PHINNEY, ASSOLO DA FENOMENO
Con un’azione solitaria a 7 km dal traguardo, l’americano anticipa i velocisti sul traguardo di Katowice e regala alla BMC il secondo successo di tappa consecutivo al Giro di Polonia. Von Hoff vince la volata dei battuti su Hutarovich. Non cambia la classifica generale, dove Majka continua a guidare su Henao e Riblon, alla vigilia del trittico decisivo.
Foto copertina: Taylor Phinney, vincitore della quarta tappa (foto cyclismactu.net)
In un Giro di Polonia dove i grandi nomi arrancano o si nascondono, impreziosita finora soprattutto dalla lunga fuga di Christophe Riblon verso il Pordoi, è stato Taylor Phinney a regalare il primo vero pezzo di bravura. Quale teatro, l’americano ha scelto il circuito cittadino di Katowice, 12 km e spiccioli da ripetere quattro volte, dove si sono invece infranti i sogni di Fabio Duarte, Miguel Minguez, Dirk Bellemakers, Cesare Benedetti, Matthieu Ladagnous, Jacek Morajko, Pawel Franczak e Kamil Gradek, fuggitivi della prima ora.
Il gruppo, memore del brivido di ieri, quando i quattro battistrada erano stati riassorbiti a 2 km appena dal termine, ha oggi preferito tenere da subito sotto controllo il tentativo del mattino, sempre costretto al di sotto dei cinque minuti di vantaggio dal lavoro congiunto di Garmin, Saxo, Belkin, BMC e Sky. Soltanto un deliberato rallentamento del plotone ha evitato un ricongiungimento addirittura prematuro, concedendo a Gradek la chance di una libera uscita solitaria davanti al pubblico amico, durata una manciata di chilometri.
Ormai neutralizzato anche il polacco, tutto cospirava per un secondo finale allo sprint consecutivo, dove l’uomo da battere sarebbe necessariamente stato il trionfatore di ieri, Thor Hushovd. Quando Valerio Agnoli ha provato una sortita a poco più di 7 km dal termine, però, la BMC ha giocato il jolly, riuscendo in un sol colpo a porre una seconda candidatura al successo parziale e a scaricare su altri l’onere di lanciare lo sprint: Phinney è partito in contropiede, ha guadagnato in un amen una quindicina di secondi, e si è esibito in una sorta di prologo in linea, mentre le squadre dei velocisti tentavano vanamente di tamponare.
Fosse partito un attimo dopo, non avrebbe potuto beneficiare dell’effetto contropiede; un attimo prima, e gli sprinter l’avrebbero mangiato sul rettilineo d’arrivo. Taylor, invece, ha scelto il tempo dell’attacco come meglio non avrebbe potuto, conservando fin sulla linea bianca un pugno di metri di margine su Steele von Hoff, ieri terzo con il rammarico di essere partito troppo indietro in volata, oggi beffato da un atleta che neppure si sarebbe dovuto giocare la vittoria. Hutarovich ha completato il podio, riscattando parzialmente il modesto ottavo posto di ieri, mentre Hushovd, forse preoccupato più dell’azione del compagno che del proprio sprint, si è dovuto accontentare della sesta piazza. Da segnalare la comparsa in top 10, accanto a quelle di USA, Australia, Bielorussia, Lituania, Sud Africa, Norvegia, Slovacchia, Polonia e Austria, di una bandierina italiana, piantata al nono posto da Daniele Ratto.
Con l’assolo di Phinney, che non può non riportare alla mente alcune perle del miglior Cancellara (sfoderate su palcoscenici più prestigiosi, ad onor del vero), va in archivio la fase interlocutoria del Polonia 2013, stretta fra il week-end dolomitico e le tre tappe decisive. La classifica generale, congelata da domenica con Majka davanti ad Henao e Riblon, tornerà ad essere scritta da domani, con il traguardo in quota (ma non in salita, anche se l’ultimo GPM dista appena 3 km dall’arrivo) di Zakopane, località nota soprattutto ai cultori degli sport invernali. 6 i Gran Premi della Montagna in programma, seminati lungo 160 km che diranno se Rafal Majka può davvero essere l’uomo giusto per porre fine ai 10 anni di astinenza polacca nella corsa di casa.
Matteo Novarini
30-07-2013
luglio 31, 2013 by Redazione
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TOUR DE POLOGNE
Il norvegese Thor Hushovd (BMC Racing Team) si è imposto nella terza tappa, Cracovia – Rzeszów, percorrendo 226 Km in 5h10′02″ alla media di 43,737 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli australiani Renshaw e Von Hoff. Miglior italiano Daniele Ratto (Cannondale Pro Cycling Team), 12°. Il polacco Rafal Majka (Team Saxo – Tinkoff) è ancora leader della classifica con 4″ sul colombiano Henao Montoya e 6″ sul francese Riblon. Miglior italiano Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale), 7° a 13″.
GIRO DELLE VALLI CUNEESI (dilettanti)
L’italiano Alessio Taliani ((Futura Team Matricardi) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Villafalletto – Terme di Vinadio, percorrendo 149 Km in 3h44′39″ alla media di 39,795 Km/h. Ha preceduto di 43″ l’italiano Davide Villella (Team Colpack) e di 48″ l’italiano Ricardo Pichetta (Asd Monviso – Venezia). In classifica si impone l’italiano Gianfranco Zilioli (Team Colpack) con 14″ sull’italiano Matteo Busato (Trevigiani Dynamon Bottoli) e 1′21″ sull’italiano Giorgio Cecchinel (Team Delio Gallina Colosio Eurofeed)
RI-THOR-NO ALLA VITTORIA
Thor Hushovd si impone nella terza tappa del Giro della Polonia, bruciando in uno sprint serrato Mark Renshaw e Steele von Hoff. Per il norvegese è il primo successo in una gara World Tour dal Tour de France 2011. Non cambia la classifica generale, dove Majka continua a guidare davanti ad Henao, Riblon e Weening. Domani altra tappa perlopiù pianeggiante.
