BRIXIA TOUR, UN FINALE IN STILE FORMULA 1

luglio 26, 2010 by Redazione  
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Terza vittoria per il “Ferrari” del ciclismo italiano che, dopo il GP di Lugano e il Giro del Friuli, va a segno anche ad Orzinuovi, nella tappa conclusiva del Brixia Tour targato Domenico Pozzovivo. Per lui un’ultima tappa tranquilla, mentre la sua formazione s’impegnava per portare nelle miglior posizioni il proprio velocista. Ma Manuel Belletti non è riuscito a mettere la ciliegina sulla torta in casa CSF, dovendosi accontentare del terzo piazzamento, alle spalle di Ferrari e di Sutton: proprio un arrivo da Formula 1!

Foto copertina: la volata che ha chiuso la 10a edizione della corsa bresciana (www.sportitalia.com)

Roberto Ferrari profeta in patria nella frazione conclusiva del Brixia Tour, 179 km completamente pianeggianti da Chiari a Orzinuovi. Il 27enne bresciano della De Rosa, già vincitore del GP Lugano e del Giro del Friuli in questa stagione, si è preso la rivincita sull’australiano Chris Sutton (Sky), che l’aveva beffato a Pisogne, mentre al 3° posto si è classificato Manuel Belletti (CSF), compagno di squadra del dominatore dei cinque giorni di gara Domenico Pozzovivo.
Malgrado l’arrivo in volata fosse praticamente segnato non sono mancati gli attacchi nella prima parte di tappa: la fuga buona è partita al km 25 con protagonisti Cristiano Benenati e Marco Cattaneo (De Rosa), il britannico Ben Swift (Sky), il lettone Viesturs Luksevics (Kalev), l’olandese Bobbie Traksel (Vacansoleil), il redivivo Patrick Sinkewitz (Miche) – rientrato alle gare dopo una lunga squalifica per doping –, il russo Nikita Eskov (Katusha), il campione del mondo a cronometro degli under 23, l’australiano Jack Bobridge (Garmin). Proprio Sinkewitz, Eskov e Bobridge sono stati gli ultimi ad arrendersi al ritorno del gruppo che, sotto la spinta degli uomini della CSF che miravano più al successo di tappa di Manuel Belletti che alla difesa del primato di Domenico Pozzovivo, ha annullato la fuga a 16 km dal traguardo.
Inevitabile la volata che ha visto Ferrari e Sutton a ruoli invertiti rispetto a Pisogne: questa volta è stato, infatti, l’australiano a partire per primo e il bresciano, ben pilotato da Corioni, a saltarlo negli ultimi 50 metri e a vincere con mezza bicicletta di vantaggio. Terzo posto per Belletti, seguito dal russo Denis Galymzyanov (Katusha), da Oscar Gatto (ISD), da Bernardo Riccio (CDC-Cavaliere) e da Luca Paolini (Acqua & Sapone).
Immutata la classifica generale con il trionfo di Domenico Pozzovivo (CSF) che, non potendo correre la Vuelta, continuerà a gareggiare in Italia con l’intento di essere al 100% per il Giro dell’Emilia e il Giro di Lombardia. Sul podio anche Morris Possoni (Sky) e l’irlandese Daniel Martin (Garmin) che, invece, hanno chances di guadagnarsi un posto nella corsa a tappe iberica. Il calendario italiano proseguirà ora con il Trofeo Matteotti il 1° agosto, con il GP Industria e Commercio a Carnago il 5, con il GP Camaiore il 7 e con il Trittico Lombardo dal 17 al 19.

Marco Salonna

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI CHAMPS-ÉLYSÉES

luglio 26, 2010 by Redazione  
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Torna la rubrica giornaliera che ci aveva accompagnato durante il Giro d’Italia, caratterizzata dagli stessi appuntamenti: la rassegna stampa, i pareri dei tifosi, lo spazio umoristico, le previsioni meteo, gli strafalcioni dei telecronisti. In aggiunta la presentazione della tappa del giorno dopo e, in occasione delle frazioni di montagna, il commento tecnico di un ex professionista di “lusso”, che proprio sulle strade di Francia ci offrì un successo particolarmente “palpitante”

Foto copertina: cala il tramonto sugli Champs-Élysées e sulla 97a edizione del Tour de France (redcarpetweddings.files.wordpress.com)

PROCESSO ALLA TAPPA
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Gibosimoni: Pochi commenti, classicissima passerella finale sugli Champs Elyses per la carovana, con arrivo in volata domato per la quinta volta da Palla di Cannone. L’unica considerazione da fare è proprio sulla maglia verde: se l’Inglese dell’Isola di Man si fosse svegliato prima, ora Petacchi la maglia verde la vedeva col lumicino.

Vedo23: Noterei la buona volonta di Hushovdt, ma la volata lanciata dalla Cervelo è stata troppo lenta! Questo credo abbia svantaggiato Petacchi, che per un attimo ha dovuto smettere di pedalare e per evitare Lancaster (credo) ha dovuto buttarsi tutto a sinistra. Un cambio di velocità così rapido è nettamente più nelle corde, attualmente, del giovane Cavendish rispetto al “vecchietto” Alejet, che nonostante tutto ha resistito bene e ha chiuso secondo conquistando una preziosissima maglia verde.

Hotdogbr: senza nulla togliere a Petacchi che è stato il più costante se Cavendish vince 11 tappe in due anni e non riesce a conquistare la maglia verde vuol dire che qualcosa nel sistema di punteggio non funziona

Jack.ciclista: Non ho i dati sottomano, ma se uno vince tante tappe e nelle altre sparisce dall’ordine di classifica non è detto che sia più forte di uno che ne vince “solo” un paio, ma, ad eccezione degli arrivi in salita, è regolarmente tra i primi 10/15 in ogni tappa.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

TOUR DE FRANCE, TOUR DU MONDE

Contador, così è più bello “Non ero al massimo”‎ (Gazzetta dello Sport)

Tour, trionfo Contador. A Cavendish l’ultima tappa (Corriere dello Sport – Stadio)

Andy Schleck: „Ich kann mir nichts vorwerfen“ (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Andy Schleck war der stärkste Fahrer der Tour (Tageblatt)

Mark of pride as Cavendish records his 14th Tour triumph (The Times)

Cavendish fails to go green despite glorious final day sprint (The Independent)

Cavendish wins final stage by stealth (The Daily Telegraph)

Un Contador bluffant (L’Equipe)

Contador scelle son troisième sacre sur le Tour (Le Monde)

Alberto III de Francia (AS)

Triplete de Contador en París (Marca)

Contador se corona en París (El Mundo Deportivo)

Contador remporte son 3e Tour (Le Soir)

Du sang, de la sueur et des larmes (La Dernière Heure/Les Sports)

‘Ik dacht dat alles voorbij was’ (De Standaard)

Petacchi vit un “rêve” (actu24.be)

Cavendish: “ Mon Tour avait mal débuté ” (Sud Presse)

Third Time Is a Relief as Contador Takes the Tour (The New York Times)

Alberto Contador wins third Tour de France in four years (USA Today)

Contador seals Tour victory as Armstrong waves goodbye (The Age)

Contador wins third Tour de France (Herald Sun)

Contador completes third Tour triumph (The Australian)

Lance’s black jersey stunt angers officials (The Daily Telegraph – Australia)

LA TAPPA CHE VERRA’
Prossimamente su questi schermi le anticipazioni sul Tour de France 2011, che scatterà sabato 2 luglio 2011 dalla Vandea.

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
De Stefano: “Francesco?” Risposta: “Sì” (ma a rispondere era Cassani)
De Luca: “Con le immagini siamo al suo prima vittoria al Tour”
De Luca: “L’astana non viene invitata al Tour de France causa…” (e qui si è fermato…. quale causa?)
De Luca: “Le Grand Bernard” (Le Grand Bornand)
Cassani: “Uno dei viali più famosi d’Italia” (si riferiva agli Champs-Élysées)
Pancani: “Volata o non si scappa?” (embè?)

