprevisto dei ventagli.
Tutto il resto è davvero poca cosa. Tutti aspettavano il Grand Colombier domenica, affermando che la Lusette alla quarta tappa era collocata troppo presto per vedere i big in azione; eppure anche domenica attacchi veri e propri non ce ne sono stati. Si è parlato di un ritmo eccessivamente elevato da parte degli Jumbo Visma affinchè qualcuno potesse scattare.
La tappa di oggi era considerata la più dura, anche se la frazione di domani presenta ad avviso di chi scrive un maggior coefficiente di difficoltà. Le salite di oggi erano oggettivamente molto impegnative per le severe pendenze, l’elevata quota e il considerevole chilometraggio.
Il tutto si è risolto in un grandissimo ritmo, vero totem e mantra del ciclismo moderno, e nessun attacco vero, concetto oggi rifuggito come una bestemmia o un peccato mortale.
È vero che il ritmo elevato ha fatto molte vittime illustri prima della bagarre finale e ha poi provocato anche gravi ritardi. Il problema è che non vi è nessuno che abbia tentato di mettere in difficoltà Primož Roglič (Jumbo Visma) tentando l’azione classica per far saltare il banco. Vero è che la tappa di domani sembra quella più adatta per un tentativo del genere, però oggi un attacco che partisse un po’ prima degli ultimissimi chilometri sarebbe stato auspicabile.
Invece, sin da quando si è formata la fuga che ha caratterizzato la tappa, si è capitoche nulla di ciò sarebbe accaduto per l’assenza di gregari dei big nel tentativo.
In realtà l’Astana di Miguel Ángel Lópe, che poi ha vinto la tappa, aveva inserito in fuga un discreto scalatore come Gorka Izagirre, ma il buon Miguel aveva comunque in animo di provare un attacco nel finale, che comunque gli è riuscito.
L’impressione di voler fare qualcosa di grosso l’aveva data Mikel Landa (Bahrain-McLaren), che ha messo alla frusta la propria squadra sin dal Col de la Madeleine, ma lo spagnolo evidentemente aveva mal valutato la situazione, visto che quando è scoppiata la bagarre lui è stato uno de primi a staccarsi. Il capitano della Bahrain è stato anche poco furbo quando ha chiesto a Damiano Caruso, suo ultimo uomo, di rallentare il ritmo sull’ultima salita, facendo capire ai suoi avversari che cominciava ad accusare la fatica.
Nel finale, poi, ognuno ha dato quel che aveva. Pogačar ha avuto un momento di difficoltà e, nella produzione del massimo sforzo, non è riuscito a rimanere incollato alla maglia gialla, ma ha comunque accusato solo 15 secondi all’arrivo che, in un Tour avaro di distacchi come questo, appaiono comunque un’eternità.
Roglič, dal canto suo, non sembra (per ora) accusare la terza settimana, però lui e la sua squadra hanno corso piuttosto male. Quasi tutti i fortissimi gregari che avevano impedito qualunque velleità di attacco sul Grand Colombier si sono oggi sciolti sotto i colpi dei gregari di Landa, eccetto Sepp Kuss. Proprio mentre il ventiseienne a stelle e strisce stava producendo il massimo sforzo su un gruppetto ormai ridotto a pochissime unità, la maglia gialla ha lasciato prendere qualche metro al suo uomo. A López, che già aveva tentato un allungo, non sarà sembrata vera una tale situazione e il colombiano, che ovviamente gradisce sommamente le altitudini, è saltato con una rapidità incredibile sulla ruota di Kuss e ha ovviamente tirato dritto quando l’ultimo uomo di Roglič si è fermato per aspettare il capitano.
Risultato: i primi tre delle classifica generale sono arrivati nel fazzoletto di 15 secondi di distacco l’uno dall’altro.
