COMMENTOUR DE SUISSE: CARO DAMIANO…

giugno 20, 2011 by Redazione  
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Alla conclusione di un Tour de Suisse decisamente da incorniciare per Damiano Cunego, al di là di quanto successo all’ultima tappa, trasformiamo il giornaliero commento alla tappa, in una lettera diretta al campione veronese

Foto copertina: per Damiano Cunego un podio che vale comunque oro (foto Bettini)

Sicuramente starai provando molto rammarico per quei maledetti quattro secondi. Ma nonostante tutto puoi ritenerti soddisfatto del tuo Giro di Svizzera, in cui sei stato in assoluto il migliore nelle tappe di montagna, escludendo la piccola debacle di Malbun. Hai regalato splendide emozioni ai tifosi italiani, che con grande entusiasmo hanno seguito il Tour de Suisse.

Dobbiamo dirti grazie, perchè siamo convinti che sei tornato ai tuoi più grandi livelli, il Damiano che lottava e vinceva il Giro d’Italia nel 2004, quello che ha trionfato ben tre al Lombardia e una volta all’Amstel Gold Race, tanto per citare i tuoi più importanti successi. Siamo tutti uniti perchè nonostante l’opaca cronometro, ci sentiamo molto ottimisti per il futuro, in particolare per il campionato italiano e per il Tour de France. E’ un segnale di forte ripresa che ci da molto piacere.

Lo sappiamo che le prove contro il tempo sono sempre state molto difficili per te, e sapevamo che uno specialista come Leipheimer è un osso duro. La cosa positiva è che ci abbiamo sperato fino all’ultimo metro che tu abbia potuto vincere il Giro di Svizzera, il che significa che hai sempre lottato, soffrendo molto, ma dando tutto ciò che avevi. E l’umiltà che ti caratterizza è un motivo in più per starti accanto durante ogni corsa a cui partecipi.

Non possiamo che farti un caloroso in bocca al lupo per le prossime gare, dove ci auguriamo che tu possa toglierti grandi soddisfazioni. E il tuo Tour de Suisse ce lo fa ben sperare.

Andrea Giorgini

COMMENTOUR DE SUISSE: PETER SAGAN, STORIA DI UN GIOVANE CAMPIONE

giugno 19, 2011 by Redazione  
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Ad un passo dal verdetto finale, la penultima tappa ha nuovamente proiettato agli onori della cronaca il giovane slovacco Peter Sagan, ragazzo d’oro della Liquigas che, anche quest’anno, è riuscito a mettere a segno importanti risultati, come il successo di ieri nella tappa in linea di Sciaffusa, frazione che ha dimostrato, invece, un ulteriore passaggio a vuoto da parte dei più attesi sprinter.

Foto copertina: l’incontenibile urlo di Sagan sul traguardo di Sciaffusa (foto Bettini)

La penultima giornata del 75mo Tour de Suisse ha consacrato il talento di Peter Sagan. Slovacco, nato a Zilina nel 1990 e fratello minore di Juraj (compagno di squadra nella Liquigas), è al secondo anno da professionista, ma in queste due stagioni si sta confermando uno dei migliori giovani a livello mondiale grazie ai successi ottenuti alla Parigi – Nizza, al Tour de Romandie, al Giro di Sardegna ed ora al Giro di Svizzera 2011. Prestazioni di alto livello, grazie alle due vittorie di tappa, a un secondo e un terzo posto che lo hanno consacrato re della speciale classifica a punti. Il successo di Peter oggi a Sciaffusa è arrivato grazie ad una grande potenza nell’attuare lo sprint, quando si è visto che nonostante l’essere chiuso da ben 4 avversari ha trovato il varco giusto per il sorpasso e l’aver tagliato il traguardo con una bicicletta di vantaggio.
Corridore completo, lo vedremo nei prossimi anni a lottare nelle classiche (aveva ammesso durante la presentazione del Team Liquigas – Cannondale il sogno di voler vincere la Parigi – Roubaix), ma è da inserire sicuramente tra i favoriti del Mondiale di settembre a Copenaghen, decisamente alla sua portata.

Non è stato un Tour de Suisse amico ai veri sprinter, con Cavendish e Boonen mai realmente presenti nelle volate di gruppo, annullati dalla bravura e dalla migliore di condizione di Goss, Hushovd, Swift, Bozic e ovviamente, Sagan. La condizione dei due “sconfitti” preoccupa in ottica Tour: in particolare Boonen che deve recuperare una forma fisica mediocre che si porta avanti dal Fiandre e dalla Roubaix.

Siamo all’atto finale. Per Damiano Cunego arrivano i 32 km più lunghi di questa parte di stagione. Con l’olandese Mollema allontanatosi a causa di un incidente meccanico negli ultimi chilometri di tappa, il veronese dovra sfidarsi contro Levi Leipheimer, ora quarto in classifica. Damiano ha un margine che potrebbe essergli sufficiente, ma è vietato sbagliare per poter centrare l’obiettivo. Un obiettivo che corona una prima parte di stagione molto buona con un risultato molto importante. Ma sapremo solo in serata se sarà trionfo, cosa che noi tutti tifosi italiani speriamo.

Andrea Giorgini

COMMENTOUR DE SUISSE: DAMIANO, TI MANCA UN ULTIMO PASSO

giugno 17, 2011 by Redazione  
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Oramai è quasi fatta. Passate indenni le ultime montagne, ora l’ultimo ostacolo sulla marcia trionfale di Cunego verso il successo nel Topur de Suisse sarà rappresentato dalla crono di Sciaffusa. 32 Km apparentemente tutti a favore di Leipheimer, forse l’unico che sulle rive del Reno potrebbe seriamente insidiare la leadership di Damiano. Ma il percorso non agevola del tutto i passisti…

Foto copertina: Cunego pedala in giallo verso Serfau (foto Bettini)