E siccome ne sentivamo la mancanza, qualche perla sgarbozziana dal Brixia Tour
“Danielo Pietropolli”
“Fabio Taborri” (Taborre)

ARCHIVIO ALMANACCO
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IL TOUR E’ DI CONTADOR, PETACCHI MAGLIA VERDE

luglio 25, 2010 by Redazione  
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Mark Cavendish conquista il quinto successo di tappa in questo Tour sui Campi Elisi parigini, ma non basta per sfilare ad Alessandro Petacchi, 2°, la maglia verde. Nessuna difficoltà in quest’ultima frazione per Alberto Contador, dopo i brividi della cronometro di ieri: per l’iberico è il terzo Tour de France in carriera, e il quinto Grande Giro.

Foto copertina: Alberto Contador impegnato sul circuito dei Campi Elisi (foto AFP)

Si è chiuso con la pronosticabile vittoria sui Campi Elisi di Mark Cavendish il terzo Tour di Alberto Contador, forse non il più sofferto (i brividi della cronometro finale di Angouleme dell’edizione 2007 restano probabilmente ineguagliati), di sicuro il più contestato. Una Grande Boucle in cui alla fine a separare lo spagnolo e Andy Schleck, degno anche se non sempre impavido avversario, sono stati proprio i 39’’ del salto di catena occorso al lussemburghese sul Port de Balès, coincidenza che non farà altro che rinfocolare le polemiche sulla condotta del madrileno nella circostanza.
Scacciati i fantasmi della prima parte della crono di Pauillac, in cui Schleck si era virtualmente portato ad appena 2’’ in classifica generale, più per le difficoltà anche fisiche dello spagnolo che per un reale exploit del lussemburghese, Contador ha comunque potuto godersi oggi una giornata di meritata passerella e relativo relax, scortato da una Astana rivelatasi alla fine nel complesso la squadra più forte di questo Tour, al di sopra anche della tanto temuta Radioshack. L’iberico e coloro che in queste tre settimane hanno vanamente tentato di negargli il tris, dopo il successo un po’ in tono minore (a causa del caso Rasmussen) del 2007 e la ben più agevole affermazione di dodici mesi fa, hanno lasciato il palcoscenico alle squadre degli sprinter, come sempre implacabili nel neutralizzare ogni tentativo sul circuito che ha chiuso la Grande Boucle. Sono stati soprattutto gli uomini HTC, come quasi sempre avviene, ad adoperarsi per tenere cucita la corsa, in una giornata in cui scatti e contro scatti si sono susseguiti per tutti gli ultimi 50 km, finendo in tal modo per precludere a Hushovd e Cavendish la possibilità di accorciare le distanze da Petacchi nella classifica a punti con i due traguardi volanti.
Ripreso Barredo, autore di una vana sparata a 2 km e mezzo dalla linea bianca, l’epilogo è stato il più facilmente preventivabile: grande bagarre per guadagnare la testa nel finale, Hushovd che lancia lo sprint al comando, Cavendish che lo passa a tripla velocità sulla destra, andandosi a prendere il traguardo di tappa, e Petacchi che lo sfila sulla sinistra, cogliendo un 2° posto meno amaro del solito, poiché porta in dote la maglia verde. Un risultato che proietta ulteriormente Petacchi nella storia del ciclismo italiano, essendo lo spezzino soltanto il secondo azzurro ad imporsi in questa classifica, 42 anni dopo Franco Bitossi.
Detto poi ampiamente nei giorni scorsi della lotta per la maglia gialla, e non detto dell’inesistente battaglia per la maglia bianca (Schleck nettamente davanti a Gesink, che poteva a sua volta gestire un ampio margine su Kreuziger), è giusto ricordare anche la maglia a pois di Anthony Charteau, 31enne francese dalla Bbox. Una maglia che ancora una volta non ha certamente premiato il miglior scalatore del Tour, con Schleck e Contador soltanto 3° e 4° (d’altro canto, neppure Pantani e Sastre, ultimi due scalatori puri a trionfare alla Grande Boucle, si imposero in questa classifica in occasione dei rispettivi trionfi), ma che è andata perlomeno al corridore che più di ogni altro ha lottato per conquistarla, andando ripetutamente in fuga e sprintando su ogni cavalcavia.
In generale, si può dire che l’ultima giornata ha aggiunto pressoché niente a ciò che questo Tour aveva già detto nei giorni precedenti, lasciando inalterati i bilanci e le sentenze suggerite da queste tre settimane di gara. Bilanci che parlano di uno Schleck in netta crescita, cui è mancata solo un po’ di attenzione nel cambiare rapporto e il coraggio necessario a sfruttare al meglio le opportunità presentatesi in queste tre settimane. Di un Mark Cavendish che, superate le difficoltà iniziali, ha confermato di essere su un altro pianeta rispetto a qualunque altro sprinter del globo, e candidandosi così prepotentemente al ruolo di favorito per il Mondiale australiano, malgrado il finale in lieve pendenza. Di un ciclismo italiano non in strepitosa salute per quel che concerne le corse di tre settimane (e, alla luce dei risultati delle classiche primaverili, il discorso potrebbe forse essere esteso), in attesa di verificare alla Vuelta la crescita di Nibali e – dall’anno prossimo – quelle di Riccò di tornare ai livelli pre-scandalo. Di uno spettacolo che tutto sommato ha latitato, malgrado un percorso più movimentato ed impegnativo rispetto agli anni passati. Soprattutto, però, questi 21 giorni di corsa hanno ribadito ciò che il Tour 2007 aveva lasciato presagire per gli anni futuri, che il Giro e la Vuelta 2008 avevano fatto ampiamente presumere, e che il Tour 2009 aveva provveduto a certificare: su tre settimane, ora come ora, Alberto Contador è decisamente il numero 1.

Matteo Novarini

TOUR DE FRANCE 1998: UNA VITTORIA “TRÈS BEILLE”

luglio 25, 2010 by Redazione  
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Tutti pensano al Tour del 1998 come a quello dell’impresa di Pantani a Les Deux Alpi, ai quasi nove minuti che il “Pirata” affibbiò a Ullrich tra Galibier e salita finale… e tutti si dimenticano che non avremmo assistito a questo strepitoso finale se, cinque giorni prima, non ci fosse stato il successo a Plateau de Beille. Quel giorno lo scalatore romagnolo dimostrò prima a sè stesso e poi a tutti gli appassionati che il Tour era alla sua portata, a dispetto di un percorso molto penalizzante e del passivo accusato nella lunga crono di Corrèze.

Fotocopertina: alla fine di quel Tour Pantani potè esibire le due prestigiose maglie conquistate nella medesima stagione: è stata l’ultima doppietta Giro-Tour della storia del ciclismo (www.triamax.com)

Se ad un appassionato di ciclismo fosse chiesto, a bruciapelo: “Qual è stata – delle tappe vinte da Pantani al Tour de France – quella che ti ha entusiasmato di più?”, siamo certi che il risultato indicherebbe al primo posto – e con largo margine – quella di Les Deus Alpes.
E sarebbe difficile dargli torto, poiché quel 27 luglio del 1998 è scolpito nella memoria di ogni sportivo. L’attacco del Pirata sul Galibier, la fuga solitaria e la conquista della maglia gialla conservano, a distanza di dodici anni, una tale suggestione che le altre sei vittorie di tappa ottenute in carriera alla Grande Boucle cedono il passo a fronte di quella memorabile impresa. Quest’ultima, infatti, sembra avere quasi attenuato il ricordo dell’altra vittoria in salita che, nel Tour del ‘98, costituì il primo passo verso il trionfo finale.
Fu a Plateau de Beille, infatti, che Pantani capì che ce la poteva fare e gli osservatori più scettici si dovettero ricredere, dopo una prima parte di Tour che non lasciava spazio a troppi entusiasmi.
Specie dopo la batosta rimediata da Ullrich nella tappa a cronometro di Corrèze e la prospettiva di un’ulteriore, difficile prova contro il tempo di oltre 52 chilometri al penultimo giorno di corsa.
L’entourage di Pantani e lo stesso corridore apparentemente non alimentavano troppe speranze di vittoria finale in un Tour che prevedeva due soli arrivi in salita e ben 115 chilometri a cronometro.
Già nella prima tappa pirenaica, la classica Pau-Luchon, Pantani aveva dato un segnale significativo, nonostante il tempo piovoso, il freddo e un problema gastrico.
Quello scatto perentorio nella nebbia del Peyresourde, ultimo colle di giornata (“Sembrava un proiettile”, dirà Di Grande) e il secondo posto all’arrivo, alle spalle di Massi, lasciavano ben sperare per il futuro, assai più della manciata di secondi rosicchiata al tedesco della Telekom, dal quale aveva un ritardo di 4’ e 41’’.
Però l’indomani ci sarebbe stato l’inedito arrivo in salita ai 1747 metri di Plateau de Beille, dopo una cavalcata pirenaica di 170 Km con il Mentè, il Portet d’Aspet, il Core e il Col de Port: tre colli di prima categoria, uno di seconda e l’Hors Categorie della salita finale per saggiare le effettive condizioni del vincitore dell’ultimo Giro d’Italia.

