STAGIONE 2020, UN FEBBRAIO DECISAMENTE INTENSO

febbraio 4, 2020 by Redazione  
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Una serie di brevi ma interessanti corse a tappe si succederanno nel mese più corto dell’anno, introdotte dalla novità del Saudi Tour per poi passare a gare dalla tradizione più consolidata come la Ruta del Sol e la Volta ao Algarve. Dopo l’UAE Tour arriverà finalmente il momento delle corse nel Nord…

A dispetto della sua brevità il mese di febbraio è uno dei più “esplosivi” della stagione ciclistica, non tanto per la qualità delle corse quanto per il loro numero, con ben 35 gare – limitandosi a quelle professionistiche – che si succederanno nel corso dei suoi 28 giorni (anzi 29, perché il 2020 è bistestile). E tra queste ci sarà posto per una nuova corsa a tappe, che ha trovato spazio in calendario proprio all’inizio del mese, il Saudi Tour (4-8 febbraio), che ha colmato il vuoto lasciato dalla cancellazione del Tour of Qatar, la cui ultima edizione è stata disputata nel 2016. Come la scomparsa corsa il Giro dell’Arabia Saudita sarà “disegnato” da ASO – il medesimo gruppo organizzatore del Tour de France – e presenterà percorsi favorevoli ai velocisti, pur presentandosi altimetricamente più movimentata rispetto all’altra competizione. Si comincerà il 4 febbraio con tappa di 173 Km che scatterà dalla capitale Riyad (per la precisione dalla sede del comitato olimpico saudita) per terminare a Jaww, dove il traguardo sarà preceduto da un piccolo zampellotto che potrebbe ispirare un finisseur o rimanere nelle gambe di qualche sprinter, mentre i momenti più complicati – e ciò varrà anche per le altre frazioni – saranno rappresentati dai lunghi tratti da percorrere nel deserto, dove il vento potrebbe causare fratture nel gruppo o scatenare tempeste di sabbia. Più filante si annuncia il finale della successiva tappa che riporterà il gruppo a Riyad, dove la frazione si concluderà sulla Turky Road dopo la partenza dal castello di Sadus 182 Km prima. La terza e la quarta saranno le tappe più difficili e, in particolare, la più ostica per i velocisti – comunque favoriti per il successo finale – sarà quella tracciata per 119 Km tra la King Saud University di Riyad e il quartiere di Al Bujairi, sempre nella capitale, che prevede di superare per due volte la salita di Qiddiya (3.5 km al 6.6%), lontana dal traguardo e, soprattutto, un piccolo muro di 500 metri al 12.4% da scavalcare a 12.5 km dalla conclusione, in vetta al quale è previsto un traguardo volante che elargirà abbuoni validi per la classifica generale.  In volata dovrebbe concludersi anche la successiva frazione da disputarsi per 137 Km tra il lago artificiale del Wadi Namar Dam Park e Al-Muzahmiyya, dove si giungerà 23 Km dopo aver superato per altre due volte la già vista salita verso Qiddiya, la località dove lo scorso 17 gennaio è terminata la Parigi-Dakar, altra creatura targata ASO. La prima edizione del Saudi Tour giungerà al suo epilogo il giorno successivo con una pianeggiante frazione di 144 Km che vedrà i corridori partire dalla Princess Nourah University per raggiungere il traguardo finale fissato nel cuore della capitale Riyad, accanto alla fortezza di Al Masmak.

La nuova corsa araba dovrà “sgomitare” non poco per fare breccia nel cuore degli appassionati perché nella medesima settimana si svolgeranno altre tre corse a tappe, tra l’altro dotate di percorsi ben più avvicenti sotto l’aspetto tecnico. La corsa geograficamente più vicina all’Italia in questa fase della stagione sarà la francese Étoile de Bessèges (5-9 febbraio), che quest’anno taglierà il traguardo della 50a edizione facendosi il regalo di un percorso finalmente più intrigante rispetto a quelli visti nelle ultime stagioni, che prevedevano solo tappe per velocisti prima della tradizionale e decisiva cronometro dell’ultimo giorno. La prima tappa, disegnata in circuito per 139 Km attorno a Bellegarde, si presenterà prevalentemente pianeggiante ma proporrà l’arrivo in vetta a una breve salitella di un chilometro al 4.1% – la “Côte de la Tour” – che dovrà essere presa di petto tre volte.  Una lieve ascesa caratterizzerà anche il finale della successiva Milhaud – Poulx (158 Km), più alla portata degli sprinter che poi, l’indomani, avranno la possibilità di ripetersi sul traguardo della tappa “titolare” della corsa, 162 Km disegnati tra le colline e le terre pianeggianti circostanti il centro di Bessèges. Saranno le ultime due le frazioni più impegnative e in particolare si dovrà fare i conti il giorno successivo con l’inedito arrivo in salita al Mont Bouquet, che si raggiungerà dopo esser partiti dallo spettacolare Pont du Gard, aver percorso in sella 140 Km e aver affrontato un’ascesa finale di 4.6 Km selettiva non solo per la pendenza media (9%) ma anche per la carreggiata sensibilmente stretta. L’atto conclusivo della corsa transalpina sarà lo stesso delle ultime edizioni, una cronometro di 11 Km disegnata sulle strade di Alès, pianeggiante fino all’ascesa finale dell’Ermitage, 3 Km al 4.8%, dei quali i 1600 metri conclusivi salgono al 7.6% medio.

Nella vicina penisola iberica starà nel frattempo andando in scena la 71a edizione della Volta a la Comunitat Valenciana (5-9 febbraio), che pure andrà alla scoperta di una salita inedita, molto più dura di quella dell’Étoile. Anche in questo caso per ammirarne gli “effetti” bisognerà attendere il penultimo giorno di una gara che prenderà il via con una tappa favorevole ai velocisti (Castellón de la PlanaVila-Real, 180 Km); il giorno dopo spazio ai finisseur sulla salita di 2 Km all’8% che ospiterà l’arrivo della Torrent-Cullera (181 Km), poi i velocisti torneranno protagonisti nella Orihuela – Torrevieja (175 Km), che si correrà alla vigilia della tappa più attesa, unica frazione da classifica perché quest’anno non è stata inserita la tappa a cronometro che aveva caratterizzato le ultime edizioni. La bandiera del via sarà abbassata in quel di Calp, l’arrivo sarà 156 Km più avanti ad Altea dove per raggiungere il traguardo – situato sulla Sierra de Bernia – dovrà essere affrontata una salita di 5.2 Km al 12% di pendenza media, con picchi fino al 20%. Nessuna difficoltà, invece, caratterizzerà il veloce tracciato della conclusiva Paterna – Valencia, lunga soli 98 Km.

Ancora più incline agli scalatori sarà la 67a edizione dello Jayco Herald Sun Tour (5-9 febbraio), che proporrà ben due arrivi in salita, tra l’altro piuttosto consistenti nei chilometraggi. La corsa prenderà le mosse con una frazione totalmente pianeggiante che partirà da Nagambie, sede delle cantine Mitchelton (sponsor della manifestazione e dell’omonima squadra professionistica), per concludersi dopo 122 Km a Shepparton. Una prima fetta della vittoria finale sarà giocata l’indomani con la Beechworth – Falls Creek, 117 Km da percorrere e un’ascesa finale di quasi 20 Km al 5% di pendenza media. Dopo la Bright – Wangaratta (178 Km che favoriranno quei velocisti che riusciranno a superare indenni la salita di 1.5 Km al 7.5% collocata a 16 Km dal traguardo), il nome del vincitore della corsa australiana lo sapremo al termine della penultima frazione, 120 Km da pedalare tra Mansfield e Mount Buller, traguardo a quasi 1600 metri di quota posto al termine di un’altra interminabile ascesa (15 Km), leggermente più impegnativa rispetto a quella affrontata due giorni prima (media del 6%). Ci si sposterà poi a Melbourne per la tappa conclusiva di 89 Km, una pura formalità essendo costituita da un circuito di circa 4 km privo di difficoltà che dovrà essere ripetuto per ben 22 volte.

