VINGEGAARD ANTICIPA I BIG E BEFFA LUTSENKO. POGACAR RESTA AL COMANDO
Il secondo arrivo in salita dell’UAE Tour premia un pò a sorpresa un coraggioso Jonas Vingegaard (Team Jumbo-Visma). Il giovane danese è stato bravo a trovare il momento giusto per anticipare i big, scattando dal folto gruppo dei migliori quando mancavano 1200 metri dall’arrivo. Grande beffa per Alexey Lutsenko (Astana-PremierTech), ripreso e superato da Vingegaard ad appena 250 metri dal traguardo. Il danese ha vinto in solitaria con una manciata di secondi di vantaggio sulla solita coppia formata da Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Adam Yates (INEOS Grenadiers). Lo sloveno guida ora la classifica generale con 45” su Yates e 1′12” su Joao Almeida (Deceunick-Quick Step) alla vigilia delle ultime due tappe.
La 5a frazione dell’UAE Tour, 170 km dal Fujairah Marine Club fino alla vetta di Jabel Jais, proponeva il secondo ed ultimo arrivo in salita della corsa. I primi 150 km erano prevalentemente piatti mentre nel finale i corridori erano attesi da una lunga ma pedalabile ascesa (ben 21 km al 5,4 % di pendenza media).
Al contrario di quanto accaduto nella prima tappa di montagna, la frazione odierna è stata caratterizzata da una fuga piuttosto corposa. Il primo tentativo di giornata, nato pochi km dopo il via, ha visto protagonisti Giacomo Nizzolo (Team Qhubeka-Assos) e Mathias Frank (Ag2r Citroen Team). Il corridore italiano ha però desistito molto presto e di conseguenza Frank è rimasto al comando in solitaria senza però guadagnare un margine significativo. Dopo una settantina di km, sull’elvetico è rientrato un nutrito gruppetto formato da Alexey Lutsenko (Astana-PremierTech), Thomas De Gendt e Roger Kluge (Lotto-Soudal), Larry Warbasse (Ag2r Citroen Team), Alex Dowsett e Omer Goldstein (Israel Start-Up Nation), Lasse Norman Hansen (Team Qhubeka-Assos) e Kevin Colleoni (Team BikeExchange).
Il vantaggio dei 9 battistrada non è però mai decollato (vantaggio massimo di circa 3 minuti) grazie al lavoro profuso dagli uomini della INEOS Grenadiers, in particolar modo da Filippo Ganna e Andrey Amador. Si è così giunti ai piedi della salita finale col drappello dei fuggitivi che aveva appena 2 minuti di vantaggio sul gruppo sempre tirato dai britannici.
Nel gruppo di testa la selezione è arrivata molto presto nonostante le pendenze mai dure della salita. Già dopo una manciata di chilomentri in testa sono rimasti solo Alexey Lutsenko, Thomas De Gendt e il sorprendente Israeliano Omer Goldstein. Il kazako, non particolarmente brillante in questo inizio di stagione, poco dopo ha deciso di salutare la compagnia staccando sia Goldstein che De Gendt e si è così ritrovato da solo al comando quando mancavano ancora 17 km all’arrivo.
Nonostante il ritmo impresso dalla Ineos, Lutsenko è riuscito a gestire molto bene il vantaggio sul gruppo dei migliori, transitando ai 5 chilomentri dall’arrivo con un margine che si aggirava ancora intorno al minuto.
Il primo attacco degno di nota è così giunto soltanto ai -3,2, quando un pimpante Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) ha provato ad allungare andando in caccia di Lutsenko. Al suo inseguimento si è poco dopo lanciato Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal) che è pero rimasto per diverse centinaia di metri a metà strada tra Nibali e il gruppo. Poco dopo sul belga sono rientrati Wout Poels (Bahrain-Victorius) e Matteo Badilatti (Groupama-FDJ), insieme ai quali Vanhoucke si è riportato su Nibali.
Il quartetto inseguitore così formato ha avuto vita molto breve poichè ai 1600 metri dall’arrivo è arrivata un’ulteriore accelarazione, questa volta ad opera di Joao Almeida (Deceunick-Quick Step), 3° nella classifica generale.
Una volta esaurita l’azione del portoghese, il nutrito gruppo dei migliori ha rallentato. Ad approffittarne ai -1200 dall’arrivo è stato il danese Jonas Vingegaard che è partito in contropiede guadagnando subito un discreto vantaggio. Il corridore della Jumbo-Visma è riuscito a difendersi dal ritorno del gruppo, piombando su Lutsenko a circa 250 metri dall’arrivo per poi staccarlo ai -100.
Il danese ha tagliato il traguardo a braccia alzate, anticipando di 3” Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Adam Yates (Ineos Grenadiers). Ai piedi del podio Sergio Higuita (EF Education-Nippo) giunto a 5”, seguito da Joao Almeida sesto a 6” davanti a Nick Schultz (Team BikeExchange). Sepp Kuss (Team Jumbo-Visma) ha regolato un drappello di 11 corridori arrivato a 8”, battendo Wout Poels (Bahrain-Victorius), Ben Hermans (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux), Geoffrey Bouchard (Ag2r Citroen Team) e Alexey Lutsenko (Astana-PremierTech).
La classifica generale resta sostanzialmente immutata alla vigilia delle ultime due tappe che non offriranno nuove difficoltà altimetriche. Pogacar guida con 45” su Adam Yates e 1′12” su Joao Almeida. Seguono Ben Harper (Team Jumbo-Visma) a 1′54” e Neilson Powless (EF Education-Nippo) a 1′56”
Domani è in programma la 6a tappa, la Deira Island-Palm Jumeirah di 165 km. Dopo un primo tratto all’interno del deserto, i corridori si dirigeranno verso la famosa isola artificiale di Dubai dove con ogni probabilità si consumerà una volata di gruppo.
