BRUSSELS CYCLING CLASSICS 2013, GREIPEL VINCE IN VOLATA
Era il più atteso e non ha deluso le aspettative: André Greipel ha vinto in volata l’edizione 2013 della Brussels Cycling Classics, nuova denominazione della storica Parigi – Bruxelles, davanti a Degenkolb e Bouhanni. Quinto Davide Cimolai
Foto copertina: Greipel si impone nell’edizione 2013 dell’ex Parigi – Bruxelles (foto AFP)
Pronti via e parte la fuga di giornata, con i compagni di squadra dei velocisti – Greipel su tutti – costretti agli straordinari, per rientrare sugli attaccanti: fin troppo in fretta però, con il gruppo che si è ritrovato compatto ai -25, ed il nuovo tentativo da finisseurs di Marco Marcato (Vacansoleil-DCM), Giovanni Visconti (Movistar), Benoit Vaugrenard (FDJ.fr) e Lars Boom (Belkin), con questp ultimo ad arrendersi al lavoro formidabile in testa al plotone degli uomini Lotto Belisol, FDJ.fr e Omega Pharma – Quick Step. Parte la volata, e lo strapotere del velocista tedesco è schiacciante: a Degenkolb, secondo, e Bouhanni terzo, solo un piazzamento. Per i colori azzurri, buon quinto posto di Davide Cimolai.
Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAleLS7
LA PRIMA VOLTA DI BARGUIL, DELUSIONE AZZURRA
Sembrava che i nostri potessero centrare finalmente il successo con tre atleti di spessore come Michele Scarponi, Ivan Santaromita e Rinaldo Nocentini presenti nella fuga buona ma ad avere la meglio è stato il 21enne francese dell’Argos-Shimano che scatta a poco più di 1 km dal traguardo e coglie il suo primo successo tra i professionisti davanti all’aretino e a Bauke Mollema. Scaramucce tra i big sull’Alto de Rat Penat con Joaquim Rodriguez all’attacco ma la classifica generale rimane invariata con Vincenzo Nibali sempre in “roja” alla vigilia del trittico pirenaico.
Foto copertina: il primo successo da professionista del francese Barguil (foto Bettini)
Dopo la giornata di Tarragona in cui il campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc) ha spezzato un digiuno che durava proprio dalla prova iridata di Valkenburg la 13a tappa della Vuelta, 169 km da Valls a Castelldefels, si presentava come una nuova frazione di transizione in vista dei Pirenei, sebbene più impegnativa della precedente per via della presenza dell’Alto del Rat Penat, ascesa di 5 km al 9% con punte oltre il 16%, sebbene distante 50 km dal traguardo, posto a sua volta in cima a una rampetta di 1 km al 5%. Una tappa dunque fuori dalla portata dei velocisti ed è per questo che i tentativi di fuga sono stati innumerevoli con Diego Ulissi (Lampre-Merida), Juan Antonio Flecha (Vacansoleil) ed Edvald Boasson Hagen (Team Sky) tra i più attivi finchè al km 72 non è riuscito finalmente a prendere il largo Bauke Mollema (Team Belkin), che dopo l’ottimo Tour de France chiuso al 6° posto si presentava alla vigilia della Vuelta come l’uomo di classifica della formazione bianco-nero-verde insieme a Laurens Ten Dam – che dal canto suo è stato costretto al ritiro, al pari del veterano Pablo Lastras (Movistar), per una caduta avvenuta nelle fasi iniziali della tappa – ma che nei giorni precedenti ha pagato gli sforzi della Grande Boucle accumulando minuti di ritardo in classifica generale. L’olandese ha portato via la fuga di 18 corridori che ha caratterizzato la giornata, comprendente altri atleti di grande spessore, sia pure a loro volta piuttosto giù di corda in questa Vuelta, come Michele Scarponi (Lampre-Merida), Jelle Vanendert (Lotto-Belisol) e Beñat Intxausti (Movistar) oltre a Mikael Cherel e Rinaldo Nocentini (Ag2r), Warren Barguil (Argos-Shimano), Antonio Piedra e Amets Txurruka (Argos-Shimano), Jerome Coppel (Cofidis), Egoi Martínez (Euskaltel), Iker Camano (NetApp), Christian Meier (Orica-GreenEdge), Vasil Kiryienka e Xabier Zandio (Team Sky), Tomasz Marczynski (Vacansoleil), Gianni Meersman e Serge Pauwels (Omega-QuickStep) e un Ivan Santaromita (Bmc) in grandissima condizione tanto da essere rimasto per diversi giorni nella top ten della classifica generale prima di uscire volutamente dalle zone alte proprio per poter entrare con maggiore facilità nelle fughe. Con Scarponi migliore dei battistrada nella generale, ma comunque distanziato di oltre 10′ da Vincenzo Nibali, l’Astana ha lasciato fare, limitandosi a controllare che il vantaggio degli uomini di testa non assumesse proporzioni eccessive, essun’altra formazione ha preso l’iniziativa fino alle prime rampe del