06-10-2014
ottobre 7, 2014 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR OF KAVZAK (Russia)
Il russo Dmitriy Ignatiev (Itera – Katusha) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito a cronometro di Kamenomostskaya, percorrendo 10 Km in 18′21″ alla media di 32,697 Km/h. Ha preceduto di 13” il connazionale Sergey Firsanov (RusVelo) e di 26” il connazionale Samokhvalov. Firsanov si impone in classifica con 1′55″ sul connazionale Belykh e 2′13″ sul connazionale Sinitsyn.
GIRO 2015: FINESTRE ULTIMO GIUDICE
Svelato il tracciato della prossima Corsa Rosa: 3481 km da San Lorenzo al Mare a Milano, sei arrivi in salita, il Finestre al penultimo giorno, una maxi-cronometro di 59 km e molte tappe mosse. Non del tutto convincenti le frazioni di alta montagna e i chilometraggi leggeri di molte tappe (appena tre oltre i 200 km).
Non è un brutto Giro quello svelato a Milano in un’interminabile cerimonia; un evento in cui, per guadagnare i dieci minuti necessari a presentare il tracciato della 98a Corsa Rosa – tramite un video di pregevole grafica ed insostenibile sottofondo sonoro –, gli spettatori hanno dovuto reggere un’ora abbondante di sfilata sul palco di dirigenti RCS impegnati a complimentarsi vicendevolmente e ad annunciare passaggi di consegne ai vertici di dubbio interesse per il pubblico. Non è un brutto Giro, dicevamo, ma è forte la sensazione che bastasse davvero poco per renderlo ottimo.
Come annunciato in estate, sarà la pista ciclabile tra San Lorenzo al Mare e Sanremo ad ospitare la partenza del Giro (o il Big Start, se preferite la dicitura che tenta pateticamente di imitare il francese “Grand Départ”). L’indomani, 173 km da Albenga a Genova, su un tracciato pianeggiante che si concluderà con un circuito cittadino nel capoluogo ligure.
Già dalla terza tappa ci troviamo costretti a sollevare obiezioni; non sull’aspetto sportivo, in questo caso, ma su quello organizzativo. In luglio, infatti, RCS aveva annunciato in pompa magna il via dalla Liguria, anticipando che la terza frazione si sarebbe snodata tra Chiavari e La Spezia. Oggi – come era del resto nell’aria da qualche settimana – abbiamo appreso che la tappa in questione sarebbe slittata al quarto giorno, lasciando spazio per infilare una quarta frazione ligure, tra Rapallo e Sestri Levante. Nulla da ridire sul lato tecnico, che anzi potrebbe addirittura averne beneficiato, ma pare un clamoroso scivolone l’aver annunciato come ufficiale ciò che ufficiale o non era, senza nemmeno premurarsi in seguito di fornire una giustificazione alla modifica. E speriamo di non sembrare esterofili se diciamo di faticare ad immaginare che qualcosa di simile possa accadere – ad esempio – al Tour de France.
Tornando a temi squisitamente sportivi, la nuova tappa ligure si presenta in ogni caso interessante, con quasi 100 km di saliscendi pressoché ininterrotti e molto più impegnativi di quanto non suggeriscano i soli due GPM fissati (Colle Caprile e Barbagelata), prima di una lunga discesa e un tratto finale pianeggiante di qualche chilometro troppo lungo.
Meglio ancora la quarta frazione (la famosa Chiavari – La Spezia, per l’appunto), con le salite di Colla di Velva, Passo del Bracco (anch’esso ignorato come GPM), Passo del Termine e Biassa, l’ultima a soli 10 km – quasi tutti in discesa – dalla conclusione.
La prima tranche di salite si concluderà l’indomani, quando la corsa lascerà La Spezia per dirigersi verso l’Abetone, primo arrivo in quota dell’edizione 2015. La collocazione ad inizio Giro ha suggerito agli organizzatori di evitare non soltanto il San Pellegrino in Alpe, che provocò feroce selezione nel 2000, ma tutte le asperità della zona. Una tendenza al risparmio in questo caso comprensibile, ma che sarà uno dei fili conduttori del tracciato. L’ascesa finale verrà approcciata dal versante di La Lima: 17.3 km al 5.4% di pendenza media il cui unico troncone discretamente impegnativo sarà quello tra i -13 e -5 alla vetta.
Qualche saliscendi nella fase centrale non dovrebbe precludere ai velocisti la sesta tappa, da Montecatini Terme a Castiglione della Pescaia. Qualche difficoltà in più, invece sulla strada tra Grosseto e Fiuggi: sarà questa – la settima – la tappa più lunga del Giro, con i suoi 263 km. Se qualcuno ha sperato che fosse il segnale di una inversione di tendenza a favore dei fondisti, il seguito lo ha disilluso.
L’ottava tappa rappresenta forse la principale sorpresa rispetto alle indiscrezioni trapelate nei mesi scorsi. Il finale della prima settimana restava l’unico vero nodo da sciogliere, e in pochi avevano pronosticato che il traguardo del secondo sabato di corsa potesse essere collocato a Campitello Matese, di ritorno al Giro dopo tredici anni. La salita finale (13 km al 6.9%) sarà preceduta da un percorso non tremendo ma molto nervoso.
Non meno interessante la Benevento – San Giorgio del Sannio dell’indomani, seconda delle (purtroppo) sole tre frazioni oltre i 200 km. Anche in questo caso, i soli tre Gran Premi della Montagna – l’ultimo a 12 km dall’arrivo, al Passo Serra – non rendono giustizia alla difficoltà del percorso (al Tour, avremmo visto almeno 6-7 pallini rossi sull’altimetria, a parità di tracciato).