Pierpaolo Gnisci

Vingegaard anticipa i big (fonte: Bettini Photo)
25-02-2021
febbraio 25, 2021 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
UAE TOUR
Il danese Jonas Vingegaard Rasmussen (Team Jumbo-Visma) si è imposto nella quinta tappa, Fujairah Marine Club – Jebel Jais, percorrendo 170 Km in 4h19′08″, alla media di 39.362 Km/h. Ha preceduto di 3″ lo sloveno Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) e il britannico Adam Yates (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), 17° a 8″. Pogačar è ancora leader della classifica con 45″ su Yates e 1′12″ sul portoghese João Pedro Gonçalves Almeida (Deceuninck – Quick Step). Miglior italiano Caruso, 7° a 2′49″
GIRO 2021: MOLTO BELLO, VARIO ED EQUILIBRATO MA…
Presentato oggi il percorso del Giro d’Italia 2021 con una trasmissione piuttosto imbarazzante. Percorso molto vario ed equilibrato, ma ci sono diversi aspetti che non convincono appieno, a cominciare dalla distribuzione geografica delle frazioni.
Un Giro d’Italia senza il sud. Completamente escluso il mezzogiorno dal percorso, mentre il Piemonte non solo ospiterà le frazioni di partenza, ma pure le ultime con una decisa sovraesposizione a scapito delle regioni meridionali.
Questo è uno degli aspetti meno convincenti di un Giro che appare comunque molto vario per la presenza di salite di ogni genere, di sterrati e di tappe più o meno insidiose, distribuite lungo tutto l’arco delle tre settimane.
È questo il succo del Giro presentato oggi a Milano con una trasmissione televisiva francamente noiosa, con oltre mezz’ora di commenti inutili di dirigenti ed amministratori locali che si facevano reciprocamente i complimenti, parlando di collaborazione tra RCS e Rai, argomenti che francamente interessano solo loro stessi e per nulla il pubblico di appassionati, che sono poi quelli che si collegano in pieno orario lavorativo per scoprire il percorso.
In tutto ciò, lo spazio dedicato alla presentazione delle tappe è stato di pochi minuti, insopportabilmente intervallati da servizi altrettanto inutili ed ancor meno da un commento tecnico e da una analisi di difficoltà e insidie praticamente inesistente (basti pensare che non sono state mostrate neppure le altimetrie).
Le montagne non sono poche e le più impegnative sono il Fedaia – nella tappa regina che è sicuramente molto interessante – il Passo Fittanze (chiamato Sega di Ala perché non si arriverà sino in cima, ma ci si fermerà nella località che dà il nome all’arrivo), lo Zoncolan dal lato meno severo (che presenta però i tre chilometri finali da ribaltamento) e l’Alpe di Mera, inedita come del resto il Fittanze.
La Cima Coppi sarà posta sul Passo Pordoi, primato strappato per soli 3 metri al Passo Giau, sempre da affrontare nella medesima tappa. Oltre ai tre sforamenti appena indicati, si supereranno i duemila metri soltanto in occasione della penultima tappa, scollinando il San Bernardino e lo Spluga. Non si andranno quindi ad affrontare altitudini elevate e, se questo può dare maggiori rassicurazione rispetto al problema neve, fa perdere certamente alla corsa quella difficoltà che la rarefazione dell’aria ad elevate altitudini può provocare. Difficoltà che spesso possono portare anche a gravi crisi.
C’è in solo vero tappone, posto nella seconda settimana, quello di Cortina. La terza settimana non è quindi durissima, anche se presenta tre tappe di montagna con arrivo in salita e una cronometro lunga.
Il vero punctum dolens è proprio la scelta delle prove contro il tempo. Nei rumors si parlava di una cronometro tra Foligno e Perugia che sarebbe stata sicuramente opportuna. Invece la crono finale di Milano e quella iniziale di Torino non fanno impazzire il sottoscritto, ma ci possono stare; tuttavia dovrebbero entrambe essere di chilometraggio limitato per lasciar spazio ad una cronometro di 30/40 chilometri piazzata intorno alla decima tappa e caratterizzata da un percorso vario, come era avvenuto l’anno scorso con la crono di Valdobbiadene di metà Giro, una gara contro il tempo con salite, pianura, discese, gli elementi che hanno sempre contraddistinto le cronometro del Giro rispetto a quelle del Tour de France. In questo il territorio italiano offre moltissime occasioni, che purtroppo quest’anno non sono state colte.
Una cronometro finale di 30 Km ha un suo perché, ma da sola rischia di alterare l’equilibrio generale di un Giro, sia perché a fine corsa le energie sono al lumicino e quindi le caratteristiche contano meno, sia perché la crono piazzata prima delle montagne spinge ad attacchi più incisivi sulle salite.
Basti ricordare gli attacchi di Landa e Carapaz al Giro 2019 per ricucire il divario che Roglič aveva scavato nelle crono di Bologna e di San Marino.
Quattro sono le tappe che superano i duecento chilometri e, se la tappa più lunga – che misura 228 km – è completamente pianeggiante, la più dura, quella con arrivo a Cortina, misura comunque 212 Km.
Fatte queste notazioni passiamo agli aspetti positivi.
Il percorso è davvero variegato, costellato di tappe insidiose sin dalla prima settimana, molto vario tra sterrato, saliscendi, trabocchetti, poche tappe dichiaratamente per velocisti e distribuite lungo tutto l’arco della corsa, invece che concentrate nei primi giorni di gara. Un’alternanza di difficoltà molto sapiente che renderà la corsa davvero divertente. Questo è sicuramente il gran punto di forza del percorso. Non va poi dimenticato l’aspetto molto positivo delle salite inedite. Si tratta tra l’altro di ascese dure e decisive. La prima di queste è quella che porterà sino alla Sega di Ala, poco sotto il Passo Fittanze: non si affronterà così l’intera salita, ma la parte più dura verrà percorsa interamente e sarà quasi tutta in doppia cifra, con punte che superano il 15%. Sarà inoltre preceduta dal Passo San Valentino, che pure non scherza.