Quel mercoledì 22 luglio, baciata dal sole e dal caldo, la corsa vera comincia sul Core, dopo l’omaggio dei corridori a Fabio Casartelli salendo verso il Portet d’Aspet.
E’ sul terzo colle di giornata, infatti, che prendono il largo l’elvetico Roland Meier e lo spagnolo Gomez.
L’intesa tra i due funziona, tant’è che l’iberico aspetta il compagno di fuga dopo una caduta di quest’ultimo in discesa.
Frattanto si ritira Olano e la squadra della maglia gialla fa l’andatura del gruppo.
Meier, però, è in grande spolvero: lascia il compagno di fuga e scala il Col de Port con un vantaggio di quattro minuti sul gruppo. Avrebbe dovuto aiutare Casagrande, ma il ritiro di quest’ultimo gli fornisce l’opportunità di mettersi in mostra.
In classifica generale è diciassettesimo, a 5’ e 32” dalla maglia gialla e con quel vantaggio si rimette in gioco per i piani alti della classifica.
Quello che accade in testa al gruppo lascia tuttavia un po’ perplessi. E’ la Telekom, ovviamente, a farsi carico dell’inseguimento, ma più di un corridore della Mercatone Uno collabora con la squadra della maglia gialla.
Martinelli spiega il senso di quella presenza dei suoi uomini in testa al plotone: Pantani pensa alla vittoria di tappa e, pertanto, è necessario che il vantaggio di Meier sia contenuto.
Lo svizzero va forte e ai piedi dell’ultima salita conserva un vantaggio superiore ai tre minuti.
All’inizio dell’ascesa Ullrich fora: scatta lo spagnolo Beltran e lo farebbe anche Pantani – fino a quel momento nascosto nella pancia del gruppo – se Roberto Conti non lo avvisasse che la maglia gialla è momentaneamente appiedata, consigliandolo di non attaccare – per ragioni di fair play –prima del rientro in gruppo del tedesco. Il quale rientra nel plotone scalando posizioni su posizioni con una foga che appare eccessiva, mettendo alla frusta i suoi uomini.

Mancano ancora tredici chilometri al traguardo e Pantani decide che è il momento di passare all’azione. Mani basse sul manubrio, si alza sui pedali e scatta deciso. Il giorno prima, sul Peyresourde, aveva tenuto la bandana sulla testa. Oggi è a testa scoperta, senza occhiali ed è il segnale che intende fare sul serio.
Il primo allungo, però, non sembra decisivo perché Ullrich, con Jalabert alla ruota, pare avere energie sufficienti per riportarsi sotto o, almeno questa è l’impressione.
Ma quando il Pirata riparte, Ullrich si pianta.
Non ha compagni di squadra in grado di aiutarlo, neppure Bjarne Riis, ed è visibilmente in difficoltà.
Se non fosse per Piepoli, che a un certo punto guida il gruppo all’inseguimento del fuggitivo, dovrebbe fare tutto da solo. Il pugliese, però, è richiamato all’ordine dal suo d.s.: non è bello a vedersi che un italiano s’impegni per riacciuffare un connazionale!
Marco aumenta il vantaggio, ha nel mirino Meier e, quando mancano sei chilometri alla vetta, lo supera.
E’ a questo punto che il Tour dello scalatore di Cesenatico cambia dimensione: se, fino al giorno prima, non era lecito sperare in una lotta per il primato in classifica, quello scatto in salita apre nuovi scenari.
E’ un Pantani che riaccende il Tour, che emoziona, che fa sognare.
Forse non è ancora il Pantani del Giro d’Italia, ma mentre sale verso Plateau de Beille tutti lo pensano: il romagnolo non può accontentarsi di una vittoria di tappa, può puntare alla maglia gialla.
Alle sue spalle Meier è caparbio e resiste al ritorno del gruppetto dei migliori, composto da Ullrich, Julich, Escartin, Boogerd, Casero e Piepoli.
Ma la loro è una rincorsa vana perché Pantani vola ed esalta i suoi tifosi e quelli di mezza Europa che lo abbraccerebbero, se solo potessero.

Arriva a braccia alzate, il Pirata, cogliendo la sua quinta vittoria di tappa al Tour: la seconda sui Pirenei, dopo quella di Guzet- Neige di quattro anni prima.
Meier ha la forza di arrivare secondo, a 1’ 23”, e precede di poco il drappello degli uomini di classifica dai quali, nel finale, si è staccato Ullrich, che sul traguardo concede altri sette secondi ai suoi avversari.
Pantani rifila 1’40” al tedesco, che nel finale è apparso in affanno: è nervoso perché ha capito di essere vulnerabile e neppure partecipa alla conferenza stampa, ”fuggendo” in elicottero verso l’albergo.

Marco Pantani taglia a braccia levate il traguardo di Plateau de Beille (www.clubmagicopantanicesenatico.it)

Marco Pantani taglia a braccia levate il traguardo di Plateau de Beille (www.clubmagicopantanicesenatico.it)

Marco è l’eroe del giorno, conteso dai giornalisti e inondato dai complimenti di Merckx, Hinault e Indurain. Confessa di non avere dato fondo a tutte le energie e, per la prima volta, ammette che può lottare per la maglia gialla: è terzo nella generale, a 3’01”, e ci sono ancora 167 chilometri in salita da affrontare.
Se avesse ancora dei dubbi, questi svaniscono nel dopo corsa, quando gli fanno vedere le immagini in bianco e nero della vittoria di Luciano Pezzi ad Ax-les-Thermes, al Tour del 55.
Si commuove, il Pirata, e capisce che a quell’uomo che non c’è più non può dedicargli solo quel successo parziale.
E’ ritornato il ciclismo vero lassù a Plateau de Beille, inondata di sole.
L’impresa di Pantani ha fatto dimenticare per un giorno lo scandalo Festina, l’inchiesta sul doping e le perquisizioni della Gendarmerie.
Ha fatto dimenticare la sconfitta ai mondiali di calcio degli Azzurri e i tricolori possono essere sventolati con orgoglio..
D’altra parte – ma allora non lo si sapeva ancora – chi vince a Plateau de Beille vince il Tour perché Marco Pantani avrebbe inaugurato, con quell’assolo, una tradizione che dopo di lui avrebbe visto trionfare Armstrong (nel 2002 e 2004) e Contador (nel 2007).
Fu più di una semplice vittoria di tappa, quindi, ma un vero e proprio lasciapassare per la conquista della maglia gialla e della vittoria finale.
Fu anche l’ultimo successo ottenuto da Pantani sui Pirenei: anche per questo non dimenticheremo facilmente quel pomeriggio di luglio.

Mario Silvano

UN POZZO PIU’ VIVO CHE MAI

luglio 25, 2010 by Redazione  
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Si sapeva che era lui il naturale favorito della frazione regiona del Brixia Tour, ma non si pensava che potesse “maltrattare” gli avversari come ha fatto salendo verso Passo Maniva. Con una pedalata che ha anche fatto rimpiangere la mancanza di Marco Pantani, Pozzovivo ha raggiunto il traguardo con un vantaggio che rasentava il minuto sui più diretti sfidanti: la corsa è sua, oggi la tappa di Orzinuovi disegnata a favore dei velocisti sarà soltanto una formalità.

