GIRO U23, BUONA LA PRIMA PER CANTONI

giugno 3, 2021 by Redazione  
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Andrea Cantoni conquista prima tappa e Maglia Rosa del Giro U23 al culmine di una fuga solitaria. Alle sue spalle Riccardo Bobbo e Michael Garrison

Quattro giorni dopo la chiusura delle ostilità fra i senior, iniziano i 10 giorni dedicati al Giro d’Italia Giovani Under 23. Prima tappa in linea: 144 Km da Cesenatico a Riccione fra le colline di Marco Pantani.
La fuga del giorno evade nelle battute iniziali sulla spinta di Edoardo Ferri (Petroli Firenze-Hopplà-Don Camillo), cui hanno dato seguito Christopher Consolaro (Velo Plus Palazzago), Riccardo Bobbo (Work Service Marchiol Vega), Francesco Carollo (Interregionale) e Michael Garrison (Hagens Berman Axeon). Sui 5 battistrada pochi chilometri seguenti rientra anche Andrea Cantoni, ventunenne romagnolo della #inEmiliaRomagna: è proprio lui ai -9 dal traguardo e con il gruppo ormai lontano a sferzare l’attacco decisivo verso la conquista della frazione e della maglia del primato.
Per gli altri attaccanti di giornata solo la consolazione delle posizioni di rincalzo del podio, regolate rispettivamente da Riccardo Bobbo e Michael Garrison, giunti a 25” dalla nuova Maglia Rosa.

Lorenzo Alessandri
TW @LorenzoAle8

La vittoria di Cantoni nella prima tappa del Giro (© Giro dItalia U23)

La vittoria di Cantoni nella prima tappa del Giro (© Giro d'Italia U23)

THOMAS, SPUNTO VINCENTE A SAINT-VALLIER. POSTLBERGER RESTA IN GIALLO

giugno 3, 2021 by Redazione  
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Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) è artefice di un attacco micidiale ad 1 km dall’arrivo di Saint-Vallier. Il gallese, deluso dalla cronometro di ieri, fa vedere di che pasta è fatto e vince in un modo del tutto inaspettato, riuscendo a resistere al ritorno dei velocisti. Postlberger resta in giallo ma nelle ultime tre tappe, con moltissime salite, ci aspettiamo la battaglia definitiva tra i big di classifica.

La tappa a cronometro di ieri ha dimostrato che nel ciclismo tutto può succedere e che l’imprevedibilità a volte rende le corse più divertenti. Dopo il primo intertempo monstre di Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) chi avrebbe mai pensato al crollo nella seconda parte del gallese? E invece con una tattica accorta e calcolatrice, questa volta proprio l’INEOS, maestra di ciò, è venuta meno a vantaggio di un’Astana sugli scudi con Lutsenko e Izagirre. E lo stesso Lukas Postlberger (Team Bora Hasgrohe), dato per spacciato all’inizio della tappa ha difeso con le unghie e con i denti quella maglia gialla che oggi sfoggia ancora con fierezza alla partenza di Saint-Chamond. La quarta tappa allo stesso tempo, visto l’andazzo, si presta a colpi di mano nel finale con il durissimo strappo della Cote de Montrebut, a 13 km dall’arrivo. Vedremo se Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) con la gamba che ha dimostrato di avere finora riuscirà a domare quel km e mezzo con pendenze in doppia cifra. Ma prima dell’ultima cote i ciclisti dovranno affrontare altri quattro GPM, che potrebbero sentirsi nelle gambe proprio nel finale. Il primo attacco, dopo la partenza da Saint-Chamond, era portato da Kasper Asgreen (Team Deceuninck Quick Step). Il ciclista danese veniva subito ripreso dal gruppo. Sul primo GPM di giornata, la Cote du Planil, il ritmo era molto sostenuto e si creavano alcune fratture nel gruppo. Tim Wellens (Team Lotto Soudal) scollinava in prima posizione. Erano in particolare Bora Hansgrohe ed Astana a tirare il gruppo nella successiva discesa. Si staccava un primo drappello di cinque ciclisti con Wellens, Asgreen, Julien Bernard (Team Trek Segafredo), Tsgabu Grmay (Team Bikeexchange) e Cyril Gautier (Team B&B Hotels KTM). Asgreen si aggiudicava il traguardo volante di Saint-Appolinard. Il gruppo dopo una quarantina di km aveva un ritardo di circa 2 minuti dalla fuga. Una clamorosa caduta proprio nel gruppo dei fuggitivi rallentava i cinque attaccanti che venivano raggiunti da un gruppetto di tre ciclisti: Jasper Stuyven (Team Trek Segafredo), Josef Cerny (Team Deceuninck Quick Step) e Ryan Mullen (Team Trek Segafredo). La Trek Segafredo aveva così tre ciclisti in fuga. Sulla Cote de la Sizeranne era Bernard a scollinare per primo. Nel frattempo anche il Team Bahrain Victorious si era messo a tirare in testa al gruppo. Nell’avvicinarsi alla Cote de Hauterives, terzo GPM in programma, i fuggitivi non erano più compatti e iniziavano scatti e contro scatti, Cerny si avvantaggiava di qualche centinaia di metri ed iniziava in solitaria l’ascesa verso la Cote de Hauterives. Il ciclista ceco scollinava per primo ma sotto l’impulso dell’INEOS Grenadiers veniva ripreso prima dell’ascesa verso il quarto GPM di giornata, il Col de Barbe Bleu. Lungo l’ascesa del GPM in questione, Sven Erik Bistrom (UAE Team Emirates) attaccava e scollinava in prima posizione con un minuto circa di vantaggio sul gruppo inseguitore. Il ciclista norvegese veniva ripreso poco prima dell’ascesa verso il muro della Cote di Montrebut, sulla quale molto probabilmente si sarebbe decisa la tappa odierna. Il gruppo prendeva la salita subbetta a velocità elevatissima ed in particolare l’INEOS era abile a non creare eccessivi problemi per i suoi capitani, tenendoli sempre nelle prime posizioni. Il gruppo, forte di una quarantina di ciclisti, si avviava verso l’arrivo di Saint-Vallier a velocità elevata. Quando le squadre dei velocisti presenti in gruppo, tra cui Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious), iniziavano a preparare la volata, un improvviso attacco da parte di Gerant Thomas sorprendeva tutti. Il gallese riusciva ad evitare il ritorno del gruppo e sprintava per inerzia vincendo davanti a Sonny Colbrelli ed Alex Aranburu (Team Astana). Chiudevano la top five Carlos Barbero (Team Qhubeka ASSOS) in quarta posizione Mads Wurtz Schmidt (Team Israel StartUp Nation) in quinta posizione. Thomas vince per la seconda volta in stagione in un modo del tutto anomalo rispetto alle sue caratteristiche e grazie agli abbuoni scala un paio di posizioni in classifica generale: il gallese è ora sesto, a 14 secondi di ritardo da Lukas Postlberger (Team Bora Hansgrohe). Domani la quinta tappa da Loriol-sur-Drome a Le Sappey-en-Chartreuse presenta un finale molto impegnativo con quattro GPM racchiusi negli ultimi 50 km. Si inizia con il Col de la Placette, di seconda categoria, per poi scalare dopo una breve tratto di pianura il Col de Porte, lungo 7.7 km con pendenza media del 6.5%. Infine due GPM ravvicinati di terza categoria, uno la prosecuzione dell’altro, terminano proprio all’arrivo dove crediamo che i migliori saranno compresi in un gruppo non molto numeroso.