Una grande nota di merito va attribuita a Richard Carapaz (INEOS Grenadiers). Il vincitore del Giro d’Italia del 2019 quest’anno puntava al bis in rosa, ma è stato dirottato, con un certo mal di pancia da parte sua, sul Tour per far da spalla ad Egan Bernal che, dopo le recenti difficoltà, questa mattina non ha preso il via. L’ecuadoregno, che già con la fuga di ieri si era guadagnato il numero rosso, oggi ci ha riprovato, ma soprattutto non ha mollato neppure quando il gruppo lo aveva a vista. Nonostante i 18 secondi residui di vantaggio Carapaz continuava ad alzarsi sui pedali e a rilanciare l’azione. Non ha fatto sconti e ha reso al gruppo davvero impresa dura quella di riprenderlo. Va. infatti. considerato che dietro, già dalla Madeleine, c’erano i Bahrain a tirare come dannati, tanto che il gruppo dei migliori era ridotto all’osso. Carapaz ha continuato al massimo anche quando era evidente che ogni velleità di vittoria di tappa sarebbe tramontata.
Del resto, la lezione che Carapaz ha impartito a Roglič e Nibali al Giro d’Italia dello scorso anno è proprio quella che i protagonisti di questo Tour de France non sembrano aver assimilato e cioè che, per raggiungere i più alti traguardi, bisogna tentare da lontano, anche rischiando di saltare. Non ci si può ridurre a sparare sempre tutto negli ultimi 2 chilometri.
La fuga di Carapaz è nata dopo un avvio molto difficile, corso ad elevate velocità. In moltissimi hanno tentato di prender il largo, ma il nervosismo che regnava in gruppo ha reso molo difficile il formarsi di una fuga che è poi andata via di forza grazie ad ottimi corridori quali appunto Carapaz, Izagirre, Julian Alaphilippe (Deceuninck – Quick Step). Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) e Lennard Kämna (Bora – Hansgrohe). Il vantaggio massimo della fuga arriva a superare i sei minuti ed inizia a diminuire solo quando, sul Col de la Madeleine affrontato quest’anno da un inedito versante caratterizzato da pendenze severe, prendono in mano le operazioni gli uomini di Landa. In particolare, va lodato Sonny Colbrelli che, su un terreno che non è proprio il suo, polverizza buona parte del gap e riduce moltissimo la popolazione del gruppo dei big. Tra i fuggitivi, invece, è il vincitore della tappa di eiri Kämna a perdere contatto.
In discesa davanti vanno a tutta e uno specialista come Alaphilippe sfrutta le sue doti per riguadagnare parte del vantaggio perduto. L’operazione ha un discreto esito, anche perché dietro Caruso va a bacchettare Mohorič che, da specialista, si stava scatenando un po’ troppo in discesa, mentre davanti si stacca Daniel Martin.
Una grossa riduzione del gap si ha nel tratto di falsopiano tra la fine della discesa della Madeleine e l’attacco della salita verso Méribel. Ovviamente, il falsopiano è il maggior nemico dei fuggitivi, visto che in simili tratti il gruppo può sviluppare una velocità molto più elevata.
Sulla salita finale il primo a provare è Alaphilippe, ma il tentativo è velleitario e il francese viene prontamente ripreso e staccato. Izagirre resiste a lungo alla ruota di Carapaz senza dare cambi ma, quando il gruppo è ormai molto vicino grazie alla grande velocità impostata da Pello Bilbao (Bahrain-McLaren), lo spagnolo dell’Astana si lascia riassorbire. Carapaz, invece, continua imperterrito a rilanciare l’azione sulle dure pendenze del Col de la Loze. Terminato il lavoro di Bilbao passa a condurre Caruso, con il gruppo ormai ridotto a una decina di unità. Visto il rallentamento, Pogačar chiede un ultimo sforzo a David De La Cruz sulla cui accelerata perdono contatto Landa, Tom Dumoulin (Jumbo Visma) e Rigoberto Urán (EF Pro Cycling), mentre López tenta un allungo ma viene ripreso. A quel punto passa in testa Kuss che, ad un certo punto, si ritrova qualche metro avanti. Pogačar resta a guardare mentre López segue Kuss, che però si lascia riprendere. Mentre il colombiano si invola verso il traguardo, Kuss tira a tutta con Roglič a ruota e Pogačar che perde qualche metro, forse disturbato da uno spettatore. I distacchi restano contenuti, ma Pogačar non riesce a ricucire sul rivale e accusa 15 secondi al traguardo, stesso distacco che López ha inflitto al capoclassifica.
