PARTENZA CON SORPRESA AL TOUR DE LANGKAWI
E’ partita la 16a edizione del Tour de Langkawi, la corsa a tappe malaysiana che, come al solito, si deciderà in salita e avrà tra i suoi protagonisti l’italiano Emanuele Sella. E un nostro connazionale è stato, un po’ a sorpresa, il primo a vestire la maglia di leader della classifica generale: la prima frazione si è, infatti, conclusa con il successo allo sprint del neoprofessionista Andrea Guardini.
Foto copertina: Guardini sfreccia per primo sul traguardo di Pekan Kuah (foto Bettini)
Si è disputata nella notte italiana la prima tappa del Tour de Langkawi, Dataran Helang – Pekan Kuah, lunga soli 94,3km.
Un degno antipasto delle prossime fatiche che il gruppo affronterà attraverso la Malesia, fino alla conclusione del primo febbraio a Kuala Lampur.
La breve tappa odierna, si è conclusa in volata e ha visto la vittoria a sorpresa del neoprofessionista italiano Andrea Guardini della Farnese Vini – Neri Sottoli.
Il veronese, alla sua prima gara nel ciclismo “dei grandi”, ha debuttato quindi nel migliore dei modi, regolando in volata il coreano Sung Baek Park, il malese Harrif Salleh e il ligure Luca Barla, al suo ritorno all’agonismo dopo l’incidente dello scorso anno e al suo debutto in maglia Androni Giocattoli.
L’andamento della tappa, anche grazie allo scarso chilometraggio e alla mancanza di salite degne di nota, è stato quello classico, con il controllo della tappa da parte dei team dei velocisti, Farnese Vini – Neri Sottoli su tutte, che hanno consegnato il rettilineo finale al corpo a corpo tra le ruote veloci.
Un duello che ha visto primeggiare il plurivincitore del 2010 tra gli Under23, che ha così commentato il debutto tra i grandi: “Sono felicissimo, sapevo di star bene e puntavo a qualche buon risultato, sognando di vincere subito. Ma non mi aspettavo di avverare tutti i miei sogni già nella prima volata. Devo ringraziare i miei compagni di squadra perchè mi hanno guidato bene, tenendo la corsa chiusa e fidandosi di me. Ora voglio continuare come ho cominciato, questa vittoria mi da morale ma è solo un punto di partenza”.
Soddisfazione anche in casa Farnese Vini, dove il team manager Angelo Citracca ha commentato: “L’avevamo detto che questo ragazzo è un talento puro. Ha qualcosa in più degli altri e ci darà tante soddisfazioni, ne siamo certi”.
La starting list della corsa a tappe malese con il passare degli anni ha perso un po’ di lustro a favore delle quasi concomitanti Tour de San Luis in Argentina e Tour Down Under in Australia. Quest’anno presenta 8 team professional tra cui le italiane Farnese Vini-Neri Sottoli, Androni Giocattoli e Colnago CSF INOX Pro (affiliata in Irlanda), ben 12 team continental e 3 nazionali (Corea, Malaysia e Singapore),
Non è presente il vincitore dello scorso anno Josè Rubano, ritornato alla corte di Gianni Savio e con il consueto obiettivo puntato sul Giro d’Italia. Ma proprio in maglia Androni dovrebbe esserci il possibile prossimo animatore delle tappe in salita, Emanuele Sella, che cercherà di tornare ad essere quel corridore che infiammava ogni salita nel Giro del 2008.
Mario Prato
24-01-2011
gennaio 24, 2011 by Redazione
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LE TOUR DE LANGKAWI (Malesia)
L’italiano Andrea Guardini (Farnese Vini – Neri Sottoli) si è imposto anche nella seconda tappa, Kangar – Butterworth, percorrendo 145,4 Km in 3h26′26″, alla media di 42,260 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Shpilevsky e il malaysiano Manan. Ora Guardini comanda con 9″ su Manan e 13″ sull’australiano Locke
IELLA A TUTTO TONDO, GIOISCE ARRIAGADA
Solo la iella poteva frapporsi tra Tondo e la vittoria finale e, lungo la discesa finale, è arrivata, sotto la forma di una caduta che ha dato il via libera ad Arriagada che, superando anche Serpa, si è vestito della maglia di leader. La tappa è stata invece vinta dal colombiano Rubiano, a coronamento di una lunga fuga.