Foto copertina: Thor Hushovd esultante al recente Giro dell’Austria (foto Mario Stiehl)
Dopo un digiuno di oltre due anni, Thor Hushovd torna a ruggire in una gara World Tour: tanto era trascorso dai due acuti in maglia arcobaleno al Tour de France 2011, cui erano seguiti alcuni successi minori nel finale di stagione, un 2012 flagellato da sfortuna e guai fisici, e un ritorno in sordina alla vittoria nella prima parte del 2013, impreziosito dal terzo titolo nazionale in linea della carriera. È ovviamente troppo presto per pensare di aver ritrovato un campione peraltro non aiutato dall’anagrafe, ma l’aver piegato sprinter non stellari ma rispettabilissimi quali Renshaw, Bole e Hutarovich è abbastanza per tenere almeno d’occhio il vichingo nella seconda metà di stagione.
La volata vecchia maniera del campione del mondo di Melbourne ha coronato il gran lavoro della BMC, complicato dall’esperimento dei soli sei corridori per squadra voluto dall’UCI per questo Giro di Polonia. Coadiuvati prima dal Team Sky e poi da Garmin, Colombia e Cannondale, i rossoneri hanno ricucito in extremis – ad un paio di chilometri dal termine – i 10 minuti circa concessi alla fuga del mattino, promossa da Aleksandr Dyachenko, Bartolomiej Matysiak, Ricardo Mestre e Mirko Selvaggi. Un peccato per l’azzurro della Vacansoleil, che – stante l’impossibilità di una controprova – aveva offerto la sensazione di essere il più pimpante fra i battistrada.
Nel finale, Hushovd si è potuto avvalere del lancio di Taylor Phinney, ma fra l’americano e il norvegese si era nel frattempo infilato Renshaw, messo così in condizione di lanciare lo sprint dalla testa. Mai così brillante negli ultimi anni in volate tradizionali, Thor ha sfilato l’australiano a centro strada, resistendo al contempo al ritorno di uno Steele von Hoff forse più forte di tutti, ma partito troppo indietro per poter cogliere qualcosa di più del gradino più basso del podio. Dietro all’ex pesce-pilota di Cavendish, meno convincente nel ruolo di velocista titolare, Bole, Van der Sande, Howard, Golas, Hutarovich, Swift e Mezgec hanno completato una top 10 prevista nei nomi, meno nell’ordine.
Alla vigilia di una tappa relativamente agevole, ma con un finale più nervoso che strizza l’occhio proprio al vincitore odierno, Rafal Majka ha intanto mantenuto senza difficoltà la testa della generale, mantenendo intatti i 4’’ di vantaggio su Sergio Henao, 6’’ su Christophe Riblon e 7’’ su Pieter Weening. Non hanno per il momento inciso gli abbuoni extra-large messi in palio dagli organizzatori per favorire la combattività, che potrebbero comunque giocare un ruolo fondamentale a partire da giovedì. Dopodomani comincerà infatti il trittico clou del Giro di Polonia, con due frazioni selettive seguite da una inusuale (per la corsa) cronometro di 37 km. Nell’attesa, i polacchi possono continuare a godersi la permanenza in giallo del padrone di casa.
Matteo Novarini
29-07-2013
luglio 29, 2013 by Redazione
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TOUR DE POLOGNE
Giorni di riposo
KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
L’olandese Geert van der Weijst (Cycling Team Jo Piels) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Plouguernevel – Rostrenen, percorrendo 171,8 Km in 4h08′46″ alla media di 41,436 Km/h. Ha preceduto di 3″ il connazionale Terpstra e di 7″ il belga Pauwels. In classifica si impone l’olandese Nicky Van Der Lijke (Rabobank Development Team) è il nuovo leader della classifica con 28″ sul norvegese Laengen e 32″ sul belga Vereecken.
GIRO DELLE VALLI CUNEESI (dilettanti)
L’italiano Gianfranco Zilioli (Team Colpack) si è imposto nella seconda tappa, Fossano – Colle del Preit, percorrendo 123,2 Km in 3h22′50″ alla media di 36,443 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’italiano Matteo Busato (Trevigiani Dynamon Bottoli) e di 10″ l’italiano Luca Benedetti (Futura Team Matricardi). Zilioli è il nuovo leader della classifica, con 9″ su Busato e 28″ sull’italiano Giorgio Cecchinel (Team Delio Gallina Colosio Eurofeed)
RIBLON, IL SIGNORE DELLE CIME
Il francese dell’Ag2r stacca i compagni di fuga, tra i quali vi era inizialmente anche Vincenzo Nibali, e diviene il primo atleta nella storia del ciclismo a vincere sia sull’Alpe d’Huez che sul Passo Pordoi, balzando inoltre al terzo posto nella generale a soli 6” dal nuovo leader del Giro di Polonia Rafal Majka. Crolla l’ex maglia gialla Diego Ulissi che chiude con 27′ di ritardo, restano in corsa per il successo finale Eros Capecchi, Domenico Pozzovivo e Ivan Basso.
