I VERDETTI DEL NEVEGAL, CRONOSCALATA SENZA SORPRESE

maggio 24, 2011 by Redazione  
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Ci voleva la vittoria in rosa, anche se senza braccia alzate, senza revolverate: Contador dedica il trionfo a Xavier Tondo Volpini, il ciclista della Movistar scomparso lunedì in un assurdo incidente domestico. Per il resto pochi distacchi tra i grandi: ottima la prova di Nibali e Scarponi ma lo spagnolo resta irraggiungibile.

Foto copertina: Contador dedica il successo al suo sponsor (foto De Socio)

Nelle cronoscalate può sempre capitare qualcosa di strano, così come dopo il giorno di riposo. L’abitudine agli sforzi protratti ribaltata in un esercizio costretto entro i limiti della mezzora, le reazioni del corpo fustigato da sequele di montagne e poi rilassato in una giornata di ricreazione: se aggiungiamo la possibilità che qualche uomo fuori classifica si sia risparmiato per conquistare il suo lampo di gloria, tutto lascia pensare a un esito – del tutto o in parte – all’insegna dell’imprevedibilità, come peraltro è accaduto in precedenti edizioni.
Invece evidentemente nell’ascesa al colle bellunese i fattori si annullano vicendevolmente, e i risultati sono quanto mai conservativi rispetto a quanto visto fin qui. L’unica peculiarità, anch’essa peraltro ampiamente prevedibile, è una certa sofferenza negli atleti più avvezzi allo scatto che alla regolarità.

La tappa la domina Alberto Contador, lui solo regala distacchi davvero pesanti agli immediati – in termini di posizione, non certo di tempo – inseguitori in classifica: un avvio prudente, a tutelarsi dalle insidie delle curve, si traduce in un sensibile distacco al primo intertempo, dove Alberto “si confonde con la massa” fuori dai dieci, a 13” da un Nibali scattante e spregiudicato, che invece si esalta conquistando un netto primato al termine della fase pianeggiante. In salita però non c’è competizione: Contador sale agilissimo, alternando rilanci di potenza sui pedali, senza mai apparire appannato fino a un ultimo km in lievissimo affanno.
D’altro canto questo è il suo esercizio prediletto: sforzo concentrato al massimo, senza tormentose premesse, solo contro l’orologio con tanto di salita dura e regolare a schiantare gli avversari inermi.
Molto emozionante il podio con la dedica a Xavier Tondo Volpini, prematuramente scomparso lunedì mattina. Il pubblico foltissimo che ha scortato la scalata con entusiasmo e sportività, applaudendo come è giusto ogni atleta e regalando il proprio speciale appoggio alla maglia rosa, si è azzittito rispettosamente mentre Alberto, visibilmente commosso, indicava il cielo.

Tornando alla gara, solo Rujano contiene il distacco nella seconda parte della cronometro, quella ascendente, entro i 5” al km, patendo meno di quaranta secondi dal fenomeno in rosa.
Il piccolo venezuelano si conferma così baciato da un’affinità elettiva con le cronoscalate che già gli conoscevamo (per tacere il fatto che, pensando al suo peso piuma, anche sul piano si sa difendere): un avvio poco esplosivo, e – a suo dire – un finale col fiato corto, lo collocano comunque al quarto posto di giornata, rilanciandolo in vista di un finale di Giro che gli sorride, con i bei ricordi del Sestriere a precedere la cronometro conclusiva, più adatta a lui che al francese Gadret, oggi surclassato non solo in salita ma anche nel segmento iniziale. Ci sono quasi due minuti da rosicchiare, sarà comunque una bella lotta. Scalzato senza difficoltà Nieve, oggi esausto, appagato, e con l’occhio al lavoro di gregariato che ancora l’aspetta per il capitano Antón.

Al secondo e terzo posto di giornata troviamo la coppia italiana che si disputa i gradini del podio anche in generale: oggi è Nibali a prevalere, per una manciata di secondi (a 34” da Contador il siciliano, a 38” il marchigiano). Effettivamente tutto il Giro sembra dire di una lieve maggiore rotondità di prestazione da parte del più giovane Vincenzo, che ha sacrificato il bel bottino di cui ancora godeva nei confronti dell’avversario per provare a rimettere in discussione il primato assoluto durante il tappone dolomitico. Nondimeno oggi la salita vera e propria è stata meglio condotta da Michele, capace di assestare a Nibali un paio di secondi al km, compensando così integralmente il distacco subito nella prima frazione: di nuovo però, quando la strada si faceva meno impervia ma non per ciò meno esigente – i fatali e rivelatori falsopiani conclusivi! – è stato lo squalo ad assestare il morso decisivo. Sicuramente Nibali ha pagato verso metà salita la propria aggressività della prima parte, lo si è notato a tratti in certa qual difficoltà, però il traguardo lo ha visto più fresco e sereno in viso, a ulteriore testimonianza di una conclusione in crescendo capace di recuperare qualcosa perfino al devastante Contador odierno.

Tra i dieci e i venti secondi da Nibali troviamo altri tre uomini importanti, anche se non tutti di classifica: il quinto posto del “sempreverde” (mai meglio detto!) Garzelli conferma che oggi non erano più in conto gli sforzi pregressi, o meglio che essi sono stati tanto stravolgenti per tutti da veder premiato comunque lo stato di forma, senza particolari vantaggi per chi ha creduto di “risparmiarsi” nei tapponi alpini. Poi comunque positivi, ancora una volta assai prevedibilmente, visto che la prova era molto adatta a loro, ecco Kreuziger e Menchov: la maglia bianca rafforza il proprio primato in quella classifica, e conduce una prova praticamente identica a quella di Nibali a poco più di un secondo al km di differenza. Si osserva la formazione comune e la confrontabilità delle caratteristiche, ferma restando la maggior maturità di Nibali e il salto qualitativo da lui ormai compiuto, di là da venire per l’ex compagno. La prova di Menchov è invece caratterizzata da un pessimo primo settore, compensato solo parzialmente da una salita perfettamente all’altezza di Nibali e Scarponi: forse un eccesso di prudenza o più probabilmente una difficoltà a carburare, certamente il russo certifica di essere in crescita e di pagare, in questo Giro, gli impedimenti dovuti a un avvio poco brillante. Comunque l’uomo Geox sta continuano molto professionalmente ad onorare appieno la gara, ratificando indirettamente che i trionfi di Contador non possano essere ridotti a una penuria di avversari di livello.

Tra gli altri uomini di classifica, abbiamo già accennato alla giornata difficile di Gadret: tale sarà, ma in misura minore, anche per Joaquim Rodriguez e Antón; il primo si distingue per un avvio fulminante nella parte di pianura, a soli 3” da Nibali, quarto assoluto assediato da passisti, grazie alla scelta di optare per una bici da crono, cambiata in pochi istanti dopo il riferimento. In salita poi non crolla, ma certamente non esprime il proprio potenziale su un tracciato che sarebbe stato a lui confacente. Resta però a un mezzo minuto da Nibali, mentre un po’ più pesante è il distacco dell’uomo Euskaltel (1’21” da Contador, dunque 47” da Nibali), anch’egli poco convincente in salita ma anche meno brillante in pianura (epperò, tanto per dire, a soli 3” da Contador e perfino davanti a Menchov!). Di fatto entrambi, coerentemente con la giornata priva di sobbalzi sulla sedia, assestano la propria classifica generale nei dieci, complice il crollo di Arroyo, e anzi “vedono” la “top 5”, in un Giro che – a parte il pistolero di Pinto – presenta comunque un livello medio omogeneo, oseremmo dire perché livellato verso l’alto.

Per concludere, al netto della giovane età, segnaliamo le belle prove di Kruijswijk, Ulissi e Pirazzi. Ci ha colpito, nel nostro diarista, la “mancata volata” per conquistare un secondo posto provvisorio scavalcando quello Stef Clement che a lungo aveva dominato la classifica “prima dei big”. Certamente c’era già Samoilau davanti, e altrettanto certamente quella posizione era destinata a tramutarsi in una “zona top 20”: ma se Ulissi è salito con la tranquillità dimostrata in questo finale, altri margini ci sono eccome.

Gabriele Bugada

Contador ancora più rosa in cima al Nevegal (foto De Socio)

Contador ancora più rosa in cima al Nevegal (foto De Socio)

BELLUNO – NEVEGAL: APPUNTAMENTO A CASA BÀRNABO

maggio 24, 2011 by Redazione  
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Cronascalata: esercizio d’isolamento tra le montagne. Quest’anno la definizione calza a pennello perchè gli organizzatori faranno ripercorrere ai “girini” le letterarie gesta di Bàrnabo, il boscaiolo partorito dalla penna di Dino Buzzati, che trasse l’ispirazione dalle boscose pendici che risalgono verso il Nevegal per il suo primo romanzo. La storia d’uno scalatore puro, uomo che preferì tornare nelle sue terre dopo un doloroso allontanamento, quale paradigma dei tre quarti d’ora di sofferenza che patiranno i partecipanti al Giro 2011.

Sedotta e ben presto abbandonata. Sono passati già 43 anni dall’ultima liaison tra il Giro e la montagna di Belluno, una storia iniziata nel 1962 e finita presto – probabilmente l’ascesa veneta, impegnativa ma non troppo, non entusiasmò più di tanto Torriani che preferì puntare su mete più succulente – ma destinata a riallacciarsi con le sorti della corsa rosa. Proprio nell’anno del centocinquantenario dell’Unità, infatti, i vertici del Giro hanno pensato di destinare la riscoperta meta ad una delle frazioni più importanti, l’oramai consueta cronoscalata, che quest’anno si annuncia oltremodo delicata.
Stavolta non interverrà soltanto la giornata di riposo a rompere le uova nel paniere a tutti coloro che mal sopportano questo turno di sosta obbligatorio, per i quali rappresenta una brusca interruzione di un ritmo di gara oramai consolidato, con grossi problemi a recuperarlo proprio nelle ventiquattrore successive. Pur non essendo impegnativa come quelle affrontante negli scorsi anni, l’arrampicata contro il tempo verso il Nevegal potrebbe riservare molte sorprese a chi l’affronterà senza badare troppo al tracciato, meno “compatto” rispetto a quelli sui quali si è gareggiato salendo da Biella ad Oropa e da San Vigilio al Plan de Corones. Lassù era tutta montagna, dal primo all’ultimo chilometro, mentre stavolta ci si troverà dinanzi 12700 metri di strada in salsa variegata, che non proporranno grossedifficoltà nei primi 5 Km, pur non essendo questi veramente pianeggianti e che, anche nei tratti in salita, muterà volto col trascorrere dei chilometri. Il continuo alternarsi delle condizioni di gara inevitabilmente inciderà sul risultato finale, che potrebbe bocciare chi, sottostimando la prima parte, si lancerà a ritmo indiavolato dalla centralissima Piazza Vittorio Emanuele II. Sarà, dunque, il “Padre della Patria”, primo re dell’Italia unita, a ricoprire idealmente il ruolo di starter d’eccezione della frazione che consacrerà il successore di Guido “Coppino” Carlesi, Arnaldo Pambianco e Lino Farisato, i tre corridori che si imposero lassù nel 1962, nel 1963 e nel 1968. Nei primi due casi l’arrivo era proprio in vetta, l’ultima volta fu solo GPM di passaggio sulla strada per Vittorio Veneto, poi il testimone sportivo passerà alle quattroruote, che fin dal 1954 avevano eletto il Nevegal a scenario di un’appassionata gara automobilistica, tuttora disputata.
Scesi dalla rampa di lancio i corridori attraverseranno velocemente il centro storico cittadino, situato su di uno sperone roccioso che si spinge in direzione del Piave, costringendo il fiume sacro alla patria a compiere un’allungata “S”. Procedendo in lievissima planata si sfilerà accanto al duomo e quindi al suo maestoso campanile, staccato dall’edificio principale e svettante sullo skyline bellunese dall’alto dei suoi 68 metri. Il programma della cronoscalata, per ora non ancora divenuta tale, prevederà ora l’attraversamento del Borgo Piave, nucleo abitato che un tempo costituita il porto cittadino, servito da un servizio di zattere. “La Piave”, com’era anticamente chiamato e come lo è tuttora nella forma dialettale, sarà varcata a circa 1700 metri dalla partenza, transitando ad una settantina di metri sul pelo dell’acqua mediante il Ponte della Vittoria, dal 1926 “trait d’union” tra la città e la montagna. Subito al di là, infatti, i “girini” andranno ad imboccare la strada pedemontana che corre ai piedi della catena delle Prealpi Trevigiane, mettendo in comunicazione Ponte nelle Alpi con Trichiana, Mel e Feltre, evitando l’ingresso in Belluno. I corridori ne percorreranno poche centinaia di metri, per poi svoltare a destra ed andare ad isolarsi tra le montagne, così come fece il protagonista della prima opera di Dino Buzzati, “Bàrnabo delle montagne”, pubblicato nel 1933. Per narrare le vicissitudini del guardiaboschi che, allontanatosi dalle sue terre dopo essere stato licenziato, deciderà poi di tornare per sempre tra i suoi monti, il celebre scrittore – che fu anche giornalista di ciclismo al Corriere della Sera, per il quale seguì il Giro d’Italia del 1949 – trasse ispirazione dalle terre che conosceva meglio, essendo lui un bellunese D.O.C.. La sua “casa” natale è nelle vicinanze del percorso e per raggiungerla basta tirare dritto sulla provinciale, fino alla piccola frazione di San Pellegrino, dove oggi l’ottocentesca e panoramica villa di famiglia, caratterizzata dalla facciata affrescata e da una chiesetta cinquecentesca, è divenuta un “bed and breakfast” particolarmente suggestivo sia per l’ambientazione, sia per i suoi trascorsi, che videro il futuro scrittore soggiornarvi anche durante le vacanze estive.
Lasciata la pedemontana, s’inizierà subito a prendere quota, ma per quasi 3,5 Km non si potrà ancora parlare di salita vera e propria, guadagnando per adesso appena 100 metri di dislivello. Fino all’abitato di Caleipo, dunque, questa prova individuale avrà ancora la fisionomia di una cronomentro d’ordinaria amministrazione, con i Cancellara di turno tutti davanti all’appuntamento con la stazione di rilevamento dei tempi intermedi e una media oraria elevata. Il compito di cambiare la musica toccherà ai successivi 4,4 Km che non saranno solo i primi veramente in ascesa, ma anche i più impegnativi da superare. In quel lasso di strada si andrà, infatti, ad effettuare un balzo di 455 metri, pari ad una pendenza media del 10,3%. Gli unici momenti nei quali si potrà rifiatare giungeranno in occasione dei tre tornanti che la strada offrirà ai “girini”, il primo dei quali sarà preceduto dal tratto più ripido in assoluto, con un passaggio fino al 14%. Non saranno ammesse distrazioni a questo punto – come sempre, del resto, in queste particolari frazioni – mentre potranno concedersele i cicloamatori che il 24 maggio 2011 si arrampicheranno quassù per applaudire i loro beniamini e che potranno ammirare la chiesetta di San Mamante, antico santuario affrescato e costruito nei pressi di una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa. Più in alto, le belle viste sulla sottostante Val Belluna (la media valle del Piave) aggiungeranno panoramicità ad un tracciato che, superati i 900 metri di quota, si farà meno acclive, anche non saranno certo una passeggiata i 1600 metri al 6,4% che introdurranno il Giro nel Nevegal vero e proprio. Questo è un vasto altipiano ondulato situato attorno ai 1000 metri di quota e nato al turismo nel secondo dopoguerra, in seguito alla costruzione del Rifugio Bistrot, la scintilla che porterà nel 1955 all’apertura del primo impianto di risalita, diretto al Col Faverghera. Oggi la stazione invernale dell’Alpe del Nevegal, che ha festeggiato 50 anni di vita nel 2005, può vantare sette impianti, e quasi 50 Km di piste, tra sci alpino e nordico, alle quali si è affiancato anche un santuario, inaugurato nel 1994 e adornato da una statua della Madonna, realizzata in marmo di Carrara e benedetta personalmente dal Beato Papa Giovanni Paolo II nell’estate del 1992, quando gli fu mostrata in occasione di una sua vacanza nel Cadore.
Rimontati sul Nevegal la tappa non sarà ancora finita, poiché bisognerà percorrere ancora 1,3 Km per andare al traguardo, ma oramai la salita si potrà considerarla conclusa. Per quasi metà di questo tratto finale si procederà in totale pianura, fino a giungere al Passo del Nevegal (1030 metri secondo il testo “Valichi stradali d’Italia”, una trentina meno per le cartine ufficiali del Giro), valico posto nei pressi della rotatoria nella quale confluiscono i versanti che salgono da Cadola, Limana e Trichiana, mentre una quarta strada giunge da Visome e confluisce su quella appena affrontata dal Giro dopo aver superato alcuni tratti sterrati. La strada tornerà a rubare metri alla montagna negli ultimissimi 600 metri, talmente pedalabili (5,5%) che difficilmente vedremo lassù ribaltoni dell’ultimo minuto, sempre che i primi della classe non corrano tutti sugli stessi livelli.
A 1047 metri di quota, dopo averne superati 600 netti (Caleipo è a 447) negli ultimi 7,2 Km, si chiuderà la giornaliera fatica per i partecipanti al Giro, mentre chi avrà voluto condividere la fatica dei “girini” potrà poi prolungarla lungo l’appendice che punta prima al citato Col Faverghera e poi all’omonima casera, dove a 1400 metri di quota e dopo ulteriori 5 Km ha termine il nastro d’asfalto. Chi non ne avesse ancora abbastanza, poi, smontato dalla sella della bici da strada per passare alla mountain-bke, potrà procedere sulla sterrata che mena sino ai 1761 metri del Col Visentin, eccezionale balcone panoramico dal quale si arrivano ad abbracciare, nelle giornate migliori, le Dolomiti da una parte e la laguna di Venezia dall’altra. Anche sul versante trevigiano la strada rimane bianca, fin quando non si perverrà al Pian de le Femene, luogo consacrato alla memoria delle donne che s’impegnarono nella Resistenza.
E’ davvero un vero e proprio spartiacque quel Visentin, non solo geografico ma anche generazionale: da una parte governarono le donne, dall’altra il padrone indiscusso, l’uomo solo al comando, era Bàrnabo delle montagne.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: Nevegal e Belluno, laggiù sullo sfondo, i due estremi della cronoscalata 2011 (www.biuso.eu)

Belluno, il profilo del campanile del duomo si staglia contro lo skyline delle lontane Dolomiti (www.hotelfree.it)

Belluno, il profilo del campanile del duomo si staglia contro lo skyline delle lontane Dolomiti (www.hotelfree.it)

Il duomo di Belluno (www.gexplorer.net)

Il duomo di Belluno (www.gexplorer.net)

Borgo Piave (www.webdolomiti.net)

Borgo Piave (www.webdolomiti.net)

Ponte della Vittoria sul Piave (www.webdolomiti.net)

Ponte della Vittoria sul Piave (www.webdolomiti.net)

San Pellegrino di Belluno, Villa Buzzati (www.gioieesapori.it)

San Pellegrino di Belluno, Villa Buzzati (www.gioieesapori.it)

Chiesa di San Mamante (panoramio)

Chiesa di San Mamante (panoramio)

Vista panoramica sulla Val Belluna (panoramio)

Vista panoramica sulla Val Belluna (panoramio)

Il santuario del Nevegal  (panoramio)

Il santuario del Nevegal (panoramio)

Non è il paradiso… è solo il Col Visentin (www1.nital.it)

Non è il paradiso… è solo il Col Visentin (www1.nital.it)

23-05-2011

maggio 24, 2011 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA

Oggi secondo giorno di riposo

AN POST RAS (Irlanda)
Il lituano Gediminas Bagdonas (Belgium An Post Sean Kelly) si è imposto nella seconda tappa, Portumna – Kilrush, percorrendo 164 Km in 4h54′18”, alla media di 33,435 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Shane Archbold (nazionale) e l’australiano Shaw. Miglior italiano Bernardo Riccio (D’Angelo & D’Antenucci), 24° a 9′45″. Archbold è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo di Bagdonas; terzo Shaw a 4″. Riccio è 31° a 9′49″.

