TRENTIN SCARICO IN VOLATA, IRIDE A PEDERSEN

settembre 29, 2019 by Redazione  
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Ottima gara fino a 200 metri dall’arrivo per l’azzurro Matteo Trentin, che ha interpretato alla perfezione il mondiale e si è trovato nella situazione ideale per conquistare la maglia iridata fino a 200 metri dall’arrivo; ma proprio nella situazione in cui non avrebbe dovuto avere problemi non è invece riuscito a primeggiare, facendosi saltare con facilità da Max Pedersen. Argento quindi per l’italiano, bronzo per un ottimo Küng che è stato in avanscoperta molti chilometri.

Un bellissimo tracciato per il mondiale di quest’anno, un paesaggio stupendo ed un elevato tasso tecnico, strade strette, curve difficili, saliscendi continui e pianura inesistente nello spettacolare scenario dell’Inghilterra rurale dello Yorkshire, teatro anche di grandi classici della letteratura come Cime Tempestose.
La gara femminile ha offerto un’impresa epica, di quelle che ormai non si vedono più nelle corse maschili, con l’ultima vincitrice del Giro Rosa che se ne è andata in solitaria ancor prima di entrare nel circuito finale ed ha rifilato oltre 2 minuti alla seconda classificata, in un tracciato davvero complicato tecnicamente ma senza salite da scalatori puri.
La gara maschile non è stata da meno perché, anche se non ha riservato lo spettacolo della grande impresa, è stata comunque incerta sino all’ultimo, molto selettiva anche a causa della pioggia con ritiri e corridori staccati ad ogni giro.
Gara interpretata alla perfezione dagli uomini di Davide Cassani che hanno inserito due punte nel tentativo giusto, creando la superiorità numerica, mancata poi nel finale, e con gli altri membri bravissimi a restare in testa al gruppo nel ruolo di stopper, contribuendo alla buona riuscita del tentativo. Matteo Trentin ha seguito il superfavorito Mathieu Van der Poel (Paesi Bassi) e, quando costui ha ceduto di schianto probabilmente a causa di una crisi di fame, il trentino ne ha ereditato il ruolo. Nettamente più veloce di Mads Pedersen (Danimarca) e di Stefan Küng (Svizzera), che gli hanno tenuto compagnia sin sul traguardo, il capitano della nazionale italiana ha ceduto proprio in volata. Ha tentato di uscire ai 200 metri, forse un po’ troppo presto, ma non è stato certamente questo il problema poichè si è visto nettamente che Pedersen ne aveva molto di più. La gara del resto è stata molto dispendiosa, sia per l’elevata distanza che, pur se inopinatamente ridotta rispetto al chilometraggio previsto, era comunque superiore a 260 Km, sia per le condizioni meteorologiche che hanno costretto i corridori a gareggiare sotto la pioggia per molte ore su di un tracciato planimetricamente complesso.
Il primo imprevisto è stato causato proprio dalla pioggia che ha costretto gli organizzatori ad eliminare due salite abbastanza toste previste nel tratto in linea, riducendo contestualmente il chilometraggio dai 280 chilometri originariamente previsti ai 261 effettivamente percorsi. La decisione appare francamente bizzarra dato che quella zona del Regno Unito è notoriamente piovosissima, per cui l’organizzazione doveva essere predisposta pensando ad una elevatissima possibilità di gara bagnata.
Dopo circa venti chilometri di corsa, si forma una fuga… e che fuga! In avanscoperta si portano, infatti, Richard Carapaz (Ecuador), Jonas Koch (Germania) e Jan Polanc (Slovenia), che già aveva provato ad avvantaggiarsi in precedenza. A questi corridori si agganciano poco dopo Nairo Quintana (Colombia), Primož Roglič (Slovenia), Maciej Bodnar (Polonia), Silvan Dillier (Svizzera), Magnus Cort Nielsen (Danimarca), Alex Howes (Stati Uniti), Hugo Houle (Canada) e Petr Vakoč (Repubblica Ceca). I vincitori dell’ultimo Girod’Italia e dell’ultima Vuelta a España si inseriscono così nella fuga insieme ad un big come Quintana, che ha vinto sia l’una sia l’altra corsa, anche se in questi ultimi anni appare in grande declino.
Il vantaggio di questi uomini tocca una punta di 4 minuti e 40 secondo ma il gruppo inseguitore, soprattutto grazie alla nazionale australiana, fa buona guardia e già al primo passaggio sotto la linea d’arrivo il gap è sensibilmente ridotto ad un minuto e 25 secondi.
