FABIAN CANCELLA(RA) IL PASSATO: E’ IL QUARTO MONDIALE

settembre 30, 2010 by Redazione  
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Quarto titolo mondiale a cronometro per Fabian Cancellara, che strapazza ancora una volta i rivali lungo i 45 km del tracciato di Geelong. Relegati a oltre 1′ gli avversari, con David Millar che conquista l’argento e Tony Martin che, malgrado una foratura poco prima di metà gara, coglie un bel bronzo. Ai piedi del podio i due australiani Porte – a lungo sul podio virtuale – e Rogers.

Foto copertina: Fabian Cancellara sottolinea con un gesto della mano la conquista del quarto titolo mondiale a cronometro in carriera (foto Shane Goss)

Fabian Cancellara cala il poker a Geelong. Lo svizzero della Saxo Bank, che pure nei giorni precedenti aveva paventato una possibile non partecipazione al Mondiale, ha conquistato infatti il suo quarto alloro iridato lungo l’impegnativo tracciato di 45,6 km precedendo di 1′02” il redivivo britannico David Millar e di 1′12” il tedesco Tony Martin, penalizzato da una foratura senza la quale avrebbe probabilmente conquistato la medaglia d’argento.
La gara, caratterizzata finalmente da condizioni atmosferiche ideali, si è svolta lungo lo stesso percorso della prova femminile ripetuto però per due volte, caratterizzato da due salite nella prima metà e non per specialisti puri come si era già visto con la vittoria della Pooley; non a caso anche la media finale di Cancellara è stata appena superiore ai 47 di media. I 43 partecipanti sono stati suddivisi in quattro batterie, con i 10 sulla carta più forti a partire nell’ultima: tra i primi a partire il polacco Bodnar che a lungo è rimasto al comando davanti al russo Gusev e al sorprendente cileno Oyarzun, che però si era già distinto arrivando 3° nel recente Herald Sun World vinto da Filippo Pozzato; primi ad abbassare i tempi di Bodnar sono stati in seguito l’australiano Rogers, lontano parente in ogni caso del corridore tre volte campione del mondo a cronometro tra il 2003 e il 2005, e lo spagnolo Luis Leon Sanchez positivo malgrado le energie spese per fare classifica alla Vuelta.
Che Rogers sarebbe stato tagliato fuori dal podio lo si è capito quando Millar al km 6,6 ha abbassato di ben 30” il tempo dell’australiano, portandosi al comando con 6” su Cancellara, 8 su Martin e 11 sull’altro canguro Porte già in maglia rosa all’ultimo Giro: questi quattro corridori hanno immediatamente scavato un solco nei confronti di tutti gli altri e già al km 14,7 Cancellara si è portato davanti a Millar per poi aumentare in maniera sempre più netta il vantaggio che al traguardo è stato di 1′02”; più interessante la lotta per il terzo gradino del podio con Martin, che in questa stagione si è tolto lo sfizio di battere Cancellara a cronometro al Giro di Svizzera, che ha forato poco prima di metà gara e al km 22,8 aveva un ritardo di 23” da Millar e di 5” da Porte: il tedesco ha comunque gradualmente recuperato il distacco dall’australiano e ha dato il meglio negli ultimi 8 km, andando a conquistare la medaglia di bronzo con un distacco di 1′12” da Cancellara e di soli 10” da Millar che al contrario è calato nel finale, mentre Porte ha dovuto accontentarsi del 4° posto a 1′19” ma per lui l’appuntamento con il podio è solo rinviato alle prossime stagioni. Cancellara non è stato così straripante come nella crono di Mendrisio ma ha comunque dimostrato un’ottima condizione e sarà senz’altro uno degli uomini da battere anche nella prova in linea.
Molto più staccati tutti gli altri: 5° ha chiuso Rogers a 2′24”, 6° a 2′40” e mai così bene in passato il 36enne olandese Moerenhout, 7° a 2′44” Sanchez, 8° a 2′51” lo statunitense Zabriskie che contro il tempo non è più brillante come qualche stagione fa, 9° a 3′00” Bodnar e 10° a 3′01” lo svedese Larsson, vicecampione olimpico e mondiale, che ha molto deluso su un tracciato adatto alle sue caratteristiche: male anche lo sloveno Brajkovic 20° a 4′03”, lo statunitense Van Garderen 24° a 4′40” e lo slovacco Peter Velits uscito esausto dalla Vuelta chiusa al 3° posto e 32° a 5′26” al traguardo, addirittura dietro al gemello Martin. Chi ha fatto una brutta figura è stato purtroppo il movimento ciclistico azzurro che dopo il forfait di Pinotti non ha presentato alcun atleta al via: e se ci può stare che Malori vista anche la giovane età sia rimasto in Italia e che Nibali punti tutto sulla prova in linea non si comprende perchè Bruseghin, che su un tracciato così impegnativo avrebbe potuto dire la sua, non sia stato fatto gareggiare.
L’appuntamento è ora stanotte con le prove in linea di under 23 e donne: gli azzurri al via saranno rispettivamente Agostini, Battaglin, Colbrelli, Graziato e Moser e Berlato, Bronzini, Callovi, Cantele, Carretta, Patuzzo, Tamanini e una Guderzo che appare in grande condizione e punta risolutamente a difendere la maglia iridata di Mendrisio.

Marco Salonna

TANTE MINACCE, UN GRANDE FAVORITO

settembre 30, 2010 by Redazione  
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Mai come quest’anno la prova in linea dei professionisti si presenta aperta a moltissimi contendenti, in virtù di un tracciato di difficile decifrazione, che potrebbe lasciare aperte le porte alle più svariate soluzioni. Philippe Gilbert parte però con i gradi di uomo da battere ben cuciti addosso, forte anche di una squadra compatta attorno a lui, grazie all’assenza di Tom Boonen. Andiamo a scoprire i principali rivali degli azzurri nella lotta per il successo nella prova più attesa della rassegna iridata.