Il primo giorno di riposo, lunedì 18 maggio, offrirà alla carovana l’occasione di un corposo trasferimento verso Nord, per ripartire il 19 maggio da Civitanova Marche. Il traguardo sarà a Forlì, per una tappa che non sembra offrire soluzioni alternative alla volata di gruppo.
Di ben altro tenore il menù delle due frazioni successive. Mercoledì 20 si pedalerà tra Forlì e Imola, su un tracciato breve (147 km) ma in cui si concentreranno ben otto asperità degne di nota. Nei primi 70 km si affronteranno, in rapida successione, le ascese di Passo del Trebbio, Monte Casale, La Valletta, Monte Albano e Valico del Prugno; dalla cima di quest’ultimo, occorreranno 27 km per giungere al traguardo, immettendosi in un circuito finale di 17 km. Ogni tornata includerà un passaggio sulla salita dei Tre Monti, prima della lunga e nervosa discesa nell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, dove sarà posto l’arrivo.
Altrettanto intrigante la Imola – Vicenza dell’indomani, nella quale a due terzi di percorso piatti come biliardi seguiranno 60 km ottimamente disegnati, con quattro strappi. I 3400 metri al 9% di media di quello di Crosara potrebbero rappresentare il primo punto di svolta, anche se i 27 km che lo separano dall’arrivo potrebbero suggerire ai meno temerari di attendere la rampa verso il traguardo di Monte Berico.
Dopo una frazione destinata a riscrivere il significato dell’espressione “tappa di trasferimento” come la Montecchio Maggiore – Jesolo – 153 km con dislivello positivo totale che stimiamo dell’ordine dei nanometri -, si entrerà nella settimana decisiva, in cui solo una tappa per velocisti e il secondo riposo spezzeranno una sequenza di sei giornate cruciali.
Si comincerà sabato 23 maggio, con la cronometro-fiume tra Treviso e Valdobbiadene: 59.2 km piattissimi nella prima metà, più impegnativi nella seconda, con le salite di San Pietro di Feletto e San Pietro Barbozza. Una prova nella quale gli specialisti dovranno mettere da parte un gruzzolo sufficiente ad affrontare le rimanenti cinque giornate in montagna, con tre ulteriori arrivi in salita.
Fino a questo punto, salvo per la gestione dilettantesca della partenza ligure, avremmo solo buone parole da spendere sul tracciato, forte di un’abbondanza di quei percorsi accidentati che un po’ erano mancati quest’anno e di una maxi-cronometro che costringerà gli scalatori all’attacco nell’ultima settimana. Proprio su questo punto, però, Vegni e soci si sono a nostro avviso smarriti, annacquando inutilmente un paio di tappe che avrebbero spostato l’equilibrio generale e il giudizio complessivo sul tracciato.
La prima frazione alpina sarà la quindicesima, la già ufficializzata Marostica – Madonna di Campiglio (ufficialità che, come abbiamo imparato, non conta però granché). Prima della salita che il narratore del video introduttivo ha presentato come “cara a Pantani”, autorizzando a sospettare che il suo rapporto con il ciclismo sia quello di chi ha appreso stamane della possibilità di spostarsi su mezzi a due ruote dotati di pedali, si affronteranno la salita della Fricca e soprattutto il breve (8.4 km) ma durissimo (9.2% la pendenza media) Passo Daone, circumnavigando nel mezzo il Monte Bondone. Rispetto al 1999, all’ascesa finale è stata aggiunta un’appendice di due chilometri e mezzo, con annesso spostamento del traguardo in località Patascoss.
Il secondo giorno di riposo, lunedì 25 maggio, precederà quella che sarà forse la tappa regina, ma anche quella che più ha risentito, insieme alla penultima, della parsimonia che ha contraddistinto l’approccio alle Alpi. Dopo la partenza da Pinzolo e la scalata al Passo Campo Carlo Magno (ripercorrendo un lungo tratto previsto anche nel finale della frazione precedente) e al Passo del Tonale, l’usuale infilata Gavia – Mortirolo sarà rimpiazzata dalla ben più leggera sequenza Aprica – Mortirolo, prima della discesa su Monno e della risalita all’Aprica per l’arrivo. Approviamo in pieno la scelta di ripresentare la salita cara a Pantani (questa sì) dal versante di Mazzo di Valtellina in luogo della chiacchierata Dritta, ma la sensazione che si sia voluto risparmiare ai corridori un tappone vero e proprio è netta.
La diciassettesima frazione offrirà l’unico sconfinamento del Giro, con partenza da Tirano e traguardo a Lugano, dopo 136 km in cui l’unica reale asperità sarà collocata in partenza (la salita di Teglio).
Il trittico montano decisivo si aprirà invece con l’atto sulla carta meno decisivo: 172 km tra Melide e Verbania, con la scalata al Monte Ologno, ai -33 dal termine. Particolare la conformazione dei chilometri dallo scollinamento all’arrivo, con 8 km di saliscendi marcati prima della lunga discesa sul capoluogo del VCO, anch’essa inframezzata da un tratto in contropendenza verso Premeno.
Venerdì 29 maggio sarà il giorno della frazione di montagna più lunga, nonché dell’unica – insieme a quella dell’Aprica – a potersi avvicinare al titolo di tappone. I chilometri tra Gravellona Toce e Cervinia saranno 236, anche se di salite vere non se ne parlerà fino agli ultimi 90. Nell’ultimo terzo abbondante di gara saranno però concentrate tre ascese oltre i 15 km di lunghezza: dapprima il Saint-Barthélémy, con i suoi 20.1 km di ascesa irregolare e una pendenza media del 5.6% massacrata dai quattro chilometri di falsopiano finali; quindi il Saint-Pantaléon, la più dura, con i suoi 16.5 km al 7.2%, ben collocata a 28 km dall’arrivo, in posizione ideale per un attacco; infine, l’ascesa verso Cervinia, i cui 19 km al 5% potranno fare la differenza solo se la battaglia si sarà accesa in precedenza.