Anche l’ultima frazione di montagna è passata senza particolari problemi per Cunego. Tutti i principali avversari del veronese, escluso il danese Fuglsang, non hanno tentato nessun particolare attacco alla leadership che sta meritatamente difendendo dalla tappa di Grindelwald. Solamente ieri si è visto un Damiano in vera difficoltà sulle durissime rampe della salita di Malbun. Quello visto oggi a Serfaus è stato molto brillante, su un arrivo meno impegnativo ma comunque tosto, alla fine di una tappa lunga oltre 220 chilometri e con un colle “hors categorie” a metà percorso.
Gli avversari più pericolosi domenica saranno loro: Mollema, Kruijswijk e soprattutto Leipheimer. L’americano, grande amico ed ex compagno di Lance Armstrong, a 38 anni ha ancora l’agilità di un ragazzino. Sarà lui l’uomo da cui bisognerà difendersi a cronometro. Un vero specialista, come lo sono molti atleti del Team Radioshack.
La Rabobank si sta dimostrando una squadra formidabile, con tre uomini di punta che hanno lottato brillantemente in montagna, col solo Ten Dam che ha sventolato oggi bandiera bianca, perdendo alcune posizioni in classifica oltre che la leadership nella classifica degli scalatori. Deludente la Leopard e un Franck Schleck misterioso: anonimo oggi, sembra aver perso la brillantezza che aveva nella tappa di Crans Montana. Nessun attacco, nessuno scatto, ma è sempre li senza aver mollato un centimetro.

Non resta che attendere la crono di domenica, i 32 mila metri più lunghi di questo Tour de Suisse per Cunego, sulle strade di Sciaffusa, ma che potranno essere i più belli. In bocca al lupo, Piccolo Principe.

Andrea Giorgini

COMMENTOUR DE SUISSE: IL DRAMMA DI SOLER NELLA GIORNATA DI KRUIJSWIJK

giugno 16, 2011 by Redazione  
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L’incidente di Soler ha tolto visibilità alla gara nella penultima frazione montana. Mentre si trepidava per la salute del colombiano, davanti la corsa continuava e la salita finale premiava Kruijswijk, autore di una bella impresa. Dietro è apparso un po’ appannato Cunego, per il quale ora l’avversario numero uno è diventato lo statunitense Leipheimer.

Foto copertina: Soler in maglia gialla dopo la tappa di Crans Montana (foto Bettini)

Quella di oggi poteva essere una giornata di grande ciclismo, in cui l’olandese della Rabobank ha confermato il suo talento già espresso durante il Giro d’Italia. Ma nella tappa che ha portato il Tour de Suisse sul duro arrivo di Malbun, nel Liechtenstein, una brutta caduta ha coinvolto il colombiano Mauricio Soler, secondo stamattina in classifica generale.

Corridore molto talentuoso ma spesso sfortunato, una carriera funestata da infortuni occorsi sia al Giro che al Tour, quando ancora militava nella Barloworld. La sua ultima vittoria è questione di pochi giorni fa, quando a Crans Montana vinse la prima tappa in linea del Tour de Suisse ottenendo anche la leadership in classifica generale.

Non è stato possibile vedere le immagini dell’incidente, essendo questo accaduto dopo pochi chilometri dalla partenza di Tobel – Tägerschen, ma di sicuro quello che è successo riporterà in primo piano il discorso riguardante la sicurezza nelle gare ciclistiche, già affrontato dopo la morte di Wouter Weylandt al Giro. Un argomento importante ma fondamentale per cercare di ridurre al minimo i rischi di grave incidente per i ciclisti.

In queste situazioni è difficile ma comunque doveroso apprezzare la prova di Steven Kruijswijk, bravo ad aver sferrato lo scatto decisivo nel tratto più impegnativo della salita di Malbun. Non ci siamo aspettati, dopo l’exploit a Grindelwald, della mezza debacle di Cunego nei confronti di Leipheimer, che a questo punto diventa l’avversario numero uno per il veronese. La frazione che venerdi porterà la corsa in Austria resta l’unica a disposizione per Damiano, non ha altre chance, incrociando le dita che possa difendersi al meglio domenica a Sciaffusa. Con un pensiero per Mauricio, al quale vanno i migliori auguri.

Andrea Giorgini

COMMENTOUR DE SUISSE: BOZIC, LACRIME DI GIOIA PRIMA DELLE MONTAGNE DECISIVE

giugno 16, 2011 by Redazione  
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Le lacrime, quelle di gioia di Bozic. E’ questa l’immagine più bella di giornata, che ci è piaciuta isolare da tutto il contesto di una tappa poco rivelante, di trasferimento verso il durissimo arrivo di Malbun, sul quale torneranno a sfidarsi i pretendenti alla maglia oro. Intanto, i velocisti cercheranno di far meno fatica possibile, con la mente già proiettata alla volata di Sciaffusa.

Foto copertina: è quasi incredulo Bozic per il prestigioso risultato conseguito (www.tds.ch)

E’ questa l’immagine che ha colpito maggiormente in occasione di questa quinta giornata di corsa al Giro di Svizzera. Le lacrime e l’infinita gioia di Borut Bozic, corridore sloveno della Vacansoleil, nell’abbracciare il suo compagno di squadra Marco Marcato appena dopo aver tagliato il traguardo di Tobel – Tägerschen. Un pianto a dirotto che sfoga tutta la gioia di aver portato a termine nel migliore dei modi il lavoro della squadra, molto intelligente tatticamente, e che rende visibile l’umanità e la semplicità degli atleti che gareggiano in questo sport.

Classe 1980 e professionista dal 2004, ha ottenuto la sua vittoria più importante della sua carriera nel 2009 alla Vuelta, battendo nientemeno che Tyler Farrar e Daniele Bennati. In Svizzera ha superato all’ultimo metro un altro fuoriclasse come Oscar Freire e il talentuoso Sagan, per la terza volta consecutiva nei primi 3 posti. Negli anni passati si era fatto vedere in in corse “minori” come il Tour of Britain, ottenendo una vittoria nel 2010 e quest’anno spesso lo abbiamo visto combattere nelle volate del Giro d’Italia, senza ottenere successi (quello di oggi è il primo nella stagione 2011).

Niente da fare ancora per Cavendish e Boonen, rimasti troppo indietro dalle posizioni di contano. A loro è rimasta a disposizione solo la volata di Sciaffusa alla viglia della crono. Una unica opportunità per non rendere incolore il loro Tour de Suisse.