Foto copertina: Philippe Gilbert si impone all’Amstel Gold Race, cogliendo il successo più prestigioso – almeno per ora – del suo 2010 (foto Roberto Bettini)

Un Mondiale di così difficile lettura non capitava da anni. Un po’ perché per molte edizioni del Campionato del Mondo il canovaccio è stato pressappoco lo stesso – Italia impegnata ad indurire la corsa quanto più possibile, Spagna e Belgio a provare a sedarla, gli altri in caccia del colpo di mano al momento giusto -, un po’ perché mai come quest’anno regna un’enorme incertezza circa l’effettiva difficoltà del percorso. Cavendish, Farrar, Hushvod e Freire partono per vincere, evidentemente convinti che tutto si possa risolvere in uno sprint neppure troppo ristretto; Paolo Bettini fa sapere che per lui Cannonball non è neppure da annoverare tra i papabili vincitori, poiché una volata allargata è da escludere; Cadel Evans dice di puntare al bis, lasciando supporre che l’australiano, che meglio di ogni altro dovrebbe conoscere le caratteristiche del tracciato, ritenga piuttosto selettivo il circuito di casa. Difficile, dalla nostra posizione, pronunciarsi, anche perché sono innumerevoli gli esempi di percorsi che hanno dato luogo a Mondiali totalmente diversi da quelli immaginati davanti all’altimetria (si pensi a Lisbona 2001, presentato universalmente come selettivo, sul quale arrivarono invece a giocarsi il titolo, fra gli altri, Freire e Zabel).
Proprio questa incertezza contribuisce però, paradossalmente, ad individuare un vero grande favorito: Philippe Gilbert, l’uomo che più di ogni altro potrebbe adattarsi e vincere in qualsiasi situazione di corsa. Solo una volata molto folta appare infatti al di là delle possibilità del vallone; per il resto, il trionfatore dell’ultima Amstel Gold Race potrebbe imporsi di forza in caso di corsa dura, con un’azione nel finale in caso di lotta più allargata, o addirittura in un sprint privo di velocisti puri, complice la pendenza del rettilineo finale. Una pluralità di carte da giocare che potrebbe avere l’unico inconveniente di mettere in difficoltà la nazionale belga sotto l’aspetto tattico. Rendere dura la corsa potrebbe infatti da un lato agevolare l’emergere dei veri valori – e non c’è dubbio che su percorsi mossi e impegnativi Gilbert sia ora come ora il numero uno al mondo -, ma dall’altro potrebbe tagliare fuori soluzioni alternative preziose come Van Avermaet. D’altro canto, attendere il finale potrebbe allargare pericolosamente la rosa dei possibili vincitori, e le difficoltà del circuito potrebbero non essere sufficienti al 28enne di Verviers per poter fare la differenza nei chilometri conclusivi. Probabile che, alla fine, tutto dipenda dalla condizione di Gilbert: se sarà quello visto alla Vuelta, al Belgio converrà puntare forte su di lui, a costo di sacrificare ogni alternativa; se la gamba sarà meno sciolta rispetto a qualche settimana fa, è probabile che l’atleta Omega Pharma si giochi tutto con una sparata nel finale.
Nel caso in cui i belgi decidessero di inasprire la gara, potrebbero trovare un valido alleato nell’Australia di Cadel Evans, benché anche i padroni di casa abbiano valide ragioni per optare per una condotta più prudente. Ragioni che rispondono ai nomi di Allan Davis e Matthew Goss, potenziali vincitori in caso di sprint anomali. Difficile dire chi dei due sia da considerarsi come vice-capitano: Davis ha probabilmente più tenuta su tracciati mossi, Goss è parso più pimpante alla Vuelta, dove si è messo in luce per l’eccellente lavoro come apripista di Mark Cavendish.
Difficile, invece, che un grosso aiuto possa venire dal Lussemburgo di Frank Schleck; non perché in squadra vi siano valide alternative al corridore della Saxo Bank, ma perché tanto Andy Schleck quanto Kim Kirchen sono stati costretti al forfait, lasciando sostanzialmente isolato il maggiore dei fratelli. Una situazione che susciterà senz’altro la solidarietà di Alexandr Kolobnev: per quanto Karpets e Gusev offrano garanzie maggiori di Gastauer e Didier, non sembrano comunque un cast di supporto tale da poter traghettare finalmente il leader al primo successo di prestigio in carriera, dopo una sfilza di piazzamenti da far invidia all’Evans pre-Mendrisio. Il problema, per il corridore della Katusha, sarà il solito: per vincere dovrà andarsene da solo, dal momento che in volata partirebbe battuto contro chiunque o quasi, e il percorso non sembra tale da potergli consentire un assolo.
Uomini potenzialmente pericolosi in caso di corsa dura li avrebbe anche la Spagna, che schiererà al via Samuel e Luis Leon Sanchez. “Avrebbe” soltanto, però, giacché è quasi certo che gli iberici adottino la stessa tattica delle stagioni passate (tranne Mendrisio, quando davvero un epilogo allo sprint era pressoché impossibile), mirando cioè a tenere cucita la corsa fino in fondo, giocandosi poi la carta Freire in caso di sprint. Una scelta comprensibile, poiché avrebbe probabilmente più chance Freire contro Cavendish, Hushovd e Farrar – anche grazie al rettilineo finale in ascesa -, rispetto ai due Sanchez contro Gilbert, Pozzato e gli altri possibili attaccanti. Pesante, in ogni caso, l’assenza di Joaquin Rodriguez, che sarebbe senz’altro stato fra i grandi favoriti in caso di forte selezione.
A capeggiare la schiera di chi ambisce a tenere chiusa la corsa fino al possibile sprint finale, a logica, dovrebbe essere la Gran Bretagna di Mark Cavendish, che potrà però contare su appena due compagni di squadra. Al suo posto potrebbe però subentrare la nazionale statunitense di Tyler Farrar, che avrà invece al suo fianco ben 8 atleti, pressoché interamente a sua disposizione. Fra i due, Cavendish sarebbe senz’altro favorito in uno sprint canonico, ma non si può sottovalutare la pendenza degli ultimi 500 metri, che potrebbe far scendere le quotazioni di Cannonball più di quelle dello yankee.
In caso di finale in volata, la principale alternativa al duo anglofono potrebbe essere rappresentata da André Greipel, già vincitore di 21 corse in questa stagione e fresco di tris di traguardi parziali al Giro della Gran Bretagna, anche se la tenuta su lunghe distanze e percorsi mediamente impegnativi del tedesco non è propriamente al di sopra di ogni sospetto.
Se Cavendish dovrà far fronte al problema degli appena due compagni, Boasson Hagen e Hushovd dovranno invece accontentarsi di mezzo. La Norvegia, infatti, si schiererà al via con un gregario e due capitani, entrambi temibilissimi in virtù della loro tenuta su percorsi vallonati. Tutti e due potrebbero dire la loro in caso di volata (non necessariamente ristretta), ma è presumibile che sia il più esperto Thor a disputare lo sprint, e che Boasson possa tentare di inserirsi in qualche azione all’ultimo giro, per poi far valere il suo spunto veloce.
Una situazione non molto dissimile da quella della Slovacchia, che avrà in Peter Sagan una delle incognite più significative della gara e in Peter Velits un atleta che con il 3° posto finale alla Vuelta si è candidato ad un possibile ruolo da protagonista. Certo, per entrambi potrebbe pesare il fattore età (25 anni Velits, addirittura solo 20 Sagan, che praticamente mai si è confrontato con una gara di questo chilometraggio), e il più adatto al tracciato (Sagan) non coincide con il più in forma (Velits), avendo raccolto i cinque successi stagionali tutti nei primi mesi dell’anno, tra Parigi – Nizza, Romandia e California.
Fra le nazionali con meno tradizione, da tenere d’occhio anche il duo neozelandese Henderson – Dean, entrambi temibili in caso di arrivo allo sprint – anche se verosimilmente più per un piazzamento che per il successo -, e il bielorusso Yauheni Hutarovich, capace addirittura di battere in rimonta Mark Cavendish a Marbella nella 2a tappa dell’ultima Vuelta.
Per paesi di non grande storia ciclistica alle spalle che si ritrovano quest’anno con addirittura due carte da giocare per puntare al titolo, due superpotenze ciclistiche tradizionali arrivano invece all’appuntamento australiano senza neanche un vero candidato al successo. Si tratta di Olanda e Francia, che non vincono rispettivamente da 25 e 14 anni, e che partono con grossissime chance di prolungare questa astinenza almeno fino al prossimo anno. I tulipani saranno infatti privi dell’unica stella di prima grandezza del loro attuale movimento, Robert Gesink, mentre Sylvain Chavanel, pure tutt’altro che trascurabile minaccia, non sembra comunque in grado di poter rivaleggiare con Gilbert, Pozzato e gli altri favoriti.
Ultimo ma non ultimo, non si può non venire a parlare di Fabian Cancellara, che abbiamo volutamente lasciato in fondo perché, in parte assieme a Gilbert, con cui abbiamo aperto, e a Pozzato, di cui abbiamo detto in altra sede (a tal proposito, correzione dovuta: le riserve saranno Gasparotto e Nocentini, e non quest’ultimo e Tonti, come da noi precedentemente indicato), è probabilmente l’unico corridore sulla cui condotta tattica non si possono azzardare ipotesi, complice il pochissimo sostegno che verosimilmente potrà avere dai compagni di squadra. Cancellara ha dimostrato a Mendrisio di poter vincere un Mondiale anche selettivo, ed è naturalmente predisposto ad una corsa d’attacco (si pensi agli ultimi Fiandre e Roubaix). D’altro canto, l’elvetico potrebbe anche decidere di tenersi tutto per il finale, tentando poi un’azione negli ultimissimi chilometri ad anticipare lo sprint. Perché un eventuale allungo di Cancellara nel finale possa risultare decisivo, potrebbe bastare che il gruppo gli ceda 10 metri sullo scatto, e il fatto che un’azione del genere sia abbastanza prevedibile in caso di situazione di corsa propizia non garantisce che questa non possa riuscire ugualmente. In certi momenti, tenere la ruota di Cancellara in pianura può infatti risultare difficile quanto tenere quella di un grande scalatore in montagna. E dopo quanto visto nella prova a cronometro di oggi, stravinta con la consueta, disarmante superiorità, è legittimo sospettare che questo sia uno di quei momenti.