Nel primo giro cade Philippe Gilbert (Belgio) che sembra abbastanza frastornato a causa dell’impatto. Remco Evenepoel, giovanissimo compagno di squadra dell’esperto asso belga, si ferma per confortare psicologicamente il compagno e poi si mette a tirare per riportarlo in gruppo. L’inseguimento sembra destinato a concludersi positivamente, visto il progressivo avvicinamento del drappello con i due belgi, ma un’accelerazione proprio ad opera dei loro compagni di squadra in testa al gruppo, che intanto aveva annullato la fuga del mattino, fa naufragare l’inseguimento con Evenepoel e Gilbert che concludono mestamente la gara con il ritiro. Stessa sorte toccherà più avanti al campione uscente Alejandro Valverde (Spagna). I ritmi, in effetti, continuano ad aumentare con la pioggia, mentre i saliscendi favoriscono una sempre maggiore selezione, con il gruppo principale che si ridurrà di consistenza giro dopo giro.
Ai – 60 si muovono Küng Lawson Craddock (Stati Uniti). Il tentativo sembra del tutto effimero, anche perché i due restano a contatto visivo col gruppo per diversi chilometri, ma il sopraggiungere in momenti successivi di Mads Pedersen (Danimarca), di Mike Teunissen (Paesi Bassi) e, soprattutto, di Gianni Moscon (Italia), che sente puzza di bruciato, conferisce alla fuga una maggiore struttura, che non sembra ancora sufficiente per sperare in una conclusione positiva. Nel frattempo Craddock si stacca e viene riassorbito.
Le cose cambiano significativamente ai – 33, quando si muove il superfavorito Van der Poel e Trentin non perde un secondo per zompare sulla ruota dell’olandese. I due si riportano sui battistrada, che nel frattempo hanno perso anche Teunissen. Davanti sono quindi in cinque con due italiani, mentre alle loro spalle si forma un gruppo di contrattaccanti con Carlos Betancur (Colombia), Gorka Izagirre (Spagna) e Toms Skujiņš (Lettonia). Mentre questi ultimi vengono ripresi qualche chilometro più tardi, i battistrada continuano a guadagnare terreno grazie ad un buon accordo ed a cambi regolari. Il gruppo nonostante il forcing della Francia di Julian Alaphilippe e del Belgio di Greg Van Avermaet, rimasti fuori dal tentativo, non riesce a ridurre il gap.
Poco dopo l’inizio dell’ultimo giro, su un tratto di salita, si pianta letteralmente Van der Poel, colto probabilmente da una crisi di fame. L’olandese è quasi fermo e il gruppo, che pure era quasi un minuto dietro, lo riprende e lo stacca in un batter d’occhio.
A questo punto, considerando la superiorità numerica e le doti in volata, Trentin è indubbiamente il favorito numero uno e la tattica non può che essere quella di portare gli altri alla volata. Ovviamente Küng, che si sente battuto allo sprint, prova a forzare il ritmo staccando Moscon, che già al giro precedente era andato in difficoltà ma era riuscito stoicamente a rientrare. Sull’accelerazione del corridore elvetico anche Pedersen perde due metri, ma l’azione non prosegue ed il danese riesce a salvarsi. Gli ultimi chilometri sono di studio, visto l’ampio margine sul gruppo; nessuno vuole tirare e si arriva così fino ai 200 metri quando Trentin lancia lo sprint un po’ lungo e Pedersen che lo affianca, superandolo abbastanza agevolmente e andando a laurearsi campione del mondo, lasciando l’argento a Trentin e il bronzo a Küng.
Trentin è nettamente più forte del danese in volata ma, quando ci sono chilometraggi elevati ai quali i corridori sono sempre meno abituati e quando si fa corsa dura, le energie rimaste contano più della specializzazione e Pedersen, uscito allo scoperto molto prima di Trentin, è arrivato sul rettifilo finale con maggiore brillantezza rispetto all’italiano.
Naturalmente come italiani non si può che essere dispiaciuti per un’occasione del genere sfuggita, tuttavia l’essenza del ciclismo è questa, vince il più resistente, quello che sopporta meglio la fatica, che riesce ad arrivare in fondo con qualcosa in più degli altri ed è proprio quello che è accaduto oggi con Pedersen che, nonostante fosse in fuga da molto prima di Trentin, è riuscito a stravolgere il pronostico.
In ogni caso, la nazionale italiana è stata perfetta nella lettura della corsa, con Moscon che ha intuito che il tentativo di Küng poteva avere sviluppi interessanti quando si sono uniti altri atleti, con Trentin che ha battezzato la ruota di Van der Poel cogliendo l’attimo e con Sonny Colbrelli e Alberto Bettiol ottimi nel ruolo di stopper in gruppo. Sotto tono la Spagna che non è riuscita ad esprimersi con i fratelli Izagirre e con Luis León Sánchez; malissimo Belgio e Francia che hanno fatto grande confusione e non si sono fatti trovare pronti nei momenti topici, nonostante avessero tra le fila due uomini adattissimi al tracciato come Van Avermaet e Alaphilippe.
Archiviata questa bella edizione dei mondiali, si può sperare che la prossima edizione prevista in Svizzera, con un tracciato per scalatori puri, riservi altrettante emozioni e, per l’italia, una medaglia ancor più nobile di quella conquistata oggi.

