QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DEL BONDONE

maggio 23, 2023 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)

SALA STAMPA

Italia

Sul Bondone vince Almeida davanti a Thomas, che torna in maglia rosa. Roglic in affanno

Gazzetta dello Sport

Belgio

Eindelijk vuurwerk in de Giro! Roglic kraakt en verliest tijd, Almeida wint de rit en Thomas neemt de roze trui weer over

Het Nieuwsblad

Slovenia

Thomas in Almeida izkoristila slab dan Rogliča

Delo

Gran Bretagna

Thomas regains overall lead as Almeida takes stage 16

The Guardian

Irlanda

Giro d’Italia: Eddie Dunbar up to fifth overall after finishing fourth on stage 16

The Irish Times

Francia

Almeida vainqueur, Thomas en rose

L’Équipe

Spagna

Almeida revive el Giro

AS

Portogallo

João Almeida ganha etapa no Giro e sobe a segundo

Público

Paesi Bassi

Eindelijk actie in de Giro: Roglic incasseert tik, Thomas pakt het roze, rit voor Almeida

De Telegraaf

Danimarca

Almeida tager første grand tour-etapesejr i stort bjergslag

Politiken

Germania

Kämna verliert Zeit und rückt vor – Almeida gewinnt erste Alpen-Etappe

Kicker

USA

Thomas boosts bid to become oldest Giro winner, Almeida wins tough 16th stage

The Washington Post

Colombia

Einer Rubio, otra sensacional etapa, sube en la general del Giro de Italia

El Tiempo

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Angelo (Francesco Renga)

METEOGIRO

Pergine Valsugana: pioggia debole (0.8 mm), 20°C, vento debole da SE (5 – 24 Km/h), umidità al 68%
Valstagna (62.8 Km): pioggia debole (0.2 mm), 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da S (7 – 29 Km/h), umidità al 65%
Castelfranco Veneto (96.9 Km): nubui sparse), 24°C (percepiti 25°C), vento debole da E (4 – 17 Km/h), umidità al 60%
Lido di Jesolo (traguardo volante – 165.7 Km): cielo sereno, 21°C, vento debole da SE (9 – 16 Km/h), umidità al 73%
Caorle: cielo sereno, 20°C, vento debole da SE (10 – 17 Km/h), umidità al 76%

GLI ORARI DEL GIRO

12.30: inizio diretta su Eurosport
12.50: inizio diretta su RaiSport
12.50: partenza da Pergine Valsugana
14.00: inizio diretta su Rai2
14.35-14.50: traguardo volante di Rosà
16.20-16.45: traguardo volante di Lido di Jesolo
17.00-17.25: arrivo a Caorle

STRAFALGAR SQUARE

Petacchi: “Paret-Peinte” (Paret-Peintre)
Petacchi: “La stragrande maggior parte del tempo”
Rizzato: “Comuni accordo”
Petacchi: “Bergamo ha faticato per andare in maglia rosa”
Borgato: “Sono 1500 i metri di dislivello da affrontare e finora ne hanno affrontati 3000″
Borgato: “Il giovane Rohan Dennis” (tra qualche giorno compirà 32 anni)
Petacchi: “Sembrava facile la maglia rosa di Roglic”
Garzelli: “Hanno costretto questo lavoro”
Garzelli: “E’ stata perfetta il Team Ineos”
Martini: “Noi parlevamo con Cassani”
Conti: “Attenzione che Roglic è ancora” (ancora cosa?)
Televideo: “Tappa in discesa a Caorle” (sarà una tappa completamente pianeggiante)
Televideo: “Alemida” (Almeida)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della sedicesima tappa, Sabbio Chiese – Monte Bondone

1° Albert Torres
2° Fernando Gaviria s.t.
3° Simone Consonni s.t.
4° Nicolas Dalla Valle s.t.
5° Charlie Quarterman a 2′50″

Classifica generale

1° Nicolas Dalla Valle
2° Alberto Dainese a 2′28″
3° Alessandro Iacchi a 4′22″
4° Yukiya Arashiro a 4′52″
5° Campbell Stewart a 6′55″

IL GIRO DI 40 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

28 maggio 1983 – 15a TAPPA: SAVONA – ORTA SAN GIULIO (219 Km)

UNA TAPPA COL PILOTA AUTOMATICO

Oggi doppio programma con arrivi a Milano e Bergamo, perciò ieri i ciclisti hanno corso al risparmio

Sul traguardo di Orta vince Rosola dopo 219 km di marcia sonnolenta – Contini, terzo, recupera 10″ sulla maglia rosa Saronni – Ritirato Battaglin – Una botta al basso ventre

29 maggio 1983 – 16a TAPPA (1a semitappa): ORTA SAN GIULIO – MILANO (110 Km)
29 maggio 1983 – 16a TAPPA (2a semitappa): MILANO – BERGAMO (100 Km)

SARONNI VA DI NUOVO A BERSAGLIO

Alla vigilia del pericoloso Colle San Fermo, volata vincente e altri 30″ di abbuono per la Maglia Rosa

A Bergamo sprint capolavoro di Beppe, che evita una pericolosa sbandata di Argentin e riesce a rimontare l’avversario in extremis – Nella frazione mattutina conclusasi in piazza Duomo a Milano si era imposto Hoste davanti a Gavazzi – Moser ancora staccato – Oggi un’occasione per gli scalatori, con una dura salita finale, ma Saronni sembra non temere nemmeno questa trappola – Oggi si arriva a quota m. 1067 – A pranzo nel paese bello



Il MUSE di Trento illuminato di rosa (sport.sky.it)

Il MUSE di Trento illuminato di rosa (sport.sky.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

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Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
13a tappa: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
14a tappa: Sierre – Cassano Magnago
16a tappa: Seregno – Bergamo

JOAO MERAVIGLIAO TRIONFO SUL BONDONE, THOMAS TORNA IN ROSA ROGLIC IN DIFFICOLTA’

maggio 23, 2023 by Redazione  
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La terza settimana del Giro d’Italia si apre con il primo vero confronto tra i big in salita. Almeida vince la tappa, dimostrando ottimi progressi in salita; Thomas, solido come sempre, riprende la maglia rosa ceduta in prestito ad Armirail mentre Roglic, nei chilometri finali, accusa qualche difficoltà ma riesce a limitare i danni. Il Giro è ancora aperto ma, salvo crisi gravi, si tratta di un affare a tre.

