LOPEZ ZOMPA SUL PODIO, ROGLIČ GUADAGNA QUALCOSA MA IL PIATTO PIANGE

settembre 16, 2020
Categoria: News

Grandissima azione di Carapaz che non ha mollato neppure di fronte all’evidenza. Tra i big la corsa esplode solo in un finale nel quale, per via delle pendenze, ognuno è stato costretto a seguire il proprio ritmo. Il bilancio è stato di pochi secondi di distacco tra i big e di consolidamento delle posizioni sul modello della guerra di trincea.

Non è un Tour divertente, bisogna ammetterlo; le tappe più emozionanti sono state quella dei ventagli nelle quali sono incappati vari big, tra i quali Tadej Pogačar (UAE Team Emirates), e la prima tappa pirenaica, con arrivo a Loudenville, che ha visto un attacco vero del corridore attualmente secondo in classifica, che ha affilato tre accelerate una dietro l’altra. desideroso di riscatto dopo l’imprevisto dei ventagli.
Tutto il resto è davvero poca cosa. Tutti aspettavano il Grand Colombier domenica, affermando che la Lusette alla quarta tappa era collocata troppo presto per vedere i big in azione; eppure anche domenica attacchi veri e propri non ce ne sono stati. Si è parlato di un ritmo eccessivamente elevato da parte degli Jumbo Visma affinchè qualcuno potesse scattare.
La tappa di oggi era considerata la più dura, anche se la frazione di domani presenta ad avviso di chi scrive un maggior coefficiente di difficoltà. Le salite di oggi erano oggettivamente molto impegnative per le severe pendenze, l’elevata quota e il considerevole chilometraggio.
Il tutto si è risolto in un grandissimo ritmo, vero totem e mantra del ciclismo moderno, e nessun attacco vero, concetto oggi rifuggito come una bestemmia o un peccato mortale.
È vero che il ritmo elevato ha fatto molte vittime illustri prima della bagarre finale e ha poi provocato anche gravi ritardi. Il problema è che non vi è nessuno che abbia tentato di mettere in difficoltà Primož Roglič (Jumbo Visma) tentando l’azione classica per far saltare il banco. Vero è che la tappa di domani sembra quella più adatta per un tentativo del genere, però oggi un attacco che partisse un po’ prima degli ultimissimi chilometri sarebbe stato auspicabile.
Invece, sin da quando si è formata la fuga che ha caratterizzato la tappa, si è capitoche nulla di ciò sarebbe accaduto per l’assenza di gregari dei big nel tentativo.
In realtà l’Astana di Miguel Ángel Lópe, che poi ha vinto la tappa, aveva inserito in fuga un discreto scalatore come Gorka Izagirre, ma il buon Miguel aveva comunque in animo di provare un attacco nel finale, che comunque gli è riuscito.
L’impressione di voler fare qualcosa di grosso l’aveva data Mikel Landa (Bahrain-McLaren), che ha messo alla frusta la propria squadra sin dal Col de la Madeleine, ma lo spagnolo evidentemente aveva mal valutato la situazione, visto che quando è scoppiata la bagarre lui è stato uno de primi a staccarsi. Il capitano della Bahrain è stato anche poco furbo quando ha chiesto a Damiano Caruso, suo ultimo uomo, di rallentare il ritmo sull’ultima salita, facendo capire ai suoi avversari che cominciava ad accusare la fatica.
Nel finale, poi, ognuno ha dato quel che aveva. Pogačar ha avuto un momento di difficoltà e, nella produzione del massimo sforzo, non è riuscito a rimanere incollato alla maglia gialla, ma ha comunque accusato solo 15 secondi all’arrivo che, in un Tour avaro di distacchi come questo, appaiono comunque un’eternità.
Roglič, dal canto suo, non sembra (per ora) accusare la terza settimana, però lui e la sua squadra hanno corso piuttosto male. Quasi tutti i fortissimi gregari che avevano impedito qualunque velleità di attacco sul Grand Colombier si sono oggi sciolti sotto i colpi dei gregari di Landa, eccetto Sepp Kuss. Proprio mentre il ventiseienne a stelle e strisce stava producendo il massimo sforzo su un gruppetto ormai ridotto a pochissime unità, la maglia gialla ha lasciato prendere qualche metro al suo uomo. A López, che già aveva tentato un allungo, non sarà sembrata vera una tale situazione e il colombiano, che ovviamente gradisce sommamente le altitudini, è saltato con una rapidità incredibile sulla ruota di Kuss e ha ovviamente tirato dritto quando l’ultimo uomo di Roglič si è fermato per aspettare il capitano.
Risultato: i primi tre delle classifica generale sono arrivati nel fazzoletto di 15 secondi di distacco l’uno dall’altro.
