MAJKA SUBITO A SEGNO: SUO IL PRIMO ARRIVO IN SALITA
Sull’arrivo di Strbskie Pleso, Rafal Majka batte tutti nella prima delle tre tappe decisive del Giro di Polonia. Scarsissima, in ogni caso, la selezione: i verdetti sono tutti rimandati alla seconda frazione impegnativa, in programma domani, e alla cronometro di sabato. Buone prove da parte di Brambilla, 4°, e Formolo, 7°. Ancora lontano dalla condizione ottimale Fabio Aru, attardato alla fine di 1’11’’. Vakoc, arrivato con 26’’ di ritardo, conserva per 1’’ la maglia gialla.
La prima delle tre tappe decisive del Giro di Polonia peserà ben poco sulla graduatoria finale, ma ha quantomeno provveduto a scremare una lista di possibili contendenti che, stamane, si estendeva sostanzialmente a mezzo gruppo. Il nome dell’uomo faro, tuttavia, rimane quello più in voga sin dal primo giorno: si tratta ovviamente di Rafal Majka, uscito con una gamba superlativa dal Tour de Franche, apparentemente conservata nelle quasi due settimane trascorse dalla conclusione della Grande Boucle.
In un finale molto meno selettivo di quanto l’altimetria e le fantomatiche punte di pendenza del 16% lasciassero intendere (punte di cui non si è vista traccia, a meno che non fossero calcolate su tratti di lunghezza inferiore al centimetro), il polacco ha saputo comunque imporsi improvvisandosi sprinter, regolando un drappello di una trentina abbondante di corridori, sfilacciatosi soltanto nell’ultimo chilometro.
Ad animare la prima parte di tappa avevano provveduto Matteo Bono, Sebastian Lander, Yaroslav Popovych, Marco Haller, Jimmy Engoulvent, Pawel Bernas, Maciej Paterski e Gediminas Bagdonas, promotori di una fuga alla quale il gruppo non ha mai concesso più di 3’50’’.
La corsa è entrata nel vivo all’inizio del circuito conclusivo, con la tripla scalata verso Strbskie Pleso. Già al primo passaggio, Paterski e Lander hanno salutato i compagni d’avventura, mentre, alle loro spalle, Adriano Malori e Fabio Felline contribuivano a lanciare un gruppetto che ha costituito per una trentina di chilometri quello dei più diretti inseguitori.
I contrattaccanti hanno fagocitato i fuggitivi della prima ora in occasione del secondo passaggio, lo stesso nel quale Christian Meier si è sbarazzato di Malori e soci per lanciarsi all’avventura in solitaria.
L’azione del canadese si è esaurita ad una decina di chilometri dall’arrivo, annullata da un’efficiente coalizione organizzata in gruppo dalla Tinkoff di Majka e dalla BMC di Velits, che sostituiva oggi il polacco in veste di beniamino di enfant du pays.
Il primo a muoversi, sull’ascesa finale, è stato Kanstantsin Siutsou, ai -5, senza tuttavia riuscire a sopravvivere più di un chilometro e mezzo al vento. La RusVelo, che si era incaricata di finalizzare l’inseguimento al bielorusso, ha spedito allora al contrattacco Zakarin, a sua volta riportato prontamente nei ranghi da un Fabio Aru in formato gregario. Il sardo, atteso protagonista della prossima Vuelta, è sembrato ancora distante dalla condizione dei giorni migliori, benché il caso di Nibali dell’anno passato – fermo in Polonia ma quasi da vittoria in Spagna – obblighi a tenere a freno l’allarmismo.
Dopo un poco convinto allungo di Hesjedal, il primo affondo davvero minaccioso è arrivato da Pieter Weening, campione uscente, ormai in vista dell’arco dell’ultimo chilometro. La Movistar, presente in forze ma incapace di scegliere un uomo su cui puntare, ha faticosamente rintuzzato l’offensiva grazie ad allunghi a turno dei suoi tre alfieri (Intxausti, Amador e Izagirre), riuscendo però in questo modo solo a lanciare la volata altrui.
Brambilla, libero da compiti di gregariato a Vakoc, rimasto indietro ad un chilometro e spiccioli dalla meta, è sembrato ad un tratto poter saltare Intxausti e involarsi verso la seconda vittoria in carriera; la sua rimonta si è però impantanata sul più bello, lasciando via libera a quella decisiva di Majka. Alla Movistar sono rimasti i gradini più bassi del podio, con Intxausti e Izagirre, ma anche il dubbio su cosa sarebbe avvenuto se l’ultimo chilometro fosse stato condotto in maniera meno caotica.
Majka, alla terza vittoria in meno di tre settimane, sembrava essere riuscito ad acciuffare, per questione di piazzamenti, anche la maglia gialla, infliggendo a Vakoc proprio quei 27’’ necessari, insieme all’abbuono, per pareggiarne il tempo. Una revisione dei distacchi da parte dei cronometristi, che hanno accreditato il ceco (40°) dello stesso tempo di Nerz (37°), ha però ridotto lo scarto a 26’’, scongiurando, ancora per un giorno, il cambio di leadership.
Gli 8 GPM in programma domani (in realtà due da ripetere quattro volte), ai quali andrebbe sommato un terzo strappo non classificato (nonostante, dalle poco attendibili altimetrie ufficiali, paia il più ripido di tutti), dovrebbero comunque far sì che il passaggio di consegne sia solo rimandato. Con una graduatoria ancora cortissima (19 corridori in 11’’, 38 entro il minuto), ogni verdetto spetterà alle due frazioni conclusive. Dato il sostanziale equilibrio registrato oggi, la sensazione è che, a decidere, saranno più i 25 km a cronometro di Cracovia che le ultime salite di domani.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo 4:30:38
2 Benat Intxausti Elorriaga (Spa) Movistar Team
3 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team
4 Gianluca Brambilla (Ita) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
5 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano
6 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
7 Davide Formolo (Ita) Cannondale
8 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team
9 Andrey Amador Bakkazakova (CRc) Movistar Team
10 Przemyslaw Niemiec (Pol) Lampre-Merida
CLASSIFICA GENERALE
1 Petr Vakoc (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 25:05:28
2 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo 0:00:01
3 Benat Intxausti Elorriaga (Spa) Movistar Team 0:00:05
4 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team 0:00:07
5 Davide Formolo (Ita) Cannondale 0:00:11
6 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
7 Marek Rutkiewicz (Pol) CCC Polsat Polkowice
8 Peter Velits (Svk) BMC Racing Team
9 Andrey Amador Bakkazakova (CRc) Movistar Team
10 Robert Gesink (Ned) Belkin Pro Cycling Team

Rafal Majka ha conquistato la quinta tappa del Giro di Polonia (foto skysports.com)
VAN GENECHTEN, RIMONTA CAPOLAVORO
In una volata caotica, il belga sbuca nel finale beffando Guarnieri, Mezgec e Modolo, che si erano giocati la testa fino agli ultimi 50 metri. Raggiunto all’ultimo chilometro Thor Hushovd. Sempre in giallo Vakoc, con 26’’ su Krizek, che sale in seconda posizione. In programma per domani le prime salite, atto d’apertura le trittico decisivo.
