L’IMBARAZZANTE DOMINIO DEL TEAM SKY

luglio 24, 2012 by Redazione  
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Un intero gruppo umiliato dallo strapotere di una squadra che, mi si perdoni il becero gioco di parole, sembra davvero venuta dal cielo. E’ questa l’immagine che conserveremo della edizione del Tour de France 2012 appena conclusasi, tra le più noiose degli ultimi anni. Due note positive, comunque, vanno registrate: l’emergere di un certo numero di giovani davvero promettenti (specialmente tra le fila dei corridori francesi) e la conquista del terzo posto da parte di Nibali che regala così all’Italia un posto sul podio a Parigi, dopo la seconda piazza di Basso nell’ormai lontano 2005.

Foto copertina: Froome, con Sagan uno dei nostri promossi a pieni voti, brinda dopo il successo nella tappa della Planche des Belles Filles (suipedali.it)

I PROMOSSI

Bradley Wiggins: approdato al ciclismo su strada alla ricerca di nuovi stimoli, quasi per vincere la noia di un ciclismo su pista per troppi anni dominato con disarmante facilità, giusto il tempo di mettersi un po’ a dieta ed eccolo trionfatore sui Campi Elisi. Nel 2009 si rese protagonista, sempre sulle strade francesi, di un duello serrato con Armstrong per la conquista del podio, risoltosi poi in favore dell’americano (rientrante alle corse dopo quattro anni di inattività, alla veneranda età di 38 anni). Nel 2010 non seppe reggere il ritmo dei migliori in salita, mentre lo scorso anno venne messo fuori gioco da una caduta. Si può riassumere in questo modo la stupefacente storia sportiva del trentaduenne atleta Sky, primo britannico in grado di vincere la Grand Boucle, se non fosse che in questa stagione non si è limitato a primeggiare al Tour ma ha saputo conquistare anche ‘corse minori’ come la Parigi Nizza a marzo, il Romandia a maggio e il Delfinato in giugno. Sempre il solito ruolino di marcia in tutte le corse: vittoria a cronometro con successivo controllo suo e della squadra nelle tappe seguenti. Ci si dimenticherà di tutto questo negli anni a venire, mentre nella memoria degli sportivi rimarrà impressa l’immagine del Lord Baronetto umiliato in salita dal suo gregario Froome, che più volte lo ha aspettato, accompagnandolo con malcelata insofferenza in diversi tratti impegnativi. E’ una immagine triste quella di una maglia gialla che, non riuscendo a primeggiare in salita sul suo compagno, sente la necessità di ricompensare il grande lavoro di squadra proponendosi come ultimo uomo nelle volate, facendo valere le sue naturali doti da pistard. Se vale il detto che ‘è il Tour a far grande il corridore’, attenzione però che può verificarsi anche il rischio che ‘il corridore faccia piccolo il Tour’. Voto: 9.

Chris Froome: l’esatto opposto del suo capitano. Sia stilisticamente che caratterialmente rappresenta, per così dire, la nemesi di Wiggins: elegante ed armonico nel suo gesto atletico, il britannico, sgraziato e scomposto il keniota. Susseguioso e un po’ spocchioso il capitano, apparentemente modesto e pacato il “gregario”. In questo Tour ha rappresentato l’elemento perturbatore degli equilibri interni del team Sky, egli è stato davvero troppo forte, al di là di ogni aspettativa, persino per una squadra formata da corridori che, convocati per svolgere ruoli da ‘fatica’, non avrebbero sfigurato come capitani in altre formazioni. Nell’arco di due stagioni ha rinunciato, in nome della fedeltà al team e al capitano Wiggins, alla Vuelta 2011 e probabilmente al Tour di quest’anno. Certo, vederlo sprintare e vincere davanti ad uno specialista come Evans, su una rampa al 20%, senza nemmeno faticare troppo, dopo aver assistito al suo penoso zigzagare sulle rampe del San Luca al Giro d’Italia del 2009, non può che suscitare un certo effetto. L’impressionante facilità con la quale ha spianato i pochi arrivi in salita presenti resterà l’emblema di questo Tour de France. Voto: 10.

Vincenzo Nibali: a 28 anni, con due grossi calibri come Andy Schleck e Contador fuori gioco, era chiamato a cogliere un’occasione e dimostrare che una sua vittoria al Tour, dopo lo splendido successo alla Vuelta del 2010, non era una utopia. Invece il siciliano, pur sorretto da una buona condizione di forma, è sempre apparso troppo distante dalla conquista della maglia gialla, svantaggiato anche da un percorso disegnato apposta per corridori amanti delle corse contro il tempo. Anche la squadra, con Szmyd in testa, non si è dimostrata all’altezza della corazzata avversaria, la Sky, confermando ancora una volta la predilezione dei tecnici Liquigas e degli sponsor per il Giro d’Italia. Le sue azioni sia in discesa che in salita ci hanno emozionato e salvato da paurose crisi di sonno, anche se le difficoltà patite negli ultimi chilometri della seconda tappa pirenaica consecutiva sono segnali di una certa difficoltà nelle capacità di recupero dell’atleta. Dopo l’ottimo ed esaltante secondo posto alla Liegi, arriva comunque questo podio al Tour per un ciclista eclettico e completo in grado di competere non solo nelle corse a tappe ma anche in quelle in linea. Voto: 8

Jurgen Van Den Broeck: non sembra possedere le doti per poter vincere un GT. Ha provato qualche allungo tra Alpi e Pirenei con il sostegno di tutti gli appassionati desiderosi di vedere finalmente un po’ di bagarre, ma i suoi tentativi sono risultati privi della necessaria continuità. Il suo quarto posto lo si deve più alla defaillance di Evans che a meriti propri. Voto: 7

Tejay Van Garderen: il più talentuoso tra i giovanissimi per quanto riguarda le gare a tappe, Maglia Bianca a Parigi conquistata meritatamente. Ottima la sua posizione a cronometro, specialità che ama particolarmente, se non avesse dovuto aspettare un Evans alla deriva sarebbe sicuramente rimasto con i migliori in salita (alla Liegi, sullo Sprimont, ha letteralmente fiaccato le resistenze del suo capitano Gilbert) e, forse, sarebbe stato capace di insidiare il podio. Con ogni probabilità sarà il capitano della BMC al prossimo Tour. Voto: 8

Haimar Zubeldia: ciclista capace di offrire buone prestazioni in salita durante “l’era Armstrong”, in questo Tour era stato chiamato come uomo di fiducia degli Schleck. Le circostanze lo hanno poi fatto assurgere al rango di uomo di classifica della Radioshack. Poco appariscente, si è difeso egregiamente sia in salita che a cronometro e grazie alla regolarità ha conquistato un ottimo sesto posto. Voto: 7

Pierre Rolland: grazie alla sua magrezza è in grado di reggere bene le tappe sulle grandi salite e anche questo Tour ha confermato questa sua predisposizione. Non ha certamente la potenza necessaria per poter scavare grandi distacchi in montagna e competere a cronometro. Questo scalatorino farà bene in futuro ad ambire più alla conquista della Maglia a Pois grazie a fughe da lontano piuttosto che giocarsi le sue carte nella classifica generale. Voto: 7,5

