PICCOLI VELOCISTI CRESCONO, ANDALUCÍA A VALVERDE
Sprint di potenza del giovane ciclista olandese della Belkin, classe ’90, che batte sul traguardo di Fuengirola il coetaneo tedesco Arndt della Giant in una tappa caratterizzata inizialmente da una fuga di nove ciclisti. Primo italiano è Viganò, sesto. Valverde, che prova la volata e giunge decimo, sigilla il suo predominio nella Vuelta a Andalucía, la terza consecutiva, vinta con merito assoluto grazie anche all’ottimo lavoro della Movistar.
I 160 km tra Ubrique e Fuengirola sono stati l’atto conclusivo della 60° edizione della Vuelta a Andalucía. Una giornata calda e soleggiata ha fatto da sfondo ideale alla tappa finale di una corsa molto sentita dalla comunità andalusa e dai ciclisti spagnoli, che hanno collezionato complessivamente il numero maggiore di vittorie. Il trionfo finale è andato ad Alejandro Valverde, capitano della Movistar e primo ciclista ad essersi aggiudicato questa corsa per tre volte consecutive. L’ultima tappa ha visto un attacco dopo una ventina di chilometri dalla partenza, quando, lungo il GPM di 1° categoria del Puerto del Boyar, riuscivano a uscire dal gruppo nove ciclisti: Honkisz (CCC), Txurruka (Caja Rural-RGA), Ten Dam (Belkin), Dumoulin (Giant-Shimano), Fuglsang (Astana), Gerdemann (MTN), Wellens (Lotto), Megías (Novo Nordisk) e Arredondo (Trek). Il vantaggio massimo della fuga veniva raggiunto intorno al 70° km, quando la corsa viaggiava verso gli altri due GPM previsti, entrambi di 3° categoria, i “puerti” del Viento e de Las Abejas. Il primo a sventolare bandiera bianca era Honkisk e la fuga, ridotta ad otto unità, vedeva scendere progressivamente il suo vantaggio anche perché la Movistar di Valverde non voleva far correre rischi al suo capitano ed imprimeva in testa al gruppo un’andatura decisa e costante. Il vantaggio degli otto fuggitivi era ormai di solo un minuto e mezzo ai meno 35, quando Fuglsang e Dumoulin decidevano di accelerare e lasciare i loro compagni. Un attacco ulteriormente veniva portato avanti dal solo olandese della Giant, che già si era fatto notare nel prologo con un buon secondo posto. Le sue doti di passista gli permettevano di restare da solo lì davanti per buoni 20 km, ma il gruppo si era organizzato e oltre alla Movistar si erano messe a tirare anche SKY e Belkin, allo scopo di preparare il terreno per la ormai probabilissima volata finale. Gli ultimi chilometri, dopo alcuni tentativi di uscire dal gruppo di Lutsenko, vedevano nelle prime posizioni anche la Topsport Vlaanderen-Mercator a dettare il ritmo insieme a Lotto Belisol e Wanty. Ormai ripreso, Dumoulin si lasciava sfilare dal gruppo ai meno 3. La volata era ormai cosa fatta e nel lungo rettilineo che anticipava il traguardo era l’olandese Moreno Hofland della Belkin a prevalere su Nikias Arndt (Giant-Shimano) e Kenneth van Bilsen (Topsport Vlaanderen-Mercator): un podio composto da giovani velocisti nati tra il 1990 e il 1991 e che vedremo ancora battersi nelle volate di gruppo. Sesto e primo degli italiani si piazzava Davide Viganò, mentre lo stesso Valverde concludeva in decima posizione a coronamento di una corsa ai limiti della perfezione. La classifica generale resta invariata e ratifica quindi la vittoria indiscussa di Alejandro Valverde, il cui stato di forma sembra già a buon punto in questa fase iniziale di stagione. Porte, secondo, certifica la buona vena della SKY, contemporaneamente vittoriosa in Oman con Froome. Da segnalare anche il terzo posto di Luis León Sánchez della Caja Rural che, dopo la tumultuosa esperienza nella Rabobank, riprende vigore tornando in una squadra spagnola. Il nono posto di Scarponi, primo degli italiani, consente al ciclista marchigiano di migliorare pian piano la condizione in vista di una corsa particolarmente sentita come la Tirreno Adriatico, anche se i gradi di capitano dovrà condividerli con Vincenzo Nibali.
Giuseppe Scarfone

Hofland conquista allo sprint l'ultima tappa del Giro dell'Andalusia (rutadesolasol.es)
TOUR DU HAUT VAR, BETANCUR BEFFA TUTTI
E’ Carlos Betancur a vincere a sorpresa la prima tappa del Tour du Haut Var 2014, beffando tutti in un arrivo adatto alle ruote veloci. Alle sue spalle giungono il grande favorito di giornata John Degenkolb e Samuel Dumolin. Oggi seconda ed ultima tappa con arrivo a Draguignan.