Foto copertina: Arriagada all’attacco nel finale (foto Luis Barbosa)
Una lunga fuga lasciata andare dal mattino, un Rubiano in grandissimo spolvero involato verso il traguardo inseguito, a una manciata di secondi, dallo spagnolo Piedra e dal resto degli attaccanti che, poco a poco, venivano riassorbiti dal gruppo.
Era una tappa difficile altimetricamente ma tranquilla, con Tondo che controllava tutto da vero leader, senza patemi, quando ormai tutti i pericoli (le salite) erano alle spalle.
Ecco, il tempo verbale vi avrà messo la pulce nell’orecchio. Era, si perchè proprio quando sembrava tutto finito ecco che l’unico, terribile, avversario che può toglierti qualcosa colpisce puntualmente quando ormai credi di avercela fatta: la Iella. Una caduta lungo la discesa dal Cerro el Amago, dovuta ad un momentaneo mancamento dell’atleta, eventi di quelli che non si vedono proprio tutti i giorni durante una gara ciclista. Il caldo, il rilassamento dopo aver tenuto su tutti anche dopo l’ultima salita, la difficile asperità appena messa alle spalle, insomma un po’ di tutto ci si è messo perchè colui che ormai era l’indiscusso leader ci lasciasse 15 minuti belli e buoni sui primi della classifica.
La caduta, chiamiamola così, di Tondo ha dato via libera ai diretti avversari, ma soprattutto ha messo il turbo ad un Arriagada che in un baleno ha staccato tutto il plotoncino, compreso l’avversario Serpa, e s’è involato verso il traguardo, giungendo alle spalle di Piedra, secondo ed ultimo “residuato bellico” della fuga del mattino.
Lo scossone dato dal cileno alla classifica finale può definirsi decisivo, con Arriagada in testa, Serpa a 38″ Moyano e l’italiano Eros Capecchi a 1′51″. Il corridore della Liquigas avrebbe potuto essere terzo a 1′31″, se non si fosse messo in scia alle ammiraglie per rientrare dopo una caduta, ritrovandosi sul groppone 20″ secondi di penalizzazione. Un modo, neanche troppo celato, di inserire sul podio un giovane argentino, visto che generalmente dopo una caduta per certe cose si chiude un occhio, soprattutto se avvenuta su di un tratto di strada allagato e dopo aver dovuto guadare pure un torrentello.
Andrea Mastrangelo

Il successo di Rubiano sul traguardo di La Carolina (foto Luis Barbosa)

Il curioso episodio dell'attraversamento del guado (foto Luis Barbosa)
23-01-2011
gennaio 23, 2011 by Redazione
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TOUR DOWN UNDER (Australia – World Tour)
Il britannico Ben Swift (Sky Procycling) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, circuito di Adelaide, percorrendo 90 Km in 1h53′47″, alla media di 47,458 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Henderson e l’australiano Goss. Miglior italiano Davide Viganò (Leopard Trek), 9°. L’australiano Cameron Meyer (Team Garmin-Cervelo) si impone nella classifica finale con 2″ su Goss e 8″ su Swift. Miglior italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team), 11° a 28″.
LE TOUR DE LANGKAWI (Malesia)
L’italiano Andrea Guardini (Farnese Vini – Neri Sottoli) si è imposto nella prima tappa, Dataran Helang – Pekan Kuah, percorrendo 94,3 Km in 2h03′28″, alla media di 45,826 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudcoreano Baek Park e il malaysiano Hariff Salleh. La prima classifica vede in testa Guardini con 4″ su Baek Park e sul malaysiano Manan
VUELTA AL TACHIRA (Venezuela)
Il venezuelano John Navas (Cauchos Guayana Gob Carabobo) si è imposto nella dodicesima ed ultima tappa, circuito di San Cristóbal, percorrendo 115,2 Km in 2h50′47″, alla media di 40,472 Km/h. Ha preceduto di 4″ i connazionali Alarcon e Ubeto. Il venezuelano Manuel Medina (Gobierno del Zulia) si impone in classifica con 1′28″ e 1′58″ sui connazionali Becerra e Vazquez Mendoza.