Qualche giorno più tardi l’ascesa verso l’Alpe di Mera, pure inedita, presenta anch’essa delle pendenze severe anche se non estreme, costanti e sempre intorno al 9/10%. È l’ideale per le rasoiate degli scalatori, perchè non presenta le pendenze estreme che rendono difficile lo scatto violento e brutale, ma neppure le pendenze regolari che agevolano chi sta a ruota. Si potrà così fare la differenza, specialmente se chi sta bene inizierà a fare corsa dura già sul Mottarone.
Passando alla analisi delle singole tappe, notiamo subito la bellezza della prima settimana che, ad avviso di chi scrive, è quella meglio disegnata.
Dopo i nove chilometri contro il tempo che a Torino permetteranno di presentare una classifica corta, ma comunque con i primi distacchi, si affronta la frazione pianeggiante che porterà da Stupinigi a Novara per la prima volata a ranghi compatti. Già nella successiva frazione da Biella a Canale si dovranno affrontare una sessantina di chilometri pieni di strappi e saliscendi. Gli ultimi due strappi la rendono adatta ai finisseur e spettacolarmente appetibile per i palati fini. Ci vorranno le invenzioni dei corridori di fantasia per riuscire a confezionare una bella azione, perché l’esito non è per nulla scontato e, se nessuno avrà il coraggio o la gamba giusta, non è esclusa la volata.
Alla quarta tappa, ci sarà il primo arrivo in salita a Sestola. Si tratta di una tappa che, dopo un primo tratto nel cuore della Pianura Padana, si inoltrerà nell’appennino emiliano. Le salita sono tutte molto agevoli, tranne quella conclusiva, che terminerà ad un paio di chilometri dal traguardo e presenta una pendenza media superiore al 9%, anche se lunga poco più di 4 Km: sicuramente consentirà la battaglia tra outsiders e cacciatori di tappe ed è facile che vada via una fuga, anche se si potrebbe assistere a qualche scaramuccia tra gli uomini di classifica, soprattutto da parte di chi dovrà recuperare il tempo perduto nella crono d’avvio.
Dopo la pausa di riflessione della quinta tappa (Modena – Cattolica), completamente pianeggiante e destinata ai velocisti, nella sesta frazione il Giro comincerà a presentare difficoltà di rilievo.
La prima delle tre ascese in programma porterà i corridori a scollinare il Passo di Gualdo, salita di 10 Km al 7,7% e quindi del tutto paragonabile ad una salita alpina di media difficoltà. Dopo la discesa verso Castelluccio, che presenta bellissimi paesaggi, si affronterà la facile Forca di Presta. Dopo lo scollinamento ci sarà un lunghissimo tratto interlocutorio che purtroppo favorirà un certo ricompattamento in caso di problemi sul Gualdo prima di andare ad affrontare i 17 Km dell’ascesa finale verso San Giacomo, sopra Ascoli Piceno. Non è la prima volta che si arriva su questo traguardo posto sul confine tra Marche e Abruzzo, ma nel 2002 si era affrontato il versante teramano: questa salita non è difficile come quella verso il Passo di Gualdo, ma presenta comunque una pendenza media vicina al 6% e soprattutto è molto lunga, fattore che nella prima parte di un grande giro di tre settimane potrebbe causare qualche defezione in caso di tentativi di stoccata nei tratti più difficili, che presentano pendenze intorno all’8/9%. Nel complesso si tratta comunque di una frazione varia ed interessante.
Altra pausa di riflessione con la Notaresco – Termoli, che si snoderà per lunghi tratti lungo la costa adriatica con una breve deviazione per salire a Chieti. Si percorrerà la splendida Costa dei Trabocchi, seriamente candidata per una cronometro il prossimo anno. Si arriverà quindi a Termoli, la più importante cittadina della costa molisana.
L’ottava tappa sarà di nuovo molto interessante. Da Foggia, punto più meridionale di questo Giro, ci si trasferirà nel Sannio scavalcando il massiccio del Matese a Bocca della Selva e percorrendo (specialmente in discesa) strade immerse in bellissimi paesaggi. Il finale verso i 445 metri di Guardia Sanframondi presenta pendenze tutt’altro che banali e potrebbe anche favorire qualche lieve distacco tra gli uomini di classifica.
Molto bella anche la nona tappa, Una vera frazione di montagna anche se le salite in programma non sono impossibili. 3400 i metri di dislivello da superare, distribuiti su 160 Km, e ben sei salite da scavalcare. Dopo la partenza da Castel di Sangro ci si inoltrerà nel Parco Nazionale d’Abruzzo e si affronterà la facile salita del Colle della Croce, che non costituisce GPM. Sarà invece valida per la speciale classifica degli scalatori la lunga salita verso i 1556 metri di Passo Godi. Lungo la discesa si passerà per Scanno, uno dei borghi più belli d’Italia poi la successiva salita vero Forca Ciarlotto non costituirà GPM, mentre invece ci sarà un traguardo valevole sulla successiva Forca Caruso a 1107 metri di altitudine. Valida per la maglia azzurra sarà pure la successiva salita verso la località sciistica di Ovindoli. Da lì, ci sarà un tratto interlocutorio di venti chilometri molto bello sull’Altopiano della Rocche (Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio) prima di imboccare la galleria di recente costruzione che porterà i corridori sulle piste da sci di Campo Felice a 1665 metri di altezza, con l’ultimo chilometro e mezzo su sterrato. Praticamente di pianura non ce n’è e costituirà la prima vera tappa di montagna, sicuramente interessante. Sul finale, con lo sterrato, ci potrebbero essere dei distacchi, pur contenuti, tra i big.
Prima del giorno di riposo andrà in scena la L’Aquila-Foligno, dedicata alla ruote veloci, anche se il Passo della Somma a 32 Km dalla conclusione potrebbe essere il trampolino di lancio per un contrattacco finalizzato ad anticipare lo sprint.