Primi attacchi tra i big, prime sentenze di questo Giro d’Italia. La tappa di oggi ha dato molte risposte agli interrogativi sullo stato di salute dei corridori che si battono per la vittoria finale nella Corsa Rosa.
La giornata di oggi ha poi dimostrato la fondatezza di alcune critiche rivolte ai corridori alle quali alcuni, tra i quali la nuova maglia rosa, hanno risposto con un certo disappunto. E’ stato detto che in queste due settimane si è andati forte, che non è vero che le tappe sono state percorse ad andature turistiche; tuttavia rimane il fatto che sono andate all’arrivo fughe arrivate anche con venti minuti sul gruppo e che, fino a Bergamo, tutte le tappe non terminate con uno sprint di gruppo avevano visto le fughe non solo andare all’arrivo, ma arrivarci senza difficoltà e con distacchi piuttosto netti, tappe con arrivo in salita che hanno visto il gruppo dei migliori molto, troppo popoloso.
Oggi, invece, prima ancora che partissero gli attacchi, la Jumbo ha preso in mano le operazioni in testa al gruppo, riducendo impietosamente il vantaggio di una fuga nella quale erano presenti uomini che in salita possono certamente dire la loro e riducendo in breve anche la composizione del gruppo dei migliori sino a portarla a diciassette unità, prima che intervenissero gli UAE a scremare ancor di più il drappello.
Neppure è possibile difendere lo spettacolo indecoroso andato in scena a Lago Laceno, al Gran Sasso, a Crans Montana e a Bergamo con la paura di spendere energie o di non riuscire a fare la differenza. Sembra ovvio, ma è bene ribadirlo, la differenza si riesce a fare solo se ci si prova. Non si riesce a capire se l’avversario è in difficoltà se si tiene un ritmo da gita domenicale in Graziella, con i fuggitivi che prendono venti minuti su un percorso pianeggiante. Oggi, dopo il forcing Jumbo che sembrava preludere ad un grande attacco di Primoz Roglic, è partito il forcing UAE che Joao Almeida è riuscito a finalizzare, accelerando in prima persona e restando davanti a menare quando sembrava che gli altri rimanessero a ruota a sfruttare la sua ingenuità per sbranarlo in un boccone; successivamente si è avvantaggiato di pochi metri con Sepp Kuss (Jumbo-Visma), che sembrava tenerlo a bagnomaria come il gatto col topo, e invece… invece è stata questa insistenza che ha rivelato a Geraint Thomas (Ineos) la difficoltà nella quale versava Roglic. A quel punto il gallese ci ha provato e si è ritrovato davanti con il vero artefice della prima battaglia tra i big, Almeida, che è sicuramente migliorato in salita ma che forse stava cercando di tenere un ritmo alto per evitare la sparata di Roglic, che fa male alle gambe per uno come lui. Lago Laceno e il Gran Sasso non sono traguardi sui quali non si possa fare la differenza. A Lago Laceno pagò dazio addirittura Marco Pantani, raggiunto e staccato da Zulle in salita, al Gran Sasso lo stesso Pantani staccò tutti e si presentò sul traguardo da solo in mezzo alla neve, Froome passò un brutto quarto d’ora salendo verso Campo Imperatore.
Anche per quanto riguarda l’accorciamento del tappone vanno certamente ravvisate responsabilità di Vegni che deve assolutamente porre fine alla moda di chiedere modifiche alle tappe sgradite, imponendosi anche a costo di subire uno sciopero e lasciando così tutta la responsabilità di un’eventuale tappa percorsa a passo d’uomo sulle spalle dei corridori che non vogliono disputarla, invece che assecondare richieste irricevibili.
Tuttavia, anche in questo caso, la rappresentanza dei corridori che, a quanto emerso, chiedeva il taglio della Croix de Coeur per pericolosità della discesa ha poi accettato di fare ciò che riteneva pericoloso per l’incolumità dei corridori, barattando il taglio richiesto con l’eliminazione del Gran San Bernardo, per nulla pericoloso e già modificato per interessi economici delle autorità elvetiche. D’altro canto, va detto che l’organizzazione ce l’ha messa tutta per disegnare un bellissimo percorso, inserendo un bel po’ di chilometri contro il tempo prima delle montagne, chilometri che avevano permesso a Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) di avvantaggiarsi e alla Ineos di piazzare due uomini nelle prime posizioni.
Senza il ritiro del belga e del vincitore dell’edizione 2020 Tao Geoghegan Hart (Ineos) probabilmente avremmo visto attacchi almeno nelle ultime tappe di montagna della seconda settimana per recuperare un gap ben più ampio dei pochi secondi che ci sono tra i tre big.
Se il ritiro di Geoghan Hart è stato purtroppo inevitabile, quello del belga è apparso invece molto strano, annunciato subito dopo aver vinto una cronometro a 51 di media e alla vigilia di un giorno di riposo.
Insomma la tappa di oggi, che non ha visto grandi attacchi da lontano, grosse crisi o imprese titaniche ma il minimo sindacale che si può aspettare in una tappa di montagna di un grande giro, ha dimostrato come tutto ciò che è successo in queste due settimane è certamente uno spettacolo non degno del ciclismo, non solo e non tanto per lo spettatore, ma anche per lo spirito di questo sport che la tradizione ci ha consegnato perché fosse non custodito come in uno scrigno, ma continuamente rinnovato come il lievito madre che può andare avanti anche centinaia di anni, a patto di essere continuamente alimentato.
Che la tappa di oggi non sarebbe stata una scampagnata è apparso subito ovvio dalla prime fasi di gara, perchè l’andatura è stata alta, gli attacchi si sono susseguiti e a centro gruppo si era verificata una caduta che aveva coinvolto alcuni big e spezzato il gruppo, tornato compatto nel giro di pochi chilometri.
Davanti si forma una fuga con ottimi elementi. I primi a partire sono Christian Scaroni (Astana Qazqstan), Jonathan Milan, Jack Haig (Bahrain Victorious), Jonathan Lastra (Cofidis), Ben Healy (EF Education-EasyPost), Martin Marcellusi, Alessandro Tonelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Salvatore Puccio, Ben Swift (Ineos Grenadiers), Derek Gee (Israel-Premier Tech), Carlos Verona (Movistar), Michael Hepburn, Filippo Zana (Team Jayco AlUla), Toms Skujiņš (Trek-Segafredo), Diego Ulissi (UAE Team Emirates), (TBV), Aurélien Paret-Peintre e Valentin Paret-Peintre (Ag2r Citroen). Questi diciassette vengono poi raggiunti da Patrick Konrad, Cesare Benedetti (Bora-hansgrohe), Thomas Champion (Cofidis), Mattia Bais (Eolo-Kometa), Davide Gabburo, Filippo Magli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Veljko Stojnić, Nicolas della Valle (Team Corratec-Selle Italia) e Vadim Pronskiy (Astana Qazaqstan), andando così a comporre un tentativo serio con 26 uomini in testa e tra questi ottimi scalatori su un percorso con cinque Gran Premi della Montagna e molti punti in palio per la maglia azzurra.
Dietro è compito della Jumbo controllare il distacco, visto che Ineos, Bahrain, UAE e Bora hanno tutte uomini in fuga.
Davanti, mentre ogni tanto qualcuno si stacca, Healy lotta per i traguardi in cima alla salite e riuscirà al termine della tappa a vestire la maglia azzurra che, in queste ultime tappe, ha cercato con impegno. La fase in avanscoperta di Milan termina dopo la conquista dei punti valevoli per la maglia ciclamino al traguardo volante di Rovereto.
Sulla salita di Matassone, mentre il gruppo mantiene il gap controllato, davanti attacca la coppia Astana formata da Pronskyi e Scaroni, i quali riescono a guadagnare addirittura due minuti sui più immediati inseguitori. Sulle rampe della salita verso Serrada scoppia la bagarre tra i contrattaccanti e si forma un gruppetto con i migliori in salita (Haig, Healy, Gee, i fratelli Paret-Peintre, Verona, Konrad, Skujins, Swift, Ulissi, Lastra e Zana). Il gruppetto riesce a raggiungere la testa della corsa prima del GPM, mentre dietro il gruppo condotto sempre più dalla Jumbo scollina con 4 minuti di ritardo.
Dopo la fine della discesa di Serrada ci sono dieci chilometri di pianura prima di iniziare la salita finale ed è proprio in questo tratto che il gruppo recupera tantissimo ed inizia l’ascesa verso Monte Bondone con meno di 3 minuti di passivo-
In testa iniziano gli attacchi e, dopo una fase concitata di scatti, si forma un gruppetto con Verona, Zana, Aurélien Paret-Peintre, Pronskiy, Haig e Konrad, Swift e Ulissi, ma il gruppo tirato da Jumbo si avvicina a grandi passi e si capisce che oggi la fuga non andrà all’arrivo.
Il ritmo degli uomini di Roglic fa male, tanto che ai -15 restano solo Rohan Dennis (Jumbo-Visma), che fa l’andatura, la maglia rosa Bruno Armirail (Groupama – FDJ), Thomas, Roglič, Almeida, Andreas Leknessund (Team DSM), Edward Dunbar (Team Jayco – AlUla), Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), Laurens De Plus (INEOS Grenadiers), Thibaut Pinot (Groupama – FDJ), Hugh Carthy (EF Education-Easypost), Einer Rubio (Movistar Team), Ilan Van Wilder (Soudal – QuickStep), Kuss, Davide Formolo (UAE Team Emirates), Brandon McNulty (UAE Team Emirates) e Jay Vine (UAE Team Emirates).
Terminato il lavoro di Dennis va in testa Formolo, che impone un ritmo ancor più intenso rispetto ai Jumbo. Dopo il veronese è il turno di Vine e anche Ulissi, raggiunto dal gruppo, offre il suo contributo finché ne ha.
Davanti restano solo Vine, Almeida, Roglic, Thomas, Dunbar e Zana, ripreso dalla fuga che ha terminato la propria avventura.
Terminato il lavoro di Vine, è Almeida in prima persona a fare un ritmo molto elevato, probabilmente con il fine di evitare uno scatto di Roglic, che sarebbe complicato da gestire per un regolarista come il portoghese. Tuttavia, dopo una fase in cui Zana fa un ritmo gradito a Dunbar, il gruppo dei migliori quasi si ferma e allora Almeida prova a dare di nuovo la sveglia e guadagna qualche metro. Dietro è Kuss, ultimo uomo di Roglic, che si mette in testa e sembra mantenere pochi metri da Almeida, che però ha il merito di non desistere e continua al massimo che può, pur senza riuscire a guadagnare. A quel punto è Thomas che si porta su Almeida e i due si accorgono che Roglic non ce la fa a seguirli; tentano allora di affondare, dandosi cambi regolari fino al traguardo. In realtà anche loro sono stanchi e dietro Roglic gode dell’aiuto di Kuss.
All’arrivo è volata sino a un certo punto, con Almeida che vince abbastanza agevolmente mentre Roglic riesce a limitare i danni a soli 25 secondi, prendendosi anche l’abbuono del terzo posto.
Adesso la classifica generale vede Thomas in maglia rosa con 18 secondi su Almeida e 29 su Roglic.
Salvo crisi verticali, saranno questi i tre atleti che conquisteranno il podio poichè il quarto, il siciliano Damiano Caruso (Bahrain), oggi non ha brillato ed è scivolato a quasi 3 minuti da Thomas.
Alle spalle dei primi tre c’è comunque un gruppo di otto atleti raccolti nello spazio di due minuti e quindi sarà interessante la lotta per i piazzamenti.
Roglic ovviamente non ha ancora perso, è riuscito molto bene a limitare i danni e si trova a soli 20 secondi quando mancano due tappe di montagna ed una durissima cronometro.
Domani si affronterà una tappa completamente pianeggiante che vedrà protagonisti i velocisti rimasti in gara, mentre giovedì si correrà una tappa caratterizzata da un finale molto duro, Forcella Cibiana con pendenze molto severe, Coi con un tratto di diversi chilometri sempre in doppia cifra e l’arrivo in Val di Zoldo.
In via teorica è possibile progettare un attacco da lontano ma i tre pretendenti al podio difficilmente potranno farlo, mentre gli altri non sono sinora sembrati in grado di mettere in scena un’azione simile.
Il Giro è finalmente entrato nel vivo e ora sarà davvero emozionante seguire la tre giorni di fuoco che inizierà giovedì e che ci accompagnerà sino alle soglie della passerella capitolina.

Benedetto Ciccarone

Almeida e Thomas allattacco sulla salita del Bondone  (AFP via Getty Images)

Almeida e Thomas all'attacco sulla salita del Bondone (AFP via Getty Images)

23-05-2023

maggio 23, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA

Il portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates) si è imposto nella sedicesima tappa, Sabbio Chiese – Monte Bondone, percorrendo 203 Km in 5h53′27″, alla media di 34.46 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e di 25″ lo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 7° a 1′16″. Thomas è tornato in maglia rosa con 18″ su Almeida e 29″ su Roglic. Miglior Damiano Caruso, 4° a 2′50″.

TOUR OF ALBANIA

Il greco Georgios Boutopoulos (Alfa Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Tirana – Elbasan, percorrendo 153.3 Km in 3h21′43″, alla media di 45.599 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Polychronis Tzortzakis (nazionale greca) e di 2″ il connazionale Nikiforos Arvanito (nazionale greca). Nessun italiano in gara. Il britannico Maximilian Stedman (Velo Schils Interbike RT) è ancora leader della classifica con 4″ sul rumeno Cristian Raileanu (CSA Steaua Bucuresti) e 8″ su greco Periklis Ilias (nazionale greca)

TOUR OF JAPAN

L’australiano Carter Bettles (Victoire Hiroshima) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Inabe, percorrendo 127 Km in 3h15′29″, alla media di 38.98 Km/h. Ha preceduto di 18″ lo statunitense Luke Lamperti (Trinity Racing) e l’olandese Jeroen Meijers (Terengganu Polygon Cycling Team). Unico italiano in gara Lorenzo Di Camillo (Sofer-Savini Due-OMZ), 70° a 7′12″. Lamperti è tornato leader della classifica con 2″ sul mongolo Jambaljamts Sainbayar (Terengganu Polygon Cycling Team) e 4″ sul greco Georgios Boúglas (Matrix Powertag). Di Camillo 61° a 12′46″.

INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR

Il team olandese Team SD Worx si è imposto nella prima tappa, cronometro a squadre di Schleiz, percorrendo 9.1 Km in 13′08″, alla media di 41.574 Km/h. Ha preceduto di 7″ il team australiano Team Jayco AlUla e di 18″ il team tedesco Canyon//SRAM Racing. Unico team italiano al via il Top Girls Fassa Bortolo, 13° a 1′16″. La belga Lotte Kopecky (Team SD Worx) è la prima leader della classifica con lo stesso tempo delle olandesi Mischa Bredewold (Team SD Worx) e Lorena Wiebes (Team SD Worx). Miglior italiana Marta Bastianelli (UAE Team ADQ), 34° a 40″

22-05-2023

maggio 23, 2023 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA

Giorno di riposo

TOUR OF ALBANIA

Il britannico Maximilian Stedman (Velo Schils Interbike RT) si è imposto nella prima tappa, Tirana – Kërrabë, percorrendo 142.3 Km in 3h20′05″, alla media di 42.672 Km/h. Ha preceduto allo sprint il rumeno Cristian Raileanu (CSA Steaua Bucuresti) e di 2″ il greco Periklis Ilias (nazionale greca). Nessun italiano in gara. Stedman è il primo leader della classifica con 4″ su Raileanu e 8″ su Ilias

TOUR OF JAPAN

Il greco Georgios Boúglas (Matrix Powertag) si è imposto nella prima tappa, Shimokoma – Seika, percorrendo 103.6 Km in 2h43′08″, alla media di 38.104 Km/h. Ha preceduto allo sprint il giapponese Atsushi Oka (JCL Team UKYO) e lo spagnolo Benjamin Prades (JCL Team UKYO). Unico italiano in gara Lorenzo Di Camillo (Sofer-Savini Due-OMZ), 56° a 5′34″. Boúglas è il nuovo leader della classifica con 1″ su Olka e sul mongolo Jambaljamts Sainbayar (Terengganu Polygon Cycling Team). Di Camillo 56° a 5′51″.