L’avvio ultra-piatto del Giro di Polonia, con quattro biliardi di fila in apertura, sembrava ideale perché un velocista potesse recitare la parte del mattatore, inanellando uno di quei filotti di vittorie che si registrano solitamente nelle brevi gare a tappe di inizio stagione. La strada ha prodotto invece esito opposto: non soltanto una delle quattro volate è stata sventata da Petr Vakoc, ma le tre effettivamente disputate hanno visto prevalere prima Hutarovich, poi Bos, infine Jonas Van Genechten, di gran lunga il vincitore più sorprendente (Vakoc a parte, si intende).
Come ieri, le squadre dei velocisti hanno fatto tesoro della lezione delle prime due tappe (una fuga riassorbita in extremis e solo grazie ad un lavoro quasi inspiegabile, nelle proporzioni, della Tinkoff, una non riassorbita affatto): dopo aver annullato il tentativo di Rybakov, Vallée, Cousin, Samoilau e Solomennikov, hanno infatti tenuto sempre a portata di mano anche quello di Krizek, Taciak ed Edmondson, già costretti ad arrangiarsi con poche decine di secondi di vantaggio ad una quarantina di chilometri dall’arrivo. A quel punto, un contrattacco di Cousin e Kaspekiewicz ha permesso ai due di ricongiungersi ai tre fuggitivi e ridare un po’ di linfa all’azione, ma senza riuscire a farla sopravvivere all’inseguimento inscenato soprattutto da Belkin e Giant-Shimano.
Una volta neutralizzato l’attacco più significativo di giornata, il plotone ha comunque dovuto rintuzzare ancora uno scatto a scopo promozionale di Paterski (ai -7), e una più convinta offensiva promossa da Tulik (ai -6), sponsorizzata anche da Felline e Ludvigsson. L’ultimo a cercare di scongiurare lo sprint, dopo il naufragio del terzetto, è stato addirittura Thor Hushovd che, consapevole di essersi lasciato ormai da tempo alle spalle i giorni in cui avrebbe potuto sbaragliare la concorrenza in un classico finale a ranghi compatti, ha giocato la carta dell’anticipo, a 1500 metri dall’arrivo. Tutto inutile, a causa del feroce inseguimento della Orica GreenEDGE, i cui sforzi sarebbero poi stati miseramente ripagati dall’undicesimo posto di Matthews.
Ancora una volta, è stata la Giant-Shimano a prendere il controllo della volata, e ancora una volta il lancio a Mezgec ha lasciato parecchio a desiderare. Niklas Arndt, in particolare, ha fatto tutto il possibile e qualcosa di più per mandare all’aria le chances dello sloveno, ostruendogli la strada nel momento in cui avrebbe dovuto cominciare la sua progressione.
Modolo, come ieri, ha provato ad anticipare tutti e, sempre come ieri, si è dovuto arrendere alla distanza, subendo le rimonte di Guarnieri e dello stesso Mezgec. I tre sono rimasti spalla a spalla, contendendosi la testa, fino a 50 metri dal termine, quando, quasi dal nulla, è sbucato Van Genechten, capace di scavalcare tutti e prendersi un impronosticabile successo. Alla quarta stagione da professionista, infatti, il belga aveva sino ad oggi sempre navigato nelle posizioni di rincalzo, ad eccezione dell’annuale metamorfosi al GP Cerami (un 3°, un 1° e un 2° posto negli ultimi tre anni, l’ultimo alle spalle di Petacchi).
Guarnieri si è dovuto accontentare della piazza d’onore, davanti a Mezgec e Modolo, con Appollonio – 6° alle spalle di Hutarovich – a rimpinguare il buon bottino italiano
La classifica generale non ha ovviamente subito modifiche significative, benché gli abbuoni abbiano dato modo a Krizek di issarsi dalla nona alla seconda posizione. Vakoc potrà così godersi un’altra notte in giallo, prima di una quinta tappa che ridisegnerà la generale. I 190 km da Zakopane a Strbskie Pleso (in Slovacchia; ci dispiacciamo sinceramente che la cronaca scritta non ci offra l’occasione di sfoggiare la nostra perfetta pronuncia) presenteranno infatti un GPM di 2a categoria e uno di 3a prima della tripla scalata verso l’arrivo (completa solo all’ultimo passaggio, decurtata di un chilometro e mezzo nei primi due). Nulla di trascendentale, ma abbastanza per potersi finalmente attendere l’entrata nel vivo di una corsa che, fino ad oggi, volate a parte, ha avuto poco o nulla da dire.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Jonas Vangenechten (Bel) Lotto Belisol 5:43:29
2 Jacopo Guarnieri (Ita) Astana Pro Team
3 Luka Mezgec (Slo) Team Giant-Shimano
4 Sacha Modolo (Ita) Lampre-Merida
5 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale
6 Davide Appollonio (Ita) AG2R La Mondiale
7 Raymond Kreder (Ned) Garmin Sharp
8 Nikias Arndt (Ger) Team Giant-Shimano
9 Nikolas Maes (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
10 Steele Von Hoff (Aus) Garmin Sharp
11 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
12 Timofey Kritskiy (Rus) RusVelo
13 Roman Maikin (Rus) RusVelo
14 Oscar Gatto (Ita) Cannondale
15 Sebastian Lander (Den) BMC Racing Team
16 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
17 Theo Bos (Ned) Belkin Pro Cycling Team
18 Ivan Balykin (Ita) RusVelo
19 Grzegorz Stepniak (Pol) CCC Polsat Polkowice
20 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
21 Wout Poels (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
22 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team
23 Sébastien Chavanel (Fra) FDJ.fr
24 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Shimano
25 Fumiyuki Beppu (Jpn) Trek Factory Racing
26 Johan Le Bon (Fra) FDJ.fr
27 Guillaume Boivin (Can) Cannondale
28 Sergey Lagutin (Uzb) RusVelo
29 Kamil Zielinski (Pol) Poland
30 Bartlomiej Matysiak (Pol) CCC Polsat Polkowice
31 Yaroslav Popovych (Ukr) Trek Factory Racing
32 Davide Formolo (Ita) Cannondale
33 Marek Rutkiewicz (Pol) CCC Polsat Polkowice
34 Murilo Antonio Fischer (Bra) FDJ.fr
35 Roberto Ferrari (Ita) Lampre-Merida
36 Damiano Caruso (Ita) Cannondale
37 Francesco Gavazzi (Ita) Astana Pro Team
38 Petr Vakoc (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
