SORPRESA NAVARDAUSKAS, TREGUA TRA I BIG
Secondo successo stagionale per il passista veloce lituano della Garmin-Sharp, sulla carta tra i meno quotati dei 20 fuggitivi di giornata, attacca insieme a Daniel Oss per poi staccare il trentino sull’ascesa finale e conquistare in solitaria il traguardo in cima al Vajont con Stefano Pirazzi che chiude 3° e rafforza la maglia azzurra di miglior scalatore, mentre gli uomini di classifica non si muovono e arrivano insieme al traguardo ad eccezione di Beñat Intxausti che guadagna 18 secondi.
Foto copertina: Navardauskas giunge solitario al traguardo del Vajont (foto Bettini)
A 50 anni dalla frana del monte Toc che costò la vita a circa 2000 persone il Giro d’Italia approda al Vajont in occasione dell’11a tappa, 182 km con partenza da Tarvisio caratterizzati dalla lunghissima ma molto pedalabile ascesa di Sella di Campigotto poco oltre metà percorso seguito da un lungo tratto in discesa e pianura e da una salita finale di 7 km con pendenza intorno al 6% non certo proibitiva per gli uomini di classifica ma sufficiente per tagliare fuori i velocisti; era pertanto pressochè scritto già prima della partenza che sarebbe andata via una fuga da lontano e sono stati decine i corridori che hanno tentato di andarsene finchè dopo 80 km percorsi a ritmo sostenutissimo, tanto che la media della prima ora è stata di 53 km/h complice il tracciato costantemente in leggera discesa, hanno avuto via libera da parte del gruppo Ramunas Navardauskas (Garmin-Sharp), Guillaume Bonnafond (Ag2r), Paul Martens (Blanco), Daniel Oss (Bmc), Leonardo Duque (Colombia), Cayetano Sarmiento (Cannondale), Egoi Martinez (Euskaltel), Johan Le Bon (Fdj), Vladimir Gusev (Katusha), Juan Josè Cobo (Movistar), Jens Keukeleire (Orica-GreenEdge), Yaroslav Popovych (RadioShack), Patrick Gretsch (Argos-Shimano), Eugeni Petrov (Saxo-Tinkoff), l’ex maglia rosa Salvatore Puccio (Team Sky), la maglia azzurra Stefano Pirazzi (Bardiani-Csf), due atleti già protagonisti della frazione del Montasio in cui sono stati ripresi a pochi km dal traguardo come Jackson Rodriguez (Androni) e Serge Pauwels (Omega-QuickStep) e infine Danilo Di Luca (Vini Fantini), sulla carta l’uomo da battere in virtù dell’ottima condizione dimostrata fin qui: dunque ben 20 corridori di altrettante formazioni diverse in avanscoperta con le sole Lampre-Merida e Lotto-Belisol a non essere rappresentate oltre naturalmente all’Astana della maglia rosa Vincenzo Nibali che si è schierata compattamente in testa al plotone con una velocità di crociera che ha fatto sì che il vantaggio degli uomini di testa, tutti comunque piuttosto lontani nella generale, si mantenesse intorno ai 5 minuti.
Lungo l’ascesa verso Sella Campigotto è successo poco o nulla, salvo lo scatto di Pirazzi per prendere i punti del gran premio della montagna e una breve fuoriuscita dal gruppo di Robert Vrecer (Euskaltel) che si è immediatamente rialzato, mentre nella successiva discesa Gretsch ha allungato e, facendo valere le sue doti di passista che nel 2008 a Varese lo hanno portato alla medaglia d’argento nella prova a cronometro dei Mondiali under 23 alle spalle di Adriano Malori, è arrivato ad avere fino a 2′ di margine sugli ex compagni di fuga che stentavano a trovare un accordo, finchè ai -25 dal traguardo Di Luca non si è mosso in prima persona venendo però immediatamente ripreso: è stato quindi Bonnafond a provare a prendere il largo ma l’azione decisiva è stata quella di Navardauskas e Oss, entrambi sulla carta privi di chances di vittoria in caso di arrivo insieme agli altri ai piedi della salita finale, che hanno superato a doppia velocità il francese e hanno proseguito di buona lena, guadagnando rapidamente terreno sia sul resto dei contrattaccanti che hanno continuato a scattarsi in faccia tra loro sia su Gretsch che dopo il grande sforzo precedente ha esaurito la benzina, venendo ripreso ai -16 dal traguardo e distanziato poco più avanti su uno strappetto.
Sulle prime rampe della scalata verso il Vajont Navardauskas ha tentato ripetutamente di staccare Oss che ha risposto alle prime due accelerazioni ma a 5 km dal traguardo non ha più retto il ritmo del lituano che si è involato verso il successo, il secondo stagionale dopo quello in una tappa del Tour de Romandie caratterizzato da un finale convulso, confermando il grande feeling con il Giro d’Italia dopo le due giornate in maglia rosa della passata edizione e regalando un sorriso alla Garmin-Sharp dopo il crollo di Ryder Hesjedal: Oss ha chiuso con un ritardo di 1′08” mentre per il terzo gradino del podio l’ha spuntata Pirazzi, il che gli ha consentito di rafforzare una maglia azzurra che salvo imprevisti dovrebbe saldamente mantenere fino a Brescia, chiudendo a 2′59” seguito a breve distanza da Puccio, Martens, il grande deluso di giornata Di Luca e Martinez tutti a 3′07” e via via dal resto dei fuggitivi. In gruppo l’Astana, con un Paolo Tiralongo in ripresa dopo i guai fisici della prima metà del Giro ha controllato la situazione e i timidi tentativi del giovane Diego Rosa (Androni), comunque autore una corsa rosa fin qui egregia, e di Francis De Greef (Lotto-Belisol) ma anche di un Michele Scarponi (Lampre-Merida) intenzionato a riscattarsi dopo la mezza crisi del Montasio non hanno sortito effetti e il solo Beñat Intxausti (Movistar) è riuscito ad avvantaggiarsi nel finale e guadagnare 18” sugli altri uomini di classifica giunti tutti insieme al traguardo, balzando al 9° posto in una generale sempre guidata da Nibali con 41” su Cadel Evans (Bmc), 2′04” e 2′05” su Rigoberto Uran e Bradley Wiggins (Team Sky), 2′12” su Robert Gesink (Blanco) e 2′13” su Scarponi: la lotta per la maglia rosa si riaccenderà nel weekend franco-piemontese con gli arrivi in quota di Bardonecchia-Jafferau e del Col du Galibier, peraltro con previsioni meteo tutt’altro che confortanti, e nel frattempo torneranno in scena le ruote a cominciare dalla 12a tappa, 134 km da Longarone a Treviso con gli strappi di Cà del Poggio e del Montello che non dovrebbero creare problemi agli sprinter alla luce degli ultimi 35 km interamente pianeggianti.
Marco Salonna
TARVISIO – VAJONT: IL GIORNO DELLA MEMORIA
Il Giro è una festa che dura ininterrottamente per tre settimane. Ma, ogni tanto, la corsa rosa si sofferma nei luoghi nei quali la storia della nostra nazione è stata profondamente incisa da eventi tristi e il lago del Vajont è uno di questi. Nel cinquantenario del disastro che spazzò via Longarone la “corsa rosa” vi porrà il traguardo della seconda frazione alpina, sulla carta una giornata che non dovrebbe provocare particolari scossoni alla classifica. Ma sarà pur sempre un arrivo in salita e, con la precedente e interminabile ascesa verso la Sella Ciampigotto, potrebbe esserci sorprese in agguato dietro l’ultima curva.