Molto meno ricco sarà il programma di corse della seconda settimana di febbraio perché il previsto Tour of Oman, la cui 11a edizione era stata presenta lo scorso 16 gennaio, è stato successivamente annullato pochi giorni più tardi a causa della morte del sultano dello stato arabo, per la quale è stato indetto un periodo di lutto della durata di 40 giorni e che comprende anche le date nelle quali si sarebbe dovuto disputare la corsa. Gli appassionati di ciclismo non rimarranno però a bocca asciutta perché nello stesso periodo si correranno altre sei gare degne di nota, quattro a tappe e due in linea, tra le quali la prima del calendario italiano, che sarà inaugurato il 16 febbraio dal Trofeo Laigueglia.

Per quanto riguarda le corse a tappe che si succederanno in questa fase della stagione la prima sarà il Tour de Langkawi (7-14 febbraio) in Malesia, otto frazioni delle quali sette di contorno che dovrebbero terminare allo sprint e una sola tappa “regina”, che proporrà il duro arrivo in salita di Genting Highlands (20,5 Km al 7,5%), reintrodotto nel tracciato lo scorso anno dopo un’assenza durata quasi cinque anni, periodo nel quale era stato sostituito con arrivi in quota decisamente più abbordabili e che avevano fatto un po’ “scadere” la qualità di una corsa che, come detto, per il resto ha sempre e solo proposto tappe di pianura.

Tra l’11 e il 16 febbraio si tornerà a gareggiare sulle strade dell’America Meridionale con la terza edizione del Tour Colombia 2.1, che quest’anno si disputerà quasi interamente sulle strade del dipartimento di Boyacá, noto ai “ciclofili” perché tra i suoi comuni c’è Duitama, che nel 1995 ospitò una delle più dure edizioni dei campionati del mondo. La cronosquadre d’apertura, inserita per la prima volta nel programma lo scorso anno, si disputerà a Tunja, su di un pianeggiante circuito di circa 17 Km reso ancora più filante dalla penuria di curve e dall’alta quota alla quale si gareggerà, poco inferiore ai 2700 metri sul livello del mare. Con l’esclusione di quella conclusiva tutte le altre tappe scatteranno dalla località termale di Paipa e la prima di queste terminerà dopo 152 Km nella citata Duitama, dove si giungerà senza affrontare difficoltà altimetriche e senza ripercorrere nemmeno un centimetro dell’impegnativo circuito che laurerò campione del mondo lo spagnolo Abraham Olano. La successiva tappa con arrivo a Sogamoso, lunga 178 Km, pure dovrebbe presentare l’arrivo allo sprint mentre leggermente più accondiscendente alle potenzialità dei finisseur pare l’epilogo della tappa di Santa Rosa de Viterbo (169 Km), con gli ultimi 4 Km in leggero falsopiano preceduti dall’ascesa dell’Alto Malterias (3 Km al 4.9%). I velocisti avranno un’ultima opportunità di andare a segno nella cittadina di Zipaquirá (175 Km), dalla quale partirà il giorno dopo l’ultima e decisiva frazione, che terminerà dopo 183 Km ai 3274 metri dell’Alto del Verjón, salita di 9 Km al 6% che inizia nella periferia della capitale Bogotà e che presenta i tratti più impegnativi nei 2 Km che precedono la linea d’arrivo, che salgono all’8% medio e che presenteranno l’insidia di una quota decisamente poco abituale per la stragrande maggioranza dei corridori.

Un’altra corsa entrata recentemente a far parte del calendario è il Tour de la Provence (13-16 febbraio), la cui quinta edizione proporrà nientemeno che il mitico Mont Ventoux, anche se sarà affrontata solo una parte della celebre ascesa provenzale, considerata la stagione ancora invernale. I velocisti avranno una sola occasione di vittoria e dovranno così sparare tutte le frecce a loro disposizione nella prima tappa, piatta ma non semplicissima perché il finale della Châteaurenard – Saintes-Maries-de-la-Mer (150 Km) si snoderà per parecchi chilometri nel ventoso paesaggio della Camargue. Un primo assaggio di salita si avrà l’indomani con la tappa che da Aubagne condurrà in 175 Km alla località balneare di La Ciotat, dove il traguardo non sarà posto a bordo mare ma in vetta alla “salita delle creste”, 4700 metri al 7% che costituiranno l’aperitivo al Ventoux in programma ventiquattrore più tardi. Il “monte calvo” sarà raggiunto in poco meno di 140 Km, partendo da Istres e fermandosi ai 1430 metri della località Chalet Reynard, affrontati i primi e meno spettacolari (ma esclusivamente dal punto di vista del paesaggio) 9.5 Km del “Gigante della Provenza”, che comunque già salgono al 9.2%, tanta roba per una salita europea affrontata a febbraio. Cinque salite caratterizzeranno il giorno dopo la conclusiva frazione di 171 Km da Avignone ad Aix-en-Provence, nessuna delle quale offrirà numeri da selezione, ma i continui saliscendi e, ripetiamo, la stagione non ancora del tutto mite potrebbero renderli più insidiosi e non va escluso che vada in porto un ribaltone proprio all’ultimo giorno di gara.

Ci sarà spazio in questo momento anche per una corsa a tappe di soli due giorni, quella Vuelta Ciclista a la Región de Murcia (14-15 febbraio) che ha ritrovato questo “formato” lo scorso anno dopo essersi ridotta per qualche stagione a corsa di un giorno. La prima frazione strizzerà l’occhio ai finisseur per la salita di 3.4 Km al 3% che caratterizza il finale della Los Alcázares – Caravaca de la Cruz, tappa di 184 Km che lascia comunque uno spiraglio aperto ai velocisti più resistenti, mentre a decidere il vincitore della 40a edizione della corsa spagnola saranno i 182 Km della Santomera – Murcia, che prevedono a 61 Km dal traguardo l’immancabile ascesa al simbolo della corsa, il Collado Bermejo (7.2 Km al 7%), che sin dall’anno della sua scomparsa è intitolata a Marco Pantani, vincitore della Vuelta a Murcia nel 1999.

La terza settimana di febbraio avrà nuovamente i riflettori puntati sulla penisola iberica, dove andranno in scena in contemporanea – entrambe inserite in calendario tra il 19 e il 23 del mese – la portoghese Volta ao Algarve em Bicicleta e la spagnola Vuelta a Andalucía.

La corsa lusitana presenterà un tracciato che è praticamente la fotocopia di quello delle ultime quattro edizioni, pur con alcune sedi di tappa differenti, per la conferma nel programma della tappa a cronometro e degli arrivi in salita agli “alti” di Fóia e Malhão. L’unica vera novità sarà il “rimescolamento” nella successione delle frazioni chiave di una corsa che si aprirà con una tappa per velocisti di 195 Km che si snoderà da Portimão in direzione di Lagos, sedi di partenza e arrivo anche della prima frazione dell’edizione scorsa, altimetricamente più movimentata di quella di quest’anno e terminata con il successo allo sprint dell’olandese Fabio Jakobsen. Non è stato spostato dal secondo giorno di gara l’arrivo sull’Alto da Fóia, 7.4 Km al 6% che si affronteranno al termine di un tracciato di 184 Km che prevede la partenza da Sagres e il passaggio sulla salita di Pomba (3.8 Km al 7.6%) 6 Km prima di attaccare quella conclusiva, in cima alla quale si sono negli anni imposti il promettente corridore sloveno Tadej Pogačar (2019), il polacco Michał Kwiatkowski (2018), l’irlandese Daniel Martin (2017) e lo spagnolo Luis León Sánchez (2016), tutti nomi di grandi corridori a testimonianza del prestigio conseguito da questa corsa. Il terzo giorno di gara, che sin dal 2014 era stato destinato dagli organizzatori alla disputa della tappa a cronometro, stavolta vedrà svolgersi la seconda e ultima frazione riservata ai velocisti, che dovranno percorrere 202 Km tra Faro e Tavira, distanza che comprende anche un paio di ascese da superare nei primi 80 Km. Anticipato di ventiquattrore rispetto al 2019 sarà l’arrivo sull’Alto do Malhão, la salita simbolo della Volta ao Algarve che, con l’eccezione dell’edizione del 2007, è una presenza fissa sul tracciato sin dal 2003: i suoi 2.6 Km al 9.4%, che hanno visto imporsi per ben tre volte Alberto Contador (nel 2010, nel 2014 e nel 2016), saranno presi di petto due volte nel circuito finale di 25 Km di una frazione che misurerà complessivamente 170 Km e prenderà il via da Albufeira. All’ultimo giorno si disputerà quindi la cronometro indivuale, per la quale s’è scelto di riproporre lo stesso tracciato sul quale si gareggiò nel 2018 (vittoria di Geraint Thomas a oltre 50 Km/h), un circuito di 20 Km disegnato attorno a Lagoa, movimentato da un paio di strappi e che presenta un tratto da percorrere lungo le ventose coste dell’Oceano Atlantico.

