SUNWEB DA APPLAUSI AI LAGHI DI CANCANO. A HINDLEY LA TAPPA, A KELDERMAN LA MAGLIA
Ai Laghi di Cancano Jai Hindley (Team Sunweb) batte in una volata a due Tao Geoghegan Hart (Team INEOS Grenadiers) dopo una tappa esplosa sul Passo dello Stelvio. La nuova maglia rosa è Wilco Kelderman (Team Sunweb) ma la classifica generale si è accorciata parecchio e nelle ultime due tappe, tra Sestriere e crono, assisteremo ad un finale di Giro davvero appassionante.
Il Passo dello Stelvio, Cima Coppi del Giro 2020, si staglia in tutta la sua epicità ciclistica nella diciottesima tappa da Pinzolo ai Laghi di Cancano, per un totale di 207 km. E’ questo il vero tappone alpino del Giro 2020, dal momento che il Colle dell’Agnello sarà tagliato al 99% dal percorso della tappa di sabato; i big di classifica dovranno dimostrare quanto valgono veramente e quanto possono aspirare alla vittoria finale, visto che finora abbiamo assistito a qualche scaramuccia sull’Etna e ad una tappa un po’ più combattuta a Piancavallo ma ancora interlocutoria. Dopo la partenza da Pinzolo, da dove non partiva Giovanni Visconti (Team Vini Zabù KTM) a causa di una tendinite, si scalava subito Campo Carlo Magno, primo GPM in programma dei quattro totali. Il gruppo restava compatto ed era Ruben Guerreiro (Team EF Education First) a transitare in prima posizione ed a rafforzare il primato nella classifica di specialità. Nella successiva scalata di Passo Castrin, in testa alla corsa si formava un gruppo di 15 ciclisti: Fabio Felline (Team Astana), Alessandro Tonelli (Team Bardiani CSF), Stephane Rossetto (Team Cofidis), Ruben Guerreiro (Team EF Education First), Daniel Navarro (Team Israel StartUp Nation), Thomas de Gendt e Matthew Holmes (Team Lotto Soudal), Dario Cataldo, Antonio Pedrero e Sergio Samitier (Team Movistar), Louis Meintjes e Ben O’Connor (Team NTT Pro Cycling), Filippo Ganna e Ben Swift (Team INEOS Grenadiers) e Joe Dombrowski UAE Team Emirates). Il gruppo maglia rosa controllava la situazione e De Gendt scollinava in prima posizione con 1 minuto e mezzo di vantaggio sul gruppo inseguitore. La fuga iniziava la scalata verso il Passo dello Stelvio con circa 3 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. L’accelerazione del Team Sunweb annullava la fuga ad un terzo della scalata. Ma era il Team INEOS che grazie ad uno strepitoso Rohan Dennis si metteva a disposizione di Tao Gheoghegan Hart. Dei big di classifica i primi a soffrire il ritmo dell’australiano erano Rafal Majka (Team Bora Hansgrohe), Domenico Pozzovivo (Team NTT Pro Cycling) e lo stesso Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step). Col passare del tempo anche Vincenzo Nibali (Team Trek Segafredo) era costretto ad alzare bandiera bianca. Nelle retrovie si segnalavano anche Pello Bilbao (Team Bahrain McLaren) e Jakob Fuglsang (Team Astana). In testa alla corsa restavano in tre; insieme alla coppia della INEOS era presente un determinatissimo Jay Hindley (Team Sunweb), che non collaborava più di tanto visto che alle sue spalle a una quarantina di secondi di ritardo il suo capitano Wilco Kelderman provava a recuperare. Dennis transitava per primo sul Passo dello Stelvio. Nella lunga discesa successiva le posizioni restavano in variate con i tre di testa che anzi aumentavano il vantaggio su Kelderman. All’inizio della salita verso i Laghi di Cancano il ritardo dell’olandese era di oltre un minuto. Fuglsang e Pello Bilbao lo raggiungevano a meno di 10 km dall’arrivo e così la situazione vedeva un terzetto davanti ed uno dietro. Dennis terminava il suo lavoro e così Tao Hart e Hindley andavano a giocarsi la vittoria di tappa. Nel frattempo alle loro spalle Kelderman si staccava da Fuglsang e da Pello Bilbao, decidendo di mantenere un ritmo più costante. Hindley sprintava per la vittoria davanti ad Hart in una volata a due piuttosto scontata visto il lavoro decisamente più gravoso effettuato dall’inglese. A 46 secondi di ritardo si piazzava Bilbao in terza posizione. Più dietro Fuglsang giungeva a 1 minuto e 25 secondi mentre Kelderman a 2 minuti e 18 secondi. L’olandese è la nuova maglia rosa con 12 secondi di vantaggio su Hindley e 15 secondi di vantaggio su Hart. Più dietro tutti gli altri. Nelle due tappe conclusive (Sestriere e crono finale) assisteremo ad una lotta a tre niente male,visto che domani è in programma la Morbegno – Asti, completamente pianeggiante e favorevole ai velocisti.
Giuseppe Scarfone

La vittoria di Hindley ai Laghi di Cancano (foto Getty Images)
SOLER BRILLA IN UN GIORNO SENZA SOLE.
Un attacco nella discesa finale permette a Marc Soler (Team Movistar) di imporsi a Lekunberri e dare la prima vittoria al Team Movistar dopo la delusione di ieri. Primož Roglič (Team Jumbo Visma), oggi secondo, resta in maglia rossa ed anzi aumenta il vantaggio sugli avversari grazie agli abbuoni
La Vuelta 2020 offre una seconda tappa dal percorso non banale con partenza da Pamplona ed arrivo a Lekunberri dopo poco più di 151 km. Sono tre i GPM che dovranno essere affrontati, l’ultimo dei quali è l’Alto de San Miguel de Aralar, pavimentato completamente in cemento e sul quale Fabio Aru si era ben comportato nell’undicesima tappa della Vuelta 2014. La classifica generale dopo la prima tappa è già abbastanza definita, con Primož Roglič (Team Jumbo Visma) in maglia rossa. Oggi lo sloveno potrebbe sfruttare le sue qualità in discesa per ampliare il divario tra sé ed i suoi avversari. Dopo la partenza da Pamplona si formava la prima fuga di giornata grazie all’azione di quattro ciclisti: Julen Amezqueta (Team Caja Rural), Tim Wellens (Team Lotto Soudal), Julius Van Den Berg (Team EF Education First) e Juan Felipe Osorio (Team Burgos BH). Wellens si aggiudicava il primo GPM di giornata del Puerto de Guirguilland, posto al km 29.2. Nella successiva discesa il gruppo di testa veniva ripreso dall’avanguardia del gruppo inseguitore; si formava così un nuovo drappello al comando: a Wellens si aggiungevano Alex Aranburu(Team Astana), Bruno Armirail (Team Groupama FDJ), Jonathan Hivert (Team Total direct Energie) e Gonzalo Serrano (Team Caja Rural). Il gruppo maglia rossa, tirato dal Team Jumbo Visma, teneva la fuga sotto controllo non consentendole di aumentare troppo il vantaggio. Wellens vinceva anche il successivo GPM del Puerto de Urbasa posto al km 87.2. A dare man forte al Team Jumbo Visma era il Team Movistar, che oggi poteva contare su diverse opzioni per il finale. A 50 km dall’arrivo la fuga aveva 4 minuti e 15 secondi di vantaggio sul gruppo. Armirail si aggiudicava il traguardo volante di Arbizu posto al km 118. Un vivace Richard Carapaz (Team INEOS Grenadiers) si avvantaggiava sul gruppo maglia rossa di qualche centinaio di metri ma veniva ripreso poco prima dell’inizio dell’ultima salita. Proprio nelle prime fasi della scalata verso l’Alto de San Miguel de Aralar il gruppo maglia rossa riprendeva la fuga, il cui ultimo ciclista ad arrendersi era Armirail. A circa 6 km dallo scollinamento Luis Leon Sanchez (Team Astana) attaccava. L’azione del campione nazionale spagnolo faceva accelerare a sua volta il gruppo maglia rossa, che si riduceva rapidamente ad una decina di unità sotto l’azione del Team Movistar. Sanchez veniva ripreso a poco più di un km dalla vetta. Sepp Kuss (Team Jumbo Visma) contrattaccava ma alle sue spalle facevano buona guardia gli uomini del Team Movistar; era allora la volta di un attivissimo Carapaz che scattava a sua volta e scollinava in prima posizione. Nella discesa verso il traguardo era Marc Soler (Team Movistar) a sferrare un nuovo attacco. Lo spagnolo allungava sul gruppetto alle sue spalle ed accumulava un vantaggio di una ventina di secondi. Il gruppetto della maglia rossa veniva anche rallentato dall’attraversamento pedonale di cinque pony. Soler si involava così verso la prima vittoria stagionale in un GT. A 19 secondi di ritardo Roglič regolava il gruppo maglia rossa, con Daniel Martin (Team StartUp Nation) terzo. In classifica generale Roglič grazie agli abbuoni ha ora 9 secondi di vantaggio su Martin e 11 secondi di vantaggio su Carapaz. Domani è in programma la terza tappa da Lodosa a Vinuesa di 166 km. Sono due i GPM in programma, con quello finale, di prima categoria, che coincide con l’arrivo e che presenta un paio di km davvero tosti con punte costantemente in doppia cifra. E’ forte l’impressione che Movistar, Ineos e Visma Jumbo come ieri ed oggi terranno a bada la fuga e si giocheranno la vittoria nel finale.