TOUR DE SAN LUIS (Argentina)
L’uruguayano Hector Aguilar (Funvic-Pindamonhangaba) si è imposto nella settima ed ultima tappa, San Luis – El Trapiche, percorrendo 167,1 Km in 3h45′55″, alla media di 44,379 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli argentini Crespo e Mauro Richeze. Miglior italiano Bernardo Riccio (D’Angelo & Antenucci), 4°. Il cileno Marco Arriagada (Cile) si imone nella classifica finale con 38″ sul colombiano Serpa e 1′49″ sull’argentino Moyano. Miglior italiano Eros Capecchi (Liquigas-Cannondale), 4° a 1′50″.
SCALATA BIANCOAZZURRA, VINCE MESSINEO
L’ascesa verso Mirador del Sol segna la prima vittoria argentina di questa edizione del San Luis, in solitaria al traguardo è giunto il padrone di casa Messineo seguito dall’italiano Salerno e da Palomares. Tra i big solo Arriagada riesce a recuperare sul leader Tondo che, dal canto suo, rafforza il vantaggio nei confronti di Serpa.
Foto copertina: Messineo esulta in vetta al Mirador del Sol (www.eldepornauta.com.ar)
Ci si aspettava una tappa con i big sugli scudi a giocarsi la corsa, invece è riuscita ad andare in porto la fuga, inizialmente a 13, che ha caratterizzato questa quinta frazione. Troppo alto il ritmo di quelli davanti, ma, soprattutto, troppo rischiosi gli abbuoni perchè la Movistar si prodigasse in un tentativo di recupero che poteva favorire la rincorsa al leader.
Così, sulle prime rampe del temibile Mirador del Sol i battistrada potevano vantare ancora 2 minuti di vantaggio, troppi anche per un gruppo che, in tutti i modi, tentava di far saltare Tondo Volpini.
Lungo le ultime rampe ha provato l’allungo il padrone di casa Messineo che, dando fondo a tutta la sua esperienza e conoscenza del luogo, oltre che alle energie residue, ha gestito al meglio le sue forze respingendo il ritorno dell’italiano Salerno che sul traguardo ha pagato 22″. Dietro di loro sono finiti altri due reduci dal tentativo di inizio giornata, Palomares e Wetterhall, rimasti aggrappati con i denti al terzo e quarto posto mentre di loro si scatenava la bagarre, con i due indomiti Serpa e Arriagada che tentavano di far saltare il leader della generale.
I due intraprendenti sudamericani non sono però riusciti nell’intento di rimescolare le carte: solo il cileno è stato in grado di rosicchiare una ventina di secondi al leader spagnolo che, invece, è riuscito a consolidare il suo primato nei confronti di Serpa, superato sul traguardo anche da un Soler in netta crescita dopo la disavventura inaugurale.
In classifica generale ora rimangono a giocarsi il successo finale i tre corridori succitati, con lo spagnolo che può vantare su Serpa e Arriagada rispettivamente 34 e 37 secondi di vantaggio.
Oggi l’ultima frazione montana proporrà l’impegnativa ascesa al Cerro el Amago (10 Km al 7,5%), piazzata però a 20km dal traguardo: Tondo Volpini può dire di avere ben più di un piede sul gradino più alto del podio.
Andrea Mastrangelo
UNA SOFFIATA DI VENTO(SO) SULL’AUSTRALIA
Alla quinta tappa si interrompe il dominio australiano nelle vittorie parziali del Tour Down Under. Sul traguardo di Willunga tocca a Francisco Ventoso alzare le braccia al cielo battendo un Matthews ancora una volta molto grintoso, mentre Goss si deve accontentare del terzo posto che, comunque, gli vale 4” di abbuono ed una classifica generale più accorciata.
