SILANDRO – TRE CIME DI LAVAREDO: SARANNO CALVARIO O RESURREZIONE?

aprile 30, 2013 by Redazione  
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È l’ultima grande pagina di montagna del Giro 2013. L’indomani la corsa rosa chiuderà i battenti con una tappa destinata ai velocisti e chi avrà la possibilità di insidiare la maglia rosa di turno dovrà farlo oggi. Se poi si è scalatore con la S maiuscola si troverà tantissimo pane per i propri denti negli ultimi 55 Km, tra Giau, Tre Croci e Tre Cime. Un vero e proprio florilegio di pendenze a doppia cifra!

Eccolo lassù, lo svettante trionfo della montagna! Oggi è il giorno dell’approdo ai piedi delle meravigliose ma “ambigue” Tre Cime di Lavaredo. Dipende dagli occhi con i quali si ammirano e la prospettiva si ribalta diametralmente. L’amante delle montagne le apprezza per quella che è stata giustamente definita “la fantastica trinità di pietra” ma per l’uomo che lassù dovrà arrivarci in sella ad una bicicletta quei tre denti aguzzi paiono come le tre croci piantare sul calvario. E quasi come un’interminabile via crucis, i “girini”, oramai provati da tre settimane di corsa sfrenata, vivranno l’unico vero tappone del Giro 2013, piazzato dagli organizzatori al penultimo giorno di corsa ed estrema occasione per gli scalatori per recuperare il tempo perduto a cronometro o nelle eventuali giornate nere vissute nelle tappe di montagna dei giorni precedenti. Le stazioni canoniche sono 14 ma ai girini ne saranno riservate 5, quanti sono i picchi che caratterizzano il tracciato; si comincerà con i passi Costalunga e San Pellegrino che, però, avranno poca importanza in una tappa il cui finale è stato plasmato a misura della località d’arrivo, con le “tre cime” più difficili piazzate negli ultimi 55 Km, vale a dire Giau, Tre Croci e la verticale finale verso il Rifugio Auronzo.
Anche in prospettiva di quel che attenderà i corridori, l’approccio alla tappa n° 20 sarà “soft” e per 65 Km si pedalerà senza l’incubo della salita, partendo da Silandro e discendendo la Val Venosta verso Merano.
Pochi chilometri dopo il via il gruppo sfilerà ai piedi del colle sul quale dal XIII secolo si staglia Castel Juval, maniero costruito nel XIII secolo da Ugo di Montalban e conosciuto per essere la dimora di Reinhold Messner e una delle cinque sedi del museo che il celebre alpinista ha dedicato alla montagna (le altre sono Castel Firmiano a Bolzano, il castello di Brunico, l’esposizione “Alla fine del mondo” a Solda e le fortificazioni del Monte Rite, sopra il Passo Cibiana).
Veleggiando verso le montagne il gruppo sfilerà sulle strade di Merano, notissima località turistica frequentata per le terme e che merita d’esser scoperta anche per i suoi monumenti, come il duomo consacrato a San Nicola e il Castello Principesco, uno dei meglio conservati dell’Alto Adige. Ancora qualche chilometro tranquillo poi, dopo il passaggio da Bolzano, si prenderà per la prima volta l’ascensore, diretti ai 1745 metri del Passo di Costalunga che, con il passo Rolle, nel 1937 fu il primo valico dolomitico della corsa rosa. L’idea di portare il Giro sui “Monti Palladi” fu dell’allora direttore Armando Cougnet, che intese così festeggiare la 25a edizione della corsa, nonostante i pareri contrari di chi riteneva troppo rischioso portare il gruppo su quelle strade sconquassate, ancora non ricoperte d’asfalto. Sulle rotabili sterrate della Vittorio Veneto – Merano, invece, scoccò come da una pietra focaia la scintilla di un amore che mai si è sopito, alimentato anche dal successo di Gino Bartali in quella storica frazione. Raggiunto il passo dopo aver affrontato la più lunga tra le cinque ascese previste (sono quasi 25 Km al 5,7%), si planerà con tenere inclinazioni in Val di Fassa, abbandonandola dopo il passaggio di Moena, un altro luogo che fa tornare a scorrere le pagine del libro dei ricordi in rosa, indietro nel tempo fino al 1963, quando questa località vide Taccone trionfare in solitaria, finalmente completando una tappa che era già stata proposta l’anno precedente, quando la Belluno – Moena fu dichiarata conclusa dall’organizzazione in vetta al Passo Rolle, non potendo procedere oltre a causa della neve. Non si poté, così, salire sul Valles e poi sul successo Passo di San Pellegrino, che sarà la prossima meta dei “girini”. Completati i suoi 11,8 Km al 6,4%, si farà ritorno in Veneto lanciandosi giù per una delle discese più difficili del Giro 2013, almeno nella prima parte. Per arrivare a Falcade, infatti, si dovranno percorrere quasi 6 Km di strada caratterizzata da pendenze elevate (media del 9%, massima del 15%) che reclameranno attenzione. Fattasi poi meno inclinata, la discesa andrà a sfiorare Canale d’Agordo (paese natale di Papa Giovanni Paolo I) per terminare a Cencenighe, dove inizierà l’ultimo tratto “quieto” di questa tappa, il falsopiano di una dozzina di chilometri che separerà le “capre” delle prime difficoltà dai “cavoli” (amari) del gran finale, l’infilata Giau – Tre Croci – Tre Cime. Attraversata Alleghe, località turistica che divenne lacustre la notte dell’11 gennaio 1771 quando una frana caduta dal monte Piz sbarrò il corso del torrente Cordevole e diede vita a un lago vasto mezzo chilometro quadrato, si andrà all’attacco della prima delle “tre cime”, affrontata anche lo scorso anno nella tappa di Cortina vinta dallo spagnolo Joaquim Rodríguez. Il versante d’ascesa sarà il medesimo, ma stavolta sarà più impegnativa perché si partirà quasi 5 Km più in basso, affrontando prima la salita verso Selva di Cadore e poi i tronconi più impegnativi del Giau, che nei 9800 metri d’arrampicata verso il Nuvolau, uno dei meno estesi tra i gruppi dolomitici, presenta una pendenza media del 9,3%, con una punta del 14%. Sfiorando in discesa la muraglia di Giau, trincea eretta nel ‘700 per segnare il confine tra ampezzano e Cadore, i corridori si porterà a Cortina e, attraversa la “perla delle dolomiti”, subito riprenderanno a salire puntando ora ai 1805 metri del Passo Tre Croci, ascesa da non sottovalutare anche se, stritolata tra le più elevate e ardue salite di Giau e Tre Cime, pare quasi un nanerottolo senza grande appeal, anche perché classificato appena di 2a categoria. Invece non sono assolutamente da sottostimare i 7,9 Km di strada al 7,2% che conducono a un valico dal triste toponimo (il riferimento è alla morte per assideramento di una madre e dei suoi due figli, sorpresa da una bufera di neve mentre tentava di superarlo nel febbraio del 1789, diretta a Cortina dove sperava di trovar lavoro), le cui montagne circostanti nel 1993 fecero da spettacolare quinta a molte scene de “Il segreto del bosco vecchio”, film di Ermanno Olmi ispirato a un romanzo del bellunese Dino Buzzati.
Le Tre Cime oramai bussano alle porte, giusto il tempo di una breve discesina e della corta rampa verso il lago di Misurina, il più vasto del Cadore tra quelli d’origine naturale. Prima ci sarà un biglietto da visita, un’avvisaglia di quello che poco più avanti si scatenerà sotto le ruote dei corridori, con il muretto d’introduzione – 1,3 Km al 9,1%, massima del 18% – che si conclude presso le rive del delizioso laghetto d’Antorno, sulle cui rive innevate nel 1985 furono girate alcune sequenze di Ladyhawke, film statunitense firmato da Richard Donner, il regista conosciuto per aver diretto la saga di Arma Letale, “i Goonies” e i primi due capitoli di Superman. Ora bisognerà per davvero trasformarsi in “supereroi” e andare a estrarre dal profondo dei propri serbatoi le ultime stille d’energia, necessarie per uscirne con le ossa meno rotte possibile dalla temuta verticale di Lavaredo, i 3,9 Km al 12,2% (massima del 18%) che condurranno dritti verso il cielo. È quasi una parete, la stessa lungo la quale il 6 giugno del 1974 la maglia rosa rischiò di scivolar giù dalle spalle del vecchio Merckx, il grande campione attaccato quel giorno dal giovane e imberbe Baronchelli. Sarebbe stato lui il nuovo capoclassifica se l’immagine del triangolino dell’ultimo chilometro non avesse fatto veder rosso al “cannibale”, che si caricò come un toro ritrovando energie insperate e salvando il suo quinto ed ultimo Giro con le unghie e con i denti. Quel giorno le Tre Cime, per il grande belga, non furono calvario. Furono resurrezione.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo di Costalunga (1745m). Aperto tra il Catinaccio e il Latemar, è attraversato dalla SS 241 “di Val d’Ega e Passo di Costalunga” e mette in comunicazione Bolzano con la Val di Fassa (Vigo). Vi transita il confine tra la provincia di Trentino e l’Alto Adige e, per questo, è noto anche con il toponimo tedesco di Karerpass. Il Giro lo affrontò per la prima volta nel 1937, in occasione del debutto delle Dolomiti nella corsa rosa, e in seguito vi tornerà altre 11 volte, finendo nel carniere, tra gli altri, di Gaul nel 1956 (era lo storico tappone del Bondone). L’ultimo conquistatore del Costalunga è stato il venezuelano José Rujano, che lo farà suo nel 2005, nel corso della tappa Mezzocorona – Ortisei vinta dal colombiano Iván Parra.