Foto copertina: dopo l’Alpe d’Huez anche il Pordoi è di Riblon (foto Bettini)
La seconda frazione del Giro di Polonia, ultima tra quelle disputate in Trentino prima del giorno di riposo e del trasferimento in patria, si presentava come la tappa regina della corsa con le scalate, concentrate negli ultimi 70 dei 206 km in programma con partenza da Marilleva e quasi senza soluzione di continuità, del durissimo Passo Pampeago, ascesa di 10,7 km con punte al 16% di pendenza, del più abbordabile Passo Costalunga e infine del Passo Pordoi, salita in verità non impossibile con una pendenza media intorno al 6% ma che ha fatto la storia del Giro d’Italia, anche se non è più stata arrivo di tappa della corsa rosa dal 2001 quando Julio Alberto Perez Cuapio e Gilberto Simoni giunsero assieme al traguardo e il trentino lasciò il successo parziale al messicano conquistando la sua prima maglia rosa. Con una classifica generale già molto delineata dopo la tappa di Madonna di Campiglio diversi atleti avevano sulla carta il via libera per tentare la fuga da lontano e fin dalle prime battute sono andati in avanscoperta Serge Pauwels e Zdenek Stybar (Omega-QuickStep), Bruno Pires (Saxo-Tinkoff), Maciej Paterski (Cannondale), Georg Preidler (Argos-Shimano), Tomasz Marczynski e Bertian Lindeman (Vacansoleil), Johan Le Bon e Sandy Casar (Fdj), Bartosz Huzarski e l’enfant du pays Cesare Benedetti (NetApp-Endura), Danny Pate (Team Sky), Thomas Rohregger (RadioShack), Carlos Madrazo (Movistar), Christophe Riblon (Ag2r) e un Vincenzo Nibali (Astana) già molto lontano in classifica generale che ha interpretato la prova come un allenamento per far crescere la condizione in vista della Vuelta. La presenza di Rohregger e Riblon, distanziati rispettivamente di 1′33” e 2′07” nella generale, ha fatto sì che la Lampre-Merida del leader Diego Ulissi non lasciasse più di 5′ ai battistrada, tra i quali proprio l’austriaco è stato tra i più attivi facendo selezione sul Passo Pampeago, salita che già l’aveva visto protagonista al Giro di un anno fa, e scollinando in solitudine prima di essere ripreso nella successiva discesa da Nibali, Riblon, Stybar, Marczynski, Paterski e Preidler, mentre tutti gli altri ex fuggitivi verranno strada facendo ripresi da un plotone che a sua volta via via perdeva elementi, tra cui Rigoberto Urán (Team Sky), Simon Spilak (Katusha) e Fabian Cancellara (RadioShack). Sul Costalunga Nibali, dando comunque l’impressione di non essere a tutta quanto semplicemente di aver concluso il lavoro previsto nella giornata, si è lasciato sfilare dal drappello dei battistrada e chiuderà molto lontano dai primi ma il vero colpo di scena è avvenuto in gruppo con la Lampre-Merida che ha improvvisamente calato l’andatura, chiaro segnale di un Ulissi non al meglio della condizione. Si scoprirà che il corridore toscano era rimasto vittima di crampi causati forse dal gran caldo: infatti, sul successivo forcing della Saxo-Tinkoff di Rafal Majka Ulissi perderà contatto e taglierà il traguardo con un ritardo di addirittura 27′26”. Con lui hanno ceduto anche altri atleti di spessore come Giovanni Visconti (Movistar), Jelle Vanendert (Lotto-Belisol), Fabio Duarte (Colombia) e Bradley Wiggins (Team Sky). Nel tratto in falsopiano che portava a Canazei, punto d’inizio dell’ascesa verso il Pordoi, la Movistar di Eros Capecchi e l’Euskaltel di Jon Izagirre si sono portate a loro volta in testa al plotone, ridotto a una quarantina di unità, per tentare di ridurre lo svantaggio dai battistrada che, però, non è mai sceso sotto i 2′, più che sufficienti per tenere fino al traguardo ad un corridore del calibro di Riblon che, sebbene in carriera non abbia mai fatto classifica nelle grandi corse a tappe (forse per questioni più mentali che atletiche), già aveva impressionato nel suo recente trionfo in cima all’Alpe d’Huez al Tour de France, percorrendo gli ultimi chilometri quasi allo stesso ritmo di Nairo Quintana e Joaquim Rodrìguez e più velocemente della maglia gialla Chris Froome. Nuovamente il 32enne francese non si è lasciato sfuggire l’occasione replicando con a ruota Rohregger a un velleitario allungo di Paterski, imponendo un’andatura asfissiante che a 9 km dalla vetta ha stroncato la resistenza del polacco e dell’austriaco e tagliando in solitudine il traguardo con 1′02” su Rohregger e 1′18” su Preidler. E’ vero che il Giro di Polonia non è il Giro d’Italia, ma con questo successo Riblon è entrato nella storia del ciclismo come il primo atleta di sempre a trionfare sia in cima al Pordoi, che non era mai stato traguardo di tappa ai tempi di Fausto Coppi, che in cima all’Alpe d’Huez. La corsa dei favoriti si è accesa solo nelle ultime centinaia di metri, dopo che in precedenza ancora la Saxo-Tinkoff con un eccellente Chris Sørensen aveva imposto un ritmo sostenuto del quale hanno fatto le spese Davide Rebellin (Ccc-Polsat) e piuttosto sorprendentemente anche Darwin Atapuma (Colombia), che ci si attendeva a ben altri livelli dopo il secondo posto di Madonna di Campiglio e il successo sul Pordoi al Giro del Trentino di un anno fa. A guadagnare qualche secondo sui rivali sono stati Sergio Henao (Team Sky) e Majka che hanno chiuso 4° e 5° a 1′35” da Riblon con Pieter Weening (Orica-GreenEdge) 6° a 1′38”, Sørensen e Izagirre 7° e 8° a 1′40”, Domenico Pozzovivo (Ag2r) e Capecchi 9° e 10° a 1′44”, un brillante Ivan Santaromita (Bmc) e Robert Kiserlovski (RadioShack) 11° e 12° a 1′47”, Ivan Basso (Cannondale), che come spesso gli accade ha pagato dazio nell’accelerazione conclusiva, 13° a 1′51” e Tanel Kangert (Astana), molto pericoloso alla luce dei 37 km cronometro che concluderanno il Giro di Polonia in quel di Cracovia, 14° a 2′12”, mentre Rebellin ha chiuso 26° a 4′44”, Atapuma 32° a 6′42”, Michele Scarponi (Lampre-Merida) 42° a 9′55” anche se per un certo tratto era stato fermato per attendere Ulissi, Wiggins 53° a 15′40” e Nibali 60° a 23′44”. La nuova classifica generale vede Majka al comando con 4” su Henao, 6” su Riblon che a sua volta è ora da prendere in grande considerazione per il successo finale alla luce delle sue buone qualità nelle prove contro il tempo, 7” su Weening, 9” su Izagirre e Sørensen e 13” su Capecchi e Pozzovivo con Basso 11° a 20”. Le salite, in ogni caso, non mancheranno neppure in Polonia con gli arrivi di Zakopane e Bukowina Tatrzańska ma prima ci sarà spazio per i velocisti a partire dalla terza tappa, 226 km da Cracovia a Rzeszów con l’unico gpm di giornata in località Lubenia a 36 km dal traguardo.