Benedetto Ciccarone

Mads Pedersen conquista il mondiale dello Yorkshire e vestirà per un anno la prestigiosa maglia iridata (foto Bettini)

Mads Pedersen conquista il mondiale dello Yorkshire e vestirà per un anno la prestigiosa maglia iridata (foto Bettini)

29-09-2019

settembre 29, 2019 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO – PROVA IN LINEA UOMINI ELITE

Il danese Mads Pedersen si è imposto nella corsa in linea, Leeds – Harrogate, percorrendo 261.8 Km in 6h27′28″ alla media di 40.54 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Matteo Trentin e di 2″ l’elvetico Stefan Küng

PARIS – CHAUNY

Il francese Anthony Turgis (Team Total Direct Énergie) si è imposto nella corsa francese, Compiègne – Chauny, percorrendo 203.7 Km in 4h40′55″ alla media di 43.51 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Robin Carpenter e il connazionale Nans Peters. Miglior italiano Davide Appollonio (Amore & Vita – Prodir), 41° a 4′22″

KONYA TOUR OF MEVLANA

Il turco Ahmet Örken (Salcano Sakarya BB Team) si è imposto nella terza ed ultima tappa, circuito di Konya, percorrendo 146.3 Km in 3h24′28″ alla media di 42.93 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Batuhan Özgür (Torku Şeker Gençlik) e l’olandese Peter Merx. Özgür si impone in classifica con 6″ su Örken e 26″ sul connazionale Onur Balkan

28-09-2019

settembre 28, 2019 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO – PROVA IN LINEA DONNE ELITE

L’olandese Annemiek van Vleuten si è imposta nella corsa in linea, Bradford – Harrogate, percorrendo 149.4 Km in 4h06′05″ alla media di 36.43 Km/h. Ha preceduto di 2′15″ la connazionale Anna van der Breggen e di 2′28″ l’australiana Amanda Spratt. Migliore italiana Elisa Longo Borghini, 5° a 4′45″.

KONYA TOUR OF MEVLANA

Il turco Batuhan Özgür (Torku Şeker Gençlik) si è imposto anche nella seconda tappa, circuito di Konya, percorrendo 136.2 Km in 3h05′14″ alla media di 44.12 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Ahmet Örken e il kazako Sergey Luchshenko. Özgür è ancora primo leader della classifica con 10″ su Örken e 16″ su Luchshenko

INTERNATIONAL TOUR DE BANYUWANGI IJEN (Indonesia)

Il francese Thomas Lebas (Kinan Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Purwohardo – Ijen, percorrendo 129.9 Km in 3h47′51″ alla media di 34.21 Km/h. Ha preceduto di 49″ l’iraniano Amir Kolahdozhagh e di 59″ lo spagnolo Benjamín Prades Reverter. L’australiano Robbie Hucker si impone in classifica con 16″ sul neozelandese Michael Vink e 1′53″ sul connazionale Jesse Ewart.

HOLLAND GATE AD HARROGATE. VAN VLEUTEN ORO, VAN DER BREGGEN ARGENTO. DELUDE L’ITALIA

settembre 28, 2019 by Redazione  
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Annemiek Van Vleuten (Olanda) compie l’impresona al Mondiale 2019 salutando tutte ad oltre 100 km dall’arrivo, ben prima dell’entrata nel circuito finale di Harrogate. L’olandese sfrutta le sue doti di scalatrice per attaccare nella prima parte del percorso, che presentava in particolare la salita di Lofthouse. Alle sue spalle il gruppo si spezzettava in più tronconi con una decina di unità che restavano all’inseguimento dell’olandese. Anna Van der Breggen (Olanda) è argento a oltre 2 minuti dalla Van Vleuten mentre completa il podio Amanda Spratt (Australia). L’Italia delude con il quinto posto senza infamia e senza lode di Elisa Longo Borghini.