Foto copertina: Ventoso sul traguardo di Willunga (AFP)
Eccolo di nuovo qua in mezzo a noi, Francisco Ventoso. Dopo tre anni di purgatorio fra Andalucia e CarmioOro, il velocista spagnolo può tornare a sorridere in una vera squadra, per di più Pro Tour, come la Movistar (l’ex Caisse d’Epairgne).
E se per l’iberico è stata una giornata da incorniciare non si può dire altrettanto per Cameron Meyer che adesso, alla vigilia dell’ultima frazione ad Adelaide, deve gestire 8” di vantaggio che potrebbero anche non bastare fra traguardi volanti e arrivo con annessi abbuoni. Ovviamente quello che insegue e spera nel colpaccio è quel Matthew Goss che a Willunga si è visto anticipare da Ventoso e Matthews, conquistando soltanto il 3° posto e di conseguenza solo 4” di abbuono. Altrimenti la battaglia sarebbe potuta essere ancora più tesa.
In fuga, in questa quinta tappa, sono andati in otto con, finalmente un italiano, Davide Viganò, il primo tricolore ad andare in avanscoperta in questo Down Under. Il vantaggio massimo è stato di 2’30” al 56° chilometro (su 131) ma dietro Garmin e HTC non hanno lasciato spazio e quindi la fuga ha avuto ben poca fortuna. Con il gruppetto ripreso, nella discesa da Willunga Hill non tutti hanno creduto ai propri occhi: Lance Armstrong all’attacco. Una stoccata che tutti si aspettavano, proprio in questa frazione, visto che il Down Under dovrebbe essere il suo ultimo impegno internazionale, alla quale si sono accodati Van De Walle, Isasi, Gutierrez, Denifl, Pasamontes e Ivanov, ma il vantaggio non è mai andato oltre i 20”.
La seconda scalata a Willunga Hill è stata senz’altro più tirata della prima, visto che davanti sono rimasti in venti con vittime illustri come Greipel e McEwen, mentre gli altri leader della generale si sono salvati in qualche modo. Lo sprint è partito con “Bling” Matthews che ha decisamente anticipato i tempi ma Ventoso ha capito la trappola, si è attaccato all’uomo Rabobank e l’ha sopravanzato negli ultimi 50 metri. Terzo Goss, poi Rojas e Roberts. Altro buon ottavo posto per Ballan, anche miglior italiano in classifica con l’undicesimo posto.
Domani si chiude ad Adelaide con Goss che vuole fare uno bello scherzetto al leader Cameron Meyer.
Ma ci riuscirà?
Saverio Melegari
22-01-2011
gennaio 22, 2011 by Redazione
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TOUR DOWN UNDER (Australia – World Tour)
Lo spagnolo Francisco Ventoso (Movistar Team) si è imposto nella quinta tappa, McLaren Vale – Willunga, percorrendo 131 Km in 3h06′10″, alla media di 42,220 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli australiani Matthews e Goss. Miglior italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team), 8°. L’australiano Cameron Meyer (Team Garmin-Cervelo) conserva la testa della classifica, con 8″ su Goss e 10″ sull’olandese Ten Dam. Miglior italiano Ballan. 11° a 28″.
VUELTA AL TACHIRA (Venezuela)
Il venezuelano Noël Armando Vazquez Mendoza si è imposto nell’undicesima tappa, La Fria – Cerro el Cristo, percorrendo 151,7 Km in 3h48′25″, alla media di 39,848 Km/h. Ha preceduto i connazionali Camargo (allo sprint) e Manuel Medina (Gobierno del Zulia, di 26″). Medina conserva la testa della classifica, con 1′23″ e 1′47″ sui connazionali Becerra e Vazquez Mendoza.