Antonio Scarfone

Marc Soler vince a Lekunberri (foto Getty Images)
BEN OK CONNOR: ALL’AUSTRALIANO IL PRIMO TAPPONE, NULLA DA DICHIARARE IN CLASSIFICA
A Madonna di Campiglio Ben O’Connor (Team NTT Pro Cycling) ottiene la seconda vittoria in due giorni dopo aver trovato la fuga giusta e soprattutto una gamba che gli consente di essere il più brillante sulle salite del Trentino. In classifica generale resta tutto fermo con Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step) che conserva la maglia rosa. Domani il tappone con il Passo dello Stelvio dovrebbe stimolare la battaglia tra i big, o almeno si spera.
La diciassettesima tappa del Giro 2020 se non è un tappone, poco ci manca, visto che lungo i 203 km da Bassano del Grappa a Madonna di Campiglio si dovranno scalare quattro GPM, di cui tre di prima categoria. Dopo il no contest friulano di ieri tra i big di classifica, oggi si potrebbe muovere qualcosa e non escludiamo qualche attacco sulla salita finale verso la località trentina. La lotta per la maglia rosa sembra finora una questione a due tra Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step) e Wilco Kelderman (Team Sunweb), separati da soli 17 secondi, ma nell’ultima settimana non escludiamo qualche sorpresa. Anche la lotta per la maglia azzurra è molto interessante e le Alpi saranno ancora una volta decisive anche per la classifica GPM. Il primo attacco, dopo una quarantina di km senza nulla da segnalare, veniva portato all’inizio della scalata verso Forcella Valbona da Mattia Bais (Team Androni Giocattoli), Jonathan Caicedo (Team EF Education First), Sander Armée (Team Lotto Soudal), Davide Villella e Dario Cataldo (Team Movistar). Un primo rimescolamento della situazione portava ad un nuovo tentativo di fuga che comprendeva una ventina di unità. Tra i fuggitivi era presente anche Hermann Pernsteiner (Team Bahrain McLaren), quindicesimo in classifica generale a 9 minuti e 53 secondi di ritardo da Almeida. La Deceuninck Quick Step si compattava intorno al proprio capitano e manteneva un ritmo costante. La fuga scollinava con 5 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Era Ruben Guerreiro (Team EF Education First) a transitare per primo ed a diventare così la nuova maglia azzurra virtuale ai danni di Giovanni Visconti (Team Vini Zabù KTM). La fuga, formata precisamente da 19 ciclisti, iniziava la scalata verso il Monte Bondone con oltre 6 minuti di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Era ancora Guerreiro a scollinare in prima posizione ed aumentare il vantaggio nella classifica GPM rispetto a Visconti. Intanto, con il gruppo maglia rosa ad oltre 7 minuti di ritardo, Pernsteiner iniziava a vedere il podio della classifica generale. Nella discesa del Monte Bondone Dario Cataldo (Team Movistar) attaccava da solo e nel giro di una decina di km guadagnava un minuto sugli ex compagni di fuga. L’abruzzese veniva raggiunto prima della salita di Passo Duron da altri sei ciclisti: Ilnur Zakarin (Team CCC), Harm Vanhoucke e Thoms De Gendt (Team Lotto Soudal), Hector Carretero (Team Movistar), Rohan Dennis (Team INEOS Grenadier), Ben O’Connor ed Amanuel Ghebreigzabhier (Team NTT Pro Cycling). Carretero si aggiudicava il traguardo volante di Ponte Arche posto al km 154. Prima dello scollinamento riuscivano a rientrare nel gruppetto di testa anche Pernsteiner e Davide Villella (Team Movistar). De Gendt scollinava in prima posizione e successivamente transitava per primo anche al secondo traguardo volante di Caderzone Terme. A 8 km dall’arrivo era Ben O’Connor a prendere l’iniziativa e scattava con decisione. Soltanto Pernsteiner provava a recuperare sull’australiano che però manteneva un ritmo costante e con un rapporto leggero riusciva a mettere tra sé e l’austriaco un vantaggio che aumentava a poco a poco. O’Connor riusciva così nell’impresa di bissare la vittoria di ieri a San Daniele del Friuli andando a trionfare tutto solo sul traguardo di Madonna di Campiglio. Pernsteiner era secondo a 31 secondi di ritardo mentre De Gendt chiudeva il podio di giornata a 1 minuto e 10 secondi. Il gruppo maglia rosa era regolato da Tao Geoghegan Hart a 5 minuti e 11 secondi di ritardo da O’Connor. La classifica generale resta invariata nelle primissime posizioni con Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step) che conserva la maglia rosa sulla coppia del Team Sunweb Kelderman-Hindley, rispettivamente a 17 secondi e 2 minuti e 58 secondi dal portoghese. Domani chi vuole vincere il Giro non può più nascondersi. Nella Pinzolo – Laghi di Cancano di 207 km il Campo Carlo Magno ed il Passo Castrin faranno da antipasto alla scalata verso il Passo della Stelvio, che verrà affrontato con il rischio neve e dove la crisi è sempre dietro l’angolo. La scalata delle Torri di Fraele verso i Laghi di Cancano sarà l’atto finale di una tappa che potrebbe dire molto sull’esito del Giro 2020.