Passo di San Pellegrino (1918 metri). Sella prativa dal profilo ondulato, aperta tra le catene di Cima Bocche e di Costabella (facente parte del gruppo della Marmolada). Vi si trovano un minuscolo laghetto, una chiesetta ed una stazione di sport invernali, inclusa in ben tre comprensori (Dolomiti Stars, Tre Valli e Dolomitisuperski ). È attraversato dalla SS 346, che mette in comunicazione Moena con Falcade. Il Giro l’ha superato finora 10 volte, che sarebbero state 12 senza l’accorciamento della Belluno – Moena del 1962 e il taglio di percorso della Selva di Valgardena – Passo Pordoi del 1991, quando il rischio di una frana dirottò la corsa sulla vicina Marmolada. Il primo a transitarvi in vetta è stato Vito Taccone nel citato precedente del 1963, l’ultimo Emanuela Sella nel corso della tappa Arabba – Marmolada, da lui vinta al Giro del 2008. Oltre a loro due il San Pellegrino finì in mani italiane nel 2007 (Baliani, tappa Trento – Tre Cime vinta da Riccò) e nel 1978 (Baronchelli), quando fu inserito all’ultimo momento nel tracciato della Treviso – Canazei a causa dell’inagibilità dei passi originariamente previsti (Falzarego e Pordoi), tappa pure conquistata dallo scalatore mantovano.

Passo di Giau (2233m). Situato ai piedi dei monti Nuvolau e Giau, è valicato dalla SS 638 “del Passo di Giau”, che mette in comunicazione Cortina d’Ampezzo con Selva di Cadore. Quotato 2236 sulle cartine del Giro 2012. La corsa rosa vi è già salita sette volte, a partire dall’edizione del 1973, quando fu proposto nel tracciato della tappa Andalo – Auronzo di Cadore, vinta dallo scalatore spagnolo Fuente, primo anche al GPM. Gli italiani a transitar per primi sul Giau sono stati Leonardo Piepoli nel 2007 (Trento – Tre Cime, Riccò), Emanuele Sella nella tappa che vinse nel 2008 sulla Marmolada, Stefano Garzelli nel 2011 (Conegliano – Gardeccia / Val di Fassa, Nieve) e Domenico Pozzovivo l’anno scorso, nel finale della ricordata tappa di Cortina.

Passo Tre Croci (1805m). Aperto tra il Monte Cristallo è il gruppo del Sorapiss,, vi transita la SS 48 “delle Dolomiti”, tra Cortina d’Ampezzo ed il bivio per Misurina. Il Giro lo ha messo in programma finora 7 volte, la prima nel 1970 e l’ultima nel 2007: il primo traguardo GPM fu di Michele Dancelli, conquistato nella tappa Rocca Pietore – Dobbiaco (vinta da Bitossi), l’ultimo di Leonardo Piepoli nella menzionata tappa delle Tre Cime. Gli altri italiani che hanno “autografato” il Tre Croci sono stati Selvino Poloni nella Lienz – Falcade del 1971 (vinta da Gimondi), Claudio Bortolotto nella Longarone – Cles del 1980 (Saronni) e Leonardo Piepoli nella tappa delle Tre Cime del 2007

Valico di Col Sant’Angelo (1757m). Detto anche “Passo di Misurina”, vi transita la SS 48 bis “delle Dolomiti”, tra Misurina e Carbonin. Quotato 1756m sull’atlante stradale TCI, vi si stacca la strada a pedaggio diretta alle Tre Cime.