A DUNKERQUE SUCCESSO FINALE DI ROMAIN GRÉGOIRE

maggio 23, 2023 by Redazione  
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Il transalpino Romain Grégoire si è aggiudicato la 4 Giorni di Dunkerque terminata ieri nella cittadina francese diventata famosa per gli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale. La breve corsa a tappe a tappe articolata su sei frazioni era partita lo scorso 16 maggio sempre da Dunkerque.

In concomitanza della seconda settimana del Giro d’Italia, dal 16 al 21 maggio si è disputata nel nord della vicina Francia la 4 Jours de Dunkerque / Grand Prix des Hauts de France.
La prima tappa da Dunkerque a Abbeville di 196.6 km ha visto il successo in volata di Olav Kooij (Jumbo-Visma), poi il podio di giornata è stato completato da Max Walscheid (Cofidis) e Paul Penhoët (Groupama – FDJ). Sesta piazza per Matteo Malucelli (Bingoal WB), uno dei due italiani presenti (l’altro era Daniel Oss della TotalEnergies)
L’indomani al termine della Compiègne – Laon (162 km), un’altra volata – nonostante l’arrivo in salita e un precedente muro – ha visto il successo di Romain Grégoire (Groupama – FDJ) che ha così cominciato il suo cammino verso il successo finale. Piazze d’onore per Ethan Vernon (Soudal – Quick Step) e Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team) mentre grazie agli abbuoni raccattati ai traguardi volanti di giornata al vertice della classifica si issava Samuel Leroux (Van Rysel – Roubaix Lille Métropole).
Il 18 maggio la breve cronometro di 16 km a Saint-Quentin è andata a una vecchia volpe dei velodromi, Benjamin Thomas (Cofidis). Il corridore frances ha rifilato 9″ al secondo classificato, Niklas Larsen (Uno-X Pro Cycling Team), e 14″ a Kasper Asgreen (Soudal – Quick Step). Grazie all’ottima prova disputata il transalpino della Cofidis si è anche posizionato in vetta alla classifica davanti alla coppia Soudal Asgreen – Vernon.
L’indomani si è tornati alla sfida tra ruote veloci con la Maubeuge – Achicourt. Alla fine dei 173.8km di gara il più lesto è stato ancora Kooij, che ha regolato il gruppo compatto precedendo Gerben Thijssen (Intermarché – Circus – Wanty), Milan Fretin (Team Flanders – Baloise) e tutti gli altri. In classifica generale è “sprofondato” il vincitore del giorno prima che ha ceduto lo scettro a Asgreen. Seguivano a 6″ il compagno di squadra Vernon e a 7″ Kooij.
La penultima tappa, la più impegnativa, disputatasi sabato tra la mitica Roubaix a Cassel, presentava per quasi i due terzi dei 187.7 Km di gara un susseguirsi di colline e tratti in pavè. Il successo è andato a Per Strand Hagenes (Jumbo-Visma Development Team) che ha avuto la meglio su Grégoire, presentatatosi in coppia con il norvegese sotto lo striscione d’arrivo. Terzo a 5″ si è piazzato Alexis Renard (Cofidis) davanti a Brent Van Moer (Lotto Dstny) e Greg Van Avermaet (AG2R Citroën Team), suoi compagni di viaggio. Grazie al secondo posto di giornata Grégoire si è così insediato in vetta alla classifica con un vantaggio di 13″ su Asgreen e 17″ su Kooij.
Domenica l’ultimo giorno di gara, che prevedeva una facile tappa di 174 Km disegnata tra Avion e Dunkerque ha visto il successo di Tim Merlier (Soudal – Quick Step) su Erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling Team) e Cees Bol (Astana Qazaqstan Team), che grazie ai 4″ di abbuono ha scalzato Kooij dalla terza posizione in classifica. Al giovane velocista della Jumbo-Visma rimane comunque la soddisfazione di imporsi nella speciale classifica a punti. Alex Colman (Team Flanders – Baloise) si è, invece, aggiudicato la classifica degli scalatori, mentre Grégoire, con i suoi 20anni si è aggiudicato anche quella riservata ai Giovani. Il miglior team è stato la Jumbo-Visma, che ha avuto la meglio sulla Lotto Dstny grazie ai migliori tempi dei suoi atleti.

Mario Prato

La vittoria di Gregoire nella seconda tappa, sul traguardo di Laon (Getty Images Sport)

La vittoria di Gregoire nella seconda tappa, sul traguardo di Laon (Getty Images Sport)

SULLA MONTAGNA DELL’ANGELO DAGLI OCCHI DI GHIACCIO

maggio 23, 2023 by Redazione  
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Arriva il giorno del Bondone, un nome che mette i brividi al ricordo di quel che patirono i partecipanti al Giro del 1956. I timori non sono malriposti perché la tappa che si concluderà sulla “Montagna di Trento” sarà una delle più dure dell’edizione 2023, forte di 5700 metri di dislivello e delle sue sei salite, anche se quella finale non sarà intrapresa dal suo versante più impegnativo e celebre, quello della vittoria di Gaul nel drammatico tappone di 67 anni fa.

Sull’arco alpino e sul Piemonte si avrà nuvolosità intensa con precipitazioni anche a carattere temporalesco. Il tempo si mantiene abbastanza buono sulle altre regioni, salvo qualche isolata attività temporalesca nelle ore più calde. Nebbie nelle valli e foschie sui litorali. Temperatura in lieve aumento. Mari da leggermente mossi a mossi; localmente agitati mar Ligure e canale di Sicilia

