31-01-2023
gennaio 31, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
SAUDI TOUR (Arabia Saudita)
L’italiano Jonathan Milan (Bahrain Victorious) si è imposto nella seconda tappa, Winter Park – Shalal Sijlyat Rocks, percorrendo 184 Km in 4h53′35″, alla media di 37.604 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli olandesi Dylan Groenewegen (Team Jayco-AlUla) e Cees Bol (Astana Qazaqstan Team). Groenewegen è ancora leader della classifica con 6″ su Milan e 12″ sul tedesco Max Walscheid (Cofidis)
TOUR OF SHARJAH (Emirati Arabi Uniti)
Il tedesco Lucas Carstensen (Roojai Online Insurance) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Al Dhaid – Noor Island, percorrendo 72.3 Km in 1h25′28″, alla media di 50.757 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Grega Bole (Shabab Al Ahli Cycling Team) e il malesiano Irwandie Lakasek (Terengganu Polygon Cycling Team). Nessun italiano in gara. L’olandese Adne van Engelen (Roojai Online Insurance) si impone in classifica con 15″ sul laotiano Ariya Phounsavath (Roojai Online Insurance) e 18″ sul kazako Rudolf Remkhi (Almaty Astana Motors).
MILAN, VOLATA DA CAMPIONE ALLE SHALAL SIJLYAT ROCK. GROENEWEGEN MANTIENE IL PRIMATO
Nella seconda tappa del Saudi Tour 2023 Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) è protagonista di una volata strepitosa che gli consente di battere la maglia smeraldo Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) e di salire al secondo posto in classifica generale, proprio alle spalle dell’olandese.
La seconda tappa da Winter Park alle Shalal Sijlyat Rocks è la più lunga della breve corsa saudita, visto che misura 184 km. Saranno ancora i velocisti a giocarsi la vittoria, non essendovi particolari difficoltà altimetriche. Vedremo se il vento e la sabbia del deserto daranno grattacapi al gruppo anche se ci aspettiamo grosso modo lo stesso copione della prima tappa, con una fuga di comprimari ripresa prima della volata finale. Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) ha la possibilità di incrementare il suo vantaggio in classifica generale e, perché no, provare anche a resistere nelle due successive tappe che presentano arrivi un po’ più difficili ma non impossibili per velocisti resistenti. Dopo la partenza da Winter Park si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Enekoitz Azparren (Team Euskaltel Euskadi) e Manabu Ishibashi ((JCL Team UKYO). Muhamad Nur Aiman Mohd Zariff (Terengganu Polygon Cycling Team) con un attacco tardivo cercava di raggiungere i due uomini di testa e per diverso tempo restava a bagnomaria tra loro ed il gruppo maglia smeraldo, fino a rialzarsi e venire ripreso dal gruppo dopo circa 40 km. Il gruppo non dava troppo spazio ai due ciclisti di testa e li riprendeva ad un’ottantina di km dall’arrivo, anche perché facevano gola gli abbuoni del traguardo volante posto al km 124. Era Max Walscheid (Team Covidis) a transitare in prima posizione e ad assicurarsi i 3 secondi di abbuono. Le squadre dei velocisti riprendevano a controllare la corsa negli ultimi 60 km ed in testa al gruppo si alternavano uomini del Team Jayco AlUla, del Team Bahrain Victorious, dell’Uno-X Pro Cycling Team e del Team Cofidis. La velocità non era altissima a causa del forte vento contrario che obbligava i ciclisti ad occupare tutta la sede stradale. Un’ampia curva verso sinistra a circa 30 km dall’arrivo portava il vento a soffiare di traverso ed a creare qualche ventaglio. A 20 km dall’arrivo il gruppo maglia diamante era composto da una cinquantina di ciclisti. Walscheid si aggiudicava anche il secondo traguardo volante posto al km 160. A 7 km dall’arrivo Mathias Norsgaard (Team Movistar) provava l’azione personale ma nonostante gli sforzi veniva ripreso dal gruppo a poco meno di 2 km dall’arrivo. Nella volata conclusiva Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) aveva la meglio su Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) e Cees Bol (Team Astana Qazaqstan). Chiudevano la top five Erlend Blikra (Uno-X Pro Cycling Team) in quarta posizione e Max Kanter (Team Movistar) in quinta posizione. Nella top ten finale si segnalava anche il nono posto di Simone Consonni (Team Cofidis). Per Milan è la prima vittoria stagionale mentre Groenewegen resta in maglia smeraldo con 6 secondi di vantaggio proprio su Milan mentre terzo è Max Walscheid a 12 secondi di ritardo. Domani è in programma la terza tappa da Al Manshiyah Train Station ad Abu Rakah, che presenta qualche saliscendi ed il cui km finale potrebbe riservare qualche attacco decisivo anche in ottica classifica generale, visto che gli ultimi 700 metri sono in costante pendenza. Questa volta i velocisti dovranno impegnarsi per provare a tenere le ruote dei migliori e giocarsi nuovamente la vittoria.
Antonio Scarfone

Jonathan Milan ad un passo dalla vittoria nella seconda tappa del Giro dell'Arabia (Getty Images)
ARRIVA FEBBRAIO, MESE CORTO MA INTENSO
gennaio 31, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Il corto mese di febbraio è uno dei più ricchi per l’appassionato di ciclismo. In 28 giorni c’è una concentrazione di corse da mandare in solluchero e saranno in particolare una serie di brevi ma intense corse a tappe a calamitare l’attenzione. Alla fine del mese, infine, prenderà il via l’attesa Campagna del Nord.
