17-12-2019

dicembre 18, 2019 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

L’olandese Reinier Honig (Team ProCyclingStats.com) si è imposto nella seconda tappa, Liberia – Esparza, percorrendo 126.3 Km in 3h03′56″ alla media di 41.22 Km/h. Ha preceduto di 31″ il guatemalteco Alex Rony Julajuj Julajuj e di 36″ il russo Victor Manakov. L’honduregno Luis Fernando Enrique López Nolasco (Ópticas Deluxe) è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo dell’ecuadoregno Byron Patricio Guamá de la Cruz e 1″ sul cileno Pablo Andrés Alarcón Cares.

16-12-2019

dicembre 17, 2019 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A COSTA RICA

L’ecuadoregno Byron Patricio Guamá de la Cruz (nazionale ecuadoregna) si è imposto nella prima tappa, Heredia – Cañas, percorrendo 160.7 Km in 3h49′08″ alla media di 42.09 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’honduregno Luis Fernando Enrique López Nolasco e di 1″ il cileno Pablo Andrés Alarcón Cares. Guamá de la Cruz è il primo leader della classifica con lo stesso tempo di López Nolasco e 1″ su Alarcón Cares

SULLA SILA UNA TAPPA DA BRIGANTI

dicembre 16, 2019 by Redazione  
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La Corsa Rosa sbarca in continente con una tappa molto insidiosa per le continune tortuosità di un tracciato che avrà il suo culmine nell’interminabile ascesa al Valico di Monte Scuro. Considerati i soli 10 Km che ne separeranno la cima dal traguardo di Camigliatello Silano può essere considerato alla stregua di un arrivo in salita e, nonostante non presenti pendenze difficili, potrebbe risultare fatale per qualche corridore che punta a vestire le insegne del primato in quel di Milano.