Dopo il riposo si disputerà l’immancabile “wine stage”, quest’anno dedicata al Brunello di Montalcino. Stavolta non si tratterà di una cronometro, ma di una splendida tappa movimentata da quasi 35 Km di strade sterrate
Tutti ricordano, proprio a Montalcino nel 2010, la vittoria di Evans sotto la pioggia che rese il fondo fangoso e che causò grandi distacchi tra i big, gap temporali che potranno esserci anche questa volta. Dopo l’ultimo tratto di sterrato, si dovrà scollinare il Passo del Lume Spento, la cui sommità è posta a soli 4 Km dalla conclusione. Si tratta di frazione chiave davvero difficile e sarà fondamentale stare con gli occhi spalancati.
Insidiosa appare anche la successiva tappa da Siena a Bagno di Romagna. Dopo Monte Morello si affronteranno due salite vere, anche se non impossibili, come il Passo della Consuma e il Passo la Calla, mentre a soli 10 Km dalla conclusione si salirà sul Passo del Carnaio. È tappa da fughe, battaglia tra outsiders e spettacolo sono assicurati, mentre i big dovranno fare molta attenzione a non cadere nei trabocchetti, sempre presenti in tappe del genere.
Nella successiva tappa si spezzerà nuovamente il ritmo con un nuovo tavolo da biliardo per le ruote veloci tra Ravenna e Verona. È solo un’illusione perché il giorno successivo si tornerò a fare sul serio con la Forcella di Monte Rest e l’arrivo sul Monte Zoncolan. Si percorrerà il versante di Sutrio, già affrontato nel 2003 quando lassù si impose Simoni e Pantani fece una discreta figura, stringendo di denti sulle arcigne pendenze del finale. La caratteristica di questo versante è proprio questa, la salita è molto meno dura rispetto a quello di Ovaro, ma negli ultimi 2 Km si toccano pendenze più elevate rispetto all’altro versantge. Le punte superano addirittura il 25%, arrivando in alcuni punti a toccare il 27%. Sperando che prima o poi venga sistemata la strada che sale da Priola (versante durissimo che ha in comune gli ultimi 2 km con quello di Sutrio) gli appassionati potranno godersi una dura battaglia tra i big, anche se i distacchi potrebbero essere inferiori alle attese perché le pendenze sono talmente elevate al punto che ognuno andrà al massimo e le differenze si faranno senza la possibilità di scavare solchi importanti.
La successiva Grado – Gorizia presenterà un percorso insidioso e interessante, con un circuito finale a cavallo del confine con la Slovenia che contiene un ripido strappo da ripetere tre volte. Anche in questo caso i finisseur potranno cercare il successo di tappa alla vigilia del tappone dolomitico del giorno dopo. L’occasione per confezionare il distacco grosso sarà offerta dalla Sacile – Cortina d’Ampezzo, la frazione più dura del Giro: 212 Km, 5700 metri di dislivello, quattro salite con la Cima Coppi e la Montagna Pantani. Si parte subito col botto con la salita verso il GPM della Crosetta, quindi si dovrà percorrere un lungo tratto interlocutorio prima di affrontare in rapida successione la Marmolada (Montagna Pantani), il Pordoi (Cima Coppi) ed il Giau, seguito dalla picchiata finale verso la sede delle Olimpiadi Invernali 2026 e dei recenti campionati del mondo di sci alpino. Qui si potrà fare la differenza. Il primo attacco potrebbe addirittura partire sulla Marmolada, perché il drittone che da Malga Ciapela punta verso il cielo è davvero cattivo, le pendenze sono molto severe, si può scattare e si può andare fuori giri, ci si può fare davvero male. Zulle nel 1998 ci rimise la maglia rosa e due anni prima Tonkov passò un brutto quarto d’ora per inseguire uno scatenato Zaina. Se si va in crisi qua si rischia di non riprendersi più e si possono perdere tantissimi minuti.
Il Pordoi non è una salita dura, ma scalato subito dopo la Marmolada potrebbe risultare indigesto. Tonkov, nel 1996, dopo aver patito l’attacco di Zaina non fu brillante sul Pordoi, anche se riuscì con i denti a resistere agli allunghi di Bugno, a proprio agio su quelle pendenze non troppo cattive.
Dura, invece, è la salita verso il Giau, che potrebbe a questo punto presentare un conto molto salato. Dalla cima, mancheranno 18 Km a Cortina d’Ampezzo per un finale davvero spettacolare.
In questa tappa, si possono impostare tantissime strategie di attacco e si può tentare la grande impresa. Speriamo che i corridori ci regalino una grande giornata di ciclismo.
Molto bella anche la successiva tappa, che arriva dopo il giorno di riposo e si sa che in questi casi le sorprese sono dietro l’angolo. I primi 140 Km sono tranquilli, ma da Avio cominceranno i guai. Si salirà prima verso il Passo di San Valentino, salita tutt’altro che facile, quindici chilometri con la parte centrale sempre intorno all’8/9%. È una salita da non sottovalutare, anche perché dal fondo della discesa ci saranno solo 8 Km pianeggianti prima di attaccare la salita durissima verso Sega di Ala. L’ascesa è quasi tutta in doppia cifra, con frequenti tratti al 13/15%. È una salita da scalatori puri, si può fare la differenza, si possono tentare le rasoiate che fanno male. Se si imposta una strategia di attacco già dal San Valentino possono venire fuori distacchi davvero elevati.
La tappa più lunga del giro sarà la successiva Rovereto – Stradella di 228 Km, che costituirà l’ultima occasione per i velocisti (se riusciranno a rimanere a galla nei saliscendi del finale).
La due giorni finale propone due tappe di montagna non impossibili ma comunque dure. La prima è la Abbiategrasso – Alpe di Mera con il Mottarone a metà percorso, poi la Colma di Varallo ed infine la salita che condurrà al traguardo. Se si imposta la corsa dura già dal Mottarone, si potrà tentare di fare la differenza sulla salita finale, da scalatori puri, con pendenze costanti intorno al 9/10%. Le inclinazioni costanti favoriscono i regolaristi, ma si tratta comunque di pendenze elevate, sulle quali gli scalatori puri possono tentare violenti scatti, mal digeriti dai corridori che non gradiscono i cambi di ritmo.