IL GIRO VIEN DI NOTTE – LE STORIE MAGGIOLINE DEL GIRO E DELL’ITALIA – 2a parte

maggio 23, 2011 by Redazione  
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Seconda parte della storia d’amore tra la corsa rosa e l’Italia. Un racconto che arriva ai giorni nostri passando per i difficili momenti della ricostruzione e per gli anni di piombo, ma anche per giornate che esaltarono il nome dell’Italia nel mondo. Come i successi mietuti, parallelamente alla corsa rosa, nella concorrente competizione cinematografica del Festival di Cannes, quasi a voler sottolineare ancor più la trama del film d’amore più rosa che ci sia.

Foto copertina: Giro 2009, Menchov festeggia la vittoria nel Giro del centenario alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (sport.sky.it)

Rimessosi in sella il 15 giugno del 1946, il Giro si ritrovò sotto le ruote un’Italia totalmente trasformata rispetto a come l’aveva lasciata sei anni prima e non solo per le distruzioni provocate dai bombardamenti. In quei febbrili giorni la nostra nazione era in pieno “work in progress”, con la monarchia spazzata appena due settimane prima e la reppublica non ancora nata ufficialmente, senza un capo di stato perché Umberto II si era imbarcato per il Portogallo due giorni prima della partenza della “corsa rosa” e l’Assemblea Costituente si sarebbe insediata solamente il 25.
Chi sarà il primo presidente lo sapremo solo il 28 giugno, quando l’incarico sarà affidato a Enrico De Nicola, notizia che giunge in carovana durante il giorno di riposo a Firenze. Il primo giugno arriverà invece la nomina ufficiale di De Nicola, appena ventiquattrore dopo la nefasta giornata di Trieste, quando la carovana era stata oggetto di un attentato dalle parti di Pieris.
Da quel giorno il Giro tornerà ad accompagnare le vicissitudini della nostra bella Italia, or liete or meno liete, come i successi mietuti al parallelo Festival di Cannes (nato proprio nel 1946), l’inaugurazione dello Stadio Olimpico di Roma e il crollo della Mole Antonelliana di Torino, eventi entrambi accaduti mentre era in corso l’edizione del 1953, quella della prima scalata allo Stelvio e dell’ultima delle cinque vittorie in rosa di Coppi: la prima avvenne il 17 maggio con un doppio happening sportivo, l’arrivo della tappa (vinta da Giuseppe Minardi) e la partita Italia-Ungheria, terminata con la sconffitta degli azzurri per 0-3; il simbolo di Torino sarà, invece, decapitato da una tromba d’aria la sera del 23 maggio, quasi 48 ore prima dell’arrivo in città della tappa vinta da Pietro Giudici.
L’anno successivo il Giro celebrò idealmente il matrimonio tra Italia ed Europa poiché si partì dalla Sicilia, regione in gran fermento poiché da lì a pochi giorni a Messina i sei stati costituenti la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) si sarebbero riuniti per discutere della nascita del MEC (il Mercato Europeo Comune, papà dell’attuale Unione Europea) e dell’Euratom.
Il 20 maggio del 1960 festa per due a distanza, con Romeo Venturelli che si beava d’aver battuto a sorpresa Anquetil nella crono di Sorrento e Federico Fellini che si fregiava della prima Palma d’oro italiana, assegnatagli per “La dolce vita”. Altro doppio festeggiamento, stavolta pienamente sportivo, il 22 maggio del 1963 con il successo di Guido Carlesi nella Campobasso – Pescara e la prima vittoria italiana in Coppa dei Campioni, conseguita dal Milan. Ventiquattore dopo altra affermazione cinematografica a Cannes, con il premio massimo assegnato a Luchino Visconti per “Il Gattopardo”.
Pochi giorni più tardi, durante il riposo a Treviso, la triste notizia della scomparsa di Papa Giovanni XXIII (3 giugno) annichilì l’Italia intera ed il Giro, con il cattolicissimo Vincenzo Torriani che meditava di far sospendere la corsa rosa e mandare tutti a casa; ma il nulla osta provenente dallo stesso Vaticano convise il patron a riprendere il Giro, che si concluderà regolarmente una settimana più tardi col secondo successo consecutivo di Balmamion.
“The show must go on” e il Giro e l’Italia ripresero la loro corsa, una gara contro il tempo…. poiché il 22 maggio del 1966, mentre Mino Bariviera vinceva la tappa di Chianciano Terme, il governo decideva di adottare per la prima volta l’ora legale, che “debutterà” alla fine del mese e durerà fino a settembre. Ancora gloria oltralpe con il successo “in comproprietà” a Cannes, assegnato sia al francese Claude Lelouch (Un uomo, una donna), sia a Pietro Germi (Signore & signori).
Per trovare un altro contatto tra il Giro e la storia della nostra nazione bisogna ora lasciar scorrere le pagine della storia per quattro anni, fino al 1970, quando nel mese di maggio saranno istituiti lo Statuto dei Lavoratori (20 maggio, tappa Saint-Vincent – Aosta vinta da Bitossi) e lo strumento del referendum (25 maggio, tappa Rovereto – Bassano del Grappa vinta da Godefroot).
Il 27 maggio del 1971 Gimondi festeggiò la vittoria sul traguardo di San Vincenzo (ma non saprà approfittare dell’assenza di Merckx, poiché il successo finale andrà allo svedese Pettersson, ottimamente guidato dall’ammiraglia da Alfredo Martini, che quattro anni più tardi sarà nominato C.T. della nazionale) e ancora a Cannes si esultò: nessuna Palma d’oro per noi, ma ci consolammo con un premio speciale assegnato a Luchino Visconti in occasione del venticinquennale della manifestazione.
Siamo negli anni ’70, quelli che passeranno alla storia anche come gli “anni di piombo”, il periodo delle grandi stragi terroristiche, molte delle quali trovarono l’effettuazione nel mese del Giro, forse proprio per colpire in un periodo di distrazione generale, mentre la mente è rivolta alla corsa rosa e si è in una sorta di stato di transizione tra gli ultimi sopori invernali e i primi caldoni estivi.
Il 22 maggio del 1972 mentre si corre la seconda tappa Ravenna – Fermo, che sarà conquistata da Gianni Motta, in Friuli è perpetrata quella che sarà ricordata come la “trappola di Peteano” e che costerà la vita a tre carabinieri. Dodici mesi più tardi – è il 17 maggio del 1973, vigilia della partenza del Giro dal Belgio – sarà Milano tremare per l’attentato che colpì la questura mentre vi si stava svolgendo una cerimonia in memoria del commissario Luigi Calabresi, ucciso l’anno prima. Sono tutti eventi che, comunque, rimangono lontani dal Giro e non lo scuotono più di tanto, ma non sarà così nel 1974 quando, il 28 maggio, si verificò la strage di Piazza della Loggia a Brescia. L’evento fu di una portata tale che l’intera Italia rimase paralizzata e così anche l’attività sportiva nazionale, che si fermò per un giorno in segno di lutto, osservato al Giro con un giorno di riposo straordinario, annullando ed anticipando quello già previsto dal programma di gara.
Dalle stragi si passò poi agli attentati “ad personam” – come quelli che, all’inizio di giugno del 1977, colpiranno i giornalisti Indro Montanelli ed Emilio Rossi, rispettivamente direttore de “Il Giornale” e del TG1 – e sulle pagine dei giornali le imprese dei “girini” si troveranno ancora soffocate dalle news di cronaca nera e che avevano ben presto fatto dimenticare anche le liete novelle giunte qualche giorno prima da Cannes, dove i fratelli Paolo e Vittorio Taviani avevano conquistato la Palma d’oro per “Padre padrone”, assegnatagli da un altro grande regista italiano, Roberto Rossellini.
Il maggio sportivo del 1978 si aprì con una bella notizia poiché l’8 del mese, giorno della prima tappa Saint Vincent – Novi Ligure, una notevole impresa in montagna fu effettuata sull’Himalaya dall’austriaco Peter Habeler e dal nostro Reinhold Messner, primi alpinisti al mondo a conquistare la cima dell’Everest senza utilizzare le bombole d’ossigeno. L’annuncio non riuscì a mitigare, però, il clima generale di preoccupazione che si respirava in Italia da quasi due mesi, dal giorno del rapimento di Aldo Moro e che sconfinerà nella disperazione l’indomani, quando sarà annunciato il ritrovamento del corpo senza vita del cinque volte presidente del consiglio. Stavolta non ci si fermerà e, conclusa senza festeggiamenti la tappa della Spezia, vinta a braccia levate da un radioso Saronni (ignaro di quanto accaduto), l’indomani mattina si disputerà la terza frazione, praticamente quella decisiva poichè prenderà la maglia rosa colui che la porterà ininterrottamente fino a Milano, il belga Johan De Muynck. Perso il Giro, ci consolammo ancora con Cannes, dove trionfò Ermanno Olmi con “L’albero degli zoccoli”.
Le malefatte delle Brigate Rosse tornarono ad affiancarsi a quelle del Giro l’anno dopo (quando saranno arrestati Valerio Morucci e Adriana Faranda, coinvolti nel caso Moro) e poi anche il 28 maggio del 1980, giorno della Villapiana Lido – Lecce (vinta dal francese Bertin) e dell’uccisione del giornalista Walter Tobagi, freddato a Milano da un commando terroristico.
Passò un anno e un’altra pagina di cronaca nera giunse rubare spazio mediatico al Giro, che nel 1981 prese il via con un cronoprologo il 13 maggio, lo stesso giorno nel quale Mehmet Ali Agca attentò alla vita di Giovanni Paolo II. Non fu l’unico fatto del mese a calamitare altrove le attenzioni, poiché quello fu anche il maggio del referendum sull’aborto e della pubblicazione della lista degli iscritti alla loggia massonica P2, evento che provocò la caduta, di lì a pochi giorni, del Governo Forlani.
Il maggio del 1982 “partorì”, finalmente, un lieto evento con l’assegnazione di un premio speciale alla carriera – sempre a Cannes – a Michelangelo Antonioni, evento che addolcì la pillola ai tifosi italiani, delusi dall’aver visto sfumare la maglia rosa di Contini nella storica tappa di Montecampione, a beneficio di Bernard Hinault.
Nel 1984, la scomparsa di un altro importante uomo politico, Enrico Berlinguer, arrivò a togliere il sorriso agli italiani, che solo il giorno prima – era il 10 di giugno – avevano esultato per il successo finale di Francesco Moser al Giro, ancor più sentito perché giunto a quasi 33 anni, a capo di un “inseguimento” decennale e di una tappa a cronometro passata alla storia.
Le lacrime stinsero il rosa del Giro anche l’anno dopo quando la festa della Capua – Maddaloni, cronometro dominata da Hinault, fu rovinata dalle tragiche notizie provenienti dallo stadio Heysel di Bruxelles, nel quale persero la vita 32 nostri connazionali in seguito agli incidenti scoppiati sugli spalti.
Ventiquattro mesi più tardi gli echi della strage di Piazza della Loggia tornano a sovrapporsi al Giro del 1987, quello della lotta fratricida tra Visentini e Roche, che non era ancora deflagrata il 23 maggio – la corsa rosa era solo alla seconda frazione, l’Imperia – Borgo Val di Taro vinta dal campione del mondo in carica Moreno Argentin – giorno nel quale il processo sugli eventi bresciani si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati per insufficienza di prove.
Arriviamo così al 1988, l’anno di Hampsten e del della tregenda del Gavia, che il Giro visse il giorno precedente un’importante riunone parlamentare, al termine della quale il nome di Silvio Berlusconi per la prima a volta si sovrappose alle notizie provenienti dalla corsa rosa: venne, infatti, approvata la “Legge Mammì”, disposizione con la quale si vietò il controllo delle reti televisive da parte di coloro che, come il futuro premier, detenevano anche il controllo di determinate quote di stampa periodica.
37 anni dopo l’inaugurazione dell’Olimpico, Giro e calcio tornarono a far comunella nell’edizione del 1990, che, in occasione dei secondi mondiali italiani della storia, Torriani tracciò tra Bari e Milano (ripristinata come sede finale dopo dieci anni di “vagabondaggio”), ossia tra la sede della “finalina” e dell’inaugurazione dei campionati, che iniziarono l’8 giugno, due giorni dopo la conclusione della corsa rosa.
Nel 1992 si partì da Genova per le Colombiadi e, per l’occasione, al via si schierò per la prima volta il “rey” Indurain, ma la partenza della corsa rosa fu letteralmente soffocata da due notizie che obnubilarono i riflettori puntati sulla corsa rosa, da una parte i fermenti “politici” che precedettero l’elezione del Presidente della Repubblica (il 26 maggio sarà eletto Scalfaro), dall’altra l’efferato assassinio del giudice Falcone a Capaci. Stavolta è la mafia a colpire e tornerà a far parlare di sé anche nel maggio dell’anno successivo quando, col Giro in corso tra Paestum e le Terme Luigiane, metterà a segno la strage di Via dei Georgofili a Firenze.
Sembra di ripiombare nel clima degli “anni di piombo”, senzazione che si avvertirà ancor più forte il 20 maggio del 1999: è nel giorno della Lauria – Foggia, tappa vinta dal lettone Vainšteins, che le Brigate Rosse tornano all’ordine del giorno sulle pagine dei quotidiani, autrici dell’attentato a Massimo D’Antona, consulente del ministero del lavoro.
E’ il definitivo tramonto delle pagine di nera affiancate a quelle a tinte rosa, un evento infausto che traghetta la corsa rosa nel XXI secolo, periodo nel quale ancora più saldo si farà il legame tra il Giro e l’Italia.
Quasi per un curioso scherzo del destino, nel viaggio del Giro verso il traguardo dei cento anni, il mese di maggio diventa anche quello predestinato alla nomina delle principali cariche istituzionali, da Berlusconi capo del governo nel 2001 a Prodi nel 2006, transitando – nello stesso anno – al passaggio di consegne tra Ciampi e Napolitano, il presidente del centenario della corsa rosa, che il 31 maggio del 2009 consegnerà a Menchov il Trofeo senza fine.
Un premio che rispecchia fedelmente la storia d’amore del Giro e dell’Italia.
Senza fine.

Mauro Facoltosi

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI GARDECCIA

maggio 23, 2011 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: il commento tecnico alle tappe di montagne, dalla voce di un ex corridore di prestigio che scoprirete tra qualche giorno; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la rubrica tricolore di N@po; le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1961. Seguiteci.

Foto copertina: il gruppo transita sul Passo Giau (foto Bettini)

IL COMMENTO SULLA TAPPA DI MASSIMILIANO LELLI
Ve l’avevamo promesso, un grande campione del passato avrebbe commentato per noi le tappe di montagna del Giro 2011 a poche ore dala conclusione: sarà Massimiliano Lelli, professionista dal 1989 al 2004, vincitore della maglia bianca di miglior giovane al Giro del 1991, da lui concluso al 3° posto dopo aver conquistato due tappe.

Intervista a cura di Matteo Colosio

Ti sono piaciute queste ultime due tappe?

Abbiamo assistito a qualcosa che rimarrà nella storia, un trittico impressionante e ieri una tappa da leggenda, più di 7 ore in bici e un dislivello immenso. Mi è spiaciuto molto per Garzelli, meritava la vittoria dopo una fuga così lunga. Nieve non ha rubato nulla, ma per Stefano il trionfo sarebbe stato un giusto premio, forse il suo fisico esile ha causato il leggero cedimento che gli è costato la tappa.

Cosa pensi della ricerca disperata delle pendenze sempre più ripide cercate da parte degli organizzatori del Giro?

Sono esagerate, ma la gente vuole questo, vuole la salita, i distacchi, lo spettacolo. Forse però lo spettacolo lo si potrebbe avere anche con tappe più brevi. Spesso le prime salite vengono affrontate tutti assieme e non offrono un grande spettacolo. La soluzione potrebbe essere fare tappe un po’ più corte. In carriera ho corso 14 Tour, ma non ho mai visto un percorso così duro. La gente pensa sempre ai primi, ma non sa che ci sono corridori che arrivano al limite del tempo massimo e sono stremati, tornano in albergo e ancora non si ricordano come si chiamano.

Contador è spagnolo come Indurain e sembra che come il navarro sia abile a crearsi amici in gruppo concedendo le vittorie di tappa…

L’hanno fatto tutti i grandi campioni, è una tattica intelligente che permette di farsi alleati che prima o poi tornano utili. Non mi è molto chiaro però quello che è successo nei chilometri finali della tappa di Sabato, quando Contador ha lasciato la vittoria ad Anton, poi ha staccato Nibali, si è fatto raggiungere e poi è ripartito, ha commesso un errore, questo poteva risparmiarselo.