Ora sul podio ci sono Roglič con Pogačar e 57 secondi e López a 1′26″. Tutti gli altri hanno oltre 3 minuti di distacco, con un gruppetto composto da Richie Porte (Trek – Segafredo), Adam Yates (Mitchelton-Scott), Urán e Landa racchiusi in trenta secondi.
Domani è previsto un vero e proprio tappone con 5 salite. Il Cormet de Roselend inizia dopo soli 25 Km di gara, mentre la salita più dura è la Montée du Plateau des Glières piazzata a 30 Km dall’arrivo: sono 6 Km al 11,2% di pendenza media e i primi 2 km dopo lo scollinamento da percorrere sullo sterrato.
Lo spazio per tentare l’azione vera per far saltare il banco c’è, staremo a vedere se qualcuno avrà il coraggio e le gambe per tentare l’impresa, anche perché la tappa a cronometro di sabato sembra andare soprattutto a beneficio dell’attuale maglia gialla.
Benedetto Ciccarone
16-09-2020
settembre 16, 2020 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Il colombiano Miguel Ángel López Moreno (Astana Pro Team) si è imposto nella diciassettesima tappa, Grenoble – Méribel (Col de la Loze), percorrendo 170 Km in 4h49′08″ alla media di 35.28 Km/h. Ha preceduto di 15″ lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) e di 30″ lo sloveno Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – McLaren), 13° a 3′30″. Roglič è ancora in maglia gialla con 57″ su Pogačar e 1′26″ su López Moreno. Miglior italiano Caruso, 12° a 12′30″.
SKODA – TOUR DE LUXEMBOURG
Il francese Arnaud Démare (Groupama – FDJ) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Hesperange, percorrendo 40.7 Km in 50′06″ alla media di 48.74 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Jasper Philipsen (UAE-Team Emirates) e il tedesco Alexander Krieger (Alpecin-Fenix). Miglior italiano Jacopo Guarnieri (Groupama – FDJ), 6°. L’italiano Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) è ancora leader della classifica con 4″ sui belgi Philipsen e Amaury Capiot (Sport Vlaanderen – Baloise). La tappa era partita da Remich, ma la prima parte è stata neutralizzata a causa di una protesta dei corridori, che si sono lamentati della mancanza di sicurezza del tracciato a causa di automobili pericolosamente parcheggiate a bordo strada.
GIRO D’ITALIA INTERNAZIONALE FEMMINILE
L’olandese Marianne Vos (CCC – Liv) si è imposta anche nella sesta tappa, Torre del Greco – Nola, percorrendo 87.8 Km in 2h14′24″ alla media di 39.20 Km/h. Ha preceduto allo sprint la britannica Hannah Barnes (Canyon SRAM Racing) e la belga Lotte Kopecky (Lotto Soudal Ladies). Migliore italiana Ilaria Sanguineti (Valcar – Travel & Service), 7°. L’olandese Annemiek van Vleuten (Mitchelton-Scott) è ancora in maglia rosa con 1′52″ sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon SRAM Racing) e 2′03″ sulla connazionale Anna van der Breggen (Boels – Dolmans Cycling Team). Migliore italiana Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo Women), 6° a 4′32″.
GIRO DELLA TOSCANA – MEMORIAL ALFREDO MARTINI
Il colombiano Fernando Gaviria Rendón (UAE-Team Emirates) si è imposta nella corsa italiana, circuito di Pontedera, percorrendo 182.9 Km in 4h14′36″ alla media di 43.10 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Robert Stannard (Mitchelton-Scott) e il britannico Ethan Hayter (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Luca Pacioni (Androni Giocattoli-Sidermec), 6°.