Partenza da Le-Cannet-des-Maures ed è subito fuga: sono 5 gli attaccanti di giornata, Gert Joeaar (Cofidis), Thomas Rostollan (La Pomme Marseille 13), Florian Guillou (Bretagne-Séché), Joe Perrett (Raleigh) e Rodolfo Torres (Colombia), quintetto che non si attira granché le attenzioni del gruppo che procede a ritmo cicloturistico. Le redini del plotone sono in mano alla Giant – Shimano, coadiuvata a tratti da Movistar ed Europcar. Il lavoro dei gregari funziona bene e a pochi chilometri dal traguardo avviene il ricongiungimento. Qui, però, parte l’azione a sorpresa di Quentin Jauregui (Roubaix-Lille Métropole), Rémy Di Grégorio (La Pomme Marseille 13) e Brice Feillu (Bretagne-Séché Environnement), che prende in contropiede il gruppo, rimasto subito attardato di circa 1 minuto, che subisce la frustata del cambio improvviso di ritmo. L’inseguimento si conclude solo all’ultimo chilometro dove, però, parte il giovane colombiano Carlos Betancur, che riuscirà a tenere fino alla fine sul rientro dei velocisti Degenkolb e Dumolin, complice anche la stanchezza degli uomini Giant e Ag2r. E’ il primo sigillo stagionale per il colombiano che, ovviamente, indossa la maglia da leader della corsa. Oggi seconda ed ultima frazione, 203,4 Km in circuito intorno a Draguignan.
Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAleLS7

Betancur precede Degenkolb sul traguardo di La-Croix-Valmer (foto Bettini)
22-02-2014
febbraio 22, 2014 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR OF OMAN
Il britannico Christopher Froome (Team Sky) si è imposto nella quinta tappa, BidBid – Jabal Al Akhdhar, percorrendo 147,5 Km in 3h49′53″, alla media di 38,498 Km/h. Ha preceduto di 22″ lo statunitense Van Garderen e di 33″ il colombiano Urán Urán. Miglior italiano Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale), 6° a 51″. Froome è il nuovo leader della classifica con 26″ su Van Garderen e 31″ su Urán Urán. Miglior italiano Pozzovivo, 6° a 1′01″
TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DU HAUT-VAR – MATIN (Francia)
Il colombiano Carlos Alberto Betancur Gómez (AG2R La Mondiale) si è imposto nella prima tappa, Le Cannet des Maures – La Croix Valmer, percorrendo 152,7 Km in 3h42′00″, alla media di 41,270 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Degenkolb e il francese Dumoulin. Miglior italiano Salvatore Puccio (Team Sky), 51° a 12″.
VOLTA AO ALGARVE (Portogallo)
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Tinkoff – Saxo) si è imposto nella quarta tappa, Almodôvar – Alto do Malhão, percorrendo 164,5 Km in 4h02′08″, alla media di 40,762 Km/h. Ha preceduto di 3″ il portoghese Faria da Costa e di 10″ il polacco Michal Kwiatkowski (Omega Pharma – Quick Step). Miglior italiano Adriano Malori (Movistar Team), 20° a 44″. Kwiatkowski è ancora leader della classifica con 16″ su Contador Velasco e 29″ su Faria da Costa. Miglior italiano Malori, 16° a 2′10″.
VUELTA A ANDALUCÍA RUTA CICLISTA DEL SOL
Il tedesco Gerald Ciolek (MTN Qhubeka) si è imposto nella terza tappa, Sanlúcar la Mayor – Siviglia, percorrendo 183,8 Km in 4h17′39″, alla media di 42,802 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Jans e l’olandese Hofland. Miglior italiano Davide Viganò (Caja Rural – Seguros RGA), 10°. Lo spagnolo Alejandro Valverde Belmonte (Movistar Team) è ancora leader della classifica con 20″ sull’australiano Porte e 22″ sullo spagnolo Sánchez Gil. Miglior italiano Michele Scarponi (Astana Pro Team), 9° a 1′02″.
VUELTA INDEPENDENCIA NACIONAL (Repubblica Dominicana)
Lo sloveno Jure Kocjan (Team SmartStop) si è imposto nella terza tappa, Samanà – San Francisco de Macorís, percorrendo 135,8 Km in 3h02′16″, alla media di 44,704 Km/h. Ha preceduto allo sprint il venezuelano Nieves e il colombiano Cardenas Ravalo. Lo statunitese Eric Marcotte (Team SmartStop) è ancora leader della classifica con 14″ sul canadese Britton e 15″ sul colombiano Diaz Corrales.
CAMPIONATI NAZIONALI OCEANIA
Disputate sul circuito di Toowoomba le gare su strada per le categorie femminili.
Per le donne elite si è imposta l’australiana Jessica Allen, che ha percorso 106,5 Km in 3h06′53″, alla media di 34,192 Km/h. Precedute allo sprint la connazionale Keeling e di 2′08″ la connazionale Gillow.