Giuseppe Scarfone

La vittoria di O'Connor a madonna di Campiglio (foto Getty Images)
LA VUELTA PARTE NEL SEGNO DI ROGLIČ. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVENO
Dopo l’inaspettato finale del Tour ed una comparsata nelle Ardenne che gli è valsa la vittoria alla Liegi – Bastogne – Liegi, Primož Roglič (Team Jumbo Visma) inizia alla grande la Vuelta 2020 vincendo la prima tappa di Arrate su un percorso spesso utilizzato al Giro dei Paesi Baschi. Il campione sloveno fulmina Richard Carapaz (Team INEOS Grenadiers) e Daniel Martin (Team Israel StartUp Nation) in un finale molto combattuto e si candida come protagonista dichiarato, lui che ha vinto proprio l’edizione 2019 della corsa iberica
Se in Italia oggi inizia la terza ed ultima settimana del Giro 2020 con le Alpi grandi protagoniste, in Spagna prende il via una Vuelta che, per colpa del covid, taglia le tre tappe iniziali originariamente previste nei Paesi Bassi e si riduce a 18 tappe complessive. Sarà il nord della penisola iberica a farla da padrone e la prima tappa si svolge nei Paesi Baschi su un percorso spesso battuto dalla breve corsa a tappe del luogo. Sono 173 i km da Irun ad Arrate che vedono la presenza di quattro GPM posizionati nelle seconda metà del tracciato. La tappa ha visto nelle fasi iniziali un paio di tentativi di fuga. Quella ufficiale, per così dire, si concretizzava dopo 6 km ad opera di Rémi Cavagna (Team Deceuninck-QuickStep), Quentin Jauregui (Team AG2R La Mondiale), Jasha Sutterlin (Team Sunweb), Jetse Bol (Team Burgos BH) e Tim Wellens (Team Lotto Soudal). La fuga riusciva ad accumulare un vantaggio massimo di circa 4 minuti sul gruppo inseguitore, tirato in particolare dagli uomini del Team Movistar e del Team Jumbo Visma. Jauregui transitava in prima posizione sul Puerto de Udana e sull’Alto de Kampazar, primi due GPM in programma posti rispettivamente al km 98 ed al km 120. Col passare del tempo il gruppo si faceva sempre più minaccioso alle spalle della fuga che iniziava a perdere pezzi. L’ultimo ad arrendersi ed ad essere ripreso dal gruppo era Jauregui a circa 25 km dal termine. Sulla salita dell’Alto de Geleta il gruppo, ridotto ad una sessantina di unità, aumentava il ritmo e ne facevano le spese Chris Froome (Team INEOS Grenadiers) e Thibaut Pinot (Team Groupama FDJ). Anche Michael Woods (Team EF Education First) restava attardato a causa di una caduta. Sulla salita finale dell’Alto de Arrate era l’INEOS a dare un nuovo impulso in testa alla corsa, con Richard Carapaz molto attento nelle prime posizioni. Ma anche il Team Jumbo Visma non stava a guardare e imprimeva un ritmo ancora più sostenuto con Sepp Kuss a poco meno di 5 km dall’arrivo. Le trenate del giovane americano facevano danni tali da ridurre il gruppo di testa a poche unità. Negli ultimi due km in discesa, prima dell’arrivo, era proprio Primož Roglič (Team Jumbo Visma) a sferrare l’attacco decisivo. Lo sloveno allungava quel tanto che gli consentiva di vincere sul traguardo di Arrate anticipando di un solo secondo Carapaz ed un redivivo Daniel Martin (Team StartUp Nation). Chiudevano la top five Esteban Chaves (Team Mitchelton Scott) e Felix Grossschartner (Team Bora Hansgrohe). Più attardati, in un gruppetto a 51 secondi di ritardo da Roglič, giungevano i vari Alejandro Valverde (Team Movistar), Tom Dumoulin (Team Jumbo Visma) e David De La Cruz (UAE Team Emirates). I distacchi più rilevanti, tra gli uomini di classifica o presunti tali, li subivano David Gaudu (Team Groupama FDJ) a 2 minuti e 22 secondi, Daniel Martinez (Team EF Education First) a 4 minuti e 29 secondi, Alex Vlasov (Team Astana) a 4 minuti e 31 secondi, Thibaut Pinot a 9 minuti e 56 secondi e Chris Froome a 11 minuti e 12 secondi. Roglič veste la prima maglia rossa della Vuelta 2020 con 5 secondi di vantaggio su Carapaz e 7 secondi di vantaggio su Daniel Martin. Domani la seconda tappa, ancora in zona Paesi Baschi, va da Pamplona a Lekunberri per un totale di oltre 151 km. Sono tre i GPM da affrontare, con l’Alto de San Miguel de Aralar di prima categoria che svetta a 17 km dall’arrivo. Una tappa che strizza l’occhio alla fuga ma che gli uomini di classifica potrebbero animare nel finale.
Antonio Scarfone

La vittoria di Roglič ad Arrate (foto Getty Images)
TRATNIK, ARIA DI CASA A SAN DANIELE
Al Giro fuga doveva essere e fuga è stata dopo il secondo giorno di riposo. A San Daniele del Friuli ha la meglio Jan Tratnik (Team Bahrain McLaren) che si impone in una volata a due su Ben O’Connor (Team NTT Pro Cycling). I big di classifica – sempre con Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step) in maglia rosa non si danno battaglia e aspettano l’attesa tappa di domani con arrivo a Madonna di Campiglio
Dopo le fatiche di Piancavallo ed il secondo giorno di riposo, il Giro d’Italia affronta l’ultima settimana con la sedicesima tappa che si percorrerà interamente nella provincia di Udine. La partenza è proprio nel capoluogo friuliano e l’arrivo è a San Daniele del Friuli, dopo 229 km. Sono sei i GPM che in programma, i primi tre posti nella prima metà della tappa e l’ultimo, il Monte di Ragogna, che dovrà essere scalato tre volte in un circuito finale che ha tutte le caratteristiche di una classica del nord, chilometraggio compreso. Dopo la partenza da Udine, da dove non partiva Fernando Gaviria (UAE Team Emirates, trovato positivo al Covid) erano Giovanni Visconti (Team Vini Zabù KTM) e Ruben Guerreiro (Team EF Education First), finora rivali nella classifica GPM, ad animare la corsa. La coppia si dava battaglia lungo l’ascesa della Madonnina del Domm, primo GPM in programma. Era il portoghese che riusciva a scollinare in prima posizione. Nella successiva discesa alla coppia di testa si univa un folto gruppo di 24 ciclisti, tra cui spiccavano i nomi dell’enfant du pays Matteo Fabbro (Team Bora Hansgrohe), Valerio Conti (UAE Team Emirates) e Ben Swift (Team INEOS Grenadiers). A fare la parte da leone erano gli atleti dell’AG2R con ben 4 unità. All’inizio della salita del Monte Spig, seconda difficoltà altimetrica da scalare dopo una settantina di km dalla partenza, il vantaggio della fuga sul gruppo maglia rosa sfiorava i 5 minuti. Visconti si rifaceva su Guerreiro andando a transitare in prima posizione sul Monte Spig. Il vantaggio della fuga sul gruppo superava ormai i 6 minuti e mezzo. A Cividale Del Friuli, primo traguardo volante posto al km 87.8, era Andrea Vendrame (Team AG2R) a transitare in prima posizione. Il gruppo maglia rosa, tirato blandamente dal Team Deceuninck Quick Step, inseguiva ad oltre 6 minuti di ritardo. Visconti si aggiudicava anche il successivo GPM di Monteaperta, approfittando di un problema meccanico occorso a Guerreiro che lasciava il portoghese attardato. Il gruppo maglia rosa era segnalato ad oltre 8 minuti di ritardo. La prima delle tre scalate sul Monte Ragogna vedeva la bella azione di Guerreiro che dopo essere rientrato sulla testa della corsa nella discesa di Monteaperta, attaccava da solo e scollinava in prima posizione. Il gruppo dei fuggitivi si ricompattava prima della seconda scalata verso Monteaperta. Era Jan Tratnik (Team Bahrain McLaren) a rompere gli indugi ed ad attaccare con decisione lungo la seconda ascesa di Monteaperta. Lo sloveno scollinava in prima posizione seguito da un gruppetto di sette ciclisti compreso da Enrico Battaglin (Team Bahrain McLaren), Alessandro Tonelli (Team Vini Zabù KTM), Kamil Malecki (Team CCC), Ben O’Connor (Team NTT Pro Cycling), Ben Swift (Team INEOS Grenadiers), Geoffrey Bouchard (Team AG2R) e Manuele Boaro (Team Astana). A 15 km dall’arrivo Tratnik conservava 30 secondi di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Sull’ultima scalata di Monteaperta l’azione di Tratnik si faceva più pesante; lo sloveno riusciva a scollinare in prima posizione ma O’Connor era subito dietro di lui. A 10 km dal termine la coppia di testa aveva 45 secondi di vantaggio su un terzetto formato da Swift, Maleki e Battaglin. La coppia in testa manteneva un ritmo tale che gli inseguitori non riuscivano a rientrare e si giocavano così la vittoria di tappa. Era O’Connor ad attaccare a circa 200 metri dall’arrivo ma Tratnik riusciva a tenere testa all’australiano ed a superarlo a circa 50 metri dalla linea d’arrivo, andando così ad alzare le braccia per la prima vittoria in stagione ed in un Grande Giro. O’Connor concludeva al secondo posto con 7 secondi di ritardo dallo sloveno mentre sul gradino più basso in terza posizione si classificava Enrico Battaglin a 1 minuto e 14 secondi dallo sloveno. Relativo no contest tra i big della classifica con la maglia rosa Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step) che taglia il traguardo del gruppetto dei big – recuperando qualche secondo in classifica generale – con 12 minuti e 54 secondi di ritardo su Tratnik. In classifica generale il portoghese conduce con 17 secondi di vantaggio su Wilco Kelderman (Team Sunweb) e 2 minuti e 58 secondi di vantaggio su Jay Hindley (Team Sunweb).Domani nella diciassettesima tappa da Bassano del Grappa a Madonna di Campiglio, lunga 203 km, tornano di scena le grandi montagne con Forcella Valbona e Monte Bondone nella prima metà del tracciato. Infine il Passo Durone e la scalata di Madonna di Campiglio da Pinzolo completeranno il tutto per una tappa che promette spettacolo.