Ora i big: si torna in montagna. Malbun è decisamente l’arrivo più impegnativo della corsa a tappe elvetica. Salita costante al 9-10% con un finale durissimo. Qui Damiano Cunego dovrà sferrare l’attacco decisivo per tenere a sufficiente distanza avversari come Van Garderen e Leipheimer, che hanno dalla loro parte la crono finale a Schaffhausen. Gli scossoni in classifica domani sono assicurati.

Andrea Giorgini

COMMENTOUR DE SUISSE: RELATIVA TRANQUILLITA’ IN UNA VOLATA “MONDIALE”

giugno 15, 2011 by Redazione  
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Giornata di relativa calma al Tour de Suisse, dove a mettere un po’ di pepe alla gara ci hanno pensato gli strappetti del finale, subito sfruttati da chi ha voluto e saputo cogliere l’occasione giusta. I tentativi non sono andati a buon fine, ma hanno causato un po’ di affanno tra gli sprinter, alcuni dei quali si sono staccati dal gruppo di testa in vista del traguardo.

Foto copertina: un’istantanea della 4a tappa, colta dall’obiettivo di Roberto Bettini

Dopo i primi scossoni in montagna, si è svolta una giornata di calma per i candidati alla vittoria finale del Giro di Svizzera 2011. La Lampre – ISD ha svolto un compito di amministrazione della corsa, con la protezione del proprio capitano in maglia gialla Damiano Cunego, che però non ha pensato due volte a tentare la volata. Infatti l’arrivo odierno a Huttwil, non era un arrivo per puri sprinter: una salita a pochi km e lo strappetto finale hanno fatto si che alcuni tra i possibili favoriti, come Mark Cavendish, si staccassero senza poi poter far parte dello sprint finale. Su questo strappetto si sono viste alcune azioni importanti da finisseur, prima Voigt e infine anche un coraggioso Ballan ha provato ad anticipare la volata.
Ha vinto Hushovd, il vichingo con l’iride, una vittoria ottenuta all’ultimo metro con un colpo di reni decisivo a superare un bravissimo Peter Sagan, determinato ad ottenere un grande bis dopo il successo di ieri nella frazione di montagna con arrivo a Grindelwald. Con questo secondo posto odierno lo slovacco è meritatamente uno dei corridori più positivi di questo Tour de Suisse.
Chissà se riusciremo a vedere la davanti uomini come Cavendish, Goss, Boonen, Freire: purtroppo per loro l’edizione 2011 della corsa elvetica non è molto a favore degli sprinter puri, sbilanciato molto verso gli scalatori. Domani avranno però la seconda e penultima chance, in cui cercheranno in tutti i modi di sfruttarla, mentre i big di classifica potranno ancora rifiatare in attesa delle ultime, decisive salite.

Andrea Giorgini

COMMENTOUR DE SUISSE: LA GIORNATA PERFETTA DEL PICCOLO PRINCIPE

giugno 14, 2011 by Redazione  
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Potrebbe essere stata la “chave di volta” dell’attuale momento di carriera di Damiano Cunego e forse anche del Tour de Suisse. Ha riportato il sorriso sullo splendente volto del “Piccolo Principe” la vittoria sul traguardo di Grindelwald, anche perchè ottenuta a spese di avversari che parevano più quotati di lui. E i corridori apparsi in declino ieri, anche in questa tappa hanno prolungato la parabola discendente.

Foto copertina: Cunego all’attacco sulla Grosse Scheidegg (www.tds.ch)

Oggi il ciclismo italiano ha scritto sicuramente una delle pagine più belle della stagione. E lo ha fatto grazie alla splendida prestazione di Damiano Cunego in una delle frazioni più dure del 75mo Tour de Suisse. Un capolavoro tattico, con l’unica pecca di aver mancato di un soffio il successo di tappa, andato allo slovacco Peter Sagan, ma dal significato importante. L’arrivo di Grindelwald pare abbia sentenziato che il campione di Cerro Veronese sia l’uomo più in forma nella corsa a tappe elvetica, annullando uomini come Franck Schleck, Levi Leipheimer e l’ex maglia gialla Mauricio Soler.

Siamo davvero contenti perchè abbiamo visto un Damiano Cunego redivivo in salita, e ciò da una scossa psicologica al veronese e a tutta la Lampre – NGC in ottica Tour de France. Bello da vedere nella sua azione negli ultimi chilometri di salita della Grosse Scheidegg, veloce, agile, intelligente dal punto di vista tattico, annullando ogni tentativo da parte dei suoi principali avversari, come Franck Schleck. Bisogna comunque applaudire la bravura di Sagan, unico baluardo che si è lanciato in picchiata nella stretta discesa verso Grindelwald nel tentativo, poi riuscito, di vincere la tappa.

Gli avversari di Damiano oggi hanno tutti svolto una prova pressoché mediocre. Ad Andy Schleck va dato merito di averci provato da lontano, in effetti due minuti da Soler erano recuperabili e una speranza l’aveva data grazie a qualche accelerazione sulla Grosse Scheidegg, dove poi ha improvvisamente ceduto di schianto. Enigmatico Franck: benissimo ieri, oggi invece nullo. Sempre nella pancia del gruppo, non ha mai tentato di inseguire ne Cunego, ne Soler, stesso discorso per Leipheimer. Bene Ten Dam e Fuglsang, rientrati in classifica, con la Rabobank che si dimostra un team forte in questo Tour de Suisse, grazie ai suoi tre uomini di punta (Ten Dam, Kruijswijk e Mollema, ora terzo in classifica).

Uomini come Leipheimer, Mollema e Van Garderen hanno dalla loro parte la crono finale di Sciaffusa ma se vorranno vincere questo Giro di Svizzera, dovranno tentare qualcosina in montagna. Ma prima viene il turno dei velocisti, che hanno a disposizione due tappe prima dei botti finali di Malbun e Serfaus. Damiano Cunego può gestire bene le sue forze in questi due giorni più tranquilli, poi dovrà sudare sette camicie per difendere la leadership tentando però altri attacchi.

Intanto questo è un inizio importante, molto positivo. Un inizio che si è tinto di giallo, da portare con se fino alla fine.