Non sempre la musica del Giro è risuonata alta e lieta. Ci sono stati momenti, nei suoi 103 anni di vita, nei quali la corsa ha smorzato i toni della festa per un triste evento che era andato a intersecare le vicissitudini della corsa (la scomparsa di Papa Giovanni XXIII il 3 giugno del 1963, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro il 9 maggio del 1978) o che sulle stesse strade si era consumato, come l’ancora vivo ricordo del mortale incidente accorso a Wouter Weylandt nel 2011. In altre occasioni si è scelto, invece, d’interrompere per un momento il “baillame” e fermarsi a far memoria di un fatto che, anni prima, aveva profondamente lasciato un segno nella storia della nostra nazione, come la strage di Marcinelle e il terremoto del Friuli del 1976, entrambi rievocati nell’edizione del 2006. Quest’anno sarà ancora il Friuli il luogo della memoria perché il 15 maggio del 2013 il Giro renderà omaggio alle quasi 1900 vittime del disastro avvenuto il 9 ottobre del 1963 quando una frana, caduta dal Monte Toc nel lago artificiale del Vajont, provocò una gigantesca ondata che si abbatté sulla sottostante valle del Piave e sulla città di Longarone, che fu quasi totalmente distrutta, provocando allagamenti fino alla lontana Belluno. Il ricordo avrà la forma di una tappa di montagna senza troppe pretese che si concluderà proprio a breve distanza dal lago e che rappresenterà il secondo arrivo in salita del Giro 2013. Oggi non s’incontreranno pendenze significative e, di conseguenza, non si dovrebbe vedere grossa selezione nel gruppo dei migliori, sempre che qualcuno non abbia ancora smaltito le fatiche della tappa del giorno precedente, certamente più impegnativa. In tal caso c’è il rischio che rimanga nelle gambe l’odierna ascesa alla Sella Ciampigotto, inedito valico che non farà certo male per le sue tenere inclinazioni, ma che non va comunque sottovalutato poiché impegnerà il gruppo per parecchio tempo, trattandosi di una salita lunga quasi 30 Km. A questo punto anche la salita verso il traguardo, anch’essa non particolarmente dura, rischierebbe di trasformarsi in un calvario per chi sarà in debito d’energie, senza possibilità di purgatorio perché l’arrivo sarà in cima e non ci sarà una discesa per tentare di recuperare.
L’undicesima tappa, siamo arrivati al “giro di boa” della corsa rosa, prenderà il via da Cave del Predil, piccola frazione di Tarvisio posta ai piedi dell’omonimo valico verso la Slovenia. I primi 50 Km sarà tutti una dolcissima planata, interrotta solo dalla modestissima Sella di Camporosso, il meno elevato tra i grandi valichi alpini, spartiacque tra il bacino del Mediterraneo e quello del Mar Nero. Transitato ai piedi del Monte Santo Lussari – frequentato sia come stazione sciistica (è stato sede di diverse gare della Coppa del Mondo di sci femminile), sia come luogo di pellegrinaggi al santuario detto “dei tre popoli” perché non lontano da qui s’incontrano i confini di Italia, Austria e Slovenia – il tracciato della frazione toccherà nuovamente Pontebba e poi farà ritorno in Carnia. Riattraversata Tolmezzo si proseguirà ancora per qualche chilometro paralleli al corso del Tagliamento per poi, una volta raggiunta Villa Santina (interessante la pieve romanica di Santa Maria Maddalena), infilarsi nel Canale di Gorto, nome con il quale è conosciuta la Val Degano, una delle sette della Carnia, percorsa dall’omonimo torrente. L’unico centro della valle a essere attraversato dai “girini” sarà Ovaro, comune iscritto al BAI (il club dei “borghi autentici d’Italia”) e impreziosito dalla presenza del principale edificio religioso della valle (la Pieve di Gorto, situato presso la frazione Agrons) ma noto ai più per essere la base d’attacco del versante più duro del Monte Zoncolan, sul quale si sono finora concluse quattro frazioni della corsa rosa. Poco dopo si passerà nella bucolica Val Pesarina, una delle meno conosciute del Friuli, risalendo la quale ci si porterà in 29 chilometri spaccati ai 1790 metri della Sella Ciampigotto, primo GPM giornaliero, dove si giungerà dopo aver superato un dislivello di 1277 metri e una pendenza media del 4,4%, con rarissimi ma incisivi picchi a due cifre, come il 17,4% raggiunto nella seconda meta dell’ascesa. La prima metà, la più dolce della salita, si snoda attraverso le piccole frazioncine che costituiscono il comune sparso di Prato Carnico, sulle quali spicca per importanza Pesariis, abitata da appena 178 persone ma conosciuta per essere uno dei principali centri italiani per la produzione di orologi, attività praticata fin dal XVIII secolo e alla quale è dedicata un interessante museo. Questo piccolo centro divenne per qualche ora anche un set cinematografico nel 1982, quando vi furono girate alcune movimentate scene di “Porca vacca”, film con Renato Pozzetto ambientato nei difficili anni della prima guerra mondiale.
Seguendo un versante più “deciso” rispetto a quello appena percorso (la discesa dalla Ciampigotto misura 17 Km è ha una pendenza del 6,2%, massima del 24,2% subito dopo lo scollinamento), il gruppo lascerà il Friuli per planare nel veneto Cadore toccando l’interessante centro di Vigo di Cadore, dove merita una sosta la chiesa di Sant’Orsola, adorna di un ciclo d’affreschi trecenteschi.
Raggiunta la valle del Piave, la discesa s’interromperà per qualche chilometro e inizierà un tratto a saliscendi che si concluderà con la facile salita (2 Km al 5%) verso Pieve di Cadore, il capoluogo storico di questa regione, conosciuto per aver dato i natali al celebre pittore Tiziano Vecellio. Ripresa la discesa all’uscita da Pieve, raggiunta Perarolo – un tempo punto di partenza delle zattere che, navigando sul Piave, trasportavano il legname dei boschi della zona a Venezia – questa lascerà il passo alla pianura, nei quasi 20 sinuosi chilometri che si percorreranno sul vecchio tracciato della “Strada di Alemagna”, antico tratturo d’epoca romana divenuto nel medioevo un’importante via di comunicazione tra Venezia e l’Europa centrale, ricostruita nell’800 dall’arciduca Ranieri d’Austria, terzo viceré del Regno Lombardo-Veneto.
Attraversato il centro, forzatamente moderno, di Longarone, il passaggio sul Piave rappresenterà il punto d’attacco dell’ascesa finale, che terminerà circa sei chilometri e mezzo più in alto, presso il bivio per Casso, dopo aver affrontato una pendenza media del 5,4%, assolutamente non temibile, ma con un “guizzo” finale di quasi mille metri al 7% che inizierà proprio accanto alla diga del Vajont, rimasta indenne nel disastro di 50 anni fa. L’arrivo non sarà proprio a portata di mano, dovendosi percorrere altri 3 Km per andare al traguardo, tutti in quota e privi di tratti di reale salita, ma quell’ultima impennata potrebbe sorprendere i corridori che avranno ancora in corpo le tossine del Montasio e quel tratto successivo, che non consente recuperi, potrebbe contribuire a complicare lo stato di crisi. Insomma, una tappa della memoria…. che qualcuno potrebbe non scordarsi facilmente!
MODIFICHE AL PERCORSO
Accorciata la salita finale. Di fatto si arriverà al termine reale della salita, all’altezza del bivio per Casso, senza affrontare gli ultimi 3 Km in quota e privi di pendenza.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Camporosso (811m). Valicata dalla SS 13 “Pontebbana” tra Camporosso in Val Canale e Ugovizza, è quotata 816 sull’atlante stradale del TCI. Il Giro d’Italia non vi è mai transitato; era previsto il passaggio (senza GPM) nel 1994, durante la tappa Kranj-Lienz, ma il tracciato fu modificato all’ultimo momento a causa di una frana caduta lungo l’ascesa al Passo di Pramollo, che dirottò la carovana sul valico doganale di Coccau.
Forcella Lavardet (1531m). Larga insellatura attraversata dalla SS 465 “della Forcella Lavardet e di Valle San Casciano”, che mette in comunicazione Campolongo (Santo Stefano di Cadore) con Prato Carnico. Dalla sella si stacca la SS 619 “di Vigo di Cadore”, che raggiunge questo centro salendo fino alla Sella di Ciampigotto. Il Giro salirà a quest’ultima proprio passando per la Forcella Lavardet (da Prato Carnico).
Sella di Ciampigotto (1790m). Valicata dalla SS 619 “di Vigo di Cadore”, mette in comunicazione questo centro con Prato Carnico, passando per la Forcella Lavardet. Per la prima volta nella storia sarà GPM al Giro d’Italia.
Sella Laggio di Cadore (944m). Attraversata dalla SS 619 “di Vigo di Cadore”, poco prima di giungere a Vigo (provenendo dalla Ciampigotto), coincide con l’omonimo abitato.
Sella Vigo di Cadore (951m). Coincide con l’omonimo abitato
Sella Pieve di Cadore (858m). Coincide con l’omonimo centro abitato, situato nell’insellatura che separa il Col di Contras dal Montericco. A Pieve si sono concluse tre tappe del Giro: vincitori sono stati Mario Vicini nel 1940, Gino Bartali nel 1947 e Roberto Ceruti nel 1979.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Foto copertina: la copertina del “Corriere della Sera” che annunciava il disastro del Vajont (www.bottaonline.net)