Rat Penat, quando la Katusha di Joaquin Rodriguez e Daniel Moreno ha operato un po’ a sorpresa, soprattutto con un Giampaolo Caruso in grande crescita tanto da poter essere preso in considerazione per una maglia azzurra ai Mondiali di Firenze, un forcing che ha ridotto il gruppo dei migliori a una ventina di unità finchè a un certo punto solo Rodriguez e un reattivo Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) hanno seguito la ruota del siciliano guadagnando una cinquantina di metri sugli altri big. A fare le spese di quest’azione è stato però proprio Moreno e con lui l’8° della generale Thibaut Pinot (Fdj) ed è per questo che Caruso e Rodriguez si sono rialzati, consentendo a diversi atleti, tra cui un Gilbert apparso ancora non al top della condizione su un percorso molto più impegnativo di quello di Castelldefels, di rientrare negli ultimi chilometri della salita e nella successiva discesa finchè non si è riformato un gruppo di un centinaio di atleti. La corsa per la classifica generale è di fatto finita qui, al di là delle trenate in pianura della Fdj, finalizzate a salvaguardare la posizione di Pinot dall’attacco di Scarponi e della Cannondale, queste ultime dal significato oscuro se non di quello di aiutare l’Astana in virtù dell’amicizia di lunga data tra Nibali e Ivan Basso. L’attenzione si è così concentrata sui fuggitivi, rimasti in 10 dopo che un brillante ma forse troppo generoso Scarponi ha affrontato a forte andatura il Rat Penat scollinando in solitudine e venendo raggiunto nella successiva discesa da Barguil, Martínez, Zandio, Coppel, Mollema, Txurruka, Santaromita, Nocentini e Intxausti mentre tutti gli altri, tra cui il pericolosissimo Meersman che sarebbe stato l’uomo da battere in caso di arrivo di una volata ristretta, sono stati strada facendo riassorbiti dal gruppo. Anche il basco della Movistar ha dovuto dire addio ai sogni di vittoria per via di una caduta senza conseguenze a 9 km dal traguardo e di lì in avanti sono iniziati gli scatti, con Coppel che è stato il primo a muoversi seguito da Martínez e, qualche centinaio di metri più tardi, da Scarponi che in solitudine si è riportato sul francese e sul basco per quella che sembrava essere l’azione decisiva. I tre non hanno, però, trovato grande collaborazione consentendo al resto del gruppetto di rifarsi sotto finchè Barguil, dopo aver prodotto un primo allungo non troppo convinto seguito da Coppel, Zandio e Nocentini, è stato autore dello scatto vincente a poco più di 1 km dal traguardo. Temendo di essere poi infilzato allo sprint nessuno degli altri ha reagito e il 21enne scalatore di Hennebont, che già nelle prime tappe si era distinto rimanendo sempre a ridosso dei migliori prima di perdere 25′ in cima all’Alto de Hazallanas in cui aveva risentito delle conseguenze di una caduta nelle prime fasi di gara, ha potuto tirare dritto fino al traguardo conquistando il suo primo successo tra i professionisti con 7” su un delusissimo Nocentini, che si è aggiudicato la volata per la piazza d’onore su Mollema, Santaromita, Zandio, Txurruka, Scarponi e Martínez con Coppel 9° a 24”, lo sfortunato Intxausti a 2′34” e il gruppo Nibali a 2′43” regolato da un Ulissi combattivo ma che sulle rampe del Rat Penat non ha convinto rimanendo staccato da una quarantina di atleti prima di rientrare in discesa. La classifica generale, al di là di Scarponi risalito al 16° posto a 7′49” da Nibali, rimane invariata con il siciliano che guida con 31” su Roche, 46” su Alejandro Valverde (Movistar) e Chris Horner, 2′33” su Rodriguez, 2′44” su Domenico Pozzovivo (Ag2r) e 2′52” su Basso. Ora il siciliano è atteso dalla sfida delle tre frazioni pirenaiche consecutive: si comincia con la 14a tappa, 155 km da Bagà a Collada de la Gallina che, dopo un avvio soft, presentano in rapida successione l’interminabile Port de Envalira, Cima Alberto Fernández di questa Vuelta con i suoi 2410 metri di altitudine, l’impegnativo Coll de Ordino, il più breve e pedalabile Alto de la Cornella e infine la durissima ascesa finale, 7,2 km all’8% di pendenza media ma con gli ultimi 4 costantemente oltre il 10%, che già un anno fa fu teatro di una splendida battaglia tra i big con Alberto Contador che sembrava lanciato verso il successo prima di cedere di schianto negli ultimi 200 metri ed essere infilato da Rodriguez e da Valverde, che sul traguardo ebbe la meglio sul catalano e sul madrileno.