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

Sul Gardeccia primo Nieve. Contador aumenta i distacchi(Gazzetta dello Sport)

Nieve vince la 15ª tappa, Contador resta in rosa (Corriere dello Sport-Stadio)

Contador extends lead in Giro d’Italia (The Independent)

Nieve wins queen stage of Giro (The Daily Telegraph)

Contador:«Des journées incroyables»(L’Equipe)

Contador évoque un plafond pour le dénivelé des étapes(Le Monde)

Mikel Nieve pone la quinta (AS)

Alberto Contador: “Ha sido la
etapa más dura de mi vida”(Marca)

Mikel Nieve gana la etapa reina (El Mundo Deportivo)

Nieve gagne un marathon de plus de 7 heures (Le Soir)

Mikel Nieve vainqueur, Alberto Contador soulagé(Sud Presse)

Nieve vainqueur des Dolomites (L’Avenir)

Nieve wint etappe, Contador overvleugelt concurrentie (De Standaard)

Nieve remporte la 15ème étape après plus de 7 heures d’effort(La Dernière Heure/Les Sports)

Nieve wint na 7u30 koers, Contador oppermachtig (Het Nieuwsblad)

Kruijswijk: Top tien in Giro (De Telegraaf)

Nieve Wins Giro’s Toughest Stage, Contador in Control (The New York Times)

Alberto Contador extends lead in stage 15 of Giro(USA Today)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Oggi Contador, pago, lascerà sfogare un po’ i diretti rivali o andrà ancora all’attacco?

Jack.ciclista: Qualche ardito potrebbe attaccare già dagli ultimi chilometri del Giau, anche se il Contador attuale è in grado di controllare con serenità qualsiasi situazione. Non credo possa andare in panico anche se attaccato a ripetizione, ha troppa esperienza.

Hotdogbr: credo che i big si muoveranno sul Fedaia, sul Giau invece fossi il ds di Lampre e Euskaltel farei muovere Niemiec e Nieve per farli tirare nel tratto dopo il Fedaia sia che Scarponi e Anton riescano a staccare alcuni diretti avversari sia al contrario che rimangano staccati, quanto a Contador avrà la squadra al fianco fino a Malga Ciapela e non avrà problemi

Pedale Pazzo: Oggi sarebbe bello vedere tentativi da lontano.

Mandare i gregari forti in fuga sul Pancavallo (e parlo di Agnoli, Nieve, Niemec) e attaccare sul Giau, discese a tutta, Fedaia a tutta e poi quel che succede succede, come disse un vecchio immenso campione “ho provato a far saltare il Tour, sono saltato io”.
Ma un paio d’anni l’aveva fatto saltare sul serio!

Salitepuntocià: Attenzione anche agli spettatori nelle prossime tappe … se si riesce a creare un ambiente contro Contador, ieri fischiato, puo fare la fine di Saronni alla crono 81 di montecatini (3 forature in 35km chiodi dolosi per terra, giro perso per quello) e Visentini 84 a selva (insulti,minacce e anche pugni e dalla possibile maglia rosa fu costretto a ritirarsi!), erano altri tempi pero’ e non penso che i tifosi attuali arrivino a qesto

Salitepuntocià: I tifosi si son ben comportati

Tappa durissima cmq, e non noiosa nonostante il giro era gia chiuso, Nibali ha provato in dishesa, Contador ha cmq onorato lo spettacolo attaccando comunque e non accontentandosi di stare a ruota, ieri per me non era al massimo. Nibali pare sconfitto di giornata, invece no, poteva andare in crisi e beccare mezzora dopo avere sprecato energie in discesa dal Giau e col fedaia e il gardeccia da fare, questa è esperienza utilissima per il futuro, ed è cmq a 1′ dal secondo posto, significa che se non c’era Contador poteva vincere il Giro piu duro della storia, lui che secondo me NON E’ADATTO AL GIRO, questa è esperienza che gli andra’ utile nei FUTURI TOUR, ove conta molto la tenuta psicologica non essendoci grandi pendenze,e Nibali è adatto alle salite del tour e chi meglio di Contador puo allenare la sua tenuta psicofisica? Questo Giro lo svezza definitivamente, ma l’anno prossimo deve puntare al Tour,sperando mettano 2 cronometro e non solo una

Hotdogbr: considerazioni sparse:

-i 229 km, le condizioni meteo, le pendenze e la successione delle salite e il fatto che si venisse da due giorni già durissimi hanno prodotto una tappa al contempo massacrante ed entusiasmante come poche ne abbiamo viste negli ultimi anni se non quelle delle Tre Cime del 2007 con condizioni meteo similari e in parte sulle stesse strade; il tutto senza che si debbano denigrare le prove simil-cronoscalata come lo Zoncolan, ben vengano al contempo quelle e i tapponi
-splendido il duello tra Nieve e Garzelli, il varesino come già l’anno scorso sul Trivigno e nel 2009 sul Sestriere ha peccato di presunzione mentre doveva limitarsi a rimanere con il basco e gli sono mancate le gambe nel finale, sempre a proposito di baschi Anton ha sempre sofferto le tappe con molte salite e per come si era staccato prima del tratto più duro del Fedaia ha tutto sommato limitato i danni, certo era difficile immaginare un crollo del genere; in casa Acqua&Sapone invece menzione per Sarmiento anche se è ancora discontinuo per poter fare classifica
-anche oggi Contador ha corso in maniera strana prima facendo uno scatto inutile in cima al Giau che ha avuto l’effetto di far staccare Navarro ed Hernandez e poi facendone un’altro altrettanto inutile e per nulla deciso sul Fedaia, sembra quasi che non voglia ammazzare il Giro definitivamente, gli aiuti occasionali trovati per strada, di cui è degno di nota solo quello di Lastras, non hanno inciso
-Scarponi brillantissimo e tatticamente intelligente muovendosi solo sulla salita finale anche perchè la Lampre come la Liquigas non ha colpevolmente messo uomini nella fuga, l’impressione però è che il marchigiano finirà per rimpiangere l’eccesso di voglia di scattare sull’Etna e poi sullo Zoncolan dove ha perso quei secondi che potrebbero dare a Nibali il 2° posto
-Gadret non è solo uno che va forte sulle pendenze estreme ma oggi e l’anno scorso sul Mortirolo dimostra di essere anche resistente, purtroppo per l’AG2R è uscito di classifica Dupont che paga l’aver fallito l’aggancio al gruppo maglia rosa nella discesa del Giau
-nelle gambe di Rujano i 229 km e la successione delle salite si sono fatte sentire però alla fine la sua prestazione è stata più che convincente e alla luce dei precedenti può lottare per il successo nella cronoscalata anche se Contador è l’ovvio favorito
-Nibali già l’anno scorso alla Vuelta a Cotobello ha pagato la terza tappa di montagna consecutiva però ha dato spettacolo in discesa e malgrado il tempo perso da Scarponi le sue quotazioni per il 2° posto di Milano sono salite, come detto per Scarponi se avesse avuto un compagno in fuga sarebbe stata tutt’altra storia
-miglior prestazione di Rodriguez in questo Giro, è stato proprio lui ad accendere la miccia sul Giau ed è stato sfortunato a non avere spazio lì con Contador che è andato a riprenderlo e poi prima dell’ultima salita con la Rabobank che ha chiuso sul suo attacco, siamo comunque in ogni caso lontani dal Rodriguez dei giorni migliori
-senza infamia e senza lode la prova di Kreuziger che si è difeso su un percorso decisamente duro per le sue caratteristiche, purtroppo per lui ha perso troppo tempo sullo Zoncolan
-sempre più sorprendente Kruijswijk malgrado abbia peccato di presunzione andando dietro a Contador sul Fedaia e pagando dazio alla fine di quell’ascesa, anche lui dimostra grande resistenza e non a caso la sua tappa migliore del Giro 2010 era stata quella del Mortirolo
-nulla da fare per Menchov che è arrivato al Giro in ritardo di condizione e a quel punto quando c’è battaglia e frazioni durissime tutti i giorni si può migliorare un po’ come accaduto al russo rispetto all’Etna ma non tornare al 100%
-torna ad alti livelli Arroyo che è piaciuto anche per una combattività mostrata in corsa che in passato non gli conoscevamo anche se ora le tappe per lui sono finite, potrebbe dire qualcosa nella discesa del Finestre, purtroppo per la Movistar è uscito di classifica invece Kiryienka ma ci può stare dopo una grande primavera
-di nuovo in difficoltà Siutsou dopo la strenua difesa sullo Zoncolan, in casa HTC però va segnalato il 36° posto di Gretsch che dimostra di non essere solo un cronoman e potrebbe diventare l’erede di Tony Martin
-continua l’ottimo Giro di Cataldo mentre è saltato Carrara ma ci può stare, non ha mai disputato corse di tre settimane al top e non ha mai affrontato tapponi come quello di oggi
-un po’ di tristezza nel vedere Di Luca e Sastre che due anni fa si giocavano il podio al Giro andare in fuga e arrivare al traguardo con 17 e 21′ di ritardo da Nieve

Pedale Pazzo: Ho guardato la tappa a tratti e un pò distrattamente perchè avevo altro da fare, ma quel che ho visto non mi ha entusiasmato tantissimo.
Scarponi ha corso con la testa, molto regolare ma più di così non può dare. Ha migliorato molto sia la tattica sia la pedalata (più agile), l’anno prossimo senza uno Schleck o un Contador di turno può anche puntare alla vittoria del Giro.
Contador dimostra di essere il più forte in salita, ma sinceramente nemmeno oggi (dopo ieri) mi ha particolarmente entusiasmato. Continuo a ripetere che il livello di questo Giro è molto basso e questo Contador può permettersi di fare quel che vuole, ma (sempre secondo me) questo è al massimo il Contador del Giro del 2008, il Contador dei Tour era altra cosa (purtroppo l’unico vero paragone lo si potrebbe fare con Schleck).
Nibali ha dimostrato ancora una volta di avere ottime doti da discesista, è uno che sa stare sulla bici, E’ completo su tutti i terreni, senza eccellere in salita (ma lo sapevamo già avendo visto la Vuelta). Ha anche una grande testa: molti (quasi tutti) negli ultimi km del Fedaia con la crisi avrebbero perso anche 3 o 4 minuti.
Questo Giro è troppo duro per lui, probabilmente farebbe meglio al Tour (mentre Basso avrebbe fatto meglio al Giro).
Sorprendente Gadret, davvero fortissimo: è ai piedi del podio.
Maluccio il suo compagno di squadra Dopont che oggi ha pagato un bel pò.
Delusioni Menchov, pensavo che in una tappa da fondisti come questa avrebbe potuto dire la sua, questa volta il Disiel ha fatto cilecca.
Kreuziger dimostra ancora una volta di essere un buon atleta, ma non ha il cambio di marcia e non lo avrà mai.
Anton non lo ho mai visto, so solo che è arrivato staccatissimo. Potrebbe aver sofferto le fatiche di ieri o il freddo. Boh!
Nieve oggi ha fatto un numero eccezionale, non era facile rimanere lì lì a 1 minuto-40 secondi da Garzelli per parecchi km. Lui non si è demoralizzato, ha tenuto il distacco e poi verso la fine della discesa del Fedaia lo ha ripreso e poi staccato all’inizio della rampa finale (il tutto dopo aver fatto anche lavoro di gregario, e che lavoro sul Grossglockner!)
Dispiace ovviamente per Garzelli, ma questo Giro parla spagnolo.

Mauro72: Una tappa devastante, quasi inumana.
Bravissimo il vinvitore, eccellente Garzelli, Scarponi intelligente e fortissimo, Contadore il solito fenomeno, ma penso che oggi Nibali sia stato davvero un grande ed è quello che mi ha emozionato di più.
Vincenzo è molto forte ma non è un campione e oggi ha dimostrato il suo lato migliore.
Molti altri al suo posto sarebbero crollati sul Fedaia, nel tratto più duro, ha dimostrato una grinta e una forza di volontà eccezionali.
In salita ce ne sono almeno 5/6 più forti di lui, ma è un duro e non molla mai.
Poi in discesa è un fenomeno al limite della follia.
Non sarà un fuoriclasse, non scatterà a ripetizione, non vincerà tantissimo ma a noi, che fatichiamo come i cani su quelle salite, uno così piace da morire!!!

Howling Wolf14: Sono d’accordo con Mauro. Bravissimi tutti, da Contador a Garzelli, da Nieve a Scarponi, da Hoogherland a Backelandt, all’ultimo arrivato, l’australiamo Wilson, dopo 8 ore e 12 minuti. Ma bravo soprattutto a Nibali. Un duro. Uno che sa reagire, che non si dà per vinto. Bravo, il ciclismo è questo.

Gibosimoni: Quoto, pur non essendo un campione ha trovato il suo limite e ha imparato a raggiungerlo ogni volta.
Peccato che si sia staccato sul Fedaia, anche se non era una discesa tecnica lì avrebbe potuto guadagnare 40/50″ che poi è il ritardo che ha subito più o meno da Scarponi e quindi avrebbe potuto tenere il secondo posto. Bravissimo Scarponi che oggi ha stupito tutti quelli – fra cui anch’io – che dicevano che era in calando.
Niemec e Nieve dovrebbero fare i capitani in qualche squadra minore, potrebbero rendere molto di più che fare i gregari di lusso a Scarponi e Anton, dato che alcune volte – come oggi – fanno anche meglio dei propri capitani seppur con una fuga da lontano.

Howling Wolf14: Nieve e Niemiec
Fare i capitani non è facile. Innanzitutto è meglio che non si disperdano in squadrette che poi non hanno accesso alle grandi corse. Io sono più favorevole dei superteam con più capitani e più punte piuttosto che ad una dispersione dei corridori in squadrette e squadrine. Per fare i capitani, poi, non è sufficiente andar forte. Bisogna avere cervello e carisma. Non tutti possono. Io sia Nieve che Niemiec li vedo bene dove sono. Nelle squadrette si perderebbero nel nulla in poco tempo. L’Euskaltel, poi, è una squadra che dà spazio a tutti, non hanno un vero capitano, corrono alla garibaldina e fanno bene, perché infiammano le corse, poi chi è più in forma diventa il capitano di giornata.

Ceemo: Bellissima tappa, sia a livello di percorso ( direi come tracciatura la migliore da un bel pò di tempo) sia a livello di spattacolo offerto dagli atleti.
Ho gradito molto il fatto di trovare le squadre già sfaldate alla fine del Giau, e grazie a questo ne ha giovato molto lo spettacolo.
Contador si dimostra fortissimo di testa oltre che di gambe, e non vedo chi possa riuscire a batterlo anche in futuro. L’unica cosa che non mi piace di lui è il suo frullare rapporti agilissimi. Preferisco gli scalatori vecchio stile da rapportoni. Ma è solo una questione estetica.
Nibali mi ricorda un pò Salvoldelli, più forte in salita e un pò meno in discesa. Ma molto intelligente nel dosarsi. Son convinto si saprà prendere belel soddisfazioni.
Scarponi testardo e mai finito son sicuro proverà qualcosa sul finestre.
Mi spiace per Anton che vedevo come favorito per il secondo posto.

Profpivo: Grande Nibali
Un grosso applauso a Nibali, ieri ci ha provato e poteva andare alla deriva, invece ha dimostrato di avere grandissimo carattere tenendo duro sul Fedaia e poi rientrando con un numero incredibile in discesa. Insomma, forse non avrà ancora le gambe per vincere un Giro, però ha dimostrato di avere testa e cuore per farcela.
Anch’io non ho ben capito come ha corso Contador ieri, con lo scatto sul Giau ha fatto fuori i suoi gregari e si è incasinato la vita per niente… ma è talmente superiore che può permettersi qualsiasi cosa. Se poi trova anche gli alleati per strada, beh allora non c’è nulla da fare.
Mi ha impressionato Nieve per come ha gestito le forze, grande dimostrazione di maturità e direi che in salita si è dimostrato sicuramente tra i più forti in questo Giro.
Nel complesso bellissima tappa, di quelle che piacciono a me, dove viene fuori davvero chi ha fondo. Peccato per qualche imbecille di troppo tra il pubblico che ha disturbato i corridori, purtroppo mi sembra che questo genere di persone siano in aumento.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

BIANCO, ROSSO E VERDE

Rubrica semiseria sul Giro 2011, a cura di N@po che giornalmente assegnerà le maglie secondarie ai protagonisti della corsa rosa.

Maglia Bianca: Hoogerland. Ma volete spiegarlo ai telecronisti che ha una tresca con quella miss tutta curve (che il Giau a confronto è un rettilineo) e che quando scatta è solo perchè l’ormone lo spinge ad accelerare verso
l’amata? In calore.

Maglia rossa: Garzelli. Splendido. Magnifico. Commovente. Eroico. Stoico.
Nessun aggettivo è sprecato per il suo superbo incontro di wrestling, con gli spettatori, sul Fedaia. The ultimate warrior.

Maglia verde: Contador. Rimane senza gregari a 50km dall’arrivo, ma a parte
Nibali, lavorano tutti per lui. Che sia un po troppo Riis-pettato?