Matteo Novarini

30-09-2010

settembre 30, 2010 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO DI CICLISMO – CRONOMETRO ELITE

L’elvetico Fabian Cancellara si è imposto nella gara riservata agli elite, percorrendo 45,8 Km in 58′09″, alla media di 47,257 Km/h. Ha preceduto di 1′02″ il britannico Millar e di 1′12″ il tedesco Martin.

CIRCUIT FRANCO-BELGE
Il britannico Adam Blythe (Omega Pharma-Lotto) si è imposto nella prima tappa, Templeuve – Mouscron, percorrendo 187,3 Km in 4h17′20″, alla media di 43,670 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Ciolek e il belga Goddaert. Miglior italiano Francesco Chicchi (Liquigas-Doimo), 8°. La prima classifica vede in testa Blythe con 1″ sull’italiano Marco Marcato (Vacansoleil Pro Cycling Team) e 4″ su Ciolek.

29-09-2010

settembre 29, 2010 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO DI CICLISMO – CRONOMETRO U23 UOMINI

Lo statunitense Taylor Phinney si è imposto nella gara riservata agli U23, percorrendo 31,8 Km in 42′50″, alla media di 44,548 Km/h Ha preceduto di 1″ l’australiano Durbridge e di 24″ il tedesco Kittel. Due gli italiani in gara: Matteo Mammini è 6° a 49″, Gianluca Leonardi è 13° a 2′04″

CAMPIONATI DEL MONDO DI CICLISMO – CRONOMETRO DONNE ELITE

La britannica Emma Pooley si è imposta nella gara riservata alle donne elite, percorrendo 22,9 Km in 32′48″, alla media di 41,890 Km/h. Ha preceduto di 15″ la tedesca Arndt e la neozelandese Villumsen. Due le italiane in gara: Tatiana Guderzo è 10° a 1′25″, Noemi Cantele è 12° a 1′41″

28-09-2010

settembre 29, 2010 by Redazione  
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RUOTA D’ORO – GP FESTA DEL PERDONO

L’italiano Francesco Manuel Bongiorno (Futura Team – Matricardi) si è imposto nella corsa toscana- Ha preceduto di 4″ gli italiani Matteo Trentin (Marchiol – Pasta Montegrappa – Orogildo) e Gabriele Pizzaballa (Palazzago Elledent Rad).

FIRENZE E’ MONDIALE, APPUNTAMENTO AL 2013

settembre 29, 2010 by Redazione  
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Firenze ce l’ha fatta. La città medicea ha sgominato la concorrenza belga di Hooglede Gits e quella più temuta degli spagnoli di Ponferrada e ha ottenuto l’onore e l’onere di organizzare l’edizione 2013 dei mondiali di ciclismo, che andrà in scena dopo quelle previste in Danimarca nel 2011 e in Olanda l’anno successivo.
La prova più attesa, quella dei professionisti, prenderà le mosse da Lucca per poi giungere nel capoluogo toscano passando per Casalguidi, in memoria di Franco Ballerini. Il circuito misurerà circa 16 Km e si snoderà attorno alle due ascese di Fiesole (4,8 km al 6%, con punte del 9%) e di Via Salviati (600 metri al 12%, con un picco del 19%). Traguardo finale in Viale Paoli, accanto allo stadio Artemio Franchi.

PRIMI TITOLI A POOLEY E PHINNEY

settembre 29, 2010 by Redazione  
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Emma Pooley domina la cronometro donne élite, rifilando 15’’ a Judith Arndt e 16’’ alla neozelandese Linda Melanie Villumsen. La prova Under 23 va invece al giovanissimo Taylor Phinney, che soffia il titolo al padrone di casa Luke Durbridge per appena 2’’. Il tedesco Marcel Kittel completa il podio. Per i colori azzurri piazzamenti in top 10 per Guderzo e Mammini, male la più quotata Cantele.