39 Pawel Poljanski (Pol) Tinkoff-Saxo
40 Kevin De Weert (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
41 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo
42 Oliver Zaugg (Swi) Tinkoff-Saxo
43 Dominik Nerz (Ger) BMC Racing Team
44 Manuele Mori (Ita) Lampre-Merida
45 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
46 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
47 Konrad Dabkowski (Pol) Poland
48 Koldo Fernandez (Spa) Garmin Sharp
49 Davide Malacarne (Ita) Team Europcar
50 Fabio Aru (Ita) Astana Pro Team
CLASSIFICA GENERALE
1 Petr Vakoc (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 20:34:24
2 Matthias Krizek (Aut) Cannondale 0:00:26
3 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale 0:00:27
4 Theo Bos (Ned) Belkin Pro Cycling Team
5 Luka Mezgec (Slo) Team Giant-Shimano
6 Jonas Vangenechten (Bel) Lotto Belisol
7 Roman Maikin (Rus) RusVelo 0:00:31
8 Boris Vallee (Bel) Lotto Belisol 0:00:33
9 Manuele Mori (Ita) Lampre-Merida
10 Maciej Paterski (Pol) CCC Polsat Polkowice 0:00:35
11 Grzegorz Stepniak (Pol) CCC Polsat Polkowice 0:00:37
12 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Shimano
13 Nikolas Maes (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
14 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team
15 Marco Haller (Aut) Team Katusha
16 Davide Formolo (Ita) Cannondale
17 Damiano Caruso (Ita) Cannondale
18 Dominik Nerz (Ger) BMC Racing Team
19 Timofey Kritskiy (Rus) RusVelo
20 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
21 Kamil Zielinski (Pol) Poland
22 Pawel Poljanski (Pol) Tinkoff-Saxo
23 Georg Preidler (Aut) Team Giant-Shimano
24 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo
25 Steve Morabito (Swi) BMC Racing Team
26 Marek Rutkiewicz (Pol) CCC Polsat Polkowice
27 Oliver Zaugg (Swi) Tinkoff-Saxo
28 Peter Velits (Svk) BMC Racing Team
29 Alexandre Geniez (Fra) FDJ.fr
30 Kevin De Weert (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
31 Guillaume Boivin (Can) Cannondale
32 Konrad Dabkowski (Pol) Poland
33 Maxime Monfort (Bel) Lotto Belisol
34 Martin Velits (Svk) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
35 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale
36 Robert Gesink (Ned) Belkin Pro Cycling Team
37 Sebastian Lander (Den) BMC Racing Team
38 Andrey Amador Bakkazakova (CRc) Movistar Team
39 Pieter Weening (Ned) Orica Greenedge
40 Cayetano José Sarmiento Tunarrosa (Col) Cannondale
41 Tomasz Marczynski (Pol) CCC Polsat Polkowice
42 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
43 Artem Ovechkin (Rus) RusVelo
44 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano
45 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team
46 Damiano Cunego (Ita) Lampre-Merida
47 Gianluca Brambilla (Ita) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
48 Davide Villella (Ita) Cannondale
49 Przemyslaw Niemiec (Pol) Lampre-Merida
50 Christophe Riblon (Fra) AG2R La Mondiale

Jonas Van Genechten, vincitore di giornata (foto lesoir.be)
THEO, BOS(S) DEL POLONIA
Piegando Mezgec con una grande progressione finale, Theo Bos si impone nella terza tappa del Giro di Polonia, da Kielce a Rzeszow. Quarto posto per Sacha Modolo, rimasto al vento troppo presto. Domani ancora pianura verso Katowice, prima di approdare, finalmente, ai piedi delle prime montagne, in programma giovedì.
Alla prima volata, dopo due giorni nei quali aveva vanificato il lavoro dei compagni restando escluso dallo sprint, Theo Bos va a segno nella terza frazione del Giro di Polonia, sul traguardo di Rzeszow. A nulla sono serviti il tentativo di anticipo di Modolo, rimasto al vento già ai 250 metri, e l’eccellente lancio offerto dal treno Giant-Shimano a Luka Mezgec, che ha trovato il tempo giusto, ma non le gambe. L’olandese, partito dalla terza posizione, si è limitato a sfruttare il traino dello sloveno fino ai 100 metri conclusivi, quando ha provato e compiuto il sorpasso decisivo, malgrado la traiettoria esterna nella semicurva finale.
Forse scottate dalla beffa di ieri, quando Vakoc era riuscito a conservare una ventina di secondi di margine al termine di una fuga inseguita con colpevole ritardo, le squadre dei velocisti, quest’oggi, non hanno voluto correre rischi: Thurau, Puccio, Taciak e Franczak sono stati autorizzati a partire, ma al loro margine non è mai stato consentito di raggiungere i quattro minuti. Già ad una trentina di chilometri dal termine, il gruppo aveva riportato il divario intorno al minuto, guadagnandosi il lusso di scegliere quando riportare nei ranghi i quattro battistrada.
La scelta è stata quella di attendere i -10, minimizzando così i rischi di colpi di mano lungo le strade di Rzeszow, teatro di un circuito cittadino comunque meno tortuoso di quello di ieri. Bewley ha tentato la fortuna a 6 km dal traguardo, all’inizio dell’ultimo giro, ma sono bastate poche pedalate agli uomini Belkin, Lotto e Giant per riassorbirlo.
Pur in una giornata nel complesso molto tranquilla, non è mancata la caduta quotidiana, che ha spaccato il gruppo all’imbocco dell’ultimo chilometro, selezionando una quindicina di atleti ancora teoricamente in posizione per giocarsi la tappa. La sfida, in realtà, è stata a due: Modolo non ha mai dato la sensazione di poter essere più di un apripista, lasciando ben presto a Mezgec e Bos il proscenio. La vittoria dell’olandese, a conti fatti piuttosto netta (tre quarti di bicicletta di vantaggio), è la settima nel 2014, e lo tiene ancora in corsa per eguagliare il record personale di dodici, stabilito nella passata stagione. Cifre considerevoli per un ragazzo passato professionista soltanto nel 2010, anche se i trionfi in pista (5 titoli mondiali e un amaro argento ad Atene, subendo la rimonta di Bailey) lasciavano immaginare un potenziale ancora maggiore, ad oggi mai espresso in corse di primo piano.