Se il Giro si fosse disputato alla fine dell’800 la tappa in questione sarebbe stata una delle più temute, non solo per le difficoltà di gara ma anche per il concreto pericolo di incappare negli agguati dei briganti, vera e proprio piaga che imperversava all’epoca sulla Sila ed anche in altre zone del Mezzogiorno d’Italia.
Nel 2020, però, sconfitto il brigantaggio da quasi un secolo, non è che il rischio possa dirsi scongiurato perché la frazione che terminerà a Camigliatello è tra le più adatte a simili azioni, stavolta vissute all’interno del gruppo e che potrebbero anche cambiare il volto alla classifica per chissà quanti giorni. Nel finale si dovrà superare una salita molto lunga e subito prima un ampio tratto caratterizzato da continue tortuosità, un vero e proprio toboga tra curve e saliscendi lungo il quale chi si troverà all’attacco sarà maggiormente agevolato rispetto al grosso del gruppo inseguitore, costretto a sfilacciarsi e a rallentare. Il concreto rischio è di ritrovarsi con parecchie energie spese ai piedi dell’ultimo colle di giornata, il Valico di Monte Scuro, non particolarmente dotato in pendenze (la media è del 5.7%) ma interminabile: si pensi che i suoi quasi 23 Km ne fanno la terza salita per lunghezza di questa edizione del Giro, preceduta solo da Stelvio e Agnello, e lassù qualche uomo di classifica potrebbe giungere con un ritardo che nell’immediato potrebbe essere complicato recuperare, considerati i soli 10 Km che ne separano la cima dal traguardo di Camigliatello.
In salita sarà anche la partenza da Mileto poiché si dovrà subito rimontare sull’altopiano del Monte Poro, raggiungendo poi al termine di un breve tratto in quota la città di Vibo Valentia, l’antica Monteleone dominata dal castello svevo-normanno costruito nel luogo dove si trovava l’acropoli della colonia magnogreca di Hipponion. Si scenderà quindi verso la piana di Sant’Eufemia, una delle più vaste della Calabria, che i corridori eviteranno percorrendo la strada a lievi saliscendi disegnata lungo le prime pendici delle Serre Calabresi, procedendo in direzione dell’Istmo di Catanzaro, il punto più stretto della nazione italiana, corridoio naturale che collega in 35 Km il litorale tirrenico con quello jonico. In questa fase si pedalerà lontano dai centri abitati e bisognerà così percorrere ben 55 Km tra Vibo Valentia e il successivo comune direttamente toccato dalla corsa, Borgia, attraversato il quale si scenderà poi verso la frazione balneare di Roccelletta, frequentata anche dagli appassionati d’archeologia per la presenza dei resti della città di Scolacium, nella quale visse il celebre letterato romano Cassiodoro, e deila basilica di Santa Maria della Roccella. Dopo un brevissimo tratto in riva al mare, ultimo tratto di vera quiete di questa frazione, il percorso punterà verso la Sila per andare ad affrontare la salita di Catanzaro (3.3 Km al 5.5%), antipasto a quella immediatamente successiva e più impegnativa del Monte Trearie (17 Km al 4.5%), nel corso della quale si toccherà il centro di Tiriolo, nel cui territorio ricade anche la “città fantasma” di Rocca Falluca, abbandonata nel XVI secolo, quando gran parte dei pochi abitanti rimasti decisero di trasfersi sulla collina dove in seguito sorgerà l’abitato di Settingiano, e presso la quale si trova il santuario della Madonna della Rocca nel quale è venerata una statua che fu incoronata personalmente da Papa Giovanni Paolo II. È dopo lo scollinamento del Trearie che inizierà il tratto più complicato di questa frazione e prima di iniziare la discesa bisognerà percorrere quasi 30 Km in quota, dolcemente vallonati fino al passaggio da Soveria Mannelli, dove si giungerà dopo aver lasciato sulla destra, all’altezza del “Bivio Bonacci”, la strada che permette di raggiungere i suggestivi resti dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, fondata dai benedettini nel XII secolo e in rovina dal 1783, quando fu distrutta da un terremoto, il più catastrofico tra quelli che colpirono l’Italia meridionale in quel secolo. Transitati da Soveria si dovranno affrontare due brevi salite consecutive – la prima verso l’altopiano di Borboruso (2.7 Km al 5.3%), la seconda diretta al Passo di Agrifoglio (1,6 Km al 5,5%) – scavalcate le quali inizierà finalmente la discesa, giunti al termine della quale si dovrà nuovamente “prendere l’ascensore” per salire in quasi 5 Km al 6.2% a Rogliano, il principale centro della valle del fiume Savuto, noto con il soprannome di “borgo delle dodici chiese”, la più interessante delle quali è il sontuoso duomo intitolato ai Santi Pietro e Paolo. In un continuo “caleidoscopio” di cambiamenti di fronte, dopo la salita si dovrà affrontare un tratto in quota, seguito da una discesa che, interrotta da un secco strappo, si concluderà alle porte di Cosenza. Qui un ultimo tratto di tregua anticiperà l’assalto al Monte Scuro, andandone ad affrontare i tronconi più impegnati proprio all’inizio di questa infinita salita, prima di giungere nel centro di Spezzano della Sila. È quest’ultimo il comune ospitante, situato alle porte della Sila Grande, in una vera e propria “full immersion” nella rigogliosa natura silana, prevalentemente costituita da boschi di castagno, conifere e faggi, veri e propri “giganti” che un tempo furono muti testimoni dei misfatti dei briganti e che ancora oggi sorveglieranno silenti gli assalti alla malcapitata maglia rosa di turno.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico del Bivio Zeta (772 metri). Valicato dall’ex SS 19 “delle Calabrie” tra San Pietro Apostolo e Soveria Mannelli, coincide con il bivio per Serrastretta.

Passo Arena Bianca (713 metri). Valicato dall’ex SS 19 “delle Calabrie” tra San Pietro Apostolo e Soveria Mannelli.

Valico del Bivio Bonacci (812 metri). Valicato dall’ex SS 19 “delle Calabrie” tra San Pietro Apostolo e Soveria Mannelli, coincide con il bivio per Carlopoli.

Passo di Borboruso (936 metri). Valicato dall’ex SS 19 “delle Calabrie” tra Soveria Mannelli e Coraci.

Colle della Ferrara (928 metri). Valicato dall’ex SS 19 “delle Calabrie” tra Coraci e Carpanzano, è noto anche con il toponimo di Passo di Agrifoglio. Sulle cartine del Giro 2020 lo scollinamento è segnalato con il toponimo di Porticelle.