Sella delle Croci (1866m). Detta anche “Sella d’Antorno” e “Sella di Rinbianco”, vi transita la strada diretta alle Tre Cime nel suo tratto iniziale, quello che precede il passaggio dal casello del pedaggio. In pratica, si scollina in cima al già ripido chilometro iniziale, nei pressi del Lago d’Antorno.

Forcella Longéres (2320m). Punto terminale della strada asfaltata delle Tre Cime, vi si trova il Rifugio Auronzo. La tappa terminerà qualche metro più sotto, a quota 2304. Si tratterà del settimo arrivo in vetta a questa arcigna salita, scoperta dalla corsa rosa nel 1967 con una tappa vinta da Gimondi, ma annullata a causa delle troppe spinte che falsarono la gara. Ci si tornerà l’anno dopo (Merckx), nel 1974 (Fuente), nel 1981 (Breu), nel 1989 (Herrera) e nel 2007 (Riccò)

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Foto copertina: il Rifugio Auronzo (www.camminandopermonti.it)

Silandro (www.alto-adige.com)

Silandro (www.alto-adige.com)

Castel Juval (www.venosta.net)

Castel Juval (www.venosta.net)

Merano, Castello Principesco (www.suedtirolerland.it)

Merano, Castello Principesco (www.suedtirolerland.it)

Passo Costalunga (tuttofassa.stepdev.org)

Passo Costalunga (tuttofassa.stepdev.org)

La chiesetta del Passo San Pellegrino (fotoalbum.virgilio.it)

La chiesetta del Passo San Pellegrino (fotoalbum.virgilio.it)

Canale dAgordo, casa natale di Papa Giovanni Paolo I (www.agordocasalpina.it)

Canale d'Agordo, casa natale di Papa Giovanni Paolo I (www.agordocasalpina.it)

Alleghe e il suo lago (www.vacanze-e-montagna.it)

Alleghe e il suo lago (www.vacanze-e-montagna.it)

Passo di Giau (www.montecivetta.it)

Passo di Giau (www.montecivetta.it)

Il laghetto dAntorno come appare in Ladyhawke (www.davinotti.com)

Il laghetto d'Antorno come appare in <<Ladyhawke>> (www.davinotti.com)

Le Tre Cime viste dal Rifugio Locatelli (digilander.libero.it)

Le Tre Cime viste dal Rifugio Locatelli (digilander.libero.it)

29-04-2013

aprile 30, 2013 by Redazione  
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LE TOUR DE BRETAGNE

Il belga Timothy Dupont (Ventilair – Steria Cycling Team) si è imposto nella quinta tappa, Saint Thélo – Le Quillio, percorrendo 170,7 Km in 4h07′21″ alla media di 41,407 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Alaphilippe e l’olandese Van Der Lijke. Miglior italiano Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team), 6°. L’austriaco Riccardo Zoidl (Team Gourmetfein Simplon) è ancora leader della classifica, con 1″ su Van Der Lijke e 34″ su Dupont. Miglior italiano Alafaci, 9° a 59″.

MARTIN E FROOME IMPLACABILI, MALORI TRA I GRANDI

aprile 29, 2013 by Redazione  
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Il tedesco dell’Omega-QuickStep mantiene l’imbattibilità stagionale nelle lunghe prove contro il tempo dominando la crono di Ginevra e il britannico del Team Sky chiude 3° di tappa mettendo il sigillo definitivo a un Tour de Romandie dominato davanti a Simon Spilak e Rui Alberto Faria da Costa ma in mezzo a loro si inserisce il 25enne di Traversetolo che chiude 2° con un distacco di 16” ed è una delle note più liete del ciclismo azzurro in questa prima parte di 2013.

Foto copertina: le mani e le gambe di Tony Martin lanciate verso l’obiettivo della crono (foto AFP)