Le previsioni che avete appena letto furono quelle che il quotidiano “La Stampa” pubblicò sull’edizione uscita l’8 giugno del 1956, il giorno nel quale era previsto il tappone dolomitico del Giro d’Italia, 242 Km da percorrere tra il raduno di partenza di Merano e il traguardo di “Trento Alta” superando strada i passi Costalunga, Rolle, Gobbera e Brocon prima dell’ascesa finale verso il Monte Bondone. Ventiquattrore prima a Trento erano state registrate una temperatura massima di 31 gradi e una minima di 14 che facevano presagire una giornata sì di maltempo, ma non eccezionale, anche perché nella frazione precedente si era saliti senza troppi problemi sullo Stelvio, dove i corridori avevano incontrato solo un po’ di nevischio sballottato dal vento. I meteorologi avevano fatto, però, cilecca perché quell’otto giugno passerà alla storia per un inatteso colpo di coda della stagione invernale che rese quella di Trento una delle più drammatiche tappe dalla storia della Corsa Rosa. Le precipitazioni a carattere temporalesco che erano state annunciate dal quotidiano torinese si verificarono puntualmente sin dal via da Merano e non furono mai smentite, ma il fatto che ai quasi 2000 metri del Passo Rolle diluviasse ma non nevicasse era motivo per un piccolo sospiro di sollievo, anche perché le successive salite erano tutte a quote nettamente inferiori. La pioggia, però, non smetteva mai, a fioccare erano i ritiri e ai disagi dell’acqua si aggiunsero quelli di un forte e gelido vento che, spazzando in senso contrario il lungo tratto pianeggiante che precedeva la salita finale, finì per congelare i già intirizziti corridori. Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge…. A volte è ancora peggiore e nessuno poteva immaginare che quella pioggia sull’ultima ascesa si trasformerà in una nevicata che decimerà ancora di più il gruppo, mentre le temperature precipitano fino a quattro gradi sotto lo zero a un traguardo dove giunsero solo 41 degli 86 “girini” che erano partiti da Merano. E negli occhi di tutti, anche a chi doveva ancora nascere grazie alle drammatiche foto d’epoca, è indelebile l’immagine di Charly Gaul che taglia vittorioso il traguardo con un’espressione quasi inebetita e con i suoi glaciali occhi azzurri diventati quasi un tutt’uno con il “ghiaccio” che provava addosso il lussemburghese, la cui impresa gli fu comunicata solo dopo averlo tirato su di peso dalla sella e trasportato in albergo, dove fu immerso prontamente in una vasca ricolma d’acqua bollente.
Per questo motivo è con un certo “brivido” che tutte le volte si accoglie la notizia che il Giro tornerà ad affrontare il Bondone, anche se giornate come quella di 67 anni fa oggi sono irripetibili grazie allo speciale “protocollo” voluto dai corridori e che prevede che, in caso di maltempo eccezionale, la tappa sia accorciata o del tutto annullata. Da quel giorno altre 13 volte la Corsa Rosa ha inserito la salita trentina nel tracciato e tutte le volte il pensiero è andato a quella tappa che “terremotò” il Giro, un sisma che potrebbe replicarsi anche quest’anno perché la frazione che terminerà sul Bondone sarà – tra le quattro alpine di questa edizione – quella dotata del maggior numero di metri di dislivello da superare, anche se forse ancor più impegnativa sarà quella in programma tra qualche giorno sulle Dolomiti tra Longarone e le Tre Cime di Lavaredo. Andando nello specifico oggi si dovranno superare quasi 5700 metri di dislivello “spalmati” su ben sei salite, con il Bondone che non sarà affrontato dal versante di Trento – quello più impegnativo, oltre che quello della storica tappa del 1956 – ma da quello meno tradizionale di Aldeno. Sono numeri che potrebbero per davvero buttare all’aria la classifica, anche se c’è il rischio che, considerato l’andazzo degli ultimi anni e la mole di difficoltà prevista tra oggi e i prossimi giorni, i corridori di classifica decidano di muoversi solo nel finale dell’ascesa conclusiva o al massimo anticipare qualche azione sulla precedente salita di Serrada.
In attesa delle difficoltà odierne nei primi 60 Km si pedalerà in pianura e, una volta lasciata la Val Sabbia, si percorrerà la strada che costeggia il Lago di Garda sul lato lombardo, incontrando a una dozzina di chilometri dal via la nota località di Gardone Riviera, visitata dai turisti diretti al Vittoriale degli Italiani, monumentale dimora di Gabriele d’Annunzio dal 1921 alla morte, che lo colse il primo marzo del 1938. Questo tratto iniziale privo di difficoltà altimetriche non sarà, però, privo d’insidie perché occorrerà attenzione nel percorrere le gallerie scavate nella roccia che caratterizzano la statale gardesana. Ne sono previste ben 25, alcune delle quali molto lunghe, come quella di quasi 3 Km nel mezzo della quale si trova lo svincolo per il borgo di Campione del Garda, interessante esempio di archeologica industriale per il suo villaggio operaio, sorto attorno ad una filanda impiantata nel XVIII secolo e che richiama quello più celebre di Crespi d’Adda. In uno dei tratti alla luce del sole si toccherà il centro di Limone del Garda, il cui nome deriva da quello celtico degli olmi (limo o lemos) e dunque non ha nulla a che vedere con gli agrumi che, per un curioso scherzo del destino, sono uno dei vanti di questa località, coltivati nelle numerose limonaie che la punteggiano, la più celebre dei quali è il “Tesöl”, in quanto vi si trova anche la casa natale di San Daniele Comboni, il missionario fondatore degli ordini dei Comboniani e delle Pie Madri della Nigrizia.
Entrati in Trentino lo scenario non cambierà e, sfiorato l’orrido del Ponale (percorso da uno spettacolare sentiero che un tempo era una strada carrozzabile, inserita in diverse occasioni nel tracciato del Giro), ci s’infilerà in un’ultima lunga galleria – 2 Km quasi perfettamente rettilinei – usciti dalla quale ci si dirigerà verso Riva del Garda, località di villeggiatura situata all’estremità settentrionale del lago e frequentata meta degli appassionati di vela e windsurf per la presenza della cosiddetta “Ora del Garda”, forte vento che rappresenta un irresistibile richiama per gli amanti di questi sport. Molte sono le gare, di caratura anche internazionale, che hanno colme palcoscenico il vicino centro di Torbole, nel quale i “girini” saluteranno la pianura per affrontare la prima delle sei ascese di giornata, l’unica a non presentare in vetta lo striscione del Gran Premio della Montagna. Percorsi i 1600 metri all’8.4% che terminano alle soglie del centro di Nago, presso il quale si possono ammirare le cavità d’origine glaciale note con il soprannome di “Marmitte dei Giganti, si affronterà la discesa che terminerà alle porte di Arco dove si andrà immediatamente all’attacco della salita successiva, quella che i cicloamatori conosco con il nome di Monte Velo e che sulle cartine del Giro è segnalata con il toponimo ufficiale di Passo di Santa Barbara. Tra quelle odierne è quella dotata della pendenza media più elevata, 12.3 Km all’8.4% che sono entrati nella storia del Giro per l’episodio che costò l’espulsione dalla corsa a Wladimir Belli nell’edizione 2001, quando lo scalatore bergamasco fu ripreso dall’elicottero mentre sferrava un punto a un tifoso di Gilberto Simoni (Belli stava tirando per il suo capitano Dario Frigo, diretto rivale in classifica del trentino) che lo aveva appena insultato. Della successiva discesa se ne percorrerà la prima parte, nel corso della quale si toccherà un tratto al 23% di pendenza, per poi svoltare in direzione del Passo Bordala, 3700 metri al 7.1%. Nel corso della discesa si abbandonerà la strada diretta al Lago di Cei, alimentato da sorgenti sotterranee, per planare su Villa Lagarina e da lì varcare l’Adige alle porte di Rovereto, centro che dal 2002 ospita la principale tra le due sedi del Mart, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, progettato dall’architetto ticinese Mario Botta. Risalendo inizialmente le pendici del colle di Miravalle, sul quale si trova la celebre Campana dei Caduti che ha fatto meritare a Rovereto il soprannome di “Città della Pace”, si andrà a intraprendere la quarta salita di giornata, diretta alla località Matassone. Sono 11.4 Km al 5.6% solo all’apparenza facili (la pendenza media nei primi 6 Km è dell’8.4%) che costituiscono una variante inedita al tratto iniziale del Pian delle Fugazze, altra salita rimasta nella storia del Giro per un episodio non certo di “fair play” accaduta ben 101 anni fa. Si correva la prima tappa dell’edizione 1922, 326 Km per andare da Milano a Padova passando per l’appunto dalle Fugazze, nella cui discesa Giovanni Brunero – vincitore uscente della Corsa Rosa essendo imposto in classifica l’anno precedente – cade e rompe la ruota. Il regolamento dell’epoca prevede che i componenti della bici dovessero essere riparati ma non sostituiti ed è proprio quello che non fa il corridore piemontese, che ne chiede una in prestito a un compagno di squadra per poi involarsi verso il traguardo, dove s’impone con più di un quarto d’ora sul cremonese Gaetano Belloni. Qualcuno ha, però, notato il fattaccio e lo segnala alla giuria, che toglie la vittoria a Brunero, squalificandolo ma consentendogli “sub iudice” di continuare la corsa, pur se con una penalizzazione di ben 25 minuti. Le proteste montano, le formazioni dello stesso Belloni e di Girardengo si ritirarano, ma giuria e UCI decidono di non tornare sui loro passi confermando la decisione di far proseguire il Giro a Brunero, che l’11 giugno successivo s’imporrà nel suo secondo Giro d’Italia con più di dodici minuti di vantaggio su Bartolomeo Aymo e oltre un’ora e mezza su Giuseppe Enrici.
Tornando al Giro del 2023, dopo lo scollinamento di Matassone si percorrerà in discesa il tratto iniziale del versante classico del Pian delle Fugazze nuovamente in direzione di Rovereto, abbandonandolo all’altezza dell’impressionante gola alle cui pareti è letteralmente aggrappato da più di mille anni l’Eremo di San Colombano, costruito presso la grotta dove, secondo la tradizione, abitò il monaco irlandese. Non ci sarà il tempo per una riflessione perché subito si riprenderà a salire per affrontare i 17 Km al 5.5% (ultimi 10 Km al 6.6%) che conducono a Serrada, località di villeggiatura che rappresenta una delle porte d’accesso all’altopiano di Folgaria, scenario di una delle più celebri gran fondo di mountain-bike, la “100 Km dei Forti”, il cui nome fa riferimento alle fortificazioni che furono costruite in epoca austro-ungarica sulle montagne circostanti. Si farà quindi velocemente ritorno nella valle dell’Adige, superandone il corso dopo aver toccato il centro di Calliano e sfiorato nel tratto conclusivo della discesa la mole di Castel Beseno, il più grande del Trentino, costruito a partire dal XII secolo e oggi sede di parte delle collezioni del museo del Castello del Buonconsiglio di Trento. Sarà concessa a questo punto una decina scarsa di chilometri di pianura per tirare il fiato prima che le ostilità riprendano con l’ascesa finale al Bondone che, come anticipato in apertura, sarà affrontato da un versante poco battuto dalle corse ciclistiche. Dieci volte (con un doppio passaggio nel 1992) si è saliti dal versante storico di Trento, che è anche il più difficile, due da quello opposto di Lasino, mentre quest’anno si salirà, come nel 1973 e nel 2020, da quello più defilato di Aldeno, che ricalca una vecchia rotabile di guerra che era ancora sterrata quando Torriani la propose per la prima volta nel percorso del Giro e nell’occasione fu necessario spargere del sale sulla carreggiata per impedire che si alzasse un bianco polverone che avrebbe potuto creare non pochi problemi ai corridori e, soprattutto, ai loro occhi. Da questo lato la salita è lunga poco più di 21 Km ed ha un andamento discontinuo, alternandosi tratti impegnativi ad altri più pedalabili. Così i primi 3 Km, tra i più difficili, salgono al 10.7% medio poi la strada spiana per quasi 1000 metri per riprendere a “mordere” nei successivi 1.2 Km al 9.7%. La salita si ammoscia di botto e per un paio di chilometri si pedala con un’inclinazione media del 6% prima di un tratto intermedio di quasi 3 Km, in corrispondenza della località di Garniga Terme, nel quale la salita diventa un ricordo. Poi le pendenze di risvegliano e si attestano all’8,8% medio nei successivi 7 Km che, toccato un picco massimo del 15%, si concludono alle soglie dell’altopiano delle Viote, meta prediletta dagli amanti della natura per la presenza di un giardino botanico aperto nel 1938 su iniziativa del biologo Vittorio Marchesoni. In questo contesto naturale si percorreranno gli ultimi chilometri, nei quali non s’incontreranno più pendenze particolarmente difficili, anche se pure in quest’ultima fase le inclinazioni continueranno a cambiare pedalata dopo pedalata, variazioni di ritmo che potrebbero anche causare la dilatazione dei distacchi accusati nei più ripidi tratti precedenti.
E così il Bondone potrebbe tornare a far parlare di sé, come in quella drammatica tappa di quasi 70 anni fa.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo di Santa Barbara (1169 metri). Sella costituita dai monti Creino e Stivo, è noto anche come “Passo di Creino” e “Monte Velo”. È valicato dalla Strada Provinciale 48 “Monte Velo” tra Bolognano (Arco) e Ronzo-Chienis. Due volte è stato inserito nel percorso del Giro, sempre dal versante di Bolognano, la prima nel corso della Cavalese – Arco del Giro del 2001, la tappa citata nell’articolo a proposito dell’episodio che costò l’espulsione a Wladimir Belli e che vide lo spagnolo Unai Osa (terzo in classifica al termine di quel Giro) conquistare la cima del Santa Barbara e il colombiano Carlos Alberto Contreras imporsi sul traguardo di Arco. Ci si tornerà l’anno successivo in occasione del tappone Corvara in Badia – Folgaria, vinto dal russo Pavel Tonkov dopo che al GPM del Santa Barbara era transitato per primo il messicano Julio Alberto Pérez Cuapio.

Passo Bordala (1253 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 88 “della Val di Gresta”, mette in comunicazione Ronzo-Chienis con Aldeno e Villa Lagarina. L’unico precedente passaggio della Corsa Rosa risale alla pocanzi citata tappa di Folgaria del Giro del 2002, quando Julio Alberto Pérez Cuapio conquistò anche il GPM collocato in cima al Bordala dopo aver fatto suo pochi chilometri prima quello del Santa Barbara. Lo scorso anno la salita al Bordala è stata inserita nel percorso del Giro d’Italia femminile: la tappa era quella di Aldeno, vinta dalla maglia rosa Annemiek van Vleuten mentre era stata la statunitense Kristen Faulkner a transitare per prima sotto lo striscione del GPM.

Sella Serrada (1250 metri). Vi sorge l’omonima frazione di Folgaria, attraversata dalla Strada Provinciale 2 “Rovereto – Folgaria” tra Rovereto e Folgaria. Il Giro d’Italia non è mai transitato da questa località, che nel 1987 fu sede di partenza del prologo del Giro del Trentino, una cronometro di quasi 6 Km che si concluse nella vicina Folgaria, dove s’impose l’idolo di casa (e non solo) Francesco Moser: fu l’ultimo successo in carriera del campione trentino, che si ritirerà l’anno successivo.

Sella del Bondone (1560 metri). Si trova in corrispondenza del trivio nel quale confluiscono i tre versanti del Bondone, alla congiunzione tra la Strada Provinciale 85 “del Monte Bondone” e la Strada Provinciale 25 “Garniga”.