Dura soli 28 giorni ma febbraio, per il ciclismo, è un mese intenso che prevede molte più gare che giorni a disposizione, offrendo l’imbarazzo della scelta ai corridori tra corse a tappe e le prime corse in linea, con la “Campagna del Nord” che sarà lanciata il 25 dall’Omloop Het Nieuwsblad. Per vedere i professionisti in azione sulle strade italiane bisognerà aspettare ancora, perché le ultime edizioni del Trofeo Laigueglia sono slittate in avanti in calendario, da metà mese ai primi di marzo.
I giorni iniziali del mese si annunciano particolarmente intensi perché si svolgeranno in contemporanea tre brevi corse a tappe, il Saudi Tour (30 gennaio – 3 febbraio, del quale abbiamo parlato nell’articolo sulle gare di gennaio), l’Étoile de Bessèges e la Volta a la Comunitat Valenciana (1-5 febbraio), seconda corsa del calendario ProSeries dopo la Vuelta a San Juan disputata alcuni giorni fa in Argentina. La corsa iberica, giunta alla sua 73a edizione, presenterà quest’anno un percorso decisamente infarcito si salite, poichè se ne dovranno affrontare ogni giorno anche se mancherà un arrivo in salita difficile come quello alle Antenas del Maigmó che l’anno scorso proiettò al vertice della classifica il russo Aleksandr Vlasov. Le prime due salite – il Col de Rates (7.5 Km al 5.3%) e l’Alto de Bernia (8.5 Km al 4.5%) – si affronteranno nel corso della tappa d’apertura che condurrà in 190 Km da Orihuela ad Altea, con la cima dell’ultima collocata a 35 Km dall’arrivo. Pur mancando arrivi in salita difficili se ne dovranno affrontare due, il primo dei quali al termine della seconda tappa, che scatterà da Novelda in direzione di Benissa, dove il traguardo sarà posto in vetta all’Alto de Pinos, 2600 metri d’ascesa all’8.6% di pendenza media. La salita più impegnativa di questa edizione sarà affrontata l’indomani nel corso della Bétera – Sagunto, quando a 28 Km dall’arrivo si scalerà il Port del Garbí che, a dispetto del nome, non è proprio così “garbato” perché i suoi 6.3 Km al 6.4% celano un muro di 1500 metri al 13%. La penultima tappa prenderà le mosse da Burriana per raggiungere Altura, un nome che è tutto un programma e, infatti, questo sarà il secondo dei due arrivi in quota, previsto presso il Santuario de la Cueva Santa, percorsa un’ascesa finale di 3.5 Km al 6.9%. Come nelle ultime edizioni la tappa conclusiva si snoderà tra Paterna e il classico approdo finale di Valencia, solitamente appetibile ai velocisti che quest’anno dovranno stringere i denti perché anche nel percorso della passerella sono state inserite un paio di salite, tra le quali quella della Frontera, 5 Km al 9.2% di pendenza media sui quali si svetterà a 44 Km dall’arrivo e che, di fatto, sono un versante alternativo al già affrontato Port del Garbí.
Nelle stesse date della gara spagnola si disputerà la prima corsa a tappe del calendario francese, l’Étoile de Bessèges, la cui 53a edizione ricalcherà quello dello scorso anno con la riproposizione di ben quattro arrivi di tappa su cinque. È il caso della frazione d’apertura, disegnata in quasi totale pianura attorno a Bellegarde, con la sola intrusione dello strappo della Côte de la Tour, 700 metri all’8.2% che dovranno essere ripetuti 3 volte e in cima ai quali sarà posto anche il traguardo della prima tappa. La brevità dell’ascesa dovrebbe consentire ai velocisti più resistenti di dire la loro e se falliranno l’obiettivo avranno la possibilità di riscattarsi l’indomani sul traguardo della Bagard – Aubais, che pure proporrà il rettilineo d’arrivo in lieve ascesa (ultimi 400 metri al 5.4%). La terza tappa avrà come protagonista la cittadina titolare della corsa, Bessèges, nei cui dintorni è stato disegnato un circuito collinare che prevede nel finale le salite del Col de Trélis (2.8 Km al 6.2%) e del Col des Brousses (2.4 Km al 5.1%). Saranno le ultime due le tappe decisive e una prima fetta della vittoria finale sarà servita al termine della frazione che, partiti da Saint-Christol-lès-Alès, terminerà sul Mont Bouquet, ascesa di 4.6 Km al 9% che gli organizzatori della corsa avevano scoperto nel 2020 in occasione della 50a edizione della corsa. Infine, la cronometro conclusiva si disputerà sul medesimo tracciato proposto lo scorso anno, con la partenza dal centro di Alès e il traguardo 10 chilometri e mezzo più avanti, affrontati i 2.8 Km al 5.6% della Montée dell’Ermitage.