Pozzovivo-show nella 4a tappa del Brixia Tour che si concludeva ai 1900 del Passo Maniva dopo 158,5 km, gli ultimi 10 dei quali tutti in salita con una pendenza che sfiora il 10%. Lo scalatore lucano della CSF non si è limitato a difendere il primato in classifica ma ha annichilito gli avversari scattando sulle prime rampe dell’ascesa conclusiva e bissando il successo di Cima Poffe, mentre alle sue spalle Morris Possoni (Sky) e Daniel Martin (Garmin) hanno conquistato gli altri due posti del podio.
La tappa partita da Concesio è stata caratterizzata da numerosi scatti in avvio con Giovanni Visconti (ISD) tra i più attivi; il campione italiano ha però successivamente abbandonato la corsa mentre a prendere il largo al km 16 sono stati Sergio Laganà (De Rosa), l’olandese Johnny Hoogerland (Vacansoleil) – già in evidenza alla Vuelta 2009 – il campione nazionale australiano Travis Meyer (Garmin), il colombiano Edwin Carvajal (Miche) e lo spagnolo Angel Madrazo (Caisse d’Epargne), visto all’attacco anche nella frazione di Pisogne. Il gruppo, guidato dalla CSF, non ha lasciato scampo ai battistrada, ripresi a 17 km dall’arrivo, e non appena la strada ha cominciato a salire Domenico Pozzovivo ha lanciato il suo attacco involandosi verso il successo: impressionante la facilità di pedalata del lucano che, fatte le debite proporzioni, ha ricordato quella di Marco Pantani. Alle sue spalle gli altri non hanno potuto far altro che lottare per il secondo posto. All’inseguimento di Pozzovivo si è formato un quartetto con Morris Possoni (Sky), Daniel Martin (Garmin), uno strepitoso Diego Ulissi (Lampre) con indosso la maglia bianca di miglior giovane e mai così a suo agio in passato nelle lunghe salite e quindi Damiano Caruso (De Rosa), un altro tra i giovani più promettenti del nostro ciclismo. Più indietro un altro gruppetto con, tra gli altri, Matteo Carrara (Vacansoleil), Francesco Masciarelli (Acqua & Sapone), il 2° di Cima Poffe Pasquale Muto (Miche) e il 4° della generale Marco Marzano (Lampre), mentre hanno subito alzato bandiera bianca il polacco Huzarski (ISD) e Fabio Taborre (Androni) che alla partenza occupavano rispettivamente la 2a e la 5a posizione in classifica.
Al traguardo Pozzovivo pur rialzandosi nel finale ha chiuso con 53” su Martin, 54″ su Possoni, 1′05” su Ulissi, 1′23” su Damiano Caruso, 2′04” su Niemec (Miche), 2′10” su Muto, 2′15” su un positivo Chiarini (De Rosa) e 2′20” su Marzano e Carrara. In classifica generale Possoni, ragazzo indubbiamente dotato quando la strada sale ma al di sotto delle attese finora nella sua carriera da pro, balza al 2° posto a 1′50” da Pozzovivo, seguito da Martin 3° a 2′39”, da Ulissi 4° a 3′06” e da Huzarski, scivolato in 5a piazza a 3′36”. Salvo impensabili sconvolgimenti sarà questa la classifica finale del Brixia Tour che si conclude oggi con una frazione di 179,5 km da Chiari a Orzinuovi che vedrà in scena i velocisti.

Marco Salonna

24-07-2010

luglio 25, 2010 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Lo svizzero Fabian Cancellara (Team Saxo Bank) si è imposto nella diciannovesima tappa, cronometro Bordeaux – Pauillac, percorrendo 52 Km in 1h00′56″, alla media di 51,203 Km/h. Ha preceduto di 17″ e 1′48″ i tedeschi Martin e Grabsch. Miglior italiano Daniel Oss (Liquigas-Doimo), 45° a 6′20″. Contador 35° a 5′43″, Andy Schleck 44° a 6′14″, Armstrong 67° a 7′05″, Basso 145° a 9′51″, Cunego 162° a 10′40″
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Astana) conserva la maglia gialla, con 39″ sul lussemburghese Andy Schleck e 2′01″ sul russo Menchov. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini), 29° a 56′53″.
Armstrong 23° a 39′20″, Basso 32° a 59′33″

BRIXIA TOUR

L’italiano Domenico Pozzovivo (Colnago-CSF Inox) si è imposto nella quarta tappa, Concesio – Passo Maniva, percorrendo 158,5 Km in 4h07′57″, alla media di 38,354 Km/h. Ha preceduto di 53″ l’irlandese Martin e di 54″ l’italiano Morris Possoni (Sky Professional Cycling Team). Pozzovivo conserva la testa della corsa, con 1′50″ su Possoni e 2′39″ su Martin.

TOUR DE WALLONIE

L’italiano Danilo Napolitano (Team Katusha) si è imposto nella prima tappa, Mouscron – Lessines, percorrendo 184,4 Km in 4h28′33″, alla media di 41,199 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Weylandt e il neozelandese Henderson. La prima classifica vede Napolitano in testa con 2″ e 4″ sui belgi Weylandt e Van Vooren.

TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)
Il russo Boris Shpilevskiy (Russian Federation) si è imposto anche nell’ottava tappa, Qilian – Qingshizui, percorrendo 150,4 Km in 3h21′51″, alla media di 44,706 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’iraniano Sohrabi e il kazako Iglinskiy. Miglior italiano Pier Paolo De Negri (ISD – Neri), 5°. Davide Frattini (Team Type 1), 7°, Salvatore Mancuso (ISD – Neri), 105° a 13′.
L’iraniano Hossein Askari (Tabriz Petrochemical Cycling Team) conserva la testa della corsa con 44″ sul croato Rogina e 1′24″ sullo sloveno Mahoric. Miglior italiano Frattini, 48° a 38′49″. De Negri 83° a 1h05′29″, Mancuso 87° a 1h07′15″.

TOUR OF SZEKLERLAND (Romania)
L’ucraino Oleksandr Sheydyk (ISD Continental Team) si è imposto nella terza tappa, circuito di Miercurea Ciuc. Ha preceduto allo sprint il colombiano Pedraza Morales e il bulgaro Evgeni Gerganov (Hemus 1896 – Vivelo). Miglior italiano Bruno Rizzi (Tusnad Cycling Team), 7°. Gerganov è il nuovo leader della classifica, con 6″ su Pedraza Morales e 19″ su Rizzi.

KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
Il francese Thomas Vaubourzeix si è imposto nella prima tappa, Calanhel – Plouray, percorrendo 167,5 Km in 3h52′43″, alla media di 43,185 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Ronning Vinther e il francese David.
In gara gli italiani Alessio Signego e Vincenzo Garofolo, entrambi del Team Nippo, piazzatisi rispettivamente 30° (a 2″) e 94° (sempre a 2″).

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PAUILLAC

luglio 25, 2010 by Redazione  
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Torna la rubrica giornaliera che ci aveva accompagnato durante il Giro d’Italia, caratterizzata dagli stessi appuntamenti: la rassegna stampa, i pareri dei tifosi, lo spazio umoristico, le previsioni meteo, gli strafalcioni dei telecronisti. In aggiunta la presentazione della tappa del giorno dopo e, in occasione delle frazioni di montagna, il commento tecnico di un ex professionista di “lusso”, che proprio sulle strade di Francia ci offrì un successo particolarmente “palpitante”

Foto copertina: Pauillac, lo Chateau Latour circondato dai vigneti del Médoc (www.jiuq.com)

PROCESSO ALLA TAPPA
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Pronostico: quanto guadagnerà Contador su Schleck?

Vedo23: Credo non più di un minuto. Sempre che Andy si impegni a tutta e non si controlli per evitare problemi curando solo eventuali rimonte dai corridori che lo seguono in classifica.
Chissà cosa combinerà Cancellara, dopo oltre due settimane anonime (anche la tirata di ieri è stata molto corta e non molto forte… Tutt’altra storia rispetto a qualche tempo fa!!)