Giuseppe Scarfone

La vittoria di Tratnik a San Daniele del Friuli (foto Getty Images)
GIRO DELLE FIANDRE: IL RITORNO DEI VAN DER POEL
ottobre 19, 2020 by Redazione
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Vittoria di Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) dopo il successo di 34 anni fa del padre Adrie. Volata a due vinta contro il rivale di sempre Wout Van Aert (Jumbo-Visma). Caduta per un sorprendente Julian Alaphilippe(Deceunick-QuickStep).
—IN CALCE ALL’ARTICOLO TROVERETE LE PAGELLE DEL FIANDRE—
Edizione 2020 vinta da un bravissimo Mathieu Van der Poel, il quale sempre attento nelle fasi cruciali della corsa, si avvantaggiava con Julian Alaphilippe (deceunicnk-quickstep) e Wout Van Aert sul Koppenberg staccando i rivali. Dopo la caduta del francese causata dal rallentamento brusco di una moto, il duo Van der Poel-van Aert, si ritrovava a giocarsi la vittoria finale in un testa a testa emozionante tra due rivali di sempre. Duello vinto dall’olandese in volata per soli 3 centimetri.
Corsa unica con i suoi muri e le sue cotes leggendarie dal fascino irresistibile, il Giro delle Fiandre è da sempre una delle gare più importanti del panorama ciclistico internazionale. Anche quest’anno, nonostante i vari problemi dovuti al covid-19, la corsa ha espresso il meglio del ciclismo. Partenza tirata dal gruppo che creava non poche difficoltà alla creazione di una fuga. Dopo vari tentativi, solamente dopo 25 chilometri di corsa si assisteva al primo attacco di giornata con una fuga composta da sei ciclisti, tra i quali l’esordiente Samuele Battistella (Ntt Pro Cycling), Gregor Mühlberger (Bora Hansgrohe), Danny Van Poppel (Circus – Wanty), Gijs Van Hoecke (CCC Team), Dimitri Peyskens (Bingoal – Wallonie Bruxelles) e Fabio Van Den Bossche (Sport Vlandereen – Baloise). Buon segnale da parte di Battistella, giovane corridore che nel futuro potrà ben figurare in corse di questo genere. Per gli attaccanti, un vantaggio massimo che arriverà a 8’20” dopo 75 km, e che andrà piano piano a scemare a causa del lavoro, prima della Trek-Segafredo di Mads Pedersen, vincitore qualche giorno fa della Gent-Wevelgem, e poi della Deceuninck-QuickStep, oggi in formato Elegant-QuickStep grazie al nuovo sponsor, che si presentava al via con una roster di altissimo livello: Julian Alaphilippe, Kasper Asgreen, Yves Lampaert, Zdenek Stybar e Florian Sénéchal, tutti possibili capitani unici in molte altre squadre World Tour. Prima parte di corsa dove si registrava una caduta per fortuna senza gravi conseguenze di Wout Van Aert e una NTT agguerrita che faceva attaccare di volta in volta uno dei propri ciclisti. Ci provava anche la Ineos con Michel Kwiatkowski lanciato da Luke Rowe, ma il polacco non riusciva a sorprendere i big dove Alberto Bettiol (Ef) e soprattutto Matteo Trentin (CCC Team) faticavano.
La corsa esplodeva definitivamente sul Koppenberg, dove già si notava l’assenze di Stephen Kung (Groupama-Fdj) e dove Mads Pedersen (Trek-Segafredo) rimbalzava terribilmente indietro staccandosi in malo modo. A 45 chilometri dalla conclusione, sulla mitica cote, l’attacco di Alaphilippe. frantumava il gruppo allungato in più tronconi. Il francese, non contento, attaccava nuovamente 6 chilometri più tardi quando rispondeva e rilanciava all’attacco di un buon Anthony Turgis (Direct). che ha frantumato letteralmente il gruppo. Alle spalle di Alaphilippe si accodavano solamente Van der Poel e Van Aert. Alle loro spalle nel primo gruppo inseguitore si trovavano una decina di ciclisti tra cui Lampaert, Naesen (Ag2r-LaMondiale), Bettiol, John Degenkolb (lotto soudal) e Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates). Gruppo inseguitori che non trovava l’accordo per organizzare l’inseguimento consegnando così la vittoria ai tre davanti.
Ai meno 35 chilometri dall’arrivo, un brutto colpo di scena riduce la sfida a tre ad una sfida a due. In un tratto in discesa, una moto della giuria rallenta pericolosamente sulla destra della carreggiata. Van der Poel riesce ad evitare l’impatto con la moto per un soffio, mentre Alaphilippe che è immediatamente dietro la vede all’ultimo momento centrandola in pieno. Il campione del mondo in carica cadeva a terra e doveva dire ai suoi sogni di vincere il Fiandre alla prima partecipazione. Restavano così 34 chilometri di strada dove si assisteva al testa a testa fra i due campioni più attesi di giornata, Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert. I due ciclisti, entrambi i maggiori indiziati alla vigilia come vincitori del Fiandre, collaboravano incessantemente fino al momento della volata. Una volata compiuta a sangue freddo da entrambi, i quali con molta attenzione e grinta davano il tutto per tutto per tagliare per primi il traguardo. Due ciclisti che si conoscevamo bene e che da anni lottavano con alterni successi nel ciclocross. Lanciata la volata, tatticamente molto bella, Van der Poel riusciva ad anticipare il rivale per pochissimi centimetri, riuscendo a vincere il Giro delle Fiandre 34 dopo il successo del padre Adrie. Terzo posto per Alexander Kristoff cheregolava allo sprint il gruppetto degli inseguitori. Quarto un ottimo Turgis. Miglior italiano di giornata Alberto Bettiol, sedicesimo e ultimo posto del gruppetto giunto alle spalle dei due di testa. Male Trentin a oltre 10 minuti dal vincitore Van der Poel, mentre un generoso Andrea Pasqualon (Wanty) terminava ventiquattresimo.
LE PAGELLE
Mathieu Van der Poel: Vittoria cercata e finalmente trovata. 34 anni dopo la vittoria del padre Adrie, tocca al figlio riportare la Ronde a casa Van der Poel. Lancia l’attacco decisivo ai meno 39 km, e da lì, a causa della caduta di Alaphilippe, sarà un duello a due contro il rivale di sempre Van Aert. Ultimi chilometri da sangue freddo e volata perfetta. Chapeau. Voto 10
Wout Van Aert: Parte col piede sbagliato quando si ritrova coinvolto in una caduta nelle primissime fasi della corsa. Sempre attento, deve fare i conti con un Van der Poel in grande spolvero. Un testa a testa finale bellissimo e volata a due persa per 3 cm. Unica pecca, non aver messo più pressione a Van der Poel sui muri, sapendo che l’olandese è più forte in volata. Voto: 8
Julian Alaphilippe: ha una squadra fortissima e la fa muovere bene. Dopo la beffa della Liegi corre un Fiandre stupendo, attacca, rilancia e contrattacca, purtroppo la sfortuna lo perseguita. Cade a causa di una moto che aveva rallentato troppo a 35 km dall’arrivo. Sfortunato. Voto: 7
Alexander Kristoff: non ha la gamba degli scorsi anni, ma c’è sempre. Il norvegese arriva terzo dopo i mostri Van der Poel e Van Aert. Sempre attento, una garanzia. Voto: 7
Anthony Turgis: l’olandese è la sorpresa del Fiandre. Un peperino, sempre saldo nel primo troncone del gruppo. Attacca sul koppenberg e da il via all’azione che lancerà Alaphilippe, Van Aert e Van der Poel. Purtroppo per lui non riuscirà a reggere il contrattacco dei tre. Chiude comunque quarto. Voto: 7
Yves Lampaert: uno dei capitani della Deceunicnk-QuickStep, dove rimane nel gruppo alle spalle di Alaphilippe. Una volta caduto Julian si mette a collaborare con gli altri inseguitori, ma il duo Van der Poel-van Aert è ormai troppo lontano. Chiude al quinto posto. Voto: 6.5
Oliver Naesen: il corridore dell’Ag2r-LaMondiale è un eterno piazzato, arriva sesto Ma gli va dato atto di aver provato da solo sull’oude Kwaremont a staccare il resto del gruppo inseguitore per il terzo posto invece di giocarsi il gradino più basso del podio in volata dove Kristoff e Lampaert erano più forti. Voto:6
Alberto Bettiol: un sedicesimo posto che purtroppo ci sta. Il corridore italiano della Ef Pro Cycling già sui primi muri mostra una gamba non eccelsa e lontana dal Fiandre del 2019. Quando la corsa esplode rimane indietro sorpreso. Voto:5
Stefan Küng: 102° a oltre 10 minuti da Van der Poel. Si arrende subito quando la corsa si inizia ad infiammare. Una delle più grosse delusioni di giornata. Voto: 5
Matteo Trentin: Capitano unico della ccc-team, sparisce subito dai radar. Aveva fatto ben sperare alla Gent-Wevelgen, ma al Fiandre crolla subito. Voto: 5
Mads Pedersen: Erano molte le attese per il corridore danese della Trek-Segafredo dopo la vittoria della Gent-Wevelgen. Sul Koppenberg viene respinto brutalmente. Voto:5
Luigi Giglio

Lo sprint tra Van der Poel e Van Aert sul rettilineo d'arrivo del Giro delle Fiandre (Getty Images Sport)
SUL PIANCAVALLO LA STRENUA DIFESA DI ALMEIDA
Sulla salita friulana, il ritmo della Sunweb manda tutti in crisi. Pesanti ritardi per Nibali, Fuglsang, Pozzovivo, Majka e Pello Bilbao. Si salva Almeida con un’ottima difesa, davvero lodevole. Hindley, che ha tirato per Kelderman su tutta la seconda parte della salita, balza sul podio e il vincitore Tao Geoghegan Hart si inserisce al quarto posto.