Vittoria della neozelandese Elizabeth Stannard nella categoria donne junior.
COPPA SAN GEO – TROFEO CADUTI DI SOPRAZOCCO (dilettanti)
L’italiano Alberto Tocchella (Gavardo Tecmor) si è imposto nella corsa italiana, Soprazocco di Gavardo – Prevalle, percorrendo 156,7 Km in 3h54′11″ alla media di 40,148 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’ucraino Zmorka e di 5″ l’italiano Nicolas Marini (Zalf Euromobil Désirée Fior)
CONTADOR ATTACCA, KWIATKOWSKI RESISTE
Arrivo di Alto do Malhão, ovvero quando l’orgoglio monta in sella. Era l’ultima occasione per chi ne avesse avuto l’intenzione di provare a spodestare il trono del polacco. Bisogna ammettere che i primi tre della classifica hanno onorato la tenzone e non si sono certo risparmiati, si sono affrontati e la strada ha emesso il suo verdetto: Alberto Contador porta a casa la sua prima vittoria stagionale, il portoghese Rui Costa incassa il suo terzo secondo posto in questa edizione della corsa di casa e il polacco Kwiatkowski incomincia a vedersi in giallo alla premiazione di domani, dopo la passerella finale per velocisti.
L’arrivo in salita era un’occasione ghiotta per molti; per Contador e Rui Costa era l’ultimo appello, per Kwiatkowski l’ultima discesa in trincea e per gli altri la speranza di entrare nella battaglia tra i big per raccoglierne i frutti, approfittando magari del loro ipotetico marcarsi stretto.
La posta in gioco, però, era troppo elevata, l’orografia del percorso permetteva le fughe e gli attacchi da lontano, ma le ambizioni dei primi tre della generale rendevano il tutto vano. Dopo un avvio spumeggiante i primi che riescono in un tentativo che si può definire fuga sono Pablo Lastras (Movistar), Michael Delage (FDJ.fr), Laurens de Vreese (Wanty-Groupe Gobert), Jimmy Engoulvent (Europcar), Julien Fouchard (Cofidis), Paul Voss (Netapp-Endura), Diego Rubio (Efapel-Glassdrive) e Soufianne Haddi (SkyDive-Dubai), che raggiungono un vantaggio massimo superiore ai 4’30”. Al primo passaggio sotto lo striscione la salita ha incominciato a fare qualche danno, sia nel plotone dei fuggitivi che ha lasciato per strada minuti e elementi, sia nel gruppo inseguitore, dove qualche elemento paga dazio all’andatura della Saxo-Tinkoff.
Il GPM precedente la salita finale viene affrontato dal gruppo ormai compatto, ma ispira alcuni coraggiosi – Gorka Izaguirre (Movistar), Maxim Belkov (Katusha), Bjorn Thurau (Europcar) e Oscar Pujol (SkyDive-Dubai) – costretti, però, dagli eventi a desistere quando la strada ricomincia a puntare verso il traguardo. La Saxo dell’uomo di Pinto è votata al sacrificio e spiana la strada al suo capitano che non può far altre che andare a cogliere la sua prima vittoria stagionale con un vantaggio risicato di 3” su Rui Costa e 10” su Kwiatkowski, che ha comunque difeso e mantenuto la sua leadership.
Domani si correrà l’ultima tappa, la Tavira – Vilamoura di 155,8 km, dei quali 44,6 da percorrersi nel circuito finale, lungo 11,9 e da ripetere 4 volte, una passerella per far vedere quanto brilla il giallo della maglia di Kwiatkowski, il polacco della Omega Pharma-Quick Step, alla sua prima vittoria di una corsa a tappe, che aveva sfiorato l’anno scorso piazzandosi secondo proprio alla Volta ao Algarve, persa per 58″ dal tedesco Tony Martin.
Mario Prato

Contador espugna l'Alto do Malhão, ma il fortino di Kwiatkowski resiste (foto Bettini)
VALVERDE LASCIA LE BRICIOLEK
Dopo le tre vittorie di Valverde tra il prologo e le prime due tappe in linea, uno sprint incertissimo e deciso solamente dal fotofinish consegna la vittoria della terza tappa della Vuelta a Andalucía al tedesco Ciolek. Buona prestazione dell’ultimo vincitore della Milano-Sanremo che riacquista la sicurezza e l’incisività di una volta in una volata a ranghi compatti. Primo degli italiani è Davide Viganò, decimo. Valverde, sempre primo in classifica generale, dovrà semplicemente controllare l’ultima e movimentata tappa di domani da Ubrique a Fuengirola per conquistare la sua terza vittoria consecutiva nella corsa andalusa.