Per il secondo anno consecutivo, riprendendo una tradizione che si era consolidata a partire dagli anni ‘90 ma che si era interrotta tra il 2008 e il 2011, è stata una prova contro il tempo a concludere il Giro di Romandia ma a differenza della passata edizione, in cui la crono di Crans-Montana presentava caratteristiche che la rendevano assimilabile a una cronoscalata, il 18,7 km della Ginevra-Ginevra erano completamente pianeggianti, con gli organizzatori che hanno scelto probabilmente di dare una chance agli specialisti che non avevano potuto dare il meglio nell’impegnativo prologo di Bruson. In un simile scenario il grande favorito di giornata non poteva che essere Tony Martin (Omega-QuickStep), che in stagione si è già imposto nelle crono della Volta ao Algarve, della Tirreno-Adriatico e del Giro dei Paesi Baschi ed è imbattuto quando la distanza ha superato i 10 km, e il due volte campione mondiale di specialità non ha deluso le attese facendo segnare nettamente il miglior tempo nell’intermedio di metà percorso e incrementando il vantaggio fino al traguardo, e dopo questa prova si pentirà probabilmente ancor più dell’attacco suicida nella tappa di Les Diablerets che potrebbe avergli precluso un piazzamento da podio nella generale. L’unico atleta riuscito a impensierire in parte Martin, con il quale aveva già dato vita a un duello a distanza nella tappa di Payerne in cui era rimasto in avanscoperta fino a 400 metri dal traguardo prima di venire ripreso dalle trenate del tedesco in funzione del compagno Gianni Meersman poi vincitore in volata, è stato un grande Adriano Malori (Lampre), che già a metà gara ha fatto segnare il secondo tempo con 13” di ritardo e di lì al traguardo ha ulteriormente incrementato il proprio ritmo chiudendo con un distacco di 16” dimostrando ancora una volta, dopo il secondo posto nella crono di San Benedetto del Tronto alla Tirreno e il successo in quella di Crevalcore alla Settimana Coppi&Bartali, di aver compiuto il definitivo salto di qualità nelle prove contro il tempo: alle spalle del parmense ha chiuso con un distacco di 34” Chris Froome (Team Sky), che predilige naturalmente percorsi più duri come quello che lo ha visto trionfare a Bruzon ma che ha comunque sfoderato l’ennesima prova di alto livello e non ha avuto problemi a portare a casa un Giro di Romandia già ipotecato nelle tappe precedenti incrementando il vantaggio su Simon Spilak (Katusha), a sua volta brillante 5° di tappa a 41” preceduto da Lieuwe Westra (Vacansoleil) e seguito da Stef Clement (Blanco) 6° a 50”, da Richie Porte (Team Sky), comprensibilmente in calo di condizione dopo le grandissime prestazioni del mese di marzo ma comunque determinante per il successo di Froome, 7° a 52” nonchè 8° nella generale e dai sorprendenti Mads Christensen (Saxo-Tinkoff), Rohan Dennis (Garmin-Sharp) e Tobias Ludvingsson (Argos-Shimano) che hanno chiuso la top ten di giornata con distacchi rispettivamente di 55”, 56” e 1′01” da Martin.
Il principale spunto d’interesse della crono, con i piazzamenti di Froome e Spilak ormai consolidati, era comunque la lotta per il terzo posto nella generale, che alla vigilia vedeva sette corridori nello spazio di altrettanti secondi: ad avere la meglio è stato Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), che già un anno fa aveva mostrato grande feeling con le strade elvetiche imponendosi nella classifica generale del Tour de Suisse, che ha chiuso 14° a 1′02” a pari merito con Tom Danielson (Garmin-Sharp) conservando i 5” di margine che sull’americano risalito al 4° posto davanti a Wilco Kelderman, la cui 23a piazza parziale a 1′10” gli ha consentito balzare in 5a posizione nella generale e di conquistare la maglia bianca di miglior giovane, che sarà il suo grande obiettivo anche al Giro d’Italia: alle spalle dell’astro nascente olandese si sono piazzati grazie a una buona prova contro il tempo Jean-Christophe Péraud (Ag2r) e Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol), entrambi piuttosto anonimi nelle tappe precedenti, mentre gli sconfitti di giornata sono stati Alejandro Valverde (Movistar), Thibaut Pinot (Fdj) e soprattutto Robert Kiserlovski (RadioShack), precipitati rispettivamente al 9°, 12° e 14° posto finale mentre l’atleta di casa Marcel Wyss (Iam Cycling) è risalito fino alla 10a posizione. Per quanto riguarda gli italiani ci si attendeva un’ottima prova oltre che da Malori anche da Manuele Boaro (Saxo-Tinkoff) che però ha deluso chiudendo 25° a 1′11” da Martin e venendo preceduto anche da Marco Pinotti (Bmc), che malgrado una condizione ancora precaria si è piazzato 18° a 1′06”, mentre nella generale il migliore dei nostri è stato Alessandro De Marchi (Cannondale) 25° a 4′49” davanti a Damiano Cunego (Lampre-Merida) 27° a 5′04” con Ivan Basso (Cannondale) che non ha preso il via nella crono: in generale gli azzurri si sono fatti vedere raccogliendo ben quattro secondi posti di tappa con Malori, Enrico Gasparotto e Francesco Gavazzi (Astana) e Giacomo Nizzolo (RadioShack) ma rimane il dato di fondo per cui il solo azzurro a imporsi in una prova World Tour in stagione sia stato Vincenzo Nibali e vedremo se la tendenza verrà invertita al Giro d’Italia in partenza sabato 4 maggio da Napoli, con il messinese pronto a dare l’assalto al grande favorito Bradley Wiggins.

Mauro Facoltosi

PER KITTEL, NON C’É DUE SENZA TRE!

aprile 29, 2013 by Redazione  
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Marcel Kittel (Argos-Shimano) si aggiudica la terza vittoria di tappa (seconda consecutiva) di questo Tour of Turkey, che celebra anche il suo vincitore, Sayar.
Il tedesco dell’Argos-Shimano precede allo sprint Andrea Guardini (Astana) come ieri ed Andrew Fenn (Omega-Quick Step).

Foto copertina: Kittel a segno anche nella tappa conclusiva (foto Bettini)

Alla fine ha vinto Kittel la sfida tutto tedesca che aveva come sfidanti, oltre a Kittel stesso, anche André Greipel. Fino a ieri la situazione era di parità ma nell’ultima volata dell’ultima tappa il più giovane dei due è riuscito a portare il risultato sul 3-2. A nulla è servito il tentativo di Guardini di rimontare il tedesco che, appena è partito lo sprint, è riuscito a guadagnare quel paio di metri che poi non ha più perso.
Ultima frazione che nella teoria doveva presentarsi “piatto prelibato” per le ruote veloci e così è stato anche nella pratica. Percorso che si snodava sul circuito cittadino di Istanbul e che non presentava nessun tipo di difficoltà a livello altimetrico.
Il fatto di essere l’ultima tappa ha un po’ influito anche sulle convinzioni di molti corridori che hanno desistito in massa dall’idea di andare un fuga; non tutti, però, perché quattro corridori non hanno dato retta al pensiero comune e hanno cercato di farsi notare: Ignatiev (Katusha), Verraes (Accent Jobs), Mengias (Novo Nordisk) e Francisco Moreno (Caja Rural).
Ai fuggitivi non sarà consentito di andare lontano perché il gruppo, o meglio le squadre dei velocisti, controllano il tentativo abbastanza facilmente anche se con gente come Ignatiev non bisogna scherzare; difatti nessuno in gruppo trova il tempo di scherzare e i battistrada vengono riassorbiti ben prima dello sprint finale.
Negli ultimi chilometri c’è sempre il solito tram-tram delle squadre degli uomini veloci che cercano di conquistare a turno la testa del gruppo, ma visto che non ci stanno tutte davanti, si procede per “rimescolamenti”, o turni. La squadra che sceglie i tempi migliori per andare in testa è l’Omega-Quick Step, che lavora con l’intento di piazzare il meglio il proprio uomo, Andrew Fenn.
Terminato il turno di Maes (Omega-Quick Step) Kittel anticipa lo sprint di Fenn e si fionda con un’accelerazione mostruosa verso il traguardo, e l’unico che ha tentato di stare alla sua ruota, Guardini, non è riuscito nemmeno a tentare un’azione di rimonta.
Kittel, dunque, si conquista un tris che non fa altro che bene ad un ragazzo proiettato verso un Tour de France da assoluto protagonista delle volate anche se gli avversari sono di tutto rispetto (Greipel e Cavendish..).
Secondo posto per Andrea Guardini che quest’anno non ha ancora trovato una condizione ottimale e che in questo Tour of Turkey non gli ha permesso di ottenere nulla più che due secondi posti.
Terzo posto, invece, per Andrew Fenn che è riuscito a fare una bella volata soprattutto grazie al lavoro della squadra.
Completano la Top Ten: Kroupis (Orica-Greenedge), Van Dijk (Accent Jobs), Hofland (Blanco), Lasca (Caja Rural), Richeze e Palini (coppia Lampre-Merida) e Greipel (Lotto-Belisol, che si porta a casa la maglia a punti).
In classifica generale vittoria prevedibilmente conservata per Mustafa Sayar (Torku Sport) che riesce a precedere di 42” l’eritreo Natnael Berhane (Europcar) e di 44” Yohann Bagot (Cofidis).