Sempre dalla Val d’Aosta (Saint-Vincent) partirà la ventesima e penultima tappa, in direzione di Sestriere. Qui – forse ancor più che nella frazione dell’Aprica – il desiderio di evitare le cavalcate alpine come le conosciamo è parso palese, con il solo Colle delle Finestre a precedere la facilissima scalata conclusiva. Magari abbastanza per divertirsi, ma probabilmente non per assistere ad un attacco in grado di ribaltare le sorti del Giro.
Oltre che il teatro dell’ultimo scontro in montagna, il Colle delle Finestre sarà anche la Cima Coppi del Giro, con i suoi 2178 metri. Se escludiamo l’edizione 2009, in cui saltarono l’Izoard e gli ultimi chilometri del Blockhaus dopo la presentazione, trasformando il Sestriere nella vetta più alta, bisogna tornare al 1985 per trovare una Cima Coppi più bassa (il Sempione); in assoluto, l’unico ulteriore caso è quello del 1978 (Passo Valles). Non crediamo sia un caso, dopo gli eventi della tappa della Val Martello dell’edizione 2014.
Lo spazio per attaccare – sia chiaro – gli scalatori lo avranno, e la scelta di proporre come arrivi in quota salite perlopiù pedalabili, anticipate da altre più impegnative, ci trova concordi, nell’ottica di promuovere la battaglia già dalla media distanza. Quello che ci sembra manchi è invece la volontà di far emergere quelle doti di fondo che dovrebbero costituire il requisito fondamentale per vincere qualsiasi Grande Giro, e che solo frazioni di chilometraggio massiccio e con difficoltà in serie permettono di esaltare. È chiaro anche a noi che la direzione imboccata dal ciclismo è opposta, e va detto che, in tal senso, questo Giro è comunque meno lontano dal nostro modo di immaginare le corse di tre settimane rispetto ad altre gare recenti. Di fronte ad un tracciato così azzeccato nelle prime due settimane, però, non possiamo però reprimere una punta d’amarezza, pensando che sarebbero bastati un paio di aggiustamenti per raggiungere un equilibrio quasi impeccabile.
Matteo Novarini

Una veduta del Colle delle Finestre (foto Google Maps)
05-10-2014
ottobre 5, 2014 by Redazione
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GIRO DI LOMBARDIA
L’irlandese Daniel Martin (Garmin – Sharp) si è imposto nella classica italiana, Como – Bergamo, percorrendo 260 Km in 6h25′33″ alla media di 40,462 Km/h. Ha preceduto di 1” lo spagnolo Valverde Belmonte e il portoghese Faria da Costa. Miglior italiano Fabio Aru (Astana Pro Team), 9° a 1”.
TOUR DE VENDÉE
Il francese Armindo Fonseca (Bretagne – Séché Environnement) si è imposto nella corsa francese, Chantonnay – La Roche-sur-Yon, percorrendo 204,3 Km in 4h42′50″ alla media di 43,340 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Teuns e di 3” il connazionale Voeckler. Miglior italiano Liam Bertazzo (MG Kvis – Wilier), 19° a 3”.
TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)
Il francese Arnaud Démare (FDJ.fr) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Mons – Tournai, percorrendo 153,8 Km in 3h13′17″ alla media di 47,743 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Debusschere e lo statunitense Farrar. Unico italiano in gara Danilo Napolitano (Wanty – Groupe Gobert) 5°. Démare si impone in classifica con 16” su Debusschere e sull’olandese Bos. Napolitano 53° a 3′11”
TOUR OF KAVZAK (Russia)
Il russo Sergey Firsanov (RusVelo) si è imposto nella quarta tappa, Tula – Pos Guzeripl, percorrendo 123,1 Km in 3h11′07″ alla media di 38,646 Km/h. Ha preceduto di 1′00″ il connazionale Frolov e di 1′17″ il connazionale Mamykin. Firsanov è il nuovo leader della classifica con 1′36” sui connazionali Sinitsyn e Belykh.
TOUR OF ALMATY
Il kazako Alexey Lutsenko (Astana Pro Team) si è imposto nella corsa kazaka, circuito di Almaty, percorrendo 186 Km in 4h12′17″ alla media di 44,236 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Chernetskiy e di 21” l’uzbeko Lagutin. Miglior italiano Andrea Piechele (Bardiani Valvole – CSF Inox), 7° a 29”
TOBAGO CYCLING CLASSICS
Il colombiano Oscar Mauricio Pachón Melo (EPM-UNE-Área Metropolitana) si è imposto nella classica caraibica, circuito di Scarborough, percorrendo 115,6 Km in 3h41′57″ alla media di 31,250 Km/h. Ha preceduto di 1” il colombiano Cruz e di 1′08″ il colombiano Ospina Hernándes
A MARTIN UN GRAN BRUTTO LOMBARDIA
L’irlandese sorprende tutti a 500 metri dall’arrivo e beffa Valverde, vincitore della volata del gruppetto di testa, davanti a Rui Costa. Con loro anche Wellens, Samuel Sanchez, Albasini, Gilbert, Rodriguez e Aru. Bocciato il percorso brevettato per il ritorno a Bergamo: poca selezione e ancor meno spettacolo fino allo strappo di Bergamo Alta, insufficiente a creare differenze significative.
