15-05-2011
maggio 16, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Saxo Bank Sungard) si è imposto nella nona tappa, Messina – Etna, percorrendo 169 Km in 4h54′09″, alla media di 34,472 Km/h. Ha preceduto di 3″ il colombiano Rujano Guillen e di 50″ l’italiano Stefano Garzelli (Acqua & Sapone). Contador è la nuova maglia rosa, con 59″ sul bielorusso Sivtsov e 1′19″ sul francese Le Mevel. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale), 4° a 1′21″
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
La prima tappa, South Lake Tahoe – North Lake Tahoe (191 Km), è stata annullata a causa delle pessime condizioni meteorologiche (freddo e neve)
RHONE-ALPES ISERE TOUR
Il danese Thomas Vedel Kvist (Glud & Marstrand – LRO) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, St.Maurice-l’Exil – Charvieu-Chavagneux, percorrendo 180 Km in 4h41′54″, alla media di 38,311 Km/h. Ha preceduto di 2″ e 3″ i francesi Roy e Hurel. In classifica si impone il francese Sylvain Georges (Big Mat – Auber 93), con 49″ sul connazionale Pinot e 1′28″ sul danese Bochmann.
TOUR DE PICARDIE
Il francese Jimmy Casper (Saur – Sojasun) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Charly-sur-Marne – Péronne, percorrendo 189,5 Km in 4h32′58″, alla media di 41,654 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Filippo Pozzato (Katusha Team) e il francese Romain Feillu (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team). Quest’ultimo si impone nella classifica finale con 8″ sul belga De Haes e su Pozzato.
INTERNATIONAL AZERBAIJAN TOUR
La formazione iraniana Tabriz Petrochemical Team si è imposta nella seconda tappa, cronometro a squadra di Ardabil, percorrendo 50 Km in 46′36″. Ha preceduto di 44″ l’italiana Miche – Guerciotti e di 1′16″ la sudafricana MTN Qhubek. L’iraniano Mehdi Sohrabi (Tabriz Petrochemical Team) è il nuovo leader della corsa, con 15″ e 16″ sui connazionali Askari e Mizbani Iranagh. Miglior italiano Davide Rebellin (Miche – Guerciotti), 5° a 56″.
COPA CORRE PER LA VIDA
Il venezuelano Miguel Ubeto Aponte si è imposto nella corsa venezuelana. Ha preceduto allo sprint i connazionali Machado Pérez e García Rincon
INCENERITI! CONTADOR INFIAMMA L’ETNA: SCARPONI SI BRUCIA, NIBALI DI BRACE
Una colata di lava travolge il Giro: Contador attacca e nonostante le condizioni avverse ad un attacco solitario (tra pendenze pedalabili e vento forte) fa la differenza. Regge solo un eroico Rujano, Scarponi si schianta provando la replica alla pari. Nibali cova come brace sotto la cenere, attende l’ultimo km ed è il più convincente tra gli umani.
Foto copertina: Contador all’attacco, gli avversari… sfumano (foto Bettini)
Onoriamo la fuga di giornata, strappata a un gruppo recalcitrante dopo un’ora volata sul filo dei 50km/h: dopo il fallimento, tra gli altri, di Di Luca, se ne vanno invece di prepotenza Savini e Bakelandts, cui si aggregano Cherel, Frank, Horrach e Vanotti (compagni rispettivamente di Joaquim Rodriguez e Nibali), Lastras – maglia rosa virtuale e promettente per la tappa –, Popovych e, dulcis in fundo, Visconti. Le speranze di conquistare almeno il traguardo di giornata reggono fino alle rampe più dure dell’Etna, e si fondano principalmente sull’auspicio di una gara di studio tra i “pezzi grossi”: ma così non sarà, e gli allunghi sfrontati di Bakelandts, che si arrende per ultimo; la generosità di Lastras profusa per tre quarti di tappa; i calcoli tattici di Vanotti (ripreso prima delle fasi calde, qualche tirata per Nibali comunque la darà); la scarsa collaboratività dello svizzero Frank che guizza velleitario rompendo accordi; la regolarità di Savini; soprattutto l’eroismo umile di Visconti che si danna l’anima per brillare in una tappa che non gli appartiene; ebbene, tutto questo sparirà in fumo quando la sfida di alta classifica si farà incandescente.
L’inseguimento, su e giù tra pendici del vulcano e mare, racconta di una differenza trattenuta tra i tre e i cinque minuti, dice di una Lampre che si fa carico quasi da sola della gestione di gara (esemplare Petacchi), sporadicamente supportata da Liquigas e Astana quando si tratta di dare un giro di vite in fondo alla prima lunga discesa dell’Etna. In cronaca, l’abortito rientro di Belkov della Vacansoleil, che tenta senza esito di imitare il compagno Hoogerland visto a Montevergine, ma dopo aver recuperato tutti i minuti – tranne uno – sul primo Gpm, fallisce l’aggancio in discesa e viene riassorbito.
Dopodiché, è l’Etna. Di nuovo, ma stavolta “davvero”: più in alto, più forte. Strada larga, vento tagliente, distese di sabbia lavica in cui i corridori appaiono ancora più spersi.
La Lampre, ancora la Lampre, dà il “la” all’accelerazione che segna fatalmente il destino della fuga, prima Marzano, poi le prime fiammelle di Niemec: la maglia rosa Weening precipita in un abisso infernale di fatica e sofferenza quando ancora mancano dieci km all’arrivo. Arriverà con oltre sei minuti e mezzo di ritardo. Anche Pinotti arranca, e abbandona ogni velleità di classifica. Ci si scotta ancor prima che il rogo sia esploso.
Ai -10 km si avvicinano le rampe più dure e Rujano e Nieve tentano di avvantaggiarsi, ma solo il piccolo venezuelano riuscirà a tenere il naso fuori, per quanto sempre nel mirino di Niemec. Numerosissimi gli Astana in “posizione di sparo” (Kreuziger, Kiserlovski, Masciarelli, Tiralongo), preoccupante l’isolamento di Nibali, spesso alle spalle di un sorprendente Garzelli che si mantiene costantemente nelle primissime posizioni del gruppetto.
A breve però la parola “isolamento” acquisirà un significato completamente diverso.
Contador è ancora accompagnato da Jesus Hernandez, e l’ascesa mancante è ancora lunga, soprattutto per un atleta spesso accusato di sfoderare le proprie rivoltelle quando alla linea non mancano più di tremila metri, tanto da far assumere ai 5 km di Verbier i connotati del memorabile. Di fatto però la salita è ancora più lunga, e non tanto per le distanze da affrontare ma perché “facile” (Rujano: “oggi la salita era troppo facile per me”), da scia. E ancor più “da scia” perché sferzata da un vento impietoso. Specialmente perché il drappello dei migliori è ancora corposo, ricco di capitani che con un’altra preda magari si guardarebbero troppo, ma con un fuggitivo di lusso non farebbero alcuna fatica ad accordarsi e trasformarsi in una muta di segugi: a maggior ragione perché non di soli capitani si tratta, ma anche di gregari, ovviamente di lusso, vale a dire Niemec e il gruppo Astana.
Tanti fattori da computare, e il bilancio fatto da un dovizioso ragioniere suggerirebbe di accomodarsi a ruota.
Ma oggi Contador non ha intenzione di soffermarsi a fare troppi conti, sente il fuoco nelle “piernas”, e ai -7km dall’arrivo, sulle rampe più impegnative (ma non poi così tanto, intorno all’8-9%), scarica sulla moltiplica grande tutta la veemenza di un’eruzione vulcanica.
Scarponi è l’unico a tentare di reagire, lungo rapporto anche per lui e un rientro il più veloce possibile per potersi agganciare al carro posteriore dello spagnolo: Contador è propenso a collaborare, chiede un cambio, ma Michele è in apnea. All’atto di rientrare su Rujano (che saggiamente doveva aver allentato l’andatura, probabilmente proprio nella speranza di favorire qualche rientro), il pistolero fa di nuovo fuoco, e a Scarponi non resta che scivolare nel gruppetto all’inseguimento con i muscoli disperatamente in fiamme e ogni sirena d’allarme che strilla invano.
Lo scalatore venezuelano si acquatta alla ruota di Contador, stringe i denti, non è ovviamente in grado di dare neppure mezzo cambio. Il vantaggio si dilata comunque.
Dietro è soprattutto l’Astana ha lavorare sodo, dopo che Niemec si sgancia avendo offerto l’estremo contributo. Provano ad uscire Gadret e Sivtsov, ma il ritmo è alto e non c’è spazio. Contador soffre nei tratti controvento, naturalmente il suo margine non si spalanca più, ma d’altro canto nemmeno si contrae, assestandosi intorno al minuto e oscillando col favore o meno delle brezze. Emergono le doti di cronoman ancor più di quelle da scalatore, la postura è spesso seduta, in punta di sella, con un ghigno tremendo sul volto mentre la pedalata tradisce l’erogazione della massima potenza, pur nei limiti della consueta agilità, ora meno esasperata.
Tornante, giro di strada e giro di vento, Contador accelera, si volta, Rujano non c’è più, o meglio è lì, sempre lì, tenace e grintoso, ma staccato di qualche metro. Non c’è tempo per attendere, l’abbiamo detto, questa ormai è una cronometro.
Bang, arriva la linea, e Contador solleva con fatica estrema un braccio solo, e bang, spara, e bang un sorriso gli trapela sul viso.
A tutta velocità arrivano gli altri, Nibali ha covato come brace sotto la cenere lungo tutto il vulcano e azzarda uno scatto bellissimo poco prima dell’ultimo chilometro, ma Arroyo, un Arroyo fenomenale evidentemente esaltato dai suoi trascorsi in rosa, si spreme per stopparlo. Sarà volata, con Garzelli che si scorna fin sulla riga con il messinese, prevalendo infine per la propria maggiore freschezza (non ha provato attacchi) oltreché per lo spunto decisamente superiore: terzo posto con abbuono, ma pure punti preziosi per le maglie rossa e verde.
Nibali comunque dimostra con questo finale di stare bene, sopravanza Kreuziger che era apparso in precedenza più potente e reattivo, chiudono il più selezionato gruppetto – lasciandoci un po’ stralunati – Arroyo e Sivtsov, che dopo il proprio tentativo a vuoto era sembrato in grande difficoltà ma si deve essere ripreso.
Igor Anton, che forse qualche pensiero alla classifica lo fa, è subito dietro, distanziato solo nella foga della volata, specialità che proprio non fa per lui.
L’innesco di Contador ha fatto diventare tremendamente selettivo un arrivo pronosticato per una quindicina di atleti, mentre già Scarponi, peraltro sopravvissuto vista la crisi allucinante sul cui limite si è mosso, è già a quasi venti secondi da Nibali. Bene anche Gadret, tra gli scalatori purissimi, mentre Pozzovivo patisce la salita e giunge con oltre quattro primi di distacco. Tra i favoriti soffrono assai Menchov e Joaquim Rodriguez, a oltre due minuti (comunque quasi uno e mezzo da Nibali), così come – volendo includerli – Sastre e Lovkvist (anzi, peggio).