La penultima tappa della Vuelta a Andalucía ha premiato la ritrovata verve di Gerard Ciolek, abile a inserirsi in extremis nella volata finale e ad ottenere la sua prima vittoria del 2014, un succoesso presp per i capelli dal tedesco della MTN – Qhubeka, abile a precedere per una questione di centimetri il belga Roy Jans della WWG, tant’è vero che c’è voluto il necessario apporto del fotofinish per stabilire chi avesse vinto. I 190 km da Sanlúcar la Mayor a Siviglia non offrivano difficoltà altimetriche che invece erano state presenti nelle tappe precedenti e già alla vigilia le previsioni davano l’arrivo in volata. La fuga che ha caratterizzato la tappa odierna riusciva a prendere il largo intorno al 38° km di corsa ed era composta da quattro ciclisti, Fabio Silvestre (Trek), Edward Theus (Topsport), Martijn Tusveld (Rabobank) e Haritz Orbe (Euskadi): il solito copione in cui il gruppo recitava la parte del gatto, mentre i topolini erano lì davanti a tentare di arrivare fino alla fine. Il vantaggio massimo era raggiunto al km 53, quando i quattro avevano quattro minuti di vantaggio tondi tondi sul gruppo. Quest’ultimo, però, imprimeva alla corsa un’andatura costante e i secondi iniziavano a scendere. In più, durante l’ascensione dell’Alto de Madroño, facile GPM di terza categoria, Fabio Silvestre si staccava e la fuga diventava a tre voci. Seguivano una settantina di chilometri di quiete, in cui le note di cronaca più interessanti riguardavano la bella giornata di sole nell’avvicinamento verso Siviglia. Il lavoro delle squadre dei velocisti in testa al gruppo coglieva definitivamente i suoi frutti ai meno trenta, quando uomini della FDJ, della Cofidis e della SKY si davano regolarmente il cambio fino all’inevitabile ripresa della fuga, avvenuta tra i meno 6 e i meno 5 km al traguardo, con il solo Theus che aveva provato una disperata azione solitaria finale. La Movistar di Valverde questa volta era interessata unicamente a proteggere il suo capitano da inaspettate sorprese e, difatti, una caduta ai meno 2 coinvolgeva – in ogni caso senza evidenti strascichi dannosi – una decina di ciclisti, tra cui anche qualche velocista. Per quelli rimasti, la volata era ormai questione di metri. In particolare Wiggins e Porte si travestivano da apripista per l’uomo veloce della SKY, il norvegese Boasson Hagen, che però alla fine dovrà accontentarsi soltanto del settimo posto. La volata veniva lanciata da Moreno Hofland della Belkin, sul quale si riportava Roy Jans, ma era Gerald Ciolek con uno scatto di reni ad anticipare il belga per una questione di centimetri, mentre il primo degli italiani era Davide Viganò (Caja Rural), decimo. In conclusione, una bella prestazione del vincitore della Milano-Sanremo 2013, che non vedevamo da tempo vincere in uno sprint di massa. In classifica generale le prime posizioni rimangono invariate rispetto alla tappa di ieri e così Valverde è sempre primo con 20″ su Porte, 22″ su Luis León Sánchez, 33″ su Ion Izagirre e 1′02″ su Michele Scarponi. L’ultima tappa di domani, la Ubrique – Fuengirola di 160 km, prevede tre GPM complessivamente abbastanza impegnativi, ma tutti distanti dal traguardo. La Movistar di Valverde non dovrà fare altro che controllare la corsa per assicurare al suo capitano la terza vittoria consecutiva della Vuelta a Andalucía.
Giuseppe Scarfone

E' Jans che esulta... ma a vincere è Ciolek (rutadesolasol.es)
LA GREEN MOUNTAIN SORRIDE A FROOME
Nella tappa decisiva di questa edizione trionfa il britannico Chris Froome (Team SKY), che stacca tutti sulla salita finale. Dietro all’uomo del Team Sky si classifica lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC) con un ritardo di 22″, mentre il colombiano Rigoberto Urán (Omega-Quick Step) si piazza al terzo a 38″ dal vincitore. Il bottino è doppio per Froome che, oltre alla tappa, si porta al comando della classifica generale: le sue possibilità di successo nella graduatoria generale sono pressochè univoche, poichè alla conclusione della corsa manca solo l’ultima tappa, la classica passerella finale per i velocisti.
Non è cambiato di una virgola Christopher Froome rispetto all’ultima annata perché quando c’è da affrontare una salita impegnativa diventa come un toro alla vista di un drappo rosso: sulla pendenza importante inizia a mulinare quel rapporto agile che, oltre a permettergli di effettuare accelerazioni repentine, gli consente più concretamente di staccare gli avversari.
Nella tappa odierna, dopo l’enorme lavoro della sua squadra, l’atleta originario del Kenya ha staccato di prepotenza tutti i componenti del gruppetto di testa e poi ha imposto un ritmo, scandito a più di 90 pedalate al minuto, che ha impedito agli inseguitori più vicini di riavvicinarlo.