Giuseppe Scarfone

La vittoria di Geraint Thomas a Saint-Vallier (foto: Getty Images)

La vittoria di Geraint Thomas a Saint-Vallier (foto: Getty Images)

LUTSENKO SORPRENDE NELLA CRONO DI ROCHE-LA-MOLIERE. POSTLBERGER CONSERVA LA MAGLIA GIALLA

giugno 2, 2021 by Redazione  
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Un Alexey Lutsenko (team Astana) che non ti aspetti è autore di una crono perfetta sul difficile tracciato da Firminy a Roche-La-Molière. Il kazako, dopo una prima parte nella norma, approfitta dei diversi strappetti nella seconda parte del percorso che mettono in difficoltà in particolare Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers), partito troppo forte. Lukas Postlberger (Team Bora Hansgrohe) conserva la maglia gialla

L’esigente cronometro individuale da Firminy a Roche-La-Molière è lunga quasi 17 km e darà una nuova fisionomia alla classifica generale, ancora molto corta visto che sono presenti una quarantina di ciclisti nell’arco di 40 secondi. Uomini come Gerainth Thomas e Richie Porte (Team INEOS Grenadiers), Kasper Asgreen (Team Deceuninck Quick Step), Steven Kruijswijk (Team Jumbo Visma) e Wilco Kelderman (Team Bora Hansgrohe), per dirne alcuni, potranno mettere fieno in cascina in vista di una seconda parte del Giro del Delfinato pieno zeppo di salite, alcune anche molto impegnative. La cronometro odierna presenta una prima parte pianeggiante e di una seconda parte con molti mangia e bevi sui quali rilanciare l’azione. Non bisogna partire a tutta ma centellinare gli sforzi. Tutto quello che, evidentemente, non ha fatto proprio Thomas. Il gallese parte velocissimo ed all’intertempo fa segnare la prestazione migliore con il tempo di 9 minuti e 11 secondi. Ma una seconda parte di tappa disastrosa, nella quale paga gli sforzi dei continui rilanci, lo fa piombare addirittura al decimo posto parziale. Chi invece si esalta su un tracciato come questo è Alexey Lutsenko (Team Astana). Il kazako, che in carriera non è che abbia fatto sfracelli nelle corse contro il tempo, trova la giornata di grazia. Al primo intertempo è quarto a 10 secondi da Thomas ma una seconda parte fenomenale gli permette di far fermare il cronometro a 21 minuti e 36 secondi. L’Astana fa la doppietta con Ion Izagirre che termina secondo ad 8 secondi di ritardo da Lutsenko. In terza posizione troviamo Kasper Asgreen, uno dei favoriti della vigilia, a 9 secondi di ritardo da Lutsenko, mentre chiudono la top five Wilco Kelderman ed Ilan Van Wilder (Team DSM), rispettivamente in quarta ed in quinta posizione a 12 e 13 secondi di ritardo da Lutsenko. L’INEOS si lecca le ferite ed oltre al decimo posto di Thomas deve accontentarsi del sesto posto di Richie Porte. Con il nono posto di oggi, a 23 secondi di ritardo da Lutsenko, Lukas Postlberger (Team Bora Hansgrohe) riesce a mantenere la maglia gialla con un solo secondo di vantaggio sul kazako, mentre in terza posizione troviamo Asgreen a 9 secondi di ritardo da Postlberger. Domani è il programma la quinta tappa da Saint-Chamond a Saint-Vallier, un piccolo antipasto prima delle ultime tre tappe, anche le più complicate dal punto di vista altimetrico. Sono cinque i GPM da affrontare, di cui tre di terza, uno di quarta e uno di seconda categoria. In particolare la Cote du Montrebut, a 13 km dall’arrivo, è un muro vero e proprio dove potrebbero scatenarsi gli uomini di classifica: è lungo 1 km e 400 metri ed ha una pendenza media dell’11%. Lo spettacolo è assicurato e gente come Porte, Thomas e Lopez dovranno attaccare già domani per risalire in classifica generale.

Giuseppe Scarfone

Alexey Lutsenko in azione nella cronometro della quarta tappa (foto: Bettini Photo)

Alexey Lutsenko in azione nella cronometro della quarta tappa (foto: Bettini Photo)

IL COBRA QUESTA VOLTA NON TRADISCE. A COLBRELLI LA TERZA TAPPA DEL DELFINATO. POSTLBERGER RESTA IN GIALLO

giugno 1, 2021 by Redazione  
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Nella scontata volata di Saint-Haon-Le-Vieux, con gli ultimi 2 km in costante salita, Sonny Colbrelli mette tutti in riga dopo due secondi posti vincendo davanti ad Alex Aranburu (Team Astana) e Brandon McNulty (UAE Team Emirates). Lucas Postlberger (Team Bora Hansgrohe) difende la maglia gialla ma nella cronometro di domani la classifica generale subirà rilevanti cambiamenti.