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della cronoscalata Belluno – Nevegal

Belluno – ore 13.20 circa (partenza 1° corridore): poco nuvoloso, 25,5°C (percepiti 27°C), venti deboli da ESE (4-6 Km/h), umidità al 46%
Belluno – ore 16.45 circa (partenza Contador): poco nuvoloso, 26,2°C (percepiti 28°C), venti deboli da SSW (3-4 Km/h), umidità al 46%
Nevegal – ore 14.00 circa (arrivo 1° corridore): poco nuvoloso, 20,7°C (percepiti 22°C), venti deboli da S (5-7 Km/h), umidità al 55%
Nevegal – ore 17.15 circa (arrivo Contador): alternanza di piogge deboli (1,4 mm) e schiarite, 19,1°C (percepiti 20,5°C), venti deboli da W (3 Km/h), umidità al 60%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Anche quest’anno spazio agli strafalcioni dei telecronisti

Bartoletti: “Sicurebbe” (Sicuramente dovrebbe)
De Stefano: “La diretta che Raisport vi propone fin da stamattina” (infatti, è iniziata alle 12.55)
Cartello sul percorso: “Rai 2 Sport”
Pancani: “La punto più alto del giro d’Italia”
Pancani: “Si è voltato per controllare cosa stava succedendo ieri”
Pancani: “Un altro secondino guadagnato da Vincenzo Nibali” (lo Squalo è finito in galera?)
Pancani su Nibali: “Quello che vede davanti è l’ultimo uomo del gruppetto della maglia rosa” (era l’ultima ammiraglia)
Pancani su Nibali: “Uno ad uno li sta andando a riprendere tutti” (era ancora tra le ammiraglie)
Savoldelli: “Il direttore spartivo aveva un diavolo per capelli
Scarponi: “Passo Gardeccia”
Televideo RAI: “Sul Gardeccia vince spagnolo Nieve”, “Nibali stacca Contador n discesa sul Giau” “Philip Deignan – GBR” (è irlandese)

I TITOLI DELL’UNITA’

Ecco come l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del Centenario dell’Unità (1961). Altimetrie e grafice dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

“BIS” DI VAN LOOY
Rik vince in volata a Modena e Pambianco conserva la “maglia rosa”
Anquetil, Gaul, Defilppis, Carlesi e Massignan nel gruppo di Van Looy – Battistini a 7′30″

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ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

1a tappa Venaria Reale – Torino
2a tappa Alba – Parma
3a tappa Reggio Emilia – Rapallo
4a tappa Genova Quarto dei Mille – Livorno
5a tappa Piombino – Orvieto
6a tappa Orvieto – Fiuggi
7a tappa Maddaloni – Montevergine di Mercogliano
8a tappa Sapri – Tropea
9a tappa Messina – Etna
10a tappa Termoli – Teramo
11a tappa Tortoreto Lido – Castelfidardo
12a tappa Castelfidardo – Ravenna
13a tappa Spilimbergo – Grossglockner
14a tappa Lienz – Monte Zoncolan

22-05-2011

maggio 23, 2011 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA

Lo spagnolo Mikel Nieve Ituralde (Euskaltel-Euskadi) si è imposto nella quindicesima tappa, Conegliano – Gardeccia-Val di Fassa, percorrendo 229 Km in 7h27′14″, alla media di 30,722 Km/h. Ha preceduto di 1′41″ l’italiano Stefano Garzelli (Acqua & Sapone) e di 1′51″ lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Saxo Bank Sungard), che conserva la maglia rosa, con 4′20″ e 5′11″ sugli italiani Michele Scarponi (Lampre – ISD) e Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale).

AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
L’australiano Matthew Harley Goss (HTC-Highroad) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, Santa Clarita – Thousand Oaks, percorrendo 132,4 Km in 2h56′39″, alla media di 44,970 Km/h. Ha allo sprint lo slovacco Sagan e il neozelandese Henderson. Miglior italiano Francesco Bellotti (Liquigas-Cannondale), 48°. In classifica si impone lo statunitense Christopher Horner (Team RadioShack) con 38″ e 2′45″ sui connazionali Leipheimer e Danielson. Miglior italiano Damiano Caruso (Liquigas-Cannondale), 12° a 6′39″

CIRCUIT DE LORRAINE PROFESSIONNEL
Il francese Romain Feillu (Vacansoleil – DCM Pro Cycling Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Metz – Hayange, percorrendo 149,5 Km in 3h26′21″, alla media di 43,470 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Anthony Roux (FDJ) e Chavanel. Miglior italiano Marco Marcato (Vacansoleil – DCM Pro Cycling Team), 4°. In classifica si impone Roux, con lo stesso tempo del belga De Gendt; terzo a 5″ il francese Simon. Miglior italiano Marcato, 10° a 25″

RONDE DE L’ISARD
Il russo Evgeny Sholunov si è imposto nella terza ed ultima tappa, Auterive – St. Girons, percorrendo 168,6 Km in 4h25′36”, alla media di 38,087 Km/h. Ha preceduto di 35″ il francese Bardet e il neozelandese Bennett. In classifica si impone il francese Kenny Elissonde con 52″ su Bennett e 58″ sullo statunitense su Lloyd Dombrowski.

PRORACE BERLIN
Il tedesco Marcel Kittel (Skil – Shimano) si è imposto nella corsa tedesca, percorrendo 182,2 Km in 3h50′50”, alla media di 47,359 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Giacomo Nizzolo (Leopard Trek) e il russo Markov.

AN POST RAS (Irlanda)
Il britannico Dean Downing (Britain Rapha Condor Sharp) si è imposto nella prima tappa, Dunboyne – Portumna, percorrendo 148 Km in 3h47′53”, alla media di 38,967 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’irlandese Bennett e il francese Brenterch. Miglior italiano Bernardo Riccio (D’Angelo & D’Antenucci), 36° a 4″. La prima classifica vede in testa Downing con 4″ su Bennett e 6″ su Brenterch. Riccio 37° a 14″.

GOSS TIMBRA IL CARTELLINO, POKERISSIMO USA

maggio 23, 2011 by Redazione  
Filed under News

L’australiano dell’HTC vince a Thousand Oaks e lascia così il segno anche nel Giro di California dopo averlo fatto al Giro del Qatar, al Giro dell’Oman e alla Parigi-Nizza con un successo di tappa per volta accanto a quello ben più importante della Milano-Sanremo, mentre la classifica generale è un monologo a stelle e strisce con Horner vittorioso davanti a Leipheimer, Danielson, Vandevelde e Van Garderen.

Foto copertina: Horner esulta sul traguardo di Thousand Oaks (Mark Johnson/www.ironstring.com)

Per il secondo anno consecutivo il Giro di California si è concluso a Thousand Oaks ma lungo un percorso molto più pianeggiante rispetto a quello del 2010 in cui ci fu battaglia tra gli uomini di classifica e a spuntarla fu Hesjedal. Non è stata comunque la consueta passerella finale cui si assiste in altre corse con la battaglia che si è accesa fin dalle prime battute finchè al km 30 non hanno preso il largo White (UnitedHealthCare), Antogna (Jamis-Sutter Home), Friedman (Kelly Benefit) e Barta (NetApp) che hanno guadagnato però non più di 3′ sul gruppo guidato dalle squadre dei velocisti.
Nel secondo giro del circuito finale di 7,9 km da ripetere per 5 volte Barta ha staccato i compagni d’avventura ed è stato in seguito raggiunto da Tjallingii (Rabobank) e Mortensen (Leopard) evasi nel frattempo dal gruppo che malgrado il ritmo sostenuto impresso da HTC e Liquigas è riuscito solo a 5 km dal traguardo ad annullare il gap. Nel finale a prendere il comando delle operazioni sono stati gli uomini della Saxo Bank dei fratelli Haedo e della Sky di Swift ed Henderson ma sul rettilineo finale il primo a lanciarsi è stato Howard (HTC) tirando una perfetta volata a Goss che ha resistito al ritorno di Sagan (Liquigas) ed Henderson (Sky) conquistando il sesto successo stagionale. 4° posto per Freire (Rabobank) davanti a Lacombe (Spidertech), rivelazione di questo Giro di California per quanto riguarda gli arrivi allo sprint, a Phinney (BMC) e a Kocjan (Team Type 1). Tutto invariato in classifica generale in cui Horner (Radioshack) ha avuto la meglio con 38” sul compagno Leipheimer, 2′45” su Danielson (Garmin), 3′18” su Vandevelde (Garmin), 3′23” su Van Garderen (HTC) e 3′26” su Ten Dam (Rabobank) primo dei non statunitensi, mentre Damiano Caruso (Liquigas) ha chiuso 12° a 6′39” e il suo compagno Bellotti 18° a 9′44”; la classifica a punti è andata a Sagan, quella degli scalatori a McCarty (Spidertech), quella dei giovani a Van Garderen e infine quella a squadre alla Radioshack.

Marco Salonna

Il successo di Goss nellultima tappa (foto Mark Johnson/www.ironstring.com)

Il successo di Goss nell'ultima tappa (foto Mark Johnson/www.ironstring.com)

UN FINALE BRILLANTE “NIEVE” AI PIEDI DELLE TORRI DEGLI SPAGNOLI

maggio 22, 2011 by Redazione  
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Grandiosa vittoria di Nieve nella tappa più dura della corsa rosa. Il corridore dell’Euskadi , in fuga dal mattino e per lunghi tratti di corsa maglia rosa virtuale, entra nella leggenda del Giro d’Italia trionfando sul Rifugio Gardeccia. Proprio come lo spagnolo Gandarias che qui vinse nel Giro del 1976. Orgoglio italiano con Garzelli redivivo secondo e primo a passare sulla Cima Coppi. Altalena di emozioni tra i big, con Nibali che prova l’impossibile giù dal Giau, paga sul Fedaia ma rientra con i migliori in vista dell’erta finale. Meglio di lui Scarponi unico in grado di piazzare uno scatto su Contador in salita verso Gardeccia. Costretto però, subito ad arrendersi alla fulminea riposta del padrone della corsa: un inattaccabile Contador.

Si è partiti presto. La notte è stata davvero breve per i ciclisti in gara e per molti insonne, visto il pensiero all’altimetria della 15ma tappa. Impossibile non pensarci. Il dislivello è da togliere il fiato al sol pensiero: 6100m nei 209Km che da Conegliano si innalzano verso il Rifugio Gardeccia. Da tenere lontana, per tutti, è la parola “crisi”. Ad affrontare con coraggio la tappa regina del Giro, già al Km 10 sono Sella ed Hoogerland i quali provano a portar via la fuga da leggenda. Ai due si uniscono, in pianura e poco prima del primo GPM di giornata (Piancavallo), prima Popovych, Aramendia, Kuschynski e Seeldraeyers, e subito dopo a circa metà salita Tschopp, Pirazzi, Sastre, Di Luca, Losada, Bakelandts, Pasamontes, Petrov, Weening, Deignan, Garzelli e Nieve. Quest’ultimo, compagno di squadra di Anton, dominatore ieri sullo Zoncolan, più “vicino” a Contador con 9’08 di ritardo in classifica generale. Nessun Liquigas, Saxo e Lampre dentro. Tutti a protezione dei rispettivi capitani. Il gruppetto in fuga va via con cambi regolari raggiungendo già sul secondo GPM di giornata (Forcella Cibiana) un vantaggio superiore ai 10’. Lo spagnolo Nieve si veste così della maglia rosa virtuale. Immediata la reazione dei Saxo che ben presto si porta in testa a pilotare un gruppo che già su per la Forcella inizia a scemarsi. Intanto davanti l’armonia della fuga è per un breve istante interrotto dallo sprint tra Garzelli e Sella per i punti maglia verde. Passa per primo il varesino. In discesa i 18 uomini tornano compatti ed iniziano il terzo GMP previsto (Giau) a 72Km dall’arrivo con 10’15” da gestire sul gruppo maglia rosa. Tra di loro un impaziente Hoogerland, dopo soli pochi chilometri di salita, tutto solo, prova ad andarsene. Scatto impetuoso dell’olandese che però verrà raggiunto e superato prima da Garzelli ai meno 2 dalla Cima Coppi, e subito dopo da Nieve. Garzelli sempre più maglia verde. Dietro intanto le operazioni di comando passano in mano ai Liquigas. Azione questa che fa pensare ad un probabile attacco di Nibali nella lunga e veloce discesa del Giau. Ci sarà ma prima è Contador a prevenire tutto con uno scatto in vista dell’ultimo chilometro. Proprio dopo aver riacciuffato altri due spagnoli Rodriguez ed Arroyo scattati subito prima. Poca cosa rispetto a quanto ancora dovrà accadere. Il sole nel frattempo inizia a far posto alle nuvole, la strada giù dal Gia è in gran parte bagnata, al Rifugio inizia a piovere. Dopo poche centinaia di metri dallo scollinamento (restano soltanto 23 atleti a comporre il gruppo maglia rosa) sfreccia Nibali. Il siciliano dà tutto se stesso in discesa, rischiando tantissimo ma capace di guadagnare secondi su secondi. Prima 9”, poi 14” per arrivare, alla fine del primo tratto a ben 23”. Falsopiano brevissimo. Secondo tratto in discesa con Nibali che somma ancora preziosi secondi di vantaggio. Alla fine della discesa saranno ben 35”. I pochi chilometri di pianura che fanno da raccordo con il quarto GMP (Fedaia) sono il luogo dell’intesa spagnola sottoscritta tacitamente da Contador, Arroyo, Rodriguez, Anton e da un ottimo Lastras bravo a restare fino a quel punto con i migliori. La compagnia spagnola insieme al nostro Scarponi e Rujano guadagnano in un baleno 15” a Nibali. Il capitano Liquigas decide, saggiamente, di rialzarsi. Ripreso, prova uno scatto Arroyo, e quando la salita della Marmolada diventa più dura ci prova Contador. E’ una via crucis per tutti. Soprattutto per Nibali, che paga lo sforzo fatto in discesa. In un primo istante il solo sorprendente Kruijswijk prova a tenere le ruote della maglia rosa, poi Rujano. Salta fin da subito Anton, restano aggrappati a pochi metri da Contador, un ottimo e straordinario Sarmiento, Scarponi, Rodriguez, Gadret, Kreuziger ed il ritrovato Menchov. In testa, qualche chilometro più avanti, Garzelli ben gestisce il vantaggio rassicurante (6’50) che ha sugli uomini di classifica. L’allarme per il varesino è suonato dalla divisa arancione di Nieve che a tratti vede la testa della corsa. L’uomo dell’Euskadi scollinerà a soli 39” di ritardo, gli uomini di classifica a 6’30 senza Nibali, 1’ più indietro. Ancora discesa ed ancora show di Nibali. Passato il bruttissimo momento di crisi, la strada all’ingiù dà forza al siciliano che disegna traiettorie tanto perfette da riuscire a piombare sul drappello con la maglia rosa. Resta il quinto GMP (Gardeccia) con i suoi 6,2 Km con dei tratti terrificanti. Interminabile l’arrivo al Rifugio. Sembra non finire mai, qualsiasi inquadratura sui ciclisti appare quasi come un fermoimmagine, solo lo scorrere dei chilometri dà l’idea di un movimento da parte delle bici impennate all’insù. Davanti Garzelli inizia a cedere, Nieve lo raggiunge, scatta a va ad involarsi pian piano verso una splendida vittoria. Dietro ai meno 5 dalla fine prova, finalmente, uno scatto Scarponi, ma subito dopo è ancora una volta Contador a riprendere la sua danza. In piedi sulla bici in un batter di ciglia riprende il capitano Lampre andando tutto solo verso il Rifugio. La crisi avvolge Garzelli, Nieve dopo un’ottima gestione delle forze scatta e va da solo a coprire gli ultimi 2Km. L’ultimo, verso la fine, senza asfalto. La terra nuda e sacra accoglie il bravissimo corridore spagnolo, poi Garzelli a 1’41” quasi ripreso da Contador che chiude terzo a 1’51”. Arriva Scarponi a 1’57”, Gadret a 2’28”, Rujano a 2′35″, Nibali e Rodríguez a 3′35″, Kreuziger a 4′00”. Questa la sofferenza, in tempo, per essere accolti nel Rifugio. In classifica generale, con l’ultima settimana ancora da disputare (domani ultimo giorno di riposo), i distacchi da Contador sono pesantissimi: Scarponi è secondo a 4’20”, Nibali a 5’11”. Il padrone del Giro ha un nome ed un cognome: Alberto Contador.

Antonio Scarfone

CONEGLIANO – GARDECCIA / VAL DI FASSA: D’IN SU LA VETTA DELLE TORRI ANTICHE

maggio 22, 2011 by Redazione  
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Sarà il più duro dei due tapponi dell’edizione 2011 quello che condurrà il gruppo dalle terre del Prosecco agli aspri picchi dolomiti. Dopo un lungo preambolo già montagnoso (Piancavallo, Cibiana), i Monti Palladi debutteranno con la difficile ascesa al Passo Giau: sarà solo l’inizio di un calvario lungo quasi 80 Km, che porterà i “girini” a confrontarsi con le impervie strade della Marmolada e delle Torri del Vajolet. Qui si fa il Giro o si muore.