Il gran finale del Mondiale di Ciclismo su Strada 2019 si svolge nel week end con le prove Elite riservate alle donne e agli uomini. Per quanto riguarda la prova femminile le donne dovranno percorrere 150 km da Bradford ad Harrogate, con tre giri conclusivi del circuito finale che finora ha tanto animato le discussioni tra gli appassionati. Come già visto nelle prove juniores ed under 23, potrebbe essere proprio l’interpretazione del circuito finale e gli eventuali attacchi nei punti chiave a determinare i vincitori. Un circuito che in caso di fuga pare venire incontro più agli attaccanti che agli inseguitori, anche perchè questi ultimi, complici condizioni meteo e durezza del tracciato, dovrebbero sparpagliarsi in gruppetti più o meno numerosi. Tra le donne l’Olanda parte da favorita, anche perchè è reduce da un bis iridato che porta i nomi di Chantal Blaak nel 2017 e di Anna Van Der Breggen nel 2018. Lo squadrone orange, oltre alle due già citate, può contare anche su cicliste di altissimo livello come Marianne Vos ed Annemiek Van Vleuten. Per quanto riguarda l’Italia, l’obiettivo dichiarato è la zona medaglia e ad atlete esperte come Tatiana Guderzo, Elisa Longo Borghini e Marta Bastianelli sono state aggregate giovani promesse come Letizia Paternoster ed Elisa Balsamo, un mix di talento che può creare presupposti per ben figurare. Tra le altre nazionali da tenere in considerazione anche USA, Germania ed Australia, con la mina vagante della Gran Bretagna padrone di casa che vorrà ben figurare. Le prime fasi della corsa vedevano un’andatura abbastanza sostenuta; era l’Olanda a tirare il gruppo che si spezzettava in diversi tronconi. Davanti restavano circa una trentina di unità; il gruppo ritornava, però, compatto dopo che le cicliste olandesi si rialzavano; sulla salita di Lofthouse il gruppo tornava a spezzettarsi a causa del ritmo imposto questa volta dalla Gran Bretagna. Era la Van Vleuten a contrattaccare ed a scollinare in prima posizione sulle immediate inseguitrici, tra le quali “Lizzie” Deignan (Gran Bretagna) e la Longo Borghini. Del gruppo inseguitore facevano parte anche Soraya Paladin (Italia), la Van der Breggen (Olanda), Clara Koppenburg (Germania), Amanda Spratt (Australia), Chloé Dygert Owen (USA) e Cecilie Uttrup Ludwig (Danimarca). Più staccato era il gruppo con la Vos e la Bastianelli. A 85 km dall’arrivo la Van Vleuten aveva 50 secondi di vantaggio sulle otto inseguitrici, un vantaggio che la ciclista olandese gestiva ottimamente e riusciva pure ad aumentavare, anche perchè alle sue spalle veniva meno l’accordo tra le inseguitrici. All’ingresso del circuito di Harrogate il vantaggio della Van Vleuten era di poco superiore ai 2 minuti. A meno di 40 km dall’arrivo la Dygert Owen rompeva gli indugi ed allungava nel gruppo delle inseguitrici, sfruttando anche le sue abilità di passista che gli erano già valse la vittoria nella cronometro iridata qualche giorno fa. A 25 km dal termine il vantaggio dell’olandese sull’americana era di 2 minuti. Alle spalle della statunitense si rifacevano sotto la Spratt e la Van der Breggen, che proprio nei primi chilometri dell’ultima tornata lasciavano al palo l’avversaria. La Van Vleuten si involava indisturbata verso la vittoria iridata e si imponeva con 2 minuti e 15 secondi di vantaggio sulla Van der Breggen e 2 minuti e 28 secondi di vantaggio sulla Spratt. Chiudevano la top five la Dygert quarta Owen e la Longo Borghini, rispettivamente a 3 minuti e 24 secondi e 4 minuti e 45 secondi dalla Van Vleuten. Lo strapotere femminile olandese nelle ultime edizioni dei mondiali è evidente se si pensa che dal 2012 le atlete orange hanno vinto cinque volte su otto. La corsa delle donne Elite ha dimostrato che il percorso mondiale può offrire diverse soluzioni tattiche. Questa volta è stata decisiva l’azione di una sola ciclista ad oltre 100 km dall’arrivo, mentre nelle prove juniores e under 23 c’è stato un po’ più di equilibrio e le azioni decisive si sono concretizzate sul circuito finale. Resta il fatto che la durezza del percorso tende a spezzettare il gruppo ed alla fine i ciclisti arrivano sul traguardo alla spicciolata. Domani nella prova uomini Elite il previsto maltempo, con vento e pioggia costante, creeranno una situazione ancora più complicata e spettacolare.