OKOLO SLOVENSKA (Repubblica Slovacca)
Prima tappa suddivisa in due semitappe.
L’estone Martin Laas (Bora – Hansgrohe) si è imposto nella prima semitappa, circuito di Žilina, percorrendo 106.4 Km in 2h30′38″ alla media di 42.38 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Shane Archbold (Deceuninck – Quick Step) e il belga Sean De Bie (Bingoal – Wallonie Bruxelles). Miglior italiano Mattia Bevilacqua (Vini Zabù – KTM), 15° a 2″. Laas è il primo leader della classifica con 2″ su Archbold e 4″ su De Bie. Miglior italiano Bevilacqua, 16° a 8″
Il tedesco Jannik Steimle (Deceuninck – Quick Step) si è imposto nella seconda semitappa, circuito a cronometro di Žilina, percorrendo 7.1 Km in 7′55″ alla media di 53.81 Km/h. Ha preceduto di 6″ il connazionale Nico Denz (Team Sunweb) e di 7″ il norvegese Andreas Leknessund (Uno-X Pro Cycling Team). Miglior italiano Jonathan Milan (Cycling Team Friuli ASD), 4° a 7″. Steimle è il nuovo leader della classifica con 6″ su Denz e 7″ su Leknessund. Miglior italiano Riccardo Carretta (Cycling Team Friuli ASD), 44° a 40″
SPRINT SENZA AVVERSARI PER GAVIRIA AL GIRO DI TOSCANA
Fernando Gaviria (UAE – Emirates Team) ha rispettato i pronostici vincendo il Giro di Toscana con uno sprint molto lungo e senza lasciare chance ai rivali. Robert Stannard (Mitchelton – Scott) è stato il primo dei battuti davanti a Ethan Hayter (Ineos Grenadiers) e Biniam Girmay Hailu (NIPPO DELKO One Provence). Il migliore degli italiani è stato Luca Pacioni (Androni Giocattoli – Sidermec), classificatosi al sesto posto.
La novantaduesima edizione del Giro di Toscana, intitolata alla memoria di Alfredo Martini, si distingueva dalle edizioni precedenti per l’assenza del Monte Serra come “star” della corsa. Infatti il percorso del 2020 manteneva la partenza e l’arrivo da Pontedera, ma affrontava le colline a sud della cittadina su strade che verranno parzialmente riproposte nella classica Coppa Sabatini in programma nella giornata di domani.
Su un chilometraggio di 182 chilometri i corridori superavano un dislivello complessivo di 1560 metri con la principale difficoltà rappresentata dallo strappo di Peccioli da affrontare due volte nel tratto conclusivo, l’ultima a sedici chilometri dalla conclusione. Si trattava di un percorso in generale adatto ai velocisti, ma che consentiva anche gli attacchi e di poter mettere in difficoltà alcuni dei velocisti meno adatti agli strappi. I favoriti della vigilia erano Fernando Gaviria (UAE – Emirates Team), Nacer Bouhanni (Arkéa Samsic), Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert) e Samuele Battistella (NTT Pro Cycling), mentre alcuni degli outsider più pericolosi erano Gianni Moscon (Ineos Grenadiers), Biniam Girmay Hailu (NIPPO DELKO One Provence), Dion Smith (Mitchelton – Scott), Imerio Cima (Gazprom – RusVelo) e Jurgen Roelandts (Movistar).