Non presenterà arrivi in salita la Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol, che però proporrà un tracciato decisamente più robusto rispetto alla corsa portoghese, sia per la mancanza di tappe per velocisti, sia per la presenza di salite sensibilmente più lunghe e la prima di queste dovrà essere affrontata nel finale della frazione d’apertura, quando a 6.5 Km dal traguardo della Alhaurín de la Torre – Grazalema (174 Km) si scollineranno i 12 Km al 6.5% del Puerto de las Palomas. La seconda sarà la tappa meno impegnativa e vedrà il gruppo percorrere i quasi 200 Km che separeranno Siviglia da Iznájar, traguardo che ispirerà i finisseur in quanto posto al termine di una rampa di un chilometro e 300 metri al 7.2% di pendenza media. Cinque gran premi della montagna caratterizzeranno la terza tappa da JaénÚbeda, 176 Km che prevedono due ascese di 1a categoria ma prive di grandi pendenze collocate lontane dal targuardo, preceduto di 11 Km dalla cima del Puerto de Baeza (9 Km al 5.6%) e di un paio di chilometro da uno strappo di 1300 metri all’8.7%. Come alla Volta ao Algarve si disputeranno per ultime le tappe decisive e la prima di queste ha in “cartellone” la salita più impegnativa di questa edizione, l’Alto del Purche: conosciuto anche come Puerto de Monachil, propone 8.8 Km d’ascesa al 7.8% (9.5% di media nei primi 6 Km) e dovrà essere superato a 18 Km dal traguardo dalla breve ma prevedibilmente intensa Villanueva Mesía – Granada. Il nome del successore di Jakob Fuglsang, vincitore della corsa andalusa nel 2019, lo si scoprirà dopo i tormentati 13 Km della cronometro di Mijas, leggermente più accidentata rispetto a quella portoghese e che presenta anche un brevissimo tratto di sterrato.

Al confonto con le precedenti, per quanto concerne le corse a tappe d’alto calendario, l’ultima settimana di febbraio sarà una sorta di una Cenerentola poiché, dopo la cancellazione del cinese Tour of Hainan (in programma dal 23 febbraio al 1 marzo) a causa dell’epidemia di coronavirus, vedrà il solo svolgimento dell’UAE Tour (23 – 29 febbraio), seconda edizione della corsa nata lo scorso anno dalla fusione del Dubai Tour con l’Abu Dhabi Tour. L’edizione 2020 del Giro degli Emirati Arabi presenterà un percorso più adatto agli scalatori rispetto a quello sul quale si era imposto Primož Roglič dodici mesi fa perché sono state confermate le due tappe di montagna, entrambe con arrivo sulla Jebel Hafeet, mentre è stata depennata la cronometro a squadre d’apertura. Si inizierà con una frazione di 148 Km dal profilo pianeggiante che si disputerà tra The Point, il “tronco” dell’arcipelago artificiale a forma di palma di Palm Jumeirah, e il quartiere industriale della Dubai Silicon Oasis. Il giorno successivo ci si sposterà ad Hatta per una tappa collinare di 168 Km che si concluderà presso la diga soprastante l’abitato, in cima a un brevissimo e arcigno muro di 100 metri al 15.2% che ha sempre visto imporsi i velocisti a causa della brevità della rampa finale: qui hanno vinto John Degenkolb nel 2015, Juan José Lobato nel 2016, Sonny Colbrelli nel 2018 e Caleb Ewan lo scorso anno, mentre nel 2017 la tappa fu annullata a causa del vento. A cavallo degli emirati di Dubai e Abu Dhabi si disputerà a questo punto la prima delle due tappe di montagna, con partenza dall’Al Qudra Cycle Track di Dubai, pista ciclabile tracciata nel deserto, e arrivo dopo 184 Km ai 1033 metri del Jebel Hafeet, la seconda montagna per altezza degli Emirati Arabi Uniti, che i corridori raggiungeranno dopo aver percorso una salita di 10.6 Km al 7% che negli scorsi anni è stata “espugnata” dal colombiano Esteban Chaves nel 2015, dall’estone Tanel Kangert  nel 2016, dal portoghese Rui Costa nel 2017 e dallo spagnolo Alejandro Valverde nel 2018 e nel 2019. Si tornerà quindi a Dubai per un’altra scorrevole galoppata riservata alle ruote veloci, 173 Km privi di ostacoli naturali per andare dal Zabeel Park al centro commerciale City Walk. Lo scorso anno la seconda tappa di montagna terminò sulla Jebel Jas mentre stavolta ci sarà una ripetizione della Jebel Hafeet, che ospiterà anche l’arrivo della quinta frazione, che scatterà da Al Ain, misurerà 162 Km e, come la precedente, si snoderà prevalentemente nel deserto e non proporrà nessun’altra salita prima di quella conclusiva. Non dovrebbero, invece, offrire particolari emozioni le ultime due tappe totalmente pianeggianti, sempre che il vento non intervenga a scompaginare il gruppo e buttare all’aria la classifica in quanto entrambe disegnate lungo le ventose coste del Golfo Persico: la penultima di 158 Km porterà la carovana della corsa emiratina da Al Ruwais ad Al Mirfa, mentre la conclusiva di 127 Km si disputerà sulle strade di Abu Dhabi, partendo dal quartiere di Al Maryah Island per raggiungere l’ultimo traguardo, collocato sull’isola artificiale del Breakwater.

Nel frattempo comincerà a spirare forte l’aria delle classiche del Nord: il 29 febbraio, il giorno in più dell’anno bisesto, si correrà per la prima volta nel 2020 in Belgio, quando andrà in scena la 75a edizione dell’Omloop Het Nieuwsblad, al quale seguirà il primo di marzo la Kuurne-Bruxelles-Kuurne.

La volata verso le prove monumento è lanciata….

Mauro Facoltosi

I SITI DELLA CORSE

Saudi Tour

www.thesauditour.com/en

Étoile de Bessèges

www.etoiledebesseges.com

Volta a la Comunitat Valenciana

https://vueltacv.com

Jayco Herald Sun Tour

www.heraldsuntour.com.au

Trofeo Laigueglia

https://trofeolaigueglia.wordpress.com

Tour de Langkawi

www.ltdlangkawi.my

Tour Colombia 2.1

https://tourcolombiauci.com

Tour de la Provence

www.tourdelaprovence.fr

Vuelta Ciclista a la Región de Murcia

www.vueltamurcia.es

Volta ao Algarve em Bicicleta

http://voltaaoalgarve.com/en/home-2

Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol

http://vueltaandalucia.es

UAE Tour

www.theuaetour.com

Omloop Het Nieuwsblad Elite

www.omloophetnieuwsblad.be/en/ohn/elite-men/race

Kuurne-Bruxelles-Kuurne

www.kuurne-brussel-kuurne.be

Il grattacielo del Kingdom Centre di Riyadh, la capitale dellArabia Saudita, che questanno ospiterà diversi traguardo della prima edizione del Saudi Tour (igsmag.com)

Il grattacielo del Kingdom Centre di Riyadh, la capitale dell'Arabia Saudita, che quest'anno ospiterà diversi traguardo della prima edizione del Saudi Tour (igsmag.com)

NOVE COLLI DI PASSIONE

febbraio 4, 2020 by Redazione  
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È la tappa che ricalca fedelmente il tracciato della più celebre gran fondo italiana, quella “Nove Colli” che è anche la più anziana tra queste manifestazioni e quest’anno festeggerà la 50a edizione. Sul percorso che tutti gli anni dal 1971 vede sfidarsi gli amatori stavolta saranno di scena i professionisti, impegnata in una tappaccia di collina che potrebbe fare più male del previsto. Tra un colle e l’altro, infatti, non ci saranno spazi per rifiatare e se qualche corridore di punta dovesse soffrire un momento d’affano potrebbe vedersi il gruppo sfuggirgli sotto il naso, irrimediabilmente.