TOUR DE SAN LUIS (Argentina)
Il colombiano Miguel Angel Rubiano (D’Angelo & Antenucci) si è imposto nella sesta tappa, La Huertita – La Carolina, percorrendo 193,1 Km in 5h22′14″, alla media di 35,955 Km/h. Ha preceduto di 1′29″ lo spagnolo Piedra e il cileno Marco Arriagada (Cile). Miglior italiano Eros Capecchi (Liquigas-Cannondale), 8° a 2′05″. Arriagada è il nuovo leader della classifica, con 38″ sul colombiano Serpa e 1′51″ sull’argentino Moyano. Miglior italiano Capecchi, 4° a 1′51″.
E VENNE ANCHE LA FUGA GIUSTA!
Ci hanno messo 33 chilometri per trovare lo spazio sufficiente per andarsene, ma alla fine i cinque (poi diventati sei) coraggiosi di giornata hanno trovato lo spiraglio giusto per giocarsi questa quarta tappa del Tour Down Under. Doppia gioia per Cameron Meyer che può alzare le braccia al cielo e prendersi anche la maglia da leader. Con l’intento di non lasciarla più.
Foto copertina: Meyer conquista tappa e maglia sul traguardo di Strathalbyn (foto Bettini)
Sembra un film d’amore: siamo in Australia ed a vincere sono (quasi) sempre gli australiani. Se non fosse per Ben Swift, ma non ce l’abbiamo con lui, verrebbe da dire che in questo Down Under si sta profilando un filotto di quelli interessanti. Prima Goss, poi Matthews ed adesso Cameron Meyer che regala il primo acuto stagionale alla neo-corazzata Garmin-Cervelo ma, inoltre, conquista anche la vetta della classifica grazie al buon esito della fuga di giornata, la prima che va in porto.
E’ una frazione molto veloce quella che porta a Strathalbyn, lungo la quale tutti vogliono andarsene perché c’è la convinzione che possa venir fuori qualcosa di buono. Ad incoraggiare è il fatto che a dare le trenate più importanti sono gli italiani (Bandiera, Viviani e Ballan fra gli altri) ma, al momento di scattare veramente sui pedali, i nostri portacolori sono rimasti a guardare. Tutto succede al chilometro numero 33, piuttosto in là rispetto alle abitudini di questi giorni, quando ad aprire le danze dopo uno sprint intermedio vinto da McEwen (che andava a recuperare 1” a Goss) ci ha pensato proprio Cameron Meyer. Alle sue spalle si sono messi a menare l’andatura per riprenderlo in quattro: la coppia Vacansoleil composta da De Gendt e Ruijgh con la collaborazione di Kadri (AG2R) e Dam (Rabobank). Nel plotone il compito di tenerli a bada non poteva che spettare all’HTC del leader Goss ma, quando dopo sette chilometri dallo scatto dei cinque, un altro uomo Garmin-Cervelo, vale a dire Matthew Wilson, si è messo pancia a terra per recuperare sulla fuga riportandosi sui leader di tappa, si è capito che quest’oggi il compito sarebbe stato molto duro.
E’ vero che il vantaggio massimo dei sei è stato di 2’30”, poi sceso anche ad 1’20” ai -40, ma in quel preciso istante è entrata in gioco una nuova tattica: la fuga non si era poi sforzata più di tanto e così Wilson e Ruijgh hanno iniziato a fare ottimo gioco di squadra mettendo il gruppo in notevole difficoltà, tant’è che all’HTC si affiancano Omega Pharma e RadioShack per provare a giocarsela fino in fondo. Il vantaggio torna a crescere (massimo 1’45”) e quando, ai dieci dalla fine, i quattro, – Kadri si stacca dopo poco ed anche Ruijgh fa la stessa fine – hanno ancora 50” il gruppo sembra già pronto per organizzare lo sprint dei battuti.
Wilson assiste Meyer nell’ultimo chilometro e mezzo con De Gendt che rimane alla sua ruota cercando di sfruttare la minima defaillance. Cosa che però non succede perché l’australiano della Garmin prende il comando ai 300 metri finali e va a vincere una tappa davvero molto bella da vedere. Se si somma l’abbuono della vittoria con 1” ad un traguardo volante ed i 24” di vantaggio nei confronti del plotone ecco spiegato perché è andato a prendersi anche la maglia ocra di leader. Meyer adesso ha 10” su Ten Dam, 12” su Goss e 15” su McEwen. Ma domani il capitano dell’HTC spremerà a fondo i suoi compagni di squadra per ricucire, grazie anche agli abbuoni, l’attuale divario.