Thibaut Pinot: la speranza francese per le corse a tappe possiede tutte le carte per poter primeggiare nei GT. Capace già di vincere per distacco una frazione impegnativa al Tour, si è un po’ perso sui Pirenei ma ha tenuto alla grande nella cronometro conclusiva, dimostrando ottime doti di fondo e di recupero. Una ventata di aria fresca per l’esangue ciclismo transalpino: anche noi lo aspetteremo con interesse alle prossime edizioni, specialmente sulle salite. Voto: 8

Thomas Voeckler: qualche stagione passata, quando era ancora un giovane ciclista alle prime armi, le smorfie e le boccacce che già gli segnavano il volto avevano ispirato la simpatia e l’ammirazione di tutti gli appassionati perché erano il simbolo di uno sforzo autentico profuso dal ciclista nel tentativo estremo di difendere la sua Maglia Gialla, conquistata grazie ad una fuga bidone, dalla rimonta spietata di un predatore come Armstrong. A distanza di anni quelle stesse moine disturbano gli spettatori che non riescono più a coglierne la genuinità iniziale ma ne percepiscono solo l’aspetto teatrale, farsesco. Questo nulla toglie alle doti di combattività e di fondo che caratterizzano T-Blanc le quali, rimaste sopite negli anni di piena maturità agonistica, emergono ora al tramonto della carriera. In un Tour con poche salite la maglia di miglior scalatore ha premiato, come ormai è consuetudine alla Grand Boucle, non già effettivamente il grimpeur più forte ma il corridore che, mettendosi fuori classifica, ha il via libera dal gruppo per racimolare punti sui gran premi della montagna. Se il quarto posto dello scorso anno era apparso sbalorditivo, la conquista della Maglia a Pois insieme a due splendide vittorie di tappa sono la conferma che quello dello scorso anno non è stato un fuoco di paglia. Voto: 9

Mark Cavendish: notevolmente dimagrito rispetto al Giro d’Italia, è stato capace di cogliere successi di tappa e di dare anche una mano alla squadra nei percorsi più impegnativi. Ha patito senz’altro la concorrenza di Greipel (voto 8 ) rivedendo al ribasso le sue aspettative della vigilia. Alle Olimpiadi sarà una bella sfida con il tedesco. Voto: 8

Peter Sagan: capiremo, forse, nei prossimi anni i limiti di questo ragazzo che alla prima partecipazione al Tour si comporta in corsa come un ciclista navigato e che sa inanellare una serie di vittorie con apparente facilità. L’unica cosa che può disturbare del talentuoso slovacco sono i gesti plateali con i quali ha rimarcato i suoi successi al Tour. Ha infatti trasformato la giusta esultanza al traguardo, da momento di coronamento di una immane fatica a involontari sfottò nei confronti degli avversari e dello sforzo da loro profuso, emulo in questo del ‘Pistolero’ spagnolo. Voto: 10

Edvald Boasson Hagen: si lancia con impeto negli sprint di gruppo, contendendo ai migliori velocisti al mondo le tappe a loro dedicate. Nelle frazioni di montagna, imponendo un ritmo asfissiante, è stato in grado di mandare fuori giri alcuni tra i corridori più forti in salita. Il massiccio norvegese, il più robotico tra i gregari a disposizione di Wiggins, ha totalmente stravolto le categorie tradizionali del ciclismo, inaugurando la stagione dei ‘velocisti-scalatori’. Voto: 9

I BOCCIATI

Denis Menchov: anche nei momenti di massima forma atletica è sempre stato un regolarista e niente di più. Grazie a questa sua dote è stato comunque capace di aggiudicarsi un paio di volte il Giro di Spagna e, tre anni fa, il Giro d’Italia. Adesso, sul finire della carriera, non riesce a mantenere la condizione nell’arco delle tre settimane. Questo Tour ha dimostrato che il russo, come altri suoi colleghi illustri con i quali si è trovato più volte a battagliare per la classifica generale nei GT e di cui scriverò qui di seguito, può ormai solo svolgere il ruolo di comprimario. Voto:4

Cadel Evans: sin dall’inizio del Tour non è apparso l’atleta dello scorso anno. Nonostante il primo arrivo in salita avesse fatto ben sperare per il prosieguo della corsa, già le prime vere salite alpine lo hanno respinto. Da apprezzare come al solito la sua generosità anche quando i giochi per la classifica erano ormai chiusi. Anche se, data l’età, difficilmente potrà più lottare per il successo in un GT, le sue caratteristiche gli permetteranno di competere ancora per un paio di stagioni nelle classiche più confacenti alle sue qualità e guidare, magari, il giovane Van Garderen alla conquista della Maglia Gialla. Voto: 5

Ivan Basso: dopo un Giro nel quale ha deluso le aspettative, ha corso il Tour in supporto a Nibali ma, almeno sulle Alpi, non ha saputo stare al fianco del suo capitano. Ripresosi sui Pirenei, abbiamo potuto apprezzare un paio di trenate delle sue e per un istante abbiamo intravisto il Basso che, proprio su quelle strade, seppe far vacillare anche ‘Robocop’. Voto: 5,5

Michele Scarponi: arrivato in Francia con l’ambizione di conquistare una vittoria di tappa o la Maglia a Pois, ha visto ridimensionarsi le sue aspettative ad un onorevole secondo posto in una delle frazioni più impegnative. Voto: 4,5

Levi Leipheimer: nonostante gli intenti bellicosi della vigilia, le trentanove primavere e lo scandalo che lo ha coinvolto alla vigilia della corsa gli hanno impedito di lottare anche solo per un piazzamento nella top ten. Fuori classifica, ha anche provato ad andare in fuga alla ricerca almeno di un successo parziale ma inutilmente. Voto: 4

Janez Brajkovic: capitano dell’Astana, aveva nel mirino un posto tra i primi cinque della generale. Supportato egregiamente dai compagni di squadra, non ha retto il ritmo dei migliori in salita e anche a cronometro ha evidenziato i suoi limiti attuali. Un ciclista che, nonostante il trascorrere del tempo, non riesce a compiere quel salto di qualità necessario per concretizzare le proprie legittime ambizioni. Voto: 4

Francesco Gandolfi

STAFFETTA AZZURRA, ORA TOCCA A NIZZOLO

luglio 24, 2012 by Redazione  
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Colpo doppio del 23enne brianzolo che si impone di prepotenza nella tappa regina del Tour de Wallonie regolando sul traguardo di Beaufaix Ignatyev, Meersman e Di Luca e strappa la maglia gialla al vincitore di ieri Napolitano. Classifica generale comunque ancora aperta con gli abbuoni che saranno determinanti

Foto copertina: Nizzolo vince la terza tappa del Giro di Vallonia (foto Isabelle Duchesne)