Non ci sono solo gli appassionati di ciclismo che si limitano a guardare le corse alla televisione o sobbarcandosi lunge ore d’attesa a bordo strada. Ci sono anche gli appassionati più appassionati che amano salire in sella alle loro bici, magari dello stesso costoso modello di quelle utilizzate dai loro beniamini, e percorrere chilometri e chilometri sulle rotte dei campioni. È per loro che sono state inventate le “gran fondo”, gara nate come amatoriali e che col trascorrere delle stagioni sono state “contaminate” da sempre più elevati tassi d’agonismo, con cicloamatori che oggi si preparano con lo stesso scrupolo e le stesse metodologie dei professionisti, talvolta esagerando. È a loro che è dedicata questa frazione che andrà a ricalcare per filo e per segno il tracciato della “decana” di queste manifestazioni, organizzata per la prima volta nel 1971 e che, dunque, quest’anno giungerà al traguardo della 50a edizione, nel 2020 in programma il 24 maggio, vale a dire soli tre giorni dopo la tappa del Giro. Stiamo parlando della “Nove Colli”, competizione che prende ovviamente il nome dal numero di ascese che si dovranno affrontare nei suoi 205 Km, tutte a quote collinari ma talvolta dotate di pendenze rognose. Non è percorso da scalatori, considerata la brevità delle ascese e i 30 Km di pianura che si dovranno percorrere dopo l’ultimo colle per tornare a Cesenatico, e lo sapeva bene anche Marco Pantani che, intervistato dalla rivista Cicloturismo nel 1995, disse che non avrebbe avuto grandi possibilità se un giorno si fosse trovato ad affrontare una versione professionistica della Nove Colli. Non si poteva dargli torto, ma sarà sbagliatissimo prendere sottogamba un tracciato che, tra un colle e l’altro, presenterà una fase centrale di 120 Km nella quale non s’incontrerà mai un momento per tirare il fiato. E se la bagarre dovesse scoppiare dalle parti del Barbotto (il colle dotato delle pendenze più cattive) o su una delle ascese successive, qualche grosso nome potrebbe pagare e tanto, anche perché i big rimasti davanti cercheranno di menare più duro possibile affinchè il suo distacco possa lievitare. E così anche questa tappa trabocchetto potrebbe far scattare alla perfezione le sue tenaglie e incastrarvi irrimediabilmente le speranze di ambire alla possibilità di giocarsi la vittoria finale nel 103° Giro d’Italia.
Lasciata Cesenatico si pedalerà sul velluto della pianura nei primi 26 Km, transitando per le campagne a nord di Cesena e andando a terminare questa prima porzione di gara alle porte di Forlimpopoli, la romana Forum Livii Popilii nel cui centro troneggia la rocca detta albornoziana in ricordo di chi ne ordinò l’edificazione, il cardinale spagnolo Egidio Albornoz. È già ora d’intraprendere le strade dei colli e affrontare la prima nelle nove ascese della gran fondo romagnola, caratterizzata da una prima rampa di 2.5 Km al 5.6% che termina in corrispondenza del centro di Bertinoro e da una successiva di eguale lunghezza al 4.2% per raggiungere il borgo di Polenta, principalmente conosciuto per la sua pieve intitolata a San Donato, alla quale Carducci dedicò una sua poesia e che fu cara anche all’indimenticato “signor Mapei” Giorgio Squinzi, che la scelse per le sue nozze. Planati a Fratta Terme inizierà un altro tratto tranquillo di questa frazione, uno degli ultimi, nel corso del quale si sfiorerà il borgo di Meldola, dominato da una rocca risalente al X secolo, prima di dirigersi verso i piedi del colle successivo, come il precedente caratterizzato da due rampe. La meta è il piccolo borgo di Pieve di Rivoschio, al quale si giunge dopo aver affrontato prima 4 Km di strada inclinata al 6.3% e poi, dopo una lunga contropendenza in discesa, un dentello finale di 800 metri al 7.2%. Si scenderà ora nella valle del Borello per entrare nella fase più complicata della “Nove Colli”, introdotta dalla salita verso il borgo di Ciola, 6.3 Km al 6.1% che fanno da aperitivo a uno dei colli più temuti dagli amatori, il Barbotto. Prima di affrontarlo si dovrà fare una capatina nella valle del Savio, terra d’origine della famiglia Pantani (nonno Sotero era originario della vicina Sarsina), dove si attraverserà il centro di Mercato Saraceno, nel cui territorio ricade l’interessante Pieve di Monte Sorbo, risalente all’epoca bizantina. Il “babau” si esaurisce nel volgere di 4 Km e mezzo, che salgono all’8.2% di pendenza media e strappano violentemente nei 500 metri conclusivi, un muretto dove la pendenza arriva fin al 18% e lungo il quale si racconta che al Giro del 1973 salirono le imprecazioni di un corridore che cadde nell’affrontarlo. La prossima meta sarà ben conosciuta dal gruppo perché nel corso della discesa dal Barbotto si toccherà Sogliano al Rubicone, centro che gli estimatori del buon cibo frequentano perché terra di produzione del prelibato “formaggio di fossa” e che fin dal 2013 è puntualmente sede d’arrivo della seconda tappa della “Settimana Internazionale di Coppi e Bartali”, traguardo che lo scorso anno vide transitare per primo lo scalatore spagnolo Mikel Landa. Si viaggerà ora in direzione del quinto e del sesto dei “Nove Colli”, che sono quasi un’unica ascesa, con l’intermedio spartiacque di una brevissima discesa. La prima parte è la più impegnativa ed è quella che i cicloamatori conoscono come Monte Tiffi (2 Km all’8%, massima del 16%), dal nome del borgo che sorge in vetta e al cui culmine si trova l’antica abbazia benedettina di San Leonardo, costruita nel XI secolo. Decisamente più pedalabili sono i successivi 7.6 Km che al 5.1% di media salgono a Perticara, certamente non “sulfurei” come un tempo, invece, era l’aria che si respirava in questo borgo per la presenza della più grande miniera di zolfo d’Europa, chiusa nel 1964 e oggi sede del museo Sulphur. Lo scenario delle prossime pedalate sarà la Valmarecchia, dove la “Nove Colli” propone la sua Cima Coppi ai 790 metri della Madonna di Pugliano che, per ovvie ragioni, è la più lunga delle ascese della gran fondo, anche se non certo tra le più difficili (9 Km al 5.9%). Sfiorata proprio in vetta la liberty Villa Battelli (oggi Villa Labor, attrezzata come albergo) ci si volgerà nuovamente verso la valle del fiume Marecchia lambendo lungo la discesa il pittoresco borgo di San Leo, sul cui profilo si staglia il soprastante forte che ha avuto tra i suoi ospiti più celebri il famigerato Conte di Cagliostro, qui incarcerato a vita per eresia dal 1791 alla morte (1795), e la star di Hollywood Bruce Willis, che nel 1991 vi girò le scene finali del film d’azione “Hudson Hawk – Il mago del furto”.
Siamo oramai agli sgoccioli di questa frazione che ora andrà ad affrontare gli ultimi due colli, il primo dei quali è il Passo delle Siepi, pedalabile nelle pendenze (4.3 Km al 4.8%) e separato da quasi 16 Km di strada priva di particolari insidie dal successivo Gorolo. Qui le pendenze tornaro a mordere perché, nel contesto dei suoi 4 Km al 6%, la strada “batte in testa” fino al 17% mentre si procede verso lo scollinamento, situato in prossima del borgo di San Giovanni in Galilea, tra i più antichi della zona, dotato del suo bel castello d’ordinanza la cui costruzione fu terminata nel XVI secolo su spinta del condottiero Sigismondo II Malatesta.
I “nove colli” finiscono e le difficoltà pure, anche se in realtà c’è ancora da superare un subdolo decimo strappo, un colle non colle che sull’altimetria neanche si vede, uno sputo di centinaia di metri secchi e ripidi per attraversare il borgo di Borghi prima di riprendere la scorrevole discesa che rigetterà la corsa in pianura. Scorrevole per l’appunto e, come detto, se a questo punto il gruppo si sarà spaccato chi si troverà davanti avrà terreno agevole per accelerare ancor di più e far lievitare non solo i distacchi ma anche il mito della Nove Colli, che si appresterà a celebrare la sua cinquantesima volta con il sapore del Giro ancora sulla pelle.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico di Collinello (305 metri). Valicato dalla SP 83 “Polenta”, vi si transita salendo da Bertinoro a Polenta.