Giuseppe Scarfone

Annemiek van Vleuten vince il mondiale 2019 (foto Bettini)

Annemiek van Vleuten vince il mondiale 2019 (foto Bettini)

NEGLI UNDER23 VINCE EEKHOFF, MA È SAMUELE BATTISTELLA IL CAMPIONE DEL MONDO

settembre 28, 2019 by Redazione  
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Finale a sorpresa nella prova iridata Under23. Il primo a tagliare il traguardo è stato l’olandese Nils Eekhoff, ma a indossare la maglia iridata sul palco è stato l’italiano Samuele Battistella dopo che il rappresentante dei Paesi Bassi è stato squalificato per traino prolungato. La prova del mattino dedicata alle donne kuniores è andata alla statunitense Megan Jastrab.

La prova degli Under23 in un Campionato Mondiale è sempre un po’ la prova generale di quanto accadrà poi la domenica successiva nella competizione regina, quella degli Uomini Elite. Se il buongiorno si vede dal mattino, come si dice, dopo quanto accaduto ieri ci sono tutti i presupposti per una buona prova per gli uomini di Davide Cassani.
La gara di quelli che una volta venivano chiamati “dilettanti” è stata una corsa lunga, complicata, segnata da innumerevoli cadute e corsa sempre con antenne ritte e radar attivati. Il percorso non permetteva la minima distrazione, altrimenti si rischiava o di finire per terra o di perdere il treno giusto, visto i continui frastagliamenti che il plotone ha subito negli oltre 170 km di gara.
Le fasi più interessanti si sono avute con l’avvicinarsi dell’ingresso del circuito “mondiale”, anche se pure il tratto in linea non è stata certo una passeggiata.
L’apertura di alcuni ventagli ha messo in difficoltà la pattuglia azzurra e il solo Samuele Battistella è stato pronto a farsi trovare nel gruppo di testa, dal quale successivamente si è formato il plotoncino, che si è poi andato a giocarsi il mondiale, grazie all’azione di Szymon Sajnok (Polonia) e Idar Andersen (Norvegia). Sui due si sono portati successivamente Battistella, Tom Pidcock (Gran Bretagna), Tobias Foss (Norvegia) e Stefan Bissegger (Svizzera). Anderson e Sajnok, anche se per motivi diversi, non riescono a rimanere con i primi, pur avendo il merito di aver fatto nascere l’azione decisiva. I quattro rimanenti incominciano a studiarsi e a controllarsi mentre l’arrivo si fa sempre più vicino, favorendo così il rientro all’ultimo chilometro di Sergio Higuita (Colombia), di Niels Eekhoff (Olanda) e di Andreas Kron (Danimarca). La volata a ranghi ristretti ha visto poi primeggiare Eekhoff davanti all’italiano e a Bissigger, Pidcock, Higuita, Kron e Foss.
Dopo circa mezz’ora, però, il collegio di giuria stilerà un nuovo ordine d’arrivo con l’olandese primo sul traguardo squalificato per traino prolungato e la stessa sorte toccherà anche al danese Andreas Stokbro e all’italiano Alexander Konychev.
Dopo l’intervento dei giudici la maglia di campione del mondo viene così assegnata a Samuele Battistella che si insedia in “cima al mondo” 17 anni dopo Francesco Chicchi, che si imponse tra gli Under23 nel 2002 a Zolder, nello stesso mondiale che vide imporsi tra i professionisti Mario Cipollini.
Nella mattinata si era, invece, disputata la prova in linea dedicata alle donne juniores. Ad imporsi, così come nella prova dei pari età maschili disputata giovedì, è stata un rappresentante della nazionale “Stars and Stripes”, la diciassettenne Megan Jastrab, che dopo essere rimasta con la russa Aigul Gareeva a poco più di 2 Km dal traguardo, è andata a cogliere il trionfo iridato. Lo studiarsi troppo protratto tra le due ha, però, favorito il ritorno della belga Julie de Wilde e dell’olandese Lieke Nooijen, che sono riuscite a superare la russa in dirittura d’arrivo andandosi a prendere rispettivamente le medaglie d’argento e di bronzo. Delusione per le italine con la prima delle azzurre, Camilla Alessio, solo undicesima al traguardo, tagliato 9 secondi dopo l’arrivo della Jastrab.