Pur essendo la tappa più facile del Delfinato, almeno dal punto di vista altimetrico, la terza frazione da Langeac a Saint-Haon-Le-Vieux nasconde l’insidia più grande negli ultimi 2 km. Infatti soltanto i velocisti più resistenti potranno tenere a bada la salitella posta proprio sul traguardo, che arriva a punte del 6%. Riflettori puntati senz’altro su Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious), che dopo due secondi posti che ancora bruciano vorrà certamente rifarsi oggi e confermare la maglia verde che indossa dalla prima tappa. Avversari insidiosi per il ciclista bresciano sono Alejandro Valverde (Team Movistar) e Kasper Asgreen (Team Deceuninck Quickstep), già messisi in luce nel complicato finale di ieri. Detto degli aspiranti alla vittoria di tappa, la maglia gialla Lukas Postlberger (Team Bora Hansgrohe) oggi non dovrebbe correre pericolo di sorta, nonostante il vantaggio in classifica generale proprio su Colbrelli sia di soli 12 secondi. La fuga di giornata prendeva le mosse dopo la partenza, ad opera di due ciclisti: Omer Goldstein (Team Israel StartUp Nation) e Loic Vliegen (Team Intermarché – Wanty Gobert). Il gruppo lasciava fare e consentiva alla coppia di testa di guadagnare un paio di minuti di vantaggio dopo circa 25 km. Nel frattempo una caduta costringeva al ritiro Mads Pedersen (Team Trek Segafredo). Goldstein si aggiudicava il primo GPM della Cote d’Allegre posto al km 29.4. In testa al gruppo si alternavano gli uomini della Bahrain Victorious e della Trek Segafredo: perso Pedersen, qust’ultima puntava su Jasper Stuyven. Goldstein transitava in prima posizione sul traguardo volante di Viverols posto al km 65.8. Allo scollinamento sul Col de Limites, sul quale transitava per primo ancora una volta Goldstein, il ritardo del gruppo dalla fuga era inferiore ai 2 minuti. A 60 km dall’arrivo il vantaggio della coppia di testa sul gruppo maglia gialla era di 1 minuto e 45 secondi. Il gruppo riprendeva i fuggitivi a 28 km dall’arrivo. Sia le squadre dei velocisti che quelle degli uomini di classifica erano costantemente presente nelle prime posizioni. Erano in particolare Michal Kwiatkowski e Marco Haller a tenere alta l’andatura negli ultimissimi km. Alex Aranburu (Team Astana) anticipava la volata a circa 200 metri dall’arrivo ma Sonny Colbrelli era abilissimo a riportarsi alla ruota dello spagnolo ed a sopravanzarlo, andando così a vincere davanti a lui. In terza posizione si piazzava Brandon McNulty (UAE Team Emirates) mentre chiudevano la top five Jasper Stuyven (Team Trek Segafredo) in quarta posizione e Wilco Kelderman (Team Bora Hansgrohe) in quinta posizione. Colbrelli ottiene la seconda vittoria stagionale dopo quella nella seconda tappa del Giro di Romandia. In classifica generale Postlberger resiste all’attacco di Colbrelli e mantiene la maglia gialla con solo 2 secondi di vantaggio sull’italiano, mentre Alex Aranburu è terzo a 18 secondi dall’austriaco. Domani è in programma la quarta tappa, uno cronometro individuale di quasi 17 km da Firminy a Roche-la-Molière. Solo i primi 5 km sono in pianura, dopo di che la strada tende a salire con diversi mangia e bevi. Un percorso quindi dove si dovrà rilanciare spesso l’azione e che sul quale inizieremo a schiarirci le idee su chi potrà vincere il Delfinato 2021. Visto che in classifica generale quaranta ciclisti sono racchiusi in 35 secondi, sarà serrata la lotta per la maglia gialla, con Postlberger che dovrà quasi sicuramente svestirla e lasciarla a qualcuno più adatto alle corse contro il tempo. Nella rosa dei pretendenti facciamo i nomi di Kasper Asgreen, Steven Kruijswijk (Team Jumbo Visma), Wilco Kelderman e l’inossidalile coppia INEOS formata da Geraint Thomas e Richie Porte.

Giuseppe Scarfone

La vittoria di Colbrelli a Saint-Haon-Le-Vieux (foto: Getty Images Sport)

La vittoria di Colbrelli a Saint-Haon-Le-Vieux (foto: Getty Images Sport)

INEOS PADRONA, VEGNI PERDONA: ALLA FINE C’È UN PEZZO DI GIRO PER (QUASI) TUTTI

giugno 1, 2021 by Redazione  
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Un Giro godibile, quasi gaudente nonostante la tanta pioggia. In tanti se ne vanno contenti, spettatori compresi, anche se sotto le forbici di Vegni sfuma un po’ il senso di grandezza, fatte salve alcune tappe e i gesti o le gesta di protagonisti piccoli e grandi.