Cave del Predil (montagneluminose.blogspot.it)

Santuario di Monte Lussari (agriturismo.agraria.org)

Villa Santina, pieve di Santa Maria Maddalena (panoramio)

Ovaro, pieve di Gorto (www.sentierinatura.it)

Scena di <<Porca vacca>> girata a Pesariis, davanti alla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (www.davinotti.com)

Sella Ciampigotto (cycloclimbing.com)

Vigo di Cadore, chiesa di Sant'Orsola (tripadvisor.com)

Pieve di Cadore, casa natale di Tiziano (flickr)
Diga del Vajont (www.airvision.it)
14-05-2013
maggio 15, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il colombiano Rigoberto Urán Urán (Sky ProCycling) si è imposto nella decima tappa, Cordenons – Altopiano del Montasio, percorrendo 167 Km in 4h37′42″ alla media di 36,082 Km/h. Ha preceduto di 20″ il connazionale Betancur Gómez e di 31″ l’italiano Vincenzo Nibali (Astana Pro Team), che ha conservato la maglia rosa, con 41″ sull’australiano Evans e 2′04″ su Urán Urán.
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale Pro Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, Palmdale – Santa Clarita, percorrendo 177,5 Km in 4h20′31″ alla media di 40,880 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Matthews e lo statunitense Farrar. Miglior italiano Cesare Benedetti (Team NetApp – Endura), 15°. Il colombiano Javier Alexis Acevedo Colle (Jamis – Hagens Berman) è ancora leader della classifica con 12″ sullo statunitense Van Garderen e 27″ sull’irlandese Deignan. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 79° a 25′54″
ROYAL SMILDE OLYMPIA’S TOUR (Paesi Bassi)
L’olandese Jeff Vermeulen (Metec – TKH Continental Cyclinteam) si è imposto nella prima tappa, Noordwijkerhout – Hoofddorp, percorrendo 180,1 Km in 3h52′30″ alla media di 46,477 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Stroetinga e Wippert. L’olandese Coen Vermeltfoort (Cyclingteam De Rijke – Shanks) è ancora leader della classifica, con 6″ su Vermeulen e 9″ sull’australiano Flakemore.
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI MONTASIO
maggio 14, 2013 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Come negli ultimi anni, dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; i punti salienti della tappa a venire; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1963. Seguiteci.
Foto copertina: per il Giro il Montasio s’è messo l’abito rosa (facebook)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Italia
Uran spiana il Montasio. Nibali controlla, Wiggo perde (Gazzetta dello Sport)
Giro, prime salite. Wiggins si stacca (Corriere della Sera)
Regno Unito
Team Sky rider Rigoberto Uran wins stage 10 as Bradley Wiggins loses more time on leaders (The Independent)
Uphill all the way as Wiggins slips further back (The Times)
Rigoberto Urán triumphs as Sir Bradley Wiggins suffers huge losses (The Daily Telegraph)
Francia
Sky qui rit, Sky qui souffre (L’Equipe)
Spagna
Urán toma el mando del Sky (AS)
Colombianos al poder en el Giro (Marca)
Wiggins no va; Urán sí (El Mundo Deportivo)
Belgio
Uran remporte la première étape de montagne en solitaire (Le Soir)
Uran wint, Wiggins verliest weer tijd op Nibali (De Standaard)
Le Colombien Uran s’impose à la 10e étape, Nibali reste en rose (L’Avenir)
Uran en grimpeur solitaire (La Dernière Heure/Les Sports)
Nibali creuse l’écart, Wiggins et Hesjedal perdent (encore) du terrain (Sudinfo.be)
Uran wint in Giro, Wiggins verliest weer tijd op Nibali (Het Nieuwsblad)
Paesi Bassi
Nieuwe top-5 Giro: Gesink zakt (De Telegraaf)
Germania
Nibali beim Giro weiter vorn – Uran gewinnt Alpenetappe (Berliner Zeitung)
Uran gewinnt, Wiggins verliert weiter an Boden (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)
Canada
Colombia’s Uran wins first big mountain stage of Giro d’Italia (The Globe and Mail)
USA
Uran Takes Giro Stage 10, Nibali Retains Overall Lead (The New York Times
Colombia
Urán ganó la etapa 10 del Giro de Italia; Betancur llegó de segundo (El Tiempo)
Rigoberto Urán gana la décima etapa del Giro de Italia (El Espectador)
Australia
Gritty Evans holds second place in Giro (The Age)
Cadel holds second as Wiggins drops (The Australian)
Evans holds second as Wiggins drops(Herald Sun)
BOX POPULI
Ogni giorno, a partire dalla prima tappa, qui troverete i commenti degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
Mauro Facoltosi: Secondo voi accadrà qualcosa già sul Cason o aspetteranno l’ascesa finale?
Nebe1980: Come salita secondo me i big aspetteranno quella finale perchè dopo la discesa ci sono 20 Km di falsopiano o comunque di tratto logorante dove il gruppo ha un enorme vantaggio. Comunque il Cason lo faranno forte con le squadre. La prima parte di discesa è tecnica se ci sarà qualche debole pioggia come dicono le previsie, Wiggins potrebbe perdere terreno e se ne dovesse perdere parecchio la corsa potrebbe prendere un’altra piega. Comunque il grosso si giocherà da dopo il bivio di Sella Nevea. Buona tappa a tutti
DOPO LA TAPPA
Scattista: purtroppo ho visto solo gli ultimi 2 km. Quello che mi piace sono sti colombiani! Sentiti alle interviste sono simpaticissimi e più spigliati degli altri. E’ bello sentire la loro passione per la bicicletta. Bravi. Betancur pensavo fosse più da classiche/scattista invece a quanto pare va bene anche su montagne lunghe.
La Sky (al di là della tipica montatura da giornalismo italiano sui conflitti interni/leaders ecc) è in svantaggio rispetto a Nibali, ma ha due punte su cui contare e potrà inventarsi qualcosa. ovviamente poi contano le gambe, ma penso sarà un bel giro ancora fino alla fine. Evans bravissimo. Nibali ha preparato il Giro perfettamente e finora lo ha corso altrettanto.
Profpivo: Ma Sky come corre? Ormai è evidente che Wiggins è venuto al Giro in condizione tutt’altro che perfetta: vuole tentare la doppietta col Tour, ma difficilmente qui riuscirà a spuntarla contro un Nibali mai così in forma. Sky per me fin dall’inizio ha puntato anche su Uran, lo dimostra l’episodio di Serra San Bruno quando l’hanno tenuto davanti per giocarsi la tappa. Ma allora perché l’hanno fermato a Pescara, facendogli perdere oltre un minuto e mezzo che ora potrebbe rivelarsi determinante? Oggi ottimo Nibali, anche se l’Astana sembra tutt’altro che inattaccabile, alla fine sull’ultima salita si è trovato col solo Agnoli ormai alla canna del gas. Evans un leone, ma mi sembra parecchio al limite. Mentre delude ancora una volta Gesink, non riesce mai a fare il salto di qualità.
MirkoBL: Comunque quasi tutti sono lì a rimarcare che Wiggins si è staccato, eppure lo ha fatto nel tratto più ripido, quindi quello non adatto a lui, e ha perso solo 30 secondi. A sentire in giro sembra che abbia perso 3 minuti…
Poi non vincerà comunque, ma c’è gente messa molto peggio.
Scarponi è stato molto più deludente: sembrava in forma e si è staccato ancora prima di Wiggins, e lui sì che avrebbe dovuto tenere le ruote in quel punto.
Howling Wolf14: Ritengo anch’io che la Sky possa giocare con convinzione anche la carta Uran. Nibali inattaccabile? Sembra. Ma a volte l’apparenza inganna. Probabilmente è così, ma anche, alla fine, per la povertà degli avversari. Evans non è al cento per cento, Gesink e Sanchez sono sotto le aspettative, Scarponi è già alla canna del gas, Hesjedal si è autoeliminato, Pozzovivo fa gli scatti ma poi non è in grado di continuare la progressione. Resta veramente il solo Uran. Che però ritengo inferiore a Nibali. Nibali ha la corsa in mano. Però, attenzione. Non siamo nemmeno a metà corsa. Sarà decisiva l’ultima settimana. Nibali è un corridore che anche quando ha avuto delle crisi non ha mai subito cocenti debacle. La giornata negativa arriverà anche per lui, ma secondo me saprà gestirla con saggezza. E soprattutto avrà già accumulato un vantaggio che lo renderà inattaccabile.