È una storia d’amore che dura da 74 anni e che non tramonta mai quella tra il Giro d’Italia e i Monti Pallidi. Volute fortemente da Armando Cougnet nel 1937 per solennizzare la 25a edizione del Giro, le Dolomiti non hanno mai tradito la corsa rosa e anche quest’anno, nel centocinquantenario dell’Unità – per la quale si combattè aspramente proprio su queste montagne – e alla vigilia delle nozze di diamante col Giro, proporranno un altro scenario da favola, sapientemente predisposto da Zomegnan e Vegni, che hanno voluto riportare un traguardo ai piedi delle strapiombanti Torri del Vajolet, già sede di tappa nell’edizione del 1976, l’ultima delle tre conquistate da Felice Gimondi. Era il 9 di giugno, giorno del volo del passero solitario Andrés Gandarias, spagnolo in forze alla Teka, della temporanea crisi del bergamasco, della maglia rosa conquistata dal belga De Muynck e della rabbia di Moser. Fu uno sfogo, quello del corridore trentino, diretto all’erede di Cougnet, quel Vincenzo Torriani che aveva avuto l’ardire di proporre un arrivo in salita impossibile, nel corso del quale pendenze elevate si coniugavano allo sterrato di una strada che, all’epoca, era poco più di una mulattiera, fino a quel giorno conosciuta solo agli appassionati di alpinismo che si avventuravano lassù per scalare le pareti del Catinaccio.
Oggi non sarà più così, l’asfalto ha oramai ricoperto quasi interamente la strada che conduce al Rifugio Gardeccia (sono rimasti in bianco solo gli ultimi 100 metri), ma la tappa che vi si concluderà non sarà men dura. Anzi, di più poiché 35 anni fa si scalarono “solo” i passi Falzarego, Gardena e Sella, ascese le cui inclinazioni non reggono il confronto con quelle che i “girini” dovranno affrontare quest’anno, in un’interminabile tappa di 230 Km e che, prima del gran finale, proporrà i 2236 metri del Passo Giau e poi le tremende stilettate della Marmolada.
Qui si fa il Giro o si muore, verrebbe da dire ricordando la frase che Garibaldi pronunciò al momento dello sbarco a Marsala. Dopo questa giornata, infatti, la cerchia di pretendenti che potrà dire di “fare il Giro” sarà ridotta a pochi nomi mentre molti feriti giaceranno sul campo di battaglia dolomitico, provati anche dalle due dure tappe precedenti.
La tappa che molti hanno già identificato come la decisiva scatterà dalla pianura veneta, ma ben presto si ritornerà a pedalare sulle strade del Friuli, a meno di una quindicina di chilometri dal via da Conegliano, la patria del Prosecco. Nessuna difficoltà nei primi 29 Km poi, giunti alle porte di Aviano, si andrà all’attacco della prima delle sei salite previste, il Piancavallo. È una delle location “pantaniane” più care ai tifosi del “Pirata”, che lassù, nel cuore della prima stazione invernale d’Italia a sperimentare l’innevamento artificiale, colse la prima delle due vittorie di tappa nel Giro che vinse nel 1998. Oggi molto difficilmente, vista la collocazione in partenza, i quasi 14 Km all’8% dell’ascesa potranno essere sfruttati dai grimpeur del gruppo, ma sicuramente metteranno in luce le cattive condizioni di chi sarà uscito con le ossa rotte dalla tenaglia Grossglockner-Zoncolan, corridori che vivranno questa tappa come un incubo e con la scure del tempo massimo a penzolare sulle loro teste. Planato sulle rive del lago artificiale di Barcis, il percorso del tappone andrà ora a risalire la Valcellina, stretto tra le pareti delle Prealpi Clautane, monti calcarei che ricordano i Monti Pallidi e che ricadono in gran parte nel territorio del “Parco naturale delle Dolomiti Friulane”, istituito nel 1996 per proteggere una vastissima area (circa 37000 ettari) quasi totalmente priva d’insediamenti abitati e per questo giunta intatta ai nostri giorni, un pregio che ne ha meritato l’inserimento nella lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità da parte dell’UNESCO.
Risalita sì, ma non subito salita perché per quasi 15 Km si prenderà dolcemente quota, a spizzichi e bocconi, e pedalabili saranno anche i 4 Km di dolce ascesa che conduranno nel centro di Cimolais, l’ultimo della valle prima dello scollinamento agli 827 metri del Passo di Sant’Osvaldo, per raggiungere il quale bisognerà superare il tratto più impegnativo della Valcellina, 2400 metri di strada al 7,6%. Più breve (ma comunque non corta, saranno pur sempre 15 Km) sarà la discesa successiva, che ricondurrà il gruppo in Veneto dopo aver offerto un momento di riflessione, quando la corsa si troverà a sfilare a fianco del lago del Vajont e alla famosa diga che, la notte del 9 ottobre del 1963, fu risparmiata dall’immane massa d’acqua che dal retrostante bacino precipitò nella valle del Piave, spazzando via il grosso centro di Longarone. Raggiunto quest’ultimo, tra i “suiveurs” serpeggerà un altro ricordo, questo più lieto, perché è da questo comune che prese il via la citata tappa del 1976, l’indomani di una frazione che si era conclusa nel medesimo comune e che era stata caratterizzata dalla drammatica caduta della maglia rosa Gimondi, rimasto per alcuni minuti steso a terra e privo di sensi. Con un bel gesto di fair play il gruppo lo attese e gli consentì di conservare la leadership per altre ventiquattro ore, ma poi pagherà dazio nel successivo tappone. Il bergamasco, però, non poteva sapere che, di lì a breve, il destino ribalterà diametralmente le sorti e le parti, ma di questo ne parlaremo fra tre capitoli.
Ora torniamo a concentrarci sul percorso odierno, che adesso arriverà al cospetto delle Dolomiti, avvicinate risalendo il tratto iniziale della Valzoldana, un tempo conosciuta come “fucina di Venezia” per la lavorazione del ferro e oggi ribattezzata la “valle dei gelatai”, in seguito all’emigrazione che porterà molti valligiani a trasferirsi all’estero per “esibirsi” in questa dolce arte, della quale sono riconosciuti maestri.
La prima scalata tra le dolomie sarà quella che condurrà il gruppo ai 1536 metri della Forcella Cibiana, valico che da non molti anni ha raggiunto una sua decisa dimensione turistica grazie all’apertura, avvenuta nel 2002 in occasione dell’Anno internazionale delle Montagne, dell’interessante “Museo nelle Nuvole”, il più alto d’Europa, concepito da Reinhold Messner e accolto nelle strutture dell’ex Forte Rite, situate sull’omonimo monte a 2053 metri di quota e costruite negli anni precedenti lo scoppio della prima guerra mondiale.
Affrontati i 10,3 Km al 7% del valico, si ridiscenderà nel Cadore, le cui strade erano già state solcate il giorno precedente, per poi tornare a pedalare in falsopiano in direzione della “regina delle Dolomiti”, Cortina d’Ampezzo, che sarà attraversata a 74 Km dal traguardo, i più dolomitici e duri dei 230 in programma. È giunto il momento della Cima Coppi, che quest’anno sarà assegnata ai 2233 metri del Passo di Giau, uno dei valichi meno agevoli delle Dolomiti ed anche uno dei meno “esplorati” dalla corsa rosa, che vi è transitata 5 volte in tutto, un niente al confronto dei 38 passaggi sul più blasonato recordman Pordoi. L’ascesa sarà approcciata dal più facile dei suoi due versanti, comunque non certo una passeggiata dall’alto dei suoi 15,9 Km al 6,5%, che nella prima parte coincide col tratto iniziale della “Grande Strada delle Dolomiti”, uno dei più noti itinerari stradali alpini, scavata tra il 1895 e il 1909 per collegare Cortina a Bolzano attraverso Falzarego, Pordoi e Costalunga e che imprimerà un forte impulso allo sviluppo turistico di queste valli, all’inizio quasi esclusivamente meta quasi degli appassionati di alpinismo, mentre attecchiranno più tardi gli sport invernali.
Lasciata la strada per il Falzarego e varcata la “muraglia di Giau”, trincea eretta nel ‘700 per segnare il confine tra ampezzano e Cadore, si rientrerà per la terza ed ultima volta in questa terra al momento d’affrontare i tronconi più duri del Giau, che s’impenna per quasi 2 Km al 9,8%, con un picco del 16%. Scollinati ai piedi del piccolo ma ardito gruppo del Nuvolau ci si lancerà in una delle discese più pendenti di quest’edizione (i primi 9800 metri “picchiano” al 9,4%), che deporrà il gruppo ai piedi della Marmolada.
Si affronterà ora una delle ascese che gli organizzatori del Tour più c’invidiano, perfetta unione tra spettacolo e grandi pendenze, che iniziano proprio nel cuore del tratto più pittoresco, quello che vede la strada insinuarsi all’interno dei Serrai di Sottoguda, strettissima e spaventosa gola scavata nel corso dei secoli dalle impetuose acque del torrente Pettorina. Se fin lì l’ascesa della Marmolada si sarà mostrata col suo volto più morbido, da quel punto inizieranno i tronconi più esigenti, che culmineranno nel tremendo drittone tra Malga Ciapela e Capanna Bill, 2700 metri di strada (in totale sono quasi 13 Km) nei quali la pendenza media si attesta all’11,8% e la massima schizza al 18%. È il non plus ultra di questa salita, che ha il suo termine quasi 3 Km più in alto, ai 2057 metri del Passo Fedaia. Entrati in provincia di Trento ed effettuato un breve tratto in quota, si planerà verso la Val di Fassa, raggiungendola nel suo centro principale, il noto centro di villeggiatura di Canazei. Il gran finale è oramai alle porte, ancora circa 8 Km di strada comoda poi inizieranno i 6,2 Km finali, introdotti da una rampetta già molto pendente (16%, è il massimo del Gardeccia, mediamente inclinato al 10% netto) che punta verso il paesello di Monzon, un toponimo che sembra costruito apposta per anticipare gli “uppercut” che affibieranno le Torri del Vajolet.
Una gran fatica che vedrà ricompensati i corridori quando, verso le ore serali del 22 maggio 2011, la serotina “enrosadira”, per una volta, vestirà tutti virtualmente dei colori della Rosa.

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella Pian del Cavallo (1277 m). Si trova alle porte della località di sport invernali di Piancavallo, toccata da una strada asfaltata che mette in comunicazione Aviano (Pedemonte) con Barcis. Nel 1998 vi si è conclusa una tappa del Giro d’Italia vinta da Marco Pantani. Quotato 1259 sulle cartine del Giro 2011.

Passo di Sant’Osvaldo (827 m). Situato a sud del Monte Lodina, è valicato dalla SS 251 “della Val di Zoldo e Val Cellina” tra i centri di Erto e Cimolais. Il Giro d’Italia vi è già transitato in passato ma, come accadrà quest’anno, il passaggio non è mai stato considerato traguardo GPM. Quotato 828 sulle cartine del Giro 2011.

Forcella Cibiana (1536m). È valicato dalla SS 347 “del Passo Cereda e del Passo Duran” e mette in comunicazione Forno di Zoldo con Cibiana di Cadore. Dal valico si stacca una strada sterrata, ex rotabile di guerra, che sale fino ai 2053 metri della Forcella Deona, valico presso il quale si trova il citato “Museo nelle Nuvole”. Il Giro è già salito due volte sulla Cibiana, la prima nel 1970 nel corso della tappa Arta Terme – Marmolada, vinta da Michele Dancelli. Primo in vetta sarà Italio Zilioli, imitato nel 1988 da Stefano Giuliani, che poi s’imporrà anche sul traguardo della Borgo Valsugana – Arta Terme. Quotata 1530 sulle cartine del Giro 2011.

Passo di Giau (2233m). Situato ai piedi dei monti Nuvolau e Giau, è valicato dalla SS 638 “del Passo di Giau”, che mette in comunicazione Cortina d’Ampezzo con Selva di Cadore. Come anticipato nell’articolo, il Giro vi è già salito cinque volte, a partire dall’edizione del 1973, quando fu proposta nel tracciato della tappa Andalo – Auronzo di Cadore, viknta dallo scalatore spagnolo Fuente, primo anche al GPM. Gli altri conquistatori di questo valico sono stati il colombiano H. Cardenas nel 1989 (Misurina – Corvara, Giupponi), il francese Cornillet nel 1992 (Bassano del Grappa – Corvara, Vona), Leonardo Piepoli nel 2007 (Trento – Tre Cime, Riccò) ed Emanuele Sella nella tappa che vinse nel 2008 sulla Marmolada.

Passo di Fedaia (2057m). Vi transita la SS 641 “del Passo Fedaia” tra Rocca Pietore e Canazei. Chiamato in ladino Pas de Fedaa, deriva il nome dal termine latino “feda”, significante pecora. Prima della guerra vi transitava il confine tra Italia e Austria. Il Giro ha affrontato in 14 occasioni quest’ascesa, ma la prima volta ci si fermò alla Malga Ciapela, dove all’epoca (1970) terminava la strada e dove giunse primo Michele Dancelli. Questo traguardo era già stato messo in programma l’anno precedente, ma la tappa Trento-Marmolada sarà interrotta ed annullata a causa del maltempo. Il primo a scollinare in testa sul Fedaia è stato Giancarlo Polidori, nel finale della Pordenone – Alleghe vinta dal belga Roger De Vlaeminck, l’ultimo è stato Emanuele Sella, nella già segnalata tappa del 2008.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: le Torri del Vajolet (www.iborderline.net)

Conegliano (panoramio)

Conegliano (panoramio)

Piancavallo (www.dovesciare.it)

Piancavallo (www.dovesciare.it)

Uno scorcio delle Dolomiti Friulane (www.panorama.it)

Uno scorcio delle Dolomiti Friulane (www.panorama.it)

Diga del Vajont (www.timetotravel.it)

Diga del Vajont (www.timetotravel.it)

Longarone, la chiesa eretta in ricordo delle vittime del Vajont (panoramio)

Longarone, la chiesa eretta in ricordo delle vittime del Vajont (panoramio)

Monte Rite, Museo nelle Nuvole (www.barpostavenas.it)

Monte Rite, Museo nelle Nuvole (www.barpostavenas.it)

Cortina d’Ampezzo (panoramio)

Cortina d’Ampezzo (panoramio)

Passo Giau, il Monte Nuvolau (www.magichedolomiti.it)

Passo Giau, il Monte Nuvolau (www.magichedolomiti.it)

Serrai di Sottoguda (www.brunoraineri.it)

Serrai di Sottoguda (www.brunoraineri.it)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI ZONCOLAN

maggio 22, 2011 by Redazione  
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Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: il commento tecnico alle tappe di montagne, dalla voce di un ex corridore di prestigio che scoprirete tra qualche giorno; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la rubrica tricolore di N@po; le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1961. Seguiteci.

Foto copertina: lavori in corso sulla “panoramica della discordia”… purtroppo non sono serviti a nulla ma con questa immagine rendiamo onore a quanti hanno profuso tempo e denaro per sistermarla al meglio (www.carnia.la)

IL COMMENTO SULLA TAPPA DI MASSIMILIANO LELLI
Ve l’avevamo promesso, un grande campione del passato avrebbe commentato per noi le tappe di montagna del Giro 2011 a poche ore dala conclusione: sarà Massimiliano Lelli, professionista dal 1989 al 2004, vincitore della maglia bianca di miglior giovane al Giro del 1991, da lui concluso al 3° posto dopo aver conquistato due tappe.

Il commento di Lelli oggi non ci sarà.
La redazione

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

Anton conquista lo Zoncolan. Contador va, ma quanti fischi(Gazzetta dello Sport)

Zoncolan, Anton trionfa. Contador resta in rosa (Corriere dello Sport-Stadio)

Antón wins stage 14 in Giro (The Daily Telegraph)

Un grand numéro d’Anton(L’Equipe)

Igor Anton : “C’est ma plus belle victoire” (Le Monde)

Antón se une a la fiesta (AS)

Antón pone la cordura en un día de locos y Contador afianza su liderato(Marca)

Contador: “Hoy no he atacado, me he centrado en la general” (El Mundo Deportivo)

Anton devant Contador qui contrôle (Le Soir)

Igor Anton (Euskaltel) dompte le Monte Zoncolan(Sud Presse)

Victoire d’Igor Anton au Zoncolan (L’Avenir)

Igor Anton komt als eerste over Monte Zoncolan (De Standaard)

Victoire d’Igor Anton au Zoncolan lors de la 14e étape du Giro(La Dernière Heure/Les Sports)

Monte Zoncolan brengt verhoopte spektakel (Het Nieuwsblad)

Kruijswijk klimt met Giro-top (De Telegraaf)

Contador Extends Giro Lead (The New York Times)

Anton wins stage 14 of Tour of Italy, Contador is 2nd (USA Today)

Anton wins 14th stage, Contador in pink (Herald Sun)

Good day for Spain in Italian rain(The Age)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Commento alla tappa

Gibosimoni: Qualcuno ha i tempi precisi dello Zoncolan da Ovaro? Io so che il record è di Simoni nel 2007 che batte di poco il tempo di Basso 2010.. Qualcuno ha i dati precisi al secondo?

Pedale Pazzo: i tempi dovrebbero essere:
39′ e qualche secondo per Simoni
40′ 45” per Basso. Ovviamente da prendere un pò con le molle, tempi presi da 10,5 km alla cima, quindi proprio dall’inizio della salita.
Per quel che riguarda la tappa: bah tappa decisamente castrata, zero sorprese. Crostis più discesa poteva scombussolare un pò i piani e alimentare pazze fantasie.
Invece sarà la solita tappetta dello Zoncolan, si giocherà tutto in pochi chilometri e ovviamente Contador farà il bello e il cattivo tempo.
Spero di vedere ancora Rujiano davanti a scattare e chissà rientrare in classifica e giocarsi il podio.
Il vero tappone sarà domani, anche se purtroppo non credo che in gruppo esistano atleti sufficientemente impavidi da esserne all’altezza.

Hotdogbr: 38′50” il tempo di Simoni e Piepoli negli ultimi 10 km del 2007

Pedale Pazzo: Non voglio nemmeno commentare questa tappa, non lo merita.
Unica considerazione sui tempi di scalata dello Zoncolan:
40′50” Anton
41′20” Contador
41′30” Nibali
Tempi presi a inizio salita, ai meno 10,1km
Qualcuno che li ha presi conferma?
Se i tempi sono questi, beh abbiamo capito che questo è un Giro molto ma molto mediocre (considerando anche il fatto che la tappa è stata breve, credo 170km in tutto).