Ventitré anni dopo l’ultimo successo di Sean Kelly, e più o meno altrettanti dopo l’ultima corsa completata da Daniel Martin senza una rovinosa caduta, un irlandese è tornato a conquistare il Giro di Lombardia. In coda ad una stagione costellata di incidenti, primo fra tutti quello che lo ha privato della seconda Liegi-Bastogne-Liegi consecutiva, all’ultima curva, il 28enne portacolori Garmin ha colto l’ultima occasione utile per salvare l’annata, andando ad aggiungere la Classica delle Foglie Morte ad un palmares numericamente non trascendentale (12 vittorie da professionista in 7 stagioni) ma di impressionante qualità media.
Se la quasi-vittoria alla Doyenne era stata frutto di semplice superiorità sugli avversari, quello di oggi è stato un successo di esperienza e tempismo. Inizialmente intenzionato ad attaccare sullo strappo di Bergamo Alta, Martin è stato costretto a rinunciare dalla posizione infelice in cui si è fatto trovare al restringimento di Porta Garibaldi (parole sue), e probabilmente anche da una gamba meno scattante rispetto ad aprile (parole nostre). Mentre Wellens provava a sorprendere i favoriti e Rui Costa, Aru e Gilbert tentavano inutilmente di scrollarsi di dosso i resti di un gruppo rimasto troppo folto troppo a lungo, Martin è riuscito a rimanere aggrappato a fatica al treno buono, ma con la poco allettante prospettiva di arrivare a giocarsi il successo contro ruote molto più veloci della sua. All’irlandese e ai quattro attaccanti citati, infatti, a Colle Aperto facevano compagnia non solo i gestibili Sanchez e Rodriguez, ma anche Valverde e Albasini, sulla carta fuori portata in volata.
Anziché accontentarsi del piazzamento o sperare nello sprint della vita, Martin è rimasto vigile, pensando a come scompigliare il finale; e quando la corsa gli ha mostrato un pertugio, a 500 metri dal traguardo, ci si è buttato senza pensarci. Dopo una discesa a rotta di collo, buona per allontanare definitivamente gli inseguitori ma non per sbarazzarsi della compagnia, Sanchez si è spostato, senza trovare qualcuno pronto a subentrargli. L’attimo di stallo successivo ha offerto a Martin l’occasione per uno scatto a sorpresa, approfittando dell’ultima posizione nel gruppetto. Valverde, trovatosi davanti dopo il rallentamento di Sanchez, non ha esitato un istante a guardarsi indietro; gli altri lo hanno imitato, aspettando quell’attimo sufficiente a concedere all’irlandese il vantaggio decisivo.
Valverde, ormai nella parte del piazzato di lusso come nemmeno Al Pacino in quella di un boss della malavita, ha regolato nettamente Rui Costa nella volata dei battuti, mentre Albasini si è dovuto accontentare di un sesto posto, alle spalle anche di Wellens e Sanchez. Gilbert, il cui attacco verso Bergamo Alta è sembrato il più vicino a creare una vera differenza, ha chiuso solo settimo, davanti ad un Purito lontano da quello delle ultime edizioni e ad un buon Fabio Aru, capace di ben figurare alla prima occasione da leader in una grande classica.
Se stoccate come quella di Martin riescono sempre a farci sorridere, come tutte quelle azioni che premiano la fantasia contro il calcolo e l’attesa, non può però bastare un pezzo di bravura a riabilitare un Lombardia francamente scadente, zavorrato da un percorso tracciato con il pilota automatico (un quasi copia-incolla degli ultimi Lombardia bergamaschi, salvo per la sostituzione della salita di Selvino con quella del vicino Passo di Ganda) e non riscattato dalle gesta di protagonisti che hanno perlopiù brillato solo per l’abilità nel ripararsi dal vento.
A riportare entro proporzioni accettabili il vantaggio dei fuggitivi della prima ora (Tiziano Dall’Antonia, Francesco Gavazzi, Jérémy Roy, Jan Polanc, Andrea Fedi, Sergio Paulinho, Paul Voss, Angelo Pagani, Miguel Angel Rubiano Chavez e Matthias Brändle) avevano provveduto Katusha e Tinkoff, ossia la squadra sulla carta più competitiva nel complesso (anche al netto della rinuncia a Chernetskiy, in gran forma alla Milano-Torino, dirottato verso il Tour of Almaty, perso in volata da Lutsenko) e quella di Alberto Contador, principale indiziato a cercare una soluzione non banale. Pareva il preambolo ad una corsa vivace, ma già il Passo Ganda, affrontato ad andatura più che blanda da un gruppo controllato dalla Omega Pharma – Quickstep di Kwiatkowski, ha provveduto ad abbassare le aspettative. E quando anche l’interessante azione di Hermans, Weening, Cherel e Mollema sullo strappo di Bracca è stato ignorato dai big e dai loro luogotenenti, è parso ovvio che il Giro di Lombardia (ci piacerebbe continuare a chiamarlo anacronisticamente così, con buona pace dei guru del marketing RCS) si avviava ad un finale magari aperto, ma non esattamente pirotecnico.
La salita di Berbenno, approcciata in testa da Paulinho, Fedi e Polanc, unici superstiti della fuga, con 25’’ sul gruppetto di Hermans, andato a riprendere nel frattempo qualche ex battistrada e Txurruka, scattato sul Ganda, ha fatto più o meno la selezione che ci si poteva aspettare, ossia poca: Kolobnev è partito, Zardini lo ha seguito, ma tra i due non è mai nato l’accordo; Kiryenka, Zoidl, Wellens e Rosa hanno provato a rientrare, senza successo; la Katusha, con un uomo davanti, ha deciso di inseguire, spendendo in questo modo la carta Caruso. Il risultato è stato un gruppo di non meno di 40 corridori ancora insieme in cima, con il solo strappo di Bergamo Alta ancora da superare e più di una squadra abbastanza in forze da sventare alzate d’ingegno.