Si parla un po’ troppo di Wiggins, effettivamente. Anche a sproposito, a volte. Quindi sono d’accordissimo con te. Quanto a Scarponi, questa volta Cassani, che generalmente non sbaglia nelle analisi tecniche, ha toppato in pieno. Ha detto, durante la cronaca, che lo vedeva pedalare bene. A me Scarponi non ha mai convinto. E’ un mediocre che cerca di restare agganciato con i denti al treno dei più bravi. E’ un lottatore, e di questo gli va dato merito, ma come potenzialità e come classe ha pochi numeri.
Trautman80: Un percorso del genere meritava distacchi piu’ pesanti, senza il falsopiano dopo Pontebba la gara sarebbe esplosa gia’ sul Cason di Lanza. Infatti dopo la discesa erano meno di venti nel gruppo maglia rosa, hanno aspettato che rientrasse qualcuno. Purtroppo vedremo altre salite tirate dalla sky al completo, Nibali ha si e no gli uomini per difendersi, gli altri non hanno squadra e a volte neanche le gambe. Fa piacere che non ci siano stati problemi logistici data la strada stretta, anche la discesa era un po’ esposta . Qualcuno conosce i tempi di salita e le vam (al netto del falsopiano del cason di lanza)?
Salitepuntocià: In effetti persino io difendo Wiggin’s. Ha perso solo 30″ e nell unico tratto estremo non adatto a lui, non capisco la sorpresa di alcuni. Che è al top lo ha detto lui stesso, lo ha detto la crono. Se avesse fatto la discesa della crono in maniera normale, anche alla Basso, e senza l incidente meccanico, aveva la maglia rosa sulle spalle più la cronoscalata da fare. Il suo limite abbiamo visto è la testa, han programmato alla SKY un piano perfetto ma la paura in discesa ha frantumato tutto. Per me ora fossi la SKY userei Wiggin’s per attaccare sul galibier o
far da lancio a Uran, tutta la Sky è al top e menomale non ci sono altre
crono squadre!…
Jack.ciclista: Io la penso come te. Non ho visto Wiggins fuori forma, anzi ! E la classifica attuale potrebbe permettere all’inglese di rischiare un attacco inaspettato per fare un colpo grosso tenendo Uran pronto a giocare di rimessa. Un poco come Nibali un paio di anni fa che costrinse Vinokurov, Evans & Co. a spremersi favorendo la vittoria finale di Basso.
in collaborazione con gli utenti del Forum dello scalatore (www.salite.ch)
DISCOGIRO: la colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it
El Merendero
a cura di DJ Jorgens
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della tappa Tarvisio (Cave del Predil) – Vajont 1963/2013
Tarvisio (Cave del Predil) : poco nuvoloso con possibilità di deboli ed isolate piogge, 17,2°C (percepiti 16°C), venti deboli da S (10-19 Km/h), umidità al 52%
Chiusaforte (Km 44,8): poco nuvoloso, 19,7°C (percepiti 18°C), venti moderati da S (10-18 Km/h), umidità al 52%
Prato Carnico (Km 95,9): poco nuvoloso con possibilità di deboli ed isolate piogge, 18,4°C (percepiti 15°C), venti moderati da S (18-28 Km/h), umidità al 56%
Pieve di Cadore – Traguardo volante (Km 148,2): pioggia debole (0,2 mm) e schiarite, 15,9°C (percepiti 13,5°C), venti moderati da SSE (12-19 Km/h), umidità al 63%
Vajont 1963/2013: pioggia debole (0,2 mm) e schiarite, 16,5°C (percepiti 14°C), venti moderati da SSE (12-19 Km/h), umidità al 67%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa
De Stefano: “Il ciole” (sole)
Conti, commentando le immagini della tappa di Piancavallo del 1998: “Giro d’Italia del 1978″
Pancani: “Questo è lo Jôf di Montasio, la cima più alta del Friuli” (è la seconda, la più alta è il Coglians)
Cassani: “Si sono reso conto”
De Luca: “Le prima settimana”
Pancani: “Volontiari”
Pancani: “Sono due salite inedita”
De Luca: “Ammilaglia” (sei stato posseduto dall’anima di Ji Cheng?)
Pancani: “Confine non solo politico ma, per certi versi, culturali”
Pancani: “Abbazia di Maggio Udinese” (Moggio)
Pancani: “A Sella Nevea incomincia il tratto inedito” (l’intera salita era inedita)
De Stefano: “Ci vediamo domani con Anteprima Giro, poi il Processo, la diretta”
IL GIRO DI GOMEZ
Come al Tour dello scorso anno, in questa rubrica vi faremo rileggere i piani alti della classica, come li avrebbe visti Gomez Addams nelle sue letture del giornale in “verticale”… vale a dire le classifiche giornaliere viste al contrario, dal punto di vista della maglia nera!
10a tappa: Cordenons – Altopiano del Montasio
1° Edwin Alcibiad Avila Vanegas
2° Mattia Gavazzi s.t.
3° Davide Appollonio a 23″
4° Steve Morabito a 44″
5° Giairo Ermeti a 53″
Classifica generale
1° Mattia Gavazzi
2° Jack Bodridge a 9′06″
3° Rafael Andriato a 11′50″
4° Adam Blythe a 17′35″
5° Miguel Minguez Ayala a 18′16″
QUELLA VOLTA CHE SI PARTI’ DA NAPOLI
Tuffo nella storia del Giro del 1963, il primo e finora unico partito da Napoli. Ci condurranno indietro di 50 anni i titoli del quotidiano “La Stampa” e le altimetrie d’epoca dell’archivio di www.ilciclismo.it
10a TAPPA: LA SPEZIA – ASTI – 28 maggio 1963
TACCONE AD ASTI BATTE SEI COMPUGNI DI FUGA
Movimentato finale di tappa nel Giro ciclistico d’Italia – Fontana e Zaimbro hanno iniziato l’episodio decisivo sulla Scoffera
Il corridore abruzzese si è imposto in una combattuta volata, ed ha ancora ridotto il suo distacco dalla Maglia rosa Ronchini – Il gruppo dei migliori è giunto al traguardo 4′41” dopo l’arrivo dei sette di testa – Tentativi di fuga di Balmamion hanno animato la prima parte della corsa – Oggi 130 km. da Asti ad Oropa
ARCHIVIO ALMANACCO
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2a tappa: Ischia – Forio (cronosquadre)
3a tappa: Sorrento – Marina di Ascea
4a tappa: Policastro Bussentino – Serra San Bruno
6a tappa: Mola di Bari – Margherita di Savoia
8a tappa: Gabicce Mare – Saltara (cronometro)
9a tappa: Sansepolcro – Firenze
LA COLOMBIA SALTA IN SELLA: FUOCO E FIAMME TRA LE NEVI FRIULANE
La Sky prende in mano la tappa, e intavola una strategia offensiva incentrata su Urán, che vince la tappa. Nibali però gestisce la situazione mentre la corsa esplode in una serie di allunghi e crolli nei muri al 20% dopo Sella Nevea. Un altro secondo posto per Betancur, che dichiara di non aver voluto chiudere sul connazionale per spirito di patria. Wiggo traballa ma regge bene, sempre forte Evans.
Foto copertina: Uran affronta quasi senza sentire la fatica le tremende rampe del Montasio (foto Bettini)
La tappa è lunga e avventurosa, ma all’ascesa finale si arriva pressoché compatti.
Fin lì ci si diverte con tattiche ad ampio raggio e il folklore offensivo dell’enfant du pays: c’è presto spazio per una fuga robusta, da Tour de France, con volti inattesi e impavidi come quelli di Viviani, Gatto e Bennati. Velocisti atipici lanciati in una pazza escursione tra le montagne (per esser certi di farcela nel tempo massimo, forse). Una fuga, comunque, che stuzzica fantasie napoleoniche di grandi strategie, con pedine importanti spinte in avanti, e a coppie, da Garmin così come da Radioshack: Millar e Dekker da un lato, Popovych e Machado dall’altro. Gregari di lusso, già capitani o prime punte in passato: oggi potenziali appoggi per assalti a lunga gittata da parte di chi, come Hesjedal o Kiserlovski, potrebbe nutrire grandi ambizioni.
Hesjedal, però, crolla già sulle rampe strette e serpeggianti verso Cason di Lanza. Il suo Giro d’Italia, per la generale almeno, finisce qui. Venti minuti il suo ritardo sulla linea del traguardo. Arrivederci per una vittoria di tappa, se la salute o le forze torneranno per tempo. Ryder rientra nella sua dimensione, il suo exploit l’ha avuto e con esso ha colto l’occasione della vita: era un anno fa.
Un po’ a sorpresa sulla prima grande salita c’è la Sky a rullare un ritmo intenso, dopo che l’Astana si era fatta carico come da copione della testa del gruppo, apparendo tuttavia disponibile a lasciare spazio alla fuga.
Con Zandio e Siutsou e menare le danze le vittime si assiepano in fondo al gruppo, e cedono metri e minuti. Oltre a Hesjedal soffrono molto Henao e Samuel Sanchez, che però rientreranno in discesa; i segnali preoccupanti troveranno comunque conferma nel finale, che li vedrà perdere tre-quattro minuti a testa. Forse non una scelta azzeccatissima da parte degli uomini in nero, che sfoltiscono così la forchetta del proprio tridente per la generale.