Hotdogbr: io al posto di Contador sarei ben contento di perdere meno di 8”, non sono affatto sicuro neppure che ne guadagni 32, vale a dire quelli sufficienti per far sì che il distacco finale su A.Schleck sia superiore a quello guadagnato sul Port de Balès

Vedo23: In effetti un Contador così così, in un anno in cui a crono non ha fatto vedere niente… Però ho l’enorme vantaggio di partire dopo Andy: se fossero rimasti con 8 secondi per il lussemburghese sarei quasi corso a scommettere sulla sua vittoria finale al Tour.
Così è durissima…
Anche per la vittoria di tappa è un bel mistero. Di grandi specialisti in super-forma non ce ne sono. Bisogna verificare i soliti Cancellara, Martin, Leiphaimer ecc quanto hanno speso nelle tre settimane.
Malori, che ha lavorato un po’ anche oggi (non ho però visto bene per quanto), chiudendo nei 15 farebbe una buona prova credo. Molto buona nei 10.

Salitepuntocià: penosa la grafica della tv francese, al 18km contador passa, senza nessuna grafica cronometrica,roba da anni 50,e senza nessun riferimento su sleck.
Contador rischia: non penso giochi sul tempo di sleck, a crono non si fanno tattiche

Lancestrong: per me è stata una cronometro molto ma molto strana…sarà stato il vento? bah…come mai menchov è andato così forte allora?
contador a 25 anni è passato da essere il fenomeno dei fenomeni a crono ad un pivello che si becca 5 minuti da cancellara….mah?

Ceregala: A me pare semplicemente che Contador sia arrivato a questo Tour con una condizione mediocre.
Oggi non era lui, pedalava davvero male muovendosi continuamente sulla sella e con le spalle.
Diciamo che solo grazie ai percorsi e soprattutto allo scarso coraggio (e livello) degli avversari Contador si è aggiudicato anche questo Tour.
Probabilmente è normale comunque, ad appena 27 anni ha già conquistato 3 Tour (sarebbero 4, ma nel 2008 si è dovuto “accontentare” del Giro).
Forse non ha la fame di qualche anno fa, non deve dimostrare più nulla e quei 4/5 milioni di ingaggio non aiutano!
In ogni caso per giudicare Contador abbiamo ancora molti anni davanti, almeno altri 6 o 7 a grandissimi livelli. Potenzialmente potrebbe diventare uno degli eroi di questo sport. Vedremo..

Vedo23: Non è detto!! Ha iniziato presto e ha vinto presto. Per me è già entrato in fase calante: s’è troppo mondanizzato, troppi spot.. Come previsto oggi nella crono è andato male, molto male. Peccato che Andy sia calato nella seconda metà, altrimenti il colpaccio poteva starci.
Farei notare come se fossero rimasti a distacchi invertiti e con Andy a poter gestire i riferimenti questo Tour sarebbe finito diversamente. E non parlo solo dei 40 secondi persi con la catena: bastava qualche secondino prima di questa crono.
Onore al merito a Menchov, che zitto zitto è sempre lì!!
Cancellara bene ma non stratosferico come al solito, come dimostra il distacco esiguo su Martin. Poi solito colpo di fortuna nelle crono: chi parte presto è molto avvantaggiato. Ma cosa si può fare per arginare il vento? (magari percorsi “ad anello”, o comunque non tendenzialmente dritti in una direzione, di modo che se cresce il vento più o meno si bilanciano i tratti a favore e contrari, limitando così i danni)

Hotdogbr: alla fine comunque Contador si è dimostrato superiore ad Andy Schleck a cronometro e uguale a lui in montagna quindi il suo successo è meritato al di là dei 39” presi sul Balès, non dimentichiamo che ne ha persi 20 per sfortuna nella tappa del pavè

Gibosimoni: Quoto, fa tutto parte del gioco, è il prezzo da pagare. D’altronde io la penso così:
“se uno scalatore (o un passista scalatore, uno scattista ecc) non riesce a guadagnare in salita il tempo necessario per rimanere in testa a cronometro contro il cronoman, questo significa che è stato inferiore.”
(Savoldelli su Simoni 2005 per i cronomen, ma anche Pantani su Tonkov o Sastre 2008 per gli scalatori)
E Schleck non ha certo guadagnato in salita rispetto a Contador, anzi ha perso qualcosina a conti completi (io ho escluso i 40 secondi, ma non è corretto dato che può succedere a tutti, anzi il salto di catena può essere anche errore umano nel cambio o nel deragliamento, senza scordarci dei 20 secondi di Arenberg).

Salitepuntocià: c’è da dire anche che contador pedalava male perchè scivolava sulla sella, ogni 8 pedalate, praticamente avra’ perso decimi di secondo ad ogni scivolata, che moltiplicati per 52 km secondo me fanno oltre un minuto. E’ un errore e allora è un errore il salto di catena di sleck quindi è meritato il tour anche se non ha affatto entusiasmato, ricordando il contador del giro.
Ricordo cmq che fignon al giro 84 stacco’ moser a selva ben prima degli ultimi 2km,sul pontives a 13 km dall’arrivo e aveva gia’ 30″ di vantaggio SALTO’ LA CATENA: e non è che appena raggiunto fignon. moser si fermo’, quindi il salto di catena fa parte del gioco

Hotdogbr: peraltro ieri c’era vento contrario e questo ha penalizzato di sicuro più Contador che pesa 5 kg in meno rispetto ad A.Schleck, basti pensare che uno come Gadret che non è un cronoman ma che lottava per una buona posizione in classifica è arrivato ultimo

Vedo23: In realtà il vento contrario dovrebbe favorire gli scalatori…
Gadret non è quello del Giro, e s’è visto eccome!

Salitepuntocià: non penso, io peso poco piu di 40 kg e quando c’è vento contro delle volte non riesco a camminare, mi spazza come un fuscello, il contrario col vento a favore, devo frenare!!!

Hotdogbr: beh oddio secondo le leggi della fisica è più facile spostare una cosa leggera che una pesante e in questo caso è più facile spostare all’indietro Contador o Gadret piuttosto che A.Schleck, poi il francese non sarà stato al livello del Giro ma comunque in montagna era sempre tra i primi 20

Vedo23: L’idea non è solo mia, ma è stata espressa anche da Riccardo Magrini. In effetti il vento è una variabile “d’ostacolo”, proprio come – sempre secondo le leggi della fisica – la gravità in salita. Son più avvantaggiati gli scalatori nel senso che i cronomen con il vento perdono l’elevata resa della loro pedalata, della loro posizione areodinamica ecc, mentre gli “scalatori” devono fare uno sforzo ad una velocità un po’ inferiore e quindi più vicina alle loro caratteristiche.
Poi certo, chi è più leggero tende ad essere più spostato.

PS: ma come fa a pesare poco più di 40Kg salitepuntocià’?!?!?!