Tiene molto bene Le Mevél, scalzato dai dieci solo da un inaspettato Dupont, anche lui dell’Ag2R come Gadret. Nel medesimo gruppetto Serpa e Carrara. Masciarelli, Kiserlovski e Tiralongo si immolano per Kreuziger (e anche per tutti gli altri, e per il Giro!, a questo punto…), solo il giovane Francesco contiene il distacco entro il minuto e mezzo, vale a dire una trentina di secondi dai comuni mortali.
Il Giro è lungo, è la cantilena di tutti, ma adesso tocca agli altri dare fuoco alle polveri, e soprattutto capire che se si porta Contador alla salita finale correndo con linearità tattica e senza sussulti sulle prime ascese, questo Giro lo spagnolo lo può perdere solo se la luce si spegne a lui. O se qualcun altro gliela spegnerà a posteriori, ma questo farebbe solo male al ciclismo, e quindi anche a tutti gli altri atleti che pure ne godessero nell’immediato.
Gabriele Bugada
MESSINA – ETNA: IL GIRO SI ARROVETNA
Non è ancora giunta l’ora delle grandi montagne, ma l’appuntamento etneo infiammerà un Giro che finora non avrà proposto nulla di significativo sul piano delle salite. Montevergine era un’ascesa poco selettiva e lo stesso vulcano siciliano non è molto più duro, ma un chilometraggio pesante trasformerà la doppia scalata all’Etna in una potenziale battuta d’arresto per le ambizioni di molti. Al rifugio Sapienza si potranno già indicare con certezza chi non vincerà il Giro, mentre cominceranno a fioccare i primi distacchi importanti.
Finora avremo prevalentemente assistito a scaramucce o poco di più, le grandi montagne sono ancora oltre l’orizzonte ma nel frattempo c’è l’Etna e, dopo due precedenti passaggi quasi “a vuoto” del Giro, quest’anno il vulcano siculo potrebbe far piangere qualche grosso calibro. La salita non è particolarmente dura sotto l’aspetto delle pendenze (la media è di poco superiore a quella di Montevergine) ma è interminabile, lunga com’è quasi trenta chilometri, e se la giornata si rivelasse oltremodo dispendiosa al rifugio Sapienza la corsa rosa potrebbe eruttare una classifica ampiamente rimescolata, con distacchi già significativi. Ad elevare il livello d’impegno di questa frazione, la più meridionale di questa edizione, interverrà lo stesso Etna perché in precedenza si dovrà salire anche dall’inedito versante nord occidentale: in tutto, degli ultimi 100 Km di gara, quasi sessanta dovranno essere trascorsi all’insù, con oltre 3100 metri di dislivello da superare, pur non incontrando inclinazioni estreme, essendo la massima giornaliera attestata al 12%. Un ruolo decisivo in questa giornata potrebbe giocarlo il caldo poiché in Sicilia a maggio le temperature possono già raggiungere punte di 40° gradi: sotto quest’aspetto va, però, fatto notare che la quota, arrivando oggi sino poco sotto i 2000 metri, mitigherà certamente l’eventuale calura.
A fronte di un finale impegnativo, i primi 40 Km scivoleranno via scorrevoli come l’olio, tracciati prevalentemente in pianura lungo la costa ionica della Sicilia, correndo costantemente al piede della catena dei Monti Peloritani, il cui circuito è stato in due occasioni finale di tappa alla corsa rosa (nel 1972 vittoria del belga Albert Van Vlierberghe, nel 1993 di Guido Bontempi). Lasciata la città dello Stretto, nel tratto iniziale si attraverseranno i centri maggiormente colpiti dall’alluvione verificatasi nel messinese nell’ottobre del 2009, causando 31 vittime accertate, 6 dispersi e un centinaio di feriti. Sarà il primo tributo giornaliero alla memoria di chi non c’è più, poiché tra le due scalate all’Etna ci sarà il tempo di ricordare anche il corridore spagnolo Juan Manuel Santisteban.
In questa prima fase si toccheranno diverse piccole località costiere, delle quali la più carica di storia è Santa Teresa di Riva, fondata dai fenici attorno al IX – VIII secolo a.C. e in loro onore battezzata Phoinix (“La Fenice”) dalle popolazioni greche. Con questo nome fu citata dallo storico Appiano Alessandrino quando, narrando delle guerre civili romane per la successione a Gaio Giulio Cesare, scrisse che nel 36 a.C. i soldati di Sesto Pompeo – in sfida con Augusto – “si ritirarono nella città fenicia di Phoinix, poco a nord dell’Aghennon Akron”. Quest’ultimo è l’odierno Capo di Sant’Alessio, per doppiare il quale si dovrà affrontare la prima difficoltà di giornata, breve ma a tratti arcigno zampellotto. L’asperità successiva sarà quella che, in 3,5 scalinati chilometri (media del 4,9% con strappi fino al 20%), condurrà i “girini” alle porte di Tauromenion. Questo nome comparirebbe sulle cartine se fossimo ancora all’epoca degli antichi romani, che nel 212 a.C. ereditarono Taormina, con tutta la Sicilia, dai coloni greci che 146 anni prima l’avevano fondata col medesimo toponimo e che vi costruirono il celebre teatro, secondo per dimensioni dopo quello di Siracusa e tuttora utilizzato per spettacoli all’aperto.
Ridiscesi in riva allo Ionio, si tornerà a pedalare in pianura per poco meno di 12 Km, attraversando Giardini – Naxos, centro dalla duplice anima: la prima città greca della Sicilia, fondata nel 734 a.C. da un gruppo di coloni provenenti da Calcide, dopo un lungo periodo d’abbandono seguito alla distruzione dell’originario centro (i resti si trovano sul Capo Schisò) e alla nascita della citata Tauromenion si trasfomerà in un centro portuale, nel quale il 18 agosto del 1860 si chiuse la parentesi siciliana dell’Impresa dei Mille (nel frattempo quintuplicati nel numero), che qui s’imbarcarono su due navi a vapore per la Calabria. In questo tratto si transiterà, inoltre, nei pressi delle spettacolari gole dell’Alcantara, stretto canyon le cui pareti raggiungono i 25 metri di altezza.
Giunti a Fiumefreddo di Sicilia finirà il “liscio” e s’inizierà a ballare la “rumba” perché sarà giunto il momento di attaccare la prima delle due scalate all’Etna. Per arrivare allo scollinamento – situato in località La Lenza, a 1631 metri di altezza – dovranno essere affrontati ben 29 Km d’ascesa, suddivisibili in due tronchi distinti. I primi 11 Km saranno i più pedalabili (media del 4,2%) e presenteranno quali uniche reali insidie due tratti in basolato (nell’attraversamento dei centri di Piedimonte Etneo e di Linguaglossa) e i frequenti passaggi a livello con la Ferrovia Circumetnea. A Linguaglossa si lascerà la SS 120 (la “strada dei quattro parchi” poiché attraversa o lambisce i territori delle aree naturali dell’Etna, delle Madonie, dei Nebrodi e dell’Alcantara) per passare sulla “Mareneve”, panoramica strada a tornanti – se ne affronteranno 16, quasi tutti molto ampi – costruita negli anni ‘50 per collegare il mare dello Ionio con la neve della stazione invernale di Piano Provenzana, immersa come la strada stessa nella vasta Pineta Ragabo, antica riserva di Caccia. Sulla Mareneve si affronterà la parte più consistente di quest’ascesa, vale a dire i rimanenti 18 Km, nei quali la pendenza media si attesta al 6,1%, con un picco del 12% che sarà raggiunto a poco meno di 5 Km dalla cima, proprio all’uscita dal tratto più tortuoso. Lasciata la strada diretta al Rifugio Citelli, uno dei principali “cambi base” per gli escursionisti diretti ai crateri sommitali, si rimarrà sulla Mareneve anche nella successiva discesa che, con un andamento meno tortuoso rispetto alla strada pocanzi percorsa, condurrà i corridori a Zafferana Etnea. Lasciata la panoramica si continuerà poi a scendere, entrando ben presto nella cosiddetta “Terra d’Aci”, porzione della provincia di Catania che prende il nome da un personaggio della mitologia greca, bellissimo pastore del quale si era invaghita la ninfa Galatea e che Polifemo, secondo la tradizione inquilino dell’Etna, trasformò per gelosia nel fiume che bagnava queste terre, l’Aci appunto, prosciugatosi a seguito alla tremenda eruzione del 1169, le cui lave arrivarano sino alle acque ioniche. Oggi il toponimo è rimasto ad identificare i nove centri che s’incontrano in questo scampolo di Sicilia, i più celebri dei quali sono l’Aci Trezza di verghiana memoria e l’antica Acireale. Anche il Giro attraverserà questo centro, subito prima di proporre l’antipasto all’Etna, un’ascesa di 3500 metri (media del 4,3%) con la quale si rimonterà sulla cosidetta “Mezzamontagna”, il tratto di pendici etnee che si collocano attorno ai 400 metri di quota e che è attraversato dall’itinerario enogastronomico della “Strada del Vino dell’Etna”.
Affrontando questa salita si transiterà – esattamente tra i centri di Aci Catena e Aci Sant’Antonio – nel luogo dove perse la vita il corridore spagnolo Juan Manuel Santisteban. Accadde al Giro d’Italia del 1976, partito da Catania con un insolito prologo in linea, un circuito di 64 Km che prevedeva un traguardo volante ad Acireale preceduto dalla discesa verso Aci Catena. In quel frangente lo spagnolo della Kas si ritrovava staccato dal gruppo di testa, dal quale si era isolato con due compagni di strada per aspettare e poi riportare sotto il connazionale Gonzalez Linares, ritardatario per una foratura. Nella foga del momento lo sfortunato Santisteban sbandò all’uscita di una curva (quella del sottopasso autostradale, per intenderci) e uscì di strada, terminando la caduta e la sua parabola terrena fracassandosi la base del cranio contro il guard-rail. Il passaggio del Giro 2011 sarebbe un’occasione d’oro non solo per ricordare questo corridore nel trentacinquennale della sua scomparsa, ma anche per ristrutturare il piccolo cippo commemorativo a lui innalzato a bordo strada e che è in stato di fatiscenza da parecchi anni.
Un breve intermezzo pianeggiante poi, a partire da San Giovanni la Punta, la salita riprenderà ininterrotta sino ai 1904 del Rifugio Sapienza, unica protagonista come unico protagonista di questo finale sarà sempre lui, sua maestà l’Etna.
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico. Non segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), separa le pendici dei Monti Peloritani dal Capo Sant’Alessio. È valicato dalla SS 114 “Orientale Sicula” tra Sant’Alessio Siculo e Letojanni.
Sella dei Monti Silvestri. Non toccata direttamente dal percorso di gara, che si fermerà poche centinaia di metri prima. Costituita dai due crateri Silvestri, è valicata dal versante che sale al Rifugio Sapienza da Zafferana Etnea, poche centinaia di metri prima di giungere al parcheggio sommitale.
Mauro Facoltosi
MODIFICHE AL PERCORSO
Percorso confermato eccettuata una lievissima modifica al tratto immediatamente precedente l’attacco dell’ascesa finale, per inserire anche il passaggio dal centro di Pedara
FOTOGALLERY
Foto copertina: il cratere dell’Etna in piena attività eruttiva (percorsidivino.blogspot.com)