Valico di Monte Bondone (1654 metri). È il punto più elevato della Strada Provinciale 85 “del Monte Bondone”, che mette in comunicazione Trento con Lasino. Coincide con la località Vason e non sarà toccato dai corridori perché la tappa si concluderà in località Rocce Rosse, circa un chilometro e mezzo prima di giungere a Vason dal trivio fra i tre versanti del Bondone. Dopo la tremenda tappa del Giro del 1956, Torriani riproporrà il Monte Bondone l’anno successivo, quando questo traguardo finirà a sorpresa nel carniere di un velocista, lo spagnolo Miguel Poblet, al termine di una tappa pure rimasta nella storia, stavolta per la crisi che colse proprio Gaul, attaccato dai diretti rivali di classifica dopo che si era fermato a bordo strada per un’esigenza fisiologica. Dovranno trascorrere 11 anni prima di rivedere i corridori affrontare la “Montagna di Trento”, inserita nel 1968 nel percorso della Brescia – Lago di Caldonazzo, vinta dallo stesso corridore che diversi chilometri prima aveva conquistato la cima del Bondone, lo spagnolo José Maria Jiménez. Nel 1972 ci fu una scalata parziale, interrompendo l’ascesa all’altezza di Candriai, durante la semitappa Asiago – Arco, vinta dal belga Roger De Vlaeminck dopo che il Bondone era finito nel palmares del varesino Wladimiro Panizza. Il 1973 fu l’anno della prima scalata dal versante di Aldeno, affrontata durante la tappa Vicenza – Andalo, vinta dal cannibale Eddy Merckx dopo che il Bondone se l’era “pappato” un altro corridore iberico, José Manuel Fuente. Nel 1975 ci fu nuovamente il binomio Bondone – De Vlaeminck quando il belga s’impose nella Brescia – Baselga di Pinè, con la cima del monte stavolta conquistata dal brianzolo Giacinto Santambrogio. L’anno successivo la tappa del Bondone fu la Vigo di Fassa – Terme di Comano, vinta dal veronese Luciano Conati dopo lo scollinamento in testa del cremonese Enrico Guadrini. Dopo i precedenti del 1956 e del 1957, il Bondone tornerà a essere sede d’arrivo nel 1978, al termine di una frazione scattata da Cavalese che terminerà con il successo di un corridore che già aveva messo la sua firma lassù, l’indimenticato Panizza. Dovrà poi trascorrere quasi un decennio – periodo nel quale i percorsi del Giro saranno disegnati con mano leggera per invogliare la presenza di Moser e Saronni e aumentare la tiratura della Gazzetta – prima che il Bondone torni a svettare sull’altimetria di una tappa della Corsa Rosa, inserito nel 1987 nel finale della Canazei – Riva del Garda, con il bergamasco Alessandro Paganessi primo in vetta e il marchigiano Marco Vitali vincitore in riva al lago. Nel 1992 ci furono addirittura ben due scalate, inserite nel finale di una frazione che scattò da Corvara per concludersi in vetta al monte, dove grande protagonista fu il trevigiano Giorgio Furlan, autore di una lunga fuga da lontano che lo porterà a “intascarsi” entrambi i GPM posti al termine dell’ascesa. Nel 2001 la salita inserita nel tracciato della già citata tappa Cavalese – Arco, con il GPM vinto dall’umbro Fortunato Baliani, mentre nel 2006 – partendo da Rovato – si disputerà quello che al momento è l’ultimo arrivo sulla “Montagna di Trento”, al cui traguardo s’imporrà a maglia rosa Ivan Basso. L’ultima scalata porta la data del 21 ottobre del 2020, quando la Corsa Rosa fu costretta dalla pandemia a traslocare in autunno e fu il portoghese Ruben Guerreiro a far sua la cima della grande montagna durante la Marostica – Madonna di Campiglio, vinta dall’australiano Ben O’Connor. In realtà anche nel 1999 era previsto il Bondone (fino a Candriai) durante la tappa Predazzo – Madonna di Campiglio, ma dopo la presentazione della corsa fu fatto notare al direttore del Giro Carmine Castellano di aver esagerato quell’anno con le difficoltà e qualche mese più tardi si optò per togliere la salita dal tracciato della tappa.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Charly Gaul affronta il Bondone durante la drammatica tappa del Giro del 1956 e l’altimetria della sedicesima tappa del Giro 2023

Charly Gaul affronta il Bondone durante la drammatica tappa del Giro del 1956 e l’altimetria della sedicesima tappa del Giro 2023

CIAK SI GIRO

280mila visitatori. È la cifra record che nel 2019 è stata registrata dalle casse del Vittoriale degli Italiani, l’ultima residenza di Gabriele d’Annunzio. Tra questi turisti ce n’è uno che la casa del “Vate” non la visitò per piacere ma per dovere, fermandosi per ben due settimane a gennaio di 4 anni fa, periodo nel quale il Vittoriale fu totalmente chiuso al pubblico. Quel visitatore d’eccezione risponde al nome dell’attore romano Sergio Castellitto, venuto sullo sponde del lago di Garda per interpretare il poeta abruzzese nel film “Il cattivo poeta”, pellicola che parla degli due anni di vita del “Vate”, quando il regime fascista gli invierà una spia per sorvegliarlo e cercare d’impedire che si esprimesse pubblicamente contro l’alleanza tra Mussolini e Hitler. L’arrivo di Giovanni Comini (la spia, interpretata da Francesco Patanè), avviene in una data che nel film non viene precisata ma che è facilmente intuibile perché nel momento nel quale il Comini entra nel cortile del Vittoriale è in corso una conferenza stampa “condotta” dal direttore della Gazzetta dello Sport Emilio Colombo (Stefano Abbati): è il 5 giugno del 1936, data nella quale si svolse – ma questo nel film non si vede – una tappa del Giro con arrivo a Gardone, vinta da Gino Bartali che ricevette oltre al tradizionale mazzo di fiori anche due premi donati dallo stesso D’Annunzio, una placca d’ottone e una custodia con sopra raffigurato il labirinto simbolo del suo romanzo “Forse che sì forse che no»” Quel che si vede nel film è proprio il Vittoriale, ne viene mostrato il vialetto d’accesso, la cosiddetta “Prioria” (cuore del complesso, nei cui appartamenti abitava il poeta), la limonaia con vista sul lago e la Nave Puglia, torpediniere che fu dopo il disarmo fu smantellato, donato a D’Annunzio e in ricostruito in gran parte nel vasto parco della dimora.

In collaborazione con www.davinotti.com

Scena de “Il cattivo poeta” girata nel cortile della Prioria, la residenza di D’Annunzio al Vittoriale degli Italiani (www.davinotti.com)

Scena de “Il cattivo poeta” girata nel cortile della Prioria, la residenza di D’Annunzio al Vittoriale degli Italiani (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-cattivo-poeta/50054416

FOTOGALLERY

Sabbio Chiese, santuario della Madonna della Rocca

Gardone Riviera, Vittoriale degli Italiani

Uno scorcio del villaggio operaio di Campione del Garda

Limone sul Garda, casa natale di San Daniele Comboni


Ledro, la vecchia strada del Ponale

Torbole

Nago, Marmitte dei Giganti

Lago di Cei

Rovereto, MART*

Trambileno, eremo di San Colombano

Serrada, Forte Dosso delle Somme

Castel Beseno visto dalla discesa da Serrada

Monte Bondone, Altopiano delle Viote

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI BERGAMO

maggio 22, 2023 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)

SALA STAMPA

Italia

Giro d’Italia, la 15ª tappa: vince McNulty davanti a Healy e Frigo. Armirail resta in rosa

Gazzetta dello Sport

Belgio

Brandon McNulty pakt mooiste zege uit zijn carrière en wint vijftiende etappe van Giro na lange sprint tegen Healy en Frigo

Het Nieuwsblad

Slovenia

Bergamo McNultyju, Roglič pospešil le v zaključku

Delo

Gran Bretagna

McNulty wins stage 15 and Thomas cuts Armirail lead

The Guardian

Francia

McNulty règle les échappés, Armirail reste en rose

L’Équipe

Spagna

McNulty, tú sí que vales

AS

Portogallo

João Almeida vai para o descanso no Giro a mostrar que está em forma

Público

Paesi Bassi

Brandon McNulty troeft in zinderende slotfase medevluchters af in 15e Giro-rit

De Telegraaf

Danimarca

Amerikansk udbryder tager sjælden sejr i Giroen

Politiken

Germania

McNulty gewinnt 15. Etappe – Kämna bleibt Siebter

Kicker

USA

McNulty claims first Grand Tour stage win, Armirail stays in Giro lead ahead of decisive Dolomites

The Washington Post

Colombia

Einer Rubio es la revelación del Giro de Italia, otra espectacular etapa

El Tiempo

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Gimondi e il Cannilbale (Enrico Ruggeri)

METEOGIRO

Sabbio Chiese: cielo sereno, 23°C (percepiti 25°C), vento debole da S (6 – 20 Km/h), umidità al 55%
Limone sul Garda (42.8 Km): nubi sparse, 25°C (percepiti 26°C), vento debole da S (2 – 15 Km/h), umidità al 51%
Passo di Santa Barbara (GPM – 76.8 Km): nubi sparse, 19°C, vento debole da SO (3 – 22 Km/h), umidità al 54%
Rovereto (traguardo volante – 103.5 Km): temporale con pioggia debole (0.4 mm), 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da S (5 – 30 Km/h), umidità al 58%
Serrada (GPM – 153.5 Km): pioggia debole (0.1 mm), 19°C, vento moderato da S (5 – 31 Km/h), umidità al 59%
Aldeno (traguardo volante – 181.1 Km): poco nuvoloso, 25°C (percepiti 26°C), vento moderato da S (5 – 30 Km/h), umidità al 53%
Monte Bondone: nubi sparse, 18°C, vento moderato da S (4 – 40 Km/h), umidità al 60%

GLI ORARI DEL GIRO

10.30: inizio diretta su Eurosport
10.50: inizio diretta su RaiSport
11.05: partenza da Sabbio Chiese
12.30-12.40: inizio salita del Passo di Santa Barbara
13.05-13.25: GPM del Passo di Santa Barbara
13.20-13.45: GPM di Passo Bordala
13.45-14.10: traguardo volante di Rovereto e inizio salita di Matassone
14.00: inizio diretta su Rai2
14.10-14.40: GPM di Matassone
14.40-15.10: inizio salita di Serrada
15.05-15.55: GPM di Serrada
15.50-16.30: traguardo volante di Aldeno e inizio salita finale
16.50-17.45: arrivo sul Monte Bondone

STRAFALGAR SQUARE

Rizzato: “Hanno le mascherine sopra l’ammiraglia”
Conti: “29 anni e nove mezzi”
Pancani: “Bergamo Alto”
Fabretti: “Ancora un nullo di fatto”
Garzelli: “E’ importante prenderla in primi posizione”
Garzelli: “La maglia rosa è ambita a Roma per indossare e vincere il Giro d’Italia”
Garzelli: “La cronoscalanta del Monte Lussari”
Fabretti: “Grazie a te se il ciclismo è forte come ancora”

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della quindicesima tappa, Seregno – Bergamo

1° Alberto Dainese
2° Alexander Krieger a 12′33″
3° Amanuel Gebreigzabhier s.t.
4° Mark Cavendish s.t.
5° Charlie Quarterman s.t.

Classifica generale

1° Campbell Stewart
2° Alexander Krieger a 2′35″
3° Yukiya Arashiro a 3′02″
4° Alberto Dainese a 6′14″
5° Nicolas Dalla Valle a 6′51″

IL GIRO DI 40 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

27 maggio 1983 – 14a TAPPA: PARMA – SAVONA (243 Km)

BATTAGLIN MALATO PERDE MEZZ’ORA

Dopo la lunga e velocissima Parma-Savona, Saronni ha un avversario in meno da battere

Il capitano dell’Inoxpran, colpito da gastrite acuta dopo l’intossicazione, è crollato in salita ed è giunto staccatissimo con Groppo, vittima di una caduta – Successo del tedesco Braun, che ha resistito al ritorno del gruppo – Moser vuole premi indicizzati

Porta San Giacomo a Bergamo illuminata di rosa (www.bergamosportnews.com)

Porta San Giacomo a Bergamo illuminata di rosa (www.bergamosportnews.com)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
13a tappa: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
14a tappa: Sierre – Cassano Magnago

BERGAMO, NOTA AL MARGINE: “BASTA MORTI IN BICI”

maggio 22, 2023 by Redazione  
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Ancora una fuga, ancora una bella schermaglia a tre, ancora il peloton pateticamente al pascolo. Il Giro non alza la testa, e il ciclismo nemmeno: da bordo strada si protesta per le morti in bicicletta, il movimento tace.