Saverio Melegari
2011: E IL RESTO DEL MONDO NON STA A GUARDARE
gennaio 21, 2011 by Redazione
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Contador vs Andy Schleck al Tour de France, Cancellara vs Boonen sul pavé, Cavendish vs Farrar per le volate, con un occhio al Campionato del Mondo. Guardando fuori dai confini italiani, il 2011 si presenta come un anno di duelli annunciati. Molti però gli outsider pronti ad inserirsi, in attesa che la situazione del vincitore degli ultimi due Tour de France venga chiarita. Ormai in prossimità delle prime corse di spicco del nuovo anno, gettiamo uno sguardo su ciò che potrebbe attenderci nei prossimi 12 mesi.
Foto copertina: Boonen e Cancellara, due degli attesi protagonisti stranieri della stagione 2011 (www.ispaphoto.com)
Un grosso punto interrogativo aleggia sulla stagione che si appresta ad entrare nel vivo, ed è ovviamente quello relativo alla complessa situazione di Alberto Contador. Non si può che partire da qui, dall’uomo faro del ciclismo mondiale, per guardare all’anno che verrà. Difficile dire quale destino attenda lo spagnolo, e, qualora non fossero presi provvedimenti nei suoi confronti per la questione clenbuterolo, quali potranno essere i programmi del madrileno; il tutto senza contare la possibilità che ASO lo bolli con la tanto temuta formula di “presenza non gradita” che suole emanare con criteri ignoti all’indirizzo di corridori macchiatisi di colpe (non necessariamente provate) concernenti il doping, solitamente non francesi.
Supponendo che il neo-pupillo di Bjarne Riis possa disporre normalmente della sua stagione, evento centrale del 2011 ciclistico verrà senza dubbio ad essere l’atteso duello con Andy Schleck alla Grande Boucle, questa volta con il lussemburghese dotato di fratello al seguito e con un minor numero di chilometri a cronometro da ammortizzare in salita. Non che la presenza di Frank, che sulla carta dovrebbe scattare dal Passage du Gois quale co-capitano, alla pari di Andy, rappresenti di per sé un significativo punto a favore dello sfidante (anzi, i precedenti indurrebbero semmai ad immaginare il contrario), ma un Contador costretto a marcare due Schleck invece di uno potrebbe costituire una variante tattica importante rispetto al 2010, vantaggiosa soprattutto per i molti spettatori vittime di colpi di sonno durante tappe come quelle di Avoriaz e Ax-3-Domaines.
Accanto ai due grandi favoriti, che dovrebbero rinunciare al Giro d’Italia per puntare tutto sulla Grande Boucle, per poi cimentarsi nella Vuelta appena svelata qualora decidessero di disputare un secondo GT (e meno male che era Riis a vietare a Schleck di correre il Giro), si colloca una folta schiera di outsider che, dovessero ripresentarsi le fasi di marcamento esasperato tra Alberto ed Andy, potrebbero forse provare ad approfittarne, facendo tesoro della lezione della tappa di Pau di quest’anno (cioè evitando di rincorrersi tra loro per salvare un 8° posto in classifica, la leadership della classifica a squadre o un 143° posto nella classifica GPM). Fra gli aspiranti guastatori spiccano ovviamente i nomi di Sanchez e Menchov, unici ad opporre saltuariamente qualche resistenza al dominio dei soliti due in montagna nella passata edizione, con il russo che potrà contare su una spalla d’eccezione come Carlos Sastre, potenzialmente utilissimo se deponesse propositi di classifica. Non meno degna di considerazione la candidatura di Cadel Evans, giunto all’ennesima ultima chiamata della carriera, che a 34 anni rischia seriamente di diventare un ultimo appello, mentre, parlando di guastatori, la mente non può non correre immediatamente ad Alexander Vinokourov, che su azioni a sorpresa giocate su tempistiche imprevedibili ha costruito una (magnifica) carriera.