Foto copertina: Il podio della gara femminile: Emma Pooley, oro, al centro, in mezzo a Judith Arndt, argento, e Linda Melanie Villumsen, bronzo (foto Roberto Bettini).

Si apre sotto auspici decisamente anglofoni il Mondiale australiano, che ha visto nella notte l’assegnazione dei primi due titoli della manifestazione, quelli delle gare a cronometro Donne Elite e Under 23. Ben quattro delle sei medaglie in palio sono infatti andate, equamente ripartite fra le due prove, a Gran Bretagna e Nuova Zelanda (fra le donne) e a Stati Uniti e Australia (fra gli Under 23): Emma Pooley si è imposta con relativo agio nella gara contro il tempo femminile, tenendo a distanza la favorita della vigilia Judith Arndt, che ha salvato in extremis la 2a piazza dall’assalto della sorprendente neozelandese Linda Melanie Villumsen; Taylor Phinney, principale indiziato a raccogliere l’eredità di Lance Armstrong, ha invece bruciato per appena 2’’ il padrone di casa Luke Durbridge, svantaggiato anche dalle condizioni meteo, mentre il tedesco Marcel Kitten andava a completare il podio.
Sono stati gli Under 23 ad aprire le competizioni del primo Campionato del Mondo su strada in Oceania, e proprio un portacolori del paese ospitante, il sopracitato Luke Durbridge, è stato il primo a porre la sua candidatura quale trionfatore della prova inaugurale, fissando a 42’52’’ il tempo di riferimento. Un crono che sarebbe rimasto probabilmente imbattuto, se il sole non avesse deciso di presentarsi in ritardo rispetto all’avvio della gara, asciugando una strada che al momento della prova dell’australiano era ancora viscida. Una differenza forse minima, ma probabilmente sufficiente a spiegare i 2’’ in virtù dei quali il 20enne Taylor Phinney ha sfilato la virtuale maglia iridata dalle spalle di Durbridge, impedendo alla nazione ospitante di cominciare il Mondiale 2010 da dove si era conclusa l’edizione 2009 (con un oro, quello di Cadel Evans), grazie ad una strepitosa rimonta. Partito pianissimo (oltre 30’’ di ritardo ad un quinto di gara), lo yankee ha dimezzato il ritardo a metà prova, prima di portarsi a 4’’ all’ultimo rilevamento, e di completare l’operazione sorpasso negli ultimi chilometri, pur pagando lo sforzo del recupero nei chilometri precedenti.
Duello poco meno serrato è stato quello per la medaglia di bronzo, che ha visto protagonisti il portoghese Nelson Oliveira, velocissimo nella prima parte, e il teutonico Marcel Kitten, abile nell’approfittare del netto calo del rivale nella seconda parte per soffiargli il gradino più basso del podio. 4’’ alla fine la differenza tra i due (24’’ contro 28’’), che non hanno di fatto mai dato l’impressione di potersi inserire nella lotta per l’oro. Nemmeno per la medaglia meno pregiata sono invece riusciti a competere Rohan Dennis, australiano, e il nostro Matteo Mammini, comunque ottimi protagonisti di un altro testa a testa per la 5a piazza, andato alla fine al beniamino di casa. Meno bene l’altro azzurro Gianluca Leonardi, 13° ad addirittura 2’04’’ dal vincitore.
Poche ore più tardi, è toccato alle donne della categoria élite, in cui Emma Pooley, fisicamente quanto di più distante si possa concepire dal prototipo di specialista delle prove a cronometro con il suo metro e 57 per 50 kg, ha coronato (almeno per il momento, in attesa della prova in linea di sabato) una stagione che l’ha vista sempre grandissima protagonista, conquistando nettamente il primo titolo iridato in carriera. La britannica ha vinto da padrona, facendo registrare il miglior tempo a tutti gli intermedi, ed infliggendo 15’’ alla favorita numero uno della vigilia, Judith Arndt. La tedesca, autrice di una partenza un po’ sottotono, è riuscita nell’ultimo tratto a scalare la classifica fino al 2° posto finale, scavalcando per un soffio (63 centesimi) Linda Melanie Villumsen, neo-neozelandese (no, non è un errore di scrittura: la ragazza è di Herning, Danimarca, e fino all’anno scorso correva per il suo paese natale, sotto la cui bandiera aveva conquistato il bronzo anche a Mendrisio).
Lo spiacevolissimo ruolo di prima atleta esclusa dalle medaglie è toccato all’americana Amber Neben, alla quale i 22’’ accusati rispetto alla Villumsen renderanno però probabilmente meno amaro il 4° posto. Stretta nel sandwich a stelle e strisce formato dalla stessa Neben e da Evelyn Stevens, sesta, Jeannie Longo ha invece scritto l’ennesima bellissima pagina di una carriera infinita, chiudendo al 5° posto ad un’età – quasi 52 anni – alla quale un corridore è solitamente già sceso di bicicletta da almeno una quindicina di stagioni. Basti pensare che la prima medaglia mondiale a cronometro della francese risale all’edizione di Praga 1981: un anno prima che Emma Pooley nascesse.
Fra le italiane, la migliore è stata Tatiana Guderzo, 10a a 1’25’’ dalla vincitrice. Molto deludente, invece, il 12° posto di Noemi Cantele, medaglia d’argento un anno fa e fra le principali candidate anche all’oro. Non un grandissimo segnale anche in vista della gara in linea di sabato, in cui la varesina sarà chiamata al riscatto con una prova all’altezza di quella di dodici mesi fa (medaglia di bronzo nella gara vinta dall’altra azzurra Guderzo).
Nella notte fra oggi e domani si concluderà il programma delle prove contro il tempo, con la cronometro Uomini Elite. Sarà scontato e troppo facile da pronosticare, ma il favorito della vigilia non può che essere Fabian Cancellara, in caccia di uno storico quarto oro mondiale di specialità. Al via non ci sarà neppure un italiano, per via dell’assenza di Marco Pinotti, a testimonianza del pietoso stato del nostro movimento a livello di cronomen.

Matteo Novarini

SALITE E VENTO, I “DISAGI” DEL MONDIALE AUSTRALIANO

settembre 28, 2010 by Redazione  
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Andiamo alla scoperta delle insidie dei mondiali australiani, che quest’anno non saranno limitate al solo aspetto tecnico direttamente relativo al circuito di gara. Anche il fuso orario da smaltire e le condizioni meteorologiche di fine inverno, si gareggerà in un altro emisfero, potrebbero avere un peso determinante nelle gare iridate del 2010.