Sella delle Connelle (486 metri). Valicata dalla SP 68 “Voltre” tra Pian di Spino e Cigno, coincide con il bivio sottostante la località di Pieve di Rivoschio.

Sella Pieve di Rivoschio (457 metri). Coincide con l’omonima località.

Valico di Ciola (545 metri). Quotato 565 metri sulle carte del Giro 2020 e valicato dalla SP 53 “Mercato-Linaro” tra Linaro e Mercato Saraceno, coincide con l’omonima località.

Valico del Barbotto (515 metri). Coincide con il bivio situato a nord dell’omonima località, dal quale transita la SP11 “Sogliano” tra gli abitati di Barbotto e Rontagnano; inoltre vi confluisce la SP12 “Barbotto”, che sale da Mercato Saraceno e dalla quale proverranno i corridori. Quotata 507 metri sulla carte del Giro 2020, questa salita è stato finora inserita tre volte nel percorso del Giro d’Italia e ha visto transitare in testa Nino Defilippis nella Ravenna – San Marino del 1964 (vinta dall’elvetico Rolf Maurer), Eddy Merckx nel corso della Lido delle Nazioni – Carpegna del 1973 (vinta dallo stesso corridore) e infine l’elvetico Rubens Bertogliati nel 2010, quando si disputò la Porto Recanati – Cesenatico, terminata con il successo di Manuel Belletti.

Passo delle Croci (574 metri). Vi transita la SP11 “Sogliano” tra Rontagnano e Montegelli.

Sella di Sogliano (351 metri). Coincide con l’abitato di Sogliano al Rubicone. Quotata 336 metri sulle cartine del Giro 2020, raggiunta da un altro versante è stata valida come GPM al Giro del 2004, quando vi è scollinato in testa Emanuele Sella, che poi s’impose sul traguardo della Porto Sant’Elpidio – Cesena.

Valico della Perticara (655 metri). Coincide con l’omonima frazione di Novafeltria ed è quotata 662 metri sulle carte del Giro 2020. È stato tre volte GPM al Giro, nel 1954, nel 2008 e nel 2010. Il primo passaggio avvenne nel corso della tappa Firenze – Cesenatico, vinta allo sprint da Pietro Giudici dopo che sul Perticara era scollinato per primo…. Primo Volpi. Nel 2008 è stato Alessandro Bertolini a conquistare il traguardo GPM durante la Urbania – Cesena che poi lo vide vincitore. L’ultimo a iscrivere il suo nome nel ristretto albo d’oro di questa salita è stato il tedesco Sebastian Lang, nella pocanzi citata frazione che si corse tra Porto Recanati e Cesenatico nel 2010.

Sella di Botticella (655 metri). Vi transita la SP8 “Santagatese” all’inizio della discesa che da Perticara conduce a Novafeltria. Coincide con il bivio per Sant’Agata Feltria.

Sella dei Quattoventi (550 metri). Valicata dalla SP 22 “Leontina” nel corso della discesa che dalla Madonna di Pugliano conduce a Secchiano. Coincide con il bivio per San Leo ed è quotata 578 metri sulle carte del Giro 2020.

Passo delle Siepi (434 metri). Chiamato anche Passo del Grillo e quotato 414 metri sulle cartine del Giro 2020, è valicato dalla SP 30 tra Secchiano e Ponte Uso. Nel 2004 è stato inserito nel percorso della tappa Porto Sant’Elpidio – Cesena, vinta da Emanuele Sella, ma non era valido come traguardo GPM.

Passo del Gorolo (318 metri). Valicato dalla SP 11 “Sogliano” tra Sogliano al Rubicone e Borghi.

Nota

Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

FOTOGALLERY

Forlimpopoli, Rocca Albornoziana

Polenta, Pieve di San Donato

Rocca di Meldola

Mercato Saraceno, Pieve di Monte Sorbo (tripadvisor.com)

Mercato Saraceno, Pieve di Monte Sorbo (tripadvisor.com)

Scritte inneggianti ai corridori del Giro sul tratto più ripido del Barbotto

Abbazia di Montetiffi

Perticara, ex miniera di zolfo

Madonna di Pugliano, ex Villa Battelli

Il forte di San Leo in fiamme: così appare nel film “Hudson Hawk - Il mago del furto“ (www.davinotti.com)

Il forte di San Leo in fiamme: così appare nel film “Hudson Hawk - Il mago del furto“ (www.davinotti.com)

San Giovanni in Galilea

La partenza di un’edizione della Nove Colli dal Porto Canale di Cesenatico e, in trasparenza, l’altimetria della dodicesima tappa del Giro 2020 (www.michaelhotels.com)

La partenza di un’edizione della Nove Colli dal Porto Canale di Cesenatico e, in trasparenza, l’altimetria della dodicesima tappa del Giro 2020 (www.michaelhotels.com)

COLPI DI MOSCHETTI SOTTO IL CIELO DI MAIORCA

febbraio 3, 2020 by Redazione  
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Inizia in modo spumeggiante la seconda stagione tra i professionisti per Matteo Moschetti (Trek-Segafredo) che si impone in due dei quattro trofei che compongono la Challenge Ciclista a Mallorca mentre il tedesco Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe) e lo spagnolo Marc Soler (Movistar) si aggiudicano le altre due gare della corsa spagnola

Si comincia con il Trofeo Ses Salines – Felanitx, dedicato ai velocisti con Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe) grande favorito. La gara si sviluppa lungo 170 km, buona parte dei quali caratterizzati da una fuga a quattro che si esaurisce a 7 km dal traguardo, quando vengono ripresi gli ultimi due superstiti del tentativol, Claudio Imhof (nazionale elvetica) e Rémy Mertz (Lotto Soudal). Le squadre dei velocisti preparano il terreno per i loro capitani e ad avere la meglio è l’italiano Matteo Moschetti (Trek-Segafredo), che coglie il suo primo successo tra i professionisti battendo Ackerman, Ion Aberasturi (Caja Rural – Seguros RGA), Enrique Sanz (Equipo Kern Pharma) e Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert).

La seconda e terza giornata sono invece caratterizzate da percorsi più impegnativi, dedicati agli scalatori. I 160 km del Trofeo Serra de Tramuntana si accendono lungo il Coll de sa Batalla, quando la Bora manda in fuga Lennard Kämna per aprire la strada al suo capitano Emanuel Buchmann. La fuga nel frattempo aveva perso uomini e lucidità e si avviava ad esaurirsi. Il tedesco raggiunge e passa il drappello di testa in attesa che i migliori diano fuoco alle polveri. Ciò avviene lungo il Coll de Puig Major, dove Marc Soler (Movistar) scatta seguito a ruota da Buchmann. I due recuperano Kämna in discesa e lo staccano mentre da dietro rinvengono Alejandro Valverde (Movistar) e Harm Vanhoucke (Lotto Soudal).
Ma sarà ancora in discesa, quella che precede il Coll den Bleda, che si decide la corsa: Buchmann attacca deciso e si lancia verso il traguardo, mentre il terzetto alle sue spalle viene ripreso. Nella volata per la piazza d’onore la spunta Valverde su Gregor Mühlberger (Bora-Hansgrohe), Diego Rosa (Arkéa Samsic) e Sander Armée (Lotto Soudal).

Il giorno seguente nel Trofeo Pollença – Andratx è ancora Imhof a lanciarsi in fuga assieme a Mads Würtz Schmidt (Israel Start-Up Nation); i due collaborano fino ai 60 km dall’arrivo quando Würtz Schmidt alza bandiera bianca e il compagno di fuga si fa altri 30 km in solitaria. Nel frattempo dietro i migliori si muovono e si sgancia un drappello di 16 atleti con Kämna , Soler, Davide Villella (Movistar), Mühlberger, Rosa ed Élie Gesbert (Arkéa Samsic), che sarà poi vittima di una brutta caduta che gli causerà la frattura della rotula. Una volta ripreso Imhof Kämna si lancia all’attacco in discesa, ma poco più tardi Mühlberger e Soler riusciranno a rinvenire e staccare il tedesco. Lungo la salita finale Soler dimostra di averne decisamente di più e stacca l’austriaco giungendo al traguardo con 11” di vantaggio. Villella chiude terzo a oltre un minuto, seguito da Kämna e Rosa.