Saltato il Tour de la Provence (previsto tra il 9 e il 12 febbraio) per beghe tra l’organizzatore e il proprietario della gara, a metà febbraio si correrà il Tour of Oman (11-15 febbraio), la cui 12a edizione presenterà alcune novità, a partire dalla riduzione da 6 a 5 del numero delle tappe, anche se di fatto i giorni di gara rimarranno invariati. Il giorno precedente il via ufficiale si disputerà, infatti, la prima edizione della Muscat Classic, gara in linea alla quale si schiereranno ai nastri di partenza molti dei partecipanti al successivo Tour e che si snoderà tra la capitale Mascate e Al Bustan, dove si affronterà un circuito finale caratterizzato dalle salite di Wadi Al Kabir, di Al Hamryah e di Al Jissah, che costituiranno un irresistibile richiamo per i finisseur. In quanto al Tour of Oman presenterà una seconda novità poiché ai tradizionali arrivi in salita a Qurayyat e sulla Jabal Al Akhdhar se ne affiancherà un terzo inedito. La prima delle cinque frazioni, disegnata tra il forte di Al Rustaq e la sede dell’Oman Convention & Exhibition Center, sarà l’unica destinata ai velocisti. Dallo Sultan Qaboos Sports Complex, stadio intitolato al sultano dell’Oman scomparso nel 2020, scatterà la tappa diretta a Qurayyat, dove dovrà essere ripetuta due volte la salita di 2.6 Km al 7% che condurrà al traguardo. Il debutto dell’inedita salita della Jabal Haat arriverà al termine della terza tappa, che scatterà da Al Khobar e i cui ultimi 4.6 Km presenteranno una pendenza media dell’8.5%. Un tracciato collinare caratterizzerà la penultima frazione, che dopo la partenza da Izki avrà in programma di ricalcare alcuni tratti della Muscat Classic prima di approdare sulle Yitti Hills, dove il traguardo sarà anticipato di circa un chilometro dallo scollinamento di un’ascesa di 1.6 Km al 6.6%. L’ultima tappa sarà quella decisiva perché, partiti da Samail, si andrà ad affrontare la breve ma ripida salita della Jabal Al Akhdhar (quasi 6 Km al 10.5%), la “Montagna Verde” sulla quale in due occasioni si è imposto Vincenzo Nibali.
L’appassionato di ciclismo non avrà di che annoiarsi perché lo stesso giorno nel quale si concluderà il Tour of Oman prenderanno il via due brevi corse a tappe, entrambe disegnate sulle strade della penisola iberica, la Volta ao Algarve e la Vuelta a Andalucía, in calendario tra il 15 e il 19 del mese. Giunta alla soglia delle cinquanta edizioni, che sarà raggiunta nel 2024, la corsa portoghese proporrà un tracciato fotocopia di quelli sui quali si è gareggiato ultimi anni e che poggia sui pilastri dei tradizionali arrivi in salita di Fóia e Malhão, ai quali si affiancherà una cronometro di quasi 25 Km mentre ai velocisti saranno riservate due frazioni. Di queste ultime la prima sarà quella che aprirà la corsa, anche se i continui saliscendi della Portimão – Lagos metteranno a dura prova le loro formazioni. L’Alto da Fóia, 7.7 km al 6.1%, ospiterà l’arrivo della seconda tappa, 186 Km con partenza da Sagres e l’inizio dell’ascesa finale preceduto di circa 8 Km dallo scollinamento della precedente salita di Picota (6.4 Km al 6.4%). Scesi in pianura per la poco impegnativa Faro – Tavira, il penultimo giorno di gara il gruppo partirà da Albufeira alla volta della salita simbolo della corsa, quell’Alto do Malhão (2.5 Km al 9.8%) che in tre occasioni ha visto imporsi Alberto Contador e che dovrà essere presa di petto due volte negli ultimi 24 Km. A far calare il siparo sul Giro dell’Algarve sarà la tappa contro il tempo, da affrontare sul circuito di Lagoa, 25 nervosi chilometri caratterizzati da una successione di brevi strappi che non dovrebbero, però, interferire troppo con le cilindrate dei grandi cronoman, se si pensa che nel 2021 su di un percorso molto simile il danese Kasper Asgreen riuscì a viaggiare a una velocità media di 51 Km/h.
Non si dovranno affrontare tappe a cronometro nella parellala Vuelta a Andalucía e nemmeno frazioni destinate ai velocisti. Si partirà subito con il botto perché la prima della cinque frazioni in programma, 179 Km per andare da Puente de Génave a Santiago de la Espada, presenterà un profilo d’alta montagna con tre colli di prima categoria da scavalcare, non dotatissimi in pendenze a dire il vero, l’ultimo dei quali da scavalcare a poco meno di 8 Km dal traguardo. Altimetricamente meno complessa sarà la successiva Diezma – Alcalá la Real, che però presenterà inclinazioni molto più esigenti e in concreto due muri niente male, i 2.2 Km al 13.2% del Puerto de la Hoya de Charilla e la rampa finale al 20% verso la Fortaleza de la Mota, lo stesso traguardo dove l’anno scorso anno s’impose l’italiano Alessandro Covi, vittoria grazie alla quale vestì per un paio di giorni la maglia di leader. La successiva frazione da Alcalá de Guadaíra ad Alcalá de los Gazules sarà la più semplice tra le cinque in programma, ma anche in questo caso non ci sarà spazio per i velocisti per via delle due brevi rampe consecutive che si dovranno affrontare nel finale e soprattutto per quella che condurrà alla meta, sulla quale si toccheranno punte del 25%. Seguirà una tappa di media montagna comunque non trascurabile in ottica classifica perché il finale della Olvera – Iznájar non presenterà momenti di relax negli ultimi 60 Km, che in particolare prevedono d’affrontare la salita del Jaramillo (3.5 Km all’8.3%) e poi lo strappo di 1200 metri al 7.5% per andare al traguardo. E non è ancora finita perché anche nel corso dell’ultima tappa saranno presenti delle salite impegnative, anche se dopo l’ultima si dovranno percorrere 31 Km per raggiungere il traguardo della conclusiva Otura – Alhaurín de la Torre e questo potrebbe spegnere un po’ l’entusiasmo di quei corridori che vorranno approfittare di quelle asperità (e in particolare dell’ultima, il muro di Almogia, 2 Km all’11.3%) per ribaltare in extremis la classifica.