Per quanto riguarda il tracciato questa quinta tappa, che partiva da BidBid per raggiungere dopo 147 chilometri i mille metri di altitudine della località montuosa di Jabal Al Akhdar, offriva la scalata alla Green Mountain, salita lunga 11 chilometri con le pendenze che superavano spesso e volentieri il 10%, considerata come l’ascesa simbolo della corsa dell’Oman da tre anni a questa parte. Era la appa che, in poche parole, avrebbe proferito il nome del vincitore della classifica finale, visto che domani la sesta ed ultima frazione sarà una passerella per i velocisti.
Nei 3 chilometri successivi alla partenza già si formava la fuga di giornata, composta, come in tutte le precedenti giornate, da quattro corridori: Marco Canola della Bardiani-CSF, Preben Van Hecke, sempre in fuga, e Thomas Sprengers della Topsport Vlaanderen ed infine John Murphy della Unitedhealthcare. Questi battistrada, nel corso del loro tentativo, potevano contare al massimo su di un vantaggio di poco superiore ai quattro minuti, ma con l’avvicinarsi della salita conclusiva, squadroni come la Sky e la Saxo-Tinkoff aumentavano sempre di più l’andatura del gruppo per annullare il distacco dai quattro di testa.
Dopo che Van Hecke, Sprengers e Murphy alzavano bandiera bianca, l’ultimo a mollare era il venticinquenne Marco Canola, ripreso all’inizio della Green Mountain.
Appena cominciata l’ascesa si staccavano senza opporre resistenza i velocisti, tra cui il plurivincitore André Greipel e la maglia rossa di leader di Peter Sagan, mentre davanti al gruppo era il team Sky a menare a tutta ed il loro ritmo selezionava un drappello composto da non più di 15 corridori.
Dopo che Sergio Henao e Mikel Nieve avevano lavorato ai fianchi gli avversari, a due chilometri dalla vetta partiva il capitano della formazione britannica, Chris Froome, che in poco spazio riusciva a fare il vuoto.
Al traguardo giungeva così solitario il vincitore dell’ultimo Tour de France, che staccava di 22″ l’americano Tejay Van Garderen (BMC) e di 38″ il colombiano dell’Omega-Quick Step Rigoberto Urán. A 38″ si classificava Joaquim Rodríguez, a 47″ Robert Gesink, a 51″ Domenico Pozzovivo, a 56″ Arnaud Jeannesson, a 59″ Romain Bardet, a 1′09″ Sergio Henao e a 1′15″ Roman Kreuziger.
La classifica generale rispecchiava esattamente le posizioni dell’ordine d’arrivo, alterandone i distacchi per via degli abbuoni, e vedeva come nuovo leader Froome, il quale poteva fare affidamento su un vantaggio di 26″ su Van Garderen e di 31″ su Urán.
Domani si chiuderà l’edizione 2014 del Tour dell’Oman con una tappa lunga 146 chilometri ed adattissima ai velocisti, mentre Froome punterà a tagliare il traguardo sano e salvo.
Paolo Terzi

Froome all'attacco sulla salita della Green Mountain (foto Tim de Waele/TDW Sport)
21-02-2014
febbraio 22, 2014 by Redazione
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TOUR OF OMAN
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella quarta tappa, Wadi Al Abiyad – Ministry of Housing, percorrendo 173 Km in 4h02′20″, alla media di 42,833 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Urán Urán e di 2″ l’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team). Sagan è il nuovo leader della classifica con 10″ su Urán Urán e 14″ su Nibali.
TROFEO LAIGUEGLIA
Il colombiano José Rodolfo Serpa Pérez (Lampre – Merida) si è imposto nella classica ligure, circuito di Laigueglia, percorrendo 181,2 Km in 4h42′43″, alla media di 38,455 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Sinkewitz e di 13″ l’italiano Andrea Pasqualon (Area Zero Pro Team)
VOLTA AO ALGARVE (Portogallo)
Il polacco Michal Kwiatkowski (Omega Pharma – Quick Step) si è imposto anche nella terza tappa, cronometro Vila de Bispo – Sagres, percorrendo 13,6 Km in 14′03″, alla media di 58,078 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’italiano Adriano Malori (Movistar Team) e di 13″ il tedesco Martin. Kwiatkowski è ancora leader della classifica con 32″ sullo spagnolo Contador Velasco e 38″ sul portoghese Faria da Costa. Miglior italiano Malori, 12° a 1′32″.
VUELTA A ANDALUCÍA RUTA CICLISTA DEL SOL
Lo spagnolo Alejandro Valverde Belmonte (Movistar Team) si è imposto anche nella seconda tappa, La Guardia de Jaén – Cabra (Santuario Virgen de la Sierra de Cabra), percorrendo 197,1 Km in 5h02′53″, alla media di 39,048 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Sánchez Gil e Navarro García. Miglior italiano Michele Scarponi (Astana Pro Team). Valverde Belmonte è ancora leader della classifica con 20″ sull’australiano Porte e 22″ su Sánchez Gil. Miglior italiano Scarponi, 9° a 1′02″.