Nelle prime fasi di corsa un gruppetto riusciva a sganciarsi dal gruppo e all’interno di questo drappello erano presenti Connor Brown (NTT Pro Cycling), Mathias Norsgaard (Movistar), Cristián Rodríguez (Caja Rural – Seguros RGA), Mikel Iturria (Euskaltel – Euskadi), William David Muñoz (Colombia Tierra de Atletas – GW Bicicletas), Guido Draghi (D’Amico – UM Tools), Raffaele Radice (Sangemini Trevigiani Mg.k Vis) e Filippo Colombo (nazionale elvetica). Raggiunto immediatamente un vantaggio di quattro minuti, i fuggitivi venivano controllati facilmente dalle due squadre dei principali favoriti, la UAE – Emirates Team e l’Arkéa Samsic, che riuscivano a tenerli intorno ai tre minuti, anche se a due terzi di corsa un rilassamento del gruppo permetteva ai fuggitivi di incrementare il loro margine fino ad un massimo di quattro minuti e quaranta secondi. I primi a perdere contatto dalla fuga erano Draghi e Muñoz a circa 45 chilometri dalla conclusione, momento nel quale il gruppo si iniziava ad avvicinarsi sotto il ritmo della Mitchelton-Scott. Il vantaggio prendeva ancora più rapidamente a scendere quando varie squadre si alternavano in testa al gruppo: mancavano in quel momento 35 chilometri da percorrere, il vantaggio era sceso a due minuti e trenta secondi ed era la Ineos – Grenadiers la squadra più attiva in gruppo. Sul primo passaggio dallo strappo di Peccioli era Nicola Conci (nazionale italiana) ad attaccare con Mauro Finetto (NIPPO DELKO One Provence) alla sua ruota; i due resistevano fino ai -24, quando venivano ripresi da un gruppetto di 15-20 corridori che era riuscito a sganciarsi al termine dello strappo. Questo avveniva quando la fuga manteneva ancora un margine di un minuto e venti secondi. Dopo un paio di chilometri il gruppo si ricompattava, mentre Omer Goldstein (Israel Start-Up Nation) ripartiva in contropiede. Norsgaard ai -20 attaccava secco dalla fuga e il solo Colombo riusciva a rispondere, mentre il resto dei fuggitivi riusciva a rientrare solo in un secondo momento, ad eccezione di Iturria. All’ultimo passaggio da Peccioli veniva ripreso Goldstein ed era Gianni Moscon (Ineos Grenadiers) a scattare dal gruppo con Jacopo Mosca (nazionale italiana) alla sua ruota. Al loro immediato inseguimento, nel tratto pianeggiante, erano lanciati undici atleti, mentre il gruppo era leggermente più attardato. A undici chilometri dalla conclusione i due gruppetti inseguitori si ricompattavano andando a riprendere anche i fuggitivi rimasti, mentre il gruppo si trovava a circa dieci secondi di ritardo, che venivano chiusi grazie ad un grande lavoro della Lotto Soudal a otto chilometri dall’arrivo. Nonostante qualche contrattacco nessuno riusciva a fare la differenza, anche se Iñigo Elosegui (Movistar) tentava un attacco da finisseur negli ultimi quattro chilometri che gli consetiva di resistere per circa 1500 metri in avanscoperta. Nel finale era la Lotto Soudal ad organizzare la volata, ma Fernando Gaviria (UAE – Team Emirates), nonostante fosse partito in anticipo, riusciva a sorprendere tutti e con una grande volata trionfava davanti a Robert Stannard (Mitchelton – Scott) ed Ethan Hayter (Ineos Grenadiers). Sfortunato nello sprint Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert), vittima di un problema meccanico che lo ha penalizzato: per lui il nono posto finale mentre il miglior italiano classificato è stato Luca Pacioni (Androni Giocattoli – Sidermec), 6°.