Brrr… che freddo!!!! Potrebbe essere questa la prima sensazione che offrirà il mondiale 2010, in scena questa settimana a Geelong, seconda città dello stato del Victoria, estremo sud dell’Australia, in quell’emisfero australe dove, a causa dell’inversione delle stagioni, la fine di settembre coincide col passaggio dai rigori dell’inverno ai primi tepori primaverili. L’equinozio generalmente si verifica il 23 del mese ma sono possibili, come nel nostro marzo “pazzerello”, colpi di coda della precedente stagione, com’era accaduto lo scorso annno nelle ore del mondiale di Mendrisio: mentre Evans vinceva sotto un caldo sole, su una Geelong spazzata dai forti venti oceanici (fino a 39 Km/h), si erano rovesciate consistenti precipitazioni, con temperature decisemente atipiche per i corridori “boreali” (8°C; la minima media giornaliera di settembre – tra l’altro, è uno dei mesi più piovosi dell’anno – è di un grado inferiore) e limite delle nevicate a 800 metri. Ciò avrebbe potuto costituire un’insidia in più, oltre a quella causata dal fuso orario (nove ore di differenza, con la maglia iridata che sarà assegnata attorno alle 8.30 del mattino, ora italiana) ma, a quanto pare, le previsioni per i prossimi giorni saranno abbastanza tenere, con temperature che saliranno con l’approssimarsi della data del mondiale quando, sull’ora dell’arrivo, potrebbero anche sfiorarsi i 20°C.
Il percorso è indecifrabile, non duro ma nemmeno facile e sbaglierà chi lo codificherà in partenza come tarato sulle misure dei velocisti, a sfavore dei quali giocheranno non solo le condizioni climatiche (anche se non piovesse, potrebbe bastare il solo vento a scompigliare tutte le tattiche), ma anche le tre difficoltà altimetriche: da temere in particolare l’ultima, in pratica l’intero rettilineo d’arrivo, 700 metri di strada in lieve ma costante ascesa. E poi ci sarà un’”insidida a parte”, riservata ai soli professionisti che non affronteranno subito il circuito ma dovranno percorrere prima un lungo tratto in linea, evento inedito che scompaginerà la solita metodicità dei mondiali. La partenza della prova dei “grandi”, infatti, sarà data da Melbourne grazie ad una speciale deroga al regolamento UCI, che finora non aveva consentito formule diverse dal circuito unico di gara. Già sperimentato alle ultime olimpiadi (Pechino – Grande Muraglia), questo innovativo sistema di partenza mondiale dovrebbe diventare parte integrante del programma a partire dall’edizione 2012, assegnata a Valkenburg (Paesi Bassi). Pur ammettendo la possibilità di iniettare imprevedibilità alle prime battute dei mondiali, la pratica di una partenza “sganciata” dal circuito potrebbe rendere le future prove iridate meno dure, senza scordare il fatto che lo spettacolo ne risentirebbe: minori, infatti, sarebbero i giri cui il pubblico potrebbe assistere. A Geelong, come potete leggere sotto, solo 175 Km saranno corsi sul circuito, per un dislivello di 170 metri circa a giro (98m la prima salita, 48 la seconda, 20 la terza, dati ottenuti calcolando il percorso con il programma tracks4bikers) che, per undici tornate, fanno meno di 2000m di dislivello.
I mondiali australiani si snoderanno attorno ad un circuito cittadino di 15,9 Km che dovrà essere ripetuto 8 volte dalle donne, 10 dagli U23 e 11 dai professionisti. Questi ultimi, come dicevamo, incontreranno le strade di Geelong a 85 Km dalla partenza, che avverrà nel cuore di Melbourne, con raduno in Federation Square e “chilometro 0” in St Kilda Road, nei pressi dell’Albert Park, sede del GP d’Australia di Formula 1. La marcia d’avvicinamento al circuito iridato sarà velocissima (si percorreranno anche tratti d’autostrada) e priva d’ostacoli, se si esclude la facilissima ascesa al Westgate Bridge, un passaggio che a molti ricorderà la salita al Pont du Saint-Nazaire (diverse volte affrontata al Tour come GPM di 4a categoria). Dopo circa due ore di gara gli “elite” transiteranno per la prima volta sotto lo striscione del traguardo, che sarà teso nella centralissima Moorabool Street, esattamente all’altezza dell’incrocio con Little Ryrie Street, nel cuore del CBD (Central Business District) di Geelong.
Il circuito debutterà con un interminabile rettilineo di quasi 2 Km, che porterà i corridori tra le case del sobborgo industriale di South Geelong lambendo il Kardinia Park, “polmone sportivo” di Geelong: vi si trovano quattro piscine, un campo attrezzato per il gioco del cricket e due stadi, tra i quali lo Skilled Stadium, soprannominato “The Cattery” (l’allevamento) dai supporters del “Geelong Football Club”, squadra di casa e seconda formazione per anzianità dell’AFL (Australian Football League), fondata nel 1859. Il rettifilo, tutto tracciato in lievissima discesa (con l’esclusione dei primi 400 metri), avrà termine dopo aver superato per la prima volta il tracciato del fiume Barwon (anch’esso molto noto nell’ambiente sportivo per l’effettuazione di gare di sci nautico) e della Princes Highway, una delle principali autostrade australiane, che mette in comunicazione le regioni meridionali dello stato, toccando Port Augusta, Melbourne e Sydney. Con una secca svolta a destra si tornerà in direzione del fiume, prendendo a costeggiarlo. Dopo poche centinaia di metri ce se ne discosterà per aggirare il Barwon Valley Park, una delle numerose aree verdi che s’incontrano nel territorio comunale di Geelong, che però hanno ben poco di verde, caratterizzate come sono da una fisionomia piuttosto “spelacchiata”, con radi alberi e prati sofferenti di alopecia dilagante.
Tornati ben presto in riva al fiume, a 5 Km dal via avrà inizio la prima delle tre salite previste, la più ostica. Inizialmente si procederà ancora paralleli al corso del Barwon, affrontando i primi 800 metri senza incontrare inclinazioni rilevanti. Fin lì, infatti, la pendenza media sarà solo del 3%, mentre la musica cambierà decisamente quando si gireranno le spalle al fiume, svoltando a sinistra in Challambra Crescent e prendendo a salire tra le case del sobborgo residenziale di Highton. Passando tra villette private e i fumi dei barbecue (se il tempo permetterà agli abitanti locali di attendere i passaggi dei corridori festeggiando all’aperto) si rimonteranno le Barrabool Hills: la parte restante dell’ascesa, lunga quanto il tratto appena percorso, è nettamente più aspra, con una pendenza media del 9,2% ed una massima del 18%, raggiunta proprio in vetta. Il punto terminale della salita si trova a circa 110 metri di quota, all’altezza della rotatoria tra Westbury Terrace e The Ridge. Finora si saranno percorsi 6,6 Km e 9,3 ne mancheranno per tornare al traguardo. La discesa successiva sarà piuttosto veloce, grazie alla strada ampia e complessivamente poco pendente. Si perderanno 100 metri di quota in 2 Km, incontrando inclinazioni fino al 9% e lambendo un altro parco cittadino, il Newtown Queens Park, insinuato in un’ansa del Barwon e all’interno del quale si trova un pittoresco campo da golf. Non ci sarà il tempo per tirare il fiato poiché, conclusa la discesa col secondo e ultimo passaggio sul fiume, immantinente si riprenderà a salire: per ritornare nel centro di Geelong prima bisognerà rimontare l’argine del Barwon affrontando uno strappo di 0,8 Km, con pendenze impegnative negli ultimi 300 metri (media, in quel tratto, dell’8,3%, con un picco del 13%), che condurrà nel sobborgo di Newtown. Superato quest’ostacolo si rimarrà in quota (tra i 55 e i 60 metri s.l.m.) per circa 1200 metri, sin quando s’imboccherà Pakington Street, una delle più lunghe strade dell’ortogonale centro urbano di Geelong: si estende per 3 Km, due dei quali saranno affrontati in direzione nord, scendendo dolcemente nei primi 1000 metri e poi procedendo in pianura. All’incrocio con Church Street si svolterà a sinistra, sovrappassando l’autostrada, attraversando il piccolo quartiere periferico di Drumcondra e portandosi, mezzo chilometro più avanti, all’imbocco di uno dei tratti più insidiosi del circuito iridato. Pur non presentando difficoltà altimetriche i successivi 1500 metri, questi si snoderanno parallelli alla costa, in uno dei punti dove i venti spesso “picchiano” con violenza, anche perché quel tratto si affaccia sullo “Stretto di Bass”, il canale che separa l’immensa isola australiana dalla Tasmania, noto agli appassionati di vela come uno dei tratti di oceano più tosti della terra. Nei progetti originari degli organizzatori doveva essere collocato proprio sull’Eastern Beach il traguardo, ma le frequenti raffiche li hanno convinti, soprattutto per questioni di sicurezza, a cercare un’altra soluzione, lasciando sul “lungooceano” un ben zavorrato striscione dell’ultimo chilometro. Quando i corridori ci transiteranno sotto, dovranno ancora percorrere 300 metri esposti alle intemperanze di Eolo. Poi, un’ampia curva a 90° gradi reintrodurrà la corsa su Moorabool Street, a 700 metri dalla meta. Fin sulla linea d’arrivo la strada sarà sempre in salita, non certo impossibile nelle pendenze ma che rimarrà sicuramente nelle gambe al momento dello sprint decisivo. L’esame ai raggi X di questo tratto finale evidenzia la seguente gradazione di pendenze: 100 metri al 2%, 200 metri al 3%, 200 metri al 2% e i 200 conclusivi al 6%.