Marco Salonna
28-07-2013
luglio 29, 2013 by Redazione
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TOUR DE POLOGNE
Il francese Christophe Riblon (AG2R La Mondiale) si è imposto nella seconda tappa, Marilleva – Passo Pordoi, percorrendo 206,5 Km in 6h03′40″ alla media di 34,069 Km/h. Ha preceduto di 1′02″ l’austriaco Rohregger e di 1′18″ l’austriaco Preidler. Miglior italiano Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale), 9° a 1′44″. Il polacco Rafal Majka (Team Saxo – Tinkoff) è il nuovo leader della classifica con 4″ sul colombiano Henao Montoya e 6″ su Riblon. Miglior italiano Eros Capecchi (Movistar Team), 7° a 13″.
TROFEO MATTEOTTI
L’elvetico Sébastien Reichenbach (IAM Cycling) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Pescara, percorrendo 188,5 Km in 4h47′22″ alla media di 39,357 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Tschopp e di 48″ l’italiano Enrico Battaglin (Bardiani Valvole – CSF Inox).
KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
Due tappe disputate nel secondo giorno di gara.
Il mattino l’olandese Nicky Van Der Lijke (Rabobank Development Team) si è imposto nella seconda tappa, circuito a cronometro di Carhaix, percorrendo 12 Km in 16′03″ alla media di 44,860 Km/h. Ha preceduto di 4″ il francese Guerin e di 6″ il norvegese Laengen. Van Der Lijke è il nuovo leader della classifica con 28″ su Laengen e 32″ sul belga Vereecken.
Il pomeriggio il francese Erwan Corbel (Bretagne – Séché Environnement) si è imposto nella terza tappa, Le Saint – Ploerdut, percorrendo 109,6 Km in 2h49′55″ alla media di 38,701 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Wippert e il francese Malacarne. Invariate le prime tre piazze della classifica.
TOUR ALSACE
Il tedesco Marcel Meisen (BKCP – Powerplus) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, Ribeauvillé – Cernay, percorrendo 139,6 Km in 3h13′32″ alla media di 43,279 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Yates e il tedesco Silvio Herklotz (Team Stölting). Miglior italiano Federico Pozzetto (Tirol Cycling Team), 38° a 1′01″. In classifica si impone Herklotz con 24″ sul colombiano Orjuela Gutiérrez e 20″ sul tedesco Walsleben. Miglior italiano Antonio Dal Col Trevigiani Dynamon Bottoli), 52° a 27′06″.
GRAND PRIX DE LA VILLE DE PÉRENCHIES
Il francese Melvin Rulliere si è imposto nella corsa francese, circuito di Pérenchies, percorrendo 162,2 Km in 3h39′47″ alla media di 44,278 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Drancourt e Turgis.
LA POLY NORMANDE
Il portoghese José Isidro Maciel Gonçalves (La Pomme Marseille) si è imposto nella corsa francese, Avranches – Saint-Martin-de-Landelles, percorrendo 157 Km in 3h40′29″ alla media di 42,724 Km/h. Ha preceduto di 14″ l’austriaco Brändle e il belga Delfosse.
VUELTA CICLISTA A VENEZUELA
Il venezuelano Jesús Maria Pérez Silva (Kino Tachira) si è imposto nella decima ed ultima tappa, circuito di Caracas, percorrendo 77,4 Km in 1h41′51″ alla media di 45,596 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Diaz e il brasiliano Andriato. Miglior italiano Michele Merlo (Vini Fantini – Selle Italia), 16°. In classifica si impone il venezuelano Carlos José Ochoa (Androni Giocattoli – Venezuela) con 5″ sul connazionale Murillo e 14″ sul connazionale Camargo. Miglior italiano Stefano Borchi (Vini Fantini – Selle Italia), 38° a 27′09″
GIRO DELLE VALLI CUNEESI (dilettanti)
Il team italiano Mastromarco Sensi Dover Benedetti si è imposto nella prima tappa, cronometro a squadre di Bene Vagienna, percorrendo 20,9 Km in 25′22″ alla media di 49,435 Km/h. Ha preceduto di 9″ il team italiano Helicopters e di 11″ il team italiano Team Colpack. L’italiano Mirko Trosino (Mastromarco Sensi Dover Benedetti) è il primo leader della classifica, con lo stesso tempo degli italiani e compagni di squadra Valerio Conti e Antonio Nibali.