Hotdogbr: considerazioni sparse (riguardanti quasi esclusivamente l’aspetto tecnico della corsa, di altro si è già detto ed è inutile tornarci sopra):

-Anton anche in sede di presentazione del Giro è stato molto sottovalutato perchè al Tour non ha mai brillato però è un grande scalatore che stava per vincere la scorsa Vuelta e già in quella del 2008 sarebbe finito sul podio se non fosse caduto, menzione speciale anche per l’ottimo Nieve oggi 7°
-la convivenza con Riis ha fatto decisamente male a Contador e lo si è visto prima nel criticare la discesa del Crostis, con parole non sue ma che gli ha messo in bocca Riis, e poi per gli atteggiamenti da fenomeno avuti in corsa vedi nel finale quando ha staccato Nibali per poi fermarsi e staccarlo nuovamente, se voleva far vincere Anton per ringraziare l’Euskaltel di aver tirato verso il Grossglockner poteva semplicemente stargli a ruota come avrebbe fatto Indurain, non ci credo che non ne aveva per seguirlo
-non che fin qui fosse andato male ma oggi si è visto il miglior Nibali di sempre e malgrado la forza dimostrata da Anton diventa il netto favorito per il 2° posto alla luce della crono di Milano
-come spesso accaduto in passato Scarponi ha peccato di generosità ma indubbiamente va molto forte, purtroppo per lui il livello di questo Giro è altissimo e per questo rischia di finire fuori dal podio, menzione anche per il sempre positivo Niemiec e per Ulissi 33°
-Menchov benino ma se vuole salire sul podio alla luce del ritardo che ha già in classifica deve staccare gli avversari diretti e non perdere ulteriore terreno come gli è accaduto oggi rispetto a 4 di loro
-anche Gadret bene ma è rientrato nei ranghi mentre è sempre più sorprendente Dupont anche se già l’anno scorso sullo Zoncolan è stato 12°
-Siutsou si è ripreso dopo la giornata no di ieri, per il podio ormai non c’è più niente da fare però può puntare a un 6°-7° posto finale che per lui sarebbe un ottimo risultato, sempre in casa HTC Pinotti non va pianissimo ma non è quello dell’anno scorso e farebbe meglio a risparmiarsi e puntare a una tappa nonchè alla crono finale
-6 anni di semiinattività si sono fatti sentire per Rujano che non è ancora pronto per affrontare al top due tappe di montagna consecutive ma che potrà ancora dare spettacolo a cominciare da domani
-tanta buona volontà per Rodriguez ma gambe ben lontane da quelle delle Ardenne nonchè del Tour 2010, oggi si è salvato solo grazie alle grandi pendenze dello Zoncolan
-ogni anno la Rabobank ne trova uno, prima Gesink, poi Mollema e adesso Kruijswijk che sta migliorando giorno dopo giorno e può attentare alla maglia bianca di Kreuziger
-già sul Grossglockner il ceco era in difficoltà e oggi dice l’addio al podio, e l’impressione anche se è ancora giovane è che rischia di non salirci mai in carriera, Tour e Vuelta compresi, in casa Astana è saltato anche Masciarelli mentre bravissimo Tiralongo
-Stetina è un buon scalatore anche se poco appariscente e potrebbe ricalcare le orme di Daniel Martin mentre ancora una volta Lemevel si conferma buon corridore e nulla più
-Arroyo è la delusione del giorno anche se già nel 2007 e nel 2010 aveva sofferto molto sullo Zoncolan, rientra nei suoi ranghi di corridore da primi 10 posti nella generale ma nulla più dopo che fin qui era stato eccellente
-prosegue il Giro solido di Carrara e Cataldo, l’abruzzese non è una sorpresa e già l’anno scorso poteva finire vicino ai primi 10 se non fosse stato costretto al ritiro nella tappa del Mortirolo mentre il bergamasco non era mai stato a così alti livelli sulle tre settimane
-Machado ha cominciato molto male ma giorno dopo giorno sta crescendo, le qualità le ha e può andare a caccia di una tappa di qui in avanti
-per Visconti un 29° posto che non dice nulla tranne il fatto che è un corridore molto cresciuto rispetto al passato

Hotdogbr: questa la classifica combinata di Zoncolan 2010 e 2011:

1)Anton 2011 40′43” (tempo degli ultimi 10 km)
2)BASSO 2010 a 7”
3)Contador 2011 a 33”
4)Nibali 2011 a 40”
5)Scarponi 2011 a 1′11”
6)Menchov 2011 a 1′21”
7)EVANS 2010 a 1′26”
8)SCARPONI 2010 a 1′37”
9)Gadret 2011 a 1′38”
10)Nieve 2011 a 1′52”
11)Dupont 2011 a 1′55”
12)CUNEGO 2010 a 2′05”
12)Siutsou 2011 a 2′05”
14)Rujano 2011 a 2′11”
15)Rodriguez J. 2011 a 2′24”
16)VINOKOUROV 2010 a 2′33”
17)Kruijswijk 2011 a 2′40”
18)SASTRE 2010 a 2′51”
19)Niemiec 2011 a 2′57”
20)NIBALI 2010 a 3′14”

le tappe erano sostanzialmente simili come durezza anche se quella di quest’anno era leggermente più corta ed entrambe venivano dopo un’altra tappa di montagna anche se quella del 2010 è stata disputata qualche giorno dopo, la differenza che ha reso globalmente più alti i tempi di un anno fa sta nel ritmo tenuto dalla Liquigas l’anno scorso a partire dal Duron mentre quest’anno la corsa si è accesa solo nel finale

Gibosimoni: Resiste quindi il 39′03″ di Simoni.. che è anche la conferma che non è Contador che va fortissimo, ma sono gli altri che vanno più piano. Simoni era un grande corridore ma non è stato un fenomeno, e prendere 2′ da Gibo per Contador è tanto (Forse la tappa del 2007 era più semplice ma arrivava alla terza settimana anzichè alla seconda). Contador prima rifiuta di dare il cambio a Nibali e poi gli scatta in faccia: è un campione ma di poco spessore. Vincerà da qui a fine carriera molte corse ma non avrà tantissimi amici in gruppo.

Ceemo: Tappa brutta, macchiata dal pressapochisimo di RCS e UCI che non posso permettersi di litigare in un evento così importante. A Perderci sono entrambi. Lo Zoncolan ha confermato le ottime doti di Anton. Non sono così convinto che Contador ne avesse così tanto da batterlo. Nibali in crescendo e Scaroponi duro di testa ma probabilmente troppo duro di pedalata.
Podio apertissimo. Spero in una imboscata da lontano domani in uno tra Rujano, Kreuziger e Anton. Sui tempi secondo me non sono confrontabili con quelli del 2007, le benzine mi sembrano troppo differenti.

Pedale Pazzo: Ma non è solo il 39 di Simoni, ma i tempi dei primi 5 di quell’anno.
Piepoli stesso tempo, un giovanissimo A-Schleck a 6 secondi, a 30 Di Luca, a 40 Cunego e mi pare a un minuto e qualcosa Codol e dico Codol che praticamente va vicino ai 40 netti (forse era in fuga, non ricordo bene)
Dopo 4 anni il livello è incredibilmente calato.

Ceemo: Ceemo ha colto in pieno la questione. Mi dispiace che altri non riescano ad analizzare e ad arrivare ad una conclusione e a un giudizio equilibrati. Innanzitutto non bisogna credere a ciò che raccontano certi furbacchioni, bisogna ascoltare tutte le campane, analizzare, elaborare e poi arrivare ad una conclusione. Chi ama veramente il ciclismo e lo segue da anni sa che, in questi casi, l’approfondimento, la riflessione e l’onestà intellettuale sono la chiave per giungere a proposte e soluzioni costruttive ed efficaci. Urlare, fischiare e sostenere sterili polemiche è solo indice di sottosviluppo mentale.

Hotdogbr: la tappa del 2007 anche se a fine Giro veniva dopo una frazione pianeggiante, era di soli 142 km e presentava solo il Tualis prima dello Zoncolan

Pedale Pazzo: Non credo fosse molto meno dura. Oggi di km ce ne sono stati 170 circa con un finale pre-Zoncolan oiù facile senza il Tualis.
Casomai potrebbe essere che la tappa di ieri è rimasta nelle gambe (il Grossoglockner sottovalutato da molti resta una signora salita) e forse la preoccupazione per la tappa over 5000 di domani ha ulteriormente frenato (anche se dalle faccie e dalle pedalate mi sembravano quasi tutti al limite, a parte Contador forse).
Ovviamente come han scritto sopra c’è sempre la questione benzina da valutare, ma qua purtroppo non ci sono certezze.

N@po: Semplicemente ai tempi non c’era il passaporto biologico. Con queste regole Simoni quel tempo se lo sognava. Ieri hanno fatto i 6km decisivi al 9,5% del grossglockner (come media) più piano rispetto alle stesse pendenze, nella parte bassa del Finestre, (ma su 10Km) del 2005.

Howling Wolf14: Avrei voluto fare io la stessa osservazione, ma mi sono astenuto. Possibile che chi ha confrontato i tempi, qui, poco fa, non abbia tenuto conto di questo importante elemento?

Antares86: Dai tempi, non solo in questo caso ma anche in altri, sembra che negli ultimi anni ci sia un abbassamento di prestazione, evidentemente il passaporto biologico ha reso le corse più pulite. Lo strumento è molto potente, l’importante è saperlo gestire bene. Per me è meglio così.
Da dire che è anche difficile confrontare tempi in annate differenti, solo chi è in corsa può sapere le energie rimaste.
Contador non so come interpretarlo, quando scatti a 1km dalla fine tieni il gas aperto fino alla fine (magari lasciando vincere comunque Anton, per elargire favori), non alzi il piede sprecando energie… o stava talmente bene che può permetterselo oppure oggi non era così super. Vediamo domani.

Howling Wolf14: A me Contador nonè sembrato brillantissimo come sull’Etna. Però è sempre una spanna sopra gli altri. Fa corsa a sé.

Vittorio P: Un considerazione “cinica”. La tragedia della tappa di Rapallo, la presenza di Contador in odore di squalifica, le polemiche della tappa di oggi… stanno facendo parlare del Giro come non mai a livello internazionale.
I forum e i giornali isportivi sul web francesi, tedeschi, spagnoli, ecc. sono ricchissimi di spunti, commenti, considerazioni, discussioni. Ciò conferma il vecchio detto “parlatene anche male, purché ne parliate”.
Su tutti il caso del Crostis: è divenuta la salita del ciclismo più celebre del momento, ormai tutti la conoscono… ! E’ un mostro sacro, ormai, del ciclismo, senza che sia stata mai scalata! Potenza della pubblicità.

Salitepuntocià: è triste ma è la legge della pubblicità, parlarne, anche male, ma se ne parli.
Il Crostis è gia nella leggenda senza ancora essere stato percorso dal Giro! chi se lo toglie piu dalla mente?
Tornando alla corsa, non solo i tempi son piu alti del 2007, ma se ci pensate bene, negli anni 90 fasulli, si andava ancora piu forte… non per nulla i record di Alpe d’Huez e Montirolo son del 1997 e 1996!!!!!!!!!! ricordiamo anche i treni della banesto a 30 all’ora sul passo delle erbe al giro 2003, che sembrava una salita pedalabile, con tutto il gruppo dei migliori compatto… scommetto che se fatto oggi, il passo delle erba da bressanone farebbe piu selezione… leggendo i tempi dell’alpe, fignon 89 ci mise 4′piu di pntani95 , in soli 6 anni ben 4′ di differenza!

Hotdogbr: anche nel 2008 non c’era il passaporto biologico e sul Mortirolo sono andati molto più piano del 2010 (ok, il Mortirolo era più lontano dal traguardo, non c’è stato il forcing da inizio salita come quello della Liquigas un anno fa, in vetta hanno scollinato in 7 e non in 3)

Pedale Pazzo: Io ho confrontato i tempi, come faccio sempre da una quindicina d’anni, per farmi un’idea del livello generale.
Non mi piace parlare sempre di doping, per me viviamo sulle nuvole se pensiamo che oggi non si dopano più.
Il doping è come il virus, un passo avanti dell’antivirus..sempre.
Ogni tanto mi piace anche pensare che ci sono stati veri fenomeni parlando di scalatori puri come Simoni e Pantani che facevano davvero la differenza sulle salite, con record che possono anche rimanere imbattuti negli anni.
Gente nata per scalare, che poi prendeva 5 minuti a cronometro (non come i fenomeni moderni che fanno gli scalatori/cronoman a 110 pedalate al minuto sia in piano sia al 12%).

Salitepuntocià: Lo stesso criticatissimo Gotti, era pur sempre uno che in salita andava forte di suo, che poi il suo ematorcrito era a 60, poteva esserlo ma anche degli altri professionisti, anche il battuto Olano ad Aprica, avrebbe un tempo di scalata di tutto rispetto! ricordo in quegli anni novanta dei treni sostenuti sia prima delle salite che durante le salite della Banesto ma anche delle altre squadre… per non dire dei muri alle classiche fiamminghe letteralmente spianati dalla gewiss, e mi pare anche la tripletta mapei alla roubaix, che frantumarono il pave’…

Gibosimoni: Mi trovi pienamente d’accordo.
Codol era in fuga dal mattino e aveva iniziato la salita con un ingente vantaggio sui migliori.

Commenti cancellazione Crostis

Howling Wolf14 (ieri sera): La giuria del Giro ha deciso di stralciare salita e discesa del Crostis dalla tappa di domani del Giro. Si attendono approfondimenti sul sito Gasport.

N@po: Mi dispiace ma è meglio così. La panoramica non la vedevo così sicura per una corsa. Speriamo che aggiungano il Pura e che non facciano il passaggio da Tualis che non serve a nulla. Comunque Rujano ringrazia

Howling Wolf14: Il Passo Pura sarebbe un ottimo ripiego. Però bisogna vedere qual è lo stato del fondo stradale, soprattutto in discesa. Credo che al Giro avessero sentore di una decisione di questo tipo e credo che abbiano curato con la massima attenzione il tracciato alternativo. Il Pura andrebbe benissimo. Oltre tutto è anche bellissimo. C’è da dire, comunque, che dopo il Pura la salita continua fino a Sella di Rioda, via Sauris.

N@po: Siccome ha deciso la giuria e non gli organizzatori. Semplicemente tagliano il Crostis. Tappa stravolta. Praticamente rimane solo la scalata allo Zoncolan. Smacco per gli organizzatori ma certo la giuria DOVEVA intervenire prima e non a poche ore dalla tappa. VERGOGNA!!

Howling Wolf14: Io credo che la giuria avesse già dato qualche input all’organizzazione. Su pressione di molti team, forse quasi tutti. Si trattava di percorrere una valanga di chilometri senza la certezza dell’assistenza meccanica. Può andar bene su una salita, la salita finale, ma quando si assommano delle incognite inquietanti (salita senza ammiraglie con sterrato + discesa pericolosa) bisogna prendere bene in considerazione la necessità di creare le condizioni affinché una corsa non venga falsata. Secondo me, al di là della pericolosità della discesa, che magari con le dovute contromisure ci poteva pure stare, la tappa correva il rischio di diventare una corsa al buio. Lasciare un piccolo spazio alla fortuna (o alla sfortuna) va bene, ma le esagerazioni non vanno. Penso che chi ha deciso abbia valutato bene e abbia preso una decisione per il bene dei corridori e per il bene della regolarità della corsa. D’altronde il Girod i salite ne ha tante, una più, una meno, dal punto di vista tecnico credo che cambierà poco. Peccato, piuttosto, che non sia stato previsto un itinerario alternativo con una salita in sostituzione.

Profpivo: Decisione condivisibile nella sostanza, non nella forma. E’ da ottobre che si sa del Crostis, assurdo trovarsi a stravolgere la tappa la sera prima. Non credo inseriranno il Pura (anche perchè poi verso Ampezzo ci sarebbero delle gallerie pericolose in discesa, se non ricodo male), semplicemente faranno la tappa senza Crostis, al massimo salendo fino a Tualis.

Pedale Pazzo: Potevano deciderlo durante la tappa già che c’erano, perchè giocare così tanto d’anticipo?

N@po: Segnalo che i direttori sportivi mica si son lamentati per la sicurezza della discesa…. ma solo che non potevano seguire con le ammiraglie i corridori… DISGUSTORAMA!!
Insomma: vedi mai che non fosse data loro la possibilità di investire qualcuno in discesa oppure di trainare qualcunaltro sul Crostis.

N@po: Come ho già scritto non inseriscono nulla. Fanno la variante Tualis-Ravascletto e poi lo Zoncolan. VERGOGNA!!!

Howling Wolf14: Una volta sul Pura non occorre rientrare ad Ampezzo attraverso la discesa comprendente le gallerie. Si può salire sino a Sella di Rioda (alias Sella di Razzo) e poi svoltare a destra scendendo a Comeglians.

N@po: Quando hai il cambio ruote basta e avanza. Quando scendono da un Mortirolo o da un Fauniera le ammiraglie sono lontane comunque e se rompi la bici il giro te lo sei giocato. Una cosa è la pericolosità, una l’impossibilità di seguire i corridori con le ammiraglie, giustificazione che non sta ne in cielo ne in terra per l’annullamento di una salita a poche ore dalla tappa. VERGOGNA!!

Howling Wolf14: Sui tempi di decisione sono d’accordo con voi. Sul merito della decisione, invece, io non ho obiezioni. Anche alla luce del fatto che ritengo che il Giro d’Italia non sia tecnicamente snaturato da una decisione che comporta lo stralcio di una salita (e di una discesa). Tutt’al più può essere stravolta la tappa di domani, ma visto che le salite, al Giro 2011, non mancano di certo, ritengo che una in più o in meno non faccia la differenza. Non mi pare, insomma, una decisione così drammatica. E’ un peccato, lo so, ma non ci sono le condizioni per strapparsi i capelli dalla rabbia.

Gibosimoni: Allora è ufficiale: vogliono che Contador vinca senza alcun dubbio. La discesa del Crostis era uno dei pochissimi punti dove Nibali poteva veramente staccare l’asturiano, ma si vede che la potenza di Riis ha fatto sì che anche questa venisse tolta. Bravi !!

N@po: In questo caso la sostanza corrisponde alla forma. Io ero il primo a dubitare della sicurezza del Crostis. Ma allora le squadre lo dicevano chiaramente a tempo debito (che non avrebbero MAI fatto questa salita), permettendo la modifica del percorso e non nottetempo minacciando ritorsioni. Il giro ne esce ridicolizzato (Zomegnan in primis) e la tappa regina completamente snaturata. E a questo punto mi chiedo perchè facciano lo Zoncolan dove le ammiraglie non sono ammesse….

Carenno: premettendo che la sicurezza è il primario obbiettivo quando si cera un evento sportivo a qualsiasi livello;quando siamo al top “giro nazionale” e si annulla una tappa non per cambiate condizioni climatiche non prevedibili, il tutto mi appare poco piacevole verso la qualità dell’organizzazione e nella sua competenza.
non si scopre oggi il percorso del crostis, peccato davvero, magari nibali il mio preferito aveva tenuto gambe per questo passaggio anche se va riconosciuto che contador è eleganza e consapevolezza di forza che pedala

Trautman: Buffonata all’italiana, mai visto una telenovela del genere. Poi è sparita anche la variante Pura-casera razzo che per gli organizzatori era a posto.
Domani sera manderei squadre e giuria a tirar giu’ le reti dal Crostis almeno si risparmia sulla manodopera.