Alle spalle di Mezgec, Modolo ha dovuto cedere il gradino più basso del podio a Michael Matthews, tenendo alle spalle un redivivo Hushovd. Piazzamenti nei dieci anche per Appollonio (9°) e Ferrari (10°), mentre Vakoc non ha avuto problemi a conservare la maglia gialla e i 27’’ di vantaggio su Hutarovich (7° al traguardo, dietro Farrar e davanti a Van Genechten).
Bos avrà l’occasione di rimpinguare ulteriormente il suo bottino stagionale già domani, quando il Giro di Polonia farà tappa a Katowice, al termine della frazione più lunga (236 km). Il tracciato sarà leggermente meno monotono di quello odierno, ma non a sufficienza da far apparire ragionevole qualsiasi epilogo diverso da una volata di gruppo. Benché il menù delle ultime tre giornate si presenti, al contrario, molto interessante, sarebbe forse il caso di ripensare la distribuzione delle difficoltà in una corsa che, su sette complessivi, ne propone quest’anno ben quattro quasi superflui in ottica classifica finale.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Theo Bos (Ned) Belkin Pro Cycling Team
2 Luka Mezgec (Slo) Team Giant-Shimano
3 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
4 Sacha Modolo (Ita) Lampre-Merida
5 Thor Hushovd (Nor) BMC Racing Team
6 Tyler Farrar (USA) Garmin Sharp
7 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale
8 Jonas Vangenechten (Bel) Lotto Belisol
9 Davide Appollonio (Ita) AG2R La Mondiale
10 Roberto Ferrari (Ita) Lampre-Merida
CLASSIFICA GENERALE
1 Petr Vakoc (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
2 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale
3 Theo Bos (Ned) Belkin Pro Cycling Team
4 Roman Maikin (Rus) RusVelo
5 Luka Mezgec (Slo) Team Giant-Shimano
6 Boris Vallee (Bel) Lotto Belisol
7 Manuele Mori (Ita) Lampre-Merida
8 Maciej Paterski (Pol) CCC Polsat Polkowice
9 Grzegorz Stepniak (Pol) CCC Polsat Polkowice
10 Marco Haller (Aut) Team Katusha

Theo Bos festeggiato da un compagno (foto Bettini)
VAKOC BEFFA TUTTI A VARSAVIA
Il giovanissimo ceco della Omega Pharma – Quickstep resiste al ritorno del gruppo e corona una lunga fuga con la seconda tappa del Giro di Polonia, conquistando anche la maglia gialla di leader. Valido solo per il secondo posto lo sprint, di Matthews, arrivato al traguardo convinto della vittoria. Domani e mercoledì altri due sprint, prima delle salite.
Dopo aver annullato in extremis la fuga di Paterski nella prima tappa, i velocisti sono invece stati beffati, nella seconda, da Petr Vakoc, 22enne ceco della Omega Pharma – Quickstep. Per il talento di Hlavni Mesto si tratta del primo successo in carriera tra i professionisti, dopo averlo soltanto sfiorato al campionato nazionale di giugno (secondo alle spalle di Jan Barta, davanti ad un atleta ben più quotato quale Stybar). Molto probabilmente, non sarà l’ultimo, e l’affermazione non è dovuta soltanto alla verdissima età.
Come ieri, il gruppo ha peccato di presunzione, sottovalutando il pericolo portato dallo stesso Vakoc e dai padroni di casa Matysiak e Kasperkiewicz. Se nella prima frazione il peccato era stato quello di concedere un vantaggio massimo di un quarto d’ora, oggi è stato quello di rimandare troppo l’inizio della caccia ai battistrada, presentatisi ancora forti di sette minuti di vantaggio a 50 km dal traguardo.
Ancora una volta, le formazioni degli sprinter hanno quasi del tutto delegato l’inseguimento alla Tinkoff-Saxo, interessata però soltanto a non concedere vantaggi extra-large ai fuggitivi dei primi giorni, e non a pilotare le ruote veloci fino alla volata. Se ieri le maglie giallo-blu dei Tinkoff si sono fatte da parte ad appena 3 km dal termine, quando Paterski, ultimo reduce dell’offensiva della prima ora, distava soltanto pochi secondi, quest’oggi gli uomini di Majka si sono ritenuti soddisfatti già ad una ventina di chilometri dall’arrivo, quando Vakoc, sbarazzatosi nel mentre dei due compagni di viaggio, vantava ancora un margine superiore ai due minuti.
Una coalizione di Belkin, Giant-Shimano e Lotto non è stata sufficiente a completare l’opera di ricongiungimento, complice la tortuosità dei 4800 metri (da ripetere 3 volte) del circuito conclusivo. Pur pagando una lieve e comprensibilissima flessione nel finale, Vakoc è così riuscito a salvaguardare 21’’ nei confronti di un gruppo nel quale lo sprint ha avuto ben poco a che spartire con quello di ieri.
Forse anche per via delle diverse condizioni meteo, che hanno reso gli ultimi chilometri assai più lineari rispetto a quelli di ieri, flagellati dal maltempo e innervositi dalle cadute, i valori in gioco si sono ribaltati: Hutarovich e Maikin, arrivati a giocarsi all’ultimo metro la prima frazione, si sono dovuti accontentare di un 5° e un 11° posto; Mori, terzo a Bydgoszcz , ha chiuso addirittura 13°. La parte recitata ventiquattro ore fa dal bielorusso è andata a Michael Matthews, capace di piegare Boris Vallée e Ramon Sinkeldam, prima di alzare le braccia in segno di trionfo, ignorando evidentemente la presenza di Vakoc più avanti. Le bandierine italiane, dopo aver colonizzato tre piazze della top 10 di ieri, si sono invece dissolte dalle zone di testa, con Mori ancora migliore degli azzurri, malgrado il peggioramento di 8 posizioni.
La tappa di domani, 174 km da Kielce a Rzeszow, offrirà ancora una volta – nemmeno a dirlo – terreno favorevole ai velocisti, evitando accuratamente qualsiasi asperità degna di nota (l’unico Gran Premio della Montagna è posto in pianura, e non è un’iperbole). Basterà, a loro e alle loro squadre, evitare di dormire per qualche chilometro di troppo. Sempre che, dopo una giornata di vacanza, a scombinare di nuovo la corsa non intervenga la pioggia, attesa al ritorno in scena già domani, in un’estate che non accenna a diventare tale neppure in Polonia.