Gibosimoni: Certo!! Stiamo parlando di corpi di 60/70 Kg, non una foglia ed un sasso: allora sì, la prima verrebbe mandata indietro. Invece uno sverzellino come Gadret dovrebbe penetrare bene nel vento, infilarsi in una corrente, svicolare fra le folate, mentre un armadio si becca il vento in faccia che lo contrae, lo fossilizza.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

TOUR DE FRANCE, TOUR DU MONDE

Il gran finale di Cancellara “Oggi mi scolo una bottiglia”‎ (Gazzetta dello Sport)

A Cancellara la cronometro, Contador resta leader (Corriere dello Sport – Stadio)

Finale der Tour: Andy Schleck in Weiß (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Contador vor Tour-Gesamterfolg – Cancellara siegt (Tageblatt)

Contador stands on the verge of Tour victory (The Times)

Shaky Contador hangs on for third Tour (The Independent)

Contador sets up hat-trick
(The Daily Telegraph)

«Une victoire sur la défensive» (L’Equipe)

Au bout du suspense, Contador domine Schleck (Le Monde)

Contador: “Por un momento vi la carrera perdida” (AS)

Contador: “He sufrido muchísimo” (Marca)

Contador sentencia el Tour (El Mundo Deportivo)

Sauf accident, Contador va gagner son 3e Tour (Le Soir)

L’étape pour Cancellara, le Tour pour Contador! (La Dernière Heure/Les Sports)

Cancellara wint tijdrit, Contador de Tour, Van Den Broeck vijfde (De Standaard)

Contador vers une 3ème victoire? (actu24.be)

Cancellara gagne l’étape, Contador conforte son maillot jaune (Sud Presse)

Schleck: ‘Ik win volgend jaar de Tour’ (Het Nieuwsblad)

Contador Pedals Closer to Winning His Third Tour (The New York Times)

Alberto Contador holds Tour de France lead with one stage left (USA Today)

Contador one stage away from title (The Age)

Contador poised for Tour triumph (Herald Sun)

Contador keeps Schleck at bay (The Australian)

Contador virtually seals third win (The Daily Telegraph – Australia)

LA TAPPA CHE VERRA’
Il Tour si conclude nella maniera più classica, secondo un copione che è mantenuto quasi immutato da anni, sia nel tracciato di gara, sia nella modalità “da crociera” d’interpretare l’ultima tappa. Il primo atto è il lungo ma veloce trasferimento col TGV da Bordeaux all’hinterland parigino, dove la partenza dell’ultima frazione è ospitata da uno dei numerosi centri della cintura urbana della capitale. I primi chilometri sono tradizionalmente vallonati, scampoli di salite ricercati ai margini della vallata della Chevreuse, un tempo teatro degli ultimi sprint per i GPM. Attraversato il centro di Châtenay-Malabry, famoso perché vi si trovano i laboratori dell’AFLD (l’agenzia per la lotta contro il doping), presso i quali sono analizzati i campioni prelevati al Tour, si salutano anche le colline e si entra nella “Ville Lumière”, varcandone i confini subito dopo aver attraversato Issy-les-Moulineaux, il comune nel quale ha sede Amaury Sport Organisation (ASO), l’ente che organizza il Tour e altre importanti competizioni sportive, ciclistiche e non (ricordiamo la Parigi-Dakar, le maratone di Parigi e Barcellona, l’Open de France di golf e diverse competizioni equestri). Una decina di chilometri più avanti il gruppo sfilerà per la prima volta sotto il traguardo degli Champs-Élysées e si accingerà a compiere la prima tornata del classico circuito finale, anello di 6,5 Km che dovrà essere ripetuto 7 volte. Il tratto iniziale è in lievissima pendenza, procedendo in direzione dell’Arco di Trionfo e dell’Haut des Champs-Elysées, la “Cima Coppi” dell’avenue parigina, in vetta alla quale si disputeranno gli ultimi due traguardi volanti. Defraudati dagli abbuoni, oggi saranno validi per la classifica a punti, capeggiata da Alessandro Petacchi, ma che verrà decisa proprio da questa frazione. E lo stesso AleJet potrebbe essere il sesto italiano a sfrecciare a braccia levate sugli Champs-Élysées.

RADUNO DI PARTENZA: Parc des sports Langrenay, ore 14.30
VIA VOLANTE: ore 14.42, D 118 (Champlan)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Parigi / Haut des Champs-Eysées – 2° passaggio (Km 51,5), tra le 15.52 e le 15.59; Parigi / Haut des Champs-Eysées – 5° passaggio (Km 77,5), tra le 16.28 e le 16.38
ARRIVO: a Parigi, in Avenue des Champs-Élysées, tra le 17.02 e le 17.16
Siti dedicati: http://www.mairie-longjumeau.fr/Sport/Longjumeau-ville-depart-du-Tour-de-France

METEO TOUR
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Bordeaux – Pauillac

Longjumeau: previsioni non disponibili
Palaiseau (Km 14,5): cielo coperto, temperatura 18°C (percepiti 19°C), venti moderati da W (11 – 15 Km/h), umidità al 70%
Parigi – 1° passaggio (Km 50): cielo coperto, temperatura 18,3°C, venti moderati da W (12 – 15 Km/h), umidità al 67%
Parigi – arrivo : cielo coperto, temperatura 19,3°C, venti moderati da W (10 – 13 Km/h), umidità al 68%, possibilità di debolissime piogge (0,1 mm)

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Pancani: “Non è cambiata la classifica generale: sempre al comando Fabian Cancellara con 17’’ su Tony Martin”
Pancani: “1’37’’… quindi Contador sta andando più forte di Andy Schleck” (in quel momento il lussemburghese perdeva 1′17″)

ARCHIVIO ALMANACCO
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CONTADOR CONTRATTO SOFFRE ANDY ONDA ANOMALA; PER LA TAPPA, GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI

luglio 24, 2010 by Redazione  
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Le vent nous portera. Il vento che si alza a mezzogiorno spezza in due la prova odierna, schiaffeggiando i migliori della classifica con manate di minuti in faccia. Ne nasce una crono conclusiva in cui contrariamente alla tradizione gli specialisti puri (anche per questo anticipati dalla propria classifica fino alla partenza mattiniera) estromettono dalla top ten gli uomini di classifica. Forse le folate contrarie condizionano anche il duello tra i primi due, ben più tirato dell’immaginabile.

Foto copertina: Alberto Contador al momento della premiazione: la maglia gialla è ancora sua (foto Roberto Bettini)

“Je n’ai pas peur de la route”, non ho paura della strada, recita l’inizio della canzone “Le vent nous portera” dei Noir Desir, nati proprio a Bourdeaux. La paura oggi sarebbe stata l’avversaria vera di Alberto Contador, pressoché appaiato al rivale Andy Schleck ma chiamato a confermare – con tutto da perdere – un pronostico che lo predestinava come favorito nella sfida alle lancette.
“Infinité de destins / On en pose un et qu’est-ce qu’on en retient? / Le vent l’emportera / Pendant que la marée monte / Et que chacun refait ses comptes”. Infinità di destini: se ne perde uno e poi cosa ne rimane? Il vento lo porterà con sè, mentre la marea sale e ognuno rifà i propri conti. Già: la strada è infinità di destini, una foratura, una caduta, una ruota storta, un salto di catena. Quando si conta sui secondi la marea monta prima che si riesca a reagire, e affogare annaspando nelle proprie ansie è una questione di istanti.
Il Tour si era trascinato penosamente, anestetizzato per venti giorni, torpido e quasi insultante su e giù per i profili acuminati delle grandi montagne che non riuscivano a incidere che minime differenze nella classifica (tra i primi due, ma non solo: si pensi a un Menchov clamorosamente prossimo a rientrare in gioco, e forse perfino vincente senza le sceneggiate di Spa); ma nei 50km di una crono che pareva già scritta, la lotta si infiamma e veri brividi percorrono gli spettatori mentre uno sforzo infine davvero totalizzante sfigura i contendenti, che approdano all’arrivo stremati.
Il vento soffia dove vuole, e stavolta comincia a soffiare cattivo di petto ai ciclisti. Chi pedala lo sa bene, non esiste un nemico più crudele del vento, nemmeno un muro al venti per cento. Non c’è rapporto che tenga, c’è solo la resa: o si abbassa la velocità, o si cede – cedere decorosamente, questa è l’unica speranza contro il vento – oppure si muore.
Questo elemento renderà assai ardua ogni valutazione tecnica sulle prestazioni relative degli atleti, se non per quanto riguarda i primi dieci di tappa, partiti piuttosto presto (con l’eccezione parziale di un Wiggins, effettivamente parecchio penalizzato dal meteo come già nel prologo). Cancellara vince, ma deve strappare la vittoria per pochi secondi al giovane Tony Martin: troppo veemente l’avvio del tedesco, lo svizzero prevale più d’esperienza (nonché di tenuta, dote che matura con gli anni) proponendo un finale in bel crescendo, con un paio di km orari in più erogati nell’ultimo terzo della competizione. Poi, ma ben distanziati, una lista di discreti passisti con predilezione per il cronometro: l’ex iridato Grabsch, “maglia nera” che è ultimo, parte primo, e chiude terzo – alla faccia dei discorsi su energie e forze disponibili –, poi Konovalovas che conferma le sue qualità per la terza settimana, Zabriskie, Moerenhout (per lui imminente il ritiro), Kiryenka, forse l’unica mezza sorpresa, benché non si ignorasse certo il suo fondo, l’altro Rabobank Tjallingi (con Menchov undicesimo, una giornata di gloria per gli “olandesi” in arancione), la coppia Sky di Wiggins e Geraint Thomas. Wiggins è già a 3’30” da Cancellara e probabilmente la tara che potremmo applicare per ragionare sul confronto tra prestazioni con o senza vento si aggira intorno a questa cifra.
L’effetto vento può essere stimato in modo interessante anche in base ad un altro fattore: i corridori che correvano con le condizioni peggiori si sono trovati a crollare seccamente dopo il primo intertempo, nel quale pure si sarebbero difesi efficacemente: Wiggins era terzo, Manchov settimo, un inesausto Vinokourov (esausto però alla fine!) ancora decimo.