Marco Salonna
06-09-2013
settembre 7, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Il francese Warren Barguil (Team Argos – Shimano) si è imposto nella tredicesima tappa, Valls – Castelldefels, percorrendo 169 Km in 4h00′13″, alla media di 42,212 Km/h. Ha preceduto di 7″ l’italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale) e l’olandese Mollema. L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora leader della classifica con 31″ sull’irlandese Roche e 46″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.
SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA
Il tedesco Patrick Sinkewitz (Meridiana Kamen Team) si è imposto anche nella seconda tappa, Boltiere – Foppolo, percorrendo 153,3 Km in 3h38′19″, alla media di 42,131 Km/h. Ha preceduto di 30″ il russo Trofimov e l’italiano Franco Pellizotti (Androni Giocattoli – Venezuela). Sinkewitz è ancora leader della classifica con 1′12″ sul croato Rogina e 1′24″ sull’italiano Francesco Manuel Bongiorno (Bardiani Valvole – CSF Inox)
OKOLO JIZNICH CECH (Repubblica Ceca – dilettanti)
Il francese Florian Senechal (Etixx – iHNed) si è imposto nella seconda tappa, Týn nad Vltavou – Milevsko, percorrendo 143,2 Km in 3h19′19″, alla media di 43,107 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Meurisse e l’austriaco Sokol. Miglior italiano Matteo Marcolin (Cycling Team Friuli), 31°. Senechal è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo del tedesco Reinhardt e 4″ sull’austriaco Zoidl. Miglior italiano Marcolin, 8° a 44″.
TOUR OF ALBERTA (Canada)
L’australiano Rohan Dennis (Garmin – Sharp) si è imposto nella terza tappa, Strathmore – Drumheller, percorrendo 169,8 Km in 3h55′31″, alla media di 43,258 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Bookwalter e l’italiano Damiano Caruso (Cannondale Pro Cycling Team). L’altro italiano in gara, Davide Frattini (UnitedHealthcare Presented by Maxxis), è giunto 66° a 16′48″. Dennis è il nuovo leader della classifica con 18″ su Bookwalter e 30″ su Caruso. Frattini 74° a 18′37″.
TOUR OF EAST JAVA (Indonesia)
Il danese John Kronborg Ebsen (Synergy Baku Cycling Project) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Sidoarjo – Padusan Pacet, percorrendo 78,6 Km in 2h04′19″, alla media di 37,935 Km/h. Ha preceduto di 28″ lo spagnolo José Vicente Toribio Alcolea (Team UKYO) e il britannico Clarke. In classifica si impone Toribio Alcolea con 2′06″ sull’indonesiano Fitrianto e 2′11″ su Clarke.
05-09-2013
settembre 5, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Il belga Philippe Gilbert (BMC Racing Team) si è imposto nella dodicesima tappa, Maella – Tarragona, percorrendo 164,2 Km in 4h03′44″, alla media di 40,421 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Boasson Hagen e l’argentino Maximiliano Ariel Richeze. Miglior italiano Luca Paolini (Katusha Team), 4°. L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora leader della classifica con 31″ sull’irlandese Roche e 46″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.
SETTIMANA CICLISTICA LOMBARDA
Il tedesco Patrick Sinkewitz (Meridiana Kamen Team) si è imposto nella prima tappa, Brembate di Sopra – Valtorta, percorrendo 168,4 Km in 3h47′30″, alla media di 44,413 Km/h. Ha preceduto di 16″ il russo Rovny e l’italiano Davide Rebellin (CCC Polsat Polkowice), distanziati di 20″ e 22″ nella prima classifica generale.
TOUR OF BULGARIA
Il bulgaro Stefan Koychev Hristov (Brisaspor) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, Tryavna – Trojan, percorrendo 170 Km in 4h11′32″, alla media di 40,551 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’ucraino Buts e il tedesco Mager. In classifica si impone il francese Rémy Di Gregorio (Team Martigues SC – Vivelo) con 27″ sul bulgaro Gyurov e 1′06″ sull’ucraino Kononenko.