L’ultima occasione per fare la differenza in montagna sarà offerta dalla Verbania – Alpe di Motta, tappa con sconfinamento in Svizzera. La salita verso il del Passo San Bernardino è infinita (oltre 30 Km) ma le pendenze non sono affatto elevate. La seconda salita verso il Passo dello Spluga è meno lunga, ma presenta pendenze un pochino più cattive, soprattutto negli ultimi 5 Km che hanno una media del’8%. L’ultima salita è quella che porterà i corridori all’Alpe di Motta, 9 Km con pendenze anche qui non impossibili, ma comunque da non sottovalutare. Gli ultimi 4200 metri di dislivello potranno fare comunque male al ventesimo giorno di gara.
L’ultima tappa sarà una cronometro per specialisti con un buon chilometraggio, 29 Km e 400 metri per andare da Senago al tradizionale approdo di Piazza Duomo a Milano. Già si è detto che sarebbe stato meglio diminuire a circa 15 Km questa frazione ed inserire una crono varia di 30-40 Km a metà Giro con salite e discese. In ogni caso, in molti ricorderanno che nel 2017 una tappa a cronometro finale con un chilometraggio simile costò il Giro d’Italia a Nairo Quintana in favore di Tom Dumoulin.
I cronoman sono decisamente sfavoriti dalla collocazione all’ultimo giorno dell’unica vera occasione a a loro riservata, perché comunque queste tappe favoriscono non tanto gli specialisti quanto gli uomini di fondo. Ovviamente, se un corridore possiede entrambe le caratteristiche tanto meglio per lui, però una frazione più varia e metà Giro sarebbe stata certamente meglio.
C’è un solo vero tappone, quello di Cortina, ma le altre tappe di montagna sono comunque interessanti e tutt’altro che banali. Forse manca un’altra tappa di montagna senza l’arrivo in salita.
Davvero belle, invece, sono tutte le tappe di media difficoltà, soprattutto molto ben distribuite lungo i 21 giorni di gara.
Ottima anche la collocazione delle tappe per velocisti, mai consecutive e sempre intervallate da frazioni con difficoltà.
In conclusione si tratta di un giro molto bello e molto interessante e gli aspetti negativi evidenziati, seppure non di poco conto, non possono comunque pregiudicare un giudizio complessivamente positivo.
Benedetto Ciccarone

L'imbocco della salita del Passo Giau (magazine.deporvillage.it)
BENNETT, IL DIVERTIMENTO E’ ASSICURATO A MARJAN ISLAND. POGACAR RESTA IN MAGLIA ROSSA
Alla quarta tappa dell’UAE Tour 2021 è finalmente volata di gruppo. Sam Bennett (Team Deceuninck Quick Step) sfrutta al meglio il lavoro della sua squadra e batte David Dekker (Team Jumbo Visma) e Caleb Ewan (Team Lotto Soudal) nella prima volata stagionale di alto profilo. Tadej Pogacar (UAE Tour Emirates) controlla la situazione e mantiene la maglia rossa alla vigilia della quinta tappa con arrivo in salita a Jebel Hafeet.
La quarta tappa dell’UAE Tour 2021 è lunga 204 km e vede Marjan Island come località di partenza e di arrivo. Un’isola artificiale creata su un banco di corallo e destinata a resort, residence di lusso e svago per turisti facoltosi. La tappa può dividersi in tre tronconi. I primi 70 km si pedala lungo la costa verso sud, i successivi 100 km saranno percorsi nel deserto e si risale verso il secondo traguardo intermedio di Ras Al-Khaimah. Infine gli ultimi 30 km torneranno a corrersi lungo la costa. La domanda è se e quando i ventagli influiranno sull’esito della tappa, visto che il vento è sempre in agguato e la prima tappa ne è un chiaro esempio. Vedremo quindi se almeno oggi riusciremo a registrare la prima volata di gruppo oppure ancora una volta ci sarà qualche sorpresa che potrebbe influire nuovamente sulla classifica generale. Dopo la partenza la fuga non partiva immediatamente, anzi il gruppo pedalava compatto per diversi km. David Dekker (Team Jumbo Visma) si aggiudicava il primo traguardo volante di Umm-al-Quwain posto al km 51. In testa al gruppo si alternavano gli uomini di Lotto Soudal e Bora Hansgrohe. Questa forse era la volta buona per assistere alla volata tra Caleb Ewan e Pascal Ackermann, due dei velocisti più attesi di oggi. Soltanto a metà tappa, a circa 100 km dall’arrivo, riuscivano ad evadere dal gruppo Francois Bidard (Team AG2R) ed Olivier Le Gac (Team Groupama FDJ). Il gruppo controllava la situazione ed in testa a tirare si vedevano anche le maglie della Cofidis per Elia Viviani e della Deceuninck Quick Step per Sam Bennett. A 60 km dalla conclusione la coppia in testa aveva 2 minuti di vantaggio sul gruppo. A 35 km dall’arrivo Bidard e Le Gac avevano 40 secondi di vantaggio sul gruppo che aveva accelerato. Il ricongiungimento definitivo avveniva a 29 km dall’arrivo. Le squadre dei velocisti iniziavano a lavorare per portare i propri uomini nelle migliori condizioni nella volata. In particolare si mettevano in evidenza negli ultimi km Lotto Soudal, Israel Start-Up Nation e Deceuninck Quick Step. Era Sam Bennett a sfruttare al meglio il lavoro del Wolfpack e con una progressione strepitosa negli ultimi 100 metri metteva la ruota davanti a tutti sul traguardo di Marjan Island. L’irlandese, alla prima vittoria stagionale, precedeva David Dekker (Team Jumbo Visma) e Caleb Ewan (Team Lotto Soudal). Chiudevano la top five parziale Elia Viviani (Team Cofidis) quarto e Matteo Moschetti (Team Trek Segafredo) quinto. Da segnalare anche l’ottavo posto di Giacomo Nizzolo (Team Qhubeka ASSOS). In classifica generale resta tutto invariato con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che mantiene 43 secondi di vantaggio su Adam Yates (Team INEOS Grenadiers) ed 1 minuto e 3 secondi di vantaggio su Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step). Domani è in programma la quinta tappa da Fujairah a Jebel Jais, seconda tappa con arrivo in salita dopo quello di Jebel Hafeet. Pogacar dovrà difendersi dai prevedibili attacchi di Adam Yates ma per quanto visto ieri a Jebel Jais lo sloveno sembra poter controllare tranquillamente le mosse del britannico.