Carlo Toniatti
L’ÉTAPE DU JOUR: GRENOBLE – MÉRIBEL (COL DE LA LOZE)
settembre 16, 2020 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ecco una delle tappe più attese, che oltre ad essere una delle più impegnative porterà alla scoperta di due salite inedite. Si comincerà con il tradizionale Col de la Madeleine, che per la prima volta nella storia del Tour sarà affrontato dal difficile versante di Montgellafrey, già sperimentato al recente Delfinato. Una novità assoluta per il ciclismo professionistico sarà, invece, l’ascesa finale verso i 2304 metri del Col de la Loze
Siamo arrivati a una delle tappe più temute e attese che, in un sol colpo, proporrà due impegnative salite mai affrontate prima al Tour de France, anche se non si tratta di novità in senso assoluto. Dopo una novantina di chilometri privi di difficoltà si andrà per prima cosa alla scoperta del versante di Montgellafrey del Col de la Madeleine, 16 Km all’8% che conducono fin quasi a 2000 metri di quota e che il mese scorso sono stati testati da diversi dei partecipanti al Tour nella tappa di Saint-Martin-de-Belleville del Criterium del Delfinato, vinta con una fantastica impresa da lontano da Davide Formolo. Nessuna corsa professionistica è, invece, mai giunta ai 2304 metri del Col de la Loze, anche perché solo dallo scorso anno è stata completata l’asfaltatura dell’ex mulattiera che mette in comunicazione la stazione di sport invernali di Méribel, “titolare” della tappa, con la vicina e più celebre Courchevel. Per arrivare lassù bisognerà percorrere 21 Km e mezzo inclinati al 7.7%, che presenteranno le pendenze maggiori proprio nel tratto conclusivo, dove si raggiungeranno prima un picco del 24% a 2.5 Km dal traguardo e successivamente uno al 18% quando alla linea d’arrivo mancheranno 500 metri.
METEO TOUR
Grenoble : cielo sereno, 29.8°C (percepiti 31°C), vento debole da N (7-10 Km/h), umidità al 47%
La Chambre (inizio salita Col de la Madeleine – Km 88.5): cielo coperto, 25.8°C (percepiti 27°C), vento debole da N (6 Km/h), umidità al 52%
Méribel (passaggio in centro, all’inizio dei 7 Km conclisivi, Km 160) : temporale con pioggia modesta e schiarite (0.5 mm), 17.5°C, vento moderato da NNW (11-13 Km/h), umidità al 68%
Col de la Loze : previsioni non disponibili
GLI ORARI DEL TOUR
12.10: inizio trasmissione Eurosport 1 (20 minuti prima del via)
12.30: partenza da Grenoble
13.30-13.40: traguardo volante di La Rochette
14.00: inizio trasmissione RAI2 (all’incirca a 61 Km dal via)
14.30-14.50: inizio salita Col de la Madeleine
15.20-15.40: scollinamento Col de la Madeleine
16.00-16.20: inizio salita Col de la Loze
17.00-17.40: arrivo al Col de la Loze
UN PO’ DI STORIA
Fondata dallo scozzese Peter Lindsay nel 1936, la stazione di sport invernali di Méribel ha già una lontana esperienza di Tour de France avendone ospitato un traguardo nel 1973, quando vi s’impose il francese Bernard Thévenet. In tempi più recenti a Méribel sono terminate una frazione del Criterium del Delfinato nel 2016 (vittoria di Thibaut Pinot) e due tappa del Tour de l’Avenir: la prima nel 2018 è stata conquistata dal colombiano Iván Sosa mentre lo scorso anno ci fu la prova generale dell’arrivo sul Col de la Loze con la vittoria dell’australiano Alexander Evans
Mauro Facoltosi

Il Lac Bleu, situato a breve distanza dal Col de la Loze, e in trasparenza l'altimetria della diciassettesima tappa (youtube)
BANKS A TIVOLI, VOS A TERRACINA MA ANNEMIEK VAN VLEUTEN È SEMPRE ROSA
Fuga vittoriosa per Elizabeth Banks a Tivoli e successo in volante per Marianne Vos a Terracina. Sono questi gli esiti della quarta e della quinta tappa del Giro Rosa, che vede sempre in vetta alla classifica generale Anniemiek van Vleuten.
Elizabeth Banks (Équipe Paule Ka) e Marianne Vos (CCC – Liv) hanno riempito la casella relativa alla vittoria di tappa ieri a Tivoli e oggi Terracina, sedi di arrivo della quarta e della quinta tappa del Giro Rosa 2020.