OKOLO JIZNICH CECH (Repubblica Ceca – dilettanti)
Il tedesco Theo Reinhardt (Rad-Net Rose Team) si è imposto nella prima tappa, Třeboň – Nová Bystřice, percorrendo 53,3 Km in 1h12′56″, alla media di 43,848 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’austriaco Zoidl e il ceco Buchacek. Miglior italiano Matteo Marcolin (Cycling Team Friuli), 8° a 34″. Reinhardt è il primo leader della classifica con 4″ su Zoidl e 6″ su Buchacek. Marcolin 8° a 44″.
TOUR OF ALBERTA (Canada)
L’elvetico Silvan Dillier (BMC Racing Team) si è imposto nella seconda tappa, Devon – Red Deer, percorrendo 174,8 Km in 3h32′47″, alla media di 49,289 Km/h. Ha preceduto allo sprint il moldavo Tvetcov e di 16″ lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team). Due italiani in gara: Damiano Caruso (Cannondale Pro Cycling Team) 12° a 18″ Davide Frattini (UnitedHealthcare Presented by Maxxis) 57° a 18″. Sagan è ancora leader della classifica con 26″ sull’australiano Dennis e 28″ sullo svedese Ludvigsson. Caruso 13° a 49″, Frattini 70° a 2′02″.
TOUR OF EAST JAVA (Indonesia)
Lo spagnolo José Vicente Toribio Alcolea (Team UKYO) si è imposto nella seconda tappa, Sidoarjo – Pendopo Tosari, percorrendo 84,5 Km in 2h49′20″, alla media di 29,941 Km/h. Ha preceduto di 1′40″ l’indonesiano Fitrianto e di 2′00″ il britannico Clarke. Toribio Alcolea è il nuovo leader della classifica con 1′44″ su Fitrianto e 2′09″ su Clarke.
GILBERT TINGE D’IRIDE LA VUELTA
Si avvicina sempre di più il Mondiale di Firenze e finalmente il detentore del titolo rompe il ghiaccio con la vittoria, anticipando sul traguardo il campione norvegese dopo una bellissima azione sulla leggerissima salita che portava a Tarragona. Un volitivo Basso rosica 3” d’abbuono, in attesa della battaglia vera dei Pirenei.
Foto copertina: Gilbert tinge d’iride il traguardo di Tarragona (foto AFP)
All’indomani della cronometro che ha allungato la classifica generale e nell’attesa generale dei primi veri tapponi pirenaici, era prevedibile che l’undicesima tappa della Vuelta si trasformasse in un tranquillo pellegrinaggio del gruppo verso la Catalunya, all’inseguimento – molto calmo – dell’ovvia fuga. I 164,2 Km da Maella a Tarragona, d’altra parte, prevedevano solamente un unico GPM a metà del percorso: il pedalabilissimo Alto del Collet (terza categoria). Forse sospettando l’andazzo generale, gli organizzatori avevano provato a giocare la carta dell’originalità, posizionando in modo veramente insolito il rifornimento ufficiale lungo l’unica salita e i due sprint intermedi, ravvicinati, negli ultimi 25 Km (al Km 139 e 149), ma non è servito a molto.
I protagonisti di giornata sono stati tre corridori andati in fuga fin dalla partenza: il belga Romain Zingle (Cofidis), l’uruguaiano Fabricio Ferrari (Caja Rural-Seguros) e il francese Cédric Pineau (FDJ). Questi unici ardimentosi sono arrivati subito a possedere un vantaggio massimo di 6’42” al Km 28, ma, nonostante una media complessiva quasi da giornata di riposo (ancora 37 Km/h dopo 3 ore), sono stati agevolmente controllati dal gruppo principale, tirato in alternanza dalle squadre più ambiziose di imporre il proprio sprinter (Belkin, Argos-Shimano, Garmin-Sharp, Lampre-Merida e Orica GreenEdge).
Tutto si è trascinato senza sussulti finché, come spesso succede in questi casi, è arrivata una caduta al Km 114. Si ritrovano a terra Maxim Iglinskiy (Astana), David De La Cruz (Netapp Endura) e Imanol Erviti (Movistar), ma fortunatamente sono riusciti tutti a ripartire senza gravi conseguenze. La fuga nel frattempo è andata esaurendosi progressivamente, venendo ripresa a Km 18 dall’arrivo. La notizia più interessante viene dall’ultimo sprint intermedio, dove Ivan Basso (Cannondale) ha sorpreso tutti e ha conquistato i 3” secondi di abbuono, seguito da Nicolas Roche (AG2R La Mondiale, per lui -2”). Subito dopo è stato Tony Martin (OmegaPharma QuickStep) a provare l’azione solitaria, con la BMC che ha completato in poco tempo l’inseguimento, in favore di un Philippe Gilbert stuzzicato dall’arrivo in leggerissima salita.