Messina (www.fotografieitalia.it)

Taormina: il teatro antico e, sullo sfondo, l’incombente presenza dell’Etna (www.palatinoviaggi.it)

Gole dell’Alcantara (www.bedandbreakfastdagiusy.it)

La ferrovia circumetnea (stradeferrate.blogosfere.it)
Un tratto della strada Mareneve (www.naturamediterraneo.com)
Uno scorcio della Pineta Ragabo (www.naturamediterraneo.com)

Acireale, Piazza Duomo (www.fotografieitalia.it)

Il rifugio Sapienza visto dal chilometro conclusivo (www.viaggiscoop.it)
UN “MONS” SI’ BELLO
Dopo Montevergine, andiamo alla scoperta della seconda grande salita del Giro 2011 che il 15 maggio 2011 si arrampicherà verso i quasi 2000 metri del Rifugio Sapienza. L’Etna tornerà così ad essere gran protagonista del Giro d’Italia, al termine d’una frazione che potrebbe far cancellare il tiepido ricordo dei due precedenti del 1967 e del 1989. L’ascesa in sé non è durissima, ma sicuramente farà cambiare registro al Giro, più per il chilometraggio complessivo – che rasenterà i 30 Km – che per le pendenze, mai estreme.
Bello e terribile. Convivono assieme queste due caratteristiche nei 3.340 metri dell’Etna, il più alto vulcano attivo del continente europeo e massima elevazione della regione Sicilia. Da sempre ha funto da intrigante attrattiva per gli abitanti e i visitatori di queste terre, un po’ per le prerogative prettamente vulcaniche, un po’ per la sua maestosità e anche per quella sua cima fumante e nel contempo incappucciata di neve, presenza inconsueta a queste latitudini. La crudeltà va, invece, inevitabilmente letta nelle centinaia di eruzioni che han da sempre provocato morte e distruzioni e le cui lave, in alcune occasioni, scesero fino a Catania.
Forse per “addomesticarlo”, i locali arrivarono a coniargli un soprannome vezzeggiativo, quel Mongibello che, in realtà, altro non è che una crasi tra il toponimo latino “mons” e il suo sinonimo arabo jebel (va ricordato che i mori dominarono la regione per oltre due secoli): insomme, il monte monte, il monte per antanomasia o, per chiamarlo alla sicula, “a Muntagna”. Tra l’altro, questa genesi toponomastica accomuna l’Etna ad un altro gigante terribile d’Europa, il Mont Ventoux, il cui nome secondo alcuni studiosi non avrebbe a che fare con il vento ma con il termine “Ven-topp”, che significa cima innevata. Come quella del Mongibello.
LA SALITA DA NICOLOSI
La bellezza dell’Etna non colpisce solo l’occhio, ma la si avverte anche sotto le ruote. Salendo verso il Rifugio Sapienza da ciascuno dei cinque versanti possibili mai s’incontrano, infatti, pendenze impossibili anche se – per il considerevole chilometraggio da superare – l’impegno che richiede l’Etna non è indifferente. Il versante che sarà affrontato dai “girini”, tra l’altro, è il meno improbo, come sembrano voler confermare i precedenti della corsa rosa sul Mongibello ma, per com’è stata progettata la nona frazione del Giro 2011, rischierà per qualcuno di trasformarsi in un calvario.
La strada inizia a salire fin dal centro di Catania, situato a quasi 35 Km dal rifugio, ma la presenza lungo la “Via Etnea” (l’asse Catania-Nicolosi) di numerosi centri intermedi consente ai cicloamatori di scegliere il luogo di partenza in base alla loro provenienza, al tempo a disposizione e al livello d’allenamento. È dunque una salita che, contrariamente al solito (salendo al Pordoi dal bellunese, per esempio, si può solo partire da Arabba, non avrebbe senso mettersi in sella dopo i primi tornanti), può essere recitata a soggetto, con la maggior parte degli “attori” che preferisce entrare in scena nell’ultimo centro possibile, quella Nicolosi che, comunque, già si trova ad una distanza considerevole dalla cima (19,4 Km secondo le cartine del Giro, circa mezzo chilometro in meno rispetto ai dolomitici passi di Monte Giovo e di Valles).
Per i partecipanti alla corsa rosa la salita misurerà complessivamente 28,6 Km poiché si è scelto come località di partenza il centro di San Giovanni la Punta, il cui nome fa riferimento proprio ad una delle eruzioni dell’Etna, il cui fronte si arrestò miracolosamente proprio sotto la statua del santo patrono.
Con un approccio morbido – nei primi 2700 metri si dovranno superare appena una cinquantina di metri di dislivello – ci si porta ad imboccare la “Via Etnea” (oggi strada provinciale n°10) alle porte di Mascalucia, uno dei principali centri della cosiddetta “Mezzamontagna”, conosciuto in particolare per il vino “Ombra”, prodotto nell’omonima contrada e caratterizzato da un’elevata gradazione alcolica e da una particolare colorazione rossa.
Senza entrare in Mascalucia si procede sulla Via Etnea, percorrendo la quale la pendenza prende a farsi più sostenuta, seppur sempre pedalabile. Si aggira la frazione di Massa Annunziata, presso la quale si trova il Santuario dell’Addolorata, costruito dai padri passionisti tra il 1954 al 1989 e il cui monastero oggi offre accoglienza ai turisti, anche per pernottare: un’opportunità da non perdere per chi vorrà soggiornare in zona, in occasione del Giro o delle vacanze, senza spendere molto… e con l’unica accortenza di non “sforare” l’orario di chiusura serale dei cancelli.
Il tratto successivo si svolge ad est del Mompilieri, cono vulcanico formatosi nel 693 a.C. in seguito ad un’eruzione e ai cui piedi si trova un altro santu ario gestito dai passionisti, dedicato alla Madonna delle Grazie e consacrato nel 1923 in sostituzione dell’originale, andato distrutto due volte a causa delle intemperanze dell’Etna, che nel 1669 lo seppellì sotto una devastante colata alta ben 11 metri: miracolosamente si salvò solo la venerata effigie della Madonna, attorno alla quale la lava, solidificandosi, costituì una sorta di cupola, nicchia dalla quale si riuscirà ad estrarla solo vent’anni dopo il cataclisma.
Seguitando in direzione nord, a 5,8 Km da Mascalucia si giunge nella centralissima piazza Vittorio Emanuele di Nicolosi, dopo aver affrontato fin qui, sul tratto della provinciale, una pendenza media del 5% mentre la massima non andrà oltre il 9%.
Da qui in avanti si pedalerà sempre sull’asfalto di una strada provinciale, lasciando però la n° 10 per la n° 92, compagna di viaggio fino al termine dell’ascesa.
Si esce da Nicolosi sempre seguendo Via Etnea e, mentre la pendenza media cresce, si costeggia il piede dei Monti Rossi, tra i principali coni avventizi dell’Etna, venutisi a formare proprio dopo la violenta eruzione del 1669. La stessa strada – realizzata nel tratto dopo Nicolosi in epoca fascista e compiuta in tre anni, portando a compimento il progetto nato nel 1835 da un’idea del principe di Manganelli Don Alvaro Paternò Castello, Intendente della Val di Catania – taglia a più riprese le colate che nei secoli si sono riversate a valle dai crateri, all’inizio con tratti piuttosto rettilinei che poi lasciano il passo ad altri più tortuosi. Al termine del primo di questi ultimi, una serie di 7 curve ampissime, si taglia nel mezzo il vasto piazzale del Piano Bottara, dove fu allestito il traguardo della tappa terminata sull’Etna nel 1989. Da Nicolosi si saranno affrontati fin qui 9,5 Km di strada (media del 6,2%), gli stessi che costituiscono il tracciato di gara della cronoscalata automobilistica Catania – Etna, competizione organizzata per la prima volta l’8 giugno 1924 sotto l’egida dell’Unione Sportiva Catanese (l’attuale Calcio Catania S.p.A.) e disputata sull’attuale percorso dal 1995.