BASSANO – MONTE GRAPPA (dilettanti)
L’italiano Simone Andreetta (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, Bassano del Grappa – Cima Grappa, percorrendo 107,9 Km in 2h55′50″ alla media di 36,819 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Giacomo Berlato (Zalf Euromobil Désirée Fior) e di 5″ l’italiano Alessio Marchetti (FGM – MI Impianti – Cicli De Rosa)
SVIZZERO? NO IAM!
Sole a picco e caldo torrido, è questa la cornice che accoglie i corridori alla partenza della 67° edizione del Trofeo Matteotti. Temperatura che sfiora i 40° in quel di Pescara, dove si snoda il circuito di 14,5 km da percorrere 13 volte: partenza e arrivo in Piazza Duca degli Abruzzi con il Colle Caprino e Montesilvano a rendere ancora più dura la giornata ai 113 atleti in gara.
Foto copertina: il podio del Matteotti 2013 (foto Ansa)
Pronti via e il ritmo si fa subito esasperato, evadono dal gruppo in 19 e i padroni di casa della Vini Fantini – Selle italia si fanno cogliere impreparati e perdono il treno. Un inviperito Scinto mette i suoi a tirare a tutta dopo appena otto chilometri, ma il 19 contro 8 che si crea non fa altro che stabilizzare il vantaggio e sgranare il gruppo giro dopo giro.
Si procede a ritmi elevatissimi finchè il gruppo al comando non si spezza, i giallofluo si rialzano controllando a distanza il drappello di testa composto da Sella (Androni), Tschopp e Reichenbach (IAM), Zakarin (RusVelo), Delle Stelle (Bargnani), Nepomnyachshiy (Astana Continental), Sokolov (Lokosphink), Arredondo (Nippo) e Van Niekerk (MTN), con il coraggioso Starchyk (Amore&Vita) rimasto per diversi chilometri tra i due gruppi.
Il rallentamento costerà caro alla squadra pescarese che si farà sfuggire una seconda occasione di riportarsi in testa quando dal gruppo evadono Canola (Bardiani) e Kochetkov (RusVelo), che rientrano su Sella, mentre i due IAM Cycling avevano nel frattempo fatto esplodere il gruppetto rimanendo soli al comando a poco più di due giri dal termine.
Il gruppo, ormai decimato dal caldo e dal ritmo di gara, riesce a recuperare sui tre inseguitori mentre nulla può contro i due corridori svizzeri che difendono il loro vantaggio di circa 1′ e arrivano mano nella mano con Tschopp che lascia la vittoria al compagno neoprofessionista Reichenbach e con questi che, in segno di ringraziamento, indica invece il compagno.
Negli ultimi chilometri si rischia addirittura la tripletta quando Efimkin, nel tentativo di chiudere su tutti gli scatti, resta con altri due uomini a contendersi il terzo posto. Alla fine il gruppo riuscirà a chiudere anche su questo terzetto e la volata per il terzo posto premierà Battaglin (Bardiani), appena rientrato dopo la brutta caduta al Giro d’Italia. Quarto chiude Pinizzotto (Nippo) mentre non riescono ad andare oltre al quinto posto di Finetto gli uomini del duo (scontento) Scinto-Citracca.
Sprizza di gioia, invece, il vincitore: “Penso non ci sia nulla di meglio che vincere da neoprofessionista, la stagione stava andando bene, così è ottima! Devo ringraziare moltissimo il mio compagno Tschopp, senza di lui non ce l’avrei fatta, sia moralmente che fisicamente. Credo sia stato un gesto per ringraziarmi dei miei aiuti quando lui era leader, sono davvero contento”
Andrea Mastrangelo
CON ULISSI E’ GRAND’ITALIA A CAMPIGLIO
In attesa che anche Vincenzo Nibali, giunto con un ritardo di 9′19” insieme a Bradley Wiggins, ritrovi la miglior condizione gli azzurri sono grandi protagonisti nell’arrivo in salita trentino che apre il Giro di Polonia, a partire dal 24enne di Cecina che con uno sprint prepotente conquista il successo e con esso la maglia gialla di leader davanti a Darwin Atapuma e Rafal Majka. In evidenza anche Eros Capecchi, autore di un allungo senza fortuna nel finale, un brillante Ivan Basso e Domenico Pozzovivo, che chiudono uno in fila all’altro dal 4° al 6° posto.