Nell’ultima giornata tornano protagonisti i velocisti sul veloce tracciato del Trofeo Playa de Palma – Palma e sarà ancora Moschetti a prevalere, anche in questa occasione precedendo il favorito Ackermann in una volata a ranghi compatti che Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Loïc Vliegen (Circus – Wanty Gobert), Jean-Pierre Drucker (Bora-Hansgrohe) e Stefano Oldani (Lotto Soudal) avevano provato ad evitare fino a 16 km dal traguardo. Un altro italiano sale sul terzo gradino del podio, Pasqualon, a completare una serie di quattro podi nei quattro trofei. Completano la top five Amaury Capiot (Sport Vlaanderen – Baloise) e il citato neo-pro Oldani.

Andrea Mastrangelo

Matteo Moschetti (foto Bettini)

Matteo Moschetti (foto Bettini)

COSNEFROY SUONA LA MARSIGLIESE

febbraio 3, 2020 by Redazione  
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Benoît Cosnefroy vince il Grand Prix Cycliste la Marseillaise davanti a Valentin Madouas e Tom Devriendt

La fuga di giornata evade fin dalle battute sotto la spinta di 6 corridori: Lucas De Rossi (Nippo Delko One Provence), Baptiste Bleier (St. Michel-Auber 93), Samuel Leroux (Natura4Ever-Roubaix-Lille Métropole), Lindsay De Vylder (Sport Vlaanderen-Baloise), Luc Wirtgen (Wallonie Bruxelles) e Martí Márquez (Equipo Kern Pharma). Il gruppo alle loro spalle lascia fare, tanto che la testa della corsa raggiunge un vantaggio massimo di 5 minuti e mezzo.
A guidare il plotone è la Total Direct Énergie, team leader delle manovre di rincorsa delle formazioni con ambizioni di successo finale. Davanti i 6 vanno d’accordo fino ai -30 km dal traguardo, quando a provarci in solitaria sono De Rossi e Márquez, ultimo tentativo di resistere al prepotente rinvenire del gruppo. A questo punto della corsa giunge il tentativo che risulterà decisivo, la sparata da contrattaccante di Benoît Cosnefroy (Ag2r La Mondiale), che riesce con questa mossa a riportarsi su due dei fuggitivi del mattino, Madouas e Devrient, rimasti attardati rispetto alla testa della corsa sulle asperità in programma. I tre trovano nuovo vigore con l’innesto del portacolori dell’AG2R, quest’oggi dotato di una gamba eccezionale, tanto che entro i 10 km dal traguardo riescono a riportarsi sulla testa della corsa e lasciarsi alle spalle definitivamente De Rossi e Márquez. Sul Col de la Gineste è Jesús Herrada (Cofidis) a uscire dal gruppo e a raggiungere il terzetto al comando con una grande azione.
I 4 scollinano con più di 20 secondi di margine, ormai irrecuperabile per le squadre dei velocisti. Si arriva dunque ad una volata ristretta, dominata con un grande atto di forza da parte di Cosnefroy su Madouas e Devrient. Medaglia di legno per Herrada, affaticato dall’attacco sull’ultima salita. Il gruppo giunge al traguardo 17 secondi più tardi, regolato da Clément Venturini, che si aggiudica così lo sprint per la quinta piazza.

Lorenzo Alessandri

Vittoria di Benoit Cosnefroy nella prima corsa del calendario francese (foto Bettini)

Vittoria di Benoit Cosnefroy nella prima corsa del calendario francese (foto Bettini)

LA VUELTA A SAN JUAN DI EVENEPOEL SI CHIUDE NEL SEGNO DI GAVIRIA

febbraio 3, 2020 by Redazione  
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Fernando Gaviria (UAE Team Emirates) vince in volata la settima ed ultima tappa della Vuelta a San Juan battendo Peter Sagan (Bora Hansgrohe) e Álvaro Hodeg (Deceuninck Quick Step). Remco Evenepoel (Deceuninck Quick Step) vince la breve corsa sudamericana che aveva ipotecato nella cronometro della terza tappa.

L’ultima tappa della Vuelta a San Juan offre la consueta passerella finale riservata ai velocisti sul circuito cittadino di San Juan, da affrontare nove volte per un chilometraggio totale che supera leggermente i 141 km. La tappa è stata caratterizzata dalla fuga di sette ciclisti, ovvero Nathan Brown e Colin Joyce (Rally Cycling), Francisco Montes e Juan Ignacio Curuchet (nazionale argentina), Leonardo Rodríguez ed Iginio Lucero (Municipalidad de Rawson), Andrea Garosio (Vini Zabù KTM) e Riccardo Marchesini (Amore & Vita Prodir). Il gruppo non ha mai concesso alla fuga un vantaggio superiore ai 2 minuti. Molto attive all’inseguimento le squadre dei velocisti, tra cui la UAE Team Emirates di Fernando Gaviria e la Bora Hansgrohe del sempre temibile Peter Sagan, ma anche la Deceuninck Quick Step della maglia blanco celeste Remco Evenepoel. Da segnalare la decisione da parte degli organizzatori della neutralizzazione del tempo all’ottavo passaggio dal traguardo. Il nono ed ultimo giro del circuito di San Juan vale quindi solo, come passerella finale della passerella finale. Della fuga, che aveva perso progressivamente pezzi, restava in testa soltanto Joyce, il quale veniva ripreso quando mancavano poco più di 3 km al termine dell’ottavo giro, sul traguardo del quale il gruppo transitava compatto. Gli ultimi 9 km vedevano una lotta serrata da parte delle squadre per prepararsi alla volata finale. Era Gaviria ad avere la meglio su Sagan e Álvaro Hodeg (Deceuninck Quick Step). Manuel Belletti (Androni Giocattoli) era il primo italiano, quarto e fuori dal podio di giornata, mentre chiudeva la top five Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation). Gaviria ottiene la terza vittoria alla Vuelta a San Juan dopo aver già fatto sue la seconda e la quarta tappa ed iniziando così al meglio la stagione. Seppur di livello non eccelso, Evenepoel vince una corsa che comunque si fregia da quest’anno del rango di corsa ProSeries, la prima ad essere considerata cronologicamente tra le corse di livello inferiore e la più importante del Sudamerica assieme al Tour Colombia 2.1. Buon secondo posto finale per Filippo Ganna (nazionale ialiana) a 33 secondi da Evenepoel. Per quanto riguarda le altre classifiche Guillaume Martin (Cofidis) si aggiudica quella dei GPM, Evenepoel fa sua anche quella di miglior giovane e la Movistar comanda la speciale classifica riservata alla squadre

Giuseppe Scarfone

A soli 20 anni Remco Evenepoel vince la seconda corsa a tappe della sua carriera dopo essersi imposto lo scorso anno, il primo da professionista, nel Giro del Belgio (Getty Images Sport)

A soli 20 anni Remco Evenepoel vince la seconda corsa a tappe della sua carriera dopo essersi imposto lo scorso anno, il primo da professionista, nel Giro del Belgio (Getty Images Sport)

02-02-2020

febbraio 2, 2020 by Redazione  
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CADEL EVANS GREAT OCEAN ROAD RACE

Il belga Dries Devenyns (Deceuninck – Quick Step) si è imposto nella corsa australiana, circuito di Geelong, percorrendo 171.7 Km in 4h05′49″ alla media di 41.91 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Pavel Sivakov (Team INEOS) e di 4″ il sudafricano Daryl Impey (Mitchelton-Scott). Miglior italiano Elia Viviani (Cofidis, Solutions Crédits), 9° a 25″

CHALLENGE CICLISTA A MALLORCA – TROFEO PLAYA DE PALMA-PALMA

L’italiano Matteo Moschetti (Trek – Segafredo) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Palma di Maiorca, percorrendo 159.6 Km in 3h46′29″ alla media di 42.28 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Pascal Ackermann (Bora – Hansgrohe) e l’italiano Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert)