Con l’uscita di scena del Tour de la Provence la seconda corsa a tappe francese della stagione sarà il breve Tour des Alpes Maritimes et du Var (17-19 febbraio), gara nata nel 2009 quale evoluzione di una preesistente corsa di un giorno, il Tour du Haut-Var, che si disputava dal 1969. Solo tre saranno le frazioni di questa corsa che nel 2021 è stata vinta dall’italiano Gianluca Brambilla e che non presenterà un percorso particolarmente accidentato. Almeno due dei tre traguardi saranno alla portata dei velocisti, a cominciare da quello della tappa d’apertura, che si disputerà tra la nota località balnerare di Saint Raphaël e Ramatuelle, dove la massima difficoltà per gli sprinter sarà rappresentata dalla breve rampa che porterà al traguardo. Allo sprint si dovrebbe arrivare anche l’indomani al termine della Mandelieu-la-Napoule – Antibes, nonostante la presenza di un colle di seconda categoria non troppo difficile da scavalcare a 45 Km dall’arrivo, mentre più complicato sarà il tracciato della frazione conclusiva, che da Villefranche-sur-Mer condurrà all’approdo finale di Vence ricalcando nella prima parte le strade dell’ultima tappa della Parigi-Nizza (Col d’Èze, Col de Châteauneuf) mentre l’ultima salita, la poco pendente Montée de la Sine, terminerà a pochi chilometri dal traguardo finale.
I riflettori torneranno quindi ad accendersi sulla Spagna per la seconda edizione della O Gran Camiño (23-26 febbraio), tenuta a battesimo lo scorso anno dalla vittoria – l’ultima in carriera – di Alejandro Valverde e che altro non è che il tentativo di ridare vita allo scomparso Giro della Galizia, disputato l’ultima volta nel 2020. Come dodici mesi fa la corsa si svolgerà in quattro giorni, molto più impegnativi per la scelta di raddoppiare gli arrivi in salita. Si comincerà con la più semplice tra le quattro tappe previste, poco più di 190 Km da pedalare tra Lugo e Sarria dove, dopo aver affrontato nel finale un paio di salite dalle pendenze molto lasche, si dovrebbe assistere a un arrivo allo sprint. Il secondo giorno sarà previsto l’arrivo in salita al Monte Trega, 4 Km al 7.2% al termine di una tappa che scatterà dalla località di Tui e subito prima di quella conclusiva proporrà l’ascesa dell’Alto de Cruz da Portela (3.3 Km al 6.1%). Più impegnativa sarà la successiva Esgos – Rubià, tappa regina del “Grande Cammino” (il nome è un chiaro riferimento alla celebre via di pellegrinaggio), che oltre all’arrivo in salita all’Alto do Castello (7 Km al 6.1% contenenti un muro di 1000 metri all’11.7%), ha in serbo la duplice e molto più ostica scalata all’Alto de Santa Mariña, 6 Km al 10% e un paio di picchi al 17%. Il nome del successore di Valverde con tutta probabilità lo conoscere tra questa frazione e quella conclusiva, una poco scorrevole cronometro di 18 Km che scatterà dal centro commerciale Novo Milladoiro in direzione di Santiago di Compostela.
In ordine di tempo l’ultima corsa a tappe del mese sarà l’UAE Tour, in calendario dal 20 al 26 febbraio. Sette le tappe in programma al Giro degli Emirati Arabi Uniti, una vera pacchia per i corridori amanti dei percorsi pianeggianti perché, tolti i due immancabili arrivi in salita alle “jebel” Jais e Hafeet, non s’incontreranno altre ascese. La seconda corsa a tappe del calendario WorldTour prenderà il via con una frazione interamente tracciata nel deserto e che dopo la partenza dal castello di Al Dhafra e il passaggio dal centro di Madinat Zayed, dov’era terminata la prima tappa l’anno scorso, si concluderà ad Al Mirfa con un circuito di quasi 19 Km. Oltre alle due tappe di montagna avrà molto peso in classifica anche la cronometro a squadre del secondo giorno, disegnata per poco più di 17 Km sulle strade del porto di Khalifa, un percorso sul quale le formazioni più dotate nell’esercizio potranno viaggiare a velocità che potrebbero raggiungere e superare i 55 Km/h grazie alle appena 9 curve e agli infiniti tratti in rettilineo (ce ne saranno un paio lunghi quasi 4 Km). Subito il giorno successivo ci si giocherà un’altra importante fetta della vittoria finale con la prima delle due tappe di montagna, che scatterà dalla località balneare di Umbrella Beach, presso Al Fujairah, in direzione del Jebel Jais, la maggiore elevazione degli Emirati Arabi Uniti. La cima, presso la quale è in progetto la realizzazione una stazione di sport invernali, si trova a 1934 metri di quota, la strada asfaltata sale al momento fino a 1600 metri sul livello del mare mentre i corridori si fermeranno a quota 1490, percorsa un’ascesa finale non particolarmente difficile nelle inclinazioni (la pendenza media è del 5.6%), ma lunga ben 19 Km: negli scorsi anni non ha mai provocato grandissimi distacchi tra i