Il primo arrivo in salita nel quale si aspettavano i big ha fatto male a molti. Sulle rampe che portano a Piancavallo, è stato il ritmo della Sunweb di Wilko Kelderman a creare la selezione da dietro. Uno ad uno si sono staccati tutti gli uomini di classifica. L’ultimo a cedere è stata la maglia rosa Joao Almeida, che ha continuato a dare il massimo sin dopo il traguardo, quando si è buttato in terra per recuperare il respiro. Con la sua caparbietà, Almeida è riuscito a salvare la maglia rosa, seppur per pochi secondi e questa è la dimostrazione del grande morale che il simbolo del primato infonde nella testa e nelle gambe di chi lo indossa.
Wilko Kelderman ha fatto valere la forza e la compattezza della sua squadra, era quello che si è trovato con il maggior numero di uomini sulla salita, ma obbiettivamente la squadra è utile se il capitano è in grado di seguire il ritmo. Oggi il lavoro di Hindley è stato fondamentale per staccare gli avversari di Kelderman ma questo è stato possibile in quanto Kelderman è stato in grado di mantenere un ritmo più elevato rispetto agli avversari.
L’importanza della squadra è sicuramente da non sottovalutare, ma non bisogna fare l’errore di pensare che senza squadra non si vada da nessuna parte. La verità è che Nibali, Pozzivivo, Pello Bilbao, Majka e Fuglsang non sono stati in grado di reggere il ritmo di Hindley, mentre Kelderman, che ha ordinato a Hindley di tenere quella andatura, è stato in grado di farlo. Quindi, in definitiva, Kelderman ha inflitto distacchi agli altri semplicemente perché ne aveva di più e non perché aveva la squadra come alcuni commentatori hanno suggerito.
Se infatti Nibali o Pozzovivo fossero stati più forti, avrebbero potuto sfruttare il lavoro di Hindley e poi piazzare la rasoiata che è una cosa che Kelderman non gradisce affatto.
Quello che invece è vero è che una squadra forte come la Sunweb può essere determinante in una tappa come quella prevista per martedì prossimo. Con l’ultimo scollinamento del Ragogna a 13 Km dalla conclusione, una squadra forte può essere quella che ti salva se uno scalatore puro, che ha la rasoiata sulle pendenze estreme, riesce ad involarsi. In quel caso, ritrovarsi senza squadra può significare perdere molti secondi, mentre avere una squadra attrezzata può significare riuscire a rientrare.
Questo ovviamente non significa che i giochi siano già fatti. Come non ci si stancherà mai di ripetere, l’ultima settimana con i tapponi di montagna con chilometraggi importanti può causare crisi, specialmente se le temperature in quota saranno rigide come è normale nella seconda metà di ottobre. Kelderman è in realtà un regolarista, molto scrupoloso che va anche bene con il freddo quindi è difficile pensare che possa avere delle defaillances più dei suoi avversari, tuttavia il corpo umano non è una macchina perfetta e non si può mai sapere cosa accadrà. La giornata no può capitare a chiunque.
Occhio anche a dare per spacciato Almeida che oggi ha sì ceduto, ma meno di uomini più esperti e sulla carta più forti di lui. Ha speso molto e bisognerà vedere come riuscirà a recuperare domani, ma guai a sottovalutarlo, anche perché l’ultima tappa a cronometro potrebbe favorirlo.
Hindley è stato fortissimo, ha pilotato Kelderman fino al traguardo e quindi, nonostante il lavoro svolto, non ha ceduto ed è stato più forte di tutti gli altri uomini di classifica, conquistando il terzo gradino del podio provvisorio. Il suo grado di luogotenente potrebbe ovviamente portare a sacrificarlo, ma se il suo stato di forma sarà come quello di oggi, Hindley rappresenterà un bruttissimo cliente per il podio.
Anche il vincitore di tappa Tao Geoghegan Hart è ora quarto ed è rientrato nei giochi per il podio.
Deitro ad Almeida e Kelderman ci sono diversi uomini di classifica in un fazzoletto inferiore al minuto che, con le tappe che ci aspettano non è molto, tuttavia le tendenze danno l’uomo Ineos in salita, mentre gli altri oggi non sono sembrati all’altezza.
Dopo la partenza, tentano la fuga Andrea Vendrame (AG2R La Mondiale), Luca Chirico (Androni – Sidermec), Manuele Boaro (Astana Pro Team), Mark Padun (Bahrain – McLaren), Nathan Haas (Cofidis, Solutions Crédits), Daniel Navarro (Israel Start-Up Nation), Thomas De Gendt (Lotto Soudal), Matthew Holmes (Lotto Soudal), Davide Villella (Movistar Team), Rohan Dennis (Ineos Grenadiers), Giovanni Visconti (Vini Zabù – KTM) ed Edoardo Zardini (Vini Zabù – KTM).
Il gruppo però, tirato dalla CCC di Zakarin, non sembra intenzionato a lasciare andare il tentativo che viaggia a lungo con un vantaggio venti secondi, finché il gruppo dopo cerca 40 Km, si rialza e lascia che la fuga prenda il largo.
Haas e Zardini perdono contatto ai piedi della salita verso Sella Chianzutan sulle cui rampe partono al contrattacco Giovanni Carboni (Bardiani CSF Faizanè), Sergio Samitier (Movistar) e Ruben Guerreiro (EF Pro Cycling). L’unico che riesce a riportarsi sui battistrada è Samitier che viene aiutato a completare l’inseguimento dal compagno di squadra Villella.
Il vantaggio della fuga arriva intorno ai sette minuti e Visconti, andando a conquistare il GPM di Sella Chiazutan, sfila la maglia azzurra a Guerrero.
Quando il vantaggio è massimo, si portano in testa le squadre di Kelderman e Pozzovivo che fanno contrarre il vantaggio e lo tengono sotto controllo nella fasi centrali della corsa.
Nei pressi del traguardo volante, allungano De Gendt, Dennis, Villella e Visconti, ma in breve Dennis resta solo in testa al corsa, continuando ad incrementare il vantaggio sul gruppo inseguitore.
Il gruppo maglia rosa però continua ad aumentare il ritmo ed annullerà l’azione dell’australiano sulle prime rampe della salita verso Piancavallo.
Sono gli uomini di Fuglsang ad iniziare in testa la salita, ma poco dopo sale in cattedra la Sunweb con Denz, Oomen ed Hamilton che sfoltiscono sensibilmente il gruppo. E’ però l’ultimo uomo di Kelderman a fare male. Il ritmo di Hindley fa fuori uno ad uno tutti gli uomini di classifica. Saltano Fuglsang Pozzovivo, Pello Bilbao, Majka e Nibali che formano man mano gruppetti che poi si ricompatteranno o arriveranno comunque molto vicini al traguardo con un distacco intorno ad 1 minuto e mezzo dal vincitore.