Valico di Monte Scuro (1618 metri). Valicato dall’ex SS 648 “del Valico di Monte Scuro” tra Spezzano della Sila e Camigliatello Silano. In vetta si trova un monumento celebrativo del giornalista cosentino Nicola Misasi, scomparso nel 1923. Il Giro d’Italia l’ha già inserito in due occasioni al Giro, affrontandolo la prima volta nel 1972 dallo stesso versante di quest’anno nei chilometri iniziali della Cosenza-Catanzaro, vinta dallo svedese Gösta Pettersson dopo che in vetta al Monte Scuro era transito per primo “sua maestà” Eddy Merckx. Nel 1985 si salì da Camigliatello nel corso della Crotone-Paola: sia il traguardo GPM, sia il successo di tappa furono conquistati dal portoghese Acácio da Silva.

Valico Serra del Fiego (1435 metri). Valicato dall’ex SS 648 “del Valico di Monte Scuro” nel corso della discesa dal Valico di Monte Scuro a Camigliatello Silano.

Nota.

Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

FOTOGALLERY

Mileto, cattedrale

Il castello svevo normanno domina il centro storico di Vibo Valentia

Roccelletta di Borgia, basilica di Santa Maria della Roccella

Il teatro di Scolacium

Catanzaro vista dal Viadotto Bisantis

Tiriolo, santuario della Madonna della Rocca

Carlopoli, ruderi dell’abbazia di Santa Maria di Corazzo

Vista retrospettiva sul Duomo di Rogliano

Il monumento dedicato a Nicola Misasi sulla cima del Valico di Monte Scuro

Il bosco dei “Giganti della Sila” a Camigliatello Silano e, in trasparenza, l’altimetria della settima tappa del Giro 2020 (www.camigliatellosilano.eu)

Il bosco dei “Giganti della Sila” a Camigliatello Silano e, in trasparenza, l’altimetria della settima tappa del Giro 2020 (www.camigliatellosilano.eu)

SALUTO ALLA SICILIA NELLA VAMPA DEL VENTO

dicembre 12, 2019 by Redazione  
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Il Giro lascia la Sicilia con una tappa sulla carta adatta ai velocisti, almeno a quelli che avranno superato senza troppi problemi la lunga salita della Portella Mandrazzi. In realtà ben altra insidia si nasconde negli ultimi 40 Km di pianura verso il traguardo di Villafranca Tirrena e risponde al nome del vento: in quei frangenti si correrà, infatti, in una delle zone più ventose della Sicilia e ne sa qualcosa Mario Cipollini che al Giro del 1999 proprio dalle parti del traguardo odierno fu protagonista di una brutta disavventura…