Il meglio del meglio di questo Giro? Il senso di “respect for pink” espresso da gesti semplici, intrisi di spontaneità o generosità da parte dei suoi protagonisti: il giovanissimo Attila Valter che dopo lo show di Bernal sullo sterrato di Campo Felice bacia la maglia rosa prima di abbandonarla. Primo ungherese in testa al Giro e un potenziale impressionante da far crescere, giusto un po’ mimetizzato da una classifica dei giovani nella quale i cinque che lo precedono hanno fatto pure top ten nella generale assoluta (peraltro vincendola, con lo stesso Bernal). E Bernal, naturalmente Bernal, che sciupa secondi sudati su e giù dal Giau per levarsi l’anonima giacca impermeabile – comunque sponsorizzata – e varcare il traguardo di Cortina illuminando di rosa un giorno grigissimo. Sicuro ed elegante come un funambulo consumato sul ciottolato viscido, mossa e sguardo da torero che “mata” definitivamente la concorrenza… almeno in apparenza. Di certo, con quel gesto, riscatta il Giro tutto nel giorno di una figuraccia epocale.
E, senz’altro, il peggio del Giro è stato il taglio di quel tappone, che quasi ha fatto del Giro una Vuelta qualunque. La tappa di maggior dislivello complessivo è rimasta infine a mezza via fra i quattro e i cinquemila metri accumulati, un dato che per il Giro rimanda a epoche di biechi campanilismi o sporadiche eccezioni, mentre ben si confà alle abitudini di tracciato “moderno” della corsa spagnola. Tutti hanno ammesso fin da subito che il tempo non esigeva sforbiciamenti in nome della sicurezza o della salute, tant’è che il pur garantista e assai adattabile protocollo UCI per le circostanze meteorologiche estreme risultava inapplicabile. Parimenti, è stato subito chiaro che non v’era alcuna richiesta concertata e formale da parte dei corridori né delle squadre. Si sono sprecati, in questo senso, i comunicati contraddittori. Ben venga il sindacalismo di quella parte debole che sono gli atleti, lo spirito di gruppo, la difesa mutua in nome di interessi comuni: ma qui non si è trattato di questo, bensì di anonimi e non precisabili “influencers” che han fatto i comodi propri e di una parte del gruppo, a dispetto o a discapito di un’altra parte dei colleghi che invece avrebbero avuto l’interesse, il coraggio o semplicemente la voglia di affrontare una tappa epica in sé, ma non ancora inumana né quanto a freddo né quanto a precipitazioni. Sempre che, ovviamente, il vero guaio non fosse invece una clamorosa carenza di immagini che qualora fosse stata applicata a un tappone di sei ore avrebbe ingenerato uno scandalo clamoroso, mentre in questo modo ci si è potuta mettere una pezza, tra l’altro ratificando vicendevolmente con le presunte condizioni limite tanto il taglio di tracciato quanto il taglio del visibile. Tutto questo senza nemmeno cominciare a ricordare gli appassionati portatisi anzitempo su Fedaia e Pordoi (dei quali hanno testimoniato con foto e video l’assoluta transitabilità), i volontari, gli organizzatori di tappa, gli sponsor… Una pecca enorme che ha probabilmente inciso sui valori finali, anche se magari non sul vincitore (e pure in questo senso, comunque, non si può mai dire, stante la corposità dello stralcio): spiccano soprattutto la bella prestazione di Bardet e quella negativa di Yates, entrambe peraltro confermatesi nell’altra tappa con alte quote e clima freddo. La beffa è specialmente crudele per Bardet, a cui finalmente era stato consentito di provare il Giro a lui più congeniale proprio in virtù di quelle peculiarità fondistiche e climatiche: ma a questa stregua non giunge né una classifica di pregio né la tappa, facendo del suo team DSM uno dei grandi delusi, anche se chi la gara l’ha seguita manterrà intatta l’ammirazione per l’approccio del francese.
Di grandi momenti, ad ogni modo, non ne sono certo mancati: eccezionale la tappa delle Strade Bianche con la susseguente telenovela Almeida-Evenepoel, ma soprattutto con il maestoso lavoro di Ganna che da solo frantuma il gruppo nel primo e in teoria più abbordabile sterrato. Lo stesso Ganna che provoca i ventagli sull’altipiano di Castelluccio a decine e decine di km dall’arrivo, o il suo dominio nelle crono, con tanto di foratura in quella finale. E poi la vittoria strappata dalla fauci del gruppo di Taco van der Hoorn, Nizzolo che smette incredibilmente di far sempre ma sempre secondo, il duello di grandi cilindrate fra Bettiol e Cavagna su e giù per le vigne pavesi, l’azzardo da lontano e ad alta quota di Bardet e Caruso, ben supportati dai rispettivi compagni di squadra. Le tante e belle fughe, con Mohoric che serve l’assist per un gran finale a Mäder, entrambi appena restati orfani del capitano Landa, baby face Lafay che fa felice la Cofidis, mentre Fortunato fa felice Contador, e Vendrame dà scacco alla sfortuna con un finale di partita da manuale nel tappone toscano.
È significativo che ben due terzi delle squadre abbiano vinto almeno una tappa, nonostante il prevedibile dominio INEOS con quattro e il sorprendente bottino a tutto tondo della Qhubeka, con tre vittorie (in cinque giorni! Sterrati, volata e muri sloveni). Hanno timbrato il cartellino squadre professional, cioè almeno formalmente “di serie B”, come Alpecin-Fenix o Eolo-Kometa, così come altre che nel WT sono appena sbarcate e se lo sentono largo, come la Intermarché-Wanty o, tutto sommato, Israel Start-Up Nation. Ce l’hanno altresì fatta pure team notoriamente poco prolifici come i francesi dell’Ag2R, titolari con Bouchard anche della maglia blu, o quelli della Cofidis, sebbene con Viviani sempre a secco. Altre formazioni sono rimaste senza tappa, pur sondando il terreno di tanto in tanto, ma in quanto hanno puntato forte sulla classifica generale: l’Astana può essere tutto sommato abbastanza soddisfatta del quarto posto di Vlasov, anche se, come dicevamo per Valter, la giovane età non è più un fattore specialmente distintivo. Nel caso di Valter, quei pochi giorni in maglia rosa giustificano il Giro altrimenti scialbo della Groupama, che comunque dopo il forfait amaro di Pinot non aveva molto da chiedere. E, in qualche modo, anche il Giro sostanzialmente deludente del team Jumbo Visma (con Groenewegen indiscutibilmente ancora da recuperare e Bennett che ha mancato i vari bersagli via via riscalati a scendere che si è andato a proporre), trova nondimeno una qualche consolazione nelle belle prestazioni di promesse come Affini o Foss. Giocarsela con Ganna è sempre un titolo di merito importante, così come pescare una top 10 in un Giro non così adatto per il norvegese. Movistar e Trek sono accomunate dalla sensazione di aver pagato uno scotto altissimo alle cadute che hanno liquidato sul più bello quanto stavano mostrando due bei prospetti bisognosi di salto di qualità come, rispettivamente, Soler e Ciccone. Il Giro non è stato caratterizzato da troppe cadute (né si può dire che siano state specialmente poche, alla faccia dei freni a disco): quel che è certo, tuttavia, è che sono grandinate perdite importanti, cominciando da quella clamorosa di un – di nuovo – incolpevole e sfortunatissimo Mikel Landa. Però il Team Bahrain si è dimostrato non solo Victorious ma proprio Invictus, reagendo collettivamente alla grande (e nel mondo dei “se fosse”, come sarebbe andata con un Caruso all’attacco supportato da Mohoric, quando invece lo sloveno ebbe a spettacolarmente cadere e ritirarsi sulla strada di Campo Felice?). Da applausi, di Caruso, anche le sue interviste dopo le ultime montagne. Invece, pur con immensa grinta nei vari Nibali, Ghebreigzabhier o Brambilla, Oliveira o Pedrero, tanto Trek quanto Movistar si sono sfaldate in una sostanziale inconsistenza.
Eclatante la caduta di Evenepoel non per rilevanza di classifica, giacché il pupillo Quickstep era ormai fuori di giochi, bensì in quanto epitome delle difficoltà del belga nel controllo del mezzo, forse peggiorato dopo il trauma del Lombardia, ma fors’anche eredità di una pratica sulla bici tardiva, dopo il calcio, e non maturata nella categoria U23. Di queste ambasce fa le spese Almeida, altro giovane fenomeno, lui sì confermatosi dopo la rivelazione del Giro passato: tuttavia, già notane la partenza verso altri team, dopo una giornata no viene presto posto al servizio di Remco. La sensazione è che poco sarebbe mutato in un Giro all’insegna del quasi per lo squadrone di Lefevre, del vorrei ma non posso, Cavagna incluso: e i pur bei secondi posti di tappa di Almeida non sarebbero divenuti primi, né la sua classifica sarebbe cambiata granché. Chissà se col – pure lui fuori per caduta – Fausto Masnada avremmo visto dell’altro: la sensazione però è che pure il bergamasco sbuffi nel mettersi al servizio altrui, e così non si va lontano in un GT.
Fra i “bravi ma” c’è Sagan, che l’anno scorso ci fece lustrare gli occhi per un giorno solo, ma splendido, e qui invece (pur con la sua brava e bella vittoria “di guida” in volata) punta sul globale e porta la maglia ciclamino alla sua Bora, privata – ancora! – per caduta di un Buchmann che sembrava ben pimpante nella generale. Lo stile catenacciaro e sparagnino che il team ormai focalizzato sulla sola maglia a punti adotta per conseguire l’obiettivo mal si accorda con l’immagine dello slovacco, ma se s’ha da portare a casa il risultato con gambe così così, l’immagine passa pure in secondo piano. Insomma, a casa Sagan pare che siamo già in fase di lucidatura e rifinitura delle statistiche da palmarés più che nell’era allegra del divertimento vincente su due ruote.
E “bravo ma” è pure Simon Yates, che ribalta l’approccio 2018, volente o involontariamente: parte opaco, finisce scoppiettante, pigliandosi così una meritata tappa che lo suggerisce dominante ove la strada s’impenna, specie se a quote basse, col caldo e senza troppi salitoni uno via l’altro. Tuttavia il terzo posto per un gran favorito non compensa, anche se la vittoria di giornata ci mette una bella stampella. Delude soprattutto, come per Sagan, in altro modo, la sensazione di non voler rischiare troppo quel che si ha già in tasca per puntare a più o ad altro.
Chiudiamo questa carrellata con ottica di squadra sullo squadrone per antonomasia: come dicevamo, INEOS sono i plurivincitori principali di quest’edizione – maggior numero di tappe vinte, maglia rosa e quella bianca che viene da sé, classifica a squadre che non guasta (e che spesso non vincevano), nonché un altro uomo in top 5, lo strepitoso Dani Felipe Martínez che sostiene Bernal nel momento più duro e poi, nell’ultimo e unico “tappone”, quello svizzero-lombardo, serve al connazionale colombiano il Giro su un piatto d’argento, stroncando uno dopo l’altro ogni avversario, salvo Caruso, e cedendo solo all’altezza della flamme rouge. Bernal è, e non per caso, ora il numero tre fra i più precoci vincitori di Tour e Giro, preceduto (questione di mesi) da Bartali e Merckx, seguito da Gimondi e Contador. Si tratta di un assoluto fenomeno, scalatore di razza ma efficiente a cronometro, abilissimo nel controllo della bici, intelligente nella scelta di tempo, aggressivo senza strafare in rodomontate. La necessità di convivere con un problema fisico cronico ne accresce lo spessore, per l’obbligata misura dell’azione o per la gestione mentale del timore quando si affaccia il dolore. La sensazione è però che, a differenza del Tour, stavolta gli sia stato prezioso se non essenziale il supporto di una formazione che usa il buon Ganna per controllare in pianura (e sfasciare tutto sullo sterro). Anche senza Sivakov – figurati tu! – avere come luogotenente un atleta all’altezza dei migliori rivali quale è stato Dani Martínez si traduce in un vantaggio impagabile, così come godere dell’appoggio di jolly quali Castroviejo o Moscon, capaci di controllare su qualunque terreno così come di scremare il gruppo e isolare gli avversari in qualsiasi momento. È vero, questa INEOS si fa apprezzare perché invece che blindare la gara, almeno nella sua prima metà, ha corso con creatività e sempre per aprire la corsa più che per chiuderla. Anche al momento di difendere ha optato per la selezione e non per la sonnolenza. Permangono però tutti i dubbi sulla struttura soggiacente, sulla diseguaglianza per cui c’è chi ha un budget doppio rispetto agli altri e fa razzia di campioni. A Bernal (e a noi) si leva così il gusto di una sfida che sia davvero tale fino in fondo, se non fra pari, almeno non condita da una sproporzione così esagerata. Diciamo che per adesso, in attesa di riequilibri casuali o naturali, starà agli altri, come da storia del ciclismo, provare a coalizzarsi contro la corazzata che, stavolta, è al servizio del più forte. E senz’altro sarebbe più facile scompaginare le carte se le tappe fuori dagli schemi si potessero correre senza mutilazioni dell’ultima ora.