Più avanti cede anche il capoclassifica ma lui, al contrario degli altri, riesce a limitare i danni molto bene, continua al massimo ritmo possibile senza fare fuori giri e riuscendo molto bene a contenere il distacco ed a mantenere la maglia rosa.
Con i due della Sunweb, resta solo Geoghegan Hart che è anche il più veloce del terzetto. Kelderman non tenta lo scatto che non è proprio la sua specialità e si accontenta del secondo posto dietro all’uomo Ineos, squadra che, dopo il ritiro del capitano, sta dando un grande senso al suo giro con cinque vittorie di tappa.
Domani giorno di riposo, mentre lunedì la tappa con la triplice scalata al Monte Ragogna, breve con pendenze severissime. L’ultimo passaggio è posto a tredici chilometri dall’arrivo e questo non invita ad attacchi contro un uomo come Kelderman dotato di una buona squadra, ma nei tapponi successivi ci sarà lo spazio per inventare qualcosa.
Una cosa è certa, se qualcuno vuole vincere e non accontentarsi di un piazzamento deve attaccare da lontano, magari cercando alleati che vogliono la vittoria di tappa con i quali fare il classico gentlemen’s agreement.
Benedetto Ciccarone

Il momento nel quale Almeida perde le ruote del gruppetto con Kelderman (foto Bettini)
GANNA SENZA RIVALI, ALMEIDA ORA CI CREDE
Solo uno superspecialista come Rohan Dennis riesce a contenere sotto il minuto il distacco da uno strepitoso Filippo Ganna, che riesce a far registrare il miglior tempo anche in cima al muro di Ca’ del Poggio, posto nella prima parte della tappa. Buona prova di Kelderman, ottima quella di Mc Nulty. Vicini gli altri uomini di classifica come Nibali Pozzovivo e Majka. Un po’ peggio Fuglsang, mentre Almeida guadagna su tutti i rivali diretti…. ed ora ci crede.
Una bellissima prova contro il tempo, molto ben disegnata tra i vigneti dai quali si ricava il prosecco, una tappa a cronometro in pieno stile Giro d’Italia sui 30/35 Km molto varia con pianura salita e discesa. Il percorso ideale, una crono più tecnica che da pedalare, ma anche con tratti in cui spingere il lungo rapporto. Il giusto mix per valorizzare la completezza di un corridore. Il vincitore del resto ha dimostrato in questo Giro d’Italia di essere in grado di far fruttare le proprie doti di potenza anche su salite con pendenze non impossibili come il valico di Montescuro. Oggi però Filippo Ganna è andato oltre, perché ha fatto registrare il miglior tempo anche in cima al Muro di Ca’ del Poggio, con pendenze vicine al 20%, che iniziava dopo soli 6 Km di corsa.
Per tutta la frazione, ha costantemente guadagnato sugli altri corridori, con un rapporto massimo impressionante 58×11. Soltanto un grande specialista due volte campione del mondo di specialità come Rohan Dennis, tra l’altro suo compagno di squadra, è riuscito a contenere il distacco sotto il minuto. La posizione perfetta, lo stile, la grande potenza sprigionata da Ganna sono uno spettacolo da vedere. Nei programmi originari dell’uomo che vestiva oggi la maglia iridata non c’era questa frazione, in quanto l’idea era quella di non disputarla a tutta per conservare le energie ed essere di aiuto al capitano Thomas, ma l’impressione è stata che, seppure avesse corso a mezzo gas, Ganna probabilmente avrebbe vinto ugualmente, anche perché anche Dennis si sarebbe dovuto risparmiare per aiutare Thomas.
Ora Ganna punta alla cronometro conclusiva di Milano, ma bisognerà vedere come uscirà dalla terza settimana del cui tracciato non si può ancora essere sicuri, ma che sarà comunque disputata in montagna.
Una menzione speciale merita Mc Nulty che, dopo aver rotto ieri il treno della Deceunick, mossa probabilmente determinante per la vittoria di Ulissi, ha disputato un’ottima prova, chiudendo in terza posizione e fermando i cronometri sul tempo di 43:49, superiore di poco più di un minuto rispetto a quello di Ganna. L’americano rientra in classifica, piazzandosi al quarto posto con un distacco dalla maglia rosa simile a quello degli altri uomini di classifica coma Nibali, Pozzovivo e Majka.
Passando all’argomento classifica generale, il migliore è stato certamente Joao Almedia. La maglia rosa ha disputato un’ottima prova nella prima e nell’ultima parte, mentre nella parte centrale è sembrato un po’ meno brillante, tanto che aveva dissipato il considerevole vantaggio che aveva su Kelderman in cima al muro di Ca’ del Poggio. Negli ultimi chilometri invece ha recuperato un buon colpo di pedale ed è riuscito ad infliggere 16 secondi di distacco al secondo della generale che ora si trova con un distacco che sfiora il minuto. Questo dimostra che, nonostante la giovane età, Almeida non ha pagato l’inesperienza e l’esuberanza, ma è riuscito a gestire bene la prova molto più lunga di quella inaugurale che lo aveva visto siglare il secondo tempo dietro solo a Ganna.
Molto regolare invece Kelderman, non ha patito crisi né ha avuto particolari acuti, sempre molto composto e molto regolare, questa è la sua dote che cercherà di mettere a frutto sulle grandi salite che cominciano domani. L’olandese ha meno di un minuto dalla maglia rosa ed un buon vantaggio sugli altri uomini di classifica che oggi hanno patito distacchi non risibili.
Nibali in particolare è sembrato un po’ legnoso, ha disputato gran parte della prova col 56×10, lo stesso rapporto di Rohan Dennis, un po’ troppo lungo da spingere per un uomo come Vincenzo Nibali che si difende abbastanza nelle prove contro il tempo, ma non può certo mettersi sullo stesso piano degli specialisti. Il distacco è stato di 2:54 dal vincitore e di 1:23 dalla maglia rosa. Ha fatto comunque meglio di Pozzovivo che però, sulla carta, avrebbe dovuto pagare molto di più del siciliano. Per questa ragione, nel complesso, la prova di Pozzovivo può essere considerata migliore di quella di Nibali. Il Lucano ha accusato un ritardo di 3:01 da Ganna e di 1:30 da Almedia, solo sette secondi peggio di Nibali.
Se l’è cavata bene anche Majka, che ha chiuso sedicesimo con un distacco di 2:37 da Ganna e di 1:06 dal leader delle generale.
Come ci si poteva aspettare, non ha esaltato Fuglsang che ha chiuso ventinovesimo con il tempo di 45:53 a 3:13 da Ganna ed è uscito dalla top ten provvisoria, trovandosi ora dodicesimo con un ritardo superiore ai 4 minuti.
Vicini a quelli di Nibali e Pozzovivo anche i tempi di Masnada e Pello Bilbao.
La classifica ora vede quindi Almeida ancor più saldamente in maglia rosa, con Keldermana 56 secondi, segue un plotoncino composto da Pello Bilbao, Mc Nulty, Nibali, Majka e Pozzovivo con distacchi tra i 2:11 di Pello Bilbao ed i 2:33 di Pozzovivo.
A questo punto, per Almeida è impossibile non crederci. Il portoghese ha retto molto bene sia sull’Etna che all’Aremogna e negli ultimi giorni non è apparso affatto in fase calante, anche se si sa che nella terza settimana la benzina potrebbe finire improvvisamente (Yates docet).
L’attuale maglia rosa ha poi a disposizione un’altra cronometro l’ultimo giorno e la memoria ci insegna che sia nel 2012 che nel 2017 la cronometro finale vide il cambio al vertice, in particolare nel 2017 con Dumoulin che perse la rosa sulle montane, cedendola a Quintana, e la riprese l’ultimo giorno. Per gli appassionati dei corsi e ricorsi storici anche il quel giro c’era un arrivo a Piancavallo ed una crono finale con arrivo Milano.
Domani tappa con 4 salite, non si tratta di salite impossibili e neppure attaccate l’una all’altra tuttavia la salita di Piancavallo nella prima parte potrebbe far male, le pendenze infatti arrivano sino al 14%. Nella seconda parte, però, anche i passisti possono difendersi egregiamente. Nel 1998 Pantani attaccò ad inizio salita, ma riuscì a rosicchiare solo 12 secondi a Zulle che invece patì molto di più le severe pendenze del Fedaia.