Sulla carta sembra una tappa di trasferimento sulla quale pende un unico dubbio: riusciranno i velocisti a superare indenni i quasi 12 Km dell’ascesa verso i 1125 metri della Portella Mandrazzi, che svetta praticamente nel mezzo del cammino di questa tappa? La facilità delle pendenze (la media è 5,2%) e il fatto che nei successivi 63 Km non s’incontreranno più difficoltà altimetriche depongono a favore di un arrivo allo sprint, anche se non a ranghi compattissimi e con i velocisti che arriveranno a disputarsi la volata con i muscoli leggermente provati alla precedente ascesa. Fin qui l’esame alla “carta”, che però non tiene conto della principale insidia che questa frazione potrebbe proporre nei chilometri conclusivi, tracciati lungo le rive del Tirreno: il vento. Fu proprio dalle parti di Villafranca che una folata particolarmente violenta innescò una brusca sbandata durante la Catania-Messina del Giro del 1999, repentino cambio di direzione che causò la caduta di una ventina di corridori, tra i quali finirono a terra il futuro vincitore di quell’edizione Ivan Gotti, la maglia azzurra (all’epoca destinata al leader della classifica dell’Intergiro) Massimo Apollonio e Mario Cipollini, che rimase a terra per quasi un minuto e poi rimonterà in sella, ovviamente non riuscendo a competere per il successo di tappa in quel di Messina, dove a imporsi fu l’olandese Jeroen Blijlevens, che grazie a quell’affermazione riuscirà anche a conquistare la maglia rosa, togliendola proprio dalle spalle del velocista toscano. Ecco, dunque, quale sarà il principale “babau” della frazione con la quale il Giro saluterà la Sicilia, un arrivederci perché nel 2021 la Corsa Rosa tornerà nell’isola per la “Grande Partenza” della 104a edizione.
Come nella tappa del Giro di 21 anni fa si partirà da Catania pedalando in direzione della “malavogliana” Aci Trezza, conosciuta anche per il piccolo arcipelago d’origine vulcanica delle Isole dei Ciclopi, secondo la leggenda massi di pietra lavica scagliati in mare da Polifemo, infuriato con Ulisse. Con un tratto in lieve ascesa si giungerà nella meravigliosa Acireale, nota per i suoi monumenti in stile barocco sui quali spicca la Basilica di San Sebastiano. Si planerà dolcemente verso Giarre per poi giungere a Fiumefreddo di Sicilia, presso il quale si trova il Castello degli Schiavi, edificio del 1700 che il celebre regista statunitense Francis Ford Coppola scelse per girarvi diverse scene di uno dei suoi più noti film, “Il Padrino”, ispirato all’omonimo romanzo di Mario Puzo.
Ci sarà spazio per la commozione a questo punto, perché al momento del passaggio da Giardini-Naxos il pensiero di tutti sarà rivolto a Felice Gimondi, che proprio nel mare di questa nota località balneare ha chiuso la sua parabola terrena in un caldo pomeriggio della scorsa estate. Proprio adesso i corridori volgeranno le spalle al mare per virare verso l’interno, anche se non sarà ancora arrivato il momento di misurarsi con la salita di Portella Mandrazzi. Prima dovranno essere messi nelle gambe più di venti chilometri di dolce falsopiano risalendo la valle dell’Alcantara, frequentata meta turistica per via delle spettacolari grotte, alte fino a 25 metri, formatesi in seguito a remote colate dell’Etna. Raggiunta Francavilla si andrà quindi all’attacco della salita vera a propria, lungo la quale si toccherà uno dei sette “Villaggi Schisina”, oggi in abbandono, costruiti nel 1950 per dare alloggio ai contadini che la regione incaricò di coltivare le terre circostanti.
Se lunga era stata la salita, ancor più lo sarà la successiva discesa dal versante tirrenico, oltre 20 Km nel corso dei quali si transiterà ai piedi della spettacolare Rocca Salvatesta, una delle cime più elevate della catena dei Monti Peloritani, poco prima di giungere nel centro di Novara di Sicilia, inserito nel circuito dei “borghi più belli d’Italia”.
Terminata la discesa, la pianura sarà unica protagonista dell’altimetria negli ultimi 40 Km, all’inizio dei quali la corsa transiterà dalla località termale di Vigliatore, frequentata per scopi curativi fin dall’epoca romana, periodo al quale risale la Villa di San Biagio, rinvenuta negli anni 50 del secolo scorso. Successiva meta dei “girini” sarà la cittadina di Barcellona Pozzo di Gotto, il centro più popoloso della provincia di Messina dopo il capoluogo, dotata di numerosi edifici di culto come la Basilica minore di San Sebastiano, inagurata nel 1936, e l’antichissima chiesa rupestre di Santa Venera.
È a questo punto che inizierà il tratto più esposto di questa frazione, poiché nell’ultima ventina di chilometri il percorso s’avvicinerà decisamente alle acque del Tirreno, laddove queste vanno a infrangersi contro l’estremità orientale della Sicilia. E, tra un colpo di vento e l’alto, rischieranno d’infrangersi anche le speranze di chi non sarà riuscito a tener aperti gli occhi nel concitato finale di gara e rimanere agganciato al ventaglio giusto.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

I VALICHI DELLA TAPPA

Portella Mandrazzi (1125 metri). Valicata dalla SS 185 “di Sella Mandrazzi” tra Francavilla di Sicilia e Novara di Sicilia, separa la catena dei Monti Peloritani da quella dei Nebrodi. In tre precedenti occasioni è stata GPM al Giro d’Italia: nel 1954 fu conquistata da Giuseppe “Pipaza” Minardi (tappa Palermo – Taormina, vinta dal medesimo corridore), nel 1999 da Mariano Piccoli (la tappa Catania – Messina citata nell’articolo e vinta da Jeroen Blijlevens) e nel 2003 dal colombiano Freddy González durante la Messina – Catania vinta da Alessandro Petacchi.

Portella Pertusa (974 metri). Valicata dalla SS 185 “di Sella Mandrazzi” nel corso della discesa dalla Portella Mandrazzi a Novara di Sicilia, all’altezza del bivio per Fondachelli.

Nota.

Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

FOTOGALLERY

La Fontana dell’Elefante e il duomo di Catania

Aci Trezza, Isole dei Ciclopi

Acireale, Basilica di San Sebastiano

Il Castello degli Schiavi di Fiumefreddo di Sicilia, dimora del boss Michael Corleone ne “Il Padrino” (www.davinotti.com)

Il Castello degli Schiavi di Fiumefreddo di Sicilia, dimora del boss Michael Corleone ne “Il Padrino” (www.davinotti.com)

Gole dell’Alcantara

Una fontana abbandonata presso il villaggio fantasma di Borgo Schisina

Rocca Salvatesta (www.corrieredeinebrodi.it)

Rocca Salvatesta (www.corrieredeinebrodi.it)

Uno dei mosaici rinvenuti nella Villa romana di San Biagio a Terme Vigliatore (www.tripadvisor.com)

Uno dei mosaici rinvenuti nella Villa romana di San Biagio a Terme Vigliatore (www.tripadvisor.com)

Barcellona Pozzo di Gotto, Basilica minore di San Sebastiano

Barcellona Pozzo di Gotto, Chiesa di Santa Venera

La spiaggia di Villafranca Tirrena e, in trasparenza, l’altimetria della sesta tappa del Giro 2020 (www.tripadvisor.com)

La spiaggia di Villafranca Tirrena e, in trasparenza, l’altimetria della sesta tappa del Giro 2020 (www.tripadvisor.com)

SULL’ETNA PER LA PRIMA “AMMAZZATINA”

dicembre 9, 2019 by Redazione  
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Al quinto giorno di gara debuttano le montagne e, come puntualmente avviene da qualche anno tutte le volte che il Giro visita la Sicilia, sarà l’Etna a dare i primi amari verdetti. Il Mongibello mostrerà stavolta un volto inedito, quello del versante di Piano Provenzana, i cui 18 Km al 6.7% di certo non provocheranno una “carneficina”, anche se i suoi numeri faranno già saltare qualche grossa pedina. Verosimilmente di grosse sorprese non se ne dovrebbero vedere fino a 3 Km dal traguardo, quando inizieranno i tratti più esigenti dell’ascesa sicula.