Un’altra tappa che ci scorderemo facilmente. Si scordano tante cose, dopotutto. Soprattutto i morti. A Bergamo spunta il sole, i bordi delle strade sono stracolmi di gente allegra per il Giro. Gran parte del gruppo si scorda di correre. Sarà l’abitudine. “Lo sa che io ho perduto un Giro?”, dirà un giorno qualcuno. “Signore, lei è un corridore professionista piuttosto distratto”, potrebbero rispondergli. Un’altra tappa è andata, la sua musica finita, col gruppo spanciato anche in salita. Va detto che i ciclisti in genere non sono distratti, altrimenti ci lasciano la pelle. Le cicliste nemmeno, naturalmente: anche loro ci lasciano la pelle. Per fortuna la Regione Lombardia qualche anno fa si è premurata di raccogliere tutti i dati sugli incidenti stradali con vittime in bicicletta: così alla faccia delle reti sociali e della fauna che vi imperversa sappiamo che in bici sostanzialmente si muore senza colpe proprie. Travolti dal solito destino, cioè dal solito guidatore immancabilmente sconvolto. Ex post. Lo stesso che magari fino a un attimo prima dell’incidente si stava dedicando a uluare col clacson contro le biciclette, a superare facendo il filo per ripicca o terrorismo, oppure, perché no, a girare un video e redigere invettive contro i ciclisti sulle stesse reti sociali di cui sopra. Fino a un attimo prima – o magari direttamente durante l’incidente. L’uso del cellulare alla guida scalza droghe, alcol o velocità in vetta alle cause di sinistro. L’automobilista, in effetti, è in genere distratto. D’altronde meglio così, duole meno pensare alla distrazione che non all’accanimento, quando ci scappa un morto. Non che i casi di accanimento conclamato latitino, fra pestaggi e inseguimenti per travolgere apposta il reo ciclista. Magari quello sbagliato, come accaduto a Milano: aggressione e distrazione, perché scegliere una sola delle due se si può scadere in entrambe?
Numeri alla mano, dunque, ciclisti e cicliste non muoiono per distrazione propria, e piuttosto sorprendentemente non muoiono nemmeno per indisciplina. “Sorprendentemente” perché, è vero, in bicicletta può esistere un’intrinseca resistenza a farsi disciplinare. E per fortuna, perché chi pedala ne ha ben donde: in Italia lo si fa tra le maglie di una normativa antidiluviana e programmaticamente ostile, quando non già discriminatoria. È l’eredità squallida e cancrenosa di un passato industriale, anch’esso ormai in condizioni terminali, ma ai cui diktat continuano a improntarsi tanti nostri modi di vivere e di pensare. La coazione a ripetere e l’impotenza della politica hanno fatto il resto: le norme di circolazione italiane così come le infrastrutture specifiche per la bici sono orribilmente obsolete nel migliore dei casi, dannose nel peggiore. È davvero meritorio che si riesca ad andare in bicicletta ovviando alle regole più inaccettabili senza che tali infrazioni della “disciplina” si traducano in incidenti. D’altronde i ciclisti e le cicliste, già si è detto, sono tutt’altro che distratti, e sono pure alquanto interessati alla propria integrità fisica, della quale per il resto nessun altro sembra preoccuparsi granché. Di qui il miracolo di riuscire a farsi ammazzare da innocenti, in un mondo dove di innocenza ne resta ben poca.
Tutto questo lo sappiamo bene, perché scriverne oggi? Lo sappiamo benissimo, anzi, visto che fra l’aprile del 2017 e il novembre del 2022, nel breve volgere di una manciata di anni, sono stati uccisi in sella alle loro biciclette due fra gli atleti professionisti più di spicco del movimento ciclistico italiano, Scarponi e Rebellin. Probabilmente fra i dieci corridori principali che l’Italia abbia avuto in questo squarcio di secolo. Rebellin è stato ucciso meno di sei mesi fa. Ma, come premesso, si scordano tante cose, soprattutto i morti.
A Bergamo è stato investito e ucciso un uomo in bicicletta martedì scorso. Non è passata nemmeno una settimana. È successo a meno di due chilometri da dove il Giro ha posto il proprio festoso traguardo. Bergamo non se n’è scordata. O qualcuno non se n’è scordato a Bergamo. Sulla Boccola, dove i ciclisti sono transitati due volte, in mezzo a due fittissime ali di folla, era esposto un gigantesco striscione: “Basta morti in bici”. Le riprese televisive non ci si sono soffermate più di tanto, anzi sono parse evitarlo. O forse è stata solo distrazione. La distrazione imperante a questo Giro, che coincide pericolosamente col fare il proprio più miope interesse.
Abbiamo scritto giusto un paio di giorni orsono delle pressanti preoccupazioni del sindacato ciclisti professionisti per la salute e sicurezza dei propri membri, in quel caso per via della pioggia. Mi domando se questa morte così recente, così prossima, non potesse o dovesse essere spunto per una nuova levata di scudi. Una parte consistente dell’attività del ciclista professionista si svolge in allenamento, su strade aperte: infatti non si contano gli incidenti, gli infortuni, le aggressioni, le risse. Nel bilancio dei rischi a cui va incontro chi fa il corridore per lavoro, la sicurezza stradale generale e una normativa che tuteli chi pedala dovrebbero essere una priorià assoluta.
Una parte del rischio sarà sempre ineliminabile, ma l’Italia ha un enorme problema specifico in quest’ambito. Un problema colossale. Infatti anche se a Bergamo forse non si nota, in Italia si pedala sempre di meno, e in proporzione si muore sempre di più, con cifre che da decenni si assestano fra i duecento e i trecento morti annui. A Milano nei tre mesi che separano i primi di febbraio dai primi di maggio sono state uccise tre persone in bicicletta. Ogni settimana vengono uccise sulle strade italiane fra quattro e sei persone mentre stanno pedalando. In Spagna, per confrontarci con un Paese per molti versi affine, l’uso della bicicletta – sportivo o meno – è invece in crescita vertiginosa. Il numero dei morti viceversa è crollato, in due successivi scossoni: ai primi Duemila e a metà dei ’10, a seguito di innovazioni nel codice di circolazione. Confrontando i dati dal 2018 ai più recenti disponibili, la Spagna si assesta sulla sessantina di vittime annue con valori anche inferiori a 50. L’Italia viaggia attorno alle 220 vittime. Ogni anno. Le vittime sono la punta di un iceberg che comprende in proporzioni via via crescenti e rapidamente mostruose anche: le lesioni incapacitanti, i feriti gravi, i danni economici, il senso di minaccia continuo per chi pedala, la discriminazione, il caos normativo, l’insicurezza fisica e legale, e quindi, dilagante, l’abbandono della bicicletta proprio in un momento in cui se ne impone l’imprescindibilità per una mobilità minimamente sostenibile.
Contador, nella cronaca televisiva per Eurosport, sbozza un ritratto da brividi di che cosa significhi allenarsi sulle strade italiane perché la gente in macchina guida terribilmente; è qualcosa, uno sprazzo di consapevolezza, ma parla in spagnolo e non lo ascolteranno gli italiani. Il tutto scade poi troppo facilmente nel folklore nazionale, “pensa un po’ l’Italia, i soliti caciaroni, girate al largo se potete”. Sarebbe stato interessante un paragone sui numeri e sulle normative, ma questo va forse chiesto ai giornalisti, più che a Contador.
La tappa di Bergamo è stata una nota al margine in questo Giro. Il gruppo che ha fatto scempio del primo tappone alpino minacciando scioperi in nome della sicurezza, ha poi insistito giorno dopo giorno in uno smaccato sciopero bianco. A poco è valso il sole di Bergamo, le strade asfaltate per tempo. Si è de facto bloccata la sede stradale subito dopo aver dato via libera senza colpo ferire a una fuga bislacca nella quale spiccavano fin da subito i nomi di maggior caratura per un tracciato altimetrico: McNulty, Healy, Mollema, Rubio rientrato dopo un lungo inseguimento solitario. Il resto era mero condimento, con le eccezioni di cui si dirà, più quella di Rojas, stoico in appoggio a Rubio. Nonostante un’evasione di Bonifazio arenatasi sui muri della Roncola, l’ordine di arrivo conferma pedissequamente le previsioni con l’unica aggiunta dell’indomabile giovanissimo Marco Frigo, che riuscirà a piazzarsi terzo. Divertente il duello fra Healy e Rubio per i punti di miglior scalatore, entrambi propensi a insidiare Bais e Pinot. Divertente la sfida in Roncola fra McNulty e Healy, col primo che allunga, il secondo che lo ripiglia e lo schianta nel tratto più ripido con uno scatto violento, poi lo statunitense rientra con una caccia quasi esasperante per equilibrio. Healy ci riprova sulla Boccola, ma non sgancia McNulty che lo liquida in volata, complice la presenza del terzo incomodo Frigo che dimostra un carattere d’acciaio nel fare l’elastico lungo tutti gli ultimi trenta e passa km. Fin. Il gruppo marcia in file orizzontali per monti e per valli. Stucchevoli accenni di allunghi su un paio di strappi, senza esiti di peso. Nessuna novità in classifica generale. Nessuna novità in generale, anzi.
Lo spettacolo l’hanno dato i margini. I margini della strada, stracolmi di gente riversatasi sulle strade per salutare questi pedalatori distratti. Gente che ha esposto tanti striscioni chiedendo di mettere fine alle morti in bicicletta. Ma il ciclismo era stanco, forse troppo lontano, e non ha ascoltato il loro dolore. E, quel che è peggio, non si è reso conto che quel dolore fosse anche il proprio.

Gabriele Bugada

La vittoria di Brandon McNulty a Bergamo (Getty Images)

La vittoria di Brandon McNulty a Bergamo (Getty Images)

21-05-2023

maggio 21, 2023 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA

Lo statunitense Brandon McNulty (UAE Team Emirates) si è imposto nella quindicesima tappa, Seregno – Bergamo, percorrendo 195 Km in 5h13′39″, alla media di 37.303 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’irlandese Ben Healy (EF Education-EasyPost) e l’italiano Marco Frigo (Israel-Premier Tech). Il francese Bruno Armirail (Groupama-FDJ) è ancora maglia rosa con 1′08″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e 1′10″ sullo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 6° a 2′36″.