König si è riportato tutto solo su Hermans e Weening, rimasti nel frattempo soli al comando, nella successiva discesa, venendo subito punito dalla sorte per cotanta intraprendenza con una massiccia dose di crampi. Gli stessi che, a 10 km dal termine, hanno tagliato fuori il campione del mondo, a quel punto diventato uno dei nomi più quotati.
L’azione di Hermans e Weening è stata definitivamente neutralizzata a 4 km e mezzo dal termine, quasi in corrispondenza dell’inizio dello strappo di Bergamo Alta. Di quelle battute finali, le uniche a meritare di figurare in un’eventuale sintesi, si è detto, e non ci pare di aver visto materiale tanto entusiasmante da meritare una ripetizione.
Il ritorno a Como previsto per l’anno prossimo darà a Vegni e soci un anno in più per inventarsi un percorso dignitoso con traguardo a Bergamo, dove il Lombardia tornerà a concludersi nel 2016. Date le soluzioni che le valli circostanti offrono (chi ha detto Valcava?), sarebbe un delitto ripresentare lo stesso percorso annacquato di quest’anno, riuscito nella difficile impresa di far rimpiangere quello già scadente delle edizioni lecchesi. Nel frattempo, vedremo con curiosità se si riuscirà a trovare un tracciato ugualmente insipido nel comasco, teatro degli ultimi Lombardia davvero entusiasmanti.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Daniel Martin (Irl) Garmin Sharp 6:25:33
2 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team 0:00:01
3 Rui Alberto Faria Da Costa (Por) Lampre-Merida
4 Tim Wellens (Bel) Lotto Belisol
5 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
6 Michael Albasini (Swi) Orica Greenedge
7 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
8 Joaquin Rodriguez Oliver (Spa) Team Katusha
9 Fabio Aru (Ita) Astana Pro Team
10 Rinaldo Nocentini (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:14
11 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
12 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol 0:00:18
13 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha 0:00:20
14 Thibaut Pinot (Fra) FDJ.fr 0:00:25
15 Alessandro De Marchi (Ita) Cannondale
16 Davide Villella (Ita) Cannondale
17 Wilco Kelderman (Ned) Belkin Pro Cycling Team
18 Tiago Machado (Por) Team NetApp – Endura
19 Mauro Finetto (Ita) Yellow Fluo
20 Ivan Santaromita (Ita) Orica Greenedge
21 André Cardoso (Por) Garmin Sharp
22 Riccardo Zoidl (Aut) Trek Factory Racing 0:00:30
23 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo 0:00:31
24 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing 0:00:42
25 Cadel Evans (Aus) BMC Racing Team 0:00:46
26 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo
27 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team
28 Romain Sicard (Fra) Team Europcar
29 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling
30 Angel Madrazo Ruiz (Spa) Caja Rural – Seguros RGA
31 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team 0:00:54
32 Edoardo Zardini (Ita) Bardiani-CSF
33 Ryder Hesjedal (Can) Garmin Sharp 0:00:58
34 Alberto Contador Velasco (Spa) Tinkoff-Saxo
35 Pieter Serry (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:01:05
36 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano 0:01:16
37 Janez Brajkovic (Slo) Astana Pro Team 0:01:21
38 Diego Rosa (Ita) Androni Giocattoli 0:01:27
39 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team 0:01:34
40 Przemyslaw Niemiec (Pol) Lampre-Merida
41 David Arroyo Duran (Spa) Caja Rural – Seguros RGA
42 Kristijan Durasek (Cro) Lampre-Merida
43 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Shimano
44 Franco Pellizotti (Ita) Androni Giocattoli 0:01:44
45 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha 0:01:46
46 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:02:06
47 Vasil Kiryienka (Blr) Team Sky
48 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge 0:02:37
49 Pieter Weening (Ned) Orica Greenedge 0:02:42
50 Jean-Christophe Peraud (Fra) AG2R La Mondiale 0:03:21
51 Maxime Monfort (Bel) Lotto Belisol 0:03:52
52 Kanstantsin Siutsou (Blr) Team Sky
53 Miguel Angel Rubiano Chavez (Col) Colombia
54 Marco Marcato (Ita) Cannondale
55 Robinson Eduardo Chalapud Gomez (Col) Colombia
56 Jarlinson Pantano (Col) Colombia
57 Bart De Clercq (Bel) Lotto Belisol
58 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani-CSF
59 Jan Polanc (Slo) Lampre-Merida
60 Steve Morabito (Swi) BMC Racing Team 0:04:02
61 Francesco Failli (Ita) Yellow Fluo
62 Paolo Tiralongo (Ita) Astana Pro Team
63 Oliver Zaugg (Swi) Tinkoff-Saxo
64 Sergio Miguel Moreira Paulinho (Por) Tinkoff-Saxo 0:04:04
65 David De La Cruz Melgarejo (Spa) Team NetApp – Endura 0:04:12
66 José Joao Pimenta Costa Mendes (Por) Team NetApp – Endura
67 Leopold Konig (Cze) Team NetApp – Endura 0:04:14
68 Antonio Parrinello (Ita) Androni Giocattoli 0:04:15
69 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling
70 Simone Ponzi (Ita) Yellow Fluo
71 Valerio Conti (Ita) Lampre-Merida 0:07:09
72 Amets Txurruka (Spa) Caja Rural – Seguros RGA
73 Johann Tschopp (Swi) IAM Cycling
74 Andrea Fedi (Ita) Yellow Fluo 0:07:13
75 Kenny Elissonde (Fra) FDJ.fr 0:09:40
76 Michal Golas (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:09:42
77 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
78 Carlos Verona Quintanilla (Spa) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