VUELTA INDEPENDENCIA NACIONAL (Repubblica Dominicana)
Il lettone Janis Dakteris (Team Differdange – Losch) si è imposto nella seconda tappa, Santo Domingo – Samanà, percorrendo 140 Km in 4h09′08″, alla media di 33,717 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Ayazbayev e lo statunitense Bello Calixto. Lo statunitese Eric Marcotte (Team SmartStop) è ancora leader della classifica con 10″ sul canadese Britton e 11″ sul colombiano Diaz Corrales.
CAMPIONATI NAZIONALI OCEANIA
Disputate sul circuito di Toowoomba le gare a cronometro per tutte le categorie.
Per i professionisti si è imposto il neozelandese Joseph Cooper (Avanti Cycling Team), che ha percorso 37 Km in 49′43″, alla media di 44,653 Km/h. Preceduti di 14″ l’australiano Clarke e di 17″ l’australiano Norris.
Per le donne si è imposta l’australiana Shara Gillow (Orica – AIS), che ha percorso 25 Km in 35′01″, alla media di 42,836 Km/h. Precedute di 26″ la connazionale Wardlaw e di 34″ la neozelandese Trotman.
Vittorie dell’australiano Harry Carpenter nella categoria U23, dell’australiano Michael Storer nella categoria uomini junior e dell’australiana Alexandra Manly nella categoria donne junior.
KWIATKOWSKI SI VESTE DI “VALVERDE” E CONCEDE IL BIS
Era il giorno tributato a mettere le cose a posto, a battere i pugni sul tavolo e gridare in faccia al mondo “Voglio vincere io!”, era il giorno del duello, dell’uno contro uno trasferito nella solitudine di una cronometro individuale di 13,6 km. E la terza tappa portoghese ha emesso il suo verdetto, colorando di un giallo più inteso la maglia da leader del polacco Michal Kwiatkowski, che si impone per il secondo giorno consecutivo, emulando le gesta andaluse di Valverde
Prima della tappa odierna la classifica recitava “Michal Kwiatkowski 1°, Rui Costa 2°, Contador 3°, ecc. ecc.” ma l’inesorabile legge del tic-tac esigeva la massima attenzione e dedizione, la terza tappa era il Capo Horn della Volta ao Algarve, passare indenni oggi voleva dire mettere una seria ipoteca sulla vittoria finale e dare nuova linfa alla proprie ambizioni.
La lunghezza non eccessiva della frazione, 13,6 km, permetteva anche a chi proprio specialista non è di non partire battuto e di provare a giocare le proprie carte.
Il primo a partire, alle 12,30, è stato il leader della classifica della montagna Valter Pereira, che ha dato l’inizio alla tenzone che è scorsa per buona parte senza scatenare particolari interessi, fino alle 13,44, quando ha lasciato la pedana d’avvio il campione del mondo Tony Martin. Il tedesco ha divorato il tracciato, incurante delle curve insidiose e delle difficoltà, e ha fermato il cronometro sui 14’16”, alla media monstre di 57,196 kmh. A fare meglio del tedesco ci ha pensato il nostro Adriano Malori che ha impiegato 14′14″, quanto bastava a cullare i sogni di gloria dell’italiano emigrato alla spagnola Movistar. Fare meglio per 3” del campione del nondo di specialità non è bastato al nostro per salire sul gradino più alto del podio poichè l’ultimo a lasciare la pedana di avvio, il capoclassifica Michal Kwiatkowski, ha “picchiato i pugni sul tavolo” e ha dato un’ulteriore pennellata di giallo intenso e quasi indelebile alla sempre più sua maglia di leader fermando il cronometro a 14’03”.
Dopo questa nuova impresa del campione polacco la classifica generale vede alle sue spalle Alberto Contador a 32”, Rui Costa (Lampre-Merida), a 38” e gli altri tutti con un ritardo superiore a un minuto.
Domani penultimo atto con la Almodovar – Alto do Malhão (Loulé) , tappa di 164,5 km che chiamerà all’appello gli scalatori con i suoi 3 GPM e l’arrivo in salita.
Mario Prato

Kwiatkowski lanciato verso il secondo successo di tappa in questo Giro dell'Algarve (foto Bettini)
SI SBLOCCA SAGAN. PRIMA GIOIA STAGIONALE PER LO SLOVACCO
Nella quarta tappa del Tour dell’Oman si rivede vittorioso Peter Sagan (Cannondale) che, in una volata a tre, precede il colombiano Rigoberto Urán (Omega-Quick Step) e Vincenzo Nibali (Astana). In sofferenza sulle ultime asperità di giornata, André Greipel é costretto a cedere la leadership a Peter Sagan.