Queste le premesse al contorno per le sfide che davvero erano destinate ad animare questa giornata guardando alla classifica generale.
Della prima e sulla carta più interessante, è presto detto: Menchov realizza una prestazione superlativa: rifila due, tre, quattro minuti agli altri uomini di classifica, e in men che non si dica demolisce le speranze di un Samuel Sanchez, che pure nelle crono di terza settimana ha espresso in passato valori eccellenti, ma che oggi, pur essendo terzo tra gli uomini di classifica battuto solo dal russo e da Contador, regala una prova troppo “normale” per opporsi alla classe del russo. Le botte, d’altronde, non si sentono il giorno stesso, come già ci insegnò il caso di Evans, bensì nei successivi. Caduta o non caduta, comunque, con un Menchov così ci sarebbe stato poco da fare.
Molto più emozionante risulta invece il duello tra Contador e Andy Schleck: il lussemburghese parte a tutto gas, e al primo intertempo supera perfino Contador di 2”. Diciamo la verità: è pur sempre… un quarto!… del distacco che Andy dovrebbe recuperare, e una mossa che ricorda tanto quella di Di Luca al Giro 2009; ma la situazione per Contador è emotivamente molto critica. Il rivale a cui avrebbe dovuto infliggere già una ventina di secondi gli ha invece rosicchiato una parte del minimo margine. Oltre tutto Contador sembra in estrema difficoltà nel rapporto con la prova atletica: si muove molto in sella, sia ondeggiando ma sia, e soprattutto, scivolando avanti e indietro; cambia spesso lato della strada, torce il collo lateralmente. C’è chi ipotizza problemi con la taglia del mezzo, con la componentistica tecnica (il grip della sella), oppure una giornata negativa. Qualche commentatore tecnico azzarda perfino che Contador stia “correndo su Schleck”, basandosi sul tempo del rivale per andare con riserva e affondarlo nel finale; una tesi che però si scontra con la sofferenza dello spagnolo e soprattutto con l’ovvietà che per una strategia simile sarebbe stato d’uopo mettere in cascina al più presto almeno un’altra dozzina di secondi, prima di gestire.

In attesa delle interviste, immediate o posteriori, che ci consegneranno – speriamo – una spiegazione sui patimenti di Alberto, una prima plausibile risposta arriva dalla bilancia: Contador è l’atleta di gran lunga più leggero fino alla sua posizione di classifica, lo avvicinano a stento (comunque entrambi con 3kg di più) Popovych, che gli infligge 10”, e Chris Sorensen, che lo precede di meno di un minuto. In una situazione di vento molto significativo, questo dato è assai importante. Lo stile improntato al ritmo di Contador è penalizzato rispetto a quello di atleti più dediti alla potenza – si pensi al successo di Menchov – e oltre a ciò la mera inferiorità in termini di massa costituisce un bel limite in queste condizioni. Contador, tolto Menchov, è comunque il migliore tra gli uomini di classifica, il che – unito alle considerazioni precedenti – spinge a ridimensionare la portata della “debacle”, almeno rispetto alle aspettative, da parte dell’iberico. Osservando la classifica risulta abbastanza evidente un’altra conseguenza delle condizioni al contorno, siano esse la ventosità, o anche la più generale fatica di un Tour molto più caratterizzato dall’accumulo di tossine che quello 2009: la contrazione dei valori è fortissima, i distacchi sono ridotti in senso lato, tra chi fino a ieri era un protagonista; Van den Broeck, Horner o Luis Leon Sanchez restano intorno al minuto e mezzo da Contador, perfino un disastroso Gesink è a 2’, il solo peso piuma Joaquin Rodriguez va incontro a un crollo davvero verticale. Si potrebbe credere che il distacco ridotto sia dovuto solo alla prestazione in tono minore di Contador, ma che dire osservando lì intercalati atleti di ogni schiatta, da un Petacchi a un Sastre? Possibile dunque che il margine tra Contador e Schleck sia ridotto non per “sottrazione” o “addizione” di valori atletici, quanto per “compressione” delle differenze.
Ciò si sovrascrive naturalmente a un Contador che ha corso nei prodromi stagionali del Tour molto di più e molto meglio che non Schleck, il che in una fase di iperspecializzazione (si scorra la top ten e si rifletta sul tema… O magari si scorra la classifica ben più sotto per trovare i protagonisti di altre grandi corse a tappe e non) è indubbiamente un punto rilevantissimo. Pare inoltre di poter affermare che qualcosa sia mutato nella preparazione dello spagnolo, apparso più leggero, più reattivo, più esplosivo entro i 5-10’ (specie se fuori da un contesto di sforzo prolungato), ma genericamente meno potente; forse un lavoro mirato a rendere nelle classiche, dove è apparso ben più prestante che Andy, o anche pensato per reggere un Tour con molti dislivelli e incentrato sull’estenuazione.

Schleck è viceversa autore di una prestazione comunque sconvolgente, a prescindere dal fisiologico calo finale dopo una partenza allo sprint mirata a far pressione sul rivale. Anzi, si può dire che il calo sia stato, permettendoci un calembour senza malizia, “meno fisiologico” di quanto si potesse temere. Più in generale il cenno a Chris Sorensen di cui sopra ci porta a guardare la classifica per squadre, dominata da Saxo e HTC Columbia in modo devastante. In particolare la Saxo si segnala, ancor più che per il trionfo di Cancellara, per aver condotto il numero impressionante di cinque uomini nei primi trenta, ma – dato ancor più straniante – per aver tra questi cinque due scalatori come lo stesso Chris e il promettentissimo Fulgsang. Partiti, oltretutto, con vento già alto. Andy va dunque a iscrivere la propria performance in un panorama di squadra dai contorni nettissimi… anzi probabilmente la sua notevole prestazione non ha mutato proporzioni rispetto ai riferimenti interni alla squadra! A parte queste peculiarità, sarà da verificarsi se questa novità di un Andy cronoman, preannunciata ma solo come pura astrazione dal risibile titolo nazionale di specialità, troverà conferme in futuro, prefigurando così un’evoluzione atletica che a molti altri atleti amanti della salita ha portato solo disgrazie. Se però disgrazie non saranno per Andy, come gli auguriamo di cuore, lo saranno per i suoi rivali, destinati a dormire sonni meno tranquilli sui cuscini dei “minuti” affibbiabili in crono al giovane lussemburghese.

La “fine della storia” dirà di un Contador capace, a differenza di Schleck, di aumentare leggermente il livello dell’erogazione nel finale, dopo le difficoltà della fase centrale, e di guadagnare così 31” sul rivale. Visi e corpi tirati finalmente al limite dopo tanti giochetti restituiscono dignità a due duellanti che in molti – e spesso noi stessi – avrebbero voluto veder superati dalla maestà operaia di un Menchov, anche solo per punirli dei molti affronti inflitti all’epica e all’estetica del ciclismo a partire dal Ventoux 2009.
Rammarico umano per Samuel Sanchez, più conservativo del suo solito ma molto efficace e sempre particolarmente “resilient”, sovrastato solo da un Menchov come si è detto in giornata di grazia (e quanto valore assume quel Giro 2009 alla luce di una più credibile stima del peso di questo atleta). Kreuziger ancora una volta anonimo, Hejsedal che conferma come la Garmin sappia inventarsi sempre dal nulla qualcosa o qualcuno anche a fronte di raffiche di infortuni (crono mediocre, ma il crollo a picco dell’altrimenti bravissimo J. Rodriguez, scalatore purissimo vecchio stampo, lo aiuta).