79 Davide Formolo (Ita) Cannondale
80 Paolo Longo Borghini (Ita) Cannondale
81 Maxime Mederel (Fra) Team Europcar
82 Georg Preidler (Aut) Team Giant-Shimano 0:12:15
83 Cesare Benedetti (Ita) Team NetApp – Endura
84 Steven Kruijswijk (Ned) Belkin Pro Cycling Team 0:12:47
85 Domenico Pozzovivo (Ita) AG2R La Mondiale 0:13:12
86 Romain Guillemois (Fra) Team Europcar 0:13:34
87 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol 0:14:58
88 Philip Deignan (Irl) Team Sky
89 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team
90 Jérémy Roy (Fra) FDJ.fr 0:17:09
91 Antonio Piedra Perez (Spa) Caja Rural – Seguros RGA
92 Matthias Brandle (Aut) IAM Cycling
93 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp
94 Alessio Taliani (Ita) Androni Giocattoli 0:18:25
95 Gianfranco Zilioli (Ita) Androni Giocattoli

L'irlandese Martin taglia vittorioso il prestigioso traguardo del Giro di Lombardia (foto Bettini)
04-10-2014
ottobre 4, 2014 by Redazione
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TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)
L’olandese Theo Bos (Belkin Pro Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, Blankenberge – Middelkerke, percorrendo 174,7 Km in 3h47′54″ alla media di 45,994 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Debusschere e il francese Arnaud Démare (FDJ.fr). Due italiani in gara: Danilo Napolitano (Wanty – Groupe Gobert) 13°, Giacomo Nizzolo (Trek Factory Racing) ritirato. Démare è ancora leader della classifica con 6” su Bos e 12” su Debusschere. Napolitano 69° a 3′01”
TOUR OF KAVZAK (Russia)
Il russo Mamyr Stash (Itera – Katusha) si è imposto nella terza tappa, circuito di Maikop, percorrendo 108 Km in 2h29′13″ alla media di 43,427 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Kovalev e Maikin. Il russo Igor Boev (RusVelo) è ancora leader della classifica con 4” sul bielorusso Zharoven e 6” sul russo Zhdanov
PICCOLO GIRO DI LOMBARDIA
L’italiano Gianni Moscon* (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Oggiono, percorrendo 169 Km in 3h55′20″ alla media di 43,088 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Teuns e di 8” il francese Latour.
* dilettante
03-10-2014
ottobre 3, 2014 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
SPARKASSEN MÜNSTERLAND GIRO
Il tedesco André Greipel (FDJ.fr) si è imposto nella corsa tedesca, Billerbeck – Münster, percorrendo 209,1 Km in 4h33′08″ alla media di 45,933 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Degenkolb e il belga Van Asbroeck. Miglior italiano Nicola Testi (Androni Giocattoli – Venezuela), 16°
TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)
Il francese Arnaud Démare (FDJ.fr) si è imposto anche nella seconda tappa, Estaimbourg – Nieuwpoort, percorrendo 174,1 Km in 3h46′28″ alla media di 46,126 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Debusschere e l’olandese Bos. Due italiani in gara: Danilo Napolitano (Wanty – Groupe Gobert), 57° a 13”, Giacomo Nizzolo (Trek Factory Racing) 124° a 3′00”. Démare è ancora leader della classifica con 12” sul belga Van Genechten e Bos. Napolitano 107° a 2′57”, Nizzolo 110° a 3′20”
TOUR OF KAVZAK (Russia)
Il russo Igor Boev (RusVelo) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Maikop, percorrendo 157 Km in 3h55′22″ alla media di 40,023 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bielorusso Zharoven e il russo Zhdanov. Boev è il nuovo leader della classifica con 4” su Zharoven e 6” su Zhdanov
02-10-2014
ottobre 2, 2014 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE L’EUROMÉTROPOLE (Belgio)
Il francese Arnaud Démare (FDJ.fr) si è imposto nella prima tappa, La Louvière – Bellegem, percorrendo 185,8 Km in 4h18′36″ alla media di 43,109 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Petit e il belga Keukeleire. Due italiani in gara: Giacomo Nizzolo (Trek Factory Racing) 102°, Danilo Napolitano (Wanty – Groupe Gobert), 145° a 2′24”. Démare è il primo leader della classifica con 4” su Petit e 6” su Keukeleire. Nizzolo 103° a 10”, Napolitano 148° a 2′34”
TOUR OF KAVZAK (Russia)
Il russo Mamyr Stash (Itera – Katusha) si è imposto nella prima tappa, circuito di Maikop, percorrendo 171,4 Km in 3h53′40″ alla media di 44,011 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bielorusso Papok e il russo Maikin. Stash è il primo leader della classifica con 4” su Papok e sull’ucraino Vasilyev.
CARUSO VENDICA LA LIEGI NELLA NOSTRA ”DECANA”
Quest’anno la Liegi, la mitica ”Doyenne”, gli è sfuggita e ci sono voluti sei mesi per vendicarla e, possiamo dirlo, sullo stesso piatto. Giampaolo Caruso ha, infatti, fatto sua ieri, al cospetto della basilica di Superga, la Milano – Torino, la nostra ”decana” in quanto classica più antica del calendario italiano. Il successo del corridore siciliano è arrivato al termine di una corsa disputata in maniera superlativa dalla sua formazione, la Katusha, che ora guarda con rinnovate ambizione al Giro di Lombardia di domenica prossima
La lunga stagione ciclistica 2014 volge lentamente al termine, ma, mentre le foglie iniziano ad accumularsi a bordo strada e si attende l’ultima grande classica che da quelle foglie prende il nome, ecco disputarsi oggi una delle corse in linea più antiche d’Italia, la Milano-Torino.