Matteo Novarini

Petr Vakoc si avvia a vincere la seconda tappa del Giro di Polonia (foto tourdepologne.pl)
NELLA GRANDINE SFRECCIA HUTAROVICH
Il bielorusso conquista la prima tappa del Giro di Polonia, regolando Maikin e Mori allo sprint, al termine di una giornata martoriata dal maltempo. Grandine e vento forte hanno provocato cadute a ripetizione e cadute di alberi lungo il percorso nell’ultima ora di gara, facendo temere per la regolarità della tappa. Raggiunto in extremis Paterski, ultimo reduce della fuga del mattino.
Non ce ne voglia Yauheni Hutarovich, vincitore della prima tappa grazie ad una volata “d’esperienza” (eufemismo per non accennare a come i limiti del regolamento siano stati pericolosamente lambiti), ma se la frazione d’apertura del Giro di Polonia resterà nella memoria di qualche appassionato, non sarà certo per il suo sprint, o per qualsiasi altro aspetto strettamente tecnico o sportivo. A segnare la giornata, invece, sono state le condizioni meteo, che hanno a tratti messo a rischio il regolare svolgimento della gara e spedito a terra quasi metà gruppo, distribuendo capitomboli lungo gli ultimi 60 km.
E dire che, per 160 km circa, la tappa era filata via senza l’ombra di un brivido, con una lunga fuga di cinque (Krizek, Vorobyev, Engoulvent, Gradek e Paterski) lasciata scappare ad un quarto d’ora di vantaggio, prima della scontata rimonta del plotone. Ormai quasi entrati nell’ultima ora di corsa, però, i corridori si sono trovati nel bel mezzo di una tempesta di vento e grandine, che ha addirittura provocato il crollo di alcuni alberi a bordo strada, andati ad ostruire la marcia degli atleti. I fuggitivi, che hanno dovuto fare i conti con le fasi di massima furia del temporale, hanno dato a tratti la sensazione di pedalare su rampe al 20%, anche laddove il profilo altimetrico mostrava in realtà nient’altro che pianura.
A rallentare maggiormente, tuttavia, a causa di una raffica di cadute, è stato il gruppo, il cui recupero si è improvvisamente arrestato. Malgrado una momentanea frattura ad una cinquantina di chilometri dal traguardo, anch’essa attribuibile alle condizioni meteo estreme, i fuggitivi si sono infatti ritrovati con un margine superiore ai 6’ e meno di 45 km da percorrere. Troppi, all’apparenza, per un plotone più preoccupato di contare i superstiti che di dare la caccia agli attaccanti.
Gli uomini della Tinkoff, pur non interessati al successo di tappa, hanno però deciso di sobbarcarsi il lavoro che normalmente, in giornate simili, dovrebbe gravare sulle spalle delle formazioni dei velocisti, cedendo la testa solo quando, 3 km dalla conclusione, avevano ormai messo nel mirino Paterski e riassorbito tutti gli altri fuggitivi.
Una volta neutralizzato definitivamente il tentativo, è stato Velits a provare ad approfittare del caos con un allungo all’ultimo chilometro, senza però mettere granché in allarme la Giant-Shimano, installatasi al comando delle operazioni.
Il treno olandese è deragliato non appena lo sprint è entrato nel vivo, con Hutarovich a lanciarsi quasi subito in testa, preoccupandosi poi di contenere la rimonta di Roman Maikin. Operazione riuscita, sia pur costringendo quasi contro le transenne il russo, che ha comunque riconosciuto per primo, non accennando a protestare, la legittimità della manovra del vincitore. Manuele Mori ha strappato il terzo gradino del podio, davanti a Boivin e Haller. Il tutto mentre, nella pancia del gruppo, l’ennesima caduta ribadiva una volta di più il leitmotiv della giornata.
A tutti coloro che oggi hanno avuto modo di incontrare molto da vicino l’asfalto polacco, la corsa offre per fortuna tre giornate di relativa tranquillità per riprendersi, in una gara che concentrerà tutte le difficoltà nelle tre tappe conclusive. In particolare, la tappa di domani, un altro lunghissimo biliardo verso Varsavia, si propone come teatro ideale per la rivincita tra i protagonisti di oggi.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale 5:47:50
2 Roman Maikin (Rus) RusVelo
3 Manuele Mori (Ita) Lampre-Merida
4 Guillaume Boivin (Can) Cannondale
5 Marco Haller (Aut) Team Katusha
6 Nikolas Maes (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
7 Boris Vallee (Bel) Lotto Belisol
8 Sebastian Lander (Den) BMC Racing Team
9 Davide Formolo (Ita) Cannondale
10 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team
CLASSIFICA GENERALE
1 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale 5:47:50
2 Roman Maikin (Rus) RusVelo 0:00:04
3 Manuele Mori (Ita) Lampre-Merida 0:00:06
4 Maciej Paterski (Pol) CCC Polsat Polkowice 0:00:08
5 Matthias Krizek (Aut) Cannondale
6 Guillaume Boivin (Can) Cannondale 0:00:10
7 Marco Haller (Aut) Team Katusha
8 Nikolas Maes (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
9 Boris Vallee (Bel) Lotto Belisol
10 Sebastian Lander (Den) BMC Racing Team

Yauheni Hutarovich, vincitore della prima tappa del Giro di Polonia (foto Bettini)
A SAN SEBASTIAN RISORGE VALVERDE
Il murciano riscatta la delusione del 4° posto al Tour nella corsa basca, andandosene da solo nell’ultima discesa e bissando il successo del 2008. Decisiva la nuova salita di Bordako Tontorra. Piazza d’onore a Mollema, che regola Rodriguez e Nieve in uno sprint a tre. Buone prove di Visconti e De Marchi, attivi sul Jaizkibel e sull’ascesa conclusiva.
Non basterà a cancellare l’amarezza per il mancato podio al Tour de France, ma l’assolo con cui Alejandro Valverde ha messo la firma sulla seconda Clásica San Sebastian in carriera può quantomeno restituire il sorriso al grande sconfitto dell’ultima Grande Boucle, ritirati a parte. Una vittoria figlia della grande condizione lasciata in eredità dal Tour, ma anche di uno di quegli slanci di intraprendenza che di tanto in tanto l’ex Embatido si concede, raccogliendo quasi sempre più di quanto non gli regalino le ormai celeberrime condotte ultra-attendiste.
Certo, l’attacco di Valverde non passerà alla storia come un atto di follia sportiva: rimasto al coperto fino all’ultima scalata, il murciano si è mosso soltanto su sollecitazione di Joaquim Rodriguez, perdendo dopo qualche centinaio di metri la scia del connazionale, ma riacciuffandola giusto in cima, quando un replay degli ultimi Lombardia sembrava ormai imminente. La personalità con la quale il vincitore dell’edizione 2008 ha rinunciato ad aspettare la volata, magari facendosi poi uccellare da un tentativo all’ultimo chilometro, ignorato a favore della solita ricerca di una ruota da succhiare, ha lasciato però spiazzati.