Foto copertina: Ulissi trionfa a Madonna di Campiglio (foto Bettini)
Ha preso il via da Rovereto un Giro di Polonia che si preannuncia rivoluzionario non solo per la partenza dal Trentino, motivata sia da ragioni di marketing territoriale sia da un omaggio a Papa Wojtyla, che sulle Dolomiti era solito trascorrere le vacanze, e alla sciatrice di fondo Justyna Kowalczyk che per quattro volte ha conquistato il Tour de Ski sulle nevi della Val di Fiemme, ma anche e soprattutto per le novità introdotte per rendere più spettacolare la corsa, con soli 6 corridori per ciascuna delle 23 squadre presenti e abbuoni di ben 30″, 20″ e 10” previsti per i tre atleti che più si sono messi in evidenza negli sprint intermedi e nei traguardi dei gran premi della montagna presenti lungo il percorso. Al via alcuni reduci del Tour de France come l’idolo di casa Przemyslaw Niemiec (Lampre-Merida) e il trionfatore dell’Alpe d’Huez Christoph Riblon (Ag2r) ma soprattutto diversi atleti che hanno saltato la Grande Boucle e iniziano da qui la seconda parte della loro stagione a partire da Vincenzo Nibali (Astana), Bradley Wiggins e Rigoberto Uran (Team Sky), passando per Michele Scarponi e Diego Ulissi (Lampre-Merida), Thor Hushovd e il neo campione italiano Ivan Santaromita (Bmc), Rafal Majka (Saxo-Tinkoff), Ivan Basso (Cannondale), Simon Spilak (Katusha), Fabian Cancellara (RadioShack), Mark Renshaw e Luis León Sánchez (Belkin), Giovanni Visconti (Movistar), Pieter Weening (Orica-GreenEdge), Grega Bole (Vacansoleil), Jelle Vanendert (Lotto-Belisol), Domenico Pozzovivo (Ag2r), Darwin Atapuma e Fabio Duarte (Colombia) e Davide Rebellin (CCC Polsat). La prima tappa si è disputata lungo un percorso di 184,5 km da Rovereto a Madonna di Campiglio, caratterizzato dalle ascese di Fai della Paganella, Passo del Ballino e Passo Durone prima della scalata finale di 13 km con una pendenza media del 5,4%, la stessa che nel 1999 fu teatro dell’ultima grande impresa al Giro d’Italia di Marco Pantani alla vigilia del fattaccio che segnò purtroppo l’inizio della sua fine come uomo e come corridore e che è stata riaffrontata al Giro del Trentino 2011 con il successo in volata di Roman Kreuziger su Emanuele Sella. Fin dalle prime battute hanno preso il largo Bartlomiej Matysiak (CCC Polsat), Serge Pauwels (Omega-QuickStep), Van der Sande (Lotto-Belisol), Luke Rowe (Team Sky), Bartosz Huzarski (NetApp-Endura), Leonardo Duque (Colombia) e un Valerio Agnoli (Astana) per una volta libero di giocarsi le proprie carte invece che fare da angelo custode a Nibali, ai quali si è successivamente aggregato anche il campione italiano a cronometro Marco Pinotti (Bmc). I fuggitivi hanno acquisito fino a 9′ di margine e si sono via via selezionati nel corso delle varie salite finchè non sono rimasti davanti i soli Pauwels e Huzarski, ma il gruppo non ha lasciato spazio per merito soprattutto della Cannondale di un Ivan Basso particolarmente fiducioso nella propria condizione, pur non avendo più corso dal mese di aprile a causa di una cisti che lo ha costretto a non prendere parte al Giro d’Italia. Sulle prime rampe dell’ascesa verso Madonna di Campiglio Pauwels ha preso il largo ma, ben presto, ha dovuto arrendersi al ritorno di un gruppo, comprendente in quel momento ancora un centinaio di unità, in cui il lavoro della Cannondale si è esaurito con uno scatto di Cayetano Sarmiento che non ha avuto in verità grandi effetti se non quello di far perdere contatto a grossi calibri come Nibali, Scarponi, Urán e Wiggins, tutti atleti per il quali Giro di Polonia è solo un passaggio verso la Vuelta o, nel caso del britannico, verso il campionato mondiale a cronometro. Sono durati poche centinaia di metri anche i tentativi di Tomasz Marczynski e Rafael Valls Ferri (Vacansoleil) e di Alex Howes (Garmin-Sharp) e una breve accelerata di Sergio Henao (Team Sky), terzo nella classifica generale del Giro di Polonia della passata stagione, mentre ben più convinto è stato l’attacco di Weening, che ha allungato a metà salita ed è rimasto in avanscoperta fino ai -2 dal traguardo, quando è stato raggiunto dapprima da Chris Sørensen (Saxo-Tinkoff) e da un brillante Eros Capecchi (Movistar), leader della formazione di Unzue in questa corsa mentre alla Vuelta si metterà a disposizione di Alejandro Valverde, e quindi dal resto del drappello di testa, ridotto ormai a 15 unità. Nel finale la salita spianava in maniera importante rendendo impossibile fare ulteriormente la differenza ed è stata dunque inevitabile la volata in cui Jon Izagirre (Euskaltel) si è lancato per primo ma nulla ha potuto di fronte alla progressione di Diego Ulissi, che fino a quel momento aveva corso in maniera tatticamente perfetta rimanendo sempre nelle posizioni centrali del gruppo non spendendo una sola goccia di energia più del necessario. Il 25enne di Cecina ha quasi fatto il vuoto dietro di sè cogliendo il suo terzo successo stagionale nonchè il primo della Lampre-Merida in una corsa del World Tour davanti ad Atapuma e Majka con Capecchi, un davvero convincente Basso e Pozzovivo che hanno chiuso nell’ordine dal 4° al 6° posto, completando il trionfo azzurro senza dimenticare un intramontabile Rebellin che si è piazzato 15° in coda al gruppetto dei migliori, che comprendeva tra gli altri anche Ben Hermans e Robert Kiserlovski (RadioShack) e Javier Moreno (Movistar) oltre ai già citati Howes, Sørensen, Weening ed Henao. Valls e Tanel Kangert (Astana) hanno chiuso distanziati di 53”, Santaromita di 1′07”, Sánchez di 1′10”, Riblon di 1′57”, Spilak di 2′09”, Urán di 6′19” e Nibali e Wiggins di 9′13”. In classifica generale Ulissi comanda con 4” sul danese Sörensen e Atapuma, 6” su Majka e 10” su Capecchi, Basso e il resto dei componenti del gruppetto di testa e dovrà difendere questo risicato vantaggio in cima al Passo Pordoi, dove si concluderà la seconda tappa, che prenderà il via da Marilleva e che prevede negli ultimi 60 km le scalate del durissimo Passo Pampeago e del Passo Costalunga prima della storica ascesa finale, che non è più traguardo di tappa al Giro d’Italia dal 2001, quando a imporsi fu Julio Alberto Perez Cuapio su Gilberto Simoni ma che è stata affrontata al Giro del Trentino di un anno fa con il successo di Atapuma davanti a Carlos Betancur e a Pozzovivo.