Il finale di tappa, tra rotonde e curve, era piuttosto insidioso, tanto che la giuria aveva anticipato a 5 Km il tratto neutralizzato rispetto ai canonici 3 Km. Ne ha beneficiato Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale), che ha forato all’interno dei 5 Km e ha scampato una disfatta il giorno dopo la sua straordinaria prestazione nella cronometro. Non ci sono stati, invece, particolari problemi per il gruppo, lanciato in lunghissima fila indiana. Ha sfruttato la leggera salita negli ultimi 500 metri Edvald Boasson Hagen (Sky), che è riuscito a prendere un leggero vantaggio e sembrava lanciato verso la vittoria, ma un ottimo Gilbert ha trovato uno spunto eccezionale e ha saltato il corridore norvegese negli ultimi metri, conquistando finalmente la prima vittoria con indosso la maglia di campione del mondo. Al terzo posto è arrivato il sempre piazzato Maximilliano Richeze (Lampre-Merida), seguito poi da Luca Paolini (Katusha), Gianni Meersman (OmegaPharma QuickStep) e Francesco Lasca (Caja Rural-Seguros). Nella classifica generale, abbuoni conquistati a parte, non è cambiato nulla, con Nibali che difende la maglia roja. L’assenza di Alejandro Valverde tra i primi arrivati parrebbe tuttavia confermare le sensazioni di una condizione non così esplosiva per lo spagnolo, che dovrà certo faticare parecchio per difendere il podio di questa Vuelta.
Domani attende i corridori una tredicesima tappa piuttosto insidiosa, per quanto non particolarmente dura. Da Valls a Castelldefels ci saranno 169 Km e due salite: una di terza categoria in partenza e una di prima categoria (breve ma molto ripida) al Km 119, sulla carta troppo lontana dal traguardo ma non è mai detto, soprattutto sulle strade di Spagna. Se non vorranno aspettare fino alla diciassettesima tappa per giocarsi le proprie carte, le ruote veloci dovranno mettere a lavorare duramente le proprie squadre, dopo aver sprecato già diverse delle pochissime opportunità concessegli in questa Vuelta.
Giorgio Vedovati
04-09-2013
settembre 4, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
L’elvetico Fabian Cancellara (RadioShack – Leopard) si è imposto nell’undicesima tappa, circuito a cronometro di Tarazona, percorrendo 38,8 Km in 51′00″, alla media di 45,647 Km/h. Ha preceduto di 37″ il tedesco Martin e di 1′24″ l’italiano Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale). L’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è tornato leader della classifica con 33″ sull’irlandese Roche e 46″ sullo spagnolo Valverde Belmonte.
TOUR OF BULGARIA
Il polacco Marcin Sapa (BDC – Marcpol Team) si è imposto nella quinta tappa, Burgas – Tryavna, percorrendo 205 Km in 5h22′06″, alla media di 38,187 Km/h. Ha preceduto di 23″ l’ucraino Buts e il polacco Kirpsza. Il francese Rémy Di Gregorio (Team Martigues SC – Vivelo) è ancora leader della classifica, con 27″ sul bulgaro Gyurov e 1′06″ sull’ucraino Kononenko.
TOUR OF ALBERTA (Canada)
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto anche nella prima tappa, Strathcona County – Camrose, percorrendo 158 Km in 3h22′17″, alla media di 46,865 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Young e l’olandese Hofland. Due italiani in gara: Damiano Caruso (Cannondale Pro Cycling Team) 22°, Davide Frattini (UnitedHealthcare Presented by Maxxis) 85° a 35″. Sagan è ancora leader della classifica con 23″ sull’australiano Dennis e 24″ sullo svedese Ludvigsson. Caruso 13° a 43″, Frattini 79° a 1′56″.
TOUR OF EAST JAVA (Indonesia)
Il malesiano Anuar Manan (Synergy Baku Cycling Project) si è imposto nella prima tappa, Surabaya – Sidoarjo, percorrendo 179,6 Km in 4h15′45″, alla media di 42,135 Km/h. Ha preceduto allo sprint i giapponesi Nishitani e Doi, distanziati di 7″ e 9″ nella prima classifica generale.
CANCELLARA IN FORMA MONDIALE
Nella crono di Tarazona lo svizzero sfodera una prestazione straordinaria, superando nettamente un già ottimo Tony Martin. Nibali torna in maglia rossa, prendendo un piccolo margine sui diretti rivali, ma la sorpresa maggiore è il terzo posto di giornata di Pozzovivo.