Ieri la britannica ha trionfato al termine di una lunga fuga portata avanti insieme a Eugenia Bujak (Alé BTC Ljubljana), giunta seconda dopo una manciata di secondi. La terza piazza era, invece, andata alla leader della classifica generale Annemiek van Vleuten (Mitchelton-Scott), che ha così incrementato il suo vantaggio sulle dirette rivali. Ottima prova per Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo Women), quarta, che migliora anche la propria posizione in classifica generale.
La tappa odierna si è, invece, conclusa in volata anche se alcune delle ruote veloci del gruppo hanno sofferto il finale di gara, quando la maglia rosa e altre big hanno preso l’iniziativa per rintuzzare l’attacco portato ai meno 20 da una Longo Borghini in forma smagliante. Per la piemontese non c’è stato nulla da fare e il gruppo, o per lo meno quello che ne è rimasto, si è compattato arrivando così alla volata finale che ha visto primeggiare la Vos davanti a Lotte Kopecki (Lotto Soudal Ladies) ed Elizabeth Deignan (Trek-Segafredo Women). Decima piazza per la classe 2000 Vittoria Guazzini (Valcar – Travel & Service), prima delle italiane.
Nulla di invariato in classifica, dove la Van Vleuten continua a comandare con 1′56″ sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon SRAM Racing) e 2′03″ sulla connazionale Anna van der Breggen (Boels – Dolmans Cycling Team).
Domani la sesta tappa da Torre del Greco a Nola per 97.5 km ha tutte le caratteristiche per essere una tappa interlocutoria, che potrebbe premiare chi avrà il coraggio di attaccare da lontano. Non mancano le insidie altimetriche, rappresentate dalle salite di Sarno – unico GPM previsto, a 30 Km dal via – di Contrada e di Monteforte Irpino, quest’ultima da scavalcare a 25 Km dal traguardo.
Mario Prato

La vittoria della Vos nella quinta tappa del Giro d'Italia Femminile (Getty Images Sport)
KÄMNA VINCE A VILLARD-DE-LANS, ROGLIČ RESTA IN GIALLO
La fuga vincente era l’ipotesi più accreditata alla vigilia della sedicesima tappa ed infatti a Villard-De-Lans a trionfare è Lennard Kämna (Bora Hansgrohe), che lascia i compagni d’avventura a circa un chilometro dalla cima della salita di Saint Nizier-du-Moucherotte. Italiani attivi nella fuga con Daniel Oss (Bora Hansgrohe), Alberto Bettiol (EF Pro Cycling) e Matteo Trentin (CCC), ma ancora non sventola il tricolore sul gradino più alto del podio in questo Tour 2020. Oggi poca bagarre senza frutto tra gli uomini di classifica sullo strappo che conduceva al traguardo, domani sul Col de la Loze ci si aspetta lotta a viso aperto tra i big. Sarà ancora sfida Roglič-Pogačar?
L’ultima settimana del Tour inizia con una tappa, la sedicesima, che se non è un tappone alpino, poco ci manca. Tra La Tour-Du-Pin e Villard-De-Lans si devono percorrere solo 164 km, ma i ciclisti sono attesi dalla scalata di ben cinque GPM, il più insidioso dei quali è il penultimo, la Montée de Saint-Nizier-du-Moucherotte, sulla cui cima sono previsti anche abbuoni temporali. Si tratta di una tappa aperta a molte soluzioni, dalla fuga numerosa di uomini fuori classifica ad uno scontro tra i big. Da considerare anche la lotta per la maglia verde, visto che Sam Bennett (Deceuninck Quick Step) ha un vantaggio non proprio rassicurante su Peter Sagan (Bora Hansgrohe), il quale potrebbe far lavorare la sua squadra già dai primi chilometri, che prevedono il traguardo volante di Saint-Joseph-de-Rivière al km 44.5, che interessa e non poco al campione slovacco. Dopo la partenza il ritmo era subito vivace e iniziavano gli attacchi per portare via la fuga. Nans Peters (AG2R) transitava in prima posizione sulla