Accanto ad altre possibili mine vaganti (vengono alla mente, in virtù dei risultati di questa stagione, i nomi di Joaquin Rodriguez, Ryder Hesjedal e David Arroyo), più numerosa che mai sembra la pattuglia di coloro che potrebbero trovare nel 2011 l’anno dell’affermazione ad alti livelli o della definitiva consacrazione. Restando nel vecchio continente, il 5° posto di Van den Broeck all’ultimo Tour de France potrebbe anche essere passibile di miglioramento se il belga desse seguito ai significativi passi avanti mostrati lo scorso anno, mentre Igor Anton vorrà senz’altro riprendere nel 2011 da dove aveva lasciato nel 2010, cioè con una maglia rossa – quella di leader della Vuelta – che avrebbe verosimilmente portato fino a Madrid. Liberatosi dell’ingombrante presenza di Menchov, anche Robert Gesink potrebbe essere un altro candidato al ruolo di pretendente a sorpresa al podio del Tour, così come Roman Kreuziger, approdato in Astana per occupare il ruolo di leader che fu di Alberto Contador, o Janez Brajkovic, che potrebbe provare a spalmare su tre settimane la splendida prova del Delfinato 2010. Sempre per quanto riguarda le minacce provenienti dall’Est, attenzione anche a Peter Velits, fresco di 3° posto alla Vuelta, alle spalle di Nibali e Mosquera (di cui non abbiamo detto in virtù della positività all’idrossietilamido). Più difficile pensare che possano già risultare competitivi su tre settimane atleti quali Roche e Martin, da tenere semmai d’occhio in chiave brevi corse a tappe, così come ancora acerbi appaiono atleti extra-europei quali Phinney, Van Garderen, Uran e Porte.
Detto dei grandi giri, a livello di corse di un giorno il corrispettivo del duello Contador – Schleck dovrebbe essere quello tra Fabian Cancellara, dominatore nel 2010 a tal punto da far ipotizzare l’utilizzo di una bici motorizzata, e Tom Boonen, che proverà per la seconda volta ad affiancare Roger De Vlaeminck a quota quattro successi, in vetta alla classifica dei plurivincitori della Parigi-Roubaix. A meno di non ritrovare l’elvetico nella condizione spaventosa dello scorso anno, appare però in questo caso più probabile l’intromissione di possibili outsider quali, escludendo Ballan e Pozzato, sui quali rimandiamo all’articolo dedicato ai corridori italiani, gli eterni piazzati Hoste e Flecha o Thor Hushovd, motivato anche dalla maglia iridata conquistata a Melbourne. In corse dove sono solitamente i vecchi leoni a farla da padroni, appare improbabile che atleti quali Matti Breschel o Edvald Boasson Hagen possano intromettersi, in attesa peraltro di capire se effettivamente i due nordici intendano diventare uomini da pietre.
Se per Fiandre e Roubaix si può immaginare che siano più o meno sempre i soliti noti a giocarsi i successi (ai corridori già citati dobbiamo aggiungere almeno Heinrich Haussler, splendido protagonista della prima parte del 2009), ben diverso è il discorso per quel che concerne le altre classiche del calendario, per le quali il gruppo di pretendenti è troppo folto per poterne menzionare ogni elemento. A capeggiare la fila sarà verosimilmente Philippe Gilbert, probabile uomo faro sulle Ardenne, affiancato in larga parte da atleti già citati trattando di GT (si pensi agli Schleck, ad Evans, a Joaquin Rodriguez). Meritano almeno una menzione, fra gli altri, Aleksandr Kolobnev, recordman mondiale di piazzamenti di prestigio senza neppure un’affermazione di spicco (fiore all’occhiello del non-palmares i due argenti in tre anni al Campionato del Mondo), e Sylvain Chavanel, non fosse altro che per le due bellissime vittorie di tappa all’ultimo Tour, oltre a giovani rampanti fra cui segnaliamo Daniel Martin, re dell’agosto ciclistico 2010, e Peter Sagan, magnifico protagonista della prima parte della passata stagione a poco più di 20 anni.