C’è da dire che anche due uomini destinati ad affiancare Nibali in tappe come questa vengono fatti fuori: si tratta di Tiralongo e Aru, entrambi afflitti da seri problemi di salute, con febbre e dissenteria.
Sia come sia, il gruppo si sgretola, e nel tratto più duro è Pellizotti ad azzardare con il giovanissimo compagno Diego Rosa un bell’attacco, che potrebbe nei piani di Savio anche avvalersi del supporto di Jackson Rodriguez, dimostratosi nel frattempo l’uomo più forte nella fuga.
Oggi però il destino smonta ogni pianificazione troppo arzigogolata: si susseguono le cadute e gli incidenti meccanici, Nibali deve fermarsi in salita e riaggiustarsi la catena da sé (invece che scagliare via la bici: buona idea!), perde qualche centinaio di metri, ma rientra senza patemi, Rodriguez testa della corsa rompe il cambio a più riprese e mal digerisce la prospettiva di attendere Pellizotti, che da parte sua finisce per terra scendendo da Cason di Lanza. Una pletora di contrattempi che lasciano più d’un dubbio sui materiali imposti ai team per motivi essenzialmente di sponsor.
Per fortuna, ad ogni modo, nulla di grave: l’Astana conduce la discesa tecnica con Agnoli a pilotare Nibali, dopo aver sostituito gli Sky in prossimità del Gpm tramite una accelerazione brutale che sferza e allunga il gruppo. Nessun attacco dei celesti, comunque. Agnoli e Nibali scendono in sicurezza, alimentandosi, mentre dietro Wiggins tiene il ritmo pur beccando un buco dopo l’altro, sempre in tensione.
La strada spiana, il gruppo torna a rinfoltirsi e la fuga viene poco a poco assorbita di nuovo sulla spinta degli uomini in nero.
Eccoci così al momento chiave della tappa. La salita verso Sella Nevea, da cui poi ci si arrampica al Montasio, è costante e impegnativa, sempre tra il 7 e l’8%. Cataldo impone un ritmo asfissiante, Kangert si sgancia, la maglia bianca Kelderman va in bambola, dopo un po’ pure Agnoli molla, Nibali è isolato, e proprio in corrispondenza di una galleria, ai -7,5km dall’arrivo, Urán saluta la compagnia e se ne va da solo. Che hanno in mente gli Sky? Forse una giocata come quella del Criterium Internazionale, o una variazione sul tema? Difficile dirlo, sta di fatto che il colombiano prende il largo.
In un primo momento è la Fantini, con Di Luca, a provare a contenere il distacco, ma ben presto è chiaro che servono misure estreme.
E la misura estrema è Valerio Agnoli.
Gladiatorio, l’uomo di fiducia di Nibali approfitta dell’esitazione nel selezionato gruppetto per rientrare, portarsi in testa, e a denti scoperti impostare il ritmo più alto che riesca a sostenere, con l’intento di condurre col minor gap possibile il proprio capitano al tratto più aspro della salita, lì dove per un paio di km buoni le scie non conteranno più granché, visto che si salirà a 12km/h…
Urán era arrivato al minuto di vantaggio, ma da qui alla fine salirà regolarissimo mantenendo una differenza oscillante tra i 20” e i 40”.
Dietro, la corsa esita, tremola, esplode.
Nibali comincia in regolarità, allunga per prendere i residui 4” di un traguardo volante, di nuovo riprende un passo costante.
I big si affiancano, si studiano, con Scarponi che per primo chiede a Niemiec di alzare il ritmo, cosa che il polacco fa senza battere ciglio. Betancur ha un problema meccanico, ma non si perde d’animo, mentre è Intxausti – come a Lago Laceno un anno fa! – a rompere gli indugi con una bella accelerazione. Gesink incassa il colpo, e dopo poco pure Wiggins. Qualcuno però, lì davanti, si sta facendo un fuorigiri non da poco, e le sgasate poi si pagano carissime quando arrivano i muri veri, stretti tornanti che artigliano le balze della montagna come salti da capre.
Scarponi molla botta e si aggrappa alla ruota del fedele Niemiec, fermato all’uopo, Intxausti scivola giù come se la strada fosse saponata, Wiggins invece, pur scomposto e sofferente, sale regolare, senza affondare, e andrà perfino a passare il marchigiano.
Betancur è tornato con i migliori, e sorveglia le ruote dei big mentre il suo compagno Pozzovivo sembra il più pimpante nel condurre l’inseguimento all’altro colombiano, quello che in maglia Sky continua a condurre la gara in piena solitudine: il lucano scava anche un piccolo buco tra sé e Nibali, ma l’impressione è che il siciliano controlli con grande padronanza. Al suo fianco un altro polacco (l’altra nazionalità del giorno, dopo i colombiani!) sembra in buonissima forma: Rafal Majka, giovanissimo, già brillante spalla per Contador nel trionfo della Vuelta 2012.
Non azzardano nulla, invece, Kiserlovski, Evans e Santambrogio, che si attestano prudenti alla ruota di Vincenzo, che proprio nel finale del tratto più selettivo, dimostrando grande freddezza, piazza un bell’allungo con cui si riporta sull’italiano dell’Ag2R. È Evans a chiudere, prima di passare addirittura, nel finale più pedalabile dell’ascesa, a dare bei cambi a Nibali nel mantenere il vantaggio sugli staccati con robuste trenate.
Il finale in pura apnea, appassionante e animato, vede l’ennesimo problema al cambio per Nibali proprio mentre stava per lanciare una fucilata ai -1500m. È invece Betancur a involarsi di pura potenza staccando tutti. Evans e Nibali si alternano in colpi di maglio che non si sa se siano collaborazione o reciproci attacchi (o le due cose assieme): chi soffre di più è Kiserlovski, che cede di qualche secondo.
Urán arriva solitario in scioltezza, Betancur è a 20”, Nibali a 31” battendo per l’abbuono Santambrogio, Evans, Majka, Pozzovivo. Kiserlovski a metà strada, sotto al minuto, mentre a poco più di un minuto – sempre da Urán – ecco entrare Intxausti, Wiggins, Niemiec e Scarponi, Gesink. Poi cominciano a volare i minuti.
Ancora una tappa bellissima, e non solo per i paesaggi da urlo finalmente ripresi con immagini all’altezza. Giornata entusiasmante, imprevedibile, ricca di rivolgimenti, speranze frustrate, attese tradite, ma anche felici sorprese o gioie inaspettate. Grande doppietta colombiana (il solito Betancur un po’ burbanzoso dirà in televisione che lui Urán l’avrebbe pure ripreso, ma tra colombiani per “antica tradizione” non ci si insegue…!) e grande Vincenzo Nibali, che dimostra grande solidità nel non farsi incrinare da incidenti meccanici vari, come già in precedenza dalle cadute. Quando resta senza compagni gestisce il tutto con freddezza e precisione. Monumentale Agnoli, specialmente dal punto di vista psicologico, con un rientro quando già avrebbe potuto staccare la spina: strategicamente basilare, il suo contributo, per prevenire scatti a raffica o evitare drammatici surplace. Bravo Wiggins a lasciar spazio a Urán (se mai decide qualcosa in quanto capitano, voglio dire), e bravissimo, solidissimo, nel non crollare nel km per lui più aspro prima delle Tre Cime di Lavaredo. Non lascia certo tranquilli gli avversari, con una prestazione di questo spessore. Importanti i polacchi, Majka per sé e Niemiec per uno Scarponi un po’ appannato: anche lui, però, rende al meglio su altri terreni. Qualcosa di più ci si aspettava forse da Pozzovivo, ma il lucano avrà ancora tanto e tanto terreno, quel che è venuto finora per lui era il peggio: già non cadere e fare una buona crono sono risultati di spicco, per la prima settimana; il suo Giro comunque oggi, e comincia con un bello squillo. Un’ultima nota per Evans, vero leone e campione a tutto tondo, che non si tira indietro, che collabora con magnanimità e orgoglio, che ribatte colpo su colpo quando lo attaccano. A oggi il duellante più dappresso di Nibali è lui, sempre che la maglia rosa non voli dritta in Colombia, s’intende.
Gabriele Bugada
TUTTI IN PIEDI PER ACEVEDO