La terza tappa del Tour de Wallonie, 185,9 km da Marche en Famenne a Beufaix, si presentava come la più dura di questa edizione con ben nove côtes presenti lungo il tracciato tra cui ascese storiche della Liegi-Bastogne-Liegi come Côte de Wanne, Col de Stockeu, Côte de la Vecquée e Mont Theux e nel finale la Côte de Florzée e la Côte du Hornay, le cui vette erano poste rispettivamente a 9 e km dal traguardo. La corsa è vissuta sulla fuga di Boucher (Fdj), Maaskant (Garmin), Haller (Katusha), Dehaes (Lotto-Belisol), Chicchi (Omega-Quick Step), Didier (Radioshack-Nissan), Lightart (Vacansoleil), Corioni (Acqua e Sapone), Delfosse (Landbouwkrediet), Sébastien Chavanel (Europcar), Dernies (Wallonie-Bruxelles) e di ben quattro atleti dell’Idemasport ovvero Anciaux, Demoitie, Pestiaux e Vallée, che hanno acquisito un vantaggio massimo di 3′17” sul gruppo guidato dalla Bmc di Van Avermaet, dal Team Sky del 22enne agrigentino Puccio, dalla Cofidis di Sijmens e dall’Acqua&Sapone che poteva contare su due atleti del calibro di Di Luca e Betancur apparsi in grande condizione nelle ultime corse disputate, oltre che sulla maglia gialla Napolitano non certo in grado di rimanere con i migliori su questo tipo di percorso: in effetti lo sprinter di Vittoria è stato tra i primi a perdere terreno insieme ad Appollonio (Sky) e al campione francese Bouhanni (Fdj) che poco dopo ha abbandonato la corsa al pari di Spilak (Katusha) vittima di una caduta, mentre anche il gruppo di testa si è selezionato sulle varie côte finchè in cima allo Stockeu non sono rimasti davanti i soli Didier e Lightart, che negli sprint intermedi ha accumulato secondi di abbuono tali da assicurargli la leadership virtuale della generale; i due erano destinati comunque ad essere in breve recuperati dalla prima parte di un plotone dal quale avevano perso contatto anche uomini importanti come Devolder (Vacansoleil), Dekker (Garmin) e Garzelli (Acqua&Sapone), mentre prima di cedere a sua volta si è sempre mantenuto nelle prime posizioni Tom Boonen (Omega-QuickStep), che al pari di Van Avermaet ha abbandonato la corsa al termine della tappa in vista della prova olimpica.
Il primo uomo di classifica a muoversi è stato Van Leijen (Lotto-Belisol), secondo nella passata edizione del Tour de Wallonie, che si è riportato sui due uomini di testa e da allora si sono susseguiti gli attacchi che hanno visto protagonisti tra gli altri Betancur e Di Luca, Van Avermaet, Kolobnev e Ignatiev (Katusha) e il 23enne fiammingo Wallays (Topsport Vlaanderen), in assoluto tra i più brillanti in queste giornate), finchè sulla Côte de Florzée il colombiano non è rimasto al comando davanti insieme a Hermans (RadioShack) e Serry (TopSport-Vlaanderen), ai quali si è aggiunto sulla successiva Côte du Hornay anche Stybar (Omega-QuickStep) e Fuglsang (RadioShack), ma il gruppo ridotto ormai a una quarantina di unità è sempre rimasto a pochi secondi e ha chiuso il gap sulla successiva discesa. Dopo un ultimo tentativo di Paurio (Fdj) a 3 km dal traguardo è stata la RadioShack a prendere in mano la situazione in vista di uno sprint di Nizzolo, 3° e 7° nelle prime due tappe e bravissimo a rimanere nel gruppo dei migliori in un percorso apparentemente troppo impegnativo per i suoi mezzi: nell’ordine Busche, Hermans e Fuglsang hanno tirato la volata al 23enne brianzolo che non ha lasciato scampo agli avversari conquistando il primo successo stagionale con un buon margine su Ignatyev, Meersman (Lotto-Belisol), Di Luca, Kolobnev, Ista (Accent Jobs) e Reda (Acqua&Sapone), mentre sono rimasti tagliati fuori da una caduta comunque senza gravi conseguenze Kreder (Garmin) e Lightart.
Per il gioco degli abbuoni Nizzolo è la nuova maglia gialla con lo stesso tempo dell’olandese seguiti a 1” da Ignatyev, a 9” da Mondory, a 10” Meersman, a 11” da Commeyne e a 12” da Wallays: sia la quarta frazione, 207 km con quattro côtes ma gli ultimi 70 km interamente pianeggianti, che quella conclusiva da Welkenraedt a Perwez non presentano grandi asperità ed è presumibile che saranno proprio gli abbuoni a decidere il successo finale, con Nizzolo che ha comunque buone chance in virtù dell’ottima condizione e di una squadra che si è dimostrata in grado di tenere cucita la corsa e che sarà tutta al suo servizio.

Marco Salonna

23-07-2012

luglio 24, 2012 by Redazione  
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TOUR DE WALLONIE
L’italiano Giacomo Nizzolo (RadioShack – Nissan) si è imposto nella terza tappa, Binche – Mettet, percorrendo 205,5 Km in 4h47′07″, alla media di 42,944 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Ignatiev e il belga Meersman. Nizzolo è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo dell’olandese Ligthart e 1″ su Ignatiev.

ARU, UN CONGEDO TRIONFALE

luglio 23, 2012 by Redazione  
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Nella crono conclusiva si impone Chernetskiy della Itera Katusha, alle sue spalle Aru che si congeda dal ciclismo giovanile con la doppietta in val d’Aosta grazie ad una gara corsa in maniera perfetta fin dal principio. Sorpresa sul podio con il russo che sale al secondo posto davanti a Manfredi.

Foto copertina: il podio del Giro della Valle d’Aosta 2012, con Aru in maglia gialla (aostasera.it)

Un congedo migliore, Fabio Aru, forse non poteva sognarlo: lasciare la categoria per approdare tra i professionisti regalandosi la doppietta al Giro della val d’Aosta è qualcosa che pochi possono vantare (Gotti, Marzano e Popovych ndr). Una gara corsa in modo perfetto fin dal primo giorno, senza andare in affanno sulle fughe riuscite degli avversari nei primi giorni e conquistando pian piano la vetta della classifica dopo l’arrivo solitario dei Piani di Tavagnasco. Da li una corsa di controllo sui diretti avversari, lasciando spazio agli uomini fuori classifica per i successi parziali, per finire con la crono ormai ininfluente ai fini del primo posto della generale.
La gara contro il tempo lungo il Col de Bassachaux è andata al russo Chernetskiy che si è imposto per 34” proprio su Fabio Aru, terzo Foliforov, lontani gli altri big che hanno così consentito al vincitore odierno di salire fino ad un insperato secondo posto occupato da Manfredi che è così sceso sul gradino più basso del podio.
La preannunciata lotto tra Formolo, Masnada, Zilioli e Penasa si è così rivelata vana, risultando valida per per il quarto posto conquistato da Formolo, crollo invece per Penasa che nelle ultime due tappe ha perso addirittura quattro posizioni finendo settimo.
Ora per Aru si apre una nuova avventura che inizierà in maglia Astana, gli occhi degli appassionati italiani ora saranno tutti puntati su di lui: la mancanza di nuove leve e grandi promesse del ciclismo (oltre all’altro isolano Nibali) si fa sentire e l’Italia non è abituata a rimanere a secco così a lungo nel ciclismo che conta, ora aspettiamo solo il suo esordio nel grande ciclismo, in Colorado o alla Vuelta, per poter iniziare a sognare!