Andrea Giorgini

COMMENTOUR DE SUISSE: BENE GLI ITALIANI MA DOVE SONO KLÖDEN E ANDY?

giugno 13, 2011 by Redazione  
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Ecco il commento alla tappa appena conclusa del Tour de Suisse. Il principale argomento del giorno non è rappresentato tanto dalla buona prestazione fornita dagli italiani, Cunego su tutti, quanto dalle inaspettate débâcle di Klöden e Andy Schleck.

Foto copertina: uno dei protagonisti in negativo della prima tappa montana, il lussemburghese Andy Schleck (foto Bettini)

E’ bastata la prima salita di questo Tour de Suisse a mietere le prime importantissime vittime: Andreas Klöden dopo il buon prologo di ieri ha immediatamente ceduto sulle rampe che da Sierre oggi hanno portato la carovana a Crans Montana, seguito qualche chilometro dopo da Andy Schleck, insufficiente alla fine di questo weekend di corsa e in ritardo di condizione nei giorni di preparazione che precedono il Tour de France. Oppure che siano venuti in Svizzera apposta per allenarsi puntando tutto alla Grande Boucle? E’ certo però che vedere due corridori così staccarsi da un numeroso gruppo di atleti su una salita pedalabile come quella di Crans Montana sia cosa rara, cedendo di schianto da uomini sulla carta meno quotati su pendenze mai impossibili.

Se Andy non c’è, tutt’altro discorso si fa per Franck, ora capitano unico della Leopard dopo la debacle del fratello e l’uscita di classifica dell’ex maglia gialla Cancellara. La squadra lussemburghese ha lavorato bene oggi negli ultimi chilometri di tappa, con Voigt, Gerdemann ed infine Fuglsang insieme a Van Garderen, mentre O’Grady ha pensato ad un lavoro nel lungo tratto di pianura che precedeva l’erta conclusiva, e Franck ha tentato due seri scatti lungo la salita, ben braccato da Cunego. Leipheimer, insignito dalla Radioshack come capitano, è stato discreto, seppure si sia staccato solo all’ultimo chilometro.

Note di merito invece a favore dei nostri corridori di punta: Damiano Cunego si conferma uomo di classifica per le brevi corse a tappe, forse oggi era meno lucido di Soler all’ultimo chilometro. Ma Damiano c’è, e i sedici secondi che lo distanziano da Soler possono essere fondamentali già domani per il veronese. Lo stesso vale per Di Luca, in grande forma dopo un discreto Giro d’Italia ed ora in lotta per un posto tra i big nella generale. Complimenti davvero a Mauricio Soler, nella migliore condizione di forma dopo quella grandissima stagione in maglia Barloworld in cui offriva prestazioni di altissimo livello al Tour de France, quando vinse una bella tappa a Briançon e la classifica finale della Maglia a Pois. A Crans Montana il colombiano è stato tatticamente formidabile, è stato sempre ad aspettare il momento buono per piazzare l’attacco vincente.

Tra le prime due frazioni montuose del 75mo Tour de Suisse quella odierna era sicuramente quella meno impegnativa: quella di domani è una tappa davvero dura, il Grimsel e soprattutto il Grosse Scheidegg sono salite importanti. Ma chi vuole vincere la tappa dovrà essere molto bravo e lucido ad affrontare la discesa verso Grindelwald, ai piedi di una montagna sacra agli alpinisti, l’Eiger. Sarà di sicuro una frazione che ci darà sorprese e spettacolo già nelle sue prime fasi, data la risicata lunghezza di corsa, solo 107 chilometri. Di certo a fine giornata, niente sarà più come al suo inizio.

Andrea Giorgini

E SE…? IL GIRO DI CONTADOR, SENZA CONTADOR

giugno 9, 2011 by Redazione  
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La grandezza di un grande Giro sta anche in grandi interpreti. Ma la grandezza in una competizione finisce spesso per essere un valore relativo, e a maggior ragione diventa indispensabile che almeno qualcuno tra i protagonisti sia un Grande anch’egli con la “G” maiuscola.

Nota: in calce all’articolo un’ulteriore analisi sul Giro 2011 visto senza Contador, che ha fornito risultati opposti rispetto a quelli di Gabriele Bugada

Foto copertina: ecco come Scarponi sarebbe salito sul podio di Milano se non ci fosse stato Contador (foto De Socio)

A qualche irriducibile nazionalista è sorto il rimpianto, sulla scintilla forse della ricorrenza unitaria, di aver visto il Giro dominato da un campione assoluto “straniero”, con però due ottimi alfieri tricolori al fianco, benché ridotti pressoché all’istante al ruolo di valletti.
Qualcuno ha perfino mugugnato, nei recessi dei bar o dei forum in rete, che assai male avrebbe fatto Zomegnan ad “accettare” (come se avesse scelta? Vedremo come agirà il Tour, con l’udienza del TAS fissata per agosto) il fenomenale Contador sulle strade italiane, rinunciando ai lauti dividendi in termini di pubblico che sarebbero stati garantiti da una sfida tutta italiana, combattutissima e non decisa con una settimana di anticipo, per di più apparecchiata a puntino fin da marzo nei siparietti televisivi.

Ovviamente viene da sorridere – giusto per non intristirsi – di fronte a “ragionamenti” del genere: alla lunga il pubblico amerà il ciclismo quando e perché sarà grande ciclismo; per vedere gare combattute tra rappresentanti nazionali basta saltare in sella con i propri amici e farsi una salutare scampagnata mettendo in palio fantomatici traguardi e Gpm.
Invece era sacrosanto che il Giro “più duro da molti anni a questa parte” godesse della presenza del campione “più forte da molti anni a questa parte”, almeno nella specialità delle corse a tappe, e che le più grandi o aspre salite fossero onorate da un confronto tra scalatori degni di questo nome, per quanto specie in via di estinzione: Contador ben rappresenta un titolo di confronto anche in questa seconda categoria, tanto a lungo esiliata – se non per i fenomeni assoluti – da classifiche spartite tra regolaristi di varia specie. Non che questa concessione ai grimpeur di razza sia auspicabile come norma e regola, i disegnatori dei tracciati ce ne scampino, ma una salutare ventata di varietà ogni tanto non guasta.