GRAND PRIX CYCLISTE LA MARSEILLAISE

Il francese Benoît Cosnefroy (AG2R La Mondiale) si è imposto nella corsa francese, circuito di Marsiglia, percorrendo 145.3 Km in 3h49′51″ alla media di 37.93 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Valentin Madouas (Groupama – FDJ) e il belga Tom Devriendt (Circus – Wanty Gobert). Due italiani in gara: Mauro Finetto (NIPPO DELKO One Provence) 14° a 17″, Alessandro Fedeli (NIPPO DELKO One Provence) 59° a 5′56″

VUELTA A SAN JUAN INTERNACIONAL (Argentina)

Il colombiano Fernando Gaviria Rendón (UAE-Team Emirates) si è imposto nella settima ed ultima tappa, circuito di San Juan, percorrendo 141.3 Km in 2h58′03″ alla media di 47.62 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo slovacco Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) e il connazionale Álvaro José Hodeg Chagüi (Deceuninck – Quick Step). Miglior italiano Manuel Belletti (Androni Giocattoli – Sidermec), 4°. Il belga Remco Evenepoel (Deceuninck – Quick Step) si impone in classifica con 33″ sull’italiano Filippo Ganna (nazionale italiana) e 1′01″ sullo spagnolo Óscar Miguel Sevilla Ribera (Team Medellín)

A DEVENYNS LA CORSA DI CADEL EVANS

febbraio 2, 2020 by Redazione  
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La prima corsa in linea del World Tour termina con il successo del belga della Deceuninck-Quick Step, che precede il russo Pavel Sivakov sul traguardo di Geelong conquistando così la corsa voluta dall’ex professionista Cadel Evans

Dries Devenyns?!? Forse scomodare il Don Abbondio manzoniano con il suo “chi era costui?” è troppo ma di certo nella galassia Deceuninck-Quick Step il trentaseienne belga non è classificato certamente come una delle stella di prima grandezza. Sicuramente però è uno di sostanza che sui percorsi vallonati, tanto cari ai suoi compagni di squadra, si è sempre fatto trovare pronto per svolgere il suo operato, e poco importa se l’ultima vittoria risale al Tour de Wallonie del 2016 quando si prese la 5a tappa e la classifica generale difendendo ancora i colori della IAM Cycling.
Fatto sta che nella notte italiana, il belga si è trovato unico della sua squadra all’interno di un gruppetto ben assortito ed è stato il più lesto e scaltro a riportarsi su Pavel Sivakov (Team INEOS), che sembrava ben intenzionato ad andarsene al traguardo con un’azione solitaria ai meno 5.
Insomma tanto di cappello al belga che ha fatto da eco, come sanno far bene nel team di Lefevere, al successo del ceco Zdeněk Štybar nella penultima tappa della Vuelta a San Juan, disputata quasi in contemporanea pur con una data diversa a causa del fuso orario tra Australia e Argentina.
L’andamento della corsa andata all’esperto belga ha dimostrato che la Cadel Evans Great Ocean Road Race può entrare a pieno titolo nelle novero delle classiche, anche se le manca il background e la tradizione delle “consorelle” europee. La prima trentina di chilometri veniva senza risparmiarsi, con l’intento del plotone di dare subito l’impronta alla gara. Così dopo un susseguirsi di ventagli, scatti e tutto il resto del “catalogo” ciclistico, ci pensavano due giovanissimi nazionali australiani a dare una calmata alle scalmane del gruppo impegnato in terra australe.
Elliott Schultz e Carter Turnbull, entrambi in forze alla Korda Mentha Real Estate Australia, si avvantaggiavano e, pur sapendo di ricoprire il ruolo di agnello sacrificale, non si risparmiavano arrivando ad avere un vantaggio di sei minuti ai meno 100.
La reazione del gruppo non si faceva attendere e il lavoro di Lotto Soudal, Cofidis, EF e Bora – pur portato avanti senza frenesie e fregole varie – teneva due diciannovenni sotto controllo e incominciava a dare una “pettinata” al gruppo, che si presentava così sul circuito finale da affrontare per quattro volte già ridotto nel numero.
Mentre davanti i due si separavano con Schultz che si avvantaggiava sul compagno, dietro la corsa esplodeva letteralmente. Ai meno  39 si assisteva al tentativo di cinque attaccanti – Kiel Reijnen (Trek-Segafredo), Fabian Lienhard (Groupama-FDJ), Geoffrey Bouchard (AG2R La Mondiale), Alexander Cataford (Israel Start-Up Nation) e Jonas Rutsch (EF) – che si riportavano prontamente sul fuggitivo cambiando il volto alla corsa, ormai entrata nel vivo.
Ai cinque rispondeva soprattutto la Mitchelton-Scott, che prendeva in mano la corsa e grazie al forcing in salita scremava il gruppo, riducendolo a coloro che poi si sarebbero giocati il tutto per tutto sul traguardo di Geelong. Il gruppo di testa era ora formato da corridori con varie caratteristiche e non mancavano neanche due ruote veloci come Caleb Ewan (Lotto Soudal) ed Elia Viviani (Cofidis).
L’ultimo passaggio sulla salita di Challambra dava la definitiva settacciata ai battistrada e a quel punto il primo a tentare l’azione di forza era Simon Yates (Mitchelton-Scott), ma per il britannico non c’era fortuna poichè veniva raggiunto poco dopo da Sivakov e ancora successivamente da Dries Devenyns (Deceuninck – Quick Step), Daryl Impey (Mitchelton-Scott), Jay McCarthy (Bora – Hansgrohe) e Jens Keukeleire (EF). L’azione del suddito di sua maesta britannica era il preludio all’azione tutt’altro che velleitaria del russo Sivakov; tra lui e il successo però metteva lo zampino il meno quotato dei presenti, il belga Devenyns, che non solo si riportava sull’attaccante ma si toglieva anche il lusso di andare a cogliere il successo nel duello a due sul traguardo, facendo pesare a suo vantaggio l’esperienza accumulata in quasi tredici anni di professionismo. Dopo quattro secondi Impey aveva la meglio su Keukeleire, Dylan Van Baarle (INEOS) e McCarthy. A seguire con tempi diversi tutti gli altri protagonisti del finale di gara. Nei primi venti si piazzavano anche gli italiani Simone Consonni (Cofidis), 17esimo, e Andrea Vendrame (AG2R La Mondiale), 19esimo.

Mario Prato

Dries Devenyns sbaraglia la concorrenza nella corsa australiana di Cadel Evans (Getty Images Sport)

Dries Devenyns sbaraglia la concorrenza nella corsa australiana di Cadel Evans (Getty Images Sport)

ŠTYBAR CONQUISTA LA POLE SULLA PISTA DEL VILLICUM

febbraio 2, 2020 by Redazione  
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Sesta tappa della Vuelta a San Juan vinta da Zdeněk Štybar (Deceunick – QuickStep) con un attacco decisivo negli ultimi metri dell’Autodromo El Villicum. Secondo Juan Sebastián Molano, ancora leader Evenepoel.