Andrea Mastrangelo

NAPO “METTET” TUTTI D’ACCORDO, APPOLLONIO IN SCIA

luglio 23, 2012 by Redazione  
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Doppietta azzurra nella seconda tappa del Tour de Wallonie con il 31enne ragusano che mette le ruote davanti al più giovane molisano del Team Sky e al francese Romain Feillu e strappa anche la leadership della generale all’altro transalpino Bouhanni che non va oltre il 9° posto.

Foto copertina: il successo di Napolitano a Mette (www.rtl.be)

La seconda tappa del Tour de Wallonie, 205,5 km da Binche a Mettet, si prestava a diverse possibili interpretazioni per via dei cinque gran premi della montagna presenti, tra cui la Côte de Lustin di 1a categoria e l’ascesa di Tienne Hinaut di 2a categoria posti rispettivamente a 42 e 26 km dal traguardo, ma anche da un finale interamente pianeggiante anche se il traguardo era posto al termine di un rettilineo in lievissima ascesa: in ogni caso la corsa ha avuto un andamento tranquillo con Ignatyev (Katusha) e Rowe (Sky) in fuga dal km 5 e il gruppo controllato dalla Fdj della maglia gialla Bouhanni che ha lasciato fare concedendo fino a 6′ ai due battistrada e scoraggiando così tentativi di contrattacco nella fase centrale del percorso più impegnativa, e nulla di rilevante è accaduto fino a 70 km dal traguardo se si eccettua l’abbandono di Daniele Bennati (RadioShack), che avrebbe potuto tranquillamente dire la sua in un arrivo molto adatto ai suoi mezzi, a causa di uno stato influenzale.
Il primo a lanciarsi all’inseguimento di Ignatyev e Rowe che in quel momento avevano 3′ di vantaggio è stato Van Hecke (Topsport Vlaanderen), che si è portato fino a 48” dai due uomini di testa salvo poi rimbalzare indietro ed essere ripreso dal gruppo; ben più pericoloso è stato l’attacco nella discesa della Côte de Lustin della coppia della RadioShack composta da Oliveira e soprattutto Fuglsang, a caccia di un nuovo trionfo nella classifica generale dopo essersi aggiudicato in tempi recenti il Giro del Lussemburgo e il Giro d’Austria: va detto che l’ex biker danese avrebbe tutte le qualità per ben figurare anche nelle prove del World Tour ma il team manager Bruyneel, con una decisione discutibile ma motivata dall’assurdo regolamento UCI, lo ha escluso dal circuito maggiore per impedirgli di accumulare punti di cui nel 2013 avrebbe beneficiato la squadra che lo ingaggerà a fine stagione.
In ogni caso il tentativo è stato neutralizzato dal plotone che poco dopo ha riassorbito anche Ignatyev e Rowe e anche gli attacchi di Wallays (TopSport Vlaanderen) e Meersman (Lotto-Belisol) sulla salita di Tienne Hinaut hanno avuto vita breve: il gruppo nel quale si è sempre mantenuto nelle prime posizioni Boonen (Omega-QuickStep) e che nel finale è stato guidato dalla Katusha di Porsev, dal Team Sky di Appollonio, dalla Garmin di Koldo Fernandez e anche dall’Acqua&Sapone di Danilo Napolitano è arrivato pressochè compatto al traguardo dove è stato proprio il 31enne di Vittoria, che tra il 2006 e il 2007 sembrava destinato a divenire uno dei big a livello internazionale per quanto riguarda le volate prima di vari problemi fisici che ne hanno ridimensionato le ambizioni, a mettere le ruote davanti a tutti, conquistando il suo secondo successo stagionale dopo una tappa al Circuit de Lorraine, nonchè il secondo in carriera al Giro di Vallonia. Alle sue spalle si è piazzato il 23enne molisano Appollonio seguito da Romain Feillu (Vacansoleil), Meersman, Ista (Accent Jobs), Goddaert (Ag2r) e Nizzolo (RadioShack) già 3° nella frazione inaugurale di Lessines, mentre la maglia gialla Bouhanni ha dovuto accontentarsi del 9° posto.
Grazie alla somma dei piazzamenti Napolitano conquista la leadership della generale con lo stesso tempo del campione francese, seguiti a 2” da Rowe, a 3” da Van Melsen e Ignatyev e a 4” da Lightart e Appollonio: la terza frazione, 185,9 km da Marche-en-Famenne a Beaufays in cui verranno ripercorse in larga parte le strade della Liegi-Bastogne-Liegi, darà però una scremata importante in virtù delle ben nove côtes presenti sul tracciato, ultime delle quali quelle di Florzèe e Hornay a 9 e 6 km dal traguardo.

Marco Salonna

22-07-2012

luglio 23, 2012 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
Il britannico Mark Cavendish (Sky Procycling) si è imposto nella ventesima tappa, Rambouillet – Parigi, percorrendo 120 Km in 3h08′07″, alla media di 38,274 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo slovacco Sagan e l’australiano Harley Goss. Miglior italiano Luca Paolini (Katusha Team), 13°. In classifica si impone il britannico Bradley Wiggins (Sky Procycling) con 3′21″ sul connazionale Froome e 6′19″ sull’italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale).

TOUR DE WALLONIE
L’italiano Danilo Napolitano (Acqua & Sapone) si è imposto nella seconda tappa, Binche – Mettet, percorrendo 205,5 Km in 5h21′32″, alla media di 38,347 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Davide Appollonio (Sky Procycling) e il francese Romain Feillu. Napolitano è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo del francese Bouhanni e 2″ sul britannico Rowe.

GIRO CICLISTICO DELLA VALLE D’AOSTA MONT BLANC (dilettanti)

Il russo Sergey Chernetskiy (Itera – Katusha) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, cronoscalata Châtel – Col de Bassachaux, percorrendo 12,4 Km in 28′09″, alla media di 26,430 Km/h. Ha preceduto di 34″ l’italiano Fabio Aru (Palazzago Elledent Rad Logistica) e di 38″ il russo Foliforov. In classifica si impone Aru con 3′25″ su Chernetskiy e 3′50″ sull’italiano Andrea Manfredi (Team Hopplà Wega Truck Italia Valdarno).

CENTRAL EUROPEAN BUDEPEST GP

Lo sloveno Marko Kump (Adria Mobil) si è imposto nella corsa ungherese, Isaszeg – Budapest, percorrendo 135,3 Km in 2h58′46″ alla media di 45,411 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ungherese Lovassy e lo sloveno Mezgec. Miglior italiano Lorenzo Alessi (Calzaturieri Montegranaro Marini Silvano), 10°

COPPA BOLOGNA (dilettanti)

L’italiano Alessio Taliani (Futura Team Matricardi) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Montallese, percorrendo 163,3 Km in 4h13′54″ alla media di 38,590 Km/h. Ha preceduto di 15″ e 17″ gli italiani Innocenzo Di Lorenzo (Farnese Vini – D’Angelo&Antenucci – MCipollini) e Luca Wackermann (Mastromarco-Sensi-Benedetti-Dover).