Paolo Terzi

28-04-2013

aprile 29, 2013 by Redazione  
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TOUR DE ROMANDIE

Il tedesco Tony Martin (Omega Pharma – Quick Step) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, cronometro di Ginevra, percorrendo 18,7 Km in 21′07″ alla media di 53,133 Km/h. Ha preceduto di 16″ l’italiano Adriano Malori (Lampre – Merida) e di 34″ il britannico Christopher Froome (Sky ProCycling), che si è imposto nella classifica finale con 54″ sullo sloveno Spilak e 1′49″ il portoghese Faria da Costa. Miglior italiano Alessandro De Marchi (Cannondale Pro Cycling Team), 25° a 4′49″.

PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY

Il tedesco Marcel Kittel (Team Argos – Shimano) si è imposto anche nell’ottava ed ultima tappa, circuito di Istanbul, percorrendo 121 Km in 2h43′45″ alla media di 44,336 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Andrea Guardini (Astana Pro Team) e il britannico Fenn. In classifica si impone il turco Mustafa Sayar (Torku Sekerspor) con 41″ sull’eritreo Berhane e 44″ sul francese Bagot. Miglior italiano Luca Mazzanti (Vini Fantini – Selle Italia), 16° a 2′34″.

GIRO DELLA TOSCANA

L’italiano Mattia Gavazzi (Androni Giocattoli Venezuela) si è imposto nella corsa italiana, Pontedera – Arezzo, percorrendo 199,8 Km in 4h42’03” alla media di 42,503 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Rovny e lo statunitense Phinney.

VUELTA A GUATEMALA

Il colombiano Arley Montoya (Gw Shimano) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, Retalhuleu – Quetzaltenango, percorrendo 98,5 Km in 2h53′35″ alla media di 34,047 Km/h. Ha preceduto di 1′23″ il connazionale Oscar Eduardo Sánchez Guarín (Gw Shimano) e l’ecuadoriano Guama De la Cruz. In classifica si impone Sánchez Guarín con 1′03″ sul connazionale Millán e 2′41″ sul connazionale Tamayo Martínez

LE TOUR DE BRETAGNE

Il francese Julian Alaphilippe (Etixx – iHNed) si è imposto nella quarta tappa, Le Rheu – Fougères, percorrendo 156 Km in 3h47′38″ alla media di 41,118 Km/h. Ha preceduto di 1″ il connazionale Renault e di 3″ l’italiano Eugenio Alafaci (Leopard Trek Continental Team). L’austriaco Riccardo Zoidl (Team Gourmetfein Simplon) è ancora leader della classifica, con 6″ sull’olandese Van Der Lijke e 44″ sul belga Dupont. Miglior italiano Alafaci, 9° a 59″.

DESTINATION THY

Lo spagnolo Constantino Zaballa Gutiérrez (Christina Watches – Onfone) si è imposto nella corsa danese, circuito di Thisted, percorrendo 180,4 Km in 4h26′20″ alla media di 40,641 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Mortensen e il belga Hollanders. Unico italiano in gara Daniele Aldegheri (Christina Watches-Onfone), 6° a 22″

GP INDUSTRIE DEL MARMO (dilettanti)

L’italiano Luca Benedetti (Bedogni – Natalini – Anico) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Carrara, percorrendo Km. 167,4 in 4h03’, alla media di 41,333 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Thomas Fiumana (Petroli Firenze Wega Contech) e l’australiano Ewan.

ZUID OOST DRENTHE CLASSIC II

L’olandese Brian Van Goethem (Metec – TKH Continental Cycling Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Exloo, percorrendo 209,1 Km in 4h54′16″ alla media di 42,634 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Ariesen e Kouwenhoven

KITTELBIS

aprile 29, 2013 by Redazione  
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Nella settima tappa del Tour of Turkey tocca a Marcel Kittel (Argos-Shimano) vincere la volata di gruppo. Il tedesco dell’Argos è riuscito a precedere allo sprint Andrea Guardini (Astana) e Maximilian Richeze (Lampre-Merida). Interessanti gli altri piazzamenti degli italiani: quinto posto per Sonny Colbrelli (Bardiani-Csf) e settimo per Francesco Lasca (Caja Rural). In classifica generale comanda sempre Mustafa Sayar (Torku Sport) che conserva senza problemi la maglia di leader in attesa della tappa conclusiva di domani.

Foto copertina: il bis di Kittel sulle strade di Turchia (foto Bettini)