Foto copertina: Cancellara vola verso Tarazona… con lo sguardo puntato dritto su Firenze (foto Bettini)
L’undicesima tappa è stata la prima e ultima cronometro individuale di questa Vuelta a España, regalando una sorta di anticipazione dell’atteso duello ai Mondiali di Firenze tra Tony Martin (OmegaPharma QuickStep) e Fabian Cancellara (Radioshack Nissan), nonostante quest’ultimo punti soprattutto sulla prova in linea. Mentre i due colossi delle prove contro il tempo – in assenza di Bradley Wiggins – davano spettacolo nella prima parte del pomeriggio, quando ancora le televisioni non trasmettevano le immagini, tutti gli altri hanno disputato una corsa a parte, pagando sul traguardo distacchi pesanti.
Eppure il circuito di Tarazona, lungo 38,8 Km, era piuttosto impegnativo e, sulla carta, non così indicato agli specialisti del tic-tac: la presenza di un GPM di terza categoria (Alto de Mocayo, 9 Km al 4,1%), collocato appena prima di metà percorso, si sommava infatti a ulteriori 235m di dislivello presenti nei primi 9 Km, lasciando presagire un’ottima resa dei passisti-scalatori. Mancavano infatti completamente tratti di vera pianura, con tuttavia due importanti sezioni di discesa piuttosto accentuata (Km 18-24 e 32-38), così che la cronometro poteva essere divisa tra una prima metà quasi tutta a salire e una seconda metà molto veloce e tendenzialmente in discesa.
Al primo intermedio (Km 11) Martin aveva un distacco di soli 14” da Cancellara, ma il “diretto di Berna” s’è poi scatenato lungo la salita, tanto da portare il proprio margine a 34” al secondo intermedio (Km 26) e allungando ulteriormente di 3” nella parte finale, fissando il tempo all’arrivo in un inarrivabile 51’ netti (alla media di 45,6 Km/h). Alle spalle dei due campionissimi troviamo la più grande sorpresa di giornata, perché sul terzo gradino del podio è salito Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale, +1’24”), già autore di una buona prova nella crono del Giro di Polonia ma andato oggi al di là di ogni possibile previsione.
Questa cronometro non s’è rivelata particolarmente decisiva per le sorti complessive della Vuelta, perché tutti i capitani si sono comportati positivamente. Ottimo è stato Vincenzo Nibali (Astana), che ha chiuso 4° a soli 1’25” ed è tornato così in possesso della maglia rossa, precedendo i rivali Nicolas Roche (SaxoBank TinkoffBank, 6° +1’48”) e Alejandro Valverde (Movistar, 7° +1’52”, rallentato da una foratura nella parte iniziale della cronometro). Si sono difesi egregiamente, pur cedendo qualcosa di più in linea con le loro caratteristiche, Thibaut Pinot (FDJ, +2’32”), Rigoberto Uran (Sky, +2’42”), Ivan Basso (Cannondale, +2’43”), Christopher Horner (Radioshack Nissan, +2’54”) e Joaquin Rodriguez (Katusha, +3’01”). Nella classifica generale Nibali possiede ora un vantaggio di 33” su Roche e di 46” su Valverde e Horner, ma la Vuelta resta apertissima, soprattutto per la lotta alle posizioni sul podio: dalla quinta alla settima posizione provvisoria troviamo infatti Rodriguez (+2’33”), Pozzovivo (+2’44”) e Basso (+2’55”), tutti atleti che possono ancora infiammare la corsa sui Pirenei.
Sul fronte italiano, pur nel giorno della difficoltà di Marco Pinotti (BMC, ammalatosi ieri e terminato in un deludente 25° posto a +3’14”), dobbiamo sottolineare l’ottima prestazione collettiva, perché troviamo ben tre dei nostri atleti nelle prime cinque piazze (con 5° Dario Cataldo, Sky, +1’41”), mentre ha pagato dazio Ivan Santaromita (BMC, +4’56”), scivolato in 16^ piazza nella generale.
Domani è prevista una tappa piuttosto tranquilla, da Maella a Tarragona (164,2 Km), con un unico GPM di terza categoria posto a metà frazione e con solamente i due sprint intermedi, collocati entrambi negli ultimi 25 Km, a poter movimentare la corsa, destinata altrimenti a concludersi con una volata di gruppo. Per i prossimi scossoni nella classifica generale bisognerà attendere con ogni probabilità la tappa montana di Sabato.
Giorgio Vedovati
03-09-2013
settembre 4, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Giorno di riposo
TOUR OF BULGARIA
Il bulgaro Georgi Georgiev (Brisaspor) si è imposto nella quarta tappa, Elena – Burgas, percorrendo 195 Km in 4h11′17″, alla media di 46,560 Km/h. Ha preceduto di 5″ gli ucraini Kononenko e Kostyuk. Il francese Rémy Di Gregorio (Team Martigues SC – Vivelo) è ancora leader della classifica, con 27″ sul bulgaro Gyurov e 1′06″ su Kononenko.