primi ma si è comunque fatta notare per la caratura dei corridori che si sono imposti su questo traguardo e che hanno in comune la vittoria in un grande giro (Roglič nel 2019, Vingegaard nel 2021 e Pogačar nel 2022). I velocisti torneranno protagonisti nelle tre successive frazioni, la prima delle quali sarà interamente disegnata sulle strade di Dubai, con partenza dall’antico quartiere Al Shindagha e arrivo al porto della metropoli emiratina dopo aver attraversato per intero la spettacolare penisola artificiale di Palm Jumeirah. Dall’isola di Al Marjan si ripartirà l’indomani per una tappa che per ampi tratti si svolgerà in autostrada e che terminerà sulle strade di Umm al Quwain, capoluogo del meno popolato tra i sette emirati che costituiscono lo stato arabo. Ci si sposterà quindi nella capitale Abu Dhabi per la penultima frazione, che vedrà il gruppo partire dal parco Warner Bros. World e raggiungere il tradizionale traguardo sull’isola di Al Marina, il cosiddetto “Breakwater“. Gli sconfinati spazi del deserto torneranno a far da scenario alla corsa nella conclusiva e decisiva frazione che da Al Ain porterà i corridori sino ai 1029 metri della Jebel Hafeet, la “montagna vuota” solo di nome e non di fatto perché i suoi 10.7 Km al 6.8% hanno riempito l’albo d’oro della corsa araba di prestigiosi nomi, come quelli del colombiano Esteban Chaves (il primo a imporsi lassù nel 2015, quando la corsa si chiamava ancora Abu Dhabi Tour), dell’Embatido Valverde (che questo traguardo l’ha fatto suo due volte, nel 2018 e nel 2019) e del già citato Pogačar, che mette la firma lassù ininterrottamente dal 2020.
Ma, come anticipato all’inizio dell’articolo, febbraio è anche il mese nel quale viene lanciata la “Campagna del Nord”, la stagione delle grandi classiche che ha il suo clou ad aprile, quando si disputeranno corse storiche come la Parigi-Roubaix e il Giro delle Fiandre, l’Amstel Gold Race e la Liegi-Bastogne-Liegi. A fare da capolista a queste gare sarà il 25 febbraio la 78a edizione dell’Omloop Het Nieuwsblad, corsa che è una sorta di versione in miniatura del tracciato storico del Giro delle Fiandre, quando il traguardo era fissato a Ninove, dove si giungerà dopo aver percorso quasi 210 Km dal raduno di partenza di Gand e aver affrontato 13 tratti in porfido e 12 muri, sui quali spiccano gli ultimi due, quelli storici di Grammont (1200 metri al 7% con tratti fino a 20%) e di Bosberg (800 metri al 6.5%). Il giorno successivo si disputerà la meno impegnativa Kuurne – Bruxelles – Kuurne, più adatta ai velocisti per la totale assenza di difficoltà negli ultimi 50 Km, mentre in precedenza si dovrà superare la solita dose massiccia di piccoli muretti, tredici per la precisione. L’ultimo giorno del mese andrà, invece, in scena Le Samyn, corsa priva di particolari ostacoli altimetrici ma che si porta dentro l’aroma della Roubaix grazie ai suoi numerosi tratti da percorrere sulle pietre.
Mauro Facoltosi
I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO
Saudi Tour
Volta a la Comunitat Valenciana
Étoile de Bessèges
Tour of Oman
Volta ao Algarve
Vuelta a Andalucía
Tour des Alpes Maritimes et du Var
O Gran Camiño
https://ograncamino.gal/?lang=en
UAE Tour
Omloop Het Nieuwsblad
www.omloophetnieuwsblad.be/nl/ohn/elite-mannen
Kuurne – Bruxelles – Kuurne
Le Samyn

La Jebel Hafeet, la montagna degli Emirati Arabi sede d'arrivo della tappa regina dell'UAE Tour (tripadvisor.com)
30-01-2023
gennaio 30, 2023 by Redazione
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SAUDI TOUR (Arabia Saudita)
L’olandese Dylan Groenewegen (Team Jayco-AlUla) si è imposto nella prima tappa, AlUla International Airport – Khaybar, percorrendo 180.5 Km in 4h08′09″, alla media di 43.64 Km/h. Ha preceduto allo sprint il serbo Dusan Rajovic (Bahrain Victorious) e il tedesco Max Walscheid (Cofidis). Miglior italiano Marco Tizza (Bingoal WB), 9°. Groenewegen è il primo leader della classifica con 4″ su Rajovic e 6″ su Walscheid. Miglior italiano Tizza, 10° a 10″
TOUR OF SHARJAH (Emirati Arabi Uniti)
L’olandese Adne van Engelen (Roojai Online Insurance) si è imposto nella quarta tappa, Kalba – Khor Fakkan (Al Suhub), percorrendo 110.2 Km in 2h36′22″, alla media di 42.285 Km/h. Ha preceduto di 18″ il laotiano Ariya Phounsavath (Roojai Online Insurance) e di 24″ il kazako Rudolf Remkhi (Almaty Astana Motors). Nessun italiano in gara. Van Engelen è il nuovo leader della classifica con 15″ su Phounsavath e 18″ su Remkhi
GROENEWEGEN, RUGGITO NEL DESERTO. TAPPA E MAGLIA PER L’OLANDESE
Nella prima tappa del Saudi Tour 2023, Dylan Groenewegn (Team Jayco AlUla) vince con autorità a Khayba davanti a Dusan Rajovic (Team Bahrain Victorious) e Max Walscheid (Team Cofidis). Il ciclista olandese indossa la prima maglia smeraldo