I distacchi non sono indifferenti, a questo punto bisogna chiedersi se Almeida può reggere sulle grandi salite e se ha il fondo per reggere le tre settimane. Dietro è tutto ancora aperto perché Kelderman ha sì oltre un minuto sul gruppo che lo segue, ma sinora il suo miglior piazzamento al giro è stato un settimo posto nel 2014.
La corsa in ottobre ed il freddo che i corridori troveranno in quota potranno però sconvolgere i consueti valori.
Benedetto Ciccarone

Filippo Ganna in azione sulle rampe del muro di Cà del Poggio (foto Bettini)
BIS DI ULISSI SUI COLLI EUGANEI, BATTUTA LA MAGLIA ROSA
Dopo il successo agrigentino, Diego Ulissi riesce a ripetersi sul traguardo di Monselice. Stavolta è vittoria in uno sprint ristretto grazie alla selezione fatta sull’ultimo strappo che ha lasciato indietro avversari temibili come Sagan e Démare. Sugli scudi la maglia rosa che disputa la volata e coglie il secondo posto con il relativo abbuono alla viglia di una cronometro che potrebbe far luce sulle reali possibilità dell’attuale capoclassifica.
Tappa molto ben disegnata perché incerta sino alla fine. Si trattava di un percorso completamente pianeggiante nella prima parte, con due dentelli da pendenze severe nella seconda. Se dopo il primo GPM, il gruppo dei velocisti ed in particolare di Arnaud Démare è riuscito a rientrare sul gruppo maglia rosa, dopo il secondo non c’è stato nulla da fare. La selezione violenta sulle arcigne rampe e il ritmo forsennato imposto dagli uomini della maglia rosa nel tratto pianeggiante per andare all’arrivo hanno impedito di ricucire sia al gruppetto di Sagan, in ritardo di pochi secondi, che a quello di Démare più distanziato.
Questo non significa che la tappa di oggi non fosse comunque aperta a diversi scenari.
Dopo il primo GPM infatti, Démare è riuscito a riportarsi sul gruppo dei migliori, mentre nel secondo caso, è stato solo il lavoro degli uomini della maglia rosa ad impedire il ricongiungimento. Almeida oggi era certamente interessato anche alla vittoria di tappa che non è ancora riuscito a centrare in questo giro, ma anche a cogliere un abbuono in chiave classifica generale.
Non è la prima volta che il portoghese va a raccogliere abbuoni sul percorso per consolidare, seppur di pochi secondi, il vessillo del primato.
Questa ricerca spasmodica di raccogliere secondi ove possibile rivela che Almeida non pensa affatto di essere condannato a cedere la rosa sulle grandi salite specie se, come appare tutt’altro che improbabile, la terza settimana subirà mutamenti tali da renderla meno selettiva.
Una prima importante risposta la si avrà domani al termine della prova contro il tempo. Nella prima tappa a cronometro, Almeida è stato secondo solo a Ganna, che però è di un’altra categoria in quella specialità. Il portoghese ha fatto un secondo meglio di Geraint Thomas che è comunque uno specialista e che si era presentato ai nastri di partenza della corsa rosa con una buona condizione.
Se i distacchi per ogni chilometro saranno gli stessi della prima tappa, i vari Nibali e Fuglsang potrebbero pagare un passivo intorno ai due minuti che, sommato all’attuale distacco, andrebbe a costituire un gap importante verso un corridore che ha dimostrato di cavarsela perlomeno in salite non durissime.
Va anche detto che, man mano che si va avanti con le tappe, contano più le energie residue che l’attitudine a certi tipi di tracciati e che Nibali, negli ultimi giorni, è apparso in crescendo di condizione. Lui che è un diesel potrebbe difendersi egregiamente.
La cronaca della tappa per i primi 150 Km ha seguito il consueto copione. Dopo 30 Km di scatti, si è formata una fuga di sette uomini che rispondono ai nomi di Geoffrey Bouchard (Ag2r La Mondiale), Simon Pellaud e Simone Ravanelli (Androni Giocattoli – Sidermec), Rodrigo Contreras (Astana), Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè), Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal) e Lorenzo Rota (Vini Zabù Zardo KTM).
Il vantaggio massimo di questi corridori ha superato i 3 minuti, per poi attestarsi sui due grazie al lavoro degli uomini di Peter Sagan che oggi era uno dei favoriti.
In vista del primo GPM, grande bagarre in gruppo per prendere la salita nelle prime posizioni, a fare il ritmo ci pensa Matteo Fabbro che riesce a togliere di ruota i velocisti puri, mentre tra i fuggitivi, si avvantaggiano Bouchard e Tonelli.
Nel tratto tra i primo ed il secondo GPM, i velocisti rientrano sul gruppo maglia rosa, ma sulla salita in concomitanza con la definitiva capitolazione del tentativo di giornata, vi è una nuova accelerata in gruppo ad opera di Diego Ulissi. Il ritmo del toscano è nuovamente fatale ai velocisti, ma stavolta i distacchi al GPM saranno più netti e soprattutto porteranno a staccare anche Peter Sagan, che scollinerà con una ventina di secondi, mentre il gruppo di Démare con un distacco intorno a 45 anche per via del rilancio da parte di Tao Geogenhart Hart (Ineos Grenadiers) che riesce a guadagnare qualche metro, ma non a dare continuità all’azione.
Nel tratto pianeggiante per andare all’arrivo, i gregari della maglia rosa tirano a tutta, segno che Almeida, dotato di un discreto spunto veloce, è intenzionato a tentare la vittoria di tappa.
Il ritmo della squadra della maglia rosa impedisce il rientro dei gruppi staccati e neppure Sagan, che insieme a De Gendt e Swift aveva tentato un inseguimento più deciso, riesce a rientrare.
Si va quindi allo sprint con un gruppo maglia rosa composto da 20 uomini con tutti i big in lotta per la generale. E’ McNulty a portare nelle prime posizioni Diego Ulissi che riesce poi a prendere la ruota di Mikkel Frolich, facendosi praticamente tirare la volata dal compagno della maglia rosa.
Almeida prova a rimontare mentre Konrad cerca di uscire sulla destra vicino alle transenne, ma il traguardo è troppo vicino ed Ulissi lo supera per primo andando a bissare il successo di Agrigento.
Come si diceva in apertura, domani il giro entra nella fase decisiva con la cronometro e l’arrivo a Piancavallo di domenica in attesa di capire che ne sarà dei tapponi che prevedono passaggi a quote elevate.
Benedetto Ciccarone

La vittoria di Ulissi a Monselice (Getty Images)
NARVÁEZ, UN ECUADOREGNO IN PARADISO A CESENATICO
Sul percorso che ricalca quello della gran fondo Nove Colli, Narváez vince dopo una grande battaglia tra i fuggitivi sotto il diluvio. Non ci sono stati attacchi tra i big, ma il ritmo della squadra di Pozzovivo ha ridotto il gruppo maglia rosa ad uno sparuto drappello di meno di venti unità.
Non si può far altro che aprire qualunque riflessione su questa tappa con un ricordo di Marco Pantani. Il ricordo però non può essere sterile né inutilmente commemorativo. Un ricordo deve essere proficuo, deve costituire un insegnamento, un dono per quelli che devono affrontare quello che già è stato affrontato da altri. L’esperienza è un patrimonio per tutti e la storia dei successi e degli insuccessi di Marco Pantani è molto importante per il ciclismo moderno. In un ciclismo di calcolatori, di ragionieri, di computer, di misuratori di potenza, di corridori che si concentrano su una sola corsa in stagione, di alte andature, di prudenza di paura, il ricordo di Marco Pantani non può che far respirare il gusto di quella spregiudicatezza e di quell’incoscienza che caratterizzava il modo di correre di Marco Pantani.
Già a 24 anni, quando Pantani era un illustre sconosciuto, dopo aver mandato in grave crisi la maglia rosa Berzin e il leggendario Indurain con un attacco a 60 Km dall’arrivo sul Mortirolo, Marco non si accontentò del secondo posto e, nella tappa in cui il giro affrontava per la prima volta nella storia il Colle dell’Agnello, attaccò a oltre cento chilometri dall’arrivo, rischiando seriamente di saltare. Quell’attacco non riuscì e Pantani faticò a mantenere le ruote di Berzin e Indurain sull’ultima salita, ma proprio l’incoscienza di quel tentativo fece capire di che stoffa fosse fatto il Pirata che seppe ripetersi al Tour dello stesso anno a suon di attacchi su ogni salita pur senza vincere tappe.