L’uscita dal Piano Bottara è in dolce pendenza, poi la strada s’impenna violentemente per 300 metri (media del 12% in quel tratto, il più ripido dell’intero versante) prima di tornare morbida in vista del Villino Platania, costruzione isolata nel bel mezzo di lande bruciate dai roventi flussi lavici succedutisi nei secoli (2,2 Km dal Bottara, media del 4,9%). Segue un altro troncone sinuoso – con 5 curve simili a quelle affrontate precedentemente, non si può parlare di tornanti in senso stretto – e molto panoramico, attrezzato con cinque piazzole aperte verso Catania e lo Ionio, l’ultima delle quali si trova all’altezza del primo bivio per il Grande Alberto Etna, dopo 2,9 Km di strada al 7%, con un’altra porzione al 12%. 2 Km, una curva e due piazzole più in alto si raggiunge il secondo bivio per l’albergo (presso il quale si trova una delle due sedi dell’Osservatorio Astrofisico di Catania), punto di congiunzione col versante che sale da Adrano e di partenza della “Pista Altomontana Etnea”, itinerario che compie il periplo della cima del vulcano ad ovest permettendo di arrivare – a piedi o in mountain bike, sino a Piano Provenzana e, quindi, alla Strada Mareneve. Giungendo a questo snodo si assisterà ad una nuova diminuzione della pendenza, che in questi 2000 metri sarà scesa nei valori medi al 5%. Mancano ancora 2700 metri alla cima, durante i quali si dovranno affrontare le ultime tre curve, ma non saranno tutti in salita. Questa, infatti, si concluderà a circa mezzo chilometro dal traguardo, dopo aver affrontato 2,2 Km al 6,2% ed essere giunti all’altezza dell’ultimo spiazzo panoramico. Qui la strada si sdoppia in due rami, entrambi diretti al parcheggio sommitale: evitando la variante di sinistra, più lunga e di poco più alta (si scollina attorno ai 1930 metri) i “girini” procederanno sul vecchio tracciato della provinciale, raggiungendo in lievissima discesa il Rifugio Sapienza.
GLI ALTRI VERSANTI
Ci sono ben cinque differenti strade d’accesso alla caserma realizzata nel periodo del fascismo, concepita per alloggiarvi le milizie volontarie, e trasformata nel dopoguerra nel più famoso dei rifugi etnei, il Sapienza, il “miracolato dell’Etna” perché le sue lave lo lambirono ma mai riuscirono a distruggere quello che oggi è divenuto un vero e proprio albergo.
La più occidentale, il vero e proprio versante “antagonista” di quello classico di Nicolosi, sale da Zafferana Etnea in 17,5 Km e, dopo aver affrontato una pendenza media del 7,5% si conclude all’altezza della Sella dei Monti Silvestri, dove la strada transita tra i due omonimi coni vulcanici, i più vicini al Sapienza (distante mezzo chilometro, strada pianeggiante) e i più gettonati dai turisti, perché facilmente raggiungibili e inattivi da parecchio tempo.
Proseguendo verso ovest incontriamo il “Salto del Cane”, com’è nota tra i cicloamatori locali la strada che sale da Pedara. Oltre ad essere la più impegnativa tra le cinque possibile, questa strada costituisce un irresistibile richiamo per i cacciatori di valichi poiché consente di inanellare, oltre alla Sella dei Silvestri, anche il Passo Cannelli, situato a circa 1250 metri. Da questa parte la salita misura 17,1 Km, presenta una pendenza media del 7,5% e va a confluire sul versante di Zafferana ad un chilometro dalla cima. Il punto più arduo è costituito dalla variante (Via della Regione) realizzata per tagliare il passaggio dalla località Tarderia: la strada è molto suggestiva perché letteralmente tagliata nella roccia ma presenta un picco del 20%, all’interno di una galleria di 100 metri che ha anche l’handicap di essere stretta, bassa e non illuminata.
Da Nicolosi non c’è soltanto la classica strada d’accesso ma un versante “ibrido”, che va a confluire prima sul versante di Pedara e poi sulla strada di Zafferana. In tutto sono 17,6 Kma al 6,8%, comprensivi degli scollinamenti al Cannelli e alla Sella dei Silvestri, mentre è saltato il tratto al 20% del “Salto del Cane”. Dal 1983, quando una colata distrusse la strada sopra Piano Bottara, fino al 1995 costituì la strada più comoda per chi volesse raggiungere il Sapienza da Catania.
Ultimo in ordine di apparizione è il versante che sale da ovest e che raggiunge il Sapienza partendo da Adrano e poi confluendo sulla “strada maestra” poco oltre il Grande Alberto Etna. Non ci sono valichi intermedi per quest’ascesa, apparentemente più appetibile delle altre a causa della bassa pendenza media complessiva (5,4%). L’impegno che richiede non è comunque indifferente poiché questo versante vince il confronto con gli altri sul piano del chilometraggio: sono ben 24 i Km da percorrere sino al Sapienza, con tratti piuttosto impegnativi nei primi 15 Km, fino alla località Milia.
Chi non ne avesse abbastanza può cimentarsi sull’ultimo tratto della strada verso l’Etna, per affrontare la quale sono necessarie mountain bike in ottimo stato e un elevato livello di allenamento. Ai disagi del fondo sterrato – sull’Etna non ci sono morbide “strade bianche” essendo i frammenti di pietra lavica neri e taglienti – si uniscono, infatti, quelli della quota e delle pendenze. La media è dell’11% nei 9 Km che conducono al rifugio Torre del Filosofo (2915 metri), così chiamato perché eretto nel luogo dove, secondo la leggenda, Empedocle si sarebbe gettato nel cratere dell’Etna per carpirne i segreti. Dopo il rifugio, la strada aggira i crateri sommitali poi inizia a scendere verso l’osservatorio vulcanologico dei Pizzi Deneri e quindi verso il Piano Provenzana.
L’ETNA E IL GIRO
Nell’inverno del 1966, tracciando il percorso del Giro dell’anno successivo Torriani non badò a spese. Dovendosi celebrare la 50a edizione della corsa rosa, pensò di solennizzare l’avvenimento mixando classico e novità e andando alla ricerca di tre ascese inedite, destinate a diventare negli anni successivi mete ricorrenti del Giro. Se ciò effettivamente accadde con il Block Haus e le Tre Cime di Lavaredo, l’Etna invece non lasciò una grande immagine di sé, per una svariata sede di motivi. Colpevoli furono l’infelice collocazione in calendario rispetto alle altre due salite, le pendenze non impossibili della strada verso il Rifugio Sapienza e po’ di “maretta” in gruppo, una sorta di non belligeranza quale segno di protesta verso lo stesso Torriani, reo d’aver disegnato un Giro eccessivamente duro negli “extra” (troppi trasferimenti, cene fuori orario, ore di sonno perdute). Di fatto si verificherà solo la naturale selezione delle salite che, a 7 Km della meta, ridurrà ad una quindicina di elementi il gruppo di testa, dal quale riuscirono ad evadere nel finale i quattro uomini che andranno a giocarsi la tappa. Ad imporsi, dopo 169 Km percorsi ad una media poco inferiore ai 29 Km/h, sarà “cuore matto” Franco Bitossi, con un manciati di secondi sullo spagnolo Gonzalez e gli italiani Schiavon e Carletto.
“Scottato” da questo non esaltante precedente, Torriani si dimenticherà subito dell’Etna e si dovranno attendere ben 22 anni per vedere ricomparire il nome del vulcano siciliano nella nomenclatura del Giro, inserito però in una posizione ancora più sfavorevole rispetto a quella del 1967. Essendo appena la seconda frazione, il 22 maggio del 1989 si affrontò solo la prima metà della salita, terminando la fatica giornaliera nel piazzale del Piano Bottara, dove la tappa si risolse allo sprint, con successo del portoghese Acacio Da Silva davanti al colombiano Herrera e allo svizzero Rominger.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: l’Etna (www. 123rf.com)