Gabriele Bugada

Bernal festeggiato dai compagni di squadra (Getty Images)

Bernal festeggiato dai compagni di squadra (Getty Images)

E’ ANCORA FUGA AL DELFINATO. A SAUGUES VINCE POSTLBERGER CHE SI VESTE ANCHE DI GIALLO

maggio 31, 2021 by Redazione  
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Una fuga di cinque uomini partita dopo una decina di km caratterizza la seconda tappa del Delfinato. Tra questi, Lucas Postlberger (Team Bora Hansgrohe) accelera sul penultimo GPM a circa 8 km dall’arrivo e rende vano l’inseguimento del gruppo, regolato al traguardo da un convincente Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious). Postlberger è anche la nuova maglia gialla.

La seconda tappa del Giro del Delfinato può già dire molto sui pretendenti alla vittoria finale, visto che lungo i 173 km da Brioude a Saugues sono presenti cinque GPM. In particolare dopo i primi 45 km vi sarà pochissima pianura e crediamo proprio che questa sarà una tappa per colpi di mano ed attacchi a ripetizione. Anche i fuggitivi potrebbero avere un’altra ottima chance per giocarsi la tappa e Brent van Moer (Team Lotto Soudal) in maglia gialla è proprio lì a testimoniare quanto detto, alla luce di quanto accaduto nella prima tappa. La fuga di giornata si formava dopo una decina di km dalla partenza grazie all’azione di cinque ciclisti: Lucas Postlberger (Team Bora Hansgrohe), Anthony Delaplace (Team Arkea Samsic), Matthew Holmes (Team Lotto Soudal), Shane Archbold (Team Deceuninck Quick Step) e Robert Power (Team Bikeexchange). Il gruppo dopo aver lasciato andare la fuga imprimeva un ritmo tale da non far lievitare eccessivamente il suo vantaggio. In particolare era il Team INEOS Grenadiers a farsi vedere nelle prime posizioni del gruppo. Sul primo GPM di giornata, il Col de Peyra Taillade, Holmes scollinava per primo. L’australiano concedeva il bis poco più tardi, scollinando in prima posizione anche sulla Cote de la Vachellerie. Sul successivo traguardo volante di Esplantas era invece Postlberger a transitare in prima posizione. A circa 60 km dalla conclusione Power alzava bandiera bianca e si rialzava. I quattro fuggitivi rimasti iniziavano a scalare la Cote d’Auvers con un vantaggio di 3 minuti sul gruppo, tirato da Ineos e Bahrain Victorious. Era Power a scollinare in prima posizione. A 30 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era di 2 minuti e 25 secondi. Postelberger e Archbold avevavo guadagnato una ventina secondi di vantaggio su Delaplace e Holmes. Dal gruppo maglia gialla provava l’attacco la coppia della Trek Segafredo formata da Stuyven e Pedersen ma il belga ed il danese si rialzavano dopo un paio di km. Postlberger aumentava il ritmo in testa e staccava Archbold. A 15 km dall’arrivo l’austriaco aveva 2 minuti e 30 secondi di vantaggio sul gruppo e si apprestava a scalare il quarto e penultimo GPM della Cote de la Foret de Pourcheresse. Christopher Froome (Team Israel StartUp Nation) e la maglia gialla Brent van Moer si staccavano nella salita. Postlberger scollinava con 50 secondi di vantaggio sul gruppo tirato dall’INEOS Grenadiers. Ben O’Connor (Team AG2R Citroen) subito dopo lo scollinamento si metteva all’inseguimento di Postlbergher, che dopo una breve discesa iniziava l’ultima salita del GPM della Cote de Masset. A 2 km dall’arrivo l’austriaco continuava a mantenere un vantaggio di circa 20 secondi sul gruppo ridotto ad una trentina di unità. Postlberger vinceva sul traguardo di Saugues con 11 secondi di vantaggio sul gruppo regolato da Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) mentre terzo era Alejandro Valverde (Team Movistar). Chiudevano la top five Kasper Asgreen (Team Deceuninck Quick Step) in quarta posizione e Sven Erik Bystrom (UAE Team Emirates) in quinta posizione. Postlberger ottiene la prima vittoria stagionale ed è anche la nuova maglia gialla davanti a Colbrelli e Valverde. Domani è in programma la terza tappa da Langeac a Saint-Haon-Le-Vieux. Le principali difficoltà altimetriche sono nella prima metà del tracciato, con due GPM da scalare. Gli ultimi 60 km sono sostanzialmente in pianura, se si eccettua proprio il finale, posto su uno zampellotto di circa 2 km al 3.5%. Un arrivo per uomini esplosivi in cui però anche qualche velocista potrebbe dire la sua.