Solo in questo modo la sfida tra Scarponi e Nibali si è colorata di un sapore supplementare, di una dimensione a tutto tondo che paradossalmente sarebbe stata del tutto sbiadita in assenza di Contador, pur con la maglia rosa a fare da sirena per sollecitare l’agonismo di entrambi. Solo così possiamo apprezzare la forza di Nibali nel reggere ad alto livello un percorso distante dalle sue predilezioni, fino a lasciarsi indietro, per pura differenza di caratura e classe, atleti ben più adeguati di lui alle abbuffate di salite. Solo così possiamo sentirci più sicuri dell’effettivo spessore internazionale di Scarponi, certo già lampeggiato tra la Sanremo, la Tirreno e il Catalunya, ma non ancora soppesato nel confronto diretto in un GT con habitués degli scenari d’oltralpe – e oltrepireneo – come Menchov, Kreuziger ma anche Rodriguez.

Fin troppo facile, abbagliati dalla luce di Contador, dichiarare a raffica che, appunto, i vari Menchov e Kreuziger siano stati appannati, o che da Rodriguez ci si sarebbe atteso di più: ma forse bisognerebbe anche chiedersi se questi esiti non siano stati condizionati oltreché da un percorso estremo e da un vincente d’eccezione anche dalle prestazioni solidissime dei due campioni italiani. Alla fine, altrimenti, si rischia di dover elencare il solo Gadret tra le sorprese positive, e tutti gli altri tra le “delusioni”: il che però potrebbe essere poco più di un miraggio statistico. In fondo l’ottimo Rujano, battezzato da più parti come l’unico uomo all’altezza di Contador in salita, su un percorso congeniale come non mai, ha finito per assestarsi alla settima posizione della generale. Dopo tutto, tra la quarta posizione di Gadret e l’ottava di Menchov (prima insomma del salto costituito dal “secondo miglior giovane” Kruijswijk, ad inaugurare la schiera dei “sopravvissuti” o dei fugaioli), ci sono solamente un paio di minuti o poco più, vale a dire, per un Giro del genere, un’inezia. Specialmente se paragonati ai sei minuti che separano Contador dai gradini inferiori del podio, viceversa vicinissimi a 46”, e di nuovo agli oltre tre minuti che Nibali ha inflitto a Gadret.
Sarebbe anche il caso di soppesare, poi, come il percorso sia stato qui e là definito così “perfetto” per quello stesso Rodriguez rispetto al quale la corsa di casa, la Vuelta 2010, era stata riconosciuta come non perfettamente adeguata, perché “comunque” c’erano salite troppo lunghe, o in successione. Fino all’anno scorso tutti erano perfettamente consapevoli del fatto che correre da gregario un GT sia tutt’altra cosa che farlo da capitano, e che la carriera del catalano pesava in questo senso; ma anche tecnicamente sussisteva un certo consenso sulla maggior predisposizione del corridore Katusha nei confronti di strappi secchi ma non lunghissimi. In quest’ottica la terza settimana di Rodriguez è un punto fermo importante, così come la tenuta in tapponi che si sarebbero detti improponibili per lui. Il risultato della cronometro finale ha quasi del clamoroso.
Senza scendere in altrettanto dettaglio, nonostante un problema inaggirabile di effettiva opacità della prestazione per carenza di acuti, andrebbe calmierato anche l’asprezza del parere su Menchov e, soprattutto, su Kreuziger: l’anomalia di questo Giro è stata ribadita da tutti, prenderlo quindi come unità di misura per i risultati di corridori con caratteristiche siffatte potrebbe rivelarsi ingeneroso.
Gadret, oltre ad aver fatto la corsa della vita, oltre ad aver potuto godere di un inatteso supporto da un compagno anch’egli ad altissimo livello (la vera delusione è che, per vari motivi, abbiano fallito del tutto da questo punto di vista Astana, dopo la prima settimana, e Geox), era senz’altro tra gli atleti cui più si confacesse il tracciato, e i dubbi che suscitava a priori riguardavano principalmente la possibilità che un 32enne fosse capace di cogliere “l’onda perfetta” in un GT senza aver accumulato esperienza di altissima classifica in precedenza.

Invece che essere delusi da tutti si potrebbe essere contenti di un livello tecnico presumibilmente tanto esigente sul piano fisico da compromettere le possibilità di quelle forzature, di quegli attacchi al 110%, di quegli assoli o di quelle improvvisazioni, a cui talora una competizione meno tirata può concedere spazio. Corridori di livello assoluto, da Tour, ma meno adatti al tracciato si vedono infatti affiancati compensativamente da corridori magari meno preminenti di per sé ma straordinariamente adeguati a questa corsa: tutti, comunque, condotti allo stremo delle forze e delle possibilità. Tant’è che ogni singola alzata di ingegno è stata pagata con un conto assai salato, partendo dall’Etna di Scarponi fino al Giau-Marmolada di Nibali, passando per lo Zoncolan di Antón.

Difficile dunque, per non dire insensato, chiedersi come sarebbe stato il Giro senza Contador. Sarebbe stato un Giro diverso, privato di una stella polare, di un termine di confronto, confuso nell’imponderabile stima sui rispettivi valori effettivamente espressi.
Anche le dinamiche di corsa sarebbero state comunque diversissime, rendendo l’operazione assai fantasiosa…
Possiamo ripensare alle tappe chiave:

- fino a Montevergine difficilmente sarebbe cambiato nulla, visto che sugli sterrati Contador si è nascosto, non andando dunque a incidere la sua presenza sull’azione abbozzata da Nibali

- a Montevergine avrebbe chissà magari vinto Scarponi: a frenare la Lampre c’era fors’anche il timore di lavorare per preparare lo scatenarsi di una frustata dello spagnolo in stile Verbier. Un colpo del genere non è certo nelle corde di Nibali, ma forse – anche su queste pendenze – di Contador sì. Il dato sembra comunque minimale, e l’esitazione Lampre potenzialmente è motivata da tanti altri fattori: in fondo se non fosse stato proprio per l’esiguità del vantaggio di De Clerq sulla riga avremmo asserito apoditticamente che Contador sia stato irrilevante. Così una frazione di dubbio resta, se in quei pochi centimetri abbia pesato anche la zavorra psicologica di favorire qualcun altro: l’impressione di gara però non va in tale direzione