Il Saudi Tour 2023 parte oggi con la prima delle cinque tappe in linea da AIUIa International Airport a Khayba per un totale di 180.5 km. Il percorso della prima tappa non presenta particolari difficoltà, essendo privo di gpm, anche se il vento sempre presente da quelle parti potrebbe creare qualche grattacapo al gruppo. Delle sedici squadre presenti ai nastri di partenza, sette sono di categoria WT. La prima tappa è stata caratterizzata dalla fuga di sei ciclisti formata da Marcus Sander Hansen (Uno-X Pro Cycling Team), Peio Goikoetxea (Team Euskaltel Euskadi), Muhamad Nur Aiman Mohd Zariff (Terengganu Polygon Cycling Team), Aaron van der Beken (Team Bingoal WB), Alessandro Iacchi (Team Corratec) e Kosuke Takeyama (JCL Team UKYO) che avevano già quasi 3 minuti di vantaggio dopo 10 km. Il gruppo lasciava fare e la fuga arrivava ad avere un vantaggio superiore ai 5 minuti dopo una sessantina di km. A 60 km dal termine restavano in testa Sander Hansen e Goikoetxea. Quest’ultimo si rialzava a circa 30 km dall’arrivo e Sander Hansen tentava l’azione solitaria. Il gruppo, tirato soprattutto dalle squadre dei velocisti, si avvicinava sempre di più al ciclista norvegese, che alla fine veniva ripreso a poco più di 13 km dall’arrivo. Il gruppo si apprestava così a lanciarsi nella volata conclusiva anche se si spezzettava negli ultimi 2 km a causa di una caduta e nonostante i buchi creatisi i tempi al traguardo sarebbero perciò stati neutralizzati. Il Team Jayco AlUla lavorava alla perfezione per Dylan Groenewegen che nonostante due forature rimediate durante il corso della tappa era protagonista di una volata perfetta che gli permetteva di vincere con autorità davanti a Dusan Rajovic (Team Bahrain Victorious) e Max Walscheid (Team Cofidis). Chiudevano la top five Søren Waerenskjold (Uno-X Pro Cycling Team) in quarta posizione e Max Kanter (Team Movistar). Nella top ten si segnalava la presenza in nona posizione di Marco Tizza (Team Bingoal WB). Groenewegen ottiene la prima vittoria stagionale e veste la maglia di leader della classifica generale con 4 secondi di vantaggio su Rajovic e 6 secondi di vantaggio su Walscheid. Domani è in programma la seconda tappa da Winter Park – Shalal Sijlyat Rocks. I velocisti avranno una nuova possibilità per mettersi in mostra visto che come oggi non ci saranno insidie altimetriche di rilievo e Groenewegen potrebbe anche aumentare il suo vantaggio in classifica generale nel caso in cui riesca a conquistare abbuoni sul traguardo.
Antonio Scarfone

Dylan Groenewegen vince a Khayba (foto: Sprint Cycling Agency)
VUELTA A SAN JUAN: SUCCESSO FINALE DI LÓPEZ SU GANNA E HIGUITA
Il ritorno in calendario della corsa argentina dopo la pausa dovuta al Covid19, ha visto il successo di Miguel Ángel López, davanti a Filippo Ganna e Sergio Higuita. Ultima tappa a Sam Welsford su Jakobsen e Nizzolo.
Dopo la pausa dovuta alla Pandemia di Covid19, si è ritornato a correre la Vuelta a San Juan, corsa argentina che negli ultimi anni ha avuto sempre più appeal nei Top Team del circuito mondiale. Prova ne è anche la presenza ai nastri di partenza di sette Team WT con la “perla” del campione del mondo Remco Evenepoel (Soudal – Quick Step).
Il percorso, sviluppato su 7 tappe, strizzava l’occhio ai velocisti mentre sola la quinta frazione aveva le caratteristiche giuste per chiamare alla ribalta chi ha ambizioni di classifica.
È stata infatti, come era facile ipotizzare, proprio la Plaza de Chimbas – Alto del Colorado ad aver disegnato la classifica generale finale. Il successo è andato a Miguel Ángel López, emigrato al Team Medellin EPM. In seconda posizione si è piazzato Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) che ha preceduto Sergio Higuita (BORA – hansgrohe).
Come già detto sei delle sette tappe in programma favorivano i velocisti e non sono sfuggite alla legge delle ruote veloci. I successi parziali sono così andati a Sam Bennett (BORA – hansgrohe), Fabio Jakobsen (Soudal – Quick Step), Quinn Simmons (Trek – Segafredo), Fernando Gaviria (Movistar Team) e a Sam Welsford (Team DSM), che si è imposto nelle ultime due tappe.
Fa piacere notare il ritorno al successo di Fernando Gaviria, nella quarta tappa davanti a Peter Sagan (TotalEnergies) e a Filippo Ganna, autore di un’azione da finisseur e non completamente inghiottito dal plotone sopraggiungente.
Proprio all’indomani del piazzamento alle spalle di Gaviria Peter Sagan ha approfittato del giorno di riposo per annunciare che questa sarà la sua ultima stagione su strada. Lo slovacco, infatti, non ha nessuna intenzione di smettere di faticare pedalando e trasferirà la sua attività alla mountain bike.