In seguito, la sfortuna con gli incidenti ed i suoi successi crearono la leggenda del pirata, ma proprio la voglia di inseguire la vittoria a ogni costo, anche quando sembrava più agevole difendere un onorevole piazzamento deve far riflettere i corridori oggi.
Anche nel 2000 al Tour, quando Pantani era tornato alla vittoria dopo aver patito una brutta giornata ad Hautacam, quando fu staccato da Armstrong, invece di tentare di agguantare un piazzamento che sarebbe stato straordinario perché veniva dopo una stagione senza preparazione, Pantani attaccò dalla prima salita nella tappa di Morzine. In quella occasione saltò, ma dimostrò, ancora una volta, che il coraggio di tentare anche imprese disperate è ciò che rende questo sport epico.
Oggi, con la tecnologia e con le alte andature è sempre più difficile realizzare imprese, tuttavia i veri campioni hanno dimostrato che con l’incoscienza si può ancora dare spettacolo. Certamente Froome nel 2018 preparò anche scientificamente l’attacco sul Colle delle Finestre, ma fu la convinzione di credere nella possibilità di una vittoria, anche con un grave ritardo accumulato e con un attacco ad 80 Km dall’arrivo a permettere quello spettacolo.
In questa chiave di lettura, la bellissima tappa di oggi deve costituire occasione di riflessione ed insegnamento per capire che, prima di tutto, nel ciclismo conta la testa e la convinzione di poter raggiungere certi risultati.
Convinzione che ha dimostrato di avere Narváez, quando con Padun più passista di lui che inseguiva a 10 secondi in pianura con 12 chilometri ancora da percorrere, ha spinto a tutta ed è riuscito ad incrementare il vantaggio, dando un grosso colpo al morale del suo avversario che era stato molto sfortunato a forare, ma sembrava potesse agevolmente recuperare.
Bellissima tappa con grande battaglia tra i fuggitivi flagellata dalla pioggia nella seconda parte.
Tra i big non ci sono stati attacchi, ma il fatto che il gruppo maglia rosa, pur giunto a 8 minuti, fosse composto da una quindicina uomini la dice lunga sulla durezza di questa frazione che ricalcava il tracciato della prestigiosa gran fondo Nove colli, corsa di grande tradizione che quest’anno ha dovuto rimandare la propria cinquantesima edizione al 2021 a causa della pandemia.
La squadra di Domenico Pozzovivo si è incaricata di fare la corsa tra i big e, su questo punto, ci sono molti dubbi, visto che non si è ben capito quale fosse lo scopo del lucano. Gli uomini di classifica sono rimasti tutti nel gruppetto, anche perché attacchi veri non ci sono stati e il ritmo ha fatto male a molti, ma non era comunque un ritmo adatto a staccare uomini di classifica cosa che si sarebbe potuta tentare solo con un attacco al quale però evidentemente il ritmo imposto dagli uomini di Pozzovivo non era finalizzato. Il lavoro non è neppure sembrato finalizzato a chiudere sulla fuga, sia perché il gruppo è comunque giunto a 8 minuti, sia perché un uomo come Pozzovivo non era certo adatto ad un finale che prevedeva 20 Km pianeggianti.
L’unica possibilità allora è che lo scalatore lucano abbia voluto saggiare la resistenza di un ragazzo molto giovane come Almeida, anche in vista delle montagne ed al contempo che abbia voluto controllare la corsa sfoltendo un po’ il gruppo. Scopo legittimo ma dubbio in chiave costi benefici, viste le energie che ha fatto spendere a compagni di squadra che potrebbero essere utili nelle prossime tappe.
La fuga è andata via già nelle prime battute di gara, dopo la consueta bagarre iniziale si forma un drappello di attaccanti composto da François Bidard (Ag2r La Mondiale), Simon Pellaud (Androni-Sidermec), Manuele Boaro (Astana), Mark Padun (Bahrain-McLaren), Cesare Benedetti (Bora – hansgrohe), Joseph Rosskopf (CCC), Jesper Hansen (Cofidis), Simon Clarke (EF Pro Cycling), Albert Torres (Movistar), Victor Campenaerts (NTT Pro Cycling), Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers), Maximiliano Richeze (UAE Team Emirates) ed Etienne Van Empel (Vini Zabù KTM) ai quali si aggiungerà Hector Carrettero (Movistar) che scattato sulla prima salita, recupererà la testa della corsa sulla seconda.
Il gruppo lascia fare ed i battistrada raggiungono un vantaggio massimo di oltre 13 minuti, finché la NTT Pro Cycling di Domenico Pozzovivo non si mette in testa a tirare. Il vantaggio crolla letteralmente dimezzandosi, anche perché davanti l’accordo comincia a mancare. In effetti, sulla salita di Barbotto ci sono alcuni tentativi di attacco tra i fuggitivi. Viste però le oggettive difficoltà di muoversi da così lontano e visto anche l’avvicinarsi e gruppo, i fuggitivi si ricompattano e ritrovano l’intesa.
Lungo la salita di Perticara, perde contatto Richeze, mentre nella discesa prova ad avvantaggiarsi Pallaud, sul quale si riportano subito Benedetti e Rosskop. Il terzetto, lungo la salita di Madonna de Pugliano, viene raggiunto prima da Padun, Hansen, Narváez, Bidard e Boaro e poi anche da Van Empel e Clarke. Quest’ultimo, che era sembrato in difficoltà in salita, decide di allungare in discesa, ma viene raggiunto da Narváez e Padun che lo staccheranno senza troppi complimenti sulla successiva salita.
Il gruppo, che si era portato a circa quattro minuti, comincia a perdere terreno a causa di un rallentamento forse dovuto anche alla pioggia. Gli uomini di classifica ovviamente preferiscono non prendere troppi rischi sulle viscide ed insidiose discese.
La situazione si stabilizza con la coppia al comando che continua a guadagnare su un Clarke che procede lodevolmente in solitaria invece di rialzarsi, i fuggitivi della prima ora rimasti staccati e il gruppo dietro che continua ad assottigliarsi nonostante l’andatura sia inferiore a quella della coppia di testa.
Si prosegue con questa situazione, ma c’è ancora spazio per le sorprese perché, nella discesa dell’ultimo GPM, fora Padun, lasciando Narváez solo in testa alla corsa. L’ucraino cambia bici al volo e, essendo un buon passista, sembra in grado di rientrare. Riduce il gap da 28 secondi iniziali sino a 10 ma, proprio quando sembrava fatta, si accende la spia della riserva e la pedalata si fa più legnosa, mentre Narváez, che ha avuto il grande merito di crederci e di tirar dritto quando poteva sembrare meglio aspettare Padun e tentare poi di batterlo in volata magari cercando di tirare il meno possibile, ha ancora una buona pedalata, anche per via del morale infusogli dal trovarsi in testa a pochi chilometri con il rivale dietro che non ne ha più.
Sul traguardo il passivo sarà di oltre un minuto, mentre dietro arrivano tutti da soli, dimostrando la durezza di questa frazione, svoltasi per gran parte sotto la pioggia. Il gruppo maglia rosa arriva oltre 8 minuti dopo composto da circa una quindicina di unità.
Anche gli uomini di classifica hanno sofferto. Le immagini hanno ripreso Almeida gettarsi addosso del the caldo per contrastare le basse temperature, Nibali costretto ad andare in prima persona all’ammiraglia per mancanza di gregari e Fuglsang costretto a spendere energie per rientrare in gruppo da solo dopo un problema meccanico.
Forse l’Astana avrebbe potuto fermare prima Boaro, che non era di alcuna utilità e mezza strada tra la testa e il gruppo, ma questi sono dettagli che non hanno comunque avuto chissà quali conseguenze.
Conseguenze che invece avrà questa tappa sulle energie dei corridori che continuano ad assottigliarsi proprio in vista della cronometro e della prima tappa di montagna, in attesa di capire se sarà possibile disputare le tappe della terza settimana sul tracciato previsto.
Sperando che il meteo non giochi il tiro mancino, gli appassionati rimangono in attesa, sperando che il passaggio nella terra del Pirata inspiri qualcuno a mettere in strada il coraggio per tentare un’impresa da incosciente.
Benedetto Ciccarone

Jhonatan Narváez vince la tappa che ricalca il tracciato della Nove Colli (Getty Images Sport)