- sull’Etna possiamo essere quasi certi che Scarponi non sarebbe saltato, e qui sì con la forma di cui godeva avrebbe anche potuto conquistare la tappa. Nibali ha comunque provato l’allungo d’orgoglio locale, ma non ha fatto il vuoto. Quindi uno Scarponi attendista avrebbe in effetti potuto non solo risparmiarsi i 17” di affanno patiti dagli altri (dopo un fuorigiri del genere, testimonianza di una forma non semplicemente buona, anzi, davvero eccellente), ma anche mettere in carniere la tappa e il relativo abbuono. Tropea di iscrive nella logica di questa tappa, perché la mossa di Contador ha suscitato un vespaio di ipotesi e dubbi sulla sua condizione, sui suoi motivi per un gesto simile, e probabilmente ha contribuito a indurre Scarponi a “vedere” un eventuale bluff. Con conseguenze ahilui piuttosto pesanti. La maglia rosa presumibilmente sulle spalle di Sivtsov.

- come sarebbe andata Castelfidardo? Probabilmente l’HTC in rosa avrebbe fatto tris, gestendo anche la tappa del giorno come quelle precedente e seguente. Scarponi, che correva pure in casa, è sembrato un po’ cotto in un finale che gli si addiceva, però difficile che altre circostanze avrebbero alterato significativamente la classifica.

- in Austria Contador ha sigillato il proprio Giro. Gli altri l’hanno ignorato pressoché da subito, pensando alla propria lotta, in un finale scompostosi così negli scatti di Dupont e Gadret trascurati da quelli che si sentivano destinati a giocarsi il podio. Senza Contador? Possiamo immaginare che al limite Nibali avrebbe potuto voler restituire a Scarponi “l’affronto” immaginario di una vittoria marchigiana sull’Etna: in realtà difficile con lo Zoncolan l’indomani, nel caso Vincenzo avrebbe forse rosicchiato qualcosa perché in questa fase il siciliano si vedeva in crescita mentre Michele pagava lievemente la lunga durata della propria condizione, in un momento in cui la freschezza poteva ancora fare la differenza

- senza Contador, crediamo proprio che avremmo visto il Crostis! A meno di sorprese, una tappa pesantemente favorevole a Nibali; l’unico rischio per il siciliano sarebbe stato quello di strafare per eccesso di terreno vantaggioso, attaccando troppo presto, o rovinando la propria gara con una caduta in discesa (ma Nibali è sempre parso molto trasparente e maturo da questo punto di vista, negando, ad annullamento già avvenuto, che in quel tratto si sarebbe assunto chissà quali rischi dal costo potenzialmente altissimo). La presenza di Contador ha doppiamente aiutato Scarponi, sia dandogli un riferimento su quale fosse il ritmo da tenere prima, e… da mollare mollare, sia infliggendo un colpo morale allo Squalo dello Stretto. Senza Contador il rischio per Scarponi di saltare, o per sganciare a tutti i costi Nibali, oppure, dopo, per tenerlo costasse quello che costasse, sarebbe stato concretissimo, quasi una certezza. Quella dell’Etna forse è stata per Scarponi in realtà la chiave per il secondo posto, una severa lezione che lo ha spinto a situarsi spesso e volentieri nella situazione a lui più affine di mite difensore. Non sono dunque interessanti i secondi dell’abbuono – che avrebbero perfino favorito Scarponi! (-4” come terzo sul secondo, invece che -8” come quarto sul terzo) – ma piuttosto le logiche di gara che avrebbero ricreato uno scenario simile a Basso/Evans, con un impatto fisico e psicologico in grado di stravolgere tutto il prosieguo del Giro.

- un’altra giornata dagli esiti, letteralmente, “incalcolabili” è quella del tappone dolomitico: il fulcro del trionfo di Scarponi nella lotta per il secondo posto rischia seriamente di trasformarsi, in un mondo parallelo, nel proprio opposto. Nibali immola la propria classifica acquisita e le certezze consolidate 24 ore prima al fine di rimettere in gioco un primato assoluto che per essere scalfito richiede misure eccezionali. Uno dei colpi a effetto di questo Giro, uno dei momenti più emozionanti… ci sarebbe mai stato? Chi lo può dire. Certo, le discese sarebbero state comunque un’arma per Nibali, ma avrebbe avuto bisogno di usarle? E semmai non è Scarponi, che ha trovato la giornata migliore grazie a una condotta ultraconservativa fino al Gardeccia, colui il quale avrebbe patito la pressione ad esporsi, dopo la batosta del giorno prima? Certamente gli spagnoli non avrebbero profuso i propri sforzi per il marchigiano, in caso di sviluppi tattici di un certo tipo: ma la cosa più probabile ci pare in realtà che il tappone si sarebbe ridotto a una transumanza, dall’esito incerto, sicuramente non sbilanciato quanto in realtà è stato a favore del marchigiano, e anzi potenzialmente aperto alla direzione opposta.

- la cronoscalata non avrebbe visto grandi mutamenti, a parte una bella iniezione di morale a favore di Nibali con la vittoria di tappa; la conferma che in questa fase di Giro il siciliano era con ogni probabilità dotato di un motore che girava molto molto bene (da qui forse perfino gli azzardi prima della Marmolada), mentre Scarponi pagava un po’ il limite fisico non potendo ancora porre il discorso sul piano della grinta pura, il suo “segreto” per l’ultima settimana…

- il resto del Giro fino al Finestre sarebbe trascorso non troppo dissimilmente da come si è sviluppato, senza l’emozione supplementare di sognare attacchi di Nibali giù verso Tirano o San Pellegrino. I dubbi avrebbero riguardato la capacità della Liquigas di tenere una corsa che, a nostro modo di vedere, a questo punto poteva benissimo vedere il proprio capitano in rosa. Anche se la natura esatta delle difficoltà di Nibali su Marmolada e Gardeccia impedisce di promulgare reali certezze in merito

- sul Finestre Scarponi avrebbe dovuto attaccare per far saltare il banco, non con la prudenza e la subalternità vista negli ultimissimi km avendo subito la modesta intimidazione di Szmyd e Salerno. Qui sì che Nibali avrebbe pagato caro… Tutto sta nel fatto che Scarponi potesse, e volesse, osare o meno un’azione siffatta. Il distacco sarebbe stato già troppo pesante sul piano psicologico, perché l’altalena di colpi e contraccolpi che leggiamo nel Giro reale a posteriori, rischiava invece di essere un’altra storia, fatta di uno Scarponi prima arrembante e poi soccombente? Tutto è aperto, anche dacché, per assurdo, il distacco che Nibali ha finito per accusare nella sua reale “giornata no” sul Sestriere è stato in gran parte inflitto grazie a un contropiede di reazione su un’iniziativa dello stesso Vincenzo. Infine, poco sarebbe mutato con l’ultima crono, strutturalmente inadatta all’incisione di solchi pesanti.