San Giovanni la Punta (panoramio)

Il Mompilieri (www. flickr.com)

Santuario di Mompilieri (www.trekearth.com)

L’Etna visto da Nicolosi (www.svagoedintorni.com)

Un momento della cronoscalata automobilistica Catania – Etna del 2008 (panoramio)

Salendo all’Etna (panoramio)

Verso Piano Bottara (panoramio)

Il piazzale di Piano Bottara (panoramio)

Si fiancheggiano antiche colate laviche (www. flickr.com)

Sempre più in alto (panoramio)

La strada taglia lave antiche e moderne (panoramio)

Il rifugio Sapienza (www.caicatania.it)

Sella dei Monti Silvestri (www.geositi.net)

La sterrata per il cratere sommitale (www.svagoedintorni.com)

Etna, vista dalla strada sterrata www.svagoedintorni.com)
L’altimetria della tappa del 1967 (archivio storico percorsi ilciclismo.it)

L’altimetria della tappa del 1989 (archivio storico percorsi ilciclismo.it)

Bitossi primo al traguardo nel 1967 (bikeraceinfo.com)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI TROPEA
maggio 15, 2011 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: il commento tecnico alle tappe di montagne, dalla voce di un ex corridore di prestigio che scoprirete tra qualche giorno; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la rubrica tricolore di N@po; le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1961. Seguiteci.
Foto copertina: Paolo Belli e il “Trofeo senza fine”, la coppa destinata al vincitore del Giro 2011 (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Giro, zampata di Gatto. Contador è secondo(Gazzetta dello Sport)
Giro d’Italia, tappa a Gatto. Weening resta maglia rosa (Corriere dello Sport – Stadio)
Gatto wins stage eight of Giro(The Daily Telegraph)
Gatto plus fort qu’Alberto (L’Equipe)
Gatto : “Gagner contre Contador est un plus” (Le Monde)
Contador llega al Etna con un bocado de 17 segundos (AS)
Contador acaba segundo una etapa en la que Gatto se puso las botas (Marca)
La octava etapa para Gatto y Weening conserva la ‘maglia’ rosa (El Mundo Deportivo)
Contador se montre (Le Soir)
Gatto décroche l’étape, Contador grappille des secondes précieuses (Sud Presse)
La 8e étape du Giro pour Gatto devant Contador (L’Avenir)
Gatto en Contador verrassen sprintersploegen (De Standaard)
Contador allume la mèche(La Dernière Heure/Les Sports)
Giro-peloton moet over spuwende Etna (Het Nieuwsblad)
Stapel truien Weening groeit (De Telegraaf)
Alberto Contador falls short in eighth stage of Giro(USA Today)
Gatto takes Giro eighth stage (Herald Sun)
Gatto edges Contador to take Giro stage (The Age)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
Mauro Facoltosi: Volata o sorpresa?
Pedale Pazzo: Spero Petacchi, ma lo strappetto si presta ad attacchi a sorpresa, basta guadagnare una quindicina di secondi e si arriva al traguardo con le braccia alzate.
Una fuga da lontano invece non ha speranze in una tappa così piatta, a meno di una mega fuga bidone da 20 corridori..ma abbiamo capito che in questo giro gli attaccanti sono pochi e svogliati..
Gibosimoni: Penso fuori dai giochi Cavendish, se qualcuno si mettesse a tirare sullo strappetto Cannonball perderebbe la gamba buona magari anche senza staccarsi. Un Garzelli o un Di Luca magari potrebbero tentare qualcosa, manca solo poco più di un Km dalla “vetta” e quasi 700 metri al 7 % sono una bella rampa di lancio.
Vediamo!!
Hotdogbr: Gatto l’avevo messo tra i primi 3 però in volata e non attaccando prima della fine, l’azione di Contador invece mi sembra dettata dalla paura di non essere al top e non poter fare la differenza in montagna, ma domani sull’Etna non si bluffa
Mauro Facoltosi:
Secondo voi è vero quanto detto da Beppe Conti in telecronaca? Secondo il giornalista torinese Conti avrebbe capito di non essere al top (dopo il mezzo passo falso di ieri a Montevergine) ma per tentare di tenere nascoste le sue reali condizioni ha cercato di intimorire gli avversari oggi, con questo attacco a sorpresa.
MirkoBL: Potrebbe anche essere così. Ieri nella volata finale non mi ha convinto, ma oggi ha comunque fatto un bel numero e adesso tocca agli altri inseguire. Potrebbe avere anche un senso la questione allergia, come ha detto Savoldelli.
Pedale Pazzo: Per me più semplicemente si è trovato davanti nel momento topico, proprio nelle prime posizioni..si è guardato qua e la e ha visto che non era marcato stretto, poi ha visto partire Gatto e l’istinto dello scalatore ha fatto il resto. Insomma una cosa non studiata, ma casuale. Non credo molto alla teoria di Conti: primo perchè secondo me nella tappa di ieri non ha mostrato nessun cedimento particolare, non era una salita per lui, era un lungo falsopiano, e ha fatto niente di meno e niente di più di quel che doveva. Secondo perchè in questo Giro questi giochetti non si possono fare, non si può nascondere proprio nulla.. Merita tanti complimenti Gatto, era difficile prevedere un attacco in salita da parte sua..ha avuto coraggio e ha vinto alla grande. Speriamo continui così perchè gente con queste caratteristiche ormai in Italia non ne abbiamo più molta!
Jack.ciclista: Senza faticare troppo si è portato a casa secondi importanti. Sull’Etna saranno altri a dover inventare dei numeri.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
BIANCO, ROSSO E VERDE
Rubrica semiseria sul Giro 2011, a cura di N@po che giornalmente assegnerà le maglie secondarie ai protagonisti della corsa rosa.
Maglia Bianca: ai critici di Contador, a quelli che gli danno del ragioniere dimenticando che questi, se partecipa ad un grande giro, lo vince da svariati anni. Oggi li umilia (i critici) attaccando in una tappa anomala e regalando, pure, al vincitore, la più bella foto possibile. Impareggiabile.
Maglia rossa:a Garzelli. Nel finale lui fora, i compagni lo aspettano e lui li stacca tutti mettendosi a ruota di una macchina. Non si contano i moccoli dei poveri gregari inutilmente rallentati e televisivamente umiliati dal
capitano. Indemoniato.
Maglia verde: Oscar Gatto. Detto SuperTeleGattone per quella sigla
televisiva che diceva ’se vi piace chiamatemi Oscar’. Oggi ha sverniciato pure il primo della classe in mondovisione e quindi.. un telegatto non glielo nega nessuno. Imprendibile
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Messina – Etna (svolgimento anticipato di mezz’ora rispetto alle tabelle di marcia)
Messina: poco nuvoloso, 22,4°C (percepiti 24°C), venti deboli da SE (3-4 Km/h), umidità al 45%, mare quasi calmo
Taormina (Km 45,2): poco nuvoloso, 23°C (percepiti 24°C), venti deboli da S (8-17 Km/h), umidità al 50%, mare quasi calmo
Zafferana Etnea – rifornimento (Km 109,6): nuvole sparse, 20°C (percepiti 21°C), venti moderati da WSW (11-23 Km/h), umidità al 56%
Acireale – T.V. (Km 122,7): nuvole sparse, 23,2°C, venti deboli da SSE (9-17 Km/h), umidità al 50%, mare quasi calmo
Nicolosi (Km 149) : nuvole sparse, 22,6°C, venti moderati da W (20-28 Km/h), umidità al 35%
Etna* : nuvole sparse, 3,7°C (percepiti -0,5°C causa vento), venti moderati da W (19-22 Km/h), umidità al 44%
* previsioni a quota 3290 metri (arrivo a 1892 metri)
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Anche quest’anno spazio agli strafalcioni dei telecronisti
Bartoletti: “Pieter Vegan” (Weening)
Bartoletti: “Pronoba la grafica” (che stavi a ddì?)
Bartoletti: “Sentiamo cosa ha detto alla partenza Fabrizio Piacente” (l’oggetto era Di Luca, intervistato da Piacente)
Pancani: “Andiamo sul podio del Processo alla Tappa”
De Luca, intervistando il ds di Ventoso: “Come sta Vicioso?” (che corre pure in un’altra squadra)
Pancani, ricordando il successo di Bettini a Tropea: “Arrivo del 9 maggio 2005″ (era l’8 maggio)
Pancani: “La tappa degli sterrati, quella di Orvieti” (se c’era un solo tratto sterrato, allora si arrivava ad Orvieto)
Savoldelli: “Cartello del quindici chilometri all’arrivo”
De Stefano: “Ciclonews” (Cyclingnews)
Conti: “Andy Slech” (oramai è un vizio congenito)
Martinello: “Senza gravi consuguenze”
Cassani: “Una salita che, passando per Linguaglossa, si arriva a 1600 metri”
I TITOLI DELL’UNITA’
Ecco come l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del Centenario dell’Unità (1961). Altimetrie e grafice dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)
VAN TONGERLOO IN ROSA – VAN EAST “BRUCIA” STABLINSKI E BONO A TARANTO – PAMBIANCO CADE SI FERISCE E PERDE 10 MINUTI
Pieno trionfo della tattica e dei gregari di Van Looy – Dei nostri i soli Balmamion e Conterno resistono nelle prime posizioni della classifica
Per il capitano della Fides si sospetta la frattura della cresta iliaca – Oggi la Castellana Grotte – Bari a cronometro (Km 53): il pronostico è per Anquetil
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
1a tappa Venaria Reale – Torino
2a tappa Alba – Parma
3a tappa Reggio Emilia – Rapallo
4a tappa Genova Quarto dei Mille – Livorno
5a tappa Piombino – Orvieto
6a tappa Orvieto – Fiuggi
7a tappa Maddaloni – Montevergine di Mercogliano
14-05-2011
maggio 15, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
L’italiano Oscar Gatto (Farnese Vini – Neri Sottoli) si è imposto nell’ottava tappa, Sapri – Tropea, percorrendo 217 Km in 4h59′45″, alla media di 43,436 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Contador Velasco e di 5″ l’italiano Alessandro Petacchi (Lampre – ISD). L’olandese Pieter Weening (Rabobank Cycling Team) conserva la maglia rosa, con 2″ sul bielorusso Sivtsov e sull’italiano Marco Pinotti (HTC-Highroad).
RHONE-ALPES ISERE TOUR
Il francese Sylvain Georges (Big Mat – Auber 93) si è imposto nella terza tappa, Chaponnay – St.Maurice-l’Exil, percorrendo 150 Km in 3h46′07″, alla media di 39,802 Km/h. Ha preceduto di 36″ il connazionale Pinot e di 1′05″ il danese Bochmann. Georges è il nuovo leader della classifica, con 49″ su Pinot e 1′28″ su Bochmann.
TOUR DE PICARDIE