GP VILLE DE PÉRENCHIES

Il neozelandese Rico Rogers (Node 4 – Giordana Racing) si è imposto nella corsa francese, circuito di Pérenchies, percorrendo 162,2 Km in 3h33′07″ alla media di 45,665 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Kneisky e il neozelandese Meenhorst.

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PARIGI

luglio 22, 2012 by Redazione  
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Anche al Tour 2012 vi proporremo l’appuntamento giornaliero con l’almanacco, rubrica contenitore con la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, la presentazione della tappa del giorno, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà, il ricordo del Tour del 1953 e una vista “retrospettiva” sul Tour in corso. Seguiteci.

Foto copertina: tramonta il sole dietro l’arco di trionfo, sullo sfondo degli Champs-Élysées (www.futura-sciences.com)

TOUR DE FRANCE, GIRO DEL MONDO

Italia

Cavendish e Wiggins, apoteosi a Parigi(Gazzetta dello Sport)

Tour, Wiggins trionfa. Nibali è terzo (Corriere dello Sport / Stadio)

Francia

God save the king!(L’Equipe)

Svizzera

Cavendish vince sugli Champs-Elysées (Corriere del Ticino)

Wiggins Meisterstück nach dem Auf und Ab (Neue Zuercher Zeitung)

Regno Unito

Bradley Wiggins makes history with Tour de France victory (The Daily Telegraph)

Wiggins wins the Tour de France (The Independent)

Triumph for Wiggins and Cavendish (The Times)

Spagna

Cavendish se suma a la fiesta de Wiggins (AS)

Bradley Wiggins clava la bandera británica en París (Marca)

God save Bradley Wiggins (El Mundo Deportivo)

Belgio

Un Tour de France à l’accent britannique (Le Soir)

Cavendish plaatst de kroon op het werk voor Sky (De Standaard)

Les Sky à la fête : l’étape pour Cavendish, le général pour Wiggins (L’Avenir)

Cavendish au-dessus du lot sur les Champs Elysées (La Dernière Heure/Les Sports)

Bradley Wiggins, vainqueur du Tour de France après un dernier coup de main à Cavendish (Sudinfo.be)

Cavendish plaatst de kroon op het werk voor Sky (Het Nieuwsblad)

Germania

Wiggins fährt in die Geschichtsbücher der Tour de France (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)

Eil+++ Wiggins gewinnt als erster Brite Tour de France (Bild)

Lussemburgo

Wiggins gewinnt als erster Brite Tour de France (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Wiggins triumphiert in Paris (Tageblatt)

Paesi Bassi

‘Cav’ zet kroon op Sky-Tour (De Telegraaf)

Danimarca

Cavendish triumferede i Paris(Jyllands-Posten)

Cavendish slog til på Champs Élysées (Sporten)

Sky tager det hele på Champs-Élysées (Politiken)

Repubblica Slovacca

Skvelá bodka za Tour. Sagan špurtoval v Paríži druhý (Pravda)

Canada

With Tour win, Wiggins is one step closer to reaching goal – Bradley Wiggins becomes first British rider to win Tour de France (The Globe and Mail)

USA

Wiggins Wins Tour De France (The New York Times)

Wiggins wins Tour de France (Usa Today)

Colombia

Wiggins ganó el Tour de Francia, Cavendish la última etapa en París (El Tiempo)

Sky, el triunfo del método – Bradley Wiggins, primer británico en ganar el Tour de Francia (El Espectador)

Australia

Wiggins Britain’s first winner. (The Age)

Aussie brain behind Tour’s Brit winner (The Australian)

Cavendish wins final stage (Herald Sun)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

15 LUGLIO

N@po: Il tour di quest’anno è una farsa.

Ceemo: E poi qualcuno dice che è spettacolare…

16 LUGLIO

Howling Wolf14: Non so a cosa ti riferisci. Forse dovresti essere più chiaro. Io sento tutti parlar bene del Tour, anche alcuni di coloro che in passato coglievano qualsiasi occasione per parlarne male. Temo che a volte l’invidia sia una cattiva consigliera.

17 LUGLIO

Salitepuntocià: Il fatto che non succeda mai nulla di imprevedibile posso essere d’accordo (tour gia finito alla crono, mancano i 2 big, si sapeva che nelle poche tappe pseudo-montagnose, gli altri pseudo-big non si staccano i 2 sky , cosi come si vedra’ nelle 2 pseudo tappe pirenaiche, ci son si belle fughe ma comprimari come al giro2012, che sia rolland o rabottini …) ma una farsa non penso perchè incide il percorso, in cui Moser e Saronni avrebbero detto la loro per la vittoria

Salitepuntocià: Si parla di Saronni e Moser dell’epoca , non quelli attuali che han 50-60 anni… a cronometro erano tuttaltro che dei sprovveduti, e su queste salite avebbero retto o perso poco, anche perchè mancano appunto i big … ovvio avrebbero vinto a patto non ci fosse stato un hinault…

18 LUGLIO

Howling Wolf14: Moser era uno con le palle, nel gruppo stava davanti. Saronni era il tipico tremacùa: nella prima settimana avrebbe corso il rischio di perdere 7-8 minuti. Non parliamo poi della tappa ventosa della Camargue: lì avrebbe preso il quarto ventaglio, nemmeno il secondo. Il Tour non è corsa da Saronni.

Salitepuntocià: Questo Tour si… Ovviamente non avrebbe avuto i problemi che dicevi se avesse fatto esperienza al Tour… ma ripeto sarebbe bastato che il Saronni nemmeno vero, ma quello del 1986 a vincere sto tour

Hotdogbr: Madeleine, Croix de Fer e La Toussuire erano tutte salite di 20 km nello stesso giorno, dubito che sia Saronni che Moser sarebbero riusciti a superarle davanti al di là dei Giri vinti da entrambi

Howling Wolf14: Non dimentichiamo che prima che arrivino le tappe di montagna al Tour si corre a 50 all’ora tutti i giorni. Nei giri vinti da Saronni erano tante le tappe cicloturistiche. Poi la scena si apriva quando iniziava la diretta tv. Prima tutti in gruppo. Comodo. Le corse italiane dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, più quelle pilotate da Cipollini, sono state le più facili di tutta la storia.