In definitiva un Giro complessivamente un po’ più incline a Nibali, di quanto invece non possa dire la classifica effettiva stornandone semplicemente Contador. Tutto da vedersi che questo potesse bastare a ribaltare un differenziale fatto di maggiore propensione al tracciato in Scarponi, nonché di una maggior capacità di diringhiante tenuta nelle circostanze più stremanti (fors’anche un dono dell’età). Di fatto però l’impressione è che il duello non sarebbe diventato troppo più appassionante, né movimentato dall’eventuale inserimento di “terzi incomodi”. Le emozioni maggiori sono derivate dalle sfide all’irraggiungibile supremazia del campione spagnolo, nonché dalle difese resesi necessarie per riparare ai contraccolpi subiti durante quei tentativi.
Insomma: grazie ancora Alberto! Anche da parte di Michele e Vincenzo…

Gabriele Bugada

Nibali in maglia rosa al Giro 2010 (sport.sky.it)

Nibali in maglia rosa al Giro 2010 (sport.sky.it)

POST SCRIPTUM

Secondo Gabrile il Giro 2011 senza Contador sarebbe stato più incline a Nibali. Ma all’esame della classifica vista senza Contador – operazione eseguita dal nostro Marco Salonna che ha anche riassegnato gli abbuoni – il risultato finale avrebbe premiato Scarponi. Due risultati differenti come a dire che è proprio vero che la storia non si fa con i se e con i ma… il vincitore del Giro 2011 è Contador. Punto e Basta.

Ordine arrivo Etna
1° Rujano, 2° Garzelli a 47”, 3° Nibali a 47”, 4° Kreuziger a 47”, 5° Arroyo a 47”. Scarponi 12° a 1’04”

Classifica generale dopo Etna
Sivtsov, 2° Nibali a 14”, 3° Le Mevel a 20”, 4° Scarponi a 29”, 5° Arroyo a 38”.

Ordine arrivo Grossglockner
1° Rujano, 2° Gadret a 1’27”, 3° Dupont a 1’29”, 4° Anton a 1’29”, 5° Kreuziger a 1’36”. Scarponi 6° a 1’36”, Nibali 7° a 1’36”

Classifica generale dopo Grossglockner
Nibali, 2° Scarponi a 15”, 3° Arroyo a 24”, 4° Kreuziger a 28”, 5° Sivtsov a 52”

Ordine arrivo Zoncolan
1° Anton, 2° Nibali a 40”, 3° Scarponi a 1’11”, 4° Menchov a 1’21”, 5° Gadret a 1’38”

Classifica generale dopo Zoncolan
Nibali, 2° Anton a 13”, 3° Scarponi a 50”, 4° Gadret a 2’07”, 5° Sivtsov a 2’25”

Ordine arrivo Gardeccia
1° Nieve, 2° Garzelli a 1’41”, 3° Scarponi a 1’57”, 4° Gadret a 2’28”, 5° Rujano a 2’35”

Classifica generale dopo Gardeccia
Scarponi, 2° Nibali a 55”, 3° Gadret a 2’00”, 4° Nieve a 2’49”, 5° Rujano a 4’27”

Ordine arrivo Nevegal
1° Nibali, 2° Scarponi a 4”, 3° Rujano a 5”, 4° Garzelli a 12”, 5° Kreuziger a 15”

Classifica generale dopo Nevegal
Scarponi, 2° Nibali a 51”, 3° Gadret a 2’49”, 4° Rujano a 4’28”, 5° Nieve a 4’40”

Ordine arrivo Macugnaga
1° Tiralongo, 2° Nibali a 3”, 3° Gadret a 6”, 4° Rodriguez a 6”, 5° Kruijswijk a 6”. Scarponi 6° a 8”

Classifica generale dopo Macugnaga
Scarponi, 2° Nibali a 34”, 3° Gadret a 2’39”, 4° Sivtsov a 4’56”, 5° Nieve a 5’06”

Ordine arrivo Sestriere
1° Kiryienka, 2° Rujano a 4’43”, 3° Rodriguez a 4’50”, 4° Betancourt a 5’31”, 5° Gadret a 5’54”. Scarponi 6° a 5’58”, Nibali 10° a 6’20”

Classifica generale dopo Macugnaga
Scarponi, 2° Nibali a 56”, 3° Gadret a 2’35”, 4° Rodriguez a 4’25”, 5° Rujano a 5’13”

Ordine arrivo Milano
1° Millar, 2° Rasmussen a 7”, 3° Porte a 43”, 4° Popovych a 55”, 5° Van Emden a 1’02”. Nibali 10° a 1’18”, Scarponi 16° a 1’28”

CLASSIFICA FINALE
Scarponi, 2° Nibali a 46”, 3° Gadret a 3’58”, 4° Rodriguez a 5’11”, 5° Kreuziger a 5’34”

a cura di Marco Salonna

Scarponi in rosa... grazie ad un nostro fotomontaggio (foto De Socio)

Scarponi in rosa... grazie ad un nostro fotomontaggio (foto De Socio)

QUESTO E’ SOLO L’ANTIPASTO – LE PAGELLE DEL GIRO D’ITALIA 2011

giugno 8, 2011 by Redazione  
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In una edizione funestata dalla morte di Wouter Weylandt è stato, come era largamente pronosticato, lo spagnolo Contador a vincere senza problemi il suo secondo Giro d’Italia, dominando sia in salita che nelle cronometro. Scarponi e Nibali, giunti rispettivamente al secondo e terzo posto della classifica generale, hanno concluso la corsa senza acuti ed evidenziando i limiti della loro condizione. La sfida tra le ruote veloci, infine, premia ancora una volta Mark Cavendish anche se bisogna sottolineare la splendida vittoria di tappa dell’eterno Alessandro Petacchi.