Côte de Virieu, posta al km 12.5. Nella concitata prima parte della tappa vari gruppetti si alternavano in testa. Matteo Trentin (CCC) vinceva lo sprint intermedio di Saint-Joseph-de-Rivière, ottenendo così 20 punti per la classifica della maglia verde. Dopo 55 km la fuga, composta da 18 ciclisti, sembrava essersi finalmente lasciata alle spalle il gruppo della maglia gialla. I 18 ciclisti erano Trentin, Andrey Amador e Richard Carapaz (INEOS Grenadiers), Lennard Kämna e Daniel Oss (Bora-Hansgrohe), Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Sébastien Reichenbach (Groupama-FDJ), Alberto Bettiol (EF Pro Cycling), Winner Anacona e Warren Barguil (Arkéa-Samsic), Imanol Erviti e Carlos Verona (Movistar ), Christopher Juul Jensen (Mitchelton-Scott), Nicholas Roche, Tiesj Benoot e Casper Pedersen (Team Sunweb), Quentin Pacher e Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept). Sul Col de Porte era Rolland a transitare in prima posizione, dopo essere scattato a circa un chilometro e mezzo dalla vetta. Nella successiva discesa la fuga tornava compatta e ad essa si aggiungevano Neilson Powless (EF Pro Cycling), Pavel Sivakov (INEOS Grenadier), Romain Sicard (Total Direct Énergie), Mikel Nieve (Mitchelton-Scott) e Simon Geschke (CCC). Rolland transitava in prima posizione anche sulla successiva Côte de Revel , andando così a raggiungere in vetta alla classifica dei GPM Benoît Cosnefroy (AG2R). Sulla salita di Saint-Nizier-du-Moucherotte, mentre la fuga iniziava a perdere qualche elemento, si registrava anche la difficoltà di Egan Bernal (INEOS Grenadiers) nel tenere le ruote del gruppo maglia gialla. Il vincitore dello Tour 2019, che aveva già pagato pegno l’altro ieri sul Gran Colombier, testimoniava così ulteriormente la sua precaria forma fisica che gli ha impedito in questa stagione di ripetere gli exploit dello scorso anno, che oltre al Tour l’aveva visto vincitore del Giro di Svizzera. A 5 km dalla vetta in testa alla corsa si formava un quintetto costituito da Alaphilippe, Pacher, Kämna, Reichenbach e Carapaz. Era Kämna a rompere gli indugi ed a partire a circa un chilometro dallo scollinamento. Il tedesco della Bora restava da solo in testa a 20 km dall’arrivo e si avviava a conquistare la seconda vittoria stagionale, dopo aver vinto la quarta tappa del Criterium del Delfinato. Alle sue spalle Carapaz si piazzava secondo a 1 minuto e 27, mentre Reichenbach era terzo a 1 minuto e 46. All’arrivo del gruppo maglia gialla, giunto al traguardo quasi 17 minuti dopo la vittoria di Kämna, si assisteva a un po’ di bagarre tra i big, con un tentativo senza frutto di Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates), al quale la maglia gialla Primož Roglič (Jumbo Visma) non concedeva nemmeno un centimetro, e un’altro all’apparenza più consistente di Miguel Ángel López (Astana), il quale però riusciva solo a precedere sulla linea d’arrivo i due sloveni, senza guadagnare nemmeno un secondo. Così tutto resta invariato in classifica con Roglič sempre al comando 40″ con secondi di vantaggio su Pogačar e 1′34″ su Rigoberto Urán (EF Pro Cycling). Domani Alpi ancora protagoniste con la Grenoble – Méribel, che proporrà due GPM “Hors Catégorie” negli ultimi 60 km. Dopo la scalata del Col de la Madeleine al km 102, il gran finale prevede l’inedita ascesa del Col de la Loze, 17 km con punte superiori al 20% negli ultimi 7 Km. Per la maglia gialla si assisterà ancora ad un duello tra Roglič e Pogačar, ma se qualcuno alle loro spalle volesse provare ad animare un po’ le cose è il benvenuto.
Giuseppe Scarfone

Lennard Kämna in fuga per la vittoria (Getty Images)