19 LUGLIO

Salitepuntocià: Ma il cast di sto TOur rende possibile la vittoria non solo di Saronni del 1986 addirittura, ma persino quella di Moser sia quello vero che quello di conconi… semplicemente perchè non ci son grandi campioni a sto Tour e ha un percorso facile. Il trio madeleine-fer-toussoire ALL’EPOCA i nostri 2 big,non li avrebbero digeriti, ci si alzava sui pedali nei primi anni 80 … tutto è relativo, ora sarebbero salite e son salite pedalabili , senza contare che correndo gli ultimi giri, si sarebbero dovuti adattare alle pendenze estreme oltre che alle salite lunghe… e gli ultimi giri si va forte dall’inizio, quindi bisogna vedere in un ottica moderna il passato. Una volta il Pordoi era uno spauracchio, oggi è facile. Per me avrebbero sofferto solo sul grand colombiere,ma in discesa recuperavano, e un po sul Port de Bales

Howling Wolf14: Caro PuntoCià, quando si fanno queste ipotesi bisogna tener conto anche del modo di correre. Saronni non si è mai abituato al modo di correre internazionale, lui correva all’italiana. E correndo all’italiana al Tour non vai lontano. Bisogna star sempre davanti, Saronni era un autentico succhiaruote. Per Moser il discorso è diverso. Lui sapeva stare davanti, sempre, in qualsiasi condizione e pericolo. Credo che se avesse voluto avrebbe potuto essere protagonista al Tour. Magari non l’avrebbe vinto, ma sarebbe stato in prima fila. Poi i discorsi con i se e con i ma portano poco lontano. Chissà se il Giro di quest’anno lo avrebbe potuto vincere anche Garrigou o se il Tour dell’anno scorso sarebbe stato alla portata di Learco Guerra. La nostra fantasia può farci volare, ma poi la realtà è un’altra

20 LUGLIO

Salitepuntocià: Saronni sarà stato un succhiaruote, ma è un pregio, era il suo punto forte, era un gatto-volpe e vinceva col minimo sforzo, anche se paradossalmente proprio per questo ha vinto meno di quel che poteva fare potenzialmente… un talento sprecato, rigiudicandolo anni dopo… la sua fortuna/sfortuna è stato proprio Moser, senza di lui saronni non esisteva e moser idem… cioè, c’erano lo stesso, ma sarebbe mancato il DUALISMO. E il DUALISMO è il sale di ogni sport. Moser certo era piu generoso, vinceva spesso ma spesso lo prendeva in c*lo in linea e non solo da Saronni, non era un gatto Moser ma l’opposto, cioè il cane forte e generoso,ma gli altri sfurttavano il suo lavoro,Maertens e Kntetemann ad esempio… mentre per le gare a tappe era inferiore a Saronni perchè questi piu agile, digeriva meglio le salite, quindi coi se e coi ma non si hanno prove, se Moser avesse fatto il Tour, Saronni bene o male, ci finiva davanti a lui 8 volte su 10, come nei giri insomma e al tour c’erano piu salite del giro… Moser dichiarò sempre che non andava al tour, perchè c’erano troppe salite, non fece mai lo stelvio 2 volte per scelta, una volta per una neve mai vista, nel senso che si poteva farlo lo Stelvio.. insomma era coraggioso ma non “oltre”… insomma un coraggio calcolato.Paura del Tour, paura dello Stelvio, giri su misura come un sarto. Saronni non andò al tour perchè sapeva di non vincerlo, tutto qua. Lui partecipava solo per vincere, non gli interessava il podio o la maglia verde, ne entrare nei 10, aveva tutto qui, come Moser, che dovevano perdere di immagine andando al tour? a beccare 10′ da hinault e fignon?
ci fossero stati wiggins froome e nibali, allora si che potevano fare qualcosa… le salite attuali del tour, ripetiamolo, come l pordoi o il amcerone, non son piu spauracchi come 30 anni fa… il giro e vuelta si son aggiornati ,il tour no… e il tema del topic non è chi era meglio fra Saronni e Moser, ma il tour, e questo tour era per loro… poi che erameglio uno o l’altro, non è l’argomento…

Howling Wolf14: Moser ha vinto 3 parigi-roubaix. Le avrebbe vinte anche senza Saronni. Ha battuto dei mostri sacri. Saronni è stato un’invenzione. Un ottimo corridore da corse in linea trasformato in vincente in due giri che sono stati corsi come se fossero delle corse in linea, con una tappa tirata agonisticamente e tante frazioni corse ad andatura cicloturistica per dar modo di recuperare. Se il Giro fosse stato corso come il Tour Saronni non lo avrebbe vinto. Lo ha vinto perché ci sono stati giorni e giorni di tregua e sono poche tappe decisive. Se fosse arrivato al gancio alle salite del Giro Saronni non avrebbe avuto scampo. Ma evidentemente i suoi successi al Giro erano stati costruiti a tavolino, nella più bieca logica della lottizzazione ciclistica. Tanto di cappello al Saronni dei mondiali, della Sanremo e delle classiche, ma per le corse a tappe per me non meriterà mai nemmeno un posticino marginale nel Gotha. Se al Tour dovesse andare solo chi lo può vincere, allora i partenti sarebbero cinque per edizione. Bisogna avere rispetto per la storia del ciclismo e se si sa di non poter vincere si può anche andare per conquistare il 9° posto. O si teme di mettere in gioco così la propria fama? Se è così, è un po’ una posizione … pelosa.

Mauro Facoltosi: Durante la diretta dell’ultima tappa Beppe Conti si è espresso sulla facilità del tracciato di quest’anno propronendo una sua teoria che, a mio parera, è plausibilissima. Gli organizzatori si sono accorti che alla Vuelta molti corridori si ritirano prima di Madrid per preparare il mondiale. Considerata la vicinanza delle Olimpiadi alla tappa conclusiva del Tour, si è scelto un tracciato più morbido per fare in modo che arrivassero a Parigi anche coloro che puntano alla prova olimpica (prevista tra una settimana), Cavendish su tutti (che, in effetti, è in gara)

N@po: I potenziali soldi di Sky sono una motivazione molto più efficace. (anche se Desgrange, Levitan e Goddet si rivoltano nella tomba.) La cosa che fa rabbia è che tutti i commenti sono di questo tenore:
cliccare qui
Ma personalmente non mi aspetto che le cose cambino molto. Aggiungeranno qualche salita altisonante, il trittico corso sarà spettacolare perchè la corsica NON PERMETTE percorsi anonimi, ma non mi aspetto tapponi leggendari ne montagne distribuite con intelligenza nelle singole tappe. Sono troppi anni che aspettiamo invano.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

PIU’ O MENO
Ecco chi ha rispettato o deluso le attese in questa giornata

++ Cavendish, Sagan
+ Goss, Voigt
- Greipel
– Farrar

a cura di Marco Salonna

DISCOTOUR: la colonna sonora della tappa del Tour scelta per voi da ilciclismo.it

God Save the Queen (Inno nazionale inglese)

a cura di DJ Jorgens

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

Bulbarelli: “Williams” (Wiggins)
Berton (Eurosport): “Hincapie ha vinto 9 Tour da gregario” (Il conto è giusto – 7 con Armstrong, 1 con Contador e 1 con Evans – ma non li ha vinti lui)
Bulbarelli: “Intanto il gruppo è arrivato sugli Champs-Élysées, questa è Rue de Rivoli” (se è Rue de Rivoli, non sono gli Champs-Élysées; infatti, dovevano ancora passarci)
Bulbarelli: “La premiazione del Tour 2012″ (ma non aveva vinto Wiggins?)
De Stefano: “Il podio sta scivolando qui davanti agli Champs-Élysées”
Cassani: “Quisto è il momento”
Ordine d’arrivo su Cyclingnews.com: “Greg Henderson” (Greg è il soprannome, in un ordine d’arrivo bisognerebbe mettere il nome vero, Gregory)
Televideo: “Champs-Elysée” (Champs-Élysées), “grande boucle” (Grande Boucle)
Televideo: “A testimoniare lo strapotere Team Sky”

TOUR DE GOMEZ

Ricordate Gomez Addams, il capo della celebre famiglia televisiva americana? Ci siamo ispirati alla sua passione per il francese (quando lo parlava l’amata Morticia) e alle sue “verticali” per proporvi giornalmente una curiosa vista retrospettiva sul Tour, ordine d’arrivo e classifica visti dal basso… la maglia nera, insomma!