Mario Prato

La volata ridisegnata a tavolino dalla giuria che ha tolto vittoria e medaglia doro allolandese Nils Eekhoff per assegnarla allitaliano (Getty Images Sport) Samuele Battistella

La volata "ridisegnata" a tavolino dalla giuria che ha tolto vittoria e medaglia d'oro all'olandese Nils Eekhoff per assegnarla all'italiano (Getty Images Sport) Samuele Battistella

27-09-2019

settembre 27, 2019 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO – PROVA IN LINEA UOMINI U23

L’italiano Samuele Battistella si è imposto nella corsa in linea, Doncaster – Harrogate, percorrendo 173 Km in 3h53′52″ alla media di 44.38 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’elvetico Stefan Bissegger e il britannico Thomas Pidcock. L’olandese Nils Eekhoff, che aveva tagliato il traguardo per primo, è stato squalificato per traino (episodio avvenuto a 128 Km dall’arrivo)

CAMPIONATI DEL MONDO – PROVA IN LINEA DONNE JUNIORES

La statunitense Megan Jastrab si è imposta nella corsa in linea, Doncaster – Harrogate, percorrendo 86 Km in 2h08′00″ alla media di 40.31 Km/h. Ha preceduto allo sprint la belga de Julie Wilde e l’olandese Lieke Nooijen

KONYA TOUR OF MEVLANA

Il turco Batuhan Özgür (Torku Şeker Gençlik) si è imposto nella prima tappa, circuito di Konya, percorrendo 127 Km in 3h04′33″ alla media di 41.29 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’algerino Yacine Hamza e il connazionale Ahmet Örken. Özgür è il primo leader della classifica con 4″ su Hamza e 6″ su Örken.

INTERNATIONAL TOUR DE BANYUWANGI IJEN (Indonesia)

Il giapponese Kakeru Omae (Aisan Racing Team) si è imposto nella terza tappa, circuito di Banyuwangi, percorrendo 109.3 Km in 2h36′53″ alla media di 41.80 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Blake Quick e l’iraniano Mohammad Ganjkhanlou. L’australiano Jesse Ewart (Team Sapura Cycling) è ancora leader della classifica con 1″ sul connazionale Robbie Hucker e con 7″ sul neozelandese Michael Vink

26-09-2019

settembre 26, 2019 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO – PROVA IN LINEA UOMINI JUNIORES

Lo statunitense Quinn Simmons si è imposto nella corsa in linea, Richmond – Harrogate, percorrendo 148.1 Km in 3h38′04″ alla media di 40.75 Km/h. Ha preceduto di 56″ l’italiano Alessio Martinelli e di 1′33″ il connazionale Magnus Sheffield

INTERNATIONAL TOUR DE BANYUWANGI IJEN (Indonesia)

L’indonesiano Aiman Cahyadi (Pgn Road Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Tegaldlimo – Banyuwangi, percorrendo 148.2 Km in 3h34′04″ alla media di 41.54 Km/h. Ha preceduto di 4″ il filippino Ismael Jr. Grospe e il moldavo Cristian Raileanu. L’australiano Jesse Ewart (Team Sapura Cycling) è il nuovo leader della classifica con 1″ sul connazionale Robbie Hucker e 7″ sul neozelandese Michael Vink

YORKSHIRE 2019: SIMMONS PIÙ FORTE DEL MALTEMPO

settembre 26, 2019 by Redazione  
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Impresa statunitense con il diciottenne Quinn Simmon che ha centrato l’oro e con l’esordiente Magnus Sheffield salito sul terzo gradino del podio. Parziale soddisfazione italiana con l’argento di Alessio Martinelli.