L'imbocco del rettilineo d'arrivo (www.pbase.com)

L'imbocco del rettilineo d'arrivo (www.pbase.com)

LE CRONOMETRO

In un primo tempo previste a Melbourne, anche le gare a cronometro si svolgeranno a Geelong, su tracciati abbastanza simili a quello della corsa in linea, al quale saranno apportate due varianti.
La prima modifica riguarderà l’ascesa alle Barrabool Hills, che saranno aggirate da sud, affrontando comunque la salita ma evitandone le pendenze estreme del versante del Challambra Crescent. Di fatto, si incontreranno due tronconi d’ascesa (500 metri al 9,6% e 900 metri al 6,7%, con un picco al 15%) separati da 0,7 Km di strada pianeggiante. Saranno superate regolarmente la salita verso Newtown e quella di Moorabool Street. L’anello così modificato misurerà esattamente quanto la versione originaria e dovrà essere ripetuto due volte dagli U23.
Pure donne (due giri) e professionisti (un giro) affronteranno questa variante, alla quale si aggiungerà un’appendice finale che dilaterà la tornata a 22,7 Km. Giunti all’imbocco del rettilineo d’arrivo, anzichè svoltare su Moorabool Street si continuerà sul lungooceano sino ad aggirare prima e attraversare poi l’Eastern Park, il più vasto e famoso tra i parchi di Geelong, all’interno del quale si trova uno dei più antichi giardini botanici australiani. Le strade che si staranno percorrendo sono abbastanza note nel mondo del ciclismo professionistico, poiché il circuito del parco costituisce da alcuni anni un momento irrinuciabile della Jayco Bay Cycling Classic, breve corsa a tappe che si disputa nel mese di febbraio: la tappa dell’edizione 2010 è stata allo sprint dal velocista di casa Graeme Brown. Alle insidie del vento si aggiungeranno quelle altrimetriche perché in questo tratto si dovrà affrontare una serie di strappetti, che spezzeranno il ritmo di gara. Usciti dal parco, percorrendo in veloce discesa Malop Street ci si porterà infine sul rettilineo d’arrivo, più breve rispetto alla gara su strada poiché sarà imboccato a 400 metri dalla meta.

ALTIMETRIE
I grafici sono tratti dal sito ufficiale dei mondiali, www.melbourne2010.com.au

Cronometro U23
Crono U23

Cronometro donne ed elite
Crono donne_elite

Tratto in linea Melbourne – Geelong (più un giro di circuito)
Tratto in linea

Circuito prova su strada
circuito

CHILOMETRAGGI E PENDENZE
Potere qui scaricare il file excel contenente i percorsi dettagliati dei circuiti, con quote, viabilità, chilometraggi (parziali, progressivi e mancanti) ed anche i dati di pendenza media dei singoli tratti. I dati relativi a quote (approssimati) e chilometraggi sono stati ricavati con il programma tracks4bikers ( www.tracks4bikers.com). In grassetto sono stati segnalati i tratti in salita con pendenza superiore al 3%.

Dettaglio circuiti

Mauro Facoltosi

MONDIALE, LE CARTE AZZURRE

settembre 28, 2010 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Marzio Bruseghin, Francesco Gavazzi, Vincenzo Nibali, Filippo Pozzato, Luca Paolini, Daniel Oss, Matteo Tosatto, Enrico Gasparotto e Giovanni Visconti: questi i nove uomini selezionati da Paolo Bettini per la prova in linea professionisti di domenica 3 ottobre, con Andrea Tonti e Rinaldo Nocentini pronti a subentrare come riserve. Andiamo ad analizzare quali compiti potrebbero svolgere i singoli azzurri, e quali di loro potrebbero essere i deputati ad andare in caccia del quarto titolo iridato in cinque anni.