La start-list è notevole: c’è chi prepara la gamba in vista del Lombardia, chi ormai sta raschiando il fondo del barile dopo un’annata dispendiosa, ma ci sono anche grossi calibri come Alberto Contador e Fabio Aru, usciti in ottima forma dalla Vuelta, alla quale l’italiano ha anche aggiunto l’ottimo Mondiale. Per alcuni corridori è anche una delle ultime occasioni per trovare un contratto per la prossima stagione, oppure per altri gregari, instancabili lavoratori di fiducia, è la chance di fare i capitani per un giorno, di ottenere magari un successo in prima persona.
Ma possiamo definire Giampaolo Caruso, che ha staccato tutti oggi a Superga, un semplice gregario? Certamente no. Il siciliano quest’anno ha sfiorato la Liegi, ha corso una gran Vuelta (pur per capitan Rodriguez) e lavorato bene anche al Mondiale. Ma è soprattutto quella Liegi mancata, così vicina, ma allo stesso tempo così lontana, che deve aver bruciato nell’animo di Giampaolo, che oggi si è in parte ripagato con questa bella vittoria, raggiunta anche grazie ad una Katusha in formato “galactico”.
La giornata si è aperta con la fuga di Jerome Pineau (IAM Cycling), Lorenzo Rota (MG KVis Wilier), Nicola Dal Santo (Nankang Fondriest) e Gianluca Leonardi (Area Zero), riusciti a scavare un gap col gruppo dopo 42 chilometri di attacchi e contrattacchi. A far buona guardia è l’Astana di Aru, aiutata poi anche dalla Tinkoff-Saxo del Pistolero Contador. Giunti a Torino, ai piedi del primo pasaggio al Colle di Superga (il secondo costituiva l’arrivo), il vantaggio dei fuggitivi è stato quasi del tutto annullato, con Pineau ultimo a cedere.
La prima ascesa a Superga ha visto l’allungo di Dario Cataldo (Sky, ma Astana dalla prossima stagione), Julian Arredondo (Trek), Diego Rosa (Androni) e Alberto Losada (Katusha). Saranno tutti ripresi tranne Diego Rosa che, insieme a Fabio Felline (Trek), ha provato ad allungare anche nella discesa, ma il controllo della Tinkoff ha portato il gruppo più o meno compatto ai piedi dell’ultima scalata.
E qui la Katusha ha fatto valere tutto il peso di avere molti uomini davanti, e quasi tutti in forma. Il primo ad attaccare è stato, infatti, il russo Sergei Chernetski, lasciando così alle altre squadre l’onere della prossima mossa da fare, tenendo pronti alla sparata “fucilieri” del calibro di Joaquim Rodriguez, Dani Moreno e Giampaolo Caruso, appunto. Il tatticismo ha prevalso tra i “big”, con Contador che ha provato qualche breve allungo, ma ha pensato più a farsi venire il torcicollo che ad inseguire a testa bassa. Sono allora partiti Rinaldo Nocentini (Ag2r), Frank Schleck (Trek) e Giampaolo Caruso. Con il lusseburghese presto affievolitosi, con Chernetski preso e staccato, con il gruppo dei migliori ormai non in grado di rientrare, sono stati i due italiani a giocarsi la vittoria. E l’avrebbero meritata entrambi, per la verità. Ma al momento della volata Caruso ha avuto decisamente più gambe di Nocentini e si è affermato in modo perentorio e “muscoloso”, se vogliamo soffermarci sulla sua esultanza all’arrivo. Un successo che lo proietta tra i favoriti per il prossimo Giro di Lombardia dove, comunque, in casa Katusha l’ultima parola dovrebbe spettare a Joaquim Rodriguez, vincitore delle due ultime edizioni. Ma Giampaolo, come dicevamo, potrebbe essere più che un semplice gregario.