Giuseppe Scarfone

La vittoria di Lucas Postlberger a Saugues (foto: Getty Images)

La vittoria di Lucas Postlberger a Saugues (foto: Getty Images)

IL DELFINATO INIZIA CON UNA FUGA VINCENTE. VAN MOER, TAPPA E MAGLIA AD ISSOIRE

maggio 31, 2021 by Redazione  
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Brent Van Moer (Team Lotto Soudal), reduce della fuga di giornata, resiste all’inseguomento del gruppo, rallentato dal complicato circuito finale di Issoire, e coglie la prima vittoria in carriera, vestendo anche la maglia gialla.

La 73° edizione del Giro del Delfinato si svolge in otto tappe dal 30 Maggio al 6 Giugno. Il percorso strizza l’occhio agli scalatori ed è condito da una cronometro individuale vallonata in cui anche i meno abili nella sfida contro il tempo potranno dire la loro. Essendo una classica corsa di preparazione al Tour de France, che partirà da Brest il prossimo 26 Giugno, la lista partenti contiene nomi di spessore che attendiamo anche alla Grande Boucle. Faro della corsa, come quasi sempre capita di questi tempi, è l’INEOS Grenadiers, che porta nel Delfinato una tripletta di altissimo livello formata da Richie Porte, Geraint Thomae e Tao Geoghegan Hart. Il Team Movistar risponde con un’altra tripletta niente male: Enric Mas, Miguel Angel Lopez ed Alejandro Valverde possono senz’altro contrastare lo squadrone britannico. Altri nomi da tenere in massima considerazione sono quelli di David Gaudu (Team Groupama FDJ), Sepp Kuss (Team Jumbo Visma), Wilco Kelderman (Team Bora Hansgrohe) e Nairo Quintana (Team Arkea Samsic). La prima tappa da Issoire ad Issoire è lunga poco più di 188 km e presenta nel finale un circuito di 37 km da ripetere tre volte, sul quale svettano in rapida successione i due GPM della Cote du Chateau de Buron e il Col de la Croix de Garde. La fuga partiva dopo pochi km dal via ed era formata da quattro uomini: Brent Van Moer (Team Lotto Soudal), Ian Garrison (Team Deceuninck-QuickStep), Patrick Gamper (Team Bora-Hansgrohe) e Cyril Gautier (B&B Hotels). Nonostante gli sforzi del gruppo per rintuzzare la fuga, principalmente da parte del team Bikeexchange e del Team AG2R Citroen, proprio nell’impegnativo circuito finale Van Moer riusciva a scrollarsi di dosso i compagni di fuga ed ad involarsi verso la prima vittoria della carriera, per di più in una corsa Pro Tour. Il giovane belga tagliava a braccia alzate il traguardo di Issoire con 25 secondi di vantaggio sul gruppo regolato da Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious), mentre terzo era Clement Venturini (Team AG2R Citroen). Chiudevano la top five Jasper Stuyven (Team Trek Segafredo) in quarta posizione e Kaden Groves (Team Bikeexchange) in quinta posizione. Il classifica generale Van Moer si veste di giallo con 30 secondi di vantaggio su Colbrelli e 32 secondi di vantaggio su Venturini. Domani è in programma la seconda tappa da Brioudes a Saugues che misura 173 km ed in cui si dovranno affrontare cinque GPM. E’ senza dubbio una frazione impegnativa dal punto di vista altimetrico che già potrebbe svelare i pretendenti per la vittoria finale del Giro del Delfinato 2021.

Giuseppe Scarfone

Larrivo in solitaria di Brent Van Moer a Issoire (Getty Images)

L'arrivo in solitaria di Brent Van Moer a Issoire (Getty Images)

UNA SCHEGGIA DI VETRO NON INGANNA GANNA NEL GIORNO DEL TRIONFO DI BERNAL

maggio 30, 2021 by Redazione  
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Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) vince col brivido la cronometro finale di Milano davanti a Remi Cavagna (Team Deceuninck Quick Step) ed Edoardo Affini (Team Jumbo Visma). Egan Bernal vince il Giro d’Italia 2021 davanti a Damiano Caruso e Simon Yates.

Nella cronometro finale da Senago a Milano, lunga 30 km e 300 metri, si decidevano gli ultimi verdetti del Giro 2021. Per quanto riguarda la classifica generale, con le prime tre posizione ormai cristallizzate, era interessante la lotta per il quarto posto ed il quinto posto, con Aleksander Vlasov (Team Astana), non proprio un fulmine nelle prove contro il tempo, braccato a breve distanza da Daniel Martinez (Team INEOS Grenadiers) e Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step). Il russo era artefice di una prova tutto sommato discreta per i suoi standard. Chiudendo in diciannovesima posizione con il tempo di 35 minuti e 14 secondi riusciva a mantenere il quarto posto dagli attacchi di Almeida e Martinez. Proprio Martinez riusciva a confermarsi in classifica generale in quinta posizione, nonostante l’ottima prova di Almeida che lo impensieriva fino alla fine. Il portoghese chiudeva in quinta posizione con il tempo di 35 minuti e 15 secondi, dietro Ganna, Cavagna, Affini e Sobrero, ma veniva beffato in classifica generale, totalizzando lo stesso tempo di Martinez ma da questi sopravanzato per una questione di centesimi. Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) confermava la sua strapotenza nelle prove contro il tempo. Nonostante una foratura che lo costringeva a cambiare bici in corsa a circa tre km dall’arrivo in Piazza Duomo, il campione del mondo della specialità era l’unico a scendere sotto i 34 minuti, facendo fermare il cronometro a 33 minuti e 48 secondi. Alle sue spalle , a 34 minuti netti, si piazzava in seconda posizione Remi Cavagna (Team Deceuninck Quick Step). Il francese sembrava poter avere la meglio su Ganna, ma prendeva una curva diritta a circa 300 metri dall’arrivo che gli faceva perdere l’equilibrio, e soprattutto, a occhio e croce, gli stessi secondi che aveva perso Ganna nel cambio bici. In terza posizione Edoardo Affini (Team Jumbo Visma), a 13 secondi da Ganna, confermava l’ottimo momento dei cronomen italiani, certificato anche dal quarto posto di Matteo Sobrero (Team Astana), a 14 secondi di ritardo da Ganna. Per quanto riguarda le primissime posizioni della classifica generale Damiano Caruso (Team Bahrain Victorious), diciassettesimo al traguardo, rosicchiava 30 secondi alla maglia rosa Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers), che chiudeva in ventiquattresima posizione. Il giovane talento colombiano vince meritatamente il Giro d’Italia 2021 con 1 minuto e 29 secondi di vantaggio su Caruso e 4 minuti e 15 secondi di vantaggio su Simon Yates (Team Bikeexchange). Per quanto riguarda le altre classifiche Geoffrey Bouchard (Team AG2R Citroen) vince quella GPM, Peter Sagan (Team Bora Hansgrohe) quella a punti ed ancora Egan Bernal quella di miglior giovane. Infine l’INEOS Grenadies vince la classifica a squadre. Prima del secondo GT dell’anno, il Tour de France, che partirà da Brest il 26 Giugno, il calendario internazionale vede adesso un interessante doppio appuntamento con Criterium del Delfinato, iniziato proprio oggi, e Giro di Svizzera, dal 6 al 13 Giugno. Saranno da seguire anche Giro del Belgio e Giro di Slovenia, entrambi in programma dal 9 al 13. I grandi nomi attesi per la Grande Boucle, tra cui Tadej Pogacar, Primoz Roglic, Geraint Thomas, Richie Porte, Julian Alaphilippe e Wout Van Aert, per nominarne qualcuno, ultimeranno la preparazione in queste corse.