Per quanto riguarda gli italiani presento alla corsa argentina è mancato il successo di tappa, ma non i piazzamenti di rilievo. Del Ganna salito sul podio in tre occasioni abbiamo già detto. Alla lista possiamo aggiungere senza apparire per forza troppo generosi con i corridori di casa nostra Giacomo Nizzolo (Israel – Premier Tech), che ha raccolto in terra argentina due terzi posti, un quinto e un sesto; Elia Viviani (INEOS Grenadiers) due volte ottavo e una volta sesto; Enrico Zanoncello (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), due volte nono e una volta decimo; Attilio Viviani (Team Corratec) con in carniere un quinto, un sesto e un decimo posto; Daniel Oss, piazzatosi nono nel giorno del secondo posto di Peter Sagan; Giovanni Lonardi (EOLO-Kometa), che ha chiuso settimo nell’ultima tappa e Mattia Pinazzi, che difendeva i colori della Nazionale Italiana e si è piazzato una volta decimo.
Mario Prato

Lopez taglia vittorioso il traguardo della tappa regina (foto Maximiliano Blanco/Getty Images)
POWLESS RICOMINCIA COME AVEVA FINITO: PRIMO AL GP LA MARSEILLAISE
Vincitore di una delle ultime corse del calendario 2022, la Japan Cup, lo statunitense Neilson Powless inizia la stagione 2023 con un altra vittoria, imponendosi nel GP La Marseillaise, gara d’apertura del calendario francese
Aveva chiuso il 2022 con la vittoria alla Japan Cup, riapre la stagione 2023 cogliendo il successo in solitaria al GP La Marseillaise. Neilson Powless (EF) coglie tutti di sorpresa sul Col de la Gineste, nono e ultimo colle lungo i 168 km del percorso. Lo statunitense riesce dapprima ad avvantaggiarsi di qualche metro sul gruppo, quindi finisce per fare il vuoto sulla discesa finale, complice anche la poca collaborazione tra gli inseguitori.
La corsa era stata caratterizzata da un fuga a quattro con Florian Rapiteau (St.Michel-Mavic-Auber93), Maël Guegan (CIC U Nantes Atlantique), Petr Kelemen (Tudor) ed Enzo Paleni (Groupama-FDJ) che arriva a sfiorare i 5 minuyi. Il vantaggio comincia poi a scemare a causa anche del vento che rende difficile la corsa ai battistrada. Paleni e Guegan rimangono da soli ai meno 50 e vengono poi raggiunti da un gruppetto di altri dieci atleti, andando a formare il drappello che si giocherà la corsa sulle ultime tre “côtes” di giornata.
Decisiva si rivelerà l’ultima quando Powless abbandona la compagnia e si invola in solitaria verso il traguardo, dove giungerà con 1’15” sul drappello regolato da Valentin Ferron (Total Energies) su Brent Van Moer (Lotto), Jenno Berckmoes (Flanders-Baloise) e Krists Neilands (Israel). Il primo italiano, ben lontano dalle posizioni di vertice, sarà Thomas Pesenti (Beltrami – Tre Colli) che giungerà con il gruppo principale a quasi 2’ dal vincitore.
Andrea Mastrangelo

Powless si impone a Marsiglia nella prima corsa del calendario francese (foto Sprint Cycling Agency)
IL TROFEO PALMA VA AD ETHAN VERNON
E’ del velocista britannico della Soudal – Quickstep l’ultima prova del Challenge Mallorca 2023, che sul traguardo nel cuore del capoluogo delle Isole Baleari ha regolato in volata Biniam Girmay (Intermarché – Circus – Wanty) ed il giovane belga Jarne Van de Paar (Lotto Dstny), tutti e tre nati nell’anno 2000.
Quattro uomini hanno composto la fuga odierna e tre erano iberici – Ivan Cobo (Equipo Kern Pharma), Xabier Berasategi (Euskaltel – Euskadi) e Marc Terrasa (Nazionale Spagna) – a cui si era aggiunto il fiammingo Vincent Van Hemelen (Team Flanders – Baloise). Inizialmente faceva parte di questo gruppetto anche il portacolori della Burgos – BH Alejandro Franco, il quale è stato il primo ad arrendersi. Il gruppo è riuscito a raggiungerli prima di entrare nel circuito finale a Palma di Maiorca, un anello pianeggiante di circa quattro chilometri nel quale Intermarchè, UAE e Movistar hanno cercato di imporre il loro ritmo. Ma negli ultimi chilometri è arrivata anche la Soudal – Quickstep, trainata da corridori del calibro di Florian Sénéchal, Davide Ballerini e Rémi Cavagna: i due transalpini e il brianzolo hanno sfoderato le loro doti di grandi passisti lanciando Ethan Vernon nel modo migliore, garantendo al britannico la quarta vittoria in carriera da professionista (nel 2022 aveva vinto una tappa alla Volta a Catalunya ed altre due al Giro di Slovacchia). A nulla è valsa la rimonta di Biniam Girmay, secondo a pochi centimetri dal successo.