TOUR OF ALBERTA (Canada)
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nel prologo, circuito di Edmonton, percorrendo 7,3 Km in 8′28″, alla media di 51,732 Km/h. Ha preceduto di 13″ l’australiano Dennis e di 14″ lo svedese Ludvigsson. Due italiani in gara: Damiano Caruso (Cannondale Pro Cycling Team) 14° a 33″, Davide Frattini (UnitedHealthcare Presented by Maxxis) 81° a 1′11″.
GIRO NAZIONALE DEL VALDARNO (dilettanti)
L’italiano Alessio Taliani (Futura Team Matricardi) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Figline Valdarno, percorrendo 180 Km in 4h29′ , alla media di 40,299 Km/h. Ha preceduto di 45″ gli italiani Liam Bertazzo (Trevigiani Dynamon Bottoli) e Andrea Zordan (Zalf Euromobil Désirée Fior)
02-09-2013
settembre 2, 2013 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Lo statunitense Christopher Horner (RadioShack – Leopard) si è imposto nella decima tappa, Torredelcampo – Alto de Hazallanas (Güéjar Sierra), percorrendo 186,8 Km in 4h30′22″, alla media di 41,455 Km/h. Ha preceduto di 48″ l’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) e di 1′02″ lo spagnolo Valverde Belmonte. Horner è tornato leader della classifica con 43″ su Nibali e 53″ sull’irlandese Roche
TOUR OF BULGARIA
Il francese Rémy Di Gregorio (Team Martigues SC – Vivelo) si è imposto nella terza tappa, Kazanlak – Elena, percorrendo 140 Km in 3h14′22″, alla media di 43,127 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bulgaro Gyurov e di 2′19″ l’ucraino Kononenko. Di Gregorio è il nuovo leader della classifica, con 4″ su Gyurov e 2′25″ sul polacco Kirpsza.
HORNER DOMINA: LA VUELTA HA IL SUO PADRONE?
Il quasi 42enne della Radioshack strapazza la concorrenza sull’Alto de Hazallanas, infliggendo 48’’ a Vincenzo Nibali e oltre 1’ su tutti gli altri. I primi due di tappa conquistano anche le prime due piazze della generale, separati da 43’’. Perdono 1’02’’ Valverde, Basso, Rodriguez e Pinot; 1’10’’ il distacco di Roche, ora 3° in classifica, a 53’’. Domani primo giorno di riposo, poi la cronometro.
Foto copertina: Chris Horner alza le braccia al termine della sua azione solitaria (foto AFP)
Se alla decima tappa della Vuelta si chiedeva di ridurre la rosa dei papabili candidati al successo finale, la frazione si è spinta perfino oltre, arrivando a suggerire addirittura un possibile padrone della corsa. Il nome uscito dall’urna dell’Alto de Hazallanas, però, non era propriamente in cima alla lista dei più attesi: laddove tutti aspettavano Nibali e la pattuglia spagnola, interrogandosi sulla tenuta di Moreno e sul possibile ritorno in auge di Ivan Basso, a dominare è stato Chris Horner, 42 anni ad ottobre, già vincitore a Vilagarcia de Arousa nella terza tappa. Come allora, il successo parziale è coinciso con la conquista di una maglia rossa che appare però questa volta ben più solida, se non altro per il vantaggio di 43’’ nei confronti di Nibali, ora secondo.
Il siciliano, altalenante nella prima settimana, ha convinto nel primo vero test, staccando negli ultimi due chilometri gli avversari pronosticati, ma nulla ha potuto contro lo strapotere del nonno volante. Persino nel finale, quando il drappello inseguitore perdeva di vista lo Squalo, il divario fra i primi due è rimasto inalterato, fissandosi sul traguardo a 48’’.
Poco peggio è andata a Basso, giunto a 1’02’’, in un quartetto regolato da Valverde, e comprendente anche Rodriguez e la gradita sorpresa Pinot, non lasciatosi divorare dalle solite paure nella discesa del Monachil. Sarebbe insomma una Vuelta equilibratissima, se una prestazione quasi indecifrabile di Horner non avesse rivoluzionato la classifica e le gerarchie della corsa.
I distacchi massicci inflitti dall’americano sono stati favoriti dall’andatura forsennata che ha caratterizzato le prime due ore di gara, animate già nel tratto di trasferimento da una maxi-caduta che ha coinvolto – fra gli altri – Haimar Zubeldia. Sono serviti 65 km perché Flecha, Ulissi, Preidler, Meersman, Paterski, Marczynski, Kohler, Oroz, Sijmens e Clement ottenessero finalmente il via libera del gruppo, non riuscendo peraltro mai a superare i 6’ di vantaggio.