Per la Movistar, formazione tante volte criticata per carenza di audacia, al pari del suo capitano, si è trattato di un successo ampiamente meritato, giacché è stata proprio la squadra di Unzue ad imporsi al comando del gruppo nelle battute iniziali, e ad accendere la corsa già in occasione del secondo ed ultimo passaggio sull’Alto de Jaizkibel. Ormai relegata al ruolo di terzultima salita, ad oltre 50 km dal termine, l’ascesa simbolo della Clásica ha visto entrare in azione Giovanni Visconti, evaso dal gruppo quando in testa, con pochi metri di vantaggio, pedalava David Lopez Garcia, a sua volta scattato poco dopo la neutralizzazione della lunga fuga solitaria di Txurruka, in avanscoperta dall’inizio.
Al siciliano si sono accodati altri due azzurri, Montaguti e De Marchi, e il terzetto non ha avuto difficoltà a riportarsi sul battistrada, scollinando con 14’’ su un neonato trio di contrattaccanti (Bakelants, Losada e Ten Dam) e 26’’ sul plotone.
I due drappelli all’attacco si sono fusi nella susseguente discesa, riuscendo ad accumulare anche un vantaggio massimo superiore ai 40’’, ma l’assenza di uomini Orica e Trek è risultata fatale alle sorti del tentativo. Una coalizione delle due compagini ha infatti vanificato l’azione alle pendici dell’Alto de Arkale, quando Gerrans ha lanciato una decisa ma infruttuosa offensiva di Albasini, raggiunto prima della cima.
Con Gilbert e Sagan saliti in ammiraglia attorno a metà gara, e la nuova ascesa di Bordako Tontorra a pochi chilometri dal traguardo (la classica rampa al 20% che sembra ormai essere obbligatoria in ogni corsa su suolo iberico, benché il risultato sia quasi sempre quello di neutralizzare la gara fino al muro), Purito Rodriguez ha sniffato l’occasione, ordinando ai suoi di mettere in fila il gruppo e riportare nei ranghi Grivko, firmatario di un tentativo senza speranza nella discesa dell’Arkale.
All’imbocco dell’erta finale, è stato in realtà Kolobnev, la seconda punta Katusha, il primo a muoversi, trovando la risposta prima di Albasini, poi di Nieve, infine di un quintetto composto da Slagter, Van Avermaet, Mollema e i soliti Visconti e de Marchi. Il basco della Sky è parso subito il più brillante, riuscendo a prendere il comando solitario della gara a 700 metri circa dall’ultimo scollinamento. Nel tratto più duro, però, è arrivato l’atteso attacco di Purito, seguito all’istante da Valverde. Il murciano – come detto in apertura – ha perso per un istante il treno di Rodriguez, ma l’ultimo sforzo, in vista della vetta, gli è valso il rientro sul catalano e la conquista dei galloni di naturale favorito della gara.
Come i trascorsi non idilliaci tra i due spagnoli lasciavano immaginare, la collaborazione nella coppia di testa non è stata ottimale, tanto da consentire a Simon Yates, Nieve e Mollema di rifarsi sotto, minacciando di scompaginare i piani di Valverde. È stato allora, a 4 km dal termine, che il murciano ha raccolto il coraggio a due mani e ha fatto la sua mossa, cogliendo impreparato Rodriguez, e approfittando di un rallentamento tra gli inseguitori, provocato dalla rovinosa scivolata di Yates.
La superiorità numerica non è bastata agli altri tre a ricucire, e anzi è stato proprio Valverde a guadagnare nel brevissimo tratto pianeggiante finale, potendosi così concedere quell’arrivo in parata al quale aveva dovuto rinunciare nel 2008 (vittoria in volata su Kolobnev e Rebellin).
14’’ dopo l’arrivo del vincitore, Mollema ha regolato Rodriguez e Nieve nello sprint dei più immediati inseguitori, mentre Tony Gallopin è andato a completare la top 5, dopo ulteriori 12’’, anticipando Vanendert e Zubeldia, incredibilmente riuscito anche in una gara di un giorno nel suo marchio di fabbrica: un piazzamento nei 10 senza mai offrire alle telecamere un pretesto per inquadrarlo.
Benché da San Sebastian in avanti, abitualmente, ogni considerazione tenga conto dell’avvicinarsi dell’appuntamento mondiale, la gara odierna sembra aver fornito indicazioni utili soprattutto in chiave Vuelta. In tal senso, è la prova di Joaquim Rodriguez a risultare particolarmente interessante, forse ancor più di quella di un Valverde che sfrutta i benefici del Tour. La condizione di Purito, che alla Grande Boucle ha pagato le ovvie conseguenze della caduta al Giro, appare in costante miglioramento, e il tracciato dell’ultimo GT stagionale si presenta, sulla carta, ideale per esaltare le qualità del catalano. Pur in presenza di Froome e Quintana, la chance di interrompere la catena di piazzamenti sulle tre settimane e cogliere un risultato pieno sembra ghiotta. A 35 anni, forse, sarà anche l’ultima.
Matteo Novarini

Alejandro Valverde conquista la seconda vittoria in carriera a San Sebastian (foto Tim De Waele)
AL CIRCUITO DE GETXO UN AFFARE ITALO-SPAGNOLO
Alla sua ultima uscita di fronte al pubblico amico, la Euskadi conquista il Circuito de Getxo grazie a Carlos Barbero, capace di precedere Luca Chirico e Pello Bilbao al termine di un’offensiva all’ultimo giro. Settimo l’azzurro più atteso, Giovanni Visconti, ancora in via di preparazione verso il Mondiale di Ponferrada.
Per una Continental legata al territorio e prossima alla chiusura come l’Euskadi, era l’ultima occasione per imporsi in “patria”. Carlos Barbero ha avuto la meglio sul detto popolare che recita “Nemo Profeta in Patria” e ha saputo raccogliere una vittoria all’ultima apparizione nei Paesi Baschi della squadra. Una formazione che ha fatto la storia del ciclismo basco in primis, ma anche di quello che spagnolo in generale, che chiuderà i battenti a fine stagione. Buona prestazione anche per gli italiani, che si sono piazzati in 5 nei primi 10.
Era, come detto, la loro ultima gara in programma nei Paesi Baschi, e di conseguenza era molto sentita dai rappresentanti della Euskadi. A questo bisogna aggiungere che il circuito di 17km da ripetere 10 volte era un invito a nozze per il modo di interpretare il ciclismo dei baschi.