Howling Wolf14: Se vogliamo trasformare le corse a tappe, nella fattispecie il Giro, in prove di sopravvivenza, abbiamo la possibilità di tornare ai primordi. All’epopea del ciclismo, quando i ciclisti non avevano assistenza alcuna, dovevano portarsi con sé o procurarsi non solo il cibo e le bevande, ma anche le gomme, gli indumenti, gli attrezzi e così via. Il regolamento è cambiato. Ora prescrive che le ammiraglie possano seguire i corridori. Sino a qualche decennio fa, i corridori, nelle giornate più calde, andavano a saccheggiare i bar o assediavano le fontane per procurarsi da bere. Ora le bevande vengono passate dalle ammiraglie, così come le barrette energetiche. Se questa possibilità viene a mancare, per un numero ragguardevole di chilometri, è un ritorno, ancorchè parziale, al passato, quando ognuno doveva fare da sé. Se è questo che vogliamo, e possiamo anche recuperare le regole del passato, allora dobbiamo cambiare le norme vigenti, non possiamo forzarle e sperare che chi è addetto all’omologazione delle gare faccia finta di nulla, i regolamenti vanno rispettati, se non vanno bene si cambiano.
C’è, vedo, questo desiderio di ritornare al passato, a volte in maniera formale, più raramente in maniera sostanziale. Anch’io ho nostalgia delle prime corse del dopoguerra o, più ancora, di quelle d’inizio ‘900, con i corridori impolverati, sfigurati, assiderati, affamati. Quelle immagini mi piacciono, ma non so se vorrei che quelle situazioni si ripetessero. E anche se lo volessi so che quelli sono stati momenti unici, irripetibili. Questo, quand’anche bene riuscisse, sarebbe solo una sorta di fiction. Si può forzare, ma non esagerare. L’epopea del ciclismo non tornerà più. E’ quella. E’ stata quella. Ed è bello ed è giusto che rimanga solo quella. Rievochiamola, magari, con le manifestazioni tipo Strade Bianche, che però richiamano solo specialisti e amanti di quell’esercizio, però non pretendiamo di snaturare il ciclismo di oggi in nome di un misterioso piacere un po’ perverso di recuperare fatiche e dolori di un tempo. O se lo si vuole fare lo si faccia a carte scoperte, creando una manifestazione apposita. Così come avviene nel mondo amatoriale, dove le granfondo sono tutte lustrini, gadget e assistenza garantita, mentre le randonnée sono fantasia, polvere, sporcizia e fai-da-te. Non è nostro diritto stravolgere il ciclismo di oggi, è nostro diritto, invece, crearne magari uno alternativo, che ci piace di più e che soddisfa meglio le nostre aspettative.

Buiccaro: la decisione può pure essere comprensibile ma i tempi e le modalità sono allucinanti. ma perchè la sera prima? che non si sapeva com’era?
mah…

Howling Wolf14: Temo che si siano un po’ palleggiati le responsabilità. Secondo me la RCS Sport sperava che fosse prevista pioggia, così il Crostis sarebbe stato annullato per pioggia e la colpa non sarebbe stata di nessuno. Poi, decido io, no, non decido, decidi tu, non decido io, la pioggia non è arrivata, e l’ingrato compito è toccato alla giuria.

Ceemo: Al di la del fatto che io condivida la decisione perchè trovo il Crostis una forzatura( come lo zoncolan del resto), i tempi e i modi sono ridicoli. Soldi e tempo spesi per niente quando da tempo si sapeva quali erano i problemi. Una vera buffonata. Così non solo il giro perde di credibilità ma l’intero movimento.
Assurdo poi che non si faccia il percorso alternativo con pura e sella razzo che avrebbe comunque dato un senso alla tappa.

Ceemo: Scusa ma non condivido. Lo spagnolo ha finora stradimostrato di essere molto più forte di tutti. Non sarebbe bastata una discesa pericolosa a farlo perdere.

Howling Wolf14: Condivido il parere di Ceemo. Al 100 per cento. Sia sui tempi sballati che sul presunto favoritismo a Contador (?????).

Salitepuntocià: E’ stata una presa in Giro
annullare la sera prima è assurdo, semplicemente non dovevano neppure inserirlo a Ottobre, se non era sicuro
Comunque era solo il tratto sterrato che poteva creare “cause esterne” alla corsa, bisognerebbe asfaltarlo per il futuro e rendere piu sicura la discesa, ma attenzione che una primavera cosi calda e secca non capitera’ mai piu, e che da gennaio le alpi han visto poca neve, quindi presumo che i prossimi anni il Crostis sia difficilemnte percorribile, perchè se gia quest’anno la neve è andata via poco prima, che è un annata ridicola come nevicate e calda, figuriamoci anche un inverno normale con primavera normale, la neve li sul Crostis sparisce a giugno ed è poi difficile rattoppare le buche

Hotdogbr: al di là della figuraccia rimane il fatto tecnico vale a dire che in un Giro pur durissimo rimane un solo vero tappone vale a dire quello di Gardeccia, quelle di Grossglockner e Zoncolan rimangono frazioni impegnative ma le salite che precedono quella finale non sono durissime e non si può parlare di tapponi

Michele.zul: Provocazione. Contador non voleva attaccare sul grossglockner ma il suo scatto si può leggere in questo modo: avendo guadagnato ulteriormente ora ha 3 minuti di vantaggio in classifica. La posizione ideale per permettere a Riis di dire “non voglio correre il rischio di perdere un giro già vinto, facendo il Crostis”
Seconda cosa, più da chiacchere da bar in realtà…in friuli già da qualche giorno si parlava di un possibile annullamento del crostis…e c’era già chi diceva che la decisione ufficiale sarebbe stata presa la sera prima della tappa…così da poter distribuire in un certo modo la responsabilità del fallimento…
Però a questo punto il problema è: chi paga? chi paga i lavori del Crostis e tutto il resto? La Regione o la Provincia? La RCS, l’UCI? perchè se è stato un azzardo, se è stato da subito un azzardo quello del Crostis qualcuno dovrà assumersene la responsabilità, Cainero o chi per lui…

Pedale Pazzo: Qualcuno conosce la salita verso Ravascletto? Pendenze? Possibilità di attacchi?
E la discesa verso Comeglians? Tecnica? Ci si può inventare qualcosa?

Ceemo: La salita di Tualis non è altro che il primo pezzo del Crostis già fatto nel 2007. Non capisco perchè non sia stata considerata l’ipotesi pura + sella razzo che avrebbe dato un senso alla tappa. Così, come gli altri anno arriveranno in molti ai piedi dei kaiser. La tappa resta dura, ma non certo un tappone.

NicKo67: Io credo che non hanno voluto rischiare il secondo morto al giro. E poi mi sorge un dubbio. Ma i tifosi dove si mettavano??? Cè veramente pochissimo spazio o è una mia idea sbagliata???

Hotdogbr: il finale è lo stesso del 2007 e a Tualis, salita breve ma comunque dura, rimasero davanti una quarantina di corridori, in discesa non dovrebbe succedere niente

Hotdogbr: oggi Contador vincerà la tappa e la sua squadra farà in modo che la fuga arrivi ai piedi dello Zoncolan con meno di 5′, Rujano arriverà 2° e bisogna capire chi è la terza forza in salita perchè fin qui non è stato chiaro, forse Anton e Scarponi hanno qualcosina in più degli altri

Gibosimoni: Ho visto la discesa, anche se premetto che ne hanno fatte di ben più pericolose negli anni precedenti, devo dire che è abbastanza rischioso, per i “burroni” e anche per i canalini per lo scolo dell’acqua. Però mi sembra o il percorso è deciso a Ottobre? Perchè aspettare la sera prima per annullare la discesa dopo aver fatto lavorare come matti quei poveracci per metterla in sicurezza?

Pedale Pazzo: Mah sulla pericolosità della discesa ci sarebbe da fare un discorso diverso.
Se una discesa è pericolosa tutti si informano, vanno a provarla, se la riguardano e soprattutto stanno attenti mentre la fanno.
Gli incidenti solitamente capitano nei punti più improbabili, più facili, senza pericoli..solo per banali distrazioni.
Wouters è morto in un rettilineo.
Io sono scandalizzato, mi sembra tutta una barzelletta.

Geobach: oh finalmente si é capito che era contador a non voler fare il crostis, ha mosso Rijs ecc ecc. E cosi fosse, pero’, potente il ragazzo!

Vittorio P: Ritengo che questo Giro abbia troppe montagne (e mal poste: sul Gardeccia il Giro è pressoché concluso), o comunque troppe poco cronometro.
Il Nevegal, per esempio, è un insulto. Molto meglio sarebbe stata una crono di 60 km piatta.
(Per dirla in termini di spettacolo, avrebbe dato qualche chance in più a passisti tipo Menchov e Nibali).
Quindi, da un certo punto di vista, che si tolga il Crostis non cambia nulla.
Tuttavia il peccato è ab origine e mi ci ero abituato. Anzi, ora gongolavo all’idea del tappone Crostis-Zoncolan, e spero che Zomegnan se la leghi al dito e lo riproponga subito!
Insomma, uno scandalo.
Se i parametri ci sono, si corre. Punto.
Se non ci sono, non lo si presenta nemmeno a ottobre.
Trovo che il tutto sia segno (sia da parte della RCS, che della giuria, che dell’UCI che dei corridori) di dilettantismo.

Howling Wolf14: Questa mattina, su Rai Sport, Silvio Martinello, il più equilibrato di tutti, ha spiegato con la massima compostezza le ragioni dell’annullamento della scalata del Crostis. Zomegnan, da parte sua, ha posto l’accento sul fatto che la decisione può essere maturata strumentalmente sulla scia di una lunga polemica tra l’associazione dei gruppi sportivi e l’UCI. Da quel che ho capito solo ieri la RCS Sport ha dato comunicazione ai team del divieto di transito delle ammiraglie sul Crostis. Molti dicono che la giuria avrebbe dovuto dare prima comunicazione dell’annullamento, ma l’annullamento del Crostis è una conseguenza della decisione della RCS di non far passare le ammiraglie. Se la RCS non comunica a tempo debito le sue decisioni, è ovvio che la giuria non interviene.
A me dispiace tantissimo per gli amici friulani, e capisco benissimo il loro avvilimento, sono gli unici che hanno ragione di lamentarsi. Hanno lavorato alacremente per giorni e giorni, molti spendendo parecchio del loro tempo libero, e si sono trovati con un pugno di mosche. Una beffa, un’autentica beffa. Un grande abbraccio a tutti gli amici della Carnia, che oltre che grandi appassionati di ciclismo hanno dimostrato di sapersi rimboccare le maniche quando occorre. Amici furlan, il Crostis è una meraviglia, una meraviglia della natura, un’autentica oasi di pace e di serenità. E’ bellissimo anche senza il Giro, viva il Crostis, viva la Carnia.

Howling Wolf14: Ciao Vittorio, ben tornato. Quoto tutto ciò che hai osservato. Dalla ridondanza di montagne, una ridondanza quassi surreale, al dilettantismo dei vertici del ciclismo, RCS compresa.
Anche a me sarebbe piaciuto vedere il Crostis, ma se il mio piacere deve andare a detrimento della sicurezza dei corridori e della regolarità della corsa ci rinuncio volentieri.

Vittorio P: Approvo il tuo dire e spero, prima o poi, di fare anch’io il Crostis in bici.

Jack.ciclista: Perfettamente d’accordo

Patagonia63: io ho capito che è stata L’UCI a chiedere l’annullamento del Crostis….però non si può deciderlo alle 8 di sera del giorno prima. Le squadre (la richiesta è partita da loro, a parte 5, tra qui Liquigas e Acqua e Sapone)sapevano da mesi che si passava per le cima e la discesa l’avevano messa, sembra e così assicura Cassani, in sicurezza. Dispiace per tutti i volontari che si sono dati da fare per sitemare i punti pericolosi della discesa. Peccato, certo l’UCI fa la figura di essere sottomessa alle richieste di alcuni ds (Riis fra tutti probabilment) e Zomegnan e il suo staff la figura di non contare nulla (o poco più). Anche in questo campo l’Italia fa la figura della Cenerentola d’Europa e del mondo.
Vorrei vedere se fosse successo al Tour una cosa simile !!!

Alefederico: Boh? a me non piacciono queste salite assurde. Però se stanno nel percorso vanno fatte. La figura più brutta la fanno alla fine i corridori. Le vere marionette del ciclismo.

Profpivo: Che le ammiraglie non sarebbero passate già lo si sapeva… perchè aspettare la sera prima per annullare il passaggio? Comunque vedendo i filmati credo sarebbe stata una discesa al limite, non trovo molto sensato rischiare su strade del genere… lasciamole a noi ciclo-amatori che possiamo gustarcele con calma.

Salitepuntocià: Ma ancor piu ridicolo e offensivo non fare neppure il tualis, non per il percorso , ma per rispetto per la gente di tualis che si è fatta un mazzo cosi per nulla
Tornando alla tappa, meno dura dell’anno scorso, ha cmq fatto oltre 2′ fra il primo e il decimo, han percorso piu o meno il tempo di basso del 2010 e piu lenti di simoni 2007, nibali ha migliorato di 2′, e mi ha sorpreso , fa ancora piu rabbia sapere che ha perso in salite meno dure…
Contador non mi è parso sto granchè oggi, sempre il piu forte ma piu umano. Daltronde deve vincere il giro e non vuole stravincere, penso che anche domani sara’ un duello Anton-Contador-Nibali
In attesa delle finestre sabato

Profpivo: Una brutta pagina di sport in ogni caso…con la cancellazione del Crostis, il blocco stradale a Tualis, i fischi a Contador. Rovinata quella che poteva essere la più bella giornata del Giro.

Vittorio P: I fischi a Contador. Indecorosi. Una vergogna.

Howling Wolf14: I soliti imbecilli. Imbecilli quelli che fischiano Contador. E anche quelli che spingono Scarponi. Siccome ho la massima stima nei friulani, spero solo che non siano stati dei friulani. Ma sicuramente degli italiani. Quando mai impareranno che cos’è lo sport?

Hotdogbr: come già detto, anche se i fischi per Contador erano solo perchè non voleva la discesa del Crostis, e per me ci stanno anche il vero colpevole non è Contador ma Riis, il modo in cui si è comportato in corsa oggi non mi è piaciuto per nulla.

Howling Wolf14: Adesso si fischiano i corridori perché non vogliono rischiare? Io sono completamente dalla loro parte. Che senso ha fare discese di questo tipo? Il Giro d’Italia è una corsa in bicicletta, mica una competizione di saltimbanchi. E al di là di tutto Contador conta solo per se stesso. Mi pare che la decisione sia stata presa dalla maggioranza dei team, credo che fosse favorevole all’annullamento l’80% delle squadre. Le altre sapevano che la salita sarebbe stata annullata e si sono fatte belle con gli organizzatori votando a favore del Crostis. I codardi semmai sono quelli.
In ogni caso, ripeto, nel ciclismo i fischi non si devono mai sentire. Mai. Capito? Mai. Chi va per fischiare è invitato a starsene a casa.
Vogliamo importare nel ciclismo la violenza e l’intolleranza che allignano in altri sport, tipo calcio? Se non vogliamo, cerchiamo di stare alla larga da chi semina velenosa zizzania.

Howling Wolf14: Non mi pare che la festa sia stata rovinata. Ho visto tanta gente composta e rispettosa, leale e appassionata. Se qualche disagio può esserci stato dobbiamo dire grazie alla RCS e alla Rai, che hanno gettato benzina sul fuoco. Tanto pelo sullo stomaco. Nessuno ha seguito la lezione che ha dato Silvio Martinello, questa mattina, su Rai Sport, spiegando le ragioni che hanno portato all’annullamento del Crostis. Meglio urlare, fare chiasso, sputare veleno e dire un sacco di fregnacce. Sonoq uelli gli amanti del ciclismo?

Trautman: La gente se l’è presa con Contador. Senza di lui al giro ci sarebbe stato piu’ spettacolo e,probabilmente,anche il Crostis. Se sara’ squalificato avremo buttato via una tappa importante. Indecente vedere Riis che supera l’auto della giuria per seguire il gruppo dei migliori, non erano passate neanche le moto della Rai,hanno ripreso dall’elicottero.
Almeno tutti i progetti di strade troppo ripide o troppo strette finiscono qui, e forse è l’unica nota positiva.

Gibosimoni: Io credo che i fischi a Contador ci siano stati perchè ormai il pensiero generale è che lui con la complicità di Riis abbia fatto pressione sull’Uci per annullare il Crostis per queste fantomatiche norme sportive. Si è annullato il Crostis perchè non potevano passare le auto e si va in un’altra strada DOVE LE AUTO NON PASSANO LO STESSO E I CORRIDORI RIMANGONO SOLI – naturalmente (che combinazione!) l’unica ammiraglia a poter passare è quella della Saxo -.
Uno sputo in faccia alle migliaia di persone accorse sul Crostis per vedere la Corsa Rosa. “Indecorosi i fischi a Contador”: vero.
Ma se avesse qualche responsabilità nell’allullamento della salita come tutti – forse giustamente – pensano, come andarlo a dire alla gente di Tuaris? Non so chi fosse ma ha detto bene uno al processo: i ciclisti e l’Organizzazione sono burattini in mano a qualche burattinaio che sta sopra di loro. Il burattinaio ufficiale si chiama Uci, ma fra le comparse non sarebbe da stupirsi se ci fosse un certo Bjarne Riis. Una delle tappe più belle, una delle salite più belle, uno degli spettacoli dello sport più belli, siamo quasi riusciti a sciuparli. Un paese si giudica anche da questo: si è mai visto al Tour cambiamenti di percorso 10 ore prima della partenza o addirittura a 50 Km dall’arrivo, o corridori che sbagliano incrocio e gente che gli corre dietro per farli tornare indietro?

Howling Wolf14: Il Tour va raramente a cercarsi grane. Non ricordo che in sede di presentazione siano state annunciate delle montagne che poi sono state cancellate. Unica eccezione: il Port de Pailhères. Troppo pericoloso in discesa. Venne inserito nel percorso di un TdF e poi stralciato. Nessuno fece drammi, polemiche. L’organizzazione del Tour è più seria: gli svolazzi di fantasia del Giro sono spesso in stridente contrasto con la qualità tecnica e con la regolarità della corsa, che devono essere garantite.
Qui, per scaricare le proprie responsabilità, l’RCS ha dovuto trovare un capro espiatorio. Prima i ds in generale, ora Bjarne Riis. Non mi è stato simpatico il team-manager danese, anzi mi è sempre stato antipatico, prendeva due ore di distacco al Giro, poi, un bel giorno, grazie alle ricette di un medico di Lucca, è diventato superman e ha vinto un Tour. Un personaggio ambiguo. Ma qui non c’entra nulla. Sono tutte scuse, pretesti, scaricabarile. L’RCS no sa assumersi le proprie responsabilità. Sa di avere sbagliato ad inserire il Crostis nel percorso del Giro, s’è infilata in un cul-de-sac ed ora non sa come uscirne e se non ne esce si prende, giustamente, tutti gli insulti della gente friulana e di Cainero. Allora trova comodo dare la colpa ai ds e a Riis. Sono dei pasticcioni. Pasticcioni e teste vuote. Voglio far clamore in sede di presentazione, poi non gliene importa se una cosa non si può fare, si intestardiscono fino a quando vanno a picchiare la testa contro il muro. Se non cambiano registro finiranno per rovinare il Giro.

Hotdogbr: fischiare è un diritto dei tifosi se si sentono di farlo ed è una cosa diversa dal tifo contro.