Non ci sarà un’ecatombe, non conosceremo dopo questa tappa il nome del vincitore della 103° edizione del Giro d’Italia, ma di certo l’Etna escluderà diversi corridori dai giochi per la conquista della maglia rosa. L’Etna – dal 2011 divenuto un irresistibile richiamo per gli organizzatori del Giro, che da quell’anno l’hanno sempre inserito nel percorso ogni qual volta la corsa passa dalla Sicilia – non è, infatti, il classico arrivo in salita da prima settimana, che solitamente si predilige non troppo duro per non uccidere subito la corsa. Metterà subito alla frusta i pretendenti alla vittoria finale in virtù della sua lunghezza e delle sue pendenze, pur non essendo estreme quella che s’incontranno salendo dal versante di Linguaglossa verso l’inedito approdo di Piano Provenzana. Anche stavolta, infatti, s’è scelto d’andare alla scoperta di una nuova strada d’accesso al Mongibello, dopo che anche nei precedenti arrivi sull’Etna si era sempre andati alla “caccia” di scenari differenti e così nel 2011 si era arrivati al Rifugio Sapienza salendo dal versante classico di Nicolosi, nel 2017 era stata inserita la strada del “Salto del Cane” per raggiungere il medesimo traguardo e nel 2018 la linea d’arrivo era stata collocata all’Osservatorio Astrofisico con salita da Ragalna. Va detto che la “Mareneve”, la strada che si percorrerà quest’anno, non sarà del tutto inedita, essendo già stata inserita come GPM di passaggio nella tappa del 2011, mentre lo saranno gli ultimi 3 Km, i più impegnativi (media del 9,1% con un picco dell’11%) di un’ascesa che complessivamente sale per 18 Km al 6.7% medio.
Non solo la conclusione di questa tappa si svolgerà in montagna, ma lo sarà anche la partenza, prevista ai quasi 1000 metri di Enna, il più elevato capoluogo di provincia italiano, sulla quale svettano la Torre di Federico II e il Castello di Lombardia, uno dei manieri medievali più vasti d’Italia, il cui nome ricorda la regione di provenienza dei soldati della guarnigione che lo sorvegliavano in epoca normanna.
I primi chilometri saranno, di conseguenza, in discesa ma poi s’inizierà subito a salire verso il centro di Leonforte, ai cui margini dell’abitato si trova la monumentale fontana barocca del Granfonte, nel 2010 scelta quale set de “La bella società” per una scena girata con Raoul Bova e Maria Grazia Cucinotta.
Serpeggiando in dolce discesa tra i Monti Erei i “girini” si porteranno quindi ad Agira, uno dei centri più antichi della regione, fondato seconda la leggenda in epoca precedente alla guerra di Troia e che vanta tra i suoi monumenti la chiesa dell’abbazia di San Filippo, che si presenta ai visitatori con la facciata ricostruita all’inizio del secolo scorso dopo che la precedente era crollata durante una bufera. Lambito nel corso della successiva discesa il cimitero di guerra canadese, nel quale riposano le salme di soldati appartenenti al Commonwealth Britannico caduti durante la seconda guerra mondiale, il tracciato della tappa offrirà viste panoramiche sul sottostante lago artificiale di Pozzillo – il più vasto della Sicilia, spesso teatro di gare di canottaggio organizzate dalla federazione nazionale – prima di giungere, al termine di un tratto in lieve falsopiano, a Regalbuto, conosciuta a livello folcloristico per il suo Carnevale, caratterizzato non solo dalla sfilata di carri allegorici ma anche dai caratteristici balli delle “contradanze”. Si riprenderà quindi la discesa per portarsi nella valle del Salso e intraprendere una lunga porzione di tracciato pianeggiante, una ventina di chilometri di strada priva di difficoltà proprio all’inizio del periplo dell’Etna, che la corsa aggirerà da sud muovendo inizialmente in direzione di Catania. Si seguirà questa direttrice fino a Paternò poi, attraversato questo centro che offre ai turisti parecchi edifici di culto d’interesse artistico, s’inizierà a risalire le pendici del vulcano imboccando la strada che conduce a Nicolosi toccando Belpasso, dove si trova la sesta campana d’Italia per dimensioni, installata presso la chiesa di Santa Maria Immacolata. Percorsa una salita di 9 Km al 4% si raggiungerà la principale porta d’accesso all’area etnea, sede del parco che preserva il territorio del vulcano (ospitato ufficialmente dal 2005 nell’edificio che un tempo era il monastero di San Nicolò l’Arena), per poi scendere in direzione di Trecastagni, nel cui territorio si trova la masseria dove Giovanni Verga ambientò uno dei suoi più celebri romanzi, “Storia di una capinera”. Una decina di chilometri più avanti, al termine di un altro breve tratto di pianura, si giungerà in uno dei più noti centri della zona, quella Zafferana che deve la sua celebrità al suo planetario e alla colata che nel 1992 si fermò miracolosamente a pochi metri dall’abitato, nel luogo dove sarà poi innalzato un capitello votivo dedicato alla Madonna della Provvidenza. È da Zafferana che ha, inoltre, inizio un altro versante dell’Etna, l’unico finora rimasto “inesplorato” dalla corsa rosa e che permette di raggiungere il Rifugio Sapienza in una ventina di chilometri. A questo punto della gara i corridori andranno, invece, ad affrontare i 6.5 Km al 4.7% della salita di Andronico, che qualche elemento del gruppo ricorderà d’aver affrontata nel 2017 nelle fasi iniziali della Pedara – Messina, tappa di tutt’altro spessore terminata con il successo allo sprint del colombiano Fernando Gaviria. A un breve tratto in quota dopo la scollinamento seguirà il “tuffo” su Linguaglossa, dalla quale si andrà a imboccare l’ombrosa “Mareneve”, la strada immersa nella pineta che condurrà fino alla stazione sciistica realizzata sul versante nord dell’Etna. Di neve certamente i corridori non ne troveranno, il mare sì… quello di tifosi che avvolgeranno come una coltre il gruppo e lo scalderà come solo le genti del sud sanno fare.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Enna, Torre di Federico II

Il Granfonte di Leonforte set del film “La bella società” (www.davinotti.com)

Il Granfonte di Leonforte set del film “La bella società” (www.davinotti.com)

Agira, chiesa dell’abbazia di San Filippo

Agira, Cimitero di guerra canadese

Lago di Pozzillo

Un “assaggio” delle contradanze del carnevale di Regalbuto

Chiesa di Santa Maria dell’Alto, la chiesa madre di Paternò

Belpasso, chiesa di Santa Maria Immacolata

Zafferana Etnea, la cappelletta eretta nel luogo dove s’arrestò miracolosamente una colata lavica nel 1792

L’Etna fumante e, in trasparenza, l’altimetria della quinta tappa del Giro 2020 (www.quotidiano.net)

L’Etna fumante e, in trasparenza, l’altimetria della quinta tappa del Giro 2020 (www.quotidiano.net)

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