La rampa finale ha ispirato chi mirava al bersaglio grosso; infatti, dopo la fuga iniziale di Molina, Zuazubiskar, Bagot e Delle Stelle, conclusasi a due giri dal termine, e un tentativo velleitario di una decina di uomini (tra cui l’italiano Leonardi), l’ultimo passaggio sulla salita di giornata ha dato il fuoco alle polveri e ha di fatto consegnato la vittoria a Barbero, al secondo successo stagionale. Alle sue spalle, si è registrata un’ottima prova dei corridori italiani. Al secondo posto è arrivato infatti Luca Chirico (M.Kvis) davanti a Pello Bilbao, terzo a 2″, e all’esperto José Joaquín Rojas, quarto. La Area Zero ha piazzato Fabio Chinello in quinta posizione, la M.Kvis, invece, è stata protagonista di una grande prova corale, visto che, oltre al secondo classificato, troviamo Daniele Aldegheri sesto e Matteo Busato ottavo; un risultato che è valso la conquista della classifica a squadre. Bene anche Giovanni Visconti, settimo al traguardo.
Mario Prato

Lo spagnolo Barbero, vincitore di giornata
COLPO MEERSMAN: TAPPA E CLASSIFICA
Il belga Gianni Meersman (Omega-Quick Step) ha conquistato la quinta ed ultima tappa del Giro di Vallonia così come la classifica generale della corsa. Nella tappa ha preceduto allo sprint i connazionali Yves Lampaert (Topsport Vlaanderen) e Jasper Stuyven (Trek); mentre in classifica generale ha rifilato 30″ allo spagnolo Juan Jose Lobato (Movistar) e 33″ allo svizzero Sylvain Dillier (BMC).
Visti i giorni precedenti sembrava proprio che la vittoria e Gianni Meersman non volessero proprio andare d’accordo, ma oggi, alla quinta occasione, il ragazzo belga ha sfoderato uno sprint di potenza misto ad un ingrediente segreto, la grinta e la voglia di vincere, forse mai utilizzati in questi cinque giorni di corsa. Senza contare, inoltre, il grande lavoro che si è sobbarcato la squadra, la quale ha fatto di tutto per proteggerlo e gestirlo, ed in particolare Zdenek Stybar che negli ultimo 20 chilometri ha fatto prima lo stopper e poi ha lanciato il suo delfino belga verso la conquista della vittoria.
Per quanto riguarda la tappa, questa quinta frazione, che partiva da Malmedy per terminare ad A s dopo 180 chilometri di corsa, offriva un percorso decisamente selettivo per via delle nove cotes sparse sul tracciato, ma soprattutto per quei 20 chilometri finali che ricalcavano la ben più famosa Liegi-Bastogne-Liegi: da affrontare in successione Rouche aux Facons, Saint Nicolas e lo strappo di Ans, con l’arrivo però spostato nel centro città.
Subito dopo la partenza partiva in avanscoperta una fuga composta da sette uomini: Gijs Van Hoecke, Kevin Van Melsen (Topsport Vlaanderen), Julien Fouchard (Cofidis), Vegard Stake Laengen (Bretagne – Séché), Maxime Anciaux (Wallonie Bruxelles), Hugo Houle (Ag2r La Mondiale) e Antoine Duchesne (Europcar), i quali riuscivano a prendere un po’ di margine sul gruppo.
Negli ultimi cinquanta chilometri il plotone alzava l’andatura, grazie al lavoro, ancora una volta, dell’Omega-Quick Step, andando a riprendere i battistrada, ormai senza accordo, poco prima dell’imbocco alla Roche aux Facons. Sempre prima della salita provavano ad anticipare il gruppo Boaro e Dron, ma i Lotto-Belisol imprimevano lungo l’ascesa un ritmo che impediva ai battistrada di prendere margine, anzi li annullava del tutto, così come produceva una netta selezione del gruppo facendo vittime illustri quali Meersman, Dillier e Lobato. In pratica, in testa alla corsa rimanevano Stybar, Wellens, Monfort, Vanendert e Boaro, ma ancor prima della discesa rientrava su di loro anche il gruppetto maglia gialla.
Nel tratto di pianura prima del Saint Nicolas usciva dal gruppo Tim Wellens (Lotto-Belisol) che in poco tempo riusciva a guadagnare una ventina di secondi sugli inseguitori, accingendosi ad affrontare in solitaria la famosa cote della Liegi. Sulla salita il belga resisteva molto bene al forcing che si stava producendo alle sue spalle grazie alla Movistar, ritrovandosi ancora con un vantaggio di 20″ nei confronti del gruppo maglia gialla, ancora composto da una trentina di unità.
Negli ultimi cinque chilometri l’Omega-Quick Step alzava il ritmo in maniera sufficiente a riprendere Wellens e per preparare lo sprint a Meersman. Era determinante in questo frangente il contributo di Zdenek Stybar, abile a tirare la volata al compagno di squadra.
Nello sprint finale il trenino dell’Omega rischiava di essere anticipato dallo scatto di Lampaert, ma Meersman, stavolta attentissimo, prima lo affiancava e poi lo sorpassava, vendicandosi in un certo qual modo dello smacco subito ieri da Van Asbroeck, compagno di squadra di Lampaert.
Nell’ordine d’arrivo, dietro ai due belgi ne compariva un altro, il ventiduenne Jasper Stuyven della Trek, il quale andava a completare un podio interamente fiammingo. Alle loro spalle si classificavano nell’ordine Mondory, Laporte, Dillier, Roux, Lastras, Kuznetsov e Stybar.
In classifica generale il trionfo era tutto per Meersman, che grazie ad una super squadra è riuscito a controllare la corsa in tutte le tappe e a mettere il sigillo finale anche dopo quattro secondi posti consecutivi.
Paolo Terzi

Gianni Meersman conquista la quinta tappa e la classifica finale del Giro di Vallonia (foto trworg.be)
IL FOTOFINISH SORRIDE A VAN ASBROECK
Al termine quarta tappa del Giro di Vallonia il belga Tom Van Asbroeck (Topsport Vlaanderen) si dimostra il più veloce del gruppo precedendo il connazionale Gianni Meersman (Omega-Quick Step) ed il russo Viaceslav Kuznetsov (Katusha).
Meersman, nonostante la seconda piazza, rafforza la leadership in classifica generale, ora guidata con un vantaggio di 20″ su Juan Jose Lobato.
Cogliere l’attimo. Frase tanto bella da dire quanto difficile da mettere in pratica. Chi invece oggi è riuscito a coniugare la teoria del detto di Orazio con la pratica è stato Tom Van Asbroeck, giovane velocista belga in forza alla Topsport-Vlaanderen. Nella volata finale della tappa Van Asbroeck è stato abilissimo a saltare sulla ruota buona, quella di Meersman, in un intervallo breve sia in termini temporali che spaziali, per poi bruciarlo negli ultimi 50 metri. Giá, la vittima della giornata è stata ancora Gianni Meersman, piazzatosi in seconda posizione per la quarta volta consecutiva in quest’edizione del Giro di Vallonia.