L’inno nazionale a stelle e strisce ha aleggiato nel cielo di Harrogate grazie all’impresa di un diciottenne statunitense, che aveva mancato il podio lunedì scorso nella prova a cronometro per soli 7” piazzandosi in quarta posizione.
In una giornata dove il maltempo l’ha fatta da padrone, la nazionale USA ha dimostrato fin da subito le proprie intenzioni. Dopo essersi fatto carico di buona parte del lavoro fin dalle prime battute, quando mancava poco più di 50 km al termine ha fatto nascere la fuga “buona”, dalla quale ai meno 33 si è involato Quinn Simmons, rendendosi irraggiungibile agli altri nonostante la tardiva reazione del plotone, guidato spesso dai ragazzi in maglia azzurra. Una nazionale, quella nostrana, che forse sperava in un aiuto dalle altre, ma che ha dovuto togliersi la castagne dal fuoco da sola, cogliendo comunque una medaglia d’argento che, al netto delle inevitabili recriminazioni, ha il suo peso e il suo valore. La terza piazza è andata e con merito ad un altro statunitense e non uno qualunque. Magnus Sheffield, che era stato protagonista nella fuga nata intorno ai meno 50 e che è stato capace, una volta ripreso, di tenere le ruote e di andare a giocarsi con successo una medaglia.
Che gli americani fossero partiti con ambizioni di vittoria, lo si era capito fin dalle prime battute, facendo però aumentare i dubbi sulla loro tenuta. I fatti hanno poi dimostrato ampiamente il contrario. Sono stati infatti gli statunitensi ad andare in caccia della prima fuga di giornata, quella portata avanti dall’italiano Gianmarco Garofoli, dal belga Alex Vandenbulcke, dal tedesco Michel Hessmann, dal norvegese Sakarias Koller Loland e dal britannico Max Walker. In seguito gli americano hanno preso quelll’iniziativa che gli ha portati a cogliere due medaglie sulle tre disponibili.
La presenza di Garofoli nella fuga faceva ben sperare in una condotta di gara degli azzurri determinata e concreta, ma la sfortuna ci ha messo lo zampino con le cadute di Andrea Piccolo e di Edoardo Zambanini. La nazionale italiana ha comunque centrato il secondo gradino del podio grazie alla determinazione del valtellinese Alessio Martinelli, che è stato capace di leggere e interpretare bene il finale di gara, quando il fuggitivo era ormai irraggiungibile e nessuno sembrava intenzionato a chiudere il gap. La sua azione gli ha così permesso di arrivare in solitaria e di non rischiare di perdere il podio nella volata del gruppetto che lo seguiva ad una quarantina di secondi.
Domani doppio appuntamento. In mattinata scenderanno sul tracciato iridato le donne juniores mentre nel pomeriggio l’attenzione sarà tutta per gli Under23 che si giocheranno il titolo mondiale sui 173 Km del tracciato che partirà da Doncaster ed entrerà nel circuito di Harrogate dopo 151 km.

Mario Prato

Quinn Simmons vince il mondiale su strada riservato alla categoria juniores (Getty Images Sport)

Quinn Simmons vince il mondiale su strada riservato alla categoria juniores (Getty Images Sport)

25-09-2019

settembre 25, 2019 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO – CRONOMETRO UOMINI ELITE

L’australiano Rohan Dennis si è imposto nella corsa a cronometro, Northhallerton – Harrogate, percorrendo 54 Km in 1h05′05″ alla media di 49.78 Km/h. Ha preceduto di 1′09″ il belga Remco Evenepoel e di 1′55″ l’italiano Filippo Ganna. In gara anche l’italiano Edoardo Affini, 16° a 3′38″

OMLOOP VAN HET HOUTLAND LICHTERVELDE

Il tedesco Max Walscheid (Team Sunweb) si è imposto nella corsa belga, Middelkerke – Lichtervelde, percorrendo 186.3 Km in 4h07′02″ alla media di 45.25 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Dries De Bondt e l’olandese Taco van der Hoorn. Unico italiano classificato Matteo Moschetti (Trek – Segafredo), 37° a 52″

INTERNATIONAL TOUR DE BANYUWANGI IJEN (Indonesia)

Il mongolo Maral-Erdene Batmunkh (Terengganu Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, Genteng – Banyuwangi, percorrendo 133.2 Km in 3h03′36″ alla media di 43.53 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli australiani Robbie Hucker ed Jesse Ewart. Batmunkh è il primo leader della classifica con 10″ su Ewart e 11″ su Hucker

DENNIS, BIS MONDIALE AD HARROGATE. EVENEPOEL ARGENTO, GANNA BELLISSIMO BRONZO

settembre 25, 2019 by Redazione  
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Nella cronometro mondiale di Harrogate Rohan Dennis, dopo un’assenza dalle corse di oltre due mesi, è artefice di una prova sensazionale e non dà scampo ad un volitivo Remco Evenepoel. Se Australia e Belgio salgono sui gradini più alti del podio, è l’Italia con Filippo Ganna a prendersi il bronzo iridato, che mancava da quattro anni. Delusione per Primož Roglič che, dopo gli sforzi della Vuelta, conclude addirittura in dodicesima posizione.