Era da un po’ che non si vedeva Marcel Kittel fare una volata, ma la caduta nella seconda tappa ha lasciato il segno e riprendere confidenza con le alte velocità e con gli attimi preparatori di una volata non è stato facile necessitando qualche giorno di riposo, ed in effetti la sua squadra, l’Argos-Shimano, aveva ripiegato nei giorni scorsi sul giovane Nikias Arndt ottenendo solo qualche piazzamento ma nulla di più contro un Greipel imperioso. Tornato a disposizione Kittel, il tedesco si è scatenato subito e, alla prima occasione, è andato a vincere la tappa.
Non era una frazione complicatissima quello odierna, lunga solo 124 chilometri e con neanche l’ombra di una vera salita, sembrava fatta apposta per una volata di gruppo, e così è stato.
Prima di giungere a raccontare lo sprint finale, bisogna citare anche chi ha animato la tappa prima dell’epilogo finale, ed in questo caso sei corridori: Finetto (Farnese Vini), Hepburn (Orica-Greenedge), Juul Jensen (Saxo Bank-Tinkoff), Jarrier (Bretagne), Mihaylov (CCC Polsat) e Verschoor (Novo-Nordisk).
Nonostante tutto l’impegno versato, per i fuggitivi non c’è stato niente da fare di fronte alla reazione del gruppo, che ha ripreso l’ultimo battistrada, Hepburn, a soli tre chilometri dall’arrivo e con i “treni” per i velocisti già in azione.
Dopo una caduta (non grave, per fortuna) occorsa prima dell’imbocco dell’ultimo chilometro, è l’Omega-Quick Step che tiene cucita la corsa, ma ai 500 metri Jacopo Guarnieri (Astana) piomba in testa per tirare la volata a Guardini, ma non appena finisce il suo turno, Kittel scarta sulla sinistra e comincia una progressiva devastante, consentendogli di guadagnare subito quei due metri su Richeze, immediato inseguitore. Ma la situazione non subirà più cambiamenti ed è così che Kittel va a vincere la sua seconda tappa in questo Tour of Turkey.
In seconda posizione giunge Guardini, che con un ottimo spunto finale è riuscito a superare Richeze, terzo classificato. Completano la Top Ten: Coquard (Europcar), Colbrelli (Bardiani-Csf), Keough (Unitedhealthcare), Lasca (Caja Rural), Jarc (Netapp-Endura), Planckaert (Crelan) e Maes (Omega-Quick Step).
Domani tappa finale con partenza e arrivo a Istanbul, con circuito finale di 5 chilometri da ripetere 6 volte, per un totale di 120 chilometri (sommati con il tratto in linea precedente al circuito), e che dovrebbe prevedere un altro arrivo allo sprint, ma anche l’incoronazione di Sayar quale vincitore del Tour of Turkey 2013.

Paolo Terzi

GAVAZZI BATTE UN COLPO AL GIRO DI TOSCANA

aprile 28, 2013 by Redazione  
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E’ Mattia Gavazzi a vincere la classica toscana, davanti a un ottimo Ivan Rovny e Taylor Phinney.

Foto copertina: Gavazzi a segno sul traguardo di Arezzo (foto Scanferla)

Corsa a ritmo elevato fin dall’inizio, con numerosi attacchi, già al primo chilometro, che hanno visto partire con un’azione da kamikaze Shinichi Fukushima (Nippo-DeRosa). Il suo tentativo viene rapidamente rintuzzato, ma è un chiaro segnale di quanto avverrà nei chilometri successivi, con il gruppo che procede velocissimo, strigliato continuamente da nuovi attacchi fino a che non si forma un primo tentativo concreto, formato da Alex Howes e Caleb Fairly (Garmin-Sharp), Johann Van Zyl (MTN-Qhubeka), Francesco Failli e Jonathan Monsalve (Fantini-SelleItalia), Emanuele Sella (Androni-Venezuela), Enrico Barbin (Bardiani-CSF), Sergei Shilov (Lokosphinx), Robert Squire (Flaminia-Fondriest), Kohei Uchima (Nippo-DeRosa), Massimo Demarin (Meridiana-Kamen), Niv Libner (Amore&Vita), Jean Albert Carnevali (Veranda’S Willems) e Gabriele Bosisio (Utensilnord-ora24.eu). Tutte le maggiori squadre sono rappresentate, tranne una, la BMC, che difatti è quella che compie lo sforzo per rientrare, assieme alla Adria Mobil, dopo che avevano provato ad attaccare anche Stefano Pirazzi (Bardiani-CSF) e Alessio Camilli (Nippo-DeRosa).
Dopo 70 chilometri il plotone si trova compatto, ma la situazione dura poco: ci provano, infatti, Filippo Savini (CeramicaFlaminia-Fondriest) e Jean Pierre Drucker (Veranda’s Willems). Il loro tentativo non è destinato a resistere, ma scatena la scintilla che provoca la nuova rottura in gruppo, portando così pochi chilometri dopo il gruppo a frazionarsi in tre plotoni, specialmente quando si nota che la maggior parte degli uomini della Fantini – Selle Italia sono nel terzo, attardati. Inizia una fase di studio, interrotta solo dai tentativi di Johann Van Zyl (MTN-Qhubeka) e Alessio Camilli (Nippo-DeRosa) – entrambi molto attivi in questo fine settimana toscano – che non preoccupano più di tanto essendo peraltro giunti separatamente.
La corsa torna così ad accendersi solo dopo il primo passaggio sulla linea del traguardo, quando viene ripreso l’eroico Camilli, con il doppio passaggio verso Stoppe d’Arca. Numerosi tentativi in questi due passaggi, ma i fuggitivi non riescono mai a fare il vuoto, guadagnando al massimo una dozzina di secondi, colmati dall’azione congiunta di Androni e BMC, con Franco Pellizotti tra i più attivi.
Il ricongiungimento avviene a tre chilometri dal traguardo e la volata diventa così l’unico scenario plausibile di una gara incerta dal primo all’ultimo chilometro, malgrado una conclusione che in molti considerano noiosa.

Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAleLS7

ICEMAN SPILAK COLPISCE ANCORA, FROOME SEMPRE PIU’ LEADER

aprile 28, 2013 by Redazione  
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La tappa regina del Giro di Romandia viene dominata dallo sloveno della Katusha, che come sempre da il meglio di sè in condizioni di pioggia e freddo e taglia per primo il traguardo di Les Diablerets, e dall’anglo-keniano del Team Sky che insieme a lui fa il vuoto sulla salita di Le Sepey e ipoteca definitivamente il successo nella classifica generale. A 1′03” gli inseguitori regolati da Rui Alberto Faria da Costa e Alejandro Valverde, lontani i nostri con Alessandro De Marchi e Damiano Cunego a 2′22” insieme allo sconfitto di giornata Andrew Talansky

Foto copertina: Froome e Spilak, i due eroi della tappa più dura del Romandia 2013 (foto AFP)