Come già detto trattando dei corridori italiani, l’appuntamento di fine stagione con il Mondiale, che avremmo solitamente legato al discorso sulle classiche, va invece accorpato in questo 2011 a quello relativo ai velocisti, che dovrebbero garantirsi con relativo agio la chance di giocarsi il titolo iridato, prima di almeno due edizioni decisamente fuori dalla loro portata (Valkenburg 2012 e Firenze 2013). Candidato numero uno al successo, nonché in generale probabile punto di riferimento in fatto di sprint, sarà naturalmente Mark Cavendish, ancor più assetato di gloria dopo un 2010 da “soli” 11 successi (di cui 5 tappe al Tour), contro i 23 del 2009. A provare a scombinare i piani del britannico, che a Copenaghen dovrà far fronte ad un problema non secondario come quello della debolezza della sua nazionale, saranno, oltre al suo rivale di sempre, Tyler Farrar, soprattutto corridori navigati quali Hushovd, Freire (in caccia del quarto successo) e Boonen, che può in realtà essere classificato come “navigato” solo per i molti anni di ciclismo di alto livello alle spalle.
La possibile nuova minaccia per il folletto dell’Isola di Man potrebbe però venire dalla Germania, nel caso in cui André Greipel, 21 successi nel 2010 ma soltanto uno in un GT (la tappa di Brescia del Giro d’Italia) e nessuna grande classica, riuscisse finalmente a dar prova anche su palcoscenici di primo piano delle qualità mostrate in corse minori. Forse solo lui, alla luce del passivo ormai smisurato che Farrar ha accumulato negli scontri diretti con Cavendish, può pensare di imporre una variazione sul tema delle ultime stagioni: quello di un Cavendish che, se sostenuto da una condizione almeno discreta, rasenta ormai l’imbattibilità.
Matteo Novarini
UNA CRONO A FORZA TONDO
Lo spagnolo della Movistar si aggiudica la crono che significa maglia di leader; alle sue spalle giungono Giacinti e Zwizanski, solo nono il vecchio leader Serpa che ora insegue nella generale a 30″.
Foto copertina: Tondo Volpini in azione nella vittoriosa crono di San Luis (Luis Barbosa)
Come prevedibile finisce con la crono il dominio Androni, una cronometro bizzarra e fortemente influenzata dal vento, basti pensare al semisconosciuto Zwizanski che oltre al terzo posto è riuscito, nella seconda metà di gara, a recuperare due minuti e mezzo su un certo Ivan Basso dopo aver lottato contro il vento in faccia nella prima parte.
Sempre nella seconda metà il vincitore Tondo ha costruito la sua vittoria dopo aver perso, all’11° km, una decina di secondi. Lo spagnolo ha scalzato i primi tre Perez, Giacinti e Arriagada, ma sopratutto è riuscito a dare un distacco interessante al vecchio leader della generale, il colombiano Serpa, che fino a li perdeva appena 15″ dal primo e 7″ dal leader Movistar.
Tondo Volpini dopo essere così riuscito a timbrare la prima vittoria del neonato team Movistar – cosa che “rende speciale quest’affermazione” – potrà anche essere il primo a portare a casa una corsa a tappe per la nuova formazione, ma per fare ciò dovrà esser bravo a gestire il suo margine (30″ su Serpa e 34″ su Giacinti) nelle prossime tappe impegnative, soprattutto in quella odierna con arrivo a Mirador del Sol (ultimi 6,4 Km all’8,7%, con un tratto di 2 Km al 15% medio), coadiuvato magari da un soddisfacente Soler che, dopo la caduta del primo giorno, sembra essersi ripreso: per lui oggi “solo” 1′17″ di ritardo, accusati in una frazione che di certo non è nelle sue corde.
Per quanto riguarda gli italiani ci sono ben poche possibilità, a nostro avviso, di vederli lottare per la classifica generale, ma chissà che uno tra Capecchi e Basso, che pagano rispettivamente più di 1 e 2 minuti, non possano dire la loro lungo le ascese.
Andrea Mastrangelo