Francesco Bertone
ORDINE D’ARRIVO
1 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha 4:30:12
2 Rinaldo Nocentini (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:03
3 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha 0:00:09
4 Fabio Aru (Ita) Astana Pro Team 0:00:13
5 Joaquin Rodriguez Oliver (Spa) Team Katusha 0:00:14
6 Alberto Contador Velasco (Spa) Tinkoff-Saxo 0:00:17
7 Sergei Chernetski (Rus) Team Katusha 0:00:19
8 Davide Rebellin (Ita) CCC Polsat Polkowice 0:00:24
9 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing 0:00:40
10 Mauro Finetto (Ita) Neri Sottoli – Yellow Fluo 0:00:42
11 Diego Rosa (Ita) Androni Giocattoli 0:00:44
12 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:49
13 André Cardoso (Por) Garmin Sharp 0:00:55
14 Edoardo Zardini (Ita) Bardiani-CSF 0:01:01
15 Ryder Hesjedal (Can) Garmin Sharp 0:01:05
16 Julian David Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing 0:01:11
17 Romain Sicard (Fra) Team Europcar
18 Hubert Dupont (Fra) AG2R La Mondiale
19 Janier Alexis Acevedo Colle (Col) Garmin Sharp
20 Fabrice Jeandesboz (Fra) Team Europcar 0:01:27
21 Mirko Tedeschi (Ita) Neri Sottoli – Yellow Fluo 0:01:32
22 Alberto Losada Alguacil (Spa) Team Katusha 0:01:35
23 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling 0:01:38
24 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha 0:01:59
25 Jarlinson Pantano (Col) Colombia 0:02:00
26 Oliver Zaugg (Swi) Tinkoff-Saxo 0:02:27
27 Maxime Mederel (Fra) Team Europcar 0:02:28
28 Robinson Eduardo Chalapud Gomez (Col) Colombia 0:02:46
29 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing 0:02:55
30 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling 0:03:28
31 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team 0:03:37
32 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani-CSF 0:03:40
33 Gianfranco Zilioli (Ita) Androni Giocattoli 0:04:00
34 Francesco Failli (Ita) Neri Sottoli – Yellow Fluo
35 Giorgio Cecchinel (Ita) Neri Sottoli – Yellow Fluo
36 Fabio Taborre (Ita) Neri Sottoli – Yellow Fluo
37 Domenico Pozzovivo (Ita) AG2R La Mondiale
38 Sergey Lagutin (Uzb) RusVelo
39 Kirill Pozdnyakov (Rus) RusVelo
40 Alessio Taliani (Ita) Androni Giocattoli
41 Rodolfo Andres Torres Agudelo (Col) Colombia
42 Chad Haga (USA) Team Giant-Shimano
43 Thomas Damuseau (Fra) Team Giant-Shimano
44 Louis Meintjes (RSA) MTN – Qhubeka
45 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
46 Johann Tschopp (Swi) IAM Cycling
47 Moreno Giampaolo (Ita) Vega – Hotsand
48 Ferekalsi Debesay Abrha (Eri) MTN – Qhubeka
49 Jasha Sütterlin (Ger) Movistar Team
50 Franco Pellizotti (Ita) Androni Giocattoli
51 Clement Chevrier (USA) Trek Factory Racing
52 Fabian Wegmann (Ger) Garmin Sharp
53 Christian Knees (Ger) Team Sky
54 Simone Ponzi (Ita) Neri Sottoli – Yellow Fluo
55 Paolo Tiralongo (Ita) Astana Pro Team
56 Dario Cataldo (Ita) Team Sky
57 Sebastian Henao Gomez (Col) Team Sky
58 Mikel Landa Meana (Spa) Astana Pro Team
59 Paolo Ciavatta (Ita) Area Zero Team
60 Angelo Pagani (Ita) Bardiani-CSF
61 Gian Marco Di Francesco (Ita) Vega – Hotsand
62 Fredrik Carl Wilhelm Kessiakoff (Swe) Astana Pro Team
63 Jesus Hernandez Blazquez (Spa) Tinkoff-Saxo
64 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
65 Egor Silin (Rus) Team Katusha
66 Pavel Brutt (Rus) Team Katusha
67 Simone Petilli (Ita) Area Zero Team
68 Emanuele Sella (Ita) Androni Giocattoli
69 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
70 David Lopez Garcia (Spa) Team Sky
71 Christophe Kern (Fra) Team Europcar
72 Lachlan David Morton (Aus) Garmin Sharp
73 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka
74 Dennis Van Niekerk (RSA) MTN – Qhubeka
75 Branislau Samoilau (Blr) CCC Polsat Polkowice
76 Francesco Manuel Bongiorno (Ita) Bardiani-CSF
77 Nikolay Mihaylov (Bul) CCC Polsat Polkowice
78 Sergei Pomoshnikov (Rus) RusVelo
79 Michele Scarponi (Ita) Astana Pro Team
80 Dayer Uberney Quintana Rojas (Col) Movistar Team
81 Ivan Balykin (Ita) RusVelo
82 David Lozano Riba (Spa) Team Novo Nordisk
83 Laurent Didier (Lux) Trek Factory Racing
84 Samuele Conti (Ita) Neri Sottoli – Yellow Fluo
85 Jonathan Fumeaux (Swi) IAM Cycling
86 Yonder Godoy (Ven) Androni Giocattoli
87 Andrea Pasqualon (Ita) Area Zero Team
88 Miguel Angel Rubiano Chavez (Col) Colombia
89 Alfonso Fiorenza (Ita) Nanking-Fondriest
90 Alfredo Balloni (Ita) Nanking-Fondriest
91 Adrian Honkisz (Pol) CCC Polsat Polkowice
92 Patrick Schelling (Swi) IAM Cycling
93 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
94 Gonzalez Juan Pablo Valencia (Col) Colombia
95 Sergey Klimov (Rus) RusVelo
96 Daan Olivier (Ned) Team Giant-Shimano
97 Guillaume Bonnafond (Fra) AG2R La Mondiale
98 Adrien Niyonshuti (Rwa) MTN – Qhubeka
99 Fabio Chinello (Ita) Area Zero Team
100 Fabio Gadda (Ita) Team Idea

Caruso esulta all'ombra della celebre basilica di Superga (foto Bettini)
01-10-2014
ottobre 1, 2014 by Redazione
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MILANO – TORINO
L’italiano Giampaolo Caruso (Team Katusha) si è imposto nella classica italiana, Settimo Milanese – Torino (Superga), percorrendo 193,5 Km in 4h30′12″ alla media di 42,968 Km/h. Ha preceduto di 3” l’italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale) e di 9” lo spagnolo Moreno Fernández.
30-09-2014
settembre 30, 2014 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
RUOTA D’ORO – GP FESTA DEL PERDONO
L’italiano Giacomo Berlato* (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Terranuova Bracciolini, percorrendo 167 Km in 3h46′01″ alla media di 44,333 Km/h. Ha preceduto di 15” il russo Kustadinchev e di 21” il francese Sarrou
* dilettante