Il francese Romain Feillu (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Villers-Saint-Paul – Château-Thierry, percorrendo 166,5 Km in 3h45′26″, alla media di 44,314 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Haddou e Drujon. Miglior italiano Filippo Pozzato (Katusha Team), 16°. Il lituano Egidijus Juodvalkis (Landbouwkrediet) ha conservato la testa della corsa, con 1″ su Feillu e 5″ sul belga De Haes. Miglior italiano Pozzato, 7° a 11″.
INTERNATIONAL AZERBAIJAN TOUR
Il kazalo Alexey Lyalko (nazionale) si è imposto nella prima tappa, Tabriz – Meshkinshahr, percorrendo 177 Km in 3h46′49″, alla media di 46,822 Km/h. Ha preceduto di 19″ l’iraniano Sohrabi e il tedesco Stefan Schumacher (Miche – Guerciotti). Miglior italiano Davide Rebellin (Miche – Guerciotti), 11°. Schumacher conserva la testa della corsa con 2″ su Lyalko e 8″ su Sohrabi. Miglior italiano Rebellin, 6° a 20″.
SCANDINAVIAN RACE
Il lettone Andzs Flaksis ((Rietumu-Delfin) si è imposto nella corsa svedese, percorrendo 193,5 Km in 4h17′30″, alla media di 45,087 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Becis e di 21″ lo svedese Stevenson.
NONSOLOGIRO: FESTA (QUASI PIENA) FRANCESE IN PICCARDIA
Otto corridori sui primi dieci: l’ordine d’arrivo della seconda tappa del Tour de Picardie è stato un’apoteosi per i transalpini che hanno gioito per il successo di Roman Feillu e hanno visto i loro connazionali occupare le prime sei posizioni dell’ordine d’arrivo, poi l’ottava e la decima. Un trionfo che sarebbe stato pieno se Feillu avesse completato l’opera con la conquista della maglia di leader, rimasta sulle spalle del lituano Juodvalkis per l’inezia di un secondo, proprio davanti al corridore della Vacansoleil.
Foto copertina: Roman Feillu
Successo francese nella seconda tappa del Tour de Picardie. Il transalpino Romain Feillu (Vancasoleil) si è imposto in volata nella Villers Saint Paul-Châteux Thierry. Alle spalle del vincitore altri 5 francesi con Haddou ( Team Europcar) e Drujon (Big Mat-Auber 93) ad occupare nell’ordine le posizioni di rincalzo.
Primo non francese + il belga De Haes (Omega Pharma-Lotto) settimo, mentre Filippo Pozzato è per la seconda il primo degli italiani, arrivato a 16° alle spalle della maglia gialla Juodvalkis, che ha conservato la leadership.
La tappa odierna si è sviluppata sulla falsariga di quella precedente, corsa ad altissima velocità, con alcuni tentativi di fuga e la costante della presenza della maglia a pois. L’ultimo tentativo, il più degno di nota, formato da tre elementi, ha visto sfumare le possibilità di vittoria una volta arrivati nel circuito finale.
L’unico soddisfatto di queste fughe è stato la maglia a Pois Le Bon che, nonostante cambiasse i compagni in avanscoperta, è passato primo a tutti i tre GPM di giornata.
Domani ultima tappa da Charly sur Marne a Péronne (189,5 km) con un tracciato simile ai giorni precedenti, 5 GPM e arrivo in circuito.
Mario Prato
IL FINALE CHE NON TI ASPETTI: DUE FELINI ALL’ATTACCO
Vincere una tappa al Giro d’Italia è la più grande ambizione di ogni ciclista in gara. Farlo su chi lotterà per la vittoria finale, poi, ne fa aumentare il pregio. Se poi il big piazzato alle tue spalle è Alberto Contador allora ti rendi conto che hai portato a termine un piccolo capolavoro. A riuscire in tutto questo è un fantastico Oscar Gatto, partito in testa al gruppo, ai meno 1500 metri dall’arrivo di Tropea.
Foto copertina: Gatto, Contador e dietro tutta la muta scatenata alla caccia dei due “felini” (www.as.com)
Da Pisacane al Giro d’Italia. Dal 1857, al 2011. Due sbarchi, seppur con significati completamente diversi, in contesti storici ancor più agli antipodi ma che però segneranno comunque la storia della graziosa cittadina cilentana che deve proprio ai 300 la sua notorietà. La carovana rosa invade Sapri fin dalle prime luci del mattino in un’atmosfera davvero particolare. Subito dopo il chilometro zero va via la lunga fuga di giornata proposta da Mirko Selvaggi (Vacansoleil) e Leonardo Giordani (Farnese Vini-Neri Sottoli). I due accumulano un vantaggio massimo di poco superiore dieci minuti che man mano si riduce con l’alternarsi alla testa del gruppo della Quick Step, Androni Giocattoli e HTC. Superata Amantea, a circa 50 km dall’arrivo, si comicia così a fare sul serio. La velocità del gruppo aumenta progressivamente e tra Vibo Valentia e Briatico inizia la bagarre in testa al gruppo per ottenere le migliori posizioni, considerando l’insidioso finale. Il gruppo raggiunge i due fuggitivi a circa 8 km dall’arrivo in piena velocità, ed è in questi frangenti che la corsa si anima. Si segnala una caduta senza conseguenze in cui viene coinvolto Garzelli (secondo ‘inconveniente’ capitato al ciclista varesino dopo la foratura sullo sterrato di orvieto) che pur riuscendo a tornare nel gruppo – a circa 4 km dall’arrivo – non gli consentirà di trovare le energie sufficienti per un finale da protagonista. La strada intanto si restringe e si fa tortuosa proprio all’ingresso di Tropea, quando ai 1600 m dall’arrivo inizia una salita di 600 al 7%. Scatto secco – anzi felino – di Oscar Gatto della Farnese Vini che in duecento metri fa il vuoto ricordando il miglior Bettini e avviandosi così alla vittoria di tappa andando a tutta nell’ultimo chilometro pianeggiante. Un’azione veramente da sottolineare positivamente, considerando anche che al secondo posto si piazza un ardito Contador che riesce ad anticipare il gruppo regolato in volata da Petacchi. In classifica generale lo spagnolo di Madrid è adesso quinto dopo aver superato in un colpo solo Scarponi e Nibali, attesi quindi ad una risposta immediata nella tappa siciliana di domani, quando la doppia scalata dell’Etna (dal versante messinese e dall’altro catanese) potrebbe dare un ulteriore scossone nelle prime posizioni.
Antonio Scarfone
SAPRI – TROPEA: SCURDAMMECE O’ PASSATO, STAVOLTA I GRILLI NON SALTERANNO (FORSE)
Una frana si è portata via il “salto del grillo” ma il traguardo di Tropea continuerà ad essere un osso duro per i velocisti, anche se più appetibile rispetto al programma originario. Si annuncia parecchio e gravoso lavoro per i treni che, oltre a stare attenti che il gruppo non si scucisca sulla spettacolare “Costa degli Dei”, dovranno mettere davanti i loro migliori alfieri allo scopo di stoppare i grilli che sicuramente tenteranno l’azione sullo strappo finale, anche se stavolta sarà più difficile fare il vuoto.
Tra il Giro d’Italia e Tropea l’idillio era scoppiato sei anni fa, in occasione del primo e finora unico approdo della corsa rosa nell’incantevole località calabrese. A far scattare il colpo di fulmine contribuì Paolo Bettini che, il 9 maggio 2005, si esibì in una delle sue migliori performance da “grillo”, con un indovinato attacco sulla ripidissima rampa che dal lungomare saliva verso i quartieri alti, dov’era collocato il traguardo. A maggio 2011 il Giro tornerà sul luogo del “misfatto” ma, come dicono i campani – dalle cui terre scatterà quest’ottava frazione, la prima della seconda settimana di gara – “scurdammece o’ passato” perché stavolta i “grilli” del gruppo non potranno più saltare, non ci saranno occasioni da finisseur complice una frana che ha costretto gli organizzatori a ridisegnare il finale. Lo smottamento si è rivelato provvidenziale per i velocisti, categoria piuttosto bistrattata in queste ultime edizioni, che avranno così una possibilità in più, da aggiungere alle già poche previste. Sicuramente tarati sulle loro corde saranno i finali di Parma e Ravenna mentre più ostici si rileveranno gli approdi a Livorno, Fiuggi, Teramo ed anche quello nella stessa Tropea, nel quale vedremo qualche sprinter tagliato fuori dai giochi. Anche tutti, se qualche finisseur riuscirà a sfuttare al meglio l’ultima rampetta (nettamente più modesta rispetto a quella del 2005), coadiuvato anche dalle tortuosità del tratto precedente, affrontando le quali il gruppo si sfilaccerà inevitabilmente. Ma non sarà facile perché le ruote veloci del gruppo, che hanno imparato a domare anche i finali più indigesti, venderanno cara la pelle prima di lasciarsi sfuggire quest’opportunità.
Questa tappa prenderà le mosse negli scenari del Golfo di Policastro, con il raduno fissato a Sapri, cittadina legata alla storia della nostra Unità, anche se i ricordi laggiù non sono molto lieti. La sera del 26 giugno 1857 finì nel sangue, infatti, la spedizione di un gruppo di mazziniani guidati da Carlo Pisacane, sbarcati nel Cilento nel tentativo di accendere tra le popolazioni locali il focolaio di una rivolta che, da Sapri, si voleva lasciar estendere a tutto il meridione, allora assoggettato al Regno delle Due Sicilie. Il fallimento dell’impresa colpì l’allora re di Sardegna Vittorio Emanuele II, che in quest’accadimento trovò lo stimolo per accellerare i tempi verso l’unificazione nazionale.
Si lascerà Sapri percorrendo la statale “Tirrena Inferiore” che costituirà l’asse portante di questa frazione, poiché su di essa si permarrà fino a circa 35 Km dalla meta, proponendo il classico filo conduttore delle strade litoranee poste a diretto contatto con le montagne che digradano verso il mare, come accade in Liguria con l’Aurelia. Sarà, dunque, tutto un susseguirsi di capi e promontori che la strada vincerà affrontando modeste difficoltà, alternate a tratti che, al contrario, saranno dritti come fusi e totalmente pianeggianti. Le ascese saranno comunque tutte di bassa entità, al punto che nessuna di quelle previste quest’oggi sarà considerata valida per la classifica GPM, lasciando loro il ruolo di trampolino di lancio per le fughe che, come avviene in ogni tappa in linea, caratterizzerano la cronaca giornaliera.