La tappa regina del Giro di Romandia, che originariamente si doveva disputare sulla distanza di 188,5 km da Marly a Les Diablerets con le scalate del Col de Mosses, del Pas de Morgins e per due volte del Col de La Croix con l’ultimo scollinamento a 10 km dal traguardo, a causa delle avverse condizioni atmosferiche è stata modificata nel tratto finale con l’inserimento dell’ascesa di Le Sepey, decisamente meno impegnativa rispetto a quella della Croix di cui ha preso il posto, prima degli ultimi 8 km pianeggianti ma non c’è stato lo stravolgimento che si temeva alla vigilia e non è mancata la battaglia tra gli uomini di classifica. Ancora una volta nella fuga che ha caratterizzato la giornata si sono inseriti Marcus Burghardt (Bmc) e Matthias Brändle (Iam Cycling), che si sono così assicurati definitivamente la maglia rosa di miglior scalatore e quella verde di leader della classifica degli sprint intermedi, insieme a Freddy Vichot (Fdj) e Tom Dumoulin (Argos-Shimano) ma il gruppo guidato sempre dal Team Sky non ha lasciato loro più di 6′ di margine e non ha dato troppo spazio ai tentativi di contrattacco operati nelle due salite centrali da Mikel Landa e Garikoitz Bravo (Euskaltel), Juan Manuel Garate (Blanco) e da un Pierre Rolland (Europcar) come sempre attivissimo sebbene non sia supportato da una condizione pari a quella degli ultimi due Tour de France.
Nel frattempo Vichot lungo le rampe del Col de Morgins ha staccato i compagni d’avventura rimanendo solo al comando e nella successiva discesa si sono rimescolate le carte, con tutti gli atleti rimasti all’inseguimento del francese che sono stati riassorbiti dal gruppo, ridotto nel frattempo a una settantina di unità sia per la selezione prodottasi nel corso delle salite sia per i molti ritiri tra cui quelli di Marc Cavendish e Gianni Meersman (Omega-QuickStep), Eros Capecchi (Movistar), Elia Viviani (Cannondale), Jelle Vanendert (Lotto-Belisol) e Francesco Gavazzi (Astana), dal quale è fuoriuscito Tony Martin (Omega-QuickStep), con un’azione tatticamente piuttosto azzardata se si considera che in classifica generale era distanziato di soli 29” da Froome con a disposizione i 18 km della crono conclusiva di Ginevra in cui avrebbe potuto annullare il gap: il 28enne di Cottbus si è riportato su Vichot, lo ha distanziato lungo le prime rampe verso Le Sepey e ha acquisito fino a 1′30” di margine sul gruppo ma ben presto la sua azione è andata spegnendosi e già a metà dell’ascesa è stato raggiunto e poco dopo staccato da un gruppo che, sotto la spinta di David Lopez Garcia e Richie Porte ultimi uomini rimasti al fianco di Froome, si è via via assottigliato con Ivan Basso (Cannondale) che si è lasciato sfilare fin dai piedi dell’ascesa finale, scegliendo di non andare fuori giri in vista del Giro d’Italia, e Robert Gesink (Blanco), che invece ha tentato a lungo di tenere duro e la cui condizione desta perplessità a otto giorni dalla partenza della corsa rosa, Moreno Moser (Cannondale), José Rujano (Vacansoleil) e più avanti anche Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff), Damiano Cunego (Lampre-Merida), piuttosto sorprendentemente il secondo della generale Andrew Talansky (Garmin-Sharp) e infine anche Rolland e Josè Serpa (Lampre-Merida) hanno a loro volta perso contatto finchè alla ruota di Porte e Froome non sono rimasti i soli Simon Spilak (Katusha), Thibaut Pinot (Fdj), Danilo Wyss (Iam Cycling), Igor Antón (Euskaltel), Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol), Alejandro Valverde e Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), Carlos Betancur e Jean-Christophe Péraud (Ag2r), Wilco Kelderman (Blanco) e Robert Kiserlovski (RadioShack).
Il primo ad accendere la miccia ai -13 dal traguardo è stato proprio il croato, quarto nella generale a 13” da Froome, che ha acquisito un centinaio di metri di margine ed è stato in seguito raggiunto da Wyss e Pinot, mentre alle loro spalle Porte ha proseguito scandendo un ritmo regolare che sembrava lasciasse presagire a una giornata no di Froome: quando però a 2 km dalla vetta l’australiano si è fatto da parte e Spilak, già vincitore del Romandia 2010 e come al solito brillantissimo in condizioni di maltempo e clima rigido, ha operato uno scatto violento con cui ha raggiunto e staccato gli uomini al comando la maglia gialla si è prodotta senza neppure alzarsi sui pedali in una progressione impressionante con cui ha tolto di ruota il resto dei big, si è riportato su Spilak, insieme a lui ha proseguito di gran carriera negli ultimi km pianeggianti e, in ossequio a una regola non scritta del ciclismo, ha lasciato allo sloveno il successo parziale rimanendogli nella scia nelle ultime centinaia di metri mentre il gruppo inseguitore, regolato da Rui Costa su Valverde, Kelderman, Betancur, Wyss e Péraud, ha chiuso distanziato di ben 1′03” con Serpa a 1′49”, Rolland e Porte a 1′52”, il gruppetto di Cunego, Talansky e Alessandro De Marchi (Cannondale) a 2′22”, quello di Kreuziger e Tony Martin a 2′40”, Rujano a 5′49”, Gesink a 13′48” e Basso a 19′25”. Alla vigilia della crono conclusiva Froome ha dunque ipotecato definitivamente il successo nella generale del Giro di Romandia, terzo in stagione su quattro brevi gare a tappe disputate dopo quelli del Giro dell’Oman e del Critérium International senza dimenticare che ci è voluta un’invenzione speciale di Vincenzo Nibali per batterlo alla Tirreno-Adriatico, oltre a dare una nuova spaventosa dimostrazione di forza agli avversari che si troverà di fronte al Tour de France mentre Spilak a sua volta è balzato al secondo posto con 47” di ritardo dall’anglo-keniano e non dovrebbe avere problemi a mantenerlo: la lotta per l’ultimo gradino del podio è invece apertissima con Rui Costa 3° a 1′21” seguito da Kiserlovski a 1′22”, Pinot, Valverde e Danielson a 1′26”, Kelderman a 1′27” e Betancur a 1′28” senza dimenticare specialisti come Péraud, Porte e Talansky che al momento sono distanziati rispettivamente di 1′46”, 2′13” e 2′34” ma potrebbero rientrare in gioco, mentre per il successo parziale tenterà di dire la sua anche Adriano Malori (Lampre-Merida) che troverà un percorso piuttosto adatto alle sue caratteristiche e si è dimostrato in grande condizione nelle giornate precedenti.

Marco Salonna

A LARCIANO SANTAMBROGIO FIRMA LA PRIMA

aprile 28, 2013 by Redazione  
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Dopo numerosi piazzamenti Mauro Santambrogio finalmente trova la prima vittoria stagionale nella corsa toscana. Insieme a lui sul podio uno sfortunato Patrik Sinkewitz, caduto negli ultimi kilometri, e un ottimo Oscar Gatto.