Giuseppe Scarfone

La vittoria di sam Bennett a Marjan Island (foto: Getty Images)
24-02-2021
febbraio 24, 2021 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
UAE TOUR
L’irlandese Sam Bennett (Deceuninck – Quick Step) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Al Marjan Island, percorrendo 204 Km in 4h51′51″, alla media di 41.939 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese David Dekker (Team Jumbo-Visma) e l’australiano Caleb Ewan (Lotto Soudal). Miglior italiano Elia Viviani (Cofidis, Solutions Crédits), 4°. Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) è ancora leader della classifica con 43″ sul britannico Adam Yates (INEOS Grenadiers) e 1′03″ sul portoghese João Pedro Gonçalves Almeida (Deceuninck – Quick Step). Miglior italiano Mattia Cattaneo (Deceuninck – Quick Step), 7° a 2′38″
POGAČAR RIEMPIE ANCORA “LA MONTAGNA VUOTA” ED È SEMPRE PIÙ SIGNORE DEGLI EMIRATI
Tadej Pogacar non delude le attese e coglie la prima vittoria stagionale in cima all’ormai consueto arrivo di Jabel Hafeet. Lo sloveno ha regolato allo sprint un brillante Adam Yates (Ineos Grenadiers) dopo un finale cui il britannico ha provato con insistenza a staccare il corridore del UAE Team Emirates. 3° a 48” Sergio Higuita (EF Education-Nippo) davanti a Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe) e Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal).
Pogacar consolida così il primato in classifica che ora guida saldamente con 43″ su Adam Yates ed 1′03” su Joao Almeida (Deceunick-Quick Step).
All’indomani della crono dominata dal solito Filippo Ganna, la corsa Emiratina proponeva ai corridori il primo dei due arrivi in salita. La terza tappa prevedeva la partenza dallo stabilimento di Strata Manufacturing (nei pressi dell’areoporto Al-Ain) e l’arrivo dopo 166 km in cima all’ormai storico traguardo di Jabel Hafeet, già sede di tappa in tutte le precedenti edizioni della corsa.
I primi 155 km erano totalmente piatti, ma nel finale i corridori dovevano affrontare l’ascesa (10,8 km al 5,4% di pendenza media, gli ultimi 3km all’8%) che conduce in cima alla “Montagna Vuota”.
Nonostante un primo tratto di percorso in pieno deserto, questa volta la corsa non è stata movimentata dai ventagli. Si è così consumata la classica fuga di giornata che ha visto come protagonisti Thomas De Gendt (Lotto-Soudal) e Tony Gallopin (Ag2r Citroen Team). La coppia di testa nella prima parte della tappa ha approffittato dell’atteggiamento rilassato del gruppo guadagnando un vantaggio superiore ai 6′. Da metà corsa in poi il plotone ha decisamente cambiato passo andando a ridurre man mano il gap dai battistrada (4′30” ai -50). A quel punto il destino dei due fuggitivi sembrava già segnato.
La corsa è continuata senza sussulti fino a quando Tony Gallopin ha staccato Thomas De Gendt in prossimità secondo traguardo volante di giornata (-11). A quel punto al transalpino restava poco meno di 1 minuto di vantaggio sul gruppo lanciato ad alta velocità. L’azione solitaria del francese ha avuto vita molto breve ed è terminata ad 8,3 km dall’arrivo con il prevedibile ricongiungimento del gruppo.
Sin dalle prime rampe della salita diversi uomini molto attesi alla vigilia hanno perso contatto dal gruppo tirato dagli uomini del UAE Team Emirates. Tra i primi big a perdere contatto Alexey Lutsenko (Astana-PremierTech) ai -8,2, Alejandro Valverde (Movistar Team) ai -7,2 e Chris Froome (Israel Start-Up Nation) a 6,8 km dall’arrivo.
La successiva azione degli uomoni dell’Ineos Grenadiers, che hanno impresso un’evidente accelerazione a 6 km dall’arrivo, ha ulteriormente ridotto il plotone di testa da cui hanno perso terreno anche Damiano Caruso (Bahrain-Victorius) e Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo).
Il primo attacco è arrivato a 5 chilomentri dall’arrivo, quando dal gruppo di testa, ormai ridotto a meno di 10 unità, è scattato Sepp Kuss (Team Jumbo-Visma). Sulle ruote dello statunitense si sono facilmente riportati i due favoriti per la conquista della classifica generale, Adam Yates (Ineos Grenadiers) e Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). I tre battistrada non hanno però trovato l’accordo e su di loro sono man mano rientrati Neilson Powless (EF Education-Nippo) e poi Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), Joao Almeida (Deceunick-Quick Step), Sergio Higuita (EF Education-Nippo), Florian Stork (Team DSM) e Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal).
Ai 4,5 dall’arrivo Sepp Kuss ha nuovamente provato a staccare tutti, ma anche questa volta Adam Yates e Tadej Pogacar hanno rapidamente ripreso il corridore della Jumbo-Visma. 300 metri più tardi il britannico della Ineos Grenadiers ha impresso una nuova accelarazione a cui solo Tadej Pogacar ha resistito. Kuss è invece andato in difficoltà ed è stato successivamente ripreso dal sestetto inseguitore, condotto da Joao Almeida, che era già scivolato ad oltre 20 secondi di ritardo dalla coppia di testa.
Davanti Adam Yates ha continuato ad accelerare cercando di mettere in difficoltà Pogacar, ma il vincitore dell’ultimo Tour de France ha sempre risposto agli scatti del britannico.