Marco Salonna
27-07-2013
luglio 28, 2013 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
CLASICA CICLISTA SAN SEBASTIÁN
Il francese Tony Gallopin (RadioShack – Leopard) si è imposto nella classica spagnola, circuito di San Sebastián, percorrendo 232 Km in 5h39′02″ alla media di 41,058 Km/h. Ha preceduto di 28″ lo spagnolo Valverde Belmonte e il ceco Kreuziger. Miglior italiano Moreno Moser (Cannondale Pro Cycling Team), 7° a 51″.
TOUR DE POLOGNE
L’italiano Diego Ulissi (Lampre – Merida) si è imposto nella prima tappa, Rovereto – Madonna di Campiglio, percorrendo 184,5 Km in 4h59′32″ alla media di 36,957 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Atapuma Hurtado e il polacco Majka. Ulissi è il primo leader della classifica con lo stesso tempo del danese Sörensen e 4″ su Atapuma Hurtado.
DOOKOLA MAZOWSKA (Polonia)
Il tedesco Willi Willwohl (LKT Team Brandenburg) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, circuito di Nowy Dwór Mazowiecki, percorrendo 160 Km in 3h43′15″ alla media di 43,001 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bielorusso Papok e il polacco Smolen. In classifica si impone il polacco Marcin Sapa (BDC – Marcpol Team) con 2″ sul connazionale Radosz e 4″ sul connazionale Owsian.
KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
Il francese Romain Mathéou (Oceane Top 16 Cyclisme) si è imposto nella prima tappa, Calanhel – Plouray, percorrendo 199,4 Km in 4h53′45″ alla media di 40,728 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Van Der Lijke e il polacco Olejnik
TOUR ALSACE
Il tedesco Silvio Herklotz (Team Stölting) si è imposto nella quinta tappa, Sélestat – Le Markstein, percorrendo 176,4 Km in 5h17′28″ alla media di 33,339 Km/h. Ha preceduto di 16″ il colombiano Parra Bustamante e il ceco Hirt. Miglior italiano Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team), 60° a 23′26″. Herklotz è il nuovo leader della classifica con 8″ sul colombiano Orjuela Gutiérrez e 20″ su Parra Bustamante. Miglior italiano Alafaci, 53° a 23′36″.
GP KRANJ (dilettanti)
L’austriaco Lukas Pöstlberger (Team Gourmetfein Simplon) si è imposto nella corsa slovena, circuito di Kranj, percorrendo 163,8 Km in 4h00′04″ alla media di 40,938 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo slovacco Jurco e lo sloveno Fajt. Miglior italiano Christian Grazian (Cycling Team Friuli), 4° a 47″.
VUELTA CICLISTA A VENEZUELA
Il venezuelano Jackson Rodríguez (Androni Giocattoli – Venezuela) si è imposto nella nona tappa, Mariara – Los Teques, percorrendo 120,4 Km in 2h43′40″ alla media di 44,138 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Monsalve Pertsinidis e García Rinconz. Miglior italiano Stefano Borchi (Vini Fantini – Selle Italia), 66° a 12′36″. Il venezuelano Carlos José Ochoa (Androni Giocattoli – Venezuela) è ancora leader della classifica, con 5″ sul connazionale Murillo e 14″ sul connazionale Camargo. Miglior italiano Borchi, 44° a 26′43″
GALLOPIN, IL CORAGGIO E’ PREMIATO
Il 25enne francese non aspetta la volata in cui avrebbe potuto dire la sua per il successo ma attacca sull’Alto de Arkale e tira dritto fino al traguardo conquistando la Clasica San Sebastián con 28” sul grande favorito Alejandro Valverde, che ha pagato nel finale l’assenza di compagni di squadra e ha preceduto Roman Kreuziger, Mikel Nieve e Nicolas Roche nella volata per la piazza d’onore. In evidenza Moreno Moser, 7° a 51” dopo essere rimasto fin quasi al termine con i migliori, e Luca Wackermann in fuga per quasi 200 km
Foto copertina: Gallopin trionfa tutto solo a San Sebastián (foto Bettini)
La 33a edizione della Clasica San Sebastián, divenuta la principale gara di un giorno del calendario spagnolo a partire dai primi anni ‘90, quando venne inserita tra le prove della Coppa del Mondo, si è disputata lungo un percorso di 232 km con partenza e arrivo nel capoluogo della regione di Guipúzcoa e caratterizzato nel finale dalla doppia ascesa verso l’Alto de Jaizkibel, da sempre salita simbolo della corsa sebbene nel corso degli anni abbia assunto un ruolo via via meno preponderante nell’economia della stessa, e dal più breve strappo verso l’Alto de Arkale, la cui vetta era posta a 15 km dal traguardo. Se si fa eccezione per Chris, Froome, Joaquim Rodrìguez e Peter Sagan al via si sono presentati quasi tutti i grandi protagonisti del Tour de France, a partire dalla coppia della Movistar formata da Nairo Quintana e Alejandro Valverde, già vittorioso nel 2008 e grande favorito della vigilia, e dal campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc), trionfatore nel 2011, passando per Bauke Mollema e Robert Gesink (Belkin), Michael Albasini e Simon Gerrans (Orica-GreenEdge), Igor Antón e Mikel Nieve (Euskaltel), Jan Bakelants (RadioShack), Juan Antonio Flecha (Vacansoleil), Romain Bardet (Ag2r), Roman Kreuziger e Alberto Contador (Saxo-Tinkoff), Ryder Hesjedal e Andrew Talansky (Garmin-Sharp), Sylvain Chavanel (Omega-QuickStep), Richie Porte (Team Sky), Jacob Fuglsang (Astana) e Moreno Moser (Cannondale), uomo di punta di una pattuglia azzurra che manca l’appuntamento con il successo dal 2007, quando ad alzare le braccia fu Leonardo Bertagnolli, e che poteva contare anche su Damiano Cunego e Filippo Pozzato (Lampre-Merida), Marco Marcato (Vacansoleil), Rinaldo Nocentini (Ag2r), Francesco Gavazzi ed Enrico Gasparotto (Astana) e Luca Paolini (Katusha). La fuga che ha caratterizzato quasi 200 km di gara è nata fin dalle prime battute e ha avuto tra i protagonisti il 21enne di Rho Luca Wackermann (Lampre-Merida) che insieme a Oliver Kaisen (Lotto-Belisol), Matthias Krizek (Cannondale) e Javier Aramendia (Caja Rural), all’inseguimento dei quali si era portato invano William Clarke (Argos-Shimano) che dopo diversi km a bagnomaria si è lasciato riassorbire dal gruppo, ha acquisito fino a 11′ di margine su un plotone tirato pressochè ininterrottamente dalla Movistar. Proprio Wackermann è stato insieme a Krizek l’ultimo ad arrendersi, venendo ripreso solo sulle prime rampe del secondo passaggio allo Jaizkibel. La corsa dei favoriti si è accesa poco prima del ricongiungimento grazie all’azione di Chavanel, Gavazzi, Pavel Brutt (Katusha), del campione spagnolo Jesús Herrada (Movistar), che naturalmente non ha collaborato al tentativo, e del sorprendente Yannick Eijssen (Bmc), 24enne scalatore belga senza un gran pedigree che sarà l’unico tra questi atleti a reggere allo spietato forcing impresso in salita prima da José Herrada e poi soprattutto da uno scatenato Quintana per Valverde, che ha prodotto una selezione che sullo Jaizkibel non si vedeva da diversi anni. Per qualche centinaio di metri la formidabile coppia che già aveva fatto fuoco e fiamme al Tour ha fatto addirittura il vuoto rispetto al resto del gruppo, andando a riprendere Eijssen, ma in seguito il ritmo di Quintana, che dal canto suo si staccherà in vista dello scollinamento, è calata e così si sono accodati anche Kreuziger e Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff), Tony Gallopin (RadioShack), Mikel Landa (Euskaltel), Arnauld Jeannesson (Fdj) e un pimpante Moser uscito con un’ottima gamba dalla Grande Boucle, mentre Nocentini, dopo essere riuscito a sua volta ad agganciarsi, non ha retto il ritmo ed è stato ripreso da un drappello inseguitore comprendente tra gli altri Mollema, Gesink, Nieve, Fuglsang e Dario Cataldo (Team Sky). Sono, invece, rimasti definitivamente tagliati fuori Contador e un Gilbert ancora una volta deludente come in quasi tutte le gare disputate in stagione. Il gruppetto di testa ha proceduto di comune accordo ma senza forzare più di tanto l’andatura e ciò ha fatto in modo che potessero rientrare prima Chavanel e Mikel Astarloza (Euskaltel), che hanno staccato il gruppetto di Mollema nella discesa dello Jaizkibel, e ai piedi dell’Alto de Arkale anche Nieve, la rivelazione Pieter Serry (Omega-QuickStep) e il talento lussemburghese Bob Jungels (RadioShack), mentre ancora una volta Nocentini, dopo essere rimasto per qualche chilometro in compagnia di questi uomini, ha perso terreno nel momento decisivo. In questo nuovo scenario Valverde si è ritrovato da solo mentre Euskaltel, Saxo-Tinkoff, RadioShack e Omega-QuickStep potevano contare su più uomini e della situazione ne ha approfittato Gallopin – che pure era l’uomo da battere alla pari del murciano qualora questi corridori fossero arrivati insieme al traguardo – che a metà salita ha piazzato uno scatto secco e, dal momento che nessuno ha inizialmente reagito, ha proseguito nell’azione. Solo in vista dello scollinamento Landa e Roche, e successivamente Valverde, Kreuziger e Nieve, si sono portati a caccia del battistrada ma, nonostante la superiorità numerica, nulla hanno potuto di fronte a Gallopin, che ha fatto valere le sue doti di passista per tenere a distanza gli inseguitori e giungare solitario al traguardo. Il 25enne francese ha così colto il suo primo successo in una stagione che fin qui era stata a dire il vero molto meno brillante della precedente con 28” su Valverde, che ha prevalso di misura su Kreuziger nella volata per la piazza d’onore con Nieve e Roche 4° e 5° mentre un ottimo Landa, unico tra i primissimi a non aver disputato il Tour de France, ha chiuso 6° a 36” e Moser, dopo un momento di appannamento in vetta all’Alto de Arkale che gli ha impedito di agganciare il gruppetto che lo ha preceduto, ha chiuso 7° a 51” grazie a una bella volata in cui ha preceduto Serry, Mollema, Chavanel, Bakelants, Gesink e Astarloza, dimostrando comunque di poter competere anche ai più alti livelli dopo una prima parte di 2013 al di sotto delle aspettative. Per quanto riguarda gli altri azzurri Marcato ha chiuso 24° a 2′22”, Damiano Caruso (Cannondale) 27° a 3′12”, Cataldo e Nocentini 39° e 40°, entrambi a 4′05” mentre Wackermann grazie alla lunga fuga si è aggiudicato la classifica di miglior scalatore.
Marco Salonna