Ordine d’arrivo della tappa Rambouillet – Parigi

1° Danilo Hondo (Lampre – ISD) (ritardo abbuonato per caduta)
2° Mikael Cherel (AG2R La Mondiale) (ritardo abbuonato per caduta)
3° (1°) Christophe Kern (Team Europcar)
4° (2°) Brice Feillu (Saur – Sojasun) a 28″
5° (3°) Jelle Vanendert (Lotto Belisol Team) a 1′11″
6° (4°) Bernhard Eisel (Sky Procycling), s.t.
7° (5°) Anthony Roux (FDJ-Big Mat) a 1′49″
Miglior italiano Marco Marzano (Lampre – ISD), 15° (13°) a 2′16″

Classifica generale

1° Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun)
2° Jan Ghyselinck (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 32″
3° Tyler Farrar (Garmin – Sharp) a 2′51″
4° Sebastian Langeveld (Orica GreenEdge Cycling Team) a 7′24″
5° Julien Fouchard (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 15′05″
Miglior italiano Alessandro Vanotti (Liquigas-Cannondale), 36° a 52′57″
Ultimo: Bradley Wiggins (Sky Procycling) a 3h57′36″

L’ULTIMA DOPPIETTA DEL CAMPIONISSIMO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Tour del 1952, quello dell’ultima doppietta Giro-Tour di Fausto Coppi. Le altimetrie sono prese dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessibile selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

22a TAPPA: CLERMONT-FERRAND – VICHY (63 Km – cronometro)

FIORENZO MAGNI TENACE E GENEROSO VINCE LA TAPPA A CRONOMETRO CLERMONT – VICHY
Grossa sorpresa nella tappa a tic-tac: Coppi sconfitto.
Ockers è secondo – Carrea terzo e Corrieri quarto completano l’affermazione italiana – Coppi quindicesimo! – Bartali raggiunge in classifica generale Robic ma è a sua volta superato da Ruiz – Oggi l’arrivo a Parigi.

23a TAPPA: VICHY – PARIGI (354 Km)

FAUSTO COPPI E LA SQUADRA D’ITALIA CONCLUDONO IL “TOUR” NEL TRIONFO DI PARIGI
La grande corsa si e’ conclusa ieri con il tappone di 354 chilometri
Il bilancio dei bianco-rosso e verdi: vittoria assoluta individuale e a squadre, vittoria nel G.P. della Montagna e nella classifica delle “tappa di punta” – 7 vittorie di tappe, 17 maglie gialle – Bartali quarto e Magni sesto – Gli italiani sono arrivati al completo – L’ultima tappa vinta dal francese Rolland

ARCHIVIO ALMANACCO

Selezionare la voce “Tour de France″ nel menù “Corse” (in home, sopra la copertina)

CRONACA DI DUE TRIONFI ANNUNCIATI

luglio 22, 2012 by Redazione  
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Il Tour de France si conclude nel segno del Team Sky con il campione del mondo Cavendish che domina sui Campi Elisi con uno sprint di straordinaria potenza iniziato a 400 metri dall’arrivo precedendo Sagan e Goss e con Wiggins che entra nella storia portando per la prima volta la Gran Bretagna sul tetto della Grande Boucle. Gloria anche per Vincenzo Nibali che conquista il terzo gradino del podio e lancia la sfida per essere l’erede in maglia gialla di Marco Pantani in un prossimo futuro.

Foto copertina: Wiggins sul podio del 99° Tour de France (foto Bettini)