Si è così giunti all’epilogo in volata. Pogacar si è posizionato a ruota di Yates e lo ha sorpreso partendo ai 250 metri dall’arrivo. Il corridore della Ineos si è dovuto accontentare della seconda piazza.
La volata per la terza posizione è stata vinta da Sergio Higuita che ha regolato un gruppetto arrivato a 48” da Pogacar e formato da Emanuel Buchmann (4°), Harm Vanoucke (5°) e Joaol Almeida (6°). In settima posizione è giunto il giovane tedesco Florian Startk (a 54”) davanti a Neilson Powless, ottavo. Quindi troviamo Chris Harper (Team Jumbo-Visma) a 1′00”, e la coppia formata da Geoffrey Bouchard (Ag2r Citroen Team) e Sepp Kuss a 1′09”. Discreto 13° posto per Vincenzo Nibali, giunto ad 1′26”.
Tadej Pogacar ha così ottenuto la prima vittoria stagionale rafforzando la leadership conquistata dopo la frazione a cronometro. Lo sloveno guida saldamente la classifica con 43” su Adam Yates e 1′03” su Joao Almeida. Seguono Ben Harper ad 1′45” e Neilson Powless a 1′46”.
Domani è in programma la 4a tappa, 204 km attorno a Marjan Island. I corridori saranno attesi da una nuova frazione dedicata ai velocisti.
Pierpaolo Gnisci

Pogacar riempie la'Montagna Vuota' (fonte: Bettini Photo)
23-02-2021
febbraio 23, 2021 by Redazione
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UAE TOUR
Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) si è imposto nella terza tappa, Strata Manufacturing – Jebel Hafeet, percorrendo 166 Km in 3h58′35″, alla media di 41.746 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Adam Yates (INEOS Grenadiers) e di 48″ il colombiano Sergio Andrés Higuita García (EF Education – Nippo). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Trek – Segafredo), 13° a 1′26″. Pogačar è ancora leader della classifica con 43″ su Yates e 1′03″ sul portoghese João Pedro Gonçalves Almeida (Deceuninck – Quick Step). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), 7° a 2′38″
GANNA ISOLA TUTTI. SHOW DI FILIPPO AD AL HUDAYRIYAT ISLAND. MAGLIA A POGACAR
Nella cronometro individuale di Al Hudayriyat Island, Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) non delude le aspettative e vince con autorità davanti a Stefan Bissegger (Team EF Education Nippo) e Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates). Complice l’esclusione della Fenix Alpecin, Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) è il nuovo leader della classifica generale
Se ieri i ventagli hanno movimentato la prima tappa dell’UAE Tour 2021 dando già significativi segnali su coloro che si giocheranno la vittoria finale della corsa emiratina, oggi la seconda tappa darà un ulteriore assestamento alla classifica generale, visto che è in programma la cronometro individuale di Al Hudayriyat Island. Saranno 13 km completamente pianeggianti spalmati su un percorso piuttosto tortuoso che presenta diverse curve e che quindi oltre a favorire i cronomen, strizzerà l’occhio anche a chi saprà rilanciare validamente e ripetutamente l’azione. Conoscendo l’abilità col manubrio di Mathieu Van Der Poel (Team Fenix Alpecin), per non parlare della classe e della potenza che dimostra in bici, sarà proprio il giovane fenomeno olandese ad avere un occhio di riguardo, visto che già è primo in classifica generale e potrebbe aumentare il vantaggio sui diretti inseguitori. Alla partenza, seppur fuori dai giochi per la vittoria, è presente anche Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) che non ha bisogno di presentazioni e che ad inizio Febbraio aveva già vinto la cronometro individuale dell’Etoile des Besseges di 11 km. Purtroppo proprio Van Der Poel non potrà difendere il primo posto visto che, notizia del mattino, la sua squadra ha deciso di ritirarsi dalla corsa, in accordo con gli organizzatori, a causa della positività al covid di un membro dello staff registrata nei controlli di domenica mattina. Tolto uno dei protagonisti, la corsa ha mantenuto le attese della vigilia con Filippo Ganna che polverizzava i 13 km con una media che sfiorava i 56 km di media, concludendo il 13 minuti e 56 secondi. L’Atleta torinese dava al secondo classificato più di un secondo al km e infatti Stefan Bissegger (Team EF Education Nippo) concludeva a 14 secondi di ritardo da Ganna. Chiudeva il podio di giornata Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates) con un ritardo di 21 secondi. Al quarto posto si piazzava Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), a 24 secondi di ritardo da Ganna. Con questo exploit il giovane sloveno saliva al primo posto della classifica generale. Chiudeva la top five parziale un sempre valido Luis Leon Sanchez (Team Astana) a 30 secondi di ritardo da Ganna. A questo punto della stagione Ganna conta già nel carniere tre vittorie di tappa, ed in questo modo è l’atleta più vincente di inizio anno. Tornando alla classifica generale, Pogacar è primo con un vantaggio di 5 secondi su Joao Almeida (Team Deceuninck Quick Step) e di 33 secondi su Chris Harper (Team Jumbo Visma). Domani è in programma la terza tappa da Al Ain a Jebel Hafeet, lunga 162 km. Un arrivo in salita classico per le corse del deserto. Lo scorso anno Adam Yates (Team INEOS Grenadiers) vinse a mani basse creando i presupposti per la vittoria finale. Siamo proprio curiosi di vedere cosa succederà visto che i suoi rivali, e si è visto oggi, sono molto agguerriti. Adesso il suo ritardo da Pogacar è di 39 secondi ed il britannico dovrà fare una prestazione davvero monstre per avvicinarsi o addirittura superare in classifica lo sloveno.