Alberto Contador: non me ne vogliano i vari commentatori sportivi che si sono susseguiti sul palco del ‘Processo alla Tappa’ ma paragonare in salita l’iberico a Pantani, oltre che tecnicamente impossibile, mi sembra un esercizio tanto inutile quanto fuorviante. Il ciclismo, a differenza di altri sport, sa e deve trasmettere emozioni attraverso l’umiltà e la fatica degli atleti che sono in grado di renderlo grande. Pantani, a questo proposito, riusciva a coinvolgere appassionati e non in quanto, nel suo gesto atletico, lo spettatore riusciva a cogliere entrambe queste caratteristiche. Non mi sembra di individuare nelle prestazioni in salita di Contador né la fatica e neppure l’umiltà. Mentre la facilità con la quale fa suo ogni Grande Giro può derivare dal limitato spessore atletico degli avversari, non riesco a trovare giustificazione all’atteggiamento talvolta derisorio con il quale ha interpretato alcuni finali di tappa. Voto: 9

Michele Scarponi: fino a qualche anno fa pronosticarlo al secondo posto in un Giro d’Italia sarebbe stato considerato impensabile. Oggi, per via della scarsità di autentici uomini di gare a tappe, si scopre corridore capace di tenere nell’arco delle tre settimane. La delusione per la remissività tenuta nelle tappe clou c’è stata ma francamente non ci si poteva aspettare di più da un corridore che ha ottenuto il suo primo podio in un Grande Giro a 32 anni. L’impressione, comunque, è che il ciclista abbia affrontato il Giro in una fase di forma calante. Voto: 7

Vincenzo Nibali: a differenza di Scarponi, per il siciliano si può parlare di grande delusione. Dopo aver trionfato nella Vuelta dello scorso anno ci eravamo illusi che il ciclista avesse finalmente raggiunto la maturità agonistica e che potesse, conseguentemente, giocarsela al Giro ad armi pari con Contador. Già sull’Etna ha dimostrato di patire gli scatti del madrileno ma si sperava che con la sua regolarità potesse dare il meglio di sé nei lunghi tapponi alpini. Purtroppo dopo una convincente prova sullo Zoncolan non è riuscito a recuperare le forze per sostenere gli impegni successivi. La speranza è che il ciclista abbia patito eccessivamente il peso della squadra, per di più senza l’apporto di un atleta fondamentale come Szmyd, fermato da una bronchite. Voto: 6,5

John Gadret: lo scalatore francese amante delle imprese del Pirata è la vera sorpresa di questo Giro d’Italia. Sempre competitivo in montagna riesce a conquistare anche una bella vittoria di tappa grazie ad una azione da finisseur. Anche nell’ultima settimana di corsa si dimostra tra i più reattivi e questo a prova del fatto che gli atleti provenienti dal ciclocross possono tenere anche nelle grandi gare a tappe su strada. Voto: 7,5

Josè Rujano: chi non muore si rivede. E’ davvero un peccato che ‘l’omino del caffè’ non abbia saputo fare, dal 2005 ad oggi, una vita seria da professionista perché le qualità e la combattività di questo atleta sono merce rara nel ciclismo moderno. Questo aspetto si è manifestato più volte nella scarsa attitudine al recupero che lo ha penalizzato oltre modo nella classifica generale. Se si escludono comunque i sei minuti persi nella tappa dello sterrato, avrebbe potuto combattere per il podio. La vittoria sul Großglockner resta una delle immagini più belle di questa edizione. Voto: 7

Vasil Kiryenka: la più bella impresa e la tappa più spettacolare ed emozionante del Giro la dobbiamo a questo corridore bielorusso che con le sue fughe dal sapore antico ha saputo restituire dignità a questo Giro mutilato. In una giornata in cui i campioni non avevano alcuna intenzione di lasciare arrivare nessuna fuga al traguardo, l’atleta non solo è riuscito ad uscire dal gruppo di testa e a resistere sul Colle delle Finestre ma ha addirittura incrementato su questa salita il proprio vantaggio sul gruppo dei migliori. Già campione affermato su pista, negli ultimi anni ha saputo programmare e centrare alcune tra le tappe più dure con azioni a lunga distanza. Voto: 10

Stefano Garzelli: uno degli ultimi esponenti della vecchia guardia del ciclismo nostrano riesce a strappare a Contador la classifica di miglior scalatore grazie ad una fuga spettacolare nella tappa più dura del Giro, riuscendo a cogliere un ottimo secondo posto proprio davanti allo spagnolo. Questa maglia verde può essere considerata come un giusto riconoscimento per la grinta e l’impegno profuso lungo tutto il Giro. Voto: 9

Joaquim Rodriguez: è mancato su quello che dovrebbe essere il suo terreno preferito, la salita. Laddove la lunghezza di una scalata supera gli 8 km, lo spagnolo dà forfait. Prova con tutte le sue forze a cogliere almeno una vittoria di tappa ma non riesce. Per le sue ambizioni, il piazzamento ottenuto in classifica finale non può essere considerato soddisfacente. Voto: 5

Denis Menchov: non ha mai una giornata di vera crisi ma non riesce mai neppure a reggere il ritmo dei più forti. Non riesce neanche a guadagnare terreno nell’esercizio a lui più congeniale, la prova contro il tempo. Un Giro totalmente da dimenticare. Voto: 4

Roman Kreuziger: il capitano dell’Astana soffre ancora le salite più arcigne anche se indubbiamente i numeri non gli mancano. Aveva iniziato il Giro con ambizioni da podio, alla fine si deve accontentare della classifica di Miglior Giovane. Sarà sicuramente un grande protagonista delle gare a tappe nei prossimi anni. Voto: 5,5

Francesco Gandolfi

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