Funziona così da un paio di stagioni. Prima affronta almeno una corsa per sciogliere i muscoli, poi, quando Peter Sagan giunge in Oman, scioglie la riserva e vince sempre una tappa. Per come é andata negli anni scorsi dovremmo aggiungere “la prima di una lunga serie”, ma tocca al campioncino di Žilina di dimostrarlo. La lista degli obiettivi dei prossimi due mesi è lunga e contiene corse come la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre e, per la prima volta, la Parigi-Roubaix; sicuramente quello che Sagan non ci farà mancare sarà lo spettacolo, e questo indipendentemente dai risultati.
Già oggi il campione della Cannondale ha fatto intravedere momenti spettacolari, in particolare durante la discesa finale, dove ha esibito, assieme a Nibali e a Urán, la sua fenomenale capacità di guidare la bicicletta e di impostare al meglio le numerose curve, per poi battere successivamente gli avversari in volata, portando a casa la prima vittoria stagionale.
Per quanto riguarda il tracciato, questa quarta tappa, che partiva da Wadi Al Abiyad per giungere dopo 173 chilometri alla sede del Ministry of Housing dell’Oman, prevedeva un percorso parecchio accidentato nella seconda parte di gara e questo per la presenza della salita di Bousher Alamrat, strappo lungo poco meno di quattro chilometri con una pendenza media del 10%, da ripetere per ben quattro volte, con la prospettiva di assistere ad una lotta tra i big della classifica.
Dopo 16 chilometri di corsa si formava la fuga che sarebbe andata a caratterizzare la prima parte di giornata e composta da quattro corridori: Popovich (Trek), Huffman (Astana), Van Avermaet (BMC) e Wallays (ennesima fuga per l’uomo della Topsport Vlaanderen). Questi battistrada raggiungevano al chilometro 50 un vantaggio massimo di oltre otto minuti, facendo allarmare gli squadroni, la Belkin e la Sky su tutte, che in poco tempo diminuivano con grande lena il distacco portandolo a livelli accettabili.
Durante la penultima scalata alla Bousher Alamrat si sfaldava il drappello in testa alla corsa con Greg Van Avermaet che, ancora fresco, se ne andava in solitaria, mentre in gruppo provava ad allungare lo spagnolo Nieve (Team Sky), soprattutto per creare selezione in funzione del proprio capitano Chris Froome. Dopo aver pedalato per alcuni chilometri a metà strada tra il fuggitivo e il gruppo, il portacolori della Sky preferiva, però, farsi riprendere da quel che rimaneva del plotone principale.
Sull’ultima scalata ad Alamrat veniva raggiunto il fuggitivo Van Avermaet, autore di un’azione dispendiosa, oltre che coraggiosa, il che è sinonimo di grande condizione, che metterà sicuramente in mostra nelle prossime gare, a partire dalle prime semi-classiche belghe. Dopo il ricongiungimento partiva di gran carriera il corridore più atteso, ovvero Chris Froome, che in poche pedalate riusciva veramente a fare il vuoto, con il solo Rigoberto Urán a ciondolare alla sua ruota. Al GPM la coppia transitava con una vantaggio di 15″ nei confronti del gruppo, che in discesa rientrava sui due al comando mettendo fine alla loro azione. Ma dopo un’azione terminata ce n’è sempre una che nasce e stavolta i protagonista erano Sagan, Nibali ed ancora Urán che, grazie ad una discesa affrontata al massimo, potevano contare negli ultimi tre chilometri su di un vantaggio che sfiorava i venti secondi. Nonostante gli sforzi del gruppo di recuperare terreno, la tappa veniva decisa da uno sprint a tre che Peter Sagan dominava piuttosto facilmente, mettendo a segno la prima affermazione stagionale.
Alle sue spalle si classificava allo stesso tempo Rigoberto Urán, mentre si piazzava al terzo posto con un ritardo di 2″, lo stesso del gruppo, Vincenzo Nibali.
Dietro il portacolori dell’Astana si posizionavano in ordine Impey (Orica-Greenedge), Gallopin (Lotto-Belisol), Moreno Fernandez (Katusha), Gavazzi (Astana), Stybar (Omega-Quick Step), Lovkvist (IAM Cycling) e Moreno Moser (Cannondale) che, per la prima volta in questa stagione, concludeva una gara nella “Top Ten” dell’ordine d’arrivo.
In classifica generale la situazione cambiava di nuovo e stavolta era Peter Sagan a vestirsi della maglia di leader, con un vantaggio di 10″ su Urán e di 14″ su Nibali.
Domani la tappa, invece, sarà ancor più dura e questo per la scelta di arrivare sulla Green Mountain, salita lunga ed impegnativa che deciderà questa edizione del Tour dell’Oman.