Giuseppe Scarfone

Filippo Ganna vince la cronometro finale di Milano (foto: Getty Images Sport)

Filippo Ganna vince la cronometro finale di Milano (foto: Getty Images Sport)

UN CARUSO IN PARADISO: DAMIANO VINCE SULL’ALPE MOTTA E BLINDA IL SECONDO POSTO IN CLASSIFICA GENERALE.

maggio 29, 2021 by Redazione  
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Il sogno più bello da vivere ad occhi aperti in cima all’Alpe Motta per Damiano Caruso (Bahrain Victorious) autore di una prova da campione, la più bella vissuta dal Giro 104, di concerto con il compagno di squadra Pello Bilbao, riesce a conquistare il primo successo di tappa al Giro d’Italia consolidando così il secondo posto in classifica dietro alla maglia rosa Egan Bernal in controllo grazie ad un maestoso Daniel Martinez (Ineos Grenadiers) rispettivamente secondo a 24” e terzo a 35”, attardato invece Adam Yates (Team BikeExchange) che arriva a 51” ma riesce a conservare il terzo posto in classifica generale.

Ultima tappa in linea ed ultima occasione per portare via una fuga con la speranza di arrivare all’arrivo, l’azione si concretizza poco prima del chilometro 30 quando su un allungo di Dries De Bondt e Louis Vervaeke (Alpecin-Fenix), Simon Pellaud (Androni Giocattoli – Sidermec) si portando sotto anche Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa), Giovanni Visconti (Bardiani-CSF), Matteo Jorgenson (Movistar) e Taco van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux), seguiti successivamente da da Nico Denz (Team DSM) e Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe). Ben nove uomini a comporre la fuga di giornata. Gli attaccanti guadagnano subito oltre 5’ di vantaggio, fino a che la Deceuninck-Quick-Step e il Team BikeExchange, si alternano in testa al gruppo maglia rosa per tenere la situazione sotto controllo. E’ questa la mossa in testa al gruppo maglia rosa che preannuncia battaglia tra gli uomini di classifica, ed infatti all’attacco della prima salita di giornata il gruppo ci arriva con un ritardo già marginale di 3’30” dai battistrada e plotone. Appena iniziano le prime rampe del GPM, in testa De Bondt termina il proprio lavoro così da favorire l’allungo del compagno di squadra Vervaeke, sulla cui ruota rimane il solo Grossschartner, mentre gli altri fuggitivi decidono di salire con il loro passo. Questa scelta sembra pagare, almeno per Visconti e Albanese, che rientrano sulla testa dopo una decina di chilometri di scalata formando un quartetto al comando. Dopo qualche altro chilometro rientra da dietro anche Pellaud, rallentato da un problema meccanico nella prima parte della salita. Dietro gli inseguitori sono tirati dal Team BikeExchange, distanziati a circa 3 minuti dal quintetto, mentre riassorbe uno alla volta gli altri membri della fuga di giornata. La situazione in testa al gruppo maglia rosa cambia quando il Team DSM inizia a imprimere un’andatura sostenuta in testa al gruppo facendo così diminuire il distacco a 50″ allo scollinamento sul Passo San Bernardino, in cui al GPM Visconti vince la volata con Albanese passando in prima posizione. In discesa è sempre il Team DSM ad imprimere ancora un’accelerazione alla corsa infatti Michael Storer, Chris Hamilton e Romain Bardet allungano, al terzetto si aggiunge la coppia dalla Bahrain Victorious formata da Pello Bilbao e Damiano Caruso. L’azione è interessante, nonostante dietro Egan Bernal è ben scortato dalla corazata Ineos ora a fare l’andatatura in discesa e proteggere il capitano. I cinque contrattaccanti riescono a rientrare sui fuggitivi, formando un gruppetto di dieci uomini al comando della corsa. Il gruppo maglia rosa termina la discesa con 23” di ritardo. L’azione in testa è buona, sarebbe stata molto più interessante se a darne impulso ci fosse stato anche Adam Yates (Team BikeExchange) o João Almeida (Deceuninck-QuickStep) ma i due dopo le fiamme di ieri oggi sono apparsi con le polveri bagnate. Con l’ascesa al Passo dello Spluga, davanti restano in sei: la coppia Caruso e Bilbao, l’altra coppia Bardet e Storer, ed infine Vervaeke e Grosschartner. Il vantaggio del gruppetto in testa continua a salire fino a raggiungere i 52” sulle prime rampe della salita. Nel frattempo, Vervaecke perde contatto dai battistrada e viene ripreso dal gruppo dal quale si staccano in tantissimi sotto l’impulso di Jonathan Castroviejo (Ineos-Grenadiers). In vista del GPM perde contatto Grosschartner, davanti restano in quattro con un vantaggio che scende a 45”. Dietro il gruppo maglia rosa è composto ormai dai soli Aleksandr Vlasov (Astana-PremierTech), Egan Bernal e Jonathan Castroviejo (Ineos Grenadiers), João Almeida (Deceuninck-QuickStep), Hugh Carthy (EF Education-Nippo), Tobias Foss (Jumbo-Visma), Felix Großschartner (Bora-Hangrohe) e Simon Yates (Team BikeExchange). Resta leggermente attardato in discesa Daniel Martínez, dopo un allungo di Aleksandr Vlasov (Astana-PremierTech) se ne accorge Bernal e fa rallentare il ritmo così da consentire il rientro del preziosissimo compagno di squadra da “spendere” verso la salita all’Alpe Motta. Al termine della discesa la situazione in corsa è cristallizzata, le due coppie davanti conservano 42” sul gruppo maglia rosa che ha ancora a disposizione due compagni di squadra. Sulle prime rampe dell’Alpe Motta, dopo aver tirato a lungo, si staccano dalla testa della corsa sia Storer sia Bilbao, bellissimo il gesto di Damiano Caruso che con due pacche sulla spalla ringrazia lo spagnolo per il lavoro svolto, rimangono così al comando i loro capitani Bardet e Caruso rispettivamente per Team DSM e Bahrain Victorious. Dietro termina il lavoro di Jonathan Castroviejo ed inizia quello di Daniel Martínez con Egan Bernal scortato negli ultimi chilometri di salita senza alcun segno di cedimento. Dicevamo delle polveri bagnate dei protagonisti di ieri ed infatti va in difficoltà per primo il portoghese Joao Almeida Deceuninck-Quick-Step. Alle spalle della coppia al comando restano così solamente Daniel Martínez, Egan Bernal e Simon Yates, mentre Hugh Carthy, Aleksandr Vlasov e un Joao Almeida che fa l’elastico, perdono a loro volta contatto per il gran ritmo del corridore colombiano. Davanti chi ci crede di più è Damiano Caruso, sguardo avanti e pedalata rotonda che gli permette di conservare 30” dagli immediati inseguitori, Bardet incollato a ruota non dà un cambio. Subito dopo il traguardo volante ai meno 3 finali dove le rampe tornano in doppia cifra il siciliano continua nel suo ritmo e Bardet non riesce questa volta a stare dietro. E’ il là verso il primo successo al Gior d’Italia in mezzo a due ali di folla prima della zona transennata dell’ultimo chilometro. Nello stesso, dietro, anche Simon Yates perde contatto dalla Maglia Rosa, con Martinez che usa le sue ultime energie fino a scortare il proprio capitano fin dentro l’ultimo chilometro, qui Egan Bernal parte tutto solo andando a riprendere e superare Bardet mentre Caruso ormai comincia a gustarsi il sapore della vittoria arrivando sul traguardo a braccia alzate. Bellissimo il gesto tattico ed atletico di Caruso, forse l’azione più bella del Giro d’Italia 2021 che consacra una carriera sempre al servizio degli altri. Domani si parte per l’ultima frazione, una cronometro di 30 Km da Senago a Milano, Bernal la maglia rosa deve gestire 1’:59” su Damiano Caruso e 3’:23” su Simon Yates troppo lontani per impensierirlo, il podio della corsa rosa ormai è blindato ancor più lontano infatti Aleksandr Vlasov (Astana-PremierTech) a 7’:07, quinto Romain Bardet (Team DSM) a 7’:48”.