Seguendo una tradizione ormai decennale, che si è interrotta per l’ultima volta nel 1989 con la famosa cronometro partita da Versailles che vide il sorpasso di Greg Lemond su Laurent Fignon per l’inezia di 8”, il Tour de France si è concluso lungo il circuito dei Campi Elisi al termine di una frazione di 120 km con partenza da Rambouillet, con la consueta atmosfera da ultimo giorno di scuola nel tratto di trasferimento verso Parigi e corsa vera una volta effettuato il primo passaggio sotto l’Arco di Trionfo, sul quale hanno potuto fare passerella Chris Horner (RadioShack), corridore meno giovane al via della Grande Boucle, e George Hincapie (Bmc) che vi ha partecipato per la 17a volta battendo il record di Joop Zoetemelk: ben altre intenzioni aveva invece l’altro quarantenne Jens Voigt (RadioShack) che è stato il primo a scattare seguito da Hondo (Lampre), che nel finale è stato poi vittima di una brutta caduta insieme a Cherel (Ag2r), e l’ultimo a essere ripreso dal gruppo, quando mancavano ormai 3 km alla conclusione, in compagnia di Rui Costa (Movistar) e Minard (Ag2r) al termine di una fuga che ha visto protagonisti anche Burghardt (Bmc), Bak (Lotto-Belisol), Iglinskiy (Astana), Edet (Cofidis), Marino (Saur-Sojasun), Kroon (Saxo Bank-Tinkoff), Tankink (Rabobank) e Kuchynski (Katusha); con una corazzata come il Team Sky motivatissima nel portare Cavendish al suo quarto successo in carriera a Parigi e con la Liquigas di Sagan che ha dato una bella mano nel condurre l’inseguimento i battistrada non potevano avere chances e inevitabile è stata la volata, nella quale dapprima Wiggins e quindi Boasson Hagen avrebbero dovuto lanciare il campione nel mondo. La maglia gialla ha fatto la sua parte con una lunghissima trenata conclusa lasciando il testimone al norvegese che però ha tirato ben poco in quanto Cavendish ha sorpreso tutti partendo all’ingresso del rettilineo finale quando ancora mancavano 400 metri dall’arrivo, seguito a ruota nell’ordine da Goss (Orica-GreenEdge), Henderson (Lotto-Belisol) e Sagan: in apparenza si trattava di un suicidio ma la progressione del britannico è stata talmente imperiosa che Goss non ha potuto fare altro che rimanere a ruota finendo addirittura distanziato negli ultimi metri mentre lo slovacco in maglia verde ha perso qualche metro a causa di Henderson, che ha fatto il buco voltandosi alla ricerca del capitano Greipel rimasto tagliato fuori dalle primissime posizioni, e nonostante una portentosa rimonta finale ha dovuto accontentarsi del secondo posto dietro a Cavendish e davanti a Goss, Haedo (Saxo Bank), Boeckmans (Vacansoleil), Henderson, Bozic (Astana). Con la dimostrazione di forza odierna il 27enne dell’Isola di Man si conferma grande favorito anche per la prova olimpica di Londra in cui avrà a disposizione i formidabili Wiggins e Froome oltre a Millar (Garmin) a sua volta vincitore di una tappa ma tra i principali avversari avrà proprio Sagan, straripante nella prima metà del Tour con tre successi parziali ottenuti su terreni diversi e molto continuo anche nel prosieguo tanto da vincere la maglia verde con distacchi abissali sui rivali, e anche lo stesso Greipel, che a sua volta ha alzato le braccia in tre occasioni e sta vivendo un’annata da incorniciare in cui ha già portato a casa 16 vittorie.
In attesa di festeggiare una possibile medaglia d’oro nella rassegna a cinque cerchi la Gran Bretagna si gode il trionfo di Bradley Wiggins che ha coronato il sogno del patron del Team Sky di portare un atleta d’Oltremanica in maglia gialla entro il 2012, cosa che appariva inverosimile fino a qualche stagione fa, ma una programmazione studiata a menadito fin dallo scorso autunno e le innovative metodologie d’allenamento praticate dalla formazione britannica hanno dato i loro frutti, con il 32enne nativo di Gand che dopo essersi già aggiudicato in stagione Parigi-Nizza, Giro di Romandia e Critèrium du Dauphinè si è ripetuto sbaragliando la concorrenza nei quasi 100 km a cronometro, e a tal proposito sarà a sua volta l’uomo da battere a Londra nella prova contro il tic tac malgrado anche Cancellara e Daniel Martin vorranno dire la loro, e risultando inattaccabile insieme a tutta la sua squadra anche sulle montagne, poche in verità, presenti lungo il percorso: l’unico che poteva insidiare Wiggins era il compagno Froome che si è spesso dimostrato superiore in salita ma un distacco di 1′25” rimediato nella tappa di Seraing a causa di una foratura e gli ordini di scuderia gli hanno impedito di giocarsi le proprie carte per la maglia gialla, e il 27enne nato in Kenya ha dovuto accontentarsi di un comunque eccezionale secondo posto a 3′21” dal suo capitano.
In un Tour de France che per il resto è stato piuttosto avaro di soddisfazioni per i colori azzurri, con Petacchi (Lampre) costretto al ritiro per una caduta dopo aver ottenuto un secondo posto parziale e Scarponi che a sua volta ha chiuso con una piazza d’onore ma ha dimostrato una condizione lontana da quella del Giro d’Italia, ha brillato anche la stella di Vincenzo Nibali (Liquigas), che ha conquistato il posto sul podio che si era prefissato alla vigilia, con un ritardo di 6′19” da Wiggins, e lo ha fatto con autorevolezza, attaccando a più riprese la maglia gialla, infliggendo a sua volta distacchi importanti agli avversari e dimostrando una continuità nell’arco delle tre settimane che in passato non aveva mai avuto, neppure durante la Vuelta vinta nel 2010 e nei due Giri d’Italia già conclusi sul podio: al siciliano manca forse ancora qualcosa a cronometro per riportare la maglia gialla nel nostro Paese che manca dall’indimenticabile 1998 di Marco Pantani ma le premesse ci sono tutte, magari su un percorso più favorevole alle sue caratteristiche rispetto a quello di questa edizione. Alle spalle di Nibali ha chiuso con un distacco di 10′15” Van den Broeck (Lotto-Belisol), che si è confermato a buoni livelli nelle grandi corse a tappe anche se gli manca qualcosa per fare la differenza; 5° a 11′04” con tanto di maglia bianca di miglior giovane si è piazzato la rivelazione Van Garderen (Bmc), che nonostante qualche alto e basso di troppo in montagna è stato secondo solo a Wiggins e Froome nelle prove a cronometro e avrebbe potuto fare anche meglio se non avesse dovuto lavorare per un Evans brutta copia dell’atleta di un anno fa. Il 35enne australiano, pagando probabilmente i malanni accusati nella prima parte di stagione che ne hanno condizionato la preparazione, è partito bene dando l’impressione di poter contrastare anche Wiggins ma si è spento strada facendo non andando oltre il 7° posto a 15′49” dalla maglia gialla, preceduto per 8” dal regolarista Zubeldia (RadioShack) il cui Tour assume una dimensione particolare se si considera che fino a pochi mesi fa la prosecuzione della sua carriera era a rischio a causa di un problema cardiaco: chiudono la top ten il francese Rolland (Europcar), che si è tolto la soddisfazione di vincere la tappa regina in quel di La Toussuire, lo sloveno Brajkovic (Astana), finalmente competitivo per la classifica generale in una grande gara a tappe, e l’altro transalpino Pinot (Fdj), che si è a sua volta aggiudicato un successo parziale in quel di Porrentruy e a soli 21 anni ha dimostrato tenuta lungo le tre settimane e grandi doti di scalatore che a detta di molti potrebbero portarlo in futuro a chiudere in maglia gialla sui Campi Elisi, cosa che alla Francia manca dai tempi di Bernard Hinault.
E’ stato anche il Tour di Thomas Voeckler (Europcar), che non ha ripetuto il sogno giallo di un anno fa ma ha conquistato due tappe di montagna e la maglia a pois al termine di una dura lotta con Kessiakoff (Astana) e con Chris Soerensen (Saxo Bank-Tinkoff), premiato con il premio della combattività non solo per i continui attacchi nelle frazioni più impegnative ma anche per essere arrivato a Parigi in un’onorevole 14a posizione nella generale con una mano praticamente squartata in una caduta patita nella tappa di Peyragudes; è stato anche il Tour di Cancellara (RadioShack), di Millar (Garmin), di Luis Leon Sanchez (Rabobank) e di Fèdrigo (Fdj) tutti con un successo parziale in carniere ed è stato anche il Tour del ricambio generazionale, in cui grandi protagonisti delle passate stagioni come Menchov, Leipheimer, in parte lo stesso Evans e Valverde che si sono eclissati, anche se lo spagnolo si è in parte riscattato trionfando in solitaria nell’ultima frazione pirenaica: purtroppo non sono mancate le cadute, delle quali oltre al già citato Petacchi ne hanno fatto le spese Gesink (Rabobank), Samuel Sanchez (Euskaltel) e il vincitore del Giro Hesjedal (Garmin), ed è riapparso l’incubo doping dapprima con l’esclusione di Di Gregorio (Cofidis), a causa di una vicenda che risalirebbe alla passata stagione, e in seguito con la ben più importante positività a un diuretico di Frank Schleck (RadioShack), terzo un anno fa anche se mai in lotta per le primissime posizioni in questa edizione. L’attenzione si sposta ora in ogni caso sulle Olimpiadi con la prova in linea in programma già il prossimo 28 luglio e quella a cronometro che si disputerà il 1° di agosto.

Marco Salonna

FUGA DI SECONDE LINEE, A CHATEL VINCE LUTSENKO

luglio 22, 2012 by Redazione  
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Va a Lutsenko la penultima tappa con arrivo in Francia a Chatel, big di classifica lontani a controllarsi e alla fine tutti vicini. In classifica Aru consolida il primato, mentre Penasa perde la sua terza piazza e si preannuncia grande bagarre in vista della cronoscalata conclusiva.

Foto copertina: l’arrivo di Lutsenko a Chatel (www.aostasera.it)

Penultima tappa del