Il colombiano Javier Acevedo (Jamis-Hagens Berman) s’impone con uno splendido assolo nel primo arrivo in salita di Greater Palm Springs. Il 28enne della Jamis ha preceduto di 12 secondi uno dei favoriti come Tejay Van Garderen (BMC) e di 27 secondi l’irlandese Philip Deignan (Unitedhealthcare). Attardato di oltre nove minuti il leader della corsa Lieuwe Westra. Nuovo capo classifica è proprio il colombiano che precede nella nuova generale Van Garderen di 12 secondi.
Foto copertina: Acevedo si impone nella seconda tappa del California (foto Jonathan Devich)
Chi si fosse immaginato un finale ed un vincitore del generale dovrebbe essere premiato come “profeta dell’anno” perché pensare che Javier Acevedo, colombiano più o meno sconosciuto, potesse staccare un certo Tejay Van Garderen, quinto classificato allo scorso Tour de France, era alquanto impossibile; ma il ciclismo è fatto di sorprese e quindi tanto di cappello a questo ragazzo che si è dimostrato il più forte sulla salita finale di Greater Palm.
Seconda tappa che partiva da Murietta e terminava appunto sulla Greater Palm Springs dopo quasi 200 chilometri di corsa, e che presentava un percorso molto impegnativo vista la presenza di due salite, entrambe di prima categoria: la prima, Mountain Center, posizionata a metà percorso e la seconda, Greater Palm, nel finale.
Nella prima parte di corsa evadono dal gruppo principale quattro corridori: Chavanel (Omega-Quick Step), McCarthy (Bissel), Zwizanski (Team Optum) e Jacques-Maynes (Jamis-Hagens Berman). Questi corridori arriveranno a guadagnare un vantaggio massimo superiore ai dodici minuti, ma già all’inizio della prima salita il gruppo inizia a diminuire il distacco portandolo sotto gli otto minuti.
Tuttavia il fattore del percorso impegnativo sommato al fattore del gran caldo prosciugano le energie dei corridori in avanscoperta costringendo alla resa Zwizanski e Jacques-Maynes e così restano davanti i soli Chavanel e Mcarthy, ma anche loro saranno costretti ad arrendersi per il ritorno del gruppo, avvenuto proprio all’inizio della salita finale.
Sulle prime rampe dell’ascesa verso Palm Springs la selezione imposta da BMC e Unitedhealthcare è netta, e uno dei corridori a farne le spese è la maglia gialla Lieuwe Westra che si stacca assieme al campione del mondo Philippe Gilbert. Per effetto di tale ritmo in testa al gruppetto che ora guida la corsa rimangono appena una manciata di corridori sotto la spinta dello svizzero della BMC Mathias Frank che porta con sé: Acevedo, Van Garderen, Deignan, Rogers e Buche.
Il primo vero scatto arriva ai meno tre dal traguardo è opera di Philip Deignan che guadagna subito una trentina di metri, mentre dietro Frank sembra controllare mantenendo sempre un ritmo regolare; ma non per molto visto che ad un chilometro e mezzo dall’arrivo l’allungo di Acevedo e la pronta risposta di Van Garderen costringono gli altri tre a staccarsi.
La coppia Van Garderen-Acevedo, grazie all’ottimo ritmo imposto dal primo, raggiunge in pochi attimi il battistrada che, appena ripreso, non riuscirà comunque a seguire gli altri due.
Passato il triangolo rosso dell’ultimo chilometro è ancora Van Garderen ad imporre il ritmo seguito a ruota dalla sorpresa Acevedo: sarà proprio quest’ultimo a vincere la tappa grazie ad uno scatto secco ai 500 metri che lascia “di stucco” anche l’americano, che si deve accontentare della seconda posizione a 12” dal colombiano, mentre al terzo posto si classifica l’irlandese Deignan a 27”.
Dietro di loro, il vuoto: il quarto è Frank che giunge a 55” assieme a Micheal Rogers, a 1′13” ed in sesta posizione arriva Chad Haga, a 1′15 giungono Buche e Mancebo.
La tappa odierna provoca la rivoluzione della classifica generale, che vede come nuovo leader la sorpresa Acevedo.
Domani in programma la terza tappa che prevede un percorso mosso ma che dovrebbe comunque terminare allo sprint poiché le salite da affrontare sono tutte pedalabili.
Paolo Terzi.
13-05-2013
maggio 14, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Giorno di riposo
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Il colombiano Javier Alexis Acevedo Colle (Jamis – Hagens Berman) si è imposto nella seconda tappa, Murrieta – Greater Palm Springs, percorrendo 199,7 Km in 5h07′40″ alla media di 38,945 Km/h. Ha preceduto di 12″ lo statunitense Van Garderen e di 27″ l’irlandese Deignan. Miglior italiano Cesare Benedetti (Team NetApp – Endura), 84° a 16′10″. Acevedo Colle è il nuovo leader della classifica con 12″ su Van Garderen e 27″ su Deignan. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 81° a 25′54″
ROYAL SMILDE OLYMPIA’S TOUR (Paesi Bassi)
L’olandese Coen Vermeltfoort (Cyclingteam De Rijke – Shanks) si è imposto nel prologo, circuito di Katwijk, percorrendo 3,2 Km in 3′56″ alla media di 48,813 Km/h. Ha preceduto di 2″ gli australiani Howson e Mulhern.
CORDENONS – ALTOPIANO DEL MONTASIO: ALLA SCOPERTA D’UN PICCANTE SAPORE INEDITO
Arrivano le Alpi e debuttano con una doppia novità. In un solo giorno il Giro andrà, infatti, a proporre due ascese inedite, che daranno una decisa “sterzata” alla classifica. Entrambe sono dotate di pendenze importanti e la seconda sarà anche il primo dei sette arrivi in quota. Il giorno di riposo vissuto ventiquattrore prima, infine, offrirà un’incognita in più alla prima grande tappa di montagna del Giro 2013. Una giornata tutta da gustare.
Il Giro d’Italia è un’autentica fucina di sapori, tre settimane di “delizie” a far da companatico alle pagine di sport scritte sulle strade dello stivale. La corsa rosa cambia ogni anno il suo menù, andando sempre a toccare luoghi celebri non solo per trascorsi storici o “mirabilia” artistiche, ma anche per le gioie che offrono al palato, sotto forma di prodotti tipici e piatti tradizionali. È una manna per i “suiveurs” che, mentre attendono l’arrivo della tappa, si distraggono infilando le gambe sotto il tavolo e godendo dei piaceri della tavola, talvolta arrivando poi a decantare quel particolare piatto a chi segue le avventure del Giro da casa. Di “gourmet” nel gruppo ce ne sono e ce ne sono sempre stati, dai “Gianni” Brera e Mura sino al caporedattore centrale della Gazzetta Pier Bergonzi che, a dire il vero, più che ai cibi è interessato alle bevande, appassionato com’è di vini (al pari di Diego Ulissi che, però, essendo impegnato in corsa, almeno ora non può certo alzare troppo il gomito). E per tutti, anche per chi correrà, quest’anno il Giro ha in serbo un sapore inedito, quello del Montasio, il formaggio prodotto sugli alpeggi che accoglieranno l’epilogo della prima frazione alpina. Il sapore che riserverà avrà, però, diverse sfaccettature e, se sarà dolce per la maggior parte dei “mortali”, diventerà via via più piccante, una qualità che acquista con la stagionatura, ma che apprezzeranno appieno i “girini” perché il loro Montasio sarà la salita finale, che proprio a ridosso del traguardo raggiunge i suoi picchi più elevati, con pendenze fino al 20%.
Questa sarà, infatti, la prima grande giornata di vera, autentica montagna, delicatissima anche perché proposta subito dopo il giorno di riposo, notoriamente “indigesto” a molti (per rimanere su tematiche gastronomiche). L’effetto “sorpresa” poi sarà garantito dalla doppia novità del finale perché, oltre all’ascesa al Montasio, in questa tappa debutterà nel percorso del Giro un altro colle inedito, il Cason di Lanza, pure dotato d’inclinazioni importanti. In “soldoni” giungere al termine di questa tappa vorrà dire aver affrontato quasi 23 Km di salita che, abbinati a una pendenza media globale dell’8,3%, potrebbero causare un terremoto, neanche troppo piccolo, in classifica generale.