Pochi chilometri dopo il via si supererà il confine regionale, passando dalla Campania alla Basilicata. Sulle strade lucane, percorse per una ventina di chilometri, si affronterà un tratto molto panoramico che ha sostituito un’antichissima e stretta mulattiera, angusta al punto da impedire il passaggio in “simultanea” di due viandati con mulo al seguito. Infatti, qui s’incontrerà la torre “Apprezzami l’Asino” che non ci rammenta soltanto i disagi provocati dalle incursioni via mare, ma anche le insidie del “cammino”: in caso d’incrocio i padroni delle due bestie dovevano “apprezzarle”, valutare quale fosse delle due la più pregiata e poi scaraventare l’altra nel dirupo sottostante, ovviamente dopo aver congruamente risarcito il proprietario. Una sorta di “constatazione amichevole”, verrebbe da dire.
La corsa giungerà poi alla marina di Maratea, immediatamente sottostante l’antica cittadina oggi soprannominata la “Perla del Tirreno”, a sua volta dominata dal Monte San Biagio, sul quale troneggia la statua del Redentore di Maratea, innalzata negli anni ’60 e realizzata in marmo di Carrara. I suoi 21,1 metri ne hanno fatta per lungo tempo la più alta statua di Cristo esistente in Europa, primato recentemente battuto dai 33 metri del “Chrystusa Króla” (Cristo Re), inaugurato il 21 novembre 2010 a Świebodzin (Polonia), che ha “bagnato il naso” anche al celebre “Cristo Redentor” di Rio de Janeiro (sarebbero 38 metri, ma 8 sono di basamento) mentre non ha intaccato per un metro il record assoluoto, detenuto dal “Cristo de la Concordia” di Cochabamba (Bolivia).
Varcata la Fiumara di Castrocucco si entrerà in Calabria, portandosi verso le località balneari di Tortora Marina e Praia a Mare. Per raggiungerle si abbandonerà temporaneamente la statale, rimanendo però sul vecchio tracciato della “Tirrenica” che, di lì a breve, transiterà di fronte all’isola di Dino, la più grande ed importante delle due isole calabresi (l’altra è quella di Cirella, tra questo centro e Diamante), meritevole di un’escursione in barca per visitarne le grotte: la più bella è quella “Azzurra”, che ricorda l’onomina caprese, mentre quella più interessante è la “Gargiulo”, interamente sommersa ed esclusiva, poiché l’accesso è sconsigliato anche ai subacquei esperti.
Seguendo una tortuosa ma panoramica strada a tornanti si andrà a riprendere la statale, nel tratto in cui questa doppia Capo Scalea prima di scendere verso l’omonimo centro, caratterizzato dalla parte antica dell’abitato arroccata a gradoni sul promontorio.
Ad un troncone particolarmente tormentato ne seguirà uno agli antipodi, sotto la forma d’un rettifilo pianeggiante e quasi ininterrotto di una decina di chilometri, costeggiando quella che è stata battezzata “Riviera dei Cedri” per la diffusa coltivazione di questo agrume originario della zona dell’ Himalaya e giunto nel vecchio continente in tempi remoti, noto anche all’epoca romana quando era chiamato “mela assira”. In suo onore negli anni ’50 ha cambiato le proprie generalità anche il comune di Cipollina, che da allora si chiama Santa Maria del Cedro, centro che ricordiamo anche come sede di tappa nel Giro del 2005 (vittoria allo sprint dell’australiano Robbie McEwen), l’indomani la citata frazione di Tropea.
Meno scorrevoli, ma comunque privi di particolari difficoltà, saranno anche i successivi 12 Km, nel corso dei quali si attraverserà l’importante località turistica di Diamante, che contende il titolo di “Perla del Tirreno” a Maratea e ad altri centri dello stivale (Tirrenia, Viareggio e l’intera isola d’Elba in Toscana, Santa Marinella e Sperlonga nel Lazio, Gioiosa Marea in Sicilia, Bagnara Calabra e la stessa Tropea in Calabria).
Dopo la marina di Belvedere il tracciato della statale si fa un pelo più accidentato, traforando con brevi gallerie le estreme pendici della Catena Costiera, il gruppo montuoso che si estende per quasi 70 Km congiungendo il massiccio del Pollino e i Monti di Orsomarso con la Sila. Alle porte di Cetraro, altro municipio che deve il suo nome al “citrus”, si abbandonerà nuovamente la statale, stavolta per inoltrarsi brevemente e affrontare la modesta ascesa verso Acquappesa, lunga poco meno di un chilometro, vecchia conoscenza della corsa rosa che l’ha sempre inserita nei finali delle quattro tappe finora terminate alle vicine Terme Luigiane, località curativa nota fin dall’epoca romana (erano le “Acquae calidae Tempsae”) ma che ebbe notevole impulso grazie a due “sponsor” d’eccezione, la regina Isabella di Francia e San Francesco di Paola. La prima, secondo una leggenda, ritrovò la perduta fertilità dopo essersi immerse nelle acque che, nel 1446, saranno citate dal santo paolano in una lettera diretta a Simone degli Alimena, per ringraziarlo dei servigi forniti a una donna malata nel momento in cui “infirmandosi la donna e fatta mezzo hidropica, …la mandastivo alli Bagni della Guardia prestandoli li vostri muli, e le nache, dandoli denari e del pan bianco, e biscottelli, e confezioni.”
Se poco appariscente sarà stata la salita, tutt’altro bisogna dire della discesa successiva, caratterizzata da una spettacolare serie di tornanti sovrapposti, localmente detti i “gironi” e che rimandano alla memoria la planata dal Poggio sanremese. I “girini nei gironi” ci rimarrano quasi fino alla fine, svicolando all’altezza del penultimo tornante per andare a riprendere la litoranea nei pressi di una delle più incantevoli spiagge calabresi, quella di Intavolata.
Passati ai piedi del colle di Guardia Piemontese – così chiamato perché fondato nel XII secolo da un gruppo di profughi di religione valdese fuggiti dal Piemonte, dov’erano stati perseguitati dal duca Vittorio Amedeo II di Savoia, e che traslocarono in Calabria usi, costumi e dialetto occitani, dando vita all’idioma “guardiolo”, tuttora parlato – si andrà ad affrontare la breve e a tratti pendente salita di Paola, ultima difficoltà prima di un “digiuno” altimetrico che si protrarrà sino a Pizzo, vale a dire per i successivi 84 Km. Si tornerà, dunque, a pedalare sul velluto, attraversando prima il centro di Amantea, uno dei principali del litorale cosentino, tradizionalmente identificato con Clampetia, città della Magna Grecia che, più probabilmente, si trovava più a nord, secondo le indicazioni riportate sulla “Tabula Peutingeriana”, cartina redatta nel XII secolo riproducendo quello che era le vie militari dell’Impero Romano.
Cambiata direzione di marcia per assecondare l’onda del Golfo di Sant’Eufemia, esteso per poco più di 40 Km, i “girini” giungeranno nella pianura omonima, la terza della regione per ampiezza, un tempo paludosa e divenuta fertile in seguito alle ingenti opere di bonifica compiute tra il 1910 e il 1936. Oggi riveste rilevante importanza anche sotto l’aspetto commerciale essendo divenuta col tempo anche un grosso snodo ferroviario, autostradale e aeroportuale (lo scalo di Lamezia Terme è il principale della Calabria).
Proprio in questo tratto i corridori transiteranno sulla strada teatro della tragedia di Lamezia Terme, costata la vita a sette cicloamatori che saranno ricordati anche alla corsa rosa, magari con un traguardo volante essendo improbabile una “sosta” ufficiale così avanti nel percorso, quando alla meta mancheranno una sessantina di chilometri e, dunque, si sarà già in pieno agone. I treni dei velocisti, infatti, dopo aver lasciato sfogare gli ardimentosi di giornata cominceranno le grandi manovre proprio da queste parti, sfruttando gli ultimi tratti lineari di un percorso che, nel finale, tornerà a proporre tortuosità e “mangia e bevi”, come nel gergo ciclistico si definiscono i saliscendi non ripidi ma ripetuti in serie.
Usciti dalla Piana dell’Angitola le difficoltà riprenderanno col passaggio da Pizzo, il paese natale dei tartufi dolci. Gustando questo tipico prodotto della pasticceria calabrese, un gelato alla nocciola modellato nel palmo della mano e riempito con un cuore di cioccolato fondente, si potrà passeggiare per le strade di questa pittoresca località balneare, ammirando un panorama che arriva ad abbracciare la lontana Stromboli oppure visitando la curiosa chiesa rupestre di Piedigrotta che, secondo il sito ufficiale (www.chiesettadipiedigrotta.it), è il monumento più visitato della Calabria, avendano surclassato da alcune stagioni pure i “mitici” Bronzi di Riace.
Da una bellezza all’altra, tutto il finale si snoderà sulla “Costa degli Dei”: è tutto un programma il nome col quale è stato ribattezzato il litorale del “Corno di Calabria”, un casto connubio di promontori e spiagge, di baie e di faraglioni esteso per 55 Km. Un paradiso che si tramuterà in un inferno per chi, su una strada disagevole per questo tipo d’operazioni, sarà intento a lavorare per ricucire distacchi o per tentare di tener compatto il gruppo. Il veleno sarà nella coda, come al solito, una volta terminata la discesa-toboga che condurrà il plotone all’imbocco del lungomare di Tropea, a breve distanza da uno dei monumenti più visitati di questa cittadina, la chiesa di Santa Maria dell’Isola, collocata su di un promontorio un tempo separato dalla terraferma. Anziché procedere in direzione del porto, come avvenne nel finale della tappa vinta da Bettini, si svolterà verso l’interno portandosi con una rampa di 500 metri, inclinata al 5% e addolcita da due tornanti, alle spalle del centro storico, nel quale si trova la preziosissima cattedrale normanna del 1100. Non sarà l’ultima insidia per gli sprinter poiché, dopo un intermezzo pianeggiante, la strada riprenderà a salire, stavolta con soavità, e in tal guisa rimarrà fin sul traguardo.
I ghepardi della volata o grilli: chi la spunterà stavolta?
Mauro Facoltosi
MODIFICHE AL PERCORSO
Percorso praticamente confermato, con qualche taglio qua e là per evitare l’ingresso in alcuni centri (come Praia a Mare, Acquappesa e Paola), contenendo così il chilometraggio. La modifica più vistosa è il taglio della salita verso San Nicola Arcella.
FOTOGALLERY
Foto copertina: Tropea (www.villaggi-calabria.eu)