Andrea Giorgini

Ethan Vernon vince la prova conclusa della Challenge di Maiorca (Getty Images)
29-01-2023
gennaio 29, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA A SAN JUAN INTERNACIONAL (Argentina)
L’australiano Sam Welsford (Team DSM) si è imposto anche nella settima ed ultima tappa, circuito di San Juan, percorrendo 112 Km in 2h23′41″, alla media di 46.77 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Fabio Jakobsen (Soudal Quick-Step) e l’italiano Giacomo Nizzolo ( Israel-Premier Tech). Il colombiano Miguel Ángel López (Team Medellin-EPM) si impone in classifica con 30″ sull’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) e 44″ sul connazionale Sergio Higuita (BORA-hansgrohe)
CADEL EVANS GREAT OCEAN ROAD RACE
Il tedesco Marius Mayrhofer (Team DSM) si è imposto nella corsa australiana, circuito di Geelong, percorrendo 174.3 Km in 4h15′11″, alla media di 40.982 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Hugo Page (Intermarché-Circus-Wanty) e l’australiano Simon Clarke (Israel-Premier Tech). Miglior italiano Antonio Tiberi (Trek-Segafredo), 16°.
TROFEO PALMA
Il britannico Ethan Vernon (Soudal Quick-Step) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Palma di Maiorca, percorrendo 141.6 Km in 3h17′57″, alla media di 42.920 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché-Circus-Wanty) e il belga Jarne Van De Paar (Lotto Dstny). Miglior italiano Mirco Maestri (EOLO-Kometa Cycling Team), 19°.
GRAND PRIX CYCLISTE DE MARSEILLE LA MARSEILLAISE
Lo statunitense Neilson Powless (EF Education-EasyPost) si è imposto nella corsa francese, circuito di Marsiglia, percorrendo 167.8 Km in 4h19′13″, alla media di 38.84 Km/h. Ha preceduto di 1′15″ il francese Valentin Ferron (TotalEnergies) e il belga Brent Van Moer (Lotto Dstny). Miglior italiano Thomas Pesenti (Beltrami TSA Tre Colli), 33° a 1′55″
LA TROPICALE AMISSA BONGO (Gabon)
Il danese Alexander Salby (Bingoal WB) si è imposto nella settima ed ultima tappa, Cap Esterias – Libreville, percorrendo 130 Km in 3h00′33″, alla media di 43.201 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’eritreo Henok Mulubrhan (nazionale eritrea) e il russo Sergei Rostovcev (Beykoz Belediyesi Spor Kulübü). Nessun italiano in gara. Il francese Geoffrey Soupe (TotalEnergies) si impone classifica con 29″ sull’algerino Hamza Amari (nazionale algerina) e 34″ sul mauriziano Christopher Rougier-Lagane (nazionale mauriziana)
TOUR OF SHARJAH (Emirati Arabi Uniti)
Il kazako Rudolf Remkhi (Almaty Astana Motors) si è imposto nella terza tappa, Dibba Al-Hisn – Wadi Al Helo, percorrendo 117.1 Km in 2h44′39″, alla media di 42.927 Km/h. Ha preceduto di 3″ il marocchino Mohcine El Kouraji (Al Shafar Jumeirah) e di 4″ l’eritreo Metkel Eyob (Terengganu Polygon Cycling Team). Nessun italiano in gara. El Kouraji è il nuovo leader della classifica con 9″ sull’australiano Drew Morey (KINAN Racing Team) e 12″ sul connazionale Nassim Saidi (Dubai Police Team)
WOMEN CYCLING PRO COSTA DE ALMERÍA
L’italiana Arianna Fidanza (Ceratizit-WNT Pro Cycling) si è imposta nella corsa spagnola, Campohermoso – Cuevas del Almanzora, percorrendo 135.2 Km in 3h45′25″, alla media di 35.987 Km/h. Ha preceduto allo sprint la danese Emma Norsgaard (Movistar Team) e la francese Audrey Cordon-Ragot (Zaaf Cycling Team)
CADEL EVANS GREAT OCEAN ROAD, PRIMA VITTORIA ASSOLUTA PER IL 22ENNE MARIUS MAYRHOFER (DSM)
La corsa voluta dall’ex professionista Cadel Evans termina con la vittoria di un giovane corridore che nessuno aveva inserito nei pronostici della vigilia. E’ il tedesco Marius Mayrhofer, che sul traguardo di Geelong brucia allo sprint il francese Hugo Page e il corridore di casa Simon Clarke
Corsa australiana diventata ormai una classica della prima parte di stagione ciclistica. Gara che come natura non presenta molte soluzioni diverse dall’arrivo in volata e come tradizione anche quest’anno solo gli ultimi chilometri di corsa sono stati particolarmente emozionanti e movimentati. La prima azione degna di nota avveniva sull’ultima ascesa a Challambra dove ha provato ad allungare lo svizzero Marc Hirschi (UAE Team Emirates). Poco dopo è stato Sven Erik Bystrøm, norvegese in maglia Intermarché – Circus – Wanty, a fuggire venedo raggiunto da Mauro Schmid (Soudal – Quick Step) e formando così un tandem che sembrava poter giocarsi la vittoria finale.
Il gruppo si ricompattava a meno di un chilometro dalla linea d’arrivo. Tutto era pronto per la volata finale che veniva lanciata dal giovane Marius Mayrhofer, che nel 2018, da juniores, aveva vinto il Memorial Merelli a Vertova. Il corridore tedesco tagliando il traguardo della Cadel Evans Great Ocean Road Race, a soli 22 anni, scoppiava a ridere e a piangere di gioia allo stesso tempo non credendo a ciò che aveva fatto. Prima vittoria in carriera per Mayrhofer che batteva in volata Hugo Page (Intermarché – Circus – Wanty) e Simon Clarke (Israel – Premier Tech).
Luigi Giglio

La volata vincente di Mayrhofer (Getty Images Sport)