Per un centinaio di chilometri, però, di salita non se ne parlerà nemmeno, se non in occasione di qualche rara intrusione. Il via sarà dato da Cordenons, cittadina situata nel punto della pianura veneto-friulana dove si “incontrano” gli ecosistemi delle risorgive e dei magredi, rispettivamente caratterizzati dall’affioramento e dall’inabissamento dei corsi d’acqua. In questa prima fase di gara il tracciato risalirà la valle del Tagliamento, toccando prima Casarza della Delizia, dove ha sede un centro studi intitolato all’indimenticato Pier Paolo Pasolini, ospitato nell’abitazione moderna del celebre regista. Nella sua marcia verso le montagne il tracciato attraverserà poi Spilimbergo, la “città del mosaico”, dalla quale nel Giro del 2011 scattò il tappone del Grossglockner, vinto dal colombiano Rujano davanti allo spagnolo Contador, che già vestiva la maglia rosa ma sarà poi squalificato per la famosa positività al clenbuterolo del Tour dell’anno prima.
Arrivati a Pinzano, dove si trova quello che un tempo era il ponte in cemento più grande d’Europa (costruito tra il 1903 e il 1906, sarà ricostruito dopo la prima guerra mondiale, in seguito alla distruzione causata dalle truppe italiane in ritirata), la pianura lascerà il passo alla montagna, ma solo come ambientazione. Superata la dolce salitella verso Forgaria nel Friuli (2,5 Km al 4,2%), infatti, si tornerà ben presto a pedalare sul piano procedendo verso Peonis, dove il gruppo transiterà davanti al piccolo monumento eretto nel luogo dove il 3 giugno 1927 fu trovato agonizzante Ottavio Bottecchia, il primo italiano a essersi imposto al Tour de France (1924 e 1925). Il “boscaiolo del Friuli”, così era soprannominato, morì due settimane più tardi senza che si riuscisse a capire i motivi del malore: le indagini ufficiali chiusero il caso come morte accidentale ma da più parti furono formulate svariate ipotesi, dall’ingestione di una bevanda fredda a un’aggressione fascista (passando per le botte di un rivale in amore), mentre due individui arrivano persino ad autoaccusarsi dell’omicidio. Con questo “assetto” si giungerà sulle rive del lago di Cavazzo, il più vasto della regione, nelle cui acque si specchia il San Simeone, il monte nelle cui viscere si scatenò l’inferno alle ventuno del 6 maggio 1976. Fu registrato là sotto l’epicentro del tremendo terremoto che sconvolse il Friuli, provocando quasi 1000 morti e distruggendo case e monumenti, compresa la chiesetta dedicata a San Simeone che si trovava sulla cima del monte e che sarà ricostruita nel 1984. Da inferno oggi quest’area è tornata a essere paradiso, suggellato dalla presenza di numerose farfalle (solo sul San Simeone sono ne state “catalogate” 650 specie autoctone!), alle quali è stato dedicato un apposito museo, aperto nel 2003 a Bordano.
Un’altra tranquillissima salita-antipasto, un pelo più impegnativa della precedente (Selletta di Mena, 1,7 Km al 6,8%), introdurrà il gruppo in Carnia, dove saranno attraversati prima il capoluogo Tolmezzo e poi la “città madre” di Zuglio, la colonia romana più settentrionale d’Italia, quella “Iulium Carnicum” dalla quale deriva anche il terzo nome della regione (Giulia). Fondata tra il 58 e il 49 a.C., diventerà in seguito sede vescovile in periodo medioevale e oggi conserva interessanti ricordi d’entrambe le “stagioni” della sua vita, l’area archeologica del Foro e la pieve gotica di San Pietro in Carnia.
Lasciata Zuglio il tracciato s’infilerà nello stretto Canale d’Incaroio, prendendo lentamente a salire verso Paularo, la località di villeggiatura che farà da spartiacque tra i due settori di questa tappa. Al Giro del 2010 in questo centro, si correva la tappa dello Zoncolan vinta da Ivan Basso, fu tenuta a “battesimo” l’inedita salita del Passo Duron e anche stavolta il passaggio da Paularo farà da apripista a un’altra novità, il Passo del Cason di Lanza. Le due ascese sono totalmente differenti, pur essendo entrambe durissime: se il Duron era corto ma bruciante, il Cason è una signora salita, dotata di numeri di tutto rispetto, a partire dai 1048 metri di dislivello da sorbirsi in due tranches separate da una discesa lunga quasi due chilometri. La prima parte è nota come Plan di Zermula ed è già impegnativa, con 5,4 Km all’8% a far da biglietto da visita al Cason vero e proprio, conosciuto sin dall’epoca medioevale quando era valicato da una mulattiera che, secondo la tradizione, fu percorsa nel 1478 dalle truppe ottomane dirette in Austria e che lassù furono respinte, dopo una sanguinosa battaglia, dalle popolazione carniche stufe delle continue scorribande turche. Per arrivare sino a 1552 metri di quota – è il terzo valico asfaltato del Friuli per altezza dopo la Sella di Rioda e lo Zoncolan – bisognerà affrontare 6,1 Km al 9,5%, con un picco del 16% e un drastico affievolimento della pendenza solo nel chilometro conclusivo, il tutto lungo una sede stradale piuttosto stretta. Identici connotati presenta la successiva picchiata, che in circa 15 Km farà “precipitare” i corridori su Pontebba, centro che fino al 1919 fu località di frontiera, spezzato in due distinti comuni da un confine risalente all’epoca della “Serenissima” e che sarà spazzato via dal Trattato di Saint-Germain, stipulato dopo la fine della prima guerra mondiale e la conseguente dissoluzione dell’impero austro-ungarico.
Attraversato questo centro, la discesa continuerà ma con mutati connotati poiché nei successivi dodici chilometri si snoderà sulla snella “Pontebbana”, strada statale decisamente meno pendente e più ampia. Quando mancheranno 21,4 Km all’arrivo si abbandonerà il “Canale del Ferro” per risalire la Val Raccolana verso il Montasio: è questo il reale punto d’inizio dell’ascesa finale che misura 10,4 Km secondo i dati ufficiali, epurati però del tratto iniziale, un falsopiano di una dozzina di chilometri (media del 2,5%) che potrebbe rivelarsi fatale se affrontato a tutta, come la strada indurrebbe a fare. Quando inizierà la salita vera s’incontrerà già una rasoiata al 14% proprio all’imbocco dei primi 6,2 Km, che con una pendenza media del 7,8% conducono alla Sella Nevea: è una prima parte d’ascesa che già da sola basterebbe a far selezione, come testimonia il successo di Pellizotti davanti a Rebellin e Simoni nell’edizione 2002 del Giro del Friuli, che si concludeva a Tarvisio dopo aver affrontato per ben due volte la Nevea. Raggiunta la piccola stazione di sport invernali, dal 2009 collegata attraverso la Sella Prevala alla stazione slovena di Bovec, inizierà il tratto al “peperoncino”, poco più di un chilometro e mezzo al 12,9% con un massimo di “piccantezza” al 20% che poi lascerà il passo a un finale dal gusto decisamente più pastoso, con la pendenza che scivolerà al 6,5% negli ultimi 2500 metri.
Sul Montasio ce n’è proprio per tutti i gusti.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Selletta di Mena (300m). E’ attraversata dalla SS 512 “del lago di Cavazzo”, tra Somplago e Cavazzo Carnico. Mai affrontata come GPM, il Giro vi è transitato nel 2011, nel corso della citata tappa del Grossglockner.
Sella Plan di Zermula (1102m). Attraversata dalla strada che mette in comunicazione Paularo con Pontebba passando dal Cason di Lanza, si trova tra Paularo e la casera Ramaz. È il culmine del primo dei due tratti di ascesa verso il Cason di Lanza.
Passo del Cason di Lanza (1552m). Aperto tra i monti Zermula, Zûc della Guardia, Creta di Aip e altri rilievi della Catena Carnica Principale, è il punto più elevato toccato dalla strada che collega Paularo e Pontebba.
Sella Nevea (1190m). Aperta tra il Monte Canin e lo Jôf di Montasio, costituisce valico spartiacque tra il bacino dell’Adriatico e quello del Mar Nero, vi sorge l’omonima stazione di sport invernali ed è attraversata dalla SP 76, che mette in comunicazione Chiusaforte con Tarvisio. Sulle cartine del Giro 2013 è quotata 1162m perché i “girini” non la attraverseranno: poco sotto il valico si trova, infatti, il bivio per il Montasio.
Sella Alpe di Montasio (1496m). Attraversata dalla strada forestale asfaltata che dalla Sella Nevea sale sull’altopiano del Montasio. Si trova presso il luogo dove sarà collocato il traguardo, posto a 1502 metri di quota.
FOTOGALLERY
Foto copertina: una bella “fetta” di Montasio (http://sas.srs-vodnany.cz)