4 JOURS DE DUNKERQUE – GRAND PRIX DE HAUTS DE FRANCE

Il belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, Avion – Dunkerque, percorrendo 173.7 Km in 3h56′38″, alla media di 44.043 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling Team) e l’olandese Cees Bol (Astana Qazaqstan Team). Due italiani in gara: Matteo Malucelli (Bingoal WB) 10° con lo stesso tempo dei primi, Daniel Oss (TotalEnergies) 86° a 4′24″. Il francese Romain Grégoire (Groupama-FDJ) si impone in classifica con 13″ sul danese Kasper Asgreen (Soudal Quick-Step) e 15″ su Bol. Oss 58° a 12′07″, Malucelli 87° a 22′38″

ANTWERP PORT EPIC / SELS TROPHY

Il belga Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck) si è imposto nella corsa belga, circuito di Anversa, percorrendo 182.1 Km in 4h12′44″, alla media di 43.231 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Timo Kielich (Alpecin-Deceuninck) e Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck). Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech), 8° a 1′26″

ANTWERP PORT EPIC LADIES

La belga Marthe Truyen (Fenix-Deceuninck) si è imposta nella corsa belga, circuito di Anversa, percorrendo 130 Km in 3h27′28″, alla media di 37.596 Km/h Ha preceduto allo sprint la francese Audrey Cordon-Ragot (Human Powered Health) e la connazionale Franziska Koch (Team DSM). Miglior italiana Eleonora Ciabocco (Team DSM), 38° a 8′24″

RUND UM KÖLN

L’olandese Danny van Poppel (BORA-hansgrohe) si è imposto nella corsa tedesca, circuito di Colonia, percorrendo 201.1 Km in 4h24′54″, alla media di 45.549 Km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi Milan Menten (Lotto Dstny) e Jasper De Buyst (Lotto Dstny). Miglior italiano Luca Mozzato (Team Arkéa-Samsic), 6°.

FLÈCHE DU SUD (Lussemburgo)

Il francese Lucas Grolier (Vendée U) si è imposto anche nella quarta ed ultima tappa, circuito di Esch-sur-Alzette, percorrendo 147.2 Km in 3h16′28″, alla media di 44.954 Km/h. Ha preceduto allo sprint il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team) e il lussemburghese Colin Heiderscheid (Leopard Togt Pro Cycling). Miglior italiano Giacomo Ballabio (Global 6 Cycling), 7°. L’olandese Pim Ronhaar (Baloise Trek Lions) si impone in classifica con 3″ sul francese Antoine Huby (Vendée U) e 8″ sull’ungherese Marton Dina (ATT Investments). Miglior italiano Ballabio, 8° a 20″

GP GORENJSKA

L’italiano Davide De Cassan (Cycling Team Friuli ASD) si è imposto nella corsa slovena, Kamnik – Cerklje, percorrendo 154.7 Km in 3h32′08″, alla media di 43.75 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli austriaci Martin Messner (WSA KTM Graz p/b Leomo) e Alexander Hajek (Tirol KTM Cycling Team)

TOUR OF JAPAN

Lo statunitense Luke Lamperti (Trinity Racing) si è imposto nel prologo, circuito a cronometro di Sakai, percorrendo 2.6 Km in 3′06″, alla media di 50.323 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’australiano Liam Johnston (Trinity Racing) e di 2″ il giapponese Atsushi Oka (JCL Team UKYO). Unico italiano in gara Lorenzo Di Camillo (Sofer-Savini Due-OMZ), 45° a 12″. Lamperti è il primo leader della classifica con 1″ su Johnston e 2″ su Oka. Di Camillo 45° a 12″.

WALMART JOE MARTIN STAGE RACE (USA)

Lo statunitense Riley Sheehan (Denver Disruptors) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Fayetteville, percorrendo 62.8 Km in 1h21′59″, alla media di 45.961 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Bryan Steve Gomez (Miami Nights) e il belga Simon Daniels (United Nations of Cycling). Nessun italiano in gara. Sheehan si impone in classifica con 16″ sul colombiano Miguel Ángel López (Team Medellín – EPM) e 49″ sul connazionale Tyler Stites (Project Echelon Racing)

WALMART JOE MARTIN STAGE RACE (USA – Donne)

La cubana Marlies Mejias (Virginia’s Blue Ridge TWENTY24) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, circuito di Fayetteville, percorrendo 33.5 Km in 49′42″, alla media di 40.443 Km/h, percorrendo 98.9 Km in 2h50′44″, alla media di 34.756 km/h. Ha preceduto allo sprint la statunitense Skylar Schneider (L39ION of Los Angeles) e di 2″ la canadese Sarah Van Dam DNA (Pro Cycling Team). Nessuna italiana in gara. La statunitense Lauren Stephens (EF Education-TIBCO-SVB) si impone in classifica con 1′25″ sulla connazionale Emily Ehrlich (Virginia’s Blue Ridge – TWENTY24) e 1′37″ sulla canadese Emilie Fortin (Cynisca Cycling)

VUELTA A BURGOS FEMINAS

L’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, Tordómar – Lagunas de Neila, percorrendo 121.5 Km in 3h24′08″, alla media di 35.712 Km/h. Ha preceduto di 1′35″ l’italiana Erica Magnaldi (UAE Team ADQ) e di 1′38″ l’italiana Silvia Persico (UAE Team ADQ). La Vollering si impone in classifica con 2′07″ sulla connazionale Shirin van Anrooij (Trek-Segafredo) e 2′11″ sulla sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio (AG Insurance-Soudal Quick-Step Team). Miglior italiana Soraya Paladin (CANYON//SRAM Racing), 8° a 3′59″

CORRIDORI FATE CASINO, IN MEMORIA FELIX

maggio 21, 2023 by Redazione  
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Sulle strade care all’indimenticato Felice Gimondi si corre una tappa apparentemente mal disegnata, con salite che sembrano gettate alla rinfusa nel tracciato. La più dura si affronterà per prima, un altro paio d’ascese s’incontreranno a metà tappa mentre l’ultima, piazzata a poco meno di 30 Km dall’arrivo, proporrà all’inizio un muro niente male che potrà far scricchiolare qualche big della classifica. Per far sì che lasci il segno, però, bisogna darci dentro e rendere la tappa molto più dura di quello che le cartine lasciano suggerire. E lo spazio per far casino, oggi, c’è…

Da quando, il caldo pomeriggio del 16 agosto del 2019, chiudeva per sempre gli occhi Felice Gimondi il Giro d’Italia non aveva ancora avuto occasione per rendere un vero e proprio omaggio al campione lombardo, anche perché nelle ultime tre edizioni la Corsa Rosa si era sempre tenuta alla larga dalla provincia di Bergamo. Ma nel 2023 questa piccola lacuna sarà colmata con una tappa di quasi 200 Km il cui disegno sarebbe piaciuta parecchio a “Nuvola Rossa”, come ebbe a ribattezzarlo l’altrettanto indimenticato Gianni Brera. Tra Seregno e Bergamo non si dovrà soltanto pedalare sulle strade della sua Sedrina, il paesello della Val Brembana dove il tre volte vincitore della Corsa Rosa era nato il 29 settembre del 1942, ma si andranno ad affrontare una serie di salite che sono nella storia del ciclismo e poco importa il fatto che il disegno della frazione le colloca in una maniera apparentemente un po’ scriteriata, con la più difficile piazzata lontano dal traguardo e parecchi intervalli tra un colle e l’altro. Gimondi si sarebbe divertito tantissimo su questo percorso che, se ben sfruttato, può fare più “casino” del previsto, per utilizzare la stessa parolaccia che tanti anni fa fruttò a Felice una vera e propria cacciata dal palco del “Processo alla tappa”, allontanato e qualche giorno più tardi riabilitato dallo storico conduttore della rubrica, il giornalista romagnolo Sergio Zavoli. Si comincerà a circa 35 Km dalla partenza con il Valico di Valcava, impegnativa ascesa che negli anni ‘80 fu sedotta e abbandonata dal Giro di Lombardia, per poi essere riscoperta dalla medesima corsa in tempi più recenti, non più considerata troppo dura per una gara come la “classica delle foglie morte”. 41 Km più avanti sarà la volta di una delle ascese più iconiche delle valli bergamasche, anche se quella che conduce a Selvino è più conosciuta per la spettacolarità dei suoi tornati che per le inclinazioni. Immediatamente dopo si andrà sul Miragolo, salita che – a differenze della altre che si affronteranno oggi – è una scoperta recente, inserita per la prima volta in una competizione professionistica nel 2016. Isolato rispetto a tutti gli altri l’ultimo dei grandi colli di giornata sarà il Valpiana, pure preso a piene mani dal percorso del “Lombardia”, scavalcato il quale si dovranno percorrere 28 Km per andare al traguardo, prima del quale bisognerà fare i conti con la Boccola, l’acciottolata salitella verso Bergamo Alta che i corridori avranno affrontato anche 54 Km prima: sarà l’ultima tessera di un puzzle di 4000 pezzi, il numero di metri di dislivello complessivo che si dovranno superare, un vero e proprio “incastro” nel quale qualche nome grosso della classifica potrebbe rimanerci stritolato.
Prima che entrino in scena le montagne saranno le colline protagoniste del percorso perché il tratto iniziale si svolgerà attraverso la Brianza, affrontando subito dopo il via la dolce salita – poco meno di 3 Km al 3.7% – che conduce a Monticello Brianza, dosso molto conosciuto in gruppo perché è stato inserito in parecchie edizioni della Coppa Agostoni, subito dopo esser usciti dal tradizionale circuito del Lissolo. Il tratto successivo vedrà attraversare le aree pianeggianti del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, nel quale sono possibile ammirare curiose piramidi che ricordano quelle egiziane. Raggiunta Merate, presso la quale si trova dal 1923 l’osservatorio astronomico della milanese Accademia di Brera, si cambierà direzione per fare ingresso in provincia di Bergamo attraverso il ponte sul fiume Adda di Brivio, centro il cui nome deriva dal termine celtico Briva (che significa per l’appunto ponte) e sul quale dominano i resti del locale castello. Attraversato Cisano Bergamasco si dovrà, però, uscire dai confini della provincia per tornare nel Lecchese e affrontare la Valcava dal lato più duro, anticipata dall’ascesa di San Gregorio (3.1 Km al 6.3%). È da Torre de’ Busi che ha inizio la prima delle quattro grandi salite di giornata, 10 Km all’8,7% e un tratto di quasi 4 Km al 10.2% che terminerà a mezzo chilometro dallo scollinamento, dopo aver toccato un picco massimo del 17%. Giunti in cima a questa salita, che al Lombardia del 1986 riuscì a mettere in croce uno scalatore del calibro del francese Laurent Fignon, si svalicherà accanto ai tralicci di una delle più importanti postazioni radio-tv dell’Italia settentrionale, operativa dal 1975 e realizzata non molto distante dal luogo dove si trovata la stazione d’arrivo della più antica funivia d’Italia, inaugurata nel 1928 e smantellata alla fine degli anni ’70. La successiva discesa verso la Valle Imagna sarà un “mix” tra due differenti versanti, con il primo che verrà abbandonato all’altezza di Costa Valle Imagna per intraprendere un tratto in quota di circa 3 Km che terminerà in corrispondenza del futuro scollinamento del GPM di Valpiana, dove si riprenderà a scendere in direzione di Capizzone. Raggiunta Almenno San Salvatore, presso la quale si può ammirare la romanica chiesa di San Giorgio in Lemine, si andrà a superare il corso del Brembo alle porte di Villa d’Almè, dalla quale si punterà verso Bergamo. Il primo dei tre passaggi dalla “Città dei Mille”, così chiamata per i quasi 200 volontari bergamaschi che presero parte alla storica spedizione, si svolgerà sulle pianeggianti strade della periferia nordorientale, seguendo le quali il gruppo s’infilerà successivamente nel tratto iniziale della Val Seriana. Si pedalerà in uno degli angoli della nostra nazione che maggiormente fu colpito, nella primavera del 2020, dalla prima ondata della pandemia di Covid, andando a sfiorarne uno degli “epicentri”, l’ospedale di Alzano Lombardo. È dalla vicina Nembro che si tornerà, per la terza volta in questa giornata, a parlare il linguaggio della salita, stavolta per affrontare i 12 Km al 5.3% che con 19 tornanti condurranno fino ai 946 metri di Selvino, la stazione di sport invernali più vicina alla Pianura Padana, della quale sono originarie le ex sciatrici Paoletta e Lara Magoni e dove è in progetto la realizzazione dello Skidome, innovativo impianto sciistico sotterraneo. Stavolta la discesa sarà affrontata in maniera parziale perché, percorsone il tratto iniziale si svolterà a sinistra per intraprendere la più difficile salita – 5 Km al 7.2% – che condurrà al borgo di Miragolo San Salvatore, da non confondere con il quasi omonimo e vicino paesello di Miragolo San Marco, che ebbe fama nel Seicento grazie alle pendole “opus Miragoli” che vi venivano prodotte dalla famiglia Gritti. Testimonianza di questo artigianato è visibile nel Museo della Valle che si trova in fondo alla successiva discesa, nel centro di Zogno, il paese natale di Antonio Pesenti, il primo corridore bergamasco a vincere il Giro d’Italia (1932). Siamo tornati in Val Brembana e da lì a pochi chilometri ci sarà il passaggio da Sedrina, il paesello di Gimondi, conosciuto anche per i suoi ponti sul Brembo, il più antico dei quali secondo la tradizione risale all’anno 110. Pochi chilometri più avanti si ritroveranno strade già percorse in precedenza, riattraversando Villa d’Almè e facendo quindi ritorno a Bergamo, dove si andrà per la prima volta ad affrontare la Boccola, la lastricata stradina che sale verso la città alta, 1200 metri nei quali la pendenza media passa da “quota zero” al 7,9%, con un picco del 12% e un brevissimo tratto in acciottolato che inizia in corrispondenza del passaggio da Porta San Lorenzo, il più piccolo tra i quattro varchi che bucano la cortina delle mura veneziane, innalzata nel XIV secolo quando la città era una delle principali della Serenissima. Seguendo in discesa il panoramico viale che costeggia i baluardi fortificati, si andrà per la prima volta a tagliare la linea d’arrivo, nella parte bassa della cittadina orobica, per poi tornare a pedalare in direzione delle Prealpi Orobie, alle cui pendici si tornerà – dopo una quindicina scarsa di chilometri privi di difficoltà altimetriche – all’altezza di Almenno San Bartolomeo, centro dove gli appassionati d’arte romanica potranno deliziarsi con la visita alla Rotonda di San Tomè, chiesa circolare costruita nella prima metà del XII secolo. Qui si tornerà a prendere l’ascensore, stavolta per affrontare la salita di Valpiana, più famosa tra gli appassionati come “Roncola” dal nome del centro che si attraversa 5 Km prima dello scollinamento. Sono 10 Km al 6.1%, molto più impegnativi di quel che dicono i suoi numeri sia perché gli ultimi 2 Km sono praticamente pianeggianti, sia perché non si percorrerà la strada classica nel tratto iniziale, avendo scelto l’organizzazione d’inserire il cosiddetto “Muro di Barlino”, 1300 metri al 10.3% con i primi 500 metri al 12% che prevedono un picco massimo del 14%. Raggiunto lo scollinamento di Valpiana si dovrà affrontare la discesa già percorsa in precedenza scendendo dalla Valcava, puntando quindi per la terza e ultima volta su Bergamo, dove gli acuminati “dentini” della Boccola nuovamente torneranno ad azzannare i polpacci dei corridori, oggi messi a prova da una frazione che potrebbe far più male del previsto. Basta far casino, in memoria di Gimondi.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Monte Marenzo (436 metri). Concide con l’omonimo abitato, toccato lungo la salita di San Gottardo, l’ascesa che anticipa quella della Valcava.