Sotto un sole cocente, 40 gradi toccati oggi, Štybar vinceva la penultima tappa della corsa argentina dopo 174.5 km di corsa. Il ceco della Deceuninck Quick Step, compagno di squadra del leader della classifica generale Remco Evenepoel, sfruttando tutte le sue doti atletiche-tattiche a 500 metri dal traguardo beffava i velocisti con un perfetto attacco da finisseur. Nulla da fare per il colombiano Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates) poichè il suo tentativo di rimonta si fermava a pochi centimetri dalla vittoria. Terza posizione per il francese della Israel Start-Up Nation Rudy Barbier, Quarta e quinta piazza per gli italiani Manuel Belletti (Androni Giocattoli Sidermec) e Daniel Oss (Bora Hansgrohe).
La giornata regalava poche emozioni, con Cristopher Robin Jurado (nazionale panamense), Jokin Aranburu (Fundación Orbea) e Veljko Stojnić (Vini Zabù KTM) che animavano la tappa entrando nella prima fuga di giornata, raggiunti da altri attaccanti quali Mirco Maestri (Bardiani CSF Faizanè), Andrea Di Renzo (Vini Zabù KTM), Laureano Rosas (Transporte Puertas de Cuyo) e Augustin Fraysse (nazionale argentina). Il gruppo, ben guidato dalla Deceuninck-QuickStep, non lasciava spazio a nessun attacco avversario e a 17 chilometri dalla linea d’arrivo il gruppo tornava compatto. Da segnalare un tentativo di ventaglio attorno al 90° chilometro di corsa, ma la squadra di patron Lefevere non si lasciava sorprendere proteggendo perfettamente il proprio capitano Evenepoel.
Appuntamento a stanotte (ora italiana) con la settimana e ultima tappa della Vuelta a San Juan, che come tradizione si svolgerà sulla circonvallazione di San Juan e sarà ancora favorevole ai velocisti. Filippo Ganna (UAE Team Emirates), secondo in classifica a 33” di ritardo da Evenepoel potrebbe tentare il miracolo, ma data l’altimetria totalmente pianeggiante della frazione finale, a meno di ventagli o cadute scalzare dalla posizione di leader il campioncino belga della Deceunick appare molto arduo.

Luigi Giglio

Lattacco del corridore ceco sullautodromo del Villicum (Getty Images)

L'attacco del corridore ceco sull'autodromo del Villicum (Getty Images)

01-02-2020

febbraio 1, 2020 by Redazione  
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CHALLENGE CICLISTA A MALLORCA – TROFEO POLLENÇA-ANDRATX

Lo spagnolo Marc Soler Gimènez (Movistar Team) si è imposto nella corsa spagnola, Pollença – Andratx, percorrendo 168.9 Km in 4h17′56″ alla media di 39.29 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’austriaco Gregor Mühlberger (Bora – Hansgrohe) e di 1′04″ l’italiano Davide Villella (Movistar Team)

VUELTA A SAN JUAN INTERNACIONAL (Argentina)

Il ceco Zdeněk Štybar (Deceuninck – Quick Step) si è imposto nella sesta tappa, circuito dell’Autodromo El Villicum, percorrendo 174.5 Km in 3h56′51″ alla media di 44.21 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Juan Sebastián Molano Benavides (UAE-Team Emirates) e il francese Rudy Barbier (Israel Start-Up Nation). Miglior italiano Manuel Belletti (Androni Giocattoli – Sidermec), 4°. Il belga Remco Evenepoel (Deceuninck – Quick Step) è ancora leader della classifica con 33″ sull’italiano Filippo Ganna (nazionale italiana) e 1′01″ sullo spagnolo Óscar Miguel Sevilla Ribera (Team Medellín)

SAN JUAN, SULLE MONTAGNE EVENEPOEL RESTA “COLORADO” DI BLANCO CELESTE

febbraio 1, 2020 by Redazione  
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Sull’Alto Colorado il colombiano Miguel Eduardo Flórez López (Androni Giocattoli) conquista una bella vittoria sul gruppo dei migliori in classifica, battendo Óscar Sevilla (Team Medellín) e Brandon McNulty (UAE Team Emirates). Remco Evenepoel (Deceuninck Quick Step), quinto di giornata, dopo un attimo di sbandamento occorsogli prima della salita finale risale posizioni su posizioni e controlla agevolmente nel finale, ipotecando la vittoria della corsa sudamericana quando mancano due tappe alla fine.

Dopo l’unico giorno di riposo di ieri, la Vuelta a San Juan riprende con la quinta tappa da San Martín all’Alto Colorado. Sono quasi 170 km caratterizzati da ben quattro GPM, inusuali per la pampa argentina, di cui uno di terza categoria, due di seconda, e l’ultimo, posto all’arrivo, di prima categoria. Remco Evenepoel (Deceuninck Quick Step) appare ben saldo in maglia blanco celeste e, se si esclude Filippo Ganna (nazionale italiana), non particolarmente a suo agio sulle salite, non dovrebbe avere troppe difficoltà a conservarla, visto che gli avversari più pericolosi si trovano ad oltre un minuto dal belga. Dopo la partenzasi formava la fuga di giornata composta da otto ciclisti: Facundo Cattapan (Municipalidad de Rawson), Emiliano Contreras (Puertas de Cuyo), Daniel Omar Juárez (Agrupación Virgen de Fátima), Gerardo Atencio (Municipalidad de Pocito), Francisco Montes (nazionale argentina), Magno Prado Nazaret (Sindicato Empleados Publicos de San Juan), Nelson Soto (Team Colombia Tierra de Atletas), Antonio Zullo (Amore e Vita Prodir). Il vantaggio della fuga superava i 3 minuti e mezzo sul gruppo quando erano stati percorsi poco più di 35 km. Contreras si aggiudicava il primo traguardo volante di Angaco posto al km 37. Cattapan era il primo a staccarsi dalla fuga, mentre nel frattempo il gruppo accumulava ulteriore ritardo ed era segnalato a 4 minuti e mezzo di ritardo al km 50. Monte si aggiudicava il primo GPM dell’Alto de Villicum, posto al km 69. Dopo 75 km il gruppo era segnalato a 2 minuti e 45 secondi di ritardo dalla fuga. Gli uomini della Deceuninck conducevano ora un’andatura più elevata. Monte si aggiudicava il secondo sprint intermedio di Talacasto, posto al km 93. Sulla successiva salita di Baños de Talacasto la fuga si spezzettava e Soto, Atencio e Prado restavano da soli al comando. Era Atencio ad imporsi sul GPM, posto al km 107. Il gruppo del leader aveva un ritardo che sfiorava i 5 minuti quando mancavano 55 km alla conclusione. Atencio faceva suo anche il successivo e penultimo GPM dell’Alto de la Crucecita, posto al km 122. Nel gruppo inseguitore un attacco combinato di Bora Hansgrohe e UAE Team Emirates sorprendeva la Deceuninck e soprattutto il capitano Evenepoel, che si ritrovava improvvisamente nelle retrovie. Sotto l’impulso in special modo di Brandon McNulty (UAE Team Emirates) la fuga veniva ripresa a 22 km dall’arrivo. A 10 km dal termine restava in testa la coppia formata dallo stesso McNulty e da un battagliero Guillaume Martin (Cofidis). Evenepoel, superato il momento difficile, inseguiva in un gruppetto formato da una decina di ciclisti che viaggiava a 15 secondi dalla coppia di testa. Il ricongiungimento tra testa della corsa e inseguitori si concretizzava a meno di 9 km dall’arrivo. Oltre a McNulty, Martin ed Evenepoel facevano parte del nuovo gruppo di testa, Miguel Eduardo Flórez López (Androni Giocattoli), César Paredes ed Óscar Sevilla (Team Medellín), Nelson Oliveira (Movistar), Ganna, Juan Pablo Dotti (Sindicato Empleados Publicos de San Juan) e Juan Melivilo (Municipalidad de Pocito). Le accelerazioni prima di McNulty e poi di Evenepoel mettevano in crisi Oliveira e Dotti. Si staccava anche Paredes, che aveva lavorato alacremente per il compagno di squadra Sevilla. A 400 metri dall’arrivo partiva in contropiede Flórez López, che andava a conquistare la prima vittoria nel 2020. In seconda posizione a 3 secondi dal colombiano si piazzava Sevilla mentre chiudeva il podio di giornata McNulty. Quarto era Martin mentre chiudeva la top five Evenepoel, in agevole controllo sui suoi diretti avversari. La classifica generale non cambia molto vosto che Evenepoel è sempre primo con 33 secondi di vantaggio su Ganna e 1 minuto e 1 secondo su Sevilla. Ora è in programma la sesta e penultima tappa, che prevede partenza e arrivo sulla pista del circuito automobilistico di San Juan Villicum. Lunga 174.5 Km, presenta due facili GPM a metà percorso che non impediranno ai velocisti di battersi per la volata finale, anche se un leggero tratto in salita a circa 5 km dal termine potrebbe indirire le gambe di qualcuno.

Antonio Scarfone

Vittoria sotto una pioggia di lustrini per Miguel Eduardo Flórez López sullAlto Colorado (Getty Images Sport)

Vittoria sotto una pioggia di lustrini per Miguel Eduardo Flórez López sull'Alto Colorado (Getty Images Sport)

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