Cordenons (flickr)

Duomo di Spilimbergo (panoramio)

Il Monte San Simeone (panoramio)

Il museo dedicato alle farfalle a Bordano (cjalcor.blogspot.com)

L'area archeologica di Zuglio (style.it)

Zuglio, pieve di San Pietro in Carnia (www.terremagiche.it)

Passo Cason di Lanza (www.sentierinatura.it)

...e per finire in bellezza, una vera fetta di Montasio (www.guidaenogastronomia.com)
VITTORIA (WE)STRAORDINARIA
L’olandese Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM) si impone nella prima tappa del Tour of California battendo in una volata a due l’esperto spagnolo Francisco Mancebo (5 Hour Energy) dopo essere evasi dal plotone ai meno cinque chilometri dal traguardo. Solo terzo Peter Sagan (Cannondale) che si deve accontentare di vincere la volata di gruppo. Westra si aggiudica, oltre alla tappa, anche la prima maglia di leader della corsa californiana.
Foto copertina: Westra taglia vittorioso il traguardo di Escondido (foto Jonathan Devich)
C’è voluto un colpo di sfortuna per mettere fuori dai giochi il favorito numero uno della tappa, ovvero Peter Sagan, altrimenti sarebbe arrivata l’ennesima vittoria stagionale: il fenomeno slovacco della Cannondale ha dovuto mettere il piede a terra proprio in concomitanza della nascita dell’azione decisiva, a circa 5 chilometri dal traguardo. I secondi persi per sistemare il cambio e per rientrare in gruppo hanno fatto sì che i battistrada, Mancebo e Westra, prendessero il largo e si giocassero la vittoria. Ma l’incidente occorso a Sagan non deve assolutamente sminuire ciò che è riuscito alla coppia all’attacco, che han vinto meritatamente; mentre è lo slovacco che può giustificare questo passaggio a vuoto appellandosi alla malasorte, tuttavia, per lui, la rivincita può arrivare presto.
Prima tappa del Tour of California che partiva e terminava nello stesso luogo, Escondido, dopo 165 chilometri di corsa e che presentava un percorso fin da subito impegnativo per l’inserimento di tre salite abbastanza toste, di cui l’ultima posta a circa 40 chilometri dall’arrivo.
Nella parte iniziale della frazione parte la fuga di giornata, composta da quattro corridori: Dempster (NetApp-Endura), Cooper (Team Optum), Stemper (5 Hour Energy) e Jones (Bissel Cycling); ebbene, questi atleti al comando riusciranno ad avere un vantaggio massimo di circa 10 minuti, ma dopo la seconda salita il gruppo inizia ad accelerare quel tanto che basta per raggiungerli, con molte difficoltà, a 5 chilometri dal traguardo grazie ad un lavoro super della Cannondale di Peter Sagan: è chiaro che, al momento del pit stop di Sagan, la mancanza in testa al gruppo della squadra più interessata all’arrivo allo sprint ha consentito ai più coraggiosi di guadagnare quel margine sufficiente per giungere sul traguardo e giocarsi la tappa tra di loro.
Passato lo striscione dei meno 5 all’arrivo, quindi poco dopo il ricongiungimento con i fuggitivi della mattina, parte Lieuwe Westra con un bell’allungo, tanto potente da fargli guadagnare subito una cinquantina di metri; dietro si forma un gruppetto composto da una decina di corridori ma tallonato a pochi secondi dal gruppo; tuttavia uno di loro, Francisco Mancebo, riesce a riportarsi sulla testa della corsa componendo una coppia destinata ad arrivare perché dietro sono in pochi che riescono o vogliono tirare. A quel punto la volata decisiva se la aggiudica nettamente Westra che precede Mancebo di qualche metro e Peter Sagan, giunto terzo a 6 secondi.
In classifica generale comanda quindi l’olandese Lieuwe Westra che partirà domani con l’insegna del primato in una tappa che presenta il primo arrivo in salita: i 6,5 chilometri finali verso Greater Palm Springs con pendenze che arrivano in doppia cifra consentiranno uno primo scontro tra coloro che hanno l’interesse di vincere l’edizione 2013 del Tour of California.
Paolo Terzi
12-05-2013
maggio 13, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il russo Maxim Belkov (Katusha Team) si è imposto nella nona tappa, Sansepolcro – Firenze, percorrendo 170 Km in 4h31′31″ alla media di 37,566 Km/h. Ha preceduto di 44″ il colombiano Betancur Gómez e di 46″ il colombiano Pantano Gómez. Miglior italiano Danilo Di Luca (Vini Fantini – Selle Italia), 7° a 1′03″. Vincenzo Nibali (Astana Pro Team) è ancora maglia rosa, con 29″ sull’australiano Evans e 1′15″ sull’olandese Gesink.
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
L’olandese Lieuwe Westra (Vacansoleil Pro Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Escondido, percorrendo 165,2 Km in 4h31′33″ alla media di 36,501 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Mancebo Pérez e di 6″ lo slovacco Sagan. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 52° a 20″.
RUND UM KÖLN
Il belga Sébastien Delfosse (Crelan – Euphony) si è imposto nella corsa tedesca, Hückerswagen – Colonia, percorrendo 192,6 Km in 4h41′17″ alla media di 41,083 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Jacobs e l’austriaco Preidler.
TOUR DE PICARDIE (Francia)
Il tedesco Marcel Kittel (Team Argos – Shimano) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Nanteuil-le-Haudouin – Soissons, percorrendo 171 Km in 4h05′13″ alla media di 41,840 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli olandesi Van Hummel e Van Poppel. Miglior italiano Kristian Sbaragli (MTN Qhubeka), 7°. In classifica si impone Kittel con 7″ sul francese Coquard e 20″ su Van Hummel. Miglior italiano Sbaragli, 12° a 26″.
VUELTA ASTURIAS JULIO ÁLVAREZ MENDO (Spagna)
Lo spagnolo Javier Moreno Bazan (Movistar Team) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, Bueño – Alto del Naranco, percorrendo 157,2 Km in 4h04′55″ alla media di 38,511 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Landa Meana e Martins Cardos. L’unico italiano in gara, Federico Buttò (Burgos BH – Castilla y León), è giunto fuori tempo massimo. In classifica si impone lo spagnolo Amets Txurruka Ansola (Caja Rural) con 3″ su Landa Meana e 4″ su Moreno Bazan.
FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)
Lo statunitense Oscar Clark (Hincapie Sportswear Development Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Esch sur Alzette – Esch sur Alzette, percorrendo 136,6 Km in 3h23′42″ alla media di 40,235 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Foliforov e di 5″ il britannico Yates. Miglior italiano Alberto Cecchin (Team Nippo – De Rosa), 5° a 5″. In classifica si impone il danese Michael Valgren Andersen (Team Cult Energy) con 2″ sull’elvetico Saggiorato e 4″ sullo statunitense Rosskopf. Miglior italiano Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team), 4° a 1′08″.
RHÔNE-ALPES ISÈRE TOUR (Francia)
Lo sloveno Mark Dzamastagic (Sava) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Charvieu Chavagneux, percorrendo 158,6 Km in 3h43′45″ alla media di 42,529 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Venturini e Reza. In classifica si impone il belga Nico Sijmens (Cofidis, Solutions Crédits) con 12″ sul francese Schmidt e 21″ sull’estone Mandri
CHALLENGE DU PRINCE – TROPHÉE DE LA MAISON ROYALE
Il tunisino Maher Hasnaoui si è imposto nella corsa marocchina, Khouribga – Fquih Ben Saleh percorrendo 148,5 Km in 3h18′11″ alla media di 44,958 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Perget e di 9″ il marocchino Haddi.
GIRO DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA (open)
L’italiano Paolo Simion (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, San Canzian d’Isonzo – Corno di Rosazzo, percorrendo 149,8 Km in 3h16′56″ alla media di 45,640 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Davide Gomirato (G.S. Podenzano) e Nicola Ruffoni (Team Colpack). In classifica si impone lo sloveno Jan Polanc (Radenska) con 25″ sull’italiano Daniele Dall’Oste e 28″ sul russo Rovny.
TOUR DE BERLIN (dilettanti)
Il tedesco Willi Willwohl (LKT Team Brandenburg) si è imposto anche nella quinta ed ultima tappa, circuito di Berlino, percorrendo 183,7 Km in 4h18′04″ alla media di 42,710 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Zwingenberger e Ackermann. In classifica si impone il danese Mathias Møller Nielsen (Blue Water Cycling) con 5″ sull’olandese Roosen e 19″ sul danese Norman Hansen.
GRAN PREMIO CAMON (dilettanti)
L’italiano Niccolò Bonifazio (Viris Maserati) si è imposto nella corsa italiana, circuito di San Bernardino di Lugo, percorrendo 169 Km in 3h57′ alla media di 42,785 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Liam Bertazzo (Trevigiani Dynamon Bottoli) e Marco Mazzetto (Fausto Coppi Gazzera Videa).