Foto copertina: Santambrogio taglia il traguardo della classica toscana (foto Bettini)

Dopo 11 km a ritmo elevato evade la fuga di giornata, composta da Alessandro Proni (Fantini Selle Italia), Johann Van Zyl (MTN Qhubeka), Juan Pablo Suarez (Colombia), Radoslav Rogina (Adria Mobil), Marco Frapporti e Giaro Ermeti (Androni Venezuela), Marco Canola (Bardiani CSF) e Fortunato Baliani (Team Nippo). Il gruppo non lascia molto spazio, ma il vantaggio minimo permette così ad altri corridori di evadere dal plotone nel tentativo di ricongiungersi col gruppetto di testa: a riuscirci sono Taylor Phinney (BMC Racing), Boris Shipilevski (Lokosphinx) e Jacob Rathe (Garmin Sharp). Il gruppo dietro inizia però a spazientirsi e a frazionarsi grazie all’azione di tentativi sporadici dei vari blocchi delle squadre di vertice, che vanno così a chiudere il gap con il drappello dei fuggitivi a 2 giri dalla conclusione.
Inizia la girandola di tentativi in solitaria sulle rampe del San Baronto: il primo a muoversi è lo statunitense Alex Howes (Garmin Sharp), subito ripreso da Alessio Camilli (Team Nippo). Ad annullare questi tentativi hanno pensato Stefano Pirazzi (Bardiani CSF), Patrik Sinkewitz (Meridiana Kamen) e Jarlinson Pantano (Colombia).
Il plotone non resta a guardare e mantiene esiguo il distacco dai battistrada, tanto che nel tratto più arduo dell’ascesa esce in avanscoperta Federico Rocchetti (Utensilnord), che raggiunge e scavalca la testa della corsa e prosegue il suo tentativo in solitaria. Il gruppo, però, non lascia spazio, riassorbe anche questo tentativo e si giunge quindi all’ultima tornata con i ranghi compatti.
Sulle prime rampe del San Baronto prende le redini della corsa Danilo Di Luca, imponendo un ritmo forsennato al gruppo. A 2 km dal traguardo tocca a Patrik Sinkewitz tentare l’assolo, seguito a ruota da Mauro Santambrogio. I due procedono di comune accordo, creando una spaccatura insanabile col resto del gruppo ma, proprio quando la vittoria sembra un duello fra i due fuggitivi, una rovinosa scivolata in discesa esclude il tedesco della Meridiana Kamen dalla lotta per la vittoria. Il corridore lombardo si può così avviare verso la vittoria, primo successo di una stagione ricca finora solo di tanti piazzamenti. Secondo posto per uno sfortunato Sinkewitz, riuscito a difendersi dalla rimonta del gruppo, regolato da un buon Oscar Gatto davanti a Ivan Rovny e Andrea Fedi della Ceramica Flaminia.

Lorenzo Alessandri
Twitter @LorenzoAleLS7

27-04-2013

aprile 28, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

TOUR DE ROMANDIE

Lo sloveno Simon Spilak (Katusha Team) si è imposto nella quarta tappa, Marly – Les Diablerets, percorrendo 184,8 Km in 5h10′00″ alla media di 35,767 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Christopher Froome (Sky ProCycling) e di 1′03″ il portoghese Faria da Costa. Miglior italiano Alessandro De Marchi (Cannondale Pro Cycling Team), 20° a 2′22″. Froome ha conservato la testa della classifica con 47″ su Spilak e 1′21″ su Faria da Costa. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre – Merida), 24° a 3′15″.

PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY

Il tedesco Marcel Kittel (Team Argos – Shimano) si è imposto nella settima tappa, Kusadasi – Izmir, percorrendo 124,5 Km in 2h40′04″ alla media di 46,668 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Andrea Guardini (Astana Pro Team) e l’argentino Maximiliano Ariel Richeze. Il turco Mustafa Sayar (Torku Sekerspor) è ancora leader della classifica con 41″ sull’eritreo Berhane e 44″ sul francese Bagot. Miglior italiano Luca Mazzanti (Vini Fantini – Selle Italia), 16° a 2′34″.

GP INDUSTRIA & ARTIGIANATO LARCIANO

L’italiano Mauro Santambrogio (Vini Fantini – Selle Italia) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Larciano, percorrendo 200 Km in 4h49′21″ alla media di 41,472 Km/h. Ha preceduto di 12″ il polacco Sinkewitz e di 14″ l’italiano Oscar Gatto (Vini Fantini – Selle Italia)

VUELTA A GUATEMALA

L’ecuadoriano Segundo Navarrete (RPM Team Ecuador) si è imposto nella settima tappa, Quetzaltenango – San Pedro San Marcos, percorrendo 134 Km in 3h10′04″ alla media di 42,300 Km/h. Ha preceduto di 53″ il brasiliano Panizo e di 1′07″ il guatemalteco Torres. Il colombiano Oscar Eduardo Sánchez Guarín (Gw Shimano) è ancora leader della classifica, con 1′03″ sul connazionale Millán e 2′41″ sul connazionale Tamayo Martínez

LE TOUR DE BRETAGNE

Il belga Timothy Dupont (Ventilair – Steria Cycling Team) si è imposto nella terza tappa, La Turballe – Le Rheu, percorrendo 183,4 Km in 4h32′54″ alla media di 40,322 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Sütterlin e il belga Verhelst. Miglior italiano Marco Benfatto (Continental Team Astana), 6° a 7″. L’austriaco Riccardo Zoidl (Team Gourmetfein Simplon) è ancora leader della classifica, con 6″ sull’olandese Van Der Lijke e 44″ su Dupont. Miglior italiano Benfatto, 9° a 1′01″

HIMMERLAND RUNDT

L’olandese Yoeri Havik (Cyclingteam De Rijke – Shanks) si è imposto nella corsa danese, Aalestrup – Aars, percorrendo 194,3 Km in 4h41′56″ alla media di 41,350 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Dyrnes e il danese Nielsen. Unico italiano in gara Angelo Furlan (Christina Watches-Onfone), 58° a 58″

ZUID OOST DRENTHE CLASSIC I

L’olandese Jeff Vermeulen (Metec – TKH Continental Cyclinteam) si è imposto nella corsa olandese, Dalen – Nieuw Amsterdam, percorrendo 180,1 Km in 4h08′15″ alla media di 43,529 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Eeckhout e il tedesco Janorschke.

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