Già ai piedi dell’Alto de Monachil, a 35 km circa dal traguardo, il plotone pedalava appena 2’ dietro i fuggitivi, pilotato prima da Cancellara, poi da un trenino di maglie Movistar. Zubeldia ha ben presto pagato le conseguenze del capitombolo in partenza, e anche König, pur senza perdere definitivamente contatto, ha preannunciato l’affanno che gli sarebbe costato 3’ sull’ultima ascesa.
Al comando, Ulissi riusciva intanto a seminare i compagni d’avventura e a scollinare solo sull’ascesa che sette anni fa decise la Vuelta, grazie ad un geniale attacco di Vinokourov al capoclassifica Valverde. Marczynski e Preidler transitavano ad un pugno di secondi, ancora saldamente davanti ad un gruppo trainato senza troppa veemenza da Szmyd, incapace di scremarlo a meno di una trentina di unità.
La pericolosa propensione di Ulissi a disegnare curve quadrate in stile Alex Zulle ha consentito ai più immediati inseguitori di raggiungerlo e superarlo nella successiva discesa, costringendo il toscano ad un dispendio extra di energie per riagganciarsi. Marczynski ha nuovamente salutato la comitiva ad una decina di chilometri dal traguardo, quando il ritmo imposto da José Herrada aveva ormai riportato però il drappello dei favoriti a meno di un minuto dalla testa, condannando di fatto il polacco al ricongiungimento.
Non appena la salita è entrata nella sua sezione più selettiva, a 8 km dall’arrivo, Capecchi ha prodotto un’ulteriore frattura, spianando la strada al primo scatto eccellente, portato da Igor Anton. Fuglsang, finalmente in grado di fornire supporto a Nibali, ha riportato i big nella scia del basco, prima dell’affondo portato in prima persona dal siciliano, ai -5. Basso, Rodriguez e Horner hanno replicato con prontezza, mentre Valverde, Pinot, Roche e Pozzovivo hanno dovuto attendere il successivo rallentamento per riportarsi sotto.
Quasi in contemporanea con il rientro del murciano è partita l’azione decisiva di Horner, a 4 km e mezzo dal termine. Le esitazioni degli inseguitori hanno consentito al nativo di Okinawa di accumulare in breve un margine superiore ai 30’’, arrivato addirittura a quasi 50’’ ai -2 dall’arrivo. Solo allora, dopo qualche scaramuccia buona soprattutto per il battistrada, Nibali ha trovato la forza di piazzare uno scatto secco, al quale nessuno è riuscito ad opporsi.
Neppure uno Squalo a tutta, però, è riuscito a ridimensionare il distacco, pur mettendo 14’’ fra sé e il quartetto di Basso. Roche ha reso alla fine 1’10’’, 15’’ meno del duo Anton – Pozzovivo, mentre Majka, 10° a 1’52’’, è stato l’ultimo a mantenere il passivo al di sotto dei 2’.
La nuova generale lancia così di nuovo Horner al comando, con 43’’ su Nibali e 53’’ su Roche, a questo punto credibile candidato ad un piazzamento di prestigio. Valverde segue a 1’02’’, davanti a Rodriguez (+1’40’’). Moreno ha fugato qualsiasi dubbio circa le gerarchie in casa Katusha, rendendo 2’22’’ al vincitore, e scivolando al 6° posto della generale, a 2’04’’. Basso sale al 7° posto, staccato di 2’20’’, in una top 10 completata da Pinot (+3’11’’), Majka (+3’16’’) e Pozzovivo (+3’28’’).
I corridori sono ora attesi dal primo giorno di riposo; occasione da sfruttare al meglio, visto che, alla ripresa, sarà la volta dell’unica cronometro individuale della Vuelta. La prova fornirà un’idea più precisa delle possibilità di Horner di portare fino in fondo la sua impresa, che già a metà strada ha sollevato sul web non poche insinuazioni. Non è certo facile spiegare la crescita netta di un quasi 42enne, ma occorre ricordare che tutti gli avversari, ad eccezione di Basso, hanno già nelle gambe un grande giro e una stagione molto più sfiancante rispetto a quella dello statunitense. Aggiungendo al tutto l’attendismo che ha consentito al neo-capoclassifica di prendere il largo, appare doveroso quantomeno un atteggiamento prudente nei confronti di un corridore che, ad oggi, condivide con un illustre connazionale soltanto l’anno di nascita.
Matteo Novarini