Sapri e il golfo di Policastro (www.giornaledelcilento.it)

Il Redentore di Maratea (www.settemuse.it)

Isola di Dino (www.redbubble.com)

Scalea (panoramio)

Diamante(www.qviaggi.it)

I <<gironi>> di Acquappesa e, sullo sfondo, la spiaggia di Intavolata (www.acquappesarifugio.it)

Paola, santuario di San Francesco (www.italianvisits.com)

La Piana di Sant’Eufemia (www.iannazzo.it)

L’isola di Stromboli vista da Pizzo (panoramio)

Tropea, cattedrale (panoramio)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI MONTEVERGINE
maggio 14, 2011 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: il commento tecnico alle tappe di montagne, dalla voce di un ex corridore di prestigio che scoprirete tra qualche giorno; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la rubrica tricolore di N@po; le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1961. Seguiteci.
Foto copertina: un’istantanea del Processo alla Tappa (foto Bettini)
IL COMMENTO SULLA TAPPA DI MASSIMILIANO LELLI
Ve l’avevamo promesso, un grande campione del passato avrebbe commentato per noi le tappe di montagna del Giro 2011 a poche ore dala conclusione: sarà Massimiliano Lelli, professionista dal 1989 al 2004, vincitore della maglia bianca di miglior giovane al Giro del 1991, da lui concluso al 3° posto dopo aver conquistato due tappe.
DE CLERCQ, CHAPEAU!
L’impresa di oggi da parte del giovane corridore belga merita un elogio enorme. E’ doveroso applaudirlo per il successo ottenuto sulla salita di Montevergine, ed è la prima cosa da fare. C’è rammarico per la rimonta mancata di pochissimo da Scarponi che poteva coronare a pieno il lavoro svolto oggi dalla Lampre per portare alla vittoria il proprio capitano. A Michele consiglierei che pensasse di più a puntare a qualche vittoria di tappa, e successivamente tentare l’assalto alla Maglia Rosa. Nella volata finale Scarponi era nettamente il più forte, con Garzelli che non è riuscito nemmeno ad affiancarlo. Bisogna dire però che il marchigiano è in un meraviglioso stato di forma, e che avrà a disposizione in questo durissimo Giro molte tappe da poter vincere.
Parlando invece della frazione sullo sterrato, non sono d’accordo sull’aver affrontato tratti in discesa su un fondo stradale simile data la enorme difficoltà a mantenere stabile la bicicletta. Il giorno della tappa ho pedalato con un gruppo di persone in quei tratti ed era davvero dura restare in piedi, poi notavo che le dimensioni dei pneumatici usati dai corridori in gara erano molto più sottili di quelli che andavano usati, cioè almeno da 24 mm.
Massimiliano Lelli
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
De Clercq batte Scarponi. Weening tiene la rosa(Gazzetta dello Sport)
Tappa a De Clercq. Weening resta in rosa (Corriere dello Sport – Stadio)
De Clercq quick to dedicate win to Weylandt (The Independent)
De Clercq wins Giro stage(The Daily Telegraph)
De Clercq d’un boyau (L’Equipe)
De Clerq gana con el aliento de los gallos en el cogote (AS)
El belga De Clercq alcanza la gloria en el Santuario di Montevergine (Marca)
Etapa para el belga De Clercq y Weening sigue líder del Giro (El Mundo Deportivo)
Bart de Clercq vainqueur surprise (Le Soir)
Bart De Clercq vainqueur sur le Giro “pour Wouter Weylandt” (Sud Presse)
Bart De Clercq surprend les gros bras (L’Avenir)
‘Voor Wouter, die ik zo goed kende’ (De Standaard)
Le Belge Bart De Clerck remporte la 7e étape(La Dernière Heure/Les Sports)
Ouders Bart de Clercq: ‘Uit respect bannen we de euforie’ (Het Nieuwsblad)
Weening houdt roze(De Telegraaf)
De Clercq Hangs On for First Career Victory(The New York Times)
Bart De Clercq pulls away to win 7th stage of Giro d’Italia(USA Today)
De Clercq wins Giro seventh stage (Herald Sun)
De Clercq wins Giro seventh stage (The Age)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
Prima della tappa
HOTDOGBR: di solito quando c’è il primo arrivo in salita si dice ”non si capirà chi vincerà il Giro ma si capirà chi non lo vincerà”, in questo caso è vero in parte nel senso che nessuno dei big si staccherà però qualcosa lo si capirà eccome, i vincitori del Giro 2001, 2004 e 2007 a Montevergine non a caso sono arrivati 2° (Simoni), 1° (Cunego) e 1° (Di Luca)
Scattista: Oggi, secondo me, arriverà la fuga.
La salita non credo farà selezione, e nemmeno farà capire le gerarchie tra i “big”. Ricordiamo che l’anno scorso il primo “big” a Montevergine fu Cunego. Il primo dei “big” oggi potrebbe essere Di Luca o uno scattista simile, visto che ci sarà da fare volata. Vista la performance alla prima tappa in salita del Giro 2009 (non mi ricordo qual’era) da parte di Menchov, occhio anche a lui oggi, ma forse questa salita è più facile.
Ceemo: La prima tappa in salita al Giro 2009 era l’arrivo al’alpe di Siusi, decisamente più impegnativa. Oggi arrivano in 20 con stoccata di Contador negli ultimi 500 metri.
Garda Bike: Il giorno prima però sono arrivati a San Martino di Castrozza. Oggi io vedo un gruppetto ristretto con i primi 20-30 della generale a giocarsi la tappa in volata a Montevergine.
Pedra85: 10, 15 al massimo, è pedalabile ma è pur sempre una signora salita!
Pedale Pazzo: Salita da 25 km/h e forse più.
Si sta bene a ruota e i big non faranno la differenza tra loro. Probabile arrivo di un gruppo attorno ai 20 corridori. Per la volata finale (sempre che non arrivi una fuga) vedo bene il vecchio Garzelli e anche Di Luca che ieri ha fatto un pò le prove generali. Anche Rodriguez potrebbe dire la sua. E perchè no pure Menchov. Vabbeh ne ho detti 4, spero di aver imbroccato il vincitore!
Dopo la tappa
HOTDOGBR: considerazioni sparse:
-tappa deludente, forse per la brevità, forse perchè non c’è stata un’andatura sostenuta, forse semplicemente perchè il livello della corsa è altissimo ma c’è stata molta meno selezione rispetto al passato a Montevergine
-è nata una stella? Non lo so, qualcuno aveva già parlato bene di De Clercq, fino a 2 km dall’arrivo era stato impressionante, potrebbe fare il Van den Broeck del 2008
-non so se Scarponi calerà nella terza settimana, cosa che gli è accaduta in passato diciamo prima della squalifica ma non l’anno scorso, ma sta di fatto che adesso vola e insieme a lui vola anche Niemec che sarebbe bello vedere capitano in un’altra squadra
-Contador qualche segno di cedimento l’ha dato ma non era la sua salita, su quelle vere sarà un’altra storia, diciamo che potrebbe non fare la differenza come in passato almeno sull’Etna
-molto bene invece Kreuziger, che sembra anche avere la squadra globalmente più forte in salita fino a questo momento, e Nibali, gli altri big erano comunque davanti
-Rujano ha perso 5′ a Orvieto ma non era proprio la sua tappa però è in forma e sulle salite vere lo vedremo
-anche oggi una bella prova di Cataldo che già l’anno scorso era in grande crescita nella terza settimana prima di ritirarsi e potrebbe finire almeno nei 10 a Milano
-Weening ha mantenuto la maglia rosa ma non è una sorpresa soprattutto se come detto l’andatura non è stata sostenutissima
-non sono una sorpresa neppure i 21” di Sastre, lo sono di più di 31 di Machado che o soffre per la caduta oppure non è ancora pronto per una grande corsa come il Giro, quello di Di Luca di ieri invece è stato un fuoco fatuo
-Duarte che era uno dei favoriti del giorno a 15′, è giovane e ci può stare, penso che abbia avuto dei problemi fisici però
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
BIANCO, ROSSO E VERDE
Rubrica semiseria sul Giro 2011, a cura di N@po che giornalmente assegnerà le maglie secondarie ai protagonisti della corsa rosa.
Maglia Bianca: Garzelli. Fa lavorare la squadra per cento chilometri e nel finale va più forte il vincitore rispetto ai suoi gregari stremati… azzerato!
Maglia rossa: Johnny Hoogerland. Dopo 20km di inseguimento sanguinoso, raggiunge i fuggitivi che rallentano per aspettarlo ed invece di accodarsi sfinito, prova a staccarli immediatamente…. smoccolamento generale degli altri fuggitivi che s’incupiscono e non collaborano più… salvo poi scoprire che l’olandese, probabilmente, aveva un appuntamento con una miss per festeggiare il proprio compleanno, e voleva solo arrivare il prima possibile al dopotappa… auguri!
Maglia verde: Bart De Clercq. Ha incominciato a correre solo tre anni fa e già sa mettersi gli Scarponi nel sacco….. Promettente!!
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Sapri – Tropea
Sapri: cielo sereno, 21,3°C, venti deboli da W (8-10 Km/h), umidità al 60%
Diamante (Km 56,9): cielo sereno, 23,4°C (percepiti 25°C causa vento), venti deboli da W (6-12 Km/h), umidità al 51%, mare quasi calmo
Paola – rifornimento (Km 98,6): cielo sereno, 22,2°C (percepiti 23,5°C causa vento), venti deboli da WNW (6-9 Km/h), umidità al 58%, mare poco mosso
Sant’Eufemia-Lamezia (Km 157,6): cielo sereno, 23,2°C (percepiti 25°C causa vento), venti deboli da NW (7-11 Km/h), umidità al 50%, mare quasi calmo
Vibo Valentia Marina – T.V. (Km 192): poco nuvoloso, 20,3°C (percepiti 22°C causa vento), venti deboli da N (3-9 Km/h), umidità al 68%, mare poco mosso
Tropea: poco nuvoloso, 20,7°C (percepiti 22°C causa vento), venti deboli da NNE (4 Km/h), umidità al 62%, mare poco mosso
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Anche quest’anno spazio agli strafalcioni dei telecronisti
Sgarbozza (sulla lavagna): Scarpon
Pasqualin: “A Maddaloni il giro è arrivato 6 volte prima di oggi. E nell’83 vinse Petacchi davanti a McEwen” (a Maddaloni ci sono state 4 partenza di tappa e 3 arrivi, la prima volta nel 1985. Nel 1983 Petacchi e McEwen avevano rispettivamente 9 e 11 anni)
Sgarbozza: “sei – settanni”
Pasqualin: “cicliamatori”
Piacente intervistando Pozzovivo: “Un arrivo in salita ideale per le tue caratteristiche”
Pozzovivo rispondendo a Piacente: “NON E’ un arrivo in salita ideale per le mie caratteristiche”
Bartoletti: “Sarà una saluta dura”
Bartoletti: “250 tonnellate di cenere da sparare” (boicottaqgio!!)
Sgarbozza: “Salita di Montenero” (Montevergine)
Bartoletti: “Pinotti, secondo in classifica” (è terzo)
De Stefano “A Gand parte la Omloop Het Nieuwsblad” (e la Gand-Wevelgem dove la mettiamo?)
De Stefano: “Team Leipord”
Savoldelli: “Sono crollati per primo”
Pancani: “Ogni momento può essere buona”
Pancani: “Secondi di abbuoni”
I TITOLI DELL’UNITA’
Ecco come l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del Centenario dell’Unità (1961). Altimetrie e grafice dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)
SUAREZ NUOVA MAGLIA ROSA
Vincitore per distacco sul traguardo di Cosenza
Generosa fuga di Trapè e Delberghe che, dopo aver conquistato un vantaggio di 8′20″, sono stati raggiunti sul Passo dell’Acquabona – Poblet a 4′50″ – Ritirato Venturelli – Fuori tempo massimo Vito Favero – Oggi la Cosenza – Taranto
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
1a tappa Venaria Reale – Torino
2a tappa Alba – Parma
3a tappa Reggio Emilia – Rapallo
4a tappa Genova Quarto dei Mille – Livorno
5a tappa Piombino – Orvieto
6a tappa Orvieto – Fiuggi