Paolo Terzi

Sul palcoscenico del Ministry of Housing Sagan dirige la sua prima sinfonia del 2014 (foto Tim de Waele)
SERPA, CHE SERPE! AL COLOMBIANO IL TROFEO LAIGUEGLIA
Una tattica attendista premia il ciclista colombiano della Lampre – Merida, abile a sfruttare il lavoro del tedesco Sinkewitz e capace di infilarlo sul traguardo di Alassio. Terzo Andrea Pasqualon che regola a 12 secondi il gruppo degli inseguitori, incapace di raggiungere il duo di testa nel tratto pianeggiante del finale di corsa, caratterizzata da una fuga iniziale a quattro.
La 51° Edizione del Trofeo Laigueglia torna a parlare straniero. Dopo Ignatiev nel 2007, la vittoria aveva arriso per sei volte di fila a ciclisti italiani. Oggi Josè Serpa, colombiano della Lampre – Merida, coglie una vittoria che sottolinea la forza della sua squadra, avente ai nastri di partenza anche Cunego e Ulissi. Un percorso leggermente modificato, quello del 2014, a causa delle copiose piogge di qualche tempo fa che hanno imposto la chiusura del tratto della Via Aurelia in corrispondenza di Capo Mele. La corsa era stata resa comunque impegnativa dalla doppia scalata della Cima Paravenna, del Passo Balestrino, del Testico e dell’ascesa finale di Capo Santa Croce prima degli ultimi dieci km pianeggianti verso Laigueglia. E la corsa, dopo le prime schermaglie, aveva assunto una fisionomia ben precisa già dopo una ventina di chilometri, con la formazione di una fuga composta da Simone Petilli (Area Zero), Songezo Jim (MTN Qhubeka), Robinson Eduardo Chalapud (Colombia) e Christophe Laborie (Bretagne-Séché Environnement) che prendeva slancio tra la prima scalata della cima Paravenna e il passo del Balestrino. Il vantaggio massimo del gruppo di testa arrivava a essere di sette minuti, ma dietro Lampre – Merida e Neri Sottoli-Yellow Fluo erano in testa al gruppo a controllare la situazione. La fuga perdeva l’apporto di Songezo Jim lungo la salita di Colla Micheri e i fuggitivi venivano ripresi definitivamente a 48 km dall’arrivo. Una nuova azione era quindi messa in atto da Matteo Rabottini (Neri Sottoli-Yellow Fluo), dal tedesco Patrick Sinkewitz (Meridiana Kamen) e dal colombiano José Serpa (Lampre-Merida) lungo la seconda scalata della Cima Paravenna. Rabottini, però, non riusciva a mantenere il ritmo degli altri due, mentre dietro il gruppo si frazionava in diversi tronconi. Lungo la discesa Sinkewitz e Serpa costruivano le basi per il loro arrivo indisturbato sul traguardo di Laigueglia, poiché accumulavano un vantaggio che si aggirava sul minuto e dieci secondi. A una ventina di chilometri dall’arrivo e con il gruppo inseguitore ridotto a poco più di venti unità, veniva in aiuto del duo di testa anche una situazione meteo favorevole, poiché il vento, seppur leggermente contrario, non era così ‘cattivo’ da far perdere loro troppo terreno; la buona condizione sul passo – soprattutto del tedesco, spesso davanti a tirare – favoriva specialmente Serpa il quale si limitava a dare cambi brevi, mentre la rincorsa del gruppo vedeva soprattutto Cannondale e Vini Sottoli a darsi il cambio in un disperato tentativo di inseguimento. La coppia in testa transitava sotto il triangolo rosso dell’ultimo km con una trentina di secondi di vantaggio sul gruppo. Era ormai un discorso tra loro due: Sinkewitz cercava così di anticipare Serpa a meno duecento metri dall’arrivo, dopo l’ultima curva a destra, confidando in una volata lunga, ma il colombiano non si faceva sorprendere e passava il tedesco ai meno trenta, andando a vincere in scioltezza il primo Trofeo Laigueglia della sua carriera. Sinkewitz però non ci stava ed esibiva un plateale gesto di disapprovazione con un doppio pollice verso all’indirizzo del colombiano (i due, poi, faranno pace sul podio). La volata del gruppetto, a dodici secondi, era vinta da Andrea Pasqualon che bruciava per un nonnulla Sonny Colbrelly; Quinto, sempre presente in questo genere di corse, Diego Ulissi, in una top ten che vedeva la presenza di altri cinque italiani (nell’ordine Villella, Montaguti, Marcato, Rabottini e Pellizotti). I prossimi appuntamenti, nel calendario italiano, sono adesso concentrati ad inizio Marzo, quando GP di Camaiore, Strade Bianche e Roma Maxima saranno degli ottimi banchi di prova prima della Tirreno Adriatico e della Milano-Sanremo.
Giuseppe Scarfone

La volata contestata di Serpa sul traguardo di Laigueglia (foto Bettini)