Foto copertina: Franco Ballerini e Paolo Bettini, vecchio e nuovo C.T. della Nazionale italiana, a colloquio durante il Mondiale di Varese (foto pedaletricolore.it).

Un mix di veterani del Campionato del Mondo e di giovani alla prima convocazione o quasi comporrà la prima Nazionale italiana della gestione Bettini, la prima dell’era post-Ballerini. Una Nazionale per forza di cose molto diversa da quelle viste negli anni scorsi, dal momento che nessuno dei capitani azzurri del recente passato sarà al via del Mondiale australiano: se il Grillo, leader o co-leader per circa un decennio della nostra selezione, è salito in ammiraglia, Damiano Cunego – capitano a Mendrisio dodici mesi fa – e Alessandro Petacchi, attorno al quale fu costruita la selezione di Madrid 2005, sono rimasti a casa (il secondo per infortunio). Fra le due, alla luce del tracciato di Geelong, l’assenza che rischia di pesare maggiormente è probabilmente quella dello spezzino, senz’altro velocista nostrano di punta, che avrebbe garantito la possibilità di potersela giocare anche in caso di scarsa selezione, e dunque di volata conclusiva a ranghi non particolarmente ristretti.
Più che degli assenti, è però necessario parlare dei presenti, degli undici corridori (di cui due riserve) che cercheranno di dare seguito alla tradizione del ciclo Ballerini secondo la quale gli azzurri non hanno mai mancato il podio per due anni consecutivi. La carta più importante da giocare in questo senso sarà quasi certamente quella rappresentata da Filippo Pozzato, finalmente giunto, a 29 anni, al primo Mondiale da leader della nostra Nazionale. Il veneto non è certamente reduce dalla miglior stagione della sua carriera, avendo alzato le braccia solamente nella tappa di Porto Recanati dell’ultimo Giro d’Italia. Una penuria di vittorie dovuta in parte ad una primavera sfortunata, con i guai fisici che hanno pregiudicato la campagna del Nord del corridore della Katusha (e le prime uscite autorizzavano a pensare ad un Pozzato grande protagonista sulle pietre), in parte ad una stagione piuttosto scarica di impegni nella seconda parte, con la rinuncia al Tour de France e la partecipazione senza acuti alla Vuelta, interpretata esclusivamente come corsa di avvicinamento all’appuntamento iridato. Proprio questo potrebbe essere uno dei punti a favore dell’atleta di Sandrigo, che potrebbe avere speso meno, negli ultimi mesi, rispetto ad altri aspiranti campioni, e che ha d’altro canto offerto confortanti segnali di risveglio in occasione della terzultima tappa della Vuelta, a Toledo, con un buon 3° posto. Certo, la differenza di passo rispetto al temutissimo Philippe Gilbert, trionfatore in quella occasione, è parsa ancora nettissima, ma nelle due settimane pre-Mondiali il nostro portacolori dovrebbe aver visto verosimilmente crescere la sua condizione.
Nome non meno altisonante di quello del veneto, ma certamente meno adatto ad un tracciato tutt’altro che terribile come quello australiano, è quello di Vincenzo Nibali, sulle cui condizioni restano peraltro i punti interrogativi legati alla durissima battaglia con Mosquera per la conquista della Vuelta, conclusasi di fatto solo alla penultima tappa. Un duello che potrebbe aver costretto il siciliano a dar fondo a quasi tutte le sue riserve, anche se, dall’altro lato, non potrà che rafforzarne la convinzione e la voglia di coronare nel migliore dei modi una stagione che comunque vada sarà per lui quella della definitiva consacrazione. Ad allontanare il messinese da eventuali ambizioni di titolo contribuisce poi il suo scarsissimo spunto veloce, che lo escluderebbe quasi certamente dalla contesa anche in caso di arrivo di un gruppetto relativamente ristretto.
Non altrettanto si può dire per Giovanni Visconti, sulla cui condizione aleggiano però dubbi di natura opposta rispetto a quelli relativi a Nibali: se per il trionfatore della Vuelta il timore è che stesse troppo bene a settembre per poter vincere ad ottobre, il campione italiano è parso sottotono nell’ultimo mese, dopo un giugno straordinario e un agosto comunque positivo. Difficile inoltre non attribuire peso alla scarsissima esperienza a grandi livelli dell’atleta della ISD Neri, che non ha sostanzialmente mai dimostrato di poter competere per i posti che contano nelle grandi classiche, né ha mai avuto modo di misurarsi con un campionato del mondo da leader. A suo favore potrebbero giocare il non eccessivo marcamento di cui sarà oggetto da parte delle altre nazionali; probabile che sia il deputato ad inserirsi in azioni di media importanza nelle ultime 3-4 tornate.
Un compito non troppo dissimile dovrebbe toccare a Luca Paolini, che a differenza di Visconti non ha però ancora colto risultati particolarmente significativi in questo 2010 (addirittura fermo a zero il conto delle vittorie). Una convocazione che per risultati potrebbe anche offrire supporto alle critiche di Mario Cipollini, secondo il quale Bettini avrebbe scelto alcuni corridori più per (ri)conoscenza e rapporti personali che non per quanto mostrato in questa stagione, anche se le sei partecipazioni mondiali dell’atleta Acqua & Sapone sono state sempre all’altezza, anche quando i risultati dei mesi precedenti non erano stati propriamente esaltanti.
Il discorso di Supermario, in realtà, faceva riferimento in particolare alle convocazioni di Marzio Bruseghin, titolare, e Andrea Tonti, riserva, in compagnia di Rinaldo Nocentini, quest’ultimo selezionato prevalentemente in virtù dell’ottimo avvio di stagione, con la perla del successo finale al Giro del Mediterraneo. Nessuno dei due ha effettivamente avuto in quella che sta per concludersi la sua stagione migliore, ma, perlomeno nel caso del veneto, le ultime uscite erano parse decisamente confortanti. Il veterano della Caisse d’Epargne era stato infatti brillantissimo protagonista della Vuelta, con un ottimo 4° posto nell’arrivo in salita di Andorra – Pal, fino alla tappa di Pena Cabarga, allorché è rimasto invischiato nella stessa caduta che è costata il ritiro ad Igor Anton. A Marzio è andata leggermente meglio, ma le più che legittime ambizioni di top 10 (come minimo) sono sfumate irrimediabilmente. Qualche perplessità in più è forse lecita relativamente al marchigiano della Carmiooro, ma Tonti ha alle spalle una lunga carriera di encomiabile lavoro di gregariato, che parrebbe offrire discrete garanzie in caso fosse necessario farlo subentrare ad uno dei titolari.
A completare la rosa dei nove atleti selezionati per la prova in linea sono Daniel Oss, Matteo Tosatto, Francesco Gavazzi ed Enrico Gasparotto. Il primo è il più giovane della rosa, ed è fresco della prima vittoria da professionista, al Giro del Veneto. Il trentino rappresenta sicuramente uno degli uomini più duttili a disposizione di Bettini, e potrebbe fungere sia gregario puro, in virtù delle eccellenti doti di passista, sia da uomo-fughe, avendo già dimostrato di essere in grado di dire la sua anche ad alti livelli (specie con il 5° posto della Gand-Wevelgem).
Un ruolo non troppo dissimile a quello che potrebbero giocare Francesco Gavazzi ed Enrico Gasparotto, discretamente veloci allo sprint all’occorrenza, e soprattutto spendibili sia in azioni da lontano sia come uomini di fatica in gruppo. Fra i due, il più pimpante recentemente è parso l’uomo Lampre, vincitore in estate della Coppa Agostoni e della classifica finale del Trittico Lombardo, dopo aver già mostrato buone cose in primavera (vittorie nelle tappe di Bonorva al Giro di Sardegna e di Amurrio ai Paesi Baschi). Ancor meglio aveva fatto, nella prima parte di stagione, Enrico Gasparotto, capace addirittura di chiudere 3° all’Amstel Gold Race, dietro soltanto a Gilbert e Hesjedal, oltre che di imporsi a Colmurano alla Tirreno – Adriatico. Negli ultimi mesi il friulano non ha però fatto registrare acuti significativi, ed è pertanto lecito immaginare che alla fine sia lui – fra i potenziali uomini da spedire in fuga – quello che potrebbe essere sacrificato come faticatore.
Sarà senz’altro quest’ultimo invece il ruolo di Matteo Tosatto, che, assieme a Bruseghin, dovrebbe essere il delegato a fare da locomotiva per più giri, nel tentativo di inasprire una corsa che, anche in virtù della scelta del C.T. di non portare sprinter, sarà necessario rendere più selettiva possibile. Solo così sarà possibile arginare concorrenti scomodissimi quali Cavendish, Farrar (apparso in grandissimo spolvero su tracciati nervosi alla Vuelta, con il 2° posto di Toledo) e Freire, spianando la strada, fra gli altri, a Filippo Pozzato. Forse per la prima volta da alcuni anni a questa parte, la Nazionale italiana non si schiererà al via come squadra da battere. Sarà la strada a dire se sapremo sovvertire un pronostico che indirizzerebbe il titolo più verso Gran Bretagna o Belgio, sotto la guida proprio di Paolo Bettini, che quel ruolo di favorito numero uno lo ha per tanti anni ricoperto.