La prova a cronometro individuale del Mondiale 2019 misura 54 km e presenta un tracciato piuttosto nervoso, tipico della campagna inglese mai completamente piatta. La partenza è a Northallerton e si arriva ad Harrogate. Anche le condizioni meteo avranno la loro importanza, visto che con il clima inglese tutto può succedere e si passa dal sole alla pioggia con estrema facilità; in questo modo c’è il rischio che i ciclisti non correranno tutti con le stesse condizioni. Come se non bastasse, lo sforzo atletico si distribuirà nell’arco di un’ora abbondante e quindi il vincitore dovrà per forza di cose emergere alla distanza. L’australiano Rohan Dennis, detentore del titolo, sulla carta sarebbe il favorito ma la sua condizione fisica è un mistero visto che non corre dal Tour de France, dal quale peraltro si ritirò durante la dodicesima tappa. C’è, invece, molta attesa per il talento belga Remco Evenepoel, già campione europeo della specialità nonostante i 19 anni compiuti, che lo rende il più giovane dei 57 partenti. C’è curiosità anche per l’Italia, che schiera la coppia di belle speranze formata da Filippo Ganna ed Edoardo Affini. Il primo risultato di un certo livello era ottenuto dall’inglese John Archibald, partito per decimo, che faceva fermare il cronometro dopo 1 ora, 8 minuti e 16 secondi. Era l’australiano Luke Durbridge a fare meglio di lui di 10 secondi, ma era come sempre nella seconda metà di gara che si vedevano i risultati migliori e la classifica si definiva meglio. Infatti, successivamente era l’inglese Alex Dowsett che si andava a prendere il primo posto con il tempo di 1 ora 7 minuti e 7 secondi, ma Filippo Ganna gli rispondeva per le rime facendo meglio con il tempo di 1 ora e 7 minuti netti. Il talento belga Remco Evenepoel non tradiva le aspettative e faceva meglio dell’italiano di 46 secondi, restando a lungo in vetta. Tra i più attesi si segnalava la prova deludente di Tony Martin, che chiudeva in un’anonima nona posizione, ed anche la sfortuna di Victor Campenaerts, a lunghi tratti in lizza per un posto sul podio ma frenato prima da una scivolata e poi dal cambio di bici. Ancora più clamorosa era, però, la prova di Primož Roglič, dato da molti per favorito. Lo sloveno, a causa probabilmente degli sforzi profusi alla recente Vuelta, non dava mai l’impressione di poter impensierire le prime posizioni, anche in considerazione dei progressivi ritardi accumulati agl intertempi, e concludeva mestamente in dodicesima posizione a 3 minuti tondi tondi da Rohan Dennis, che nel frattempo tagliava il traguardo con 1 minuto e 9 secondi di vantaggio su Evenepoel. Una prova stratosferica da parte dell’australiano, che si conferma campione del mondo della specialità e cancella un’annata finora deludente, con in più il caso del già citato ritiro al Tour e la successiva polemica intercorsa con il Team Bahrain Merida. Da segnalare che Dennis è stato l’unico ciclista a percorrere i 54 km del percorso ad una media superiore ai 49 km/h. Evenepoel è così argento dopo l’oro conquistato agli Europei ad Agosto, mentre l’Italia ritrova il podio con Ganna dopo un’assenza di quattro anni, da quando Adriano Malori aveva conquistato l’argento iridato ai Mondiali di Richmond nel 2015. Oltre ai nomi già citati, Ganna è stato capace di lasciarsi alle sue spalle gente del calibro di Patrick Bevin, di Nelson Oliveira, di Stefan Küng Stefan e di Kasper Asgreen, dando lustro all’Italia e confermando che almeno negli ultimi 10 anni ai Mondiale le gioie da parte dei professionisti maschili sono venute più nella prova a cronometro (2 medaglie vinte) che in quelle su strada. Adesso si darà spazio alle prove su strada con gli eventi clou previsti per sabato 28 e domenica 29 Settembre, quando si disputeranni la prova femminile e quella maschile. In quest’ultima Olanda e Belgio partono con i favori del pronostico e non escludiamo che la nouvelle vague del ciclismo giovane possa avere un’altra puntata con la sfida tra Mathieu van der Poel e Remco Evenepoel.

Giuseppe Scarfone

Rohan Dennis (Getty Images)

Rohan Dennis (Getty Images)

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