Sella di San Gottardo (403 metri). Si trova alle porte dell’omonima località, all’altezza del bivio dove inizia il versante lecchese del Valico di Valcava.

Forcella di Valcava (1336m). Raggiunta dalla Strada Provinciale 179 “della Valcava” sul versante lecchese e dalla SP 22 “Valsecca-Costa Valle Imagna” sul versante bergamasco, mette in comunicazione Torre de’ Busi con Costa Valle Imagna. È nota anche come “Valico di Ca’ Perucchini” e “Valico di Valcava”, toponimo con il quale è segnalato sulle cartine del Giro 2023. Scoperta dal grande ciclismo in occasione del Giro di Lombardia del 1986, è rimasta nel tracciato della classica di fine stagione fino al 1990 per poi essere riscoperta dalla stessa corsa nel 2011, venendo proposta anche nel 2012, nel 2013 e nel 2016. Per il Giro d’Italia si tratta della seconda volta sulla Valcava, già affrontata nel 2012 durante la tappa Busto Arsizio – Pian dei Resinelli (Lecco), vinta dall’abruzzese Matteo Rabottini, primo anche in vetta alla difficile ascesa lombarda.

Sella di Selvino (941 metri). Vi sorge l’omonima località di sport invernali e mette in comunicazione la Val Seriana con la Val Brembana e la Val Serina. Quotata 946 sulle cartine del Giro 2023, è stata affrontata 5 volte alla corsa rosa, tre come GPM di passaggio e due come arrivo di tappa. La prima volta fu scalata nel 1969 nel finale della semitappa Zingonia – San Pellegrino Terme, vinta dal vicentino Marino Basso dopo che al GPM era transitato in testa il bresciano Michele Dancelli. Ci si tornerà nel 1976 nei chilometri conclusivi della Terme di Comano – Bergamo, vinta in casa da Gimondi con il varesino Wladimiro Panizza primo a Selvino. L’ultimo GPM “di passaggio” è stato proposto nel 2017 durante la Valdengo – Bergamo ed è stato conquistato dal francese Pierre Rolland, mentre al traguardo si era imposto il lussemburghese Bob Jungels. I due arrivi di tappa sono stati conquistati dall’americano Andrew Hampsten nel 1988 (Novara – Selvino) e dall’elvetico Tony Rominger nel 1995 (cronoscalata da Cenate): in entrambi i casi i vincitori di tappa qualche giorno più tardi si imporranno nella classifica finale della corsa rosa.

Passo di San Bernardo (858 metri). Concide con l’omonima frazione del comune di Roncola, attraversata dalla Strada Provinciale 172 “della Roncola” lungo la salita a Valpiana. Il Giro l’ha inserita due volte nel tracciato, la prima durante la Milano – Bergamo del 1983, vinta dal lombardo-piemontese Giuseppe Saronni dopo che al GPM, fissato in località Roncola e non al punto di scollinamento, era transitato primo Lucien Van Impe, lo scalatore belga che nel 1976 si era imposto al Tour de France. Durante la pocanzi citata tappa Novara – Selvino del Giro del 1988 a conquistare il GPM, stavolta correttamente collocato al termine dell’ascesa, passò per primo Renato Piccolo, il corridore veneto che quell’anno conquisterà la classifica riservata agli scalatori.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Felice Gimondi e l’altimetria della quindicesima tappa del Giro 2023 (strada.bicilive.it)

Felice Gimondi e l’altimetria della quindicesima tappa del Giro 2023 (strada.bicilive.it)

CIAK SI GIRO

Se vi piacciono i film comici surreali allora conoscerete – e se non li conoscete dovreste colmare questa lacuna – le strampalate commedie firmate dal regista milanese Maurizio Nichetti, la cui figura è stata accostata da diversi critici a quella di Woody Allen. È autore di film come “Volere volare”, che ricorda molto “Chi ha incastrato Roger Rabbit” per la commistione tra realtà e fantasia cartoonistica, “Ratataplan” (il film che l’ha fatto conoscere) e “Ladri di saponette”, ispirato al celebre “Ladri di biciclette”, il capolavoro del neorealismo firmato nel 1948 dal grande Vittorio De Sica. In “Ladri di saponette”. In questo film Nichetti è due volte regista, perché interpreta sia sé stesso, sia Antonio, il protagonista di un film neorealista da lui diretto e che viene invitato a presentare a un talk show televisivo, condotto quest’ultimo non da un attore ma da uno dei più noti critici cinematografici italiani, Claudio G. Fava. Un imprevisto tecnico provoca, però, un black out dalle conseguenze inattese, con i protagonisti del film in bianco e nero che vengono catapultati nella vita reale a colori e lo stesso regista che, viceversa, si vede costretto a varcare il confine con la finzione per cercare di riportare sui binari originari la trama originaria, riuscendo nell’intento ma poi rimanendo intrappolato nel film. Se la pellicola è surreale, reali – ovviamente – sono i luoghi delle riprese, svoltesi nel breve volgere di 38 giorni a Milano e in alcune dei luoghi che saranno oggi sfiorati dal percorso di gara. Il ponte di Brivio sull’Adda fa così da sfondo alla scena nella quale Antonio si allontana in bici dall’azienda dove lavorava (in realtà un’ex cristalleria situata nel quartiere Bovisasca a Milano) e dalla quale aveva appena rubato un lampadario. Bergamo Alta, invece, è stato il set del famoso spot televisivo del detersivo per pavimenti Ajax, che in quegli anni fu mandato in onda di frequente durante i famosi “consigli per gli acquisti”. Molti ancora ricordano la scena delle massaie che, cantando “igiene sì, fatica no” lanciano per aria i secchi e che si vede anche in questo film, anche se in realtà solo in parte si tratta d’immagini del vero spot, che era stato girato in una suggestiva piazzetta del centro storico di Viterbo. Quando, nell’opera di Nichetti, Maria (la moglie di Antonio, interpretata dall’attrice materana Caterina Sylos Labini) viene catapultata dal film neorealista allo spot trasmesso in quel momento alla tv e può finalmente coronare il suo sogno di divenire attrice, l’azione si svolge in un set diverso, non più a Viterbo ma nella centralissima Piazza Vecchia di Bergamo.

In collaborazione con www.davinotti.com

La scena del spot del detersivo Ajax rigirata da Maurizio Nichetti in Piazza Vecchia a Bergamo per il film “Ladri di saponette” (www.davinotti.com)

La scena del spot del detersivo Ajax rigirata da Maurizio Nichetti in Piazza Vecchia a Bergamo per il film “Ladri di saponette” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/ladri-di-saponette/50002812

FOTOGALLERY

Una delle Piramidi di Montevecchia (villago.it)

Merate, Osservatorio Astronomico di Brera (www.brera.mi.astro.it)

Brivio vista dal ponte sul fiume Adda

Il centro trasmittente di Valcava, al culmine dell’omonima salita

Almenno San Salvatore, chiesa di di San Giorgio in Lemine

L’ospedale di Alzano Lombardo

Uno dei tornanti della salita di Selvino

Ponti di Sedrina

Almenno San Bartolomeo, Rotonda di San Tomè

Bergamo, Ponte San Lorenzo

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