Concludiamo con due note pesantemente negative, riferite a elementi più o meno estranei al dato sportivo: il primo è per la giornalista RAI addetta alle interviste, che avendo iniziato da giorni a tifare spudoratamente per il giovane Schleck cede letteralmente alle lacrime dopo la sconfitta del proprio pupillo (e fin qui, è un lato umano che si può anche benignamente tollerare), ma che – quel che sì è più grave – dedica tutte le proprie attenzioni al secondo arrivato e alle sue pene, ignorando del tutto quanto potesse riguardare emozioni, atti e imprese del (quasi) vincitore del Tour. Quando il versante umano comporta un danno professionale, forse è il caso di porvi una misura. La seconda nota, questa forse inerente anche al dato sportivo, riguarda gli organizzatori. Già in passato abbiamo avuto modo di segnalare gravi inesattezze nelle altimetrie dei finali di tappa, che potrebbero anche aver condizionato lo svolgimento di gara (o almeno talvolta così è perfino parso!). Quest’oggi viene proposta invece televisivamente – quindi a portata dei tecnici in ammiraglia, con possibili conseguenze sportive – una “misurazione” gps dei distacchi in tempo reale, proposti però come “classifica virtuale”. Non c’è bisogno di dire che il riscontro dell’occhio umano sui riferimenti stradali, ma perfino i rilevamenti ufficiali all’intertempo, hanno smentito questi dati per tutta la prima metà di gara. Una confusione davvero negativa, che tendeva – non sappiamo quanto in buona fede – a mostrare come ancor più serrata la lotta sul margine tra i due atleti. Una macchia non da poco che, non fosse stato Contador un atleta solido e ben pilotato, avrebbe potuto avere pesanti ricadute. Comunque, una scorrettezza verso il pubblico.

Gabriele Bugada

23-07-2010

luglio 24, 2010 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Il britannico Mark Cavendish (Team HTC – Columbia) si è imposto nella diciottesima tappa, Salies-de-Bearn – Bordeaux, percorrendo 198 Km in 4h37′09″, alla media di 42,865 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Dean e l’italiano Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini). Andy Schleck 52°, Contador 56°, Cunego 79°, Armstrong 104°, Basso 152° a 1′39″.
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Astana) conserva la maglia gialla, con 8″ sul lussemburghese Andy Schleck e 3′32″ sullo spagnolo Sánchez Gonzalez. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini), 29° a 51′56″.
Armstrong 23° a 37′58″, Basso 31° a 55′25″

BRIXIA TOUR

L’australiano Christopher Sutton (Sky Professional Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, circuito di Pisogne, percorrendo 154,4 Km in 3h29′25″, alla media di 44,237 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Roberto Ferrari (De Rosa – Stac Plastic) e il messicano Rubiano Chavez. L’italiano Domenico Pozzovivo (Colnago – CSF Inox) è conserva la testa della corsa, con 39″ sul polacco Huzarski e 50″ sull’italiano Morris Possoni (Sky Professional Cycling Team)

TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)
Il russo Boris Shpilevskiy (Russian Federation) si è imposto nella settima tappa, Xihaizhen – Mole (Qilian), percorrendo 123 Km in 3h02′01″, alla media di 40,545 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Stare e l’australiano Clarke. Miglior italiano Davide Frattini (Team Type 1), 16°. Pier Paolo De Negri (ISD – Neri), 62° a 1′35″, Salvatore Mancuso (ISD – Neri), 108° a 8′05″.
L’iraniano Hossein Askari (Tabriz Petrochemical Cycling Team) è il nuovo leader della corsa con 44″ sul croato Rogina e 1′25″ sullo statunitense Reijnen.

TOUR OF SZEKLERLAND (Romania)
Il tedesco Heinrich Berger si è imposto nella seconda tappa, Tusnad – Miercurea Ciuc. Ha preceduto allo sprint l’italiano Rino Zampilli (Hemus 1896 – Vivelo) e il bulgaro Gerganov. Il russo Vitaliy Popkov (ISD Continental Team) conserva la testa della classifica con 1″ su Gerganov e 7″ sul colombiano Pedraza Morales. Miglior italiano Bruno Rizzi (Tusnad Cycling Team), 5° a 17″.

POZZOVIVO GUADAGNA ANCORA

luglio 24, 2010 by Redazione  
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Non era una tappa adatta alle sue caratteristiche di scalatore, ma il leader della classifica è riuscito a guadagnare sui più diretti avversari anche sul traguardo di Pisogne, sfruttando il dentello che il tracciato proponeva a 2 Km dalla meta e che, di fatto, ha anche deciso la corsa, tagliando fuori una buona fetta di velocisti. Tra coloro che sono rimasti agganciati alla testa della corsa, alla fine l’ha spuntata l’australiano Sutton, regolando allo sprint Roberto Ferrari e il messicano Rubiano Chavez.

Foto copertina: la volata vincente di Sutton a Pisogne (foto Bettini)

Terzo successo stagionale per Chris Sutton in una combattuta terza tappa del Brixia Tour, 154 km da Pisogne a Pisogne con un circuito da affrontare 4 volte. Il 25enne australiano approdato quest’anno al Team Sky ha regolato allo sprint Roberto Ferrari (De Rosa) e il messicano Rubiano Chavez (Meridiana) mentre Domenico Pozzovivo rafforza il primato in classifica in attesa dell’arrivo in salita sul Passo Maniva che deciderà definitivamente questo Brixia Tour.
La frazione è vissuta su una lunga fuga di 7 corridori partita al km 22: Cristiano Benenati (De Rosa), Leonardo Pinizzotto (Miche), Davide Torosantucci e Davide D’Angelo (CDC-Cavaliere), l’australiano Cameron Wurf (Androni), lo spagnolo Angel Madrazo (Caisse d’Epargne) e il danese Martin Mortensen (Vacansoleil), ultimo ad arrendersi al ritorno del gruppo, che ha completato il ricongiungimento a 19 km dalla conclusione. Inizialmente faceva parte del gruppo dei fuggitivi anche il campione italiano Giovanni Visconti che, però, ha preferito rialzarsi e sono stati proprio i suoi compagni della ISD, che ha in Huzarski il secondo della classifica generale, a condurre l’inseguimento. La corsa si è accesa sull’ultimo passaggio sullo strappo di Pieve Vecchia, che terminava a 2 km dall’arrivo: prima Luca Paolini (Acqua & Sapone) – che, alla luce del suo 5° posto al traguardo, avrebbe forse fatto meglio ad attendere la volata – e poi Matteo Carrara (Vacansoleil) hanno tentato di andarsene ma senza esito. Così Chris Sutton ha regolato allo sprint un gruppo di 20 corridori, saltando nettamente negli ultimi 50 metri Roberto Ferrari che era stato il primo a lanciarsi. Terzo posto per Rubiano Chavez, 4° per il vincitore della tappa di Cesenatico al Giro Manuel Belletti (CSF) e 5° come detto per Paolini. Il leader della corsa Domenico Pozzovivo ha chiuso 17° guadagnando ulteriori 12” sugli avversari diretti Huzarski e Possoni e 20” su Marzano, penalizzato da una caduta a 6 km dall’arrivo.
Lo scalatore lucano ora conduce con 39” sul polacco della ISD, 50” sul bergamasco del Team Sky e 1′19” sul milanese della Lampre e non dovrebbe avere problemi a controllare la corsa nella frazione che porterà il gruppo da Concesio ai 1900 metri del Passo Maniva, tanto più che il percorso prima dell’impegnativa ascesa finale non prevede grandi difficoltà se non lo strappo di Passo Forcella da ripetere 5 volte.

Marco Salonna

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