Matteo Novarini

BENNATI PROFETA IN PATRIA

settembre 27, 2010 by Redazione  
Filed under News

Il velocista aretino si è imposto nella sua città al termine del Giro di Toscana, a pochi giorni dalla discussa scelta di Paolo Bettini di escluderlo dal Mondiale australiano. Per Bennati si tratta del terzo successo in questo 2010, dopo la tappa di Samail al Giro dell’Oman e quella di Monsummano Terme alla Tirreno – Adriatico.

Foto copertina: Daniele Bennati sorride dopo essersi imposto nel Giro della Toscana sulle strade di casa (foto Roberto Bettini)

Daniele Bennati profeta in patria ad Arezzo. Il velocista della Liquigas, escluso eccellente dalla selezione azzurra che prenderà parte ai Mondiali di Melbourne, si è imposto sulle strade di casa al Giro di Toscana precedendo allo sprint Marcato (Vacansoleil) e lo statunitense Farley (Garmin) lanciando un forte messaggio al ct della nazionale Bettini dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla sua mancata convocazione per la rassegna iridata. Prosegue dunque il momento d’oro della Liquigas che aggiunge questo successo a quelli recenti di Chicchi, Viviani e soprattutto di Nibali alla Vuelta.
La gara si è snodata lungo un percorso impegnativo di 196,3 km da Ponte d’Ema, nei pressi del museo dedicato a Gino Bartali, ad Arezzo con le ascese di San Donato in Collina, Dudda e Badia Coltibuono nella prima parte e il finale in un circuito di 8 km da ripetere 4 volte con il duro strappo di Stoppe d’Arca, affrontato per l’ultima volta a 4 km dall’arrivo. La fuga di giornata è nata al km 44 con Giordani (Ceramica Flaminia), Caccia (ISD), il promettente tunisino Chtioui (Acqua&Sapone) e Salerno (De Rosa), che in seguito ha perso contatto dagli altri tre; i battistrada hanno raggiunto un vantaggio massimo di 4′50” e hanno resistito al ritorno del gruppo, guidato dapprima da Liquigas e Lampre e poi anche dalla Vacansoleil, fino a 5 km dall’arrivo.
Nei primi tre passaggi a Stoppe d’Arca il gruppo si è mantenuto compatto se si eccettua un velleitario tentativo di Pirazzi (CSF) di portarsi sui primi tre; nel finale la Lampre, che era in superiorità numerica rispetto alle altre squadre malgrado il precoce ritiro di Cunego, ha tentato di sganciare dapprima il sempre più convincente Ulissi e il kazako Kashechkin, controllati dagli uomini della Liquigas, e poi all’inizio dell’ultimo strappo Manuele Mori: l’empolese ha guadagnato una cinquantina di metri ma un generosissimo Finetto (Liquigas) ha chiuso il buco portandosi dietro un Bennati brillante anche in salita, Ulissi e Pietropolli (Lampre), Bertagnolli e Scarponi (Androni), Bisolti e Brambilla (CSF), il tedesco Sinkewitz (ISD) tornato a buoni livelli, Proni (Acqua&Sapone), Marcato (Vacansoleil) e il sorprendente statunitense Fairly (Garmin) alla sua seconda gara tra i professionisti.
Una volta esauritosi il lavoro di Finetto prima Scarponi e poi Ulissi hanno tentato di lanciare i loro compagni per lo sprint finale ma Bennati è uscito ai 100 metri e si è imposto facilmente davanti a Marcato, Fairly, Pietropolli, Proni, Mori, Sinkewitz, Bisolti, Bertagnolli e Ulissi nell’ordine. Per l’aretino si tratta del secondo successo al Giro di Toscana dopo quello del 2005.
Con questa corsa si chiude il sipario almeno per il momento sul calendario italiano, l’attenzione si concentra ora sull’Australia con i campionati del mondo che inizieranno già mercoledì 29 con le prove a cronometro di donne e under 23 e si concluderanno domenica 3 ottobre con l’attesissima prova in linea dei professionisti a Melbourne. Il prossimo appuntamento sulle strade del nostro paese si avrà il 7 ottobre sempre in Toscana con la Coppa Sabatini a Peccioli.

Marco Salonna

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