Howling Wolf14: I fischi sono un elemento inquinante nel ciclismo, dove il clima è sempre stato di serenità, fratellanza, solidarietà e rispetto. Cerchiamo di non inoculare veleni in un amebiente sano, che oltretutto attraversa un momento difficile e non ha bisogno di nuova zizzania. Mi dispiace, caro HotDog, ma dissento totalmente dalla tua interpretazione. Qui non si tratta di diritto o non diritto, si tratta solo di avere il cervello e di saperlo usare. A meno che il vostro obiettivo non sia quello di copiare nel mondo del ciclismo le cose peggiori del calcio e della politica. Fino ad ora la gentaglia l’abbiamo tenuta lontana da questo mondo pulito, se adesso vogliamo aprirgli una porta facciamo pure, cari belli amanti del ciclismo.

N@po: Purtroppo l’operazione anti giro dell’UCi (perchè di questo si è trattato, ormai è chiarissimo) ha avuto l’effetto collaterale di far credere, agli spettatori, che il povero Contador ed i corridori in genere, avessero una qualche responsabilità nell’accaduto. Mentre la prossima mossa anti giro dell’UCI, sarà proprio squalificare Contador, a giro finito, per fottere ulteriormente la credibilità della corsa (credibilità in nettissimo rialzo negli ultimi due anni, troppo in rialzo per i mafiosi dell’UCI che hanno puntato fortissimo sul giro di California da ormai diversi anni).

Howling Wolf14: Certo, Napo, che c’è una gestione del ciclismo da far rizzare i capelli. Non bastano i problemi del doping, adesso anche le lotte intestine. Il problema è che poi chi conosce il ciclismo, come te, come tanti, sa ragionare e approfondire, ma molti altri arrivano a conclusioni affrettate e superficiali, creano degli schieramenti sul modello del bipolarismo politico e finiscono per far male e per iniziare a distruggere il ciclismo. L’unica soluzione è che tutti abbassino la cresta, facciano un bagno di umiltà e poi si siedano ad un tavolo e stabiliscano una volta per tutte, con chiarezza e senza equivoci, la strada e le regole da seguire per difendere, salvaguardare e sviluppare questo magnifico sport. Se continua con egoismi e gelosie non ne esce più. Mai più. Tabula rasa, si riparte da zero, regole nuove e niente pelo sullo stomaco.

Hotdogbr: se Hinault, Indurain e nel 2008 lo stesso Contador venivano appaluditi e ora Contador viene fischiato c’è una ragione, in parte può c’entrare la sua vicenda doping ma solo in parte

Trautman: ..la prossima mossa anti giro dell’UCI, sarà proprio squalificare Contador…

Non conosco questi giochi politici. Se sara’ cosi’ Riis e Contador avranno fatto la parte delle marionette, l’Uci si è intromessa perche’ chiamata da qualcuno, e alcuni team ne sono stati ben felici . Di certo la Saxo si è presa l’antipatia ci molti, vedendo le loro gesta sui pedali e al volante dell’ammiraglia. Considerando i rapporti tra Uci-Riis, strano che oggi fossero perfettamente d’accordo per dimezzare la tappa.

-Bjarne Riis, team manager della Saxo Bank di Contador, ha detto: “Il presidente dell’Uci vuole che sia squalificato(Contador) solo per ragioni politiche”.-

-”Non sono contento del fatto che ci siano team manager che da atleti si sono dopati”, dice McQuaid in un’intervista alla Bbc. E’ il caso, ad esempio, di Bjarne Riis, manager del team Saxo Bank

Howling Wolf14: Sono solo storie. Se fosse per la questione doping, allora Contador verrebbe fischiato tutti i giorni. Qui c’è qualcunoc he ha strumentalizzato la questione e si è dovuto cercare un capro espiatorio per nascondere le proprie colpe. In più pare ci sia messo un agitatore delle folle, tale Enzo Cainero. Godevo stima nei confronti di Cainero, perché mi era noto come appassionato di ciclismo, conoscitore della Carnia e del Friuli. Ora ho saputo che è un candidato politico e mi spiego tante cose. Tanto di cappello per ciò che ha fatto, e soprattutto per ciò che hanno fatto i friulani, per ospitare la tappa di oggi, ma, ripeto, quando poi uno è a caccia di voto non guarda più in faccia a nessuno e ne inventa di tutti i colori.
In conclusione non è vero che i fischi siano per Contador dopato. Non raccontiamo favolette. C’è qualcuno che sobilla. Si vuole sempre che vinca un italiano e quano gli italiani vengono messi in secondo piano allora si inventano tutti i marchingegni per mettere in cattiva luce chi ci batte. L’onestà e la lealtà non ci appartengono, non sappiamo perdere, dobbiamo sempre trovare scuse.

Trautman: Howling, il doping non c’entra con i fischi. C’è gente di montagna che ha lavorato a gratis per preparare l’evento, hanno messo il loro tempo a disposizione, sono andati a 1900mt a spalare la neve. Lo hanno fatto perche’ nei piccoli paesi è cosi’, per dare visibilita’ alla loro terra. Non sanno niente di uci,wada,federazioni,giurie,magari conoscono solo 5-6 corridori. Pero’ la decisione di ieri sera li ha presi in giro, hanno perso tempo per niente. E sicuramente la saxo si è lamentata parecchio e quindi se la prendono con Contador. Alcuni team hanno contestato del Crostis:
-la sicurezza: messe reti,materassi,riasfaltato,approvato dai rappresentanti dei corridori.
- il meteo: hanno detto che oggi nevicava
- la gestione di corsa. Ho visto le moto dell’assistenza trasportare una bici intera, c’erano 8 punti di assistenza in discesa, le ammiraglie arrivavano in cima alla salita, oltre all’ospedale in vetta,ambulanze e 2 elicotteri pronti.

Se il Crostis non era da fare c’era tutto il tempo per dirlo. Ormai andava fatto anche se era al limite del regolamento, un po’ all’italiana, e avrebbe regalato una bella tappa. Sono stati alcuni team e burocrati stranieri a ridicolizzare il giro e ci hanno rimesso l’organizzazione,i volontari,il pubblico,la regione che ha speso 800mila€ per il Crostis. Invece abbiamo visto gli scattini di Contador a Nibali e i sorpassi di Riis sull’ammiraglia. Sono arroganti e la gente fischia,questo è il motivo.

Howling Wolf14: Facciamo una bella distinzione tra due aspetti molto importanti. Il lavoro, il grande lavoro fatto dai friulani. Sono stati esemplari, quasi commoventi, e nessuno aveva dubbi sulle loro capacità e sulla voglia di adoperarsi. Purtroppo il Crostis è stato inserito nel percorso del Giro con troppa leggerezza. Un vero azzardo. Gli organizzatori lo sapevano. Però avevano speso la parola con Cainero e con la gente del posto. Sapevano che c’erano degli aspetti che non andavano. E non è che quegli aspetti non andavano perché i friulani non avessero fatto i loro lavori per bene. Non andavano semplicemente perché non c’erano le credenziali minime per garantire la regolarità della corsa. Il Crostis è il Crostis. E’ così. E’ una bellissima montagna, ma probabilmente deve dimentare e rimanere solo una montagna per cicloturisti. Il Giro non potrai mai passarci. E lo dico a malincuore, perché io amo profondamente il Crostis e la Carnia. Purtroppo una delle capacità peculiari di un organizzatore è sapere trovare la linea di demarcazione tra ciò che è possibile e ciò non è possibile. La RCS ha fatto un azzardo, non doveva. Tutto ciò per spiegarti come stanno le cose, di chi è la colpa.
Tutto ciò non toglie nulla ai grandissimi meriti dei friulani. Anzi. Sono stati presi in giro. Ma non dai corridori o dai ds. Semplicemente da un organizzatore che non ha saputo dire di no. No in partenza. Sapeva che le ammiraglie non sarebbero potute passare. E allora doveva decidere di non far partire la corsa da lì. Doveva decidere di fare un bel cicloraduno, una randonnée, una cronoscalata. Non si può pretendere di essere onnipotenti e di poter volere tutto ciò che si vuole. Maturità ed equilibrio dovrebbero essere i migliori consiglieri di un organizzatore.
Tu dici, e giustamente che “se il Crostis non era da fare c’era tutto il tempo per dirlo”. Ma poi aggiungi “Ormai andava fatto anche se era al limite del regolamento, un po’ all’italiana”. Eh no, il Giro d’Italia non è una corsetta di paese dove si può lasciare tanto spazio all’improvvisazione, alla fortuna, all’incognita. Al Giro tutto dev’essere organizzato alla perfezione.
Non è vero che ono stati alcuni team e burocrati stranieri a ridicolizzare il Giro, questo è ciò che ti racconta chi vuol portare l’acqua al proprio mulino, chi vuol trovare a tutti i costi un nemico da combattere. Non c’è nessuna ragione per ridicolizzare il Giro. Il Giro in questo caso ha saputo ridicolizzarsi da solo. Se Zomegnan avesse avuto un po’ di polso e avesse detto “No, di qui la corsa non passa”, non ci sarebbe stato tutto questo cancan. Bisogna anche saper decidere a tempo debito, non tentennare vita naturaldurante.
Il Giro non ha perso niente saltando il Crostis. Ci hanno perso i friulani, che sono stati defraudati del loro lavoro, un lavoro che s’è rivelato inutile. Il loro avvilimento è legittimo. Non è giusto, invece, fischiare chi sta partecipando ad una gara sportiva, chi sta faticando. I friulani sono gente corretta e quelli che hanno fischiato Contador non saranno più di dieci imbecilli, dieci imbecilli che hanno dovuto a tutti i costi sfogarsi contro qualcuno. Gli altri friulani hanno fatto festa, hanno applaudito. Compresi quelli che per giorni si sono fatti un mazzo tanto per disporre reti e materassi tra Crostis e Ravascletto.
Voglio aggiungere che il ciclismo non va trasformato in una rissa da tribuna politica. Non abbocchiamo all’amo di coloro che vogliono creare disordine e inventare fazioni e schieramenti. Sennò sarà veramente la fine del ciclismo. Teniamoci distanti dalla gentaglia. E, soprattutto, cerchiamo di avere la capacità di riconoscerla.

Trautman: Non ti do torto sull’analisi tecnica del percorso, cioe’ poco adatto per una grande manifestazione. Conosco le strade. Hanno fatto casino anche a fondovalle andando in una stradina. So anche che in Rcs sono stati ingenui e pasticcioni. Pero’ quando sento che l’uci ne ha approfittato per fare danno mi viene da credergli, tutto qua. Potevano non mettersi nei guai in questo modo ovviamente. Ad esempio non si è mai parlato di ammiraglie che fanno la panoramica, ma di staffetta auto-moto.
E’ un piano proposto dalla Liquigas prima del giro.Ora io non conosco le regole ma le possibilita’sono due:
- l’rcs ha proposto una condizione totalmente illegale
- la condizione era fattibile se accettata dai team.
In ogni caso l’rcs ha sbagliato a mettersi in questa situazione, ma l’annullamento la sera prima mi sembra punitivo,voluto. Anche i team manager hanno fatto discorsi strani su quello che è successo. Cainero era stravolto e ha criticato i corridori.
I fischi a Contador erano inevitabili, è stata una brutta giornata, inoltre fa giochetti che non piacciono ne’ agli avversari ne’al pubblico. Comunque da domani si riparlera’ di sport, ma ormai ho seguito la vicenda politica e sono curioso di sapere.

Geobach: Non si sono mai sentiti fischi nel ciclismo? Boh, io ricordo fischi a 0ontador nella vicenda con A.Schleck, ricordo valanghe di fischi ad Armstrong nell’unica tappa del tour che ho seguito dal vivo. Diciamo che non vorremmo sentirli, ma questo e’ un altro discorso.

Hotdogbr: e in ogni caso Contador non era italiano neppure nel 2008 quando come detto fu accolto dagli applausi.

mmeasso: io ero sullo zoncolan nel parco chiuso riservato solo a chi aveva “l’invito pass” mangiare e bere gratis funivia gratis uno spettacolo,
ad un certo punto è arrivato Cainero gli hanno fornito un microfono e dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita della tappa ha aggiunto che se avesse vinto un certo corridore lui non sarebbe andato a premiarlo, ha continuato con il dire che se il crostis non è stato fatto per la correttezza sportiva chi l’ha fatta saltare non ha considerato che oltre alle moto nel tratto incriminato c’erano 8 punti fissi con meccanici pronti a risolvere ogni tipo di problema…

Howling Wolf14: Gli imbecilli purtroppo non li puoi togliere dalle strade. Però li possiamo emarginare. Se vogliamo. Io per “ciclismo” intendo gli “appassionati di ciclismo”. Gli appassionati di ciclismo non fischiano. Chi fischia sono gli esaltati, i politicizzati, i nemici del ciclismo. Ripeto, li dobbiamo riconoscere. Ed emarginare.
Purtroppo gli imbecilli che si mettono ai lati delle strade per seguire le corse sono in aumento. Hai visto quanti deficienti, oggi, sulle salite, specie sul Fedaia. Garzelli stava pedalando da più di sei ore ed un cretino gli si è messo al fianco urlando e infastidendolo. Quello secondo te è un appassionato di ciclismo? Quello è un frustrato, un malato. Garzelli ha dato due gomitate a due imbecilli, a pochi minuti di distanza. E’ un peccato che non li abbia presi. Doveva stenderli. Così questi autentici deficienti la prossima volta sa ne sarebbero stati a casa invece di andare ad inquinare le strade con la loro imbecillità. Noi veri appassionati di ciclismo dobbiamo riconoscere, arginare ed emarginare. Così si difende la passione per il ciclismo. La gentaglia non la vogliamo.

Pedale Pazzo: Sta cosa della “correttezza sportiva” mi fa scompisciare dalle risate.
Allora non avrebbero dovuto fare nemmeno lo Zoncolan, non mi pare di aver visto macchine salire sul Kaiser.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

BIANCO, ROSSO E VERDE

Rubrica semiseria sul Giro 2011, a cura di N@po che giornalmente assegnerà le maglie secondarie ai protagonisti della corsa rosa.

Maglia Bianca: Monte Crostis. Mesi di lavoro dei volontari gettati al vento da un agguato dell’UCI che, di vedere il giro in gran spolvero trionfare con l’organizzazione perfetta di un tappone impossibile, a fronte di un Tour di
California (il loro protetto) impantanato nella neve, non poteva sopportarlo. Impuniti.

Maglia rossa: Contador. Il povero spagnolo, del tutto incolpevole, finisce per essere preso dai tifosi come capro espiatorio per il taglio del Crostis. Peccato che Lui sia la prossima vittima dell’UCI che lo userà,
squalificandolo in maniera postposta, per minare ulteriormente la credibilità del Giro consegnandoli a posteriori un vincitore farlocco.

Maglia verde: UCI. Vincono alla grande la tappa dello Zoncolan. Umiliano Zomegnan. Distruggono l’immagine di Contador, devastano la linearità sportiva della competizione. Scatenano i tifosi contro gli organizzatori.
Demoralizzano un organizzatore di razza come Cainero. Massacrano l’immagine
(bellissima) di questo giro costringendo l’organizzazione ad improvvisare i percorsi. Il tutto senza nemmeno apparire quali veri responsabili. Da eliminare al più presto.

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Lienz – Monte Zoncolan

Conegliano: cielo sereno, 24,8°C (percepiti 26°C), venti deboli da ENE (9 Km/h), umidità al 51%
Piancavallo – GPM (Km 43,3): nuvole sparse con qualche goccia di pioggia, 16,1°C, venti deboli da E (5 Km/h), umidità al 61%
Longarone (Km 96,5): nuvole sparse con qualche goccia di pioggia, 21,7°C (percepiti 23°C), venti deboli da E (5 Km/h), umidità al 52%
Cortina d’Ampezzo (Km 155,5): alternanza di piogge deboli (0,4 mm) e schiarite, 16,3°C, venti deboli da S (7-8 Km/h), umidità al 66%
Rocca Pietore – T.V. (Km 190,4) : alternanza di piogge deboli (0,4 mm) e schiarite, 15,7°C, venti deboli da SSW (6-9 Km/h), umidità al 68%
Pera di Fassa (Km 223) : piogge deboli (1,1 mm), 13,5°C, venti deboli da SW (3-4 Km/h), umidità al 70%, limite della neve a 2880 metri.

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Anche quest’anno spazio agli strafalcioni dei telecronisti

Cominciamo con una “papera” extraciclistica, da un tg sportivo della giornata: “Qualifiche al Giro di Spagna” (il Gran Premio di Spagna di Formula 1)
Savio: “Androni Giocattoli Cibi” (Cipi)
De Stefano: “La partenza alle 12.02, questa mattina da Lienz” (non proprio mattina)
De Stefano: “Vito Cainero” (Enzo)
Savoldelli: “disanima” (disamina)
Pancani: “Lienz” (pronunciato così come si scrive)
Pancani: “I primi che hanno violato il Zoncolan” (LO Zoncolan… e poi era il Giro donne del 97… le prime)
Savoldelli: “Metterti la bici a posto senza che tu la provavi
Savoldelli: “Il gruppo li ha lasciati lì un minuto”
Savoldelli: “Noi e la nostra moto operatore”
Pancani: “Chelometraggio”
Pancani: “Arrivo di Grossglockner”
Pancani: “Dal terzo chilometri incomincia lo Zoncolan vero e proprio”
Pancani: “Andrea Savoldelli” (si sono sposati De Luca e Paolo?)

I TITOLI DELL’UNITA’

Ecco come l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del Centenario dell’Unità (1961). Altimetrie e grafice dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

PAMBIANCO MAGLIA ROSA
Con 24″ di vantaggio su Anquetil e 1′20″ su Suarez
Ciampi trionfa in volata a Firenze – Battendo 6 compagni di fuga

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ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

1a tappa Venaria Reale – Torino
2a tappa Alba – Parma
3a tappa Reggio Emilia – Rapallo
4a tappa Genova Quarto dei Mille – Livorno
5a tappa Piombino – Orvieto
6a tappa Orvieto – Fiuggi
7a tappa Maddaloni – Montevergine di Mercogliano
8a tappa Sapri – Tropea
9a tappa Messina – Etna
10a tappa Termoli – Teramo
11a tappa Tortoreto Lido – Castelfidardo
12a tappa Castelfidardo – Ravenna
13a tappa Spilimbergo – Grossglockner

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