Giuseppe Scarfone

Filippo Ganna in azione ad Al Hudayriyat Island (foto: Getty Images)
22-02-2021
febbraio 22, 2021 by Redazione
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UAE TOUR
L’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) si è imposto nella seconda tappa, circuito a cronometro di Al Hudayriat Island, percorrendo 13 Km in 13′56″, alla media di 55.981 Km/h. Ha preceduto di 14″ l’elvetico Stefan Bissegger (EF Education – Nippo) e di 21″ il danese Mikkel Bjerg (UAE-Team Emirates). Lo sloveno Tadej Pogačar
(UAE-Team Emirates) è il nuovo leader della classifica con 5″ sul portoghese João Pedro Gonçalves Almeida (Deceuninck – Quick Step) e 18″ sull’italiano Mattia Cattaneo (Deceuninck – Quick Step).
MATHIEU DOMA IL VENTO DEL DESERTO
Poco più di un anno fa l’UAE Tour 2020 terminava con due giorni di anticipo in un clima di caos generale a causa della pandemia di covid che aveva appena scosso (anche) il mondo del ciclismo.
365 giorni dopo, la corsa Emiratina è ripartita come meglio non poteva grazie ad una prima tappa inaspettatamente spettacolare. A fare la differenza è stato il forte vento che ha spirato per lunghi tratti lateralmente rispetto alla marcia dei corridori, facendo esplodere il gruppo in numerosi drappelli. Ad avere la meglio al termine di un finale scoppiettante è stato Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), recente campione del mondo di ciclocross ad Ostenda ed oggi autore di una volata maestosa.
La prima tappa dell’UAE Tour, 176 km da Al Dhafra Castle ad Al Mifra, proponeva un percorso completamente piatto ma caratterizzato da lunghi tratti in pieno deserto, condizione che ha esposto i corridori ad un forte vento laterale.
Il gruppo ha iniziato a frazionarsi sin dai primi chilomentri, ma il momento decisivo è arrivato poco dopo il traguardo volante di Habshan Camp (km 64) quando la Deceuninck-Quick Step si è prodotta in una violenta accelarazione che ha consentito al portoghese Joao Almeida, capitano dello squadrone belga, di transitare per primo guadagnando 3”. L’azione della Deceunick e il vento laterale hanno letteralmente fatto esplodere il gruppo che si è frazionato in 4 drappelli. Nel primo, formato da 26 corridori, oltre ad Almeida si trovavano i due grandi favoriti per la vittoria finale, Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Adam Yates (Ineos Grenadiers), e corridori veloci come Elia Viviani (Cofidis), Fernando Gaviria (UAE Team Emirates) e Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix).
Il gruppo di testa, che vedeva la presenza di ben 5 corridori della Deceuninck, ha trovato un buon accordo ed è rapidamente riuscito a guadagnare un margine superiore al minuto e mezzo sul primo gruppo inseguitore, mentre gli altri tronconi pagavano un passivo ancora maggiore. I primi inseguitori hanno provato ad imbastire una reazione portando il gap a circa 1’10” quando all’arrivo mancavano 50 km, ma di lì ha poco hanno desistito definitivamente scivolando nel giro di pochi km ad oltre 4 minuti di ritardo dai battistrada ed arrivando al traguardo insieme agli altri ritardatari con un passivo di oltre 8 minuti.
Il gruppo di testa ha proseguito di comune accordo fino ai -10, quando la Decuninck-Quick Step, forte di 5 uomini ma senza il suo velocista Sam Bennett, ha deciso di far valere la sua superiorità numerica. Il primo a provarci, a 9,6 km dall’arrivo, è stato proprio Joao Almeida a cui si sono rapidamente accodati Powless (EF Education-Nippo) e Gianni Vermersch (Alpecin-Fenix), che non erano però intenzionati a collaborare. Ai -7 è stato il turno di Fausto Masnada che ha dovuto desistere dopo poche pedalate vista la presenza di Viviani e Gaviria alla sua ruota. Infine ai -6,2 è stato un altro Deceunick, Mattia Cattaneo, a provare l’allungo in solitaria. Il bergamasco è riuscito ad guadagnare un margine risicato (13” ai -4) prima di essere riavvicinato dal gruppo introno ai -2.
Proprio quando l’azione di Cattaneo stava per esaurisi, ai 1800 metri dall’arrivo, dal gruppo è partito a sorpresa Fernando Gaviria. Il corridore del UAE Team Emirates ha rapidamente ripreso Cattaneo, ma ai -800 il gruppo è tornato sotto spegnendo le velleità del Colombiano.
La Deceunick, nonostante le energie spese nei km precedenti, ha provato comunque a lavorare in supporto di Michael Morkov, che è riuscito a prendere la ruota del suo ex-compagno Elia Viviani. Quando il veronese ha lanciato il suo sprint, ad uscire meglio di tutti al centro della strada è stato Mathieu Van der Poel che ha letteralmente dominato la volata tragliando il traguardo nettamente davanti al giovane David Dekker (Team Jumbo-Visma), autore di una bella rimonta, a Michael Morkov (Deceunick-Quick Step) e al lettone Emils Liepins (Trek-Segafredo). Elia Viviani ha invece chiuso in 5a posizione, risultato tutt’altro che deludente alla luce del recente intevento cardiaco subito dal Campione Olimpico dell’Omnium.
In classifica generale guida Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), recente vincitore nella sabbia di Ostenda del suo 4° titolo mondiale nel ciclocross. Seguono David Dekker a 4”, Michael Morkov a 6” e Joao Almeida a 7”. Tadej Pogacar, bravo a non perdere tempo in un buco nel finale, è invece 5° ad 8”, due secondi meglio di Adam Yates.
Completamente fuori classifica Alejandro Valverde (Movistar Team), Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), Chris Froome (Israel Start-Up Nation), Emmanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), Alexey Lutsenko (Astana PremierTech), Wouter Poels (Bahrain-Victorius), tutti giunti nel gruppo inseguitore che ha tagliato il traguado ad oltre 8 minuti di ritardo dai primi.
Domani è in programma la 2a tappa, una cronometro individuale di 13 km completamente piatta. Favorito d’obbligo sarà il campione del mondo Filippo Ganna (Ineos Grenadiers).
Pierpaolo Gnisci

Mathieu doma il vento del deserto (fonte:Getty Images)