Antonio Scarfone

Caruso allattacco sullultima salita del Giro 2021 (Getty Images Sport)

Caruso all'attacco sull'ultima salita del Giro 2021 (Getty Images Sport)

SULL’ALPE DI MERA SCOCCA L’ORA DI YATES. BERNAL RESTA IN MAGLIA ROSA

maggio 28, 2021 by Redazione  
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Sull’Alpe di Mera è battaglia tra i big di classifica dopo che la fuga di giornata viene ripresa proprio all’imbocco della salita finale. Simon Yates (Team Bikeexchange) scatta a poco più di 6 km dall’arrivo e mantiene un vantaggio tra i 20 e i 30 secondi che gli permette di vincere ed accorciare in classifica generale su Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers), oggi giunto terzo ma abile a sapersi gestire. Domani ultimo tappone alpino sull’Alpe Motta prima della cronometro conclusiva di Milano.

La diciannovesima tappa che inizialmente doveva misurare 176 km ed invece è stata accorciata a 166, tagliando la scalata del Mottarone dopo la tragedia della funivia e il giustificato appello al rispetto delle vittime, parte da Abbiategrasso e termina sull’Alpe di Mera. Quest’ultima concentra praticamente tutte le difficoltà altimetriche della tappa odierna visto che i GPM di Gignese e del Passo della Corna, di quarta e di terza categoria, non presentano pendenze tali da poter provocare sconquassi. In particolare i durissimi tre km finali della salita conclusiva, con pendenze costantemente al di sopra del 10%, ci diranno se Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers) ha superato la crisi patita sulla Sega di Ala e soprattutto se Adam Yates (Team Bikeexchange) ha concrete chance di rimonta sul colombiano, anche in considerazione delle ultime due tappe di sabato e domenica. Il primo tentativo di fuga dopo la partenza da Abbiategrasso veniva portato da cinque ciclisti intorno al km 30. I cinque in testa erano Louis Vervaeke e Dries De Bondt (Team Alpecin Fenix), Eduardo Sepulveda (Team Androni Giocattoli), Fabio Felline (Team Astana) ed Andrea Pasqualon (Team Intermarchè Wanty Gobert). Il gruppo rientrava sugli attaccanti trainato dal Team Movistar. Dopo circa 50 km riuscivano ad evadere sei ciclisti: oltre a Pasqualon, sempre presente, erano presenti nel nuovo tentativo Larry Warbasse (Team AG2R Citroen), Nicola Venchiarutti (Team Androni Giocattoli), Giovanni Aleotti (Team Bora Hansgrohe), Mark Christian (Team EOLO Kometa) e Quinten Hermans (Team Intermarchè Wanty Gobert). Questa era l’azione giusta per la fuga di giornata. Il gruppo restava comunque a distanza di sicurezza dai fuggitivi, visto che il Team Bikeexchange prendeva le redini del comando, impedendo alla fuga di dilatare il suo vantaggio. Christian si aggiudicava il primo GPM di Gignese posto al km 83 mentre Pasqualon transitava in prima posizione sul successivo traguardo volante di Baveno. Gianluca Brambilla (Team Trek Segafredo) era costretto al ritiro a causa di una caduta. Il gruppo maglia rosa aumentava l’andatura ed allo scollinamento sul Passo della Colma, sul quale transitava Warbasse in prima posizione, il ritardo rispetto ai fuggitivi era di circa un minuto e mezzo. Era forte ormai il sospetto, se non la certezza, che i big di classifica si sarebbero dati battaglia sull’Alpe di Mera anche per la vittoria di tappa. Erano in particolare gli uomini della Deceuninck Quick Step a fare il forcing in testa al gruppo. Christian si aggiudicava il secondo traguardo volante di Scopetta. I fuggitivi iniziavano la salita finale con un vantaggio di circa 20 secondi sul gruppo maglia rosa. Christian era l’ultimo dei fuggitivi ad essere ripreso dal gruppo a 7 km dall’arrivo. Il primo dei big a scattare era Joao Almeida a 6 km e mezzo dalla conclusione. Ai meno 6 rispondeva Simon Yates (Team Bikeexchange). L’inglese trainava con sé George Bennett (Team Jumbo Visma), Damiano Caruso (Team Bahrain Victorious) e Alexander Vlasov (Team Astana). Il britannico accelerava nuovamente e faceva il vuoto. A 4 km dall’arrivo Yates aveva 30 secondi di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Sia Castroviejo che Martinez lavoravano alla grande per Bernal. A 2 km dal termine Yates aveva ancora 20 secondi di vantaggio sulla coppia Bernal-Almeida. Yates dava tutto per vincere la tappa e riusciva a tagliare il traguardo con 11 secondi di vantaggio su Almeida e 28 secondi di vantaggio su Bernal. Caruso quarto e Vlasov quinto chiudevano la top five a 32 secondi di ritardo da Yates. In classifica generale Bernal è sempre in maglia rosa con 2 minuti e 29 secondi di vantaggio su Caruso e 2 minuti e 49 secondi di vantaggio su Yates, che domani ha la possibilità di sorpassare il siciliano. Domani è in programma la ventesima tappa da Verbania all’Alpe Motta per un totale di 164 km. Si correrà per tre quarti del percorso, dal km 22 al km 135, in territorio svizzero. I tre GPM in programma, tutti di prima categoria, sono compresi nella seconda parte del tracciato e saranno decisivi per l’assestamento della classifica generale, che potrebbe anche subire qualche cambiamento nelle prime posizioni.

Giuseppe Scarfone

La vittoria di Simon Yates sullAlpe di Mera (foto: Getty Images Sport)

La vittoria di Simon Yates sull'Alpe di Mera (foto: Getty Images Sport)

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