Una grande nota di merito va attribuita a Richard Carapaz (INEOS Grenadiers). Il vincitore del Giro d’Italia del 2019 quest’anno puntava al bis in rosa, ma è stato dirottato, con un certo mal di pancia da parte sua, sul Tour per far da spalla ad Egan Bernal che, dopo le recenti difficoltà, questa mattina non ha preso il via. L’ecuadoregno, che già con la fuga di ieri si era guadagnato il numero rosso, oggi ci ha riprovato, ma soprattutto non ha mollato neppure quando il gruppo lo aveva a vista. Nonostante i 18 secondi residui di vantaggio Carapaz continuava ad alzarsi sui pedali e a rilanciare l’azione. Non ha fatto sconti e ha reso al gruppo davvero impresa dura quella di riprenderlo. Va. infatti. considerato che dietro, già dalla Madeleine, c’erano i Bahrain a tirare come dannati, tanto che il gruppo dei migliori era ridotto all’osso. Carapaz ha continuato al massimo anche quando era evidente che ogni velleità di vittoria di tappa sarebbe tramontata.
Del resto, la lezione che Carapaz ha impartito a Roglič e Nibali al Giro d’Italia dello scorso anno è proprio quella che i protagonisti di questo Tour de France non sembrano aver assimilato e cioè che, per raggiungere i più alti traguardi, bisogna tentare da lontano, anche rischiando di saltare. Non ci si può ridurre a sparare sempre tutto negli ultimi 2 chilometri.
La fuga di Carapaz è nata dopo un avvio molto difficile, corso ad elevate velocità. In moltissimi hanno tentato di prender il largo, ma il nervosismo che regnava in gruppo ha reso molo difficile il formarsi di una fuga che è poi andata via di forza grazie ad ottimi corridori quali appunto Carapaz, Izagirre, Julian Alaphilippe (Deceuninck – Quick Step). Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) e Lennard Kämna (Bora – Hansgrohe). Il vantaggio massimo della fuga arriva a superare i sei minuti ed inizia a diminuire solo quando, sul Col de la Madeleine affrontato quest’anno da un inedito versante caratterizzato da pendenze severe, prendono in mano le operazioni gli uomini di Landa. In particolare, va lodato Sonny Colbrelli che, su un terreno che non è proprio il suo, polverizza buona parte del gap e riduce moltissimo la popolazione del gruppo dei big. Tra i fuggitivi, invece, è il vincitore della tappa di eiri Kämna a perdere contatto.
In discesa davanti vanno a tutta e uno specialista come Alaphilippe sfrutta le sue doti per riguadagnare parte del vantaggio perduto. L’operazione ha un discreto esito, anche perché dietro Caruso va a bacchettare Mohorič che, da specialista, si stava scatenando un po’ troppo in discesa, mentre davanti si stacca Daniel Martin.
Una grossa riduzione del gap si ha nel tratto di falsopiano tra la fine della discesa della Madeleine e l’attacco della salita verso Méribel. Ovviamente, il falsopiano è il maggior nemico dei fuggitivi, visto che in simili tratti il gruppo può sviluppare una velocità molto più elevata.
Sulla salita finale il primo a provare è Alaphilippe, ma il tentativo è velleitario e il francese viene prontamente ripreso e staccato. Izagirre resiste a lungo alla ruota di Carapaz senza dare cambi ma, quando il gruppo è ormai molto vicino grazie alla grande velocità impostata da Pello Bilbao (Bahrain-McLaren), lo spagnolo dell’Astana si lascia riassorbire. Carapaz, invece, continua imperterrito a rilanciare l’azione sulle dure pendenze del Col de la Loze. Terminato il lavoro di Bilbao passa a condurre Caruso, con il gruppo ormai ridotto a una decina di unità. Visto il rallentamento, Pogačar chiede un ultimo sforzo a David De La Cruz sulla cui accelerata perdono contatto Landa, Tom Dumoulin (Jumbo Visma) e Rigoberto Urán (EF Pro Cycling), mentre López tenta un allungo ma viene ripreso. A quel punto passa in testa Kuss che, ad un certo punto, si ritrova qualche metro avanti. Pogačar resta a guardare mentre López segue Kuss, che però si lascia riprendere. Mentre il colombiano si invola verso il traguardo, Kuss tira a tutta con Roglič a ruota e Pogačar che perde qualche metro, forse disturbato da uno spettatore. I distacchi restano contenuti, ma Pogačar non riesce a ricucire sul rivale e accusa 15 secondi al traguardo, stesso distacco che López ha inflitto al capoclassifica.
Ora sul podio ci sono Roglič con Pogačar e 57 secondi e López a 1′26″. Tutti gli altri hanno oltre 3 minuti di distacco, con un gruppetto composto da Richie Porte (Trek – Segafredo), Adam Yates (Mitchelton-Scott), Urán e Landa racchiusi in trenta secondi.
Domani è previsto un vero e proprio tappone con 5 salite. Il Cormet de Roselend inizia dopo soli 25 Km di gara, mentre la salita più dura è la Montée du Plateau des Glières piazzata a 30 Km dall’arrivo: sono 6 Km al 11,2% di pendenza media e i primi 2 km dopo lo scollinamento da percorrere sullo sterrato.
Lo spazio per tentare l’azione vera per far saltare il banco c’è, staremo a vedere se qualcuno avrà il coraggio e le gambe per tentare l’impresa, anche perché la tappa a cronometro di sabato sembra andare soprattutto a beneficio dell’attuale maglia gialla.

Benedetto Ciccarone

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