Per quanto riguarda la tappa, questa quarta frazione della corsa vallone, che partiva da Herve per giungere dopo 174 chilometri a Waremme, presentava un percorso accidentato di saliscendi, o per meglio dire “cotes”, che in caso di alta velocità potevano creare una buona selezione, soprattutto l’ultimo gran premio della montagna, il Mur d’Amay, piazzato a 15 chilometri dalla conclusione.
Nella prima parte di gara partiva come al solito la fuga stavolta composta da quattro corridori: Kevin Van Melsen, Jelle Wallays (TopSport Vlaanderen – Baloise), Stijn Devolder (Trek) e Maxime Anciaux (Wallonie – Bruxelles), i quali riuscivano a strappare cinque minuti dal plotone all’inseguimento.
Nonostante il vantaggio il gruppo, guidato dagli uomini dell’Omega-Quick Step, sapeva con certezza che sarebbe rientrato sui battistrada anche in tempi stretti volendo, ma questo avrebbe aperto di nuovo la corsa a nuovi scatti e quindi l’Omega si poneva sì all’inseguimento ma adoperandosi con cautela.
I fuggitivi venivano ripresi poco prima dell’imbocco dell’ultima salita, il Mur d’Amay, dopo una lunga resistenza di Stijn Devolder. Sull’ultima salita tentavano l’allungo Fedrigo, Lightart e Kochetkov, ma il loro destino era segnato e la loro azione non durava più di tre chilometri.
La selezione causata dalla salita era relativa ed il gruppo constava di circa sessanta unità, con le squadre più importanti ancora ben rappresentate e dunque organizzate a controllare la corsa, che ancora non era chiusa a causa dello scatto di Gijs Van Hecke (Topsport-Vlaanderen), il quale tentava un attacco disperato, stoppato dal gruppo nel giro di due chilometri.
Nella volata finale era Van Asbroeck a sopravanzare e precedere negli ultimi metri Meersman e Kuznetsov. Più indietro si classificavano, nell’ordine, Dillier, Van der Lijke, Breschel, Roux, Ventoso, Lobato e Mondory.
Nulla cambiava in classifica generale se non che il leader, grazie all’abbuono, portava a 20″ il vantaggio su Lobato e a 23 quello su Dillier.
Domani i corridori affronteranno l’ultima tappa, da Malmedy ad Ans, con gli ultimi 20 chilometri che saranno la copia esatta della Liegi-Bastogne-Liegi, in particolare la Roche aux Faucons, il Saint Nicolas e lo strappo di Ans decideranno la corsa, anche se l’arrivo sarà spostato di due chilometri più avanti rispetto a quello della Doyenne.
Paolo Terzi

Lo sprint finale della 4a tappa (foto trworg.be)
DALLA PIOGGIA SPUNTA LOBATO
Nella terza tappa è lo spagnolo Juan Jose Lobato (Movistar) a vincere regolando in volata il belga Gianni Meersman (Omega-Quick Step) e lo svizzero Sylvain Dillier (BMC).
Grazie al piazzamento e al conseguente abbuono Meersman rafforza il suo primato in classifica generale lasciando il primo inseguitore, Lobato, a 11″.
C’è chi come Nizzolo ieri che ha festeggiato la sua seconda vittoria stagionale e chi, come Lobato, doveva ancora vincere. Oggi, sul traguardo di Neufchateau, il portacolori della Movistar si è liberato di questo peso andando a cogliere la sua prima perla dell’anno con una stoccata da perfetto fiorettista: la pioggia si è fatta sentire per tutta la giornata e la volata è stata piuttosto anarchica a causa della stanchezza, e forse questo aspetto ha favorito Lobato, il quale ha praticamente vinto per distacco su Meersman, ancora secondo.
Per quanto riguarda la tappa, questa terza frazione che partiva da Somme-Leuze per terminare a Neufchateau dopo 179 chilometri di gara, presentava ancora una volta un percorso disseminato di cotes, in particolare nella fase centrale, con una pausa, e quindi pianura, tra i meno 30 e i meno 15 dall’arrivo; poi di nuovo qualche saliscendi nel finale.
Sotto un clima autunnale, nella prima parte di gara partivano in avanscoperta quattro corridori: Sébastien Turgot (AG2R La Mondiale), Christopher Juul Jensen (Tinkoff-Saxo), Ludwig De Winter (Color Code-Biowanze), Antoine Demoitié (Wallonie-Bruxelles), i quali non riuscivano comunque a guadagnare un granché, con il gruppo che controllava le loro mosse ad un distacco massimo di tre minuti grazie ad un lavoro immenso da parte dei corridori dell’Omega Quick Step.
Tuttavia il gruppo riusciva sí a rientrare sui quattro al comando ma non senza fatica, tutto questo quando ancora mancavano 22 chilometri alla conclusione. Al contrario di ieri le squadre dei velocisti non chiudevano la corsa permettendo una notevole serie di scatti e controscatti, tra le quali un’azione comprendente Boaro, Senechal e Courteille durata una decina di chilometri in testa alla corsa.
Quando la gara sembrava presagire un finale scontato da risolversi in volata capitava invece che Stybar ingranava la quinta marcia e salutava il gruppo, ma con 5 chilometri da affrontare in solitaria le sue speranze di successo non erano poi molte. A muoversi in gruppo era la BMC che non voleva permettere il successo del ceco e lo andava a riprendere dopo aver passato lo striscione dell’ultimo chilometro.
In volata, come detto, Lobato faceva la parte del leone ottenendo la sua prima vittoria in maglia Movistar e allungando la striscia di secondi posti consecutivi di Gianni Meersman, giunto a quota a tre. Dietro di loro chiudeva il podio lo svizzero Sylvain Dillier, capace ancora di piazzarsi nei piani alti dell’arrivo.
La costanza di Meersman non premiata dalla vittoria era invece ripagata in termini di secondi in classifica generale, guidata provvisoriamente con un vantaggio di 11″ nei confronti di Lobato e in ottica delle ultime due tappe, le più dure.
In previsione infatti domani la prima delle due frazioni che andranno a decidere il destino di questo Giro di Vallonia: partenza da Herve e arrivo a Warenne condita da 11 cotes, l’ultima, il Mur d’Arnay di prima categoria, posizionato a 15 chilometri dal traguardo.
Paolo Terzi

Lobato alza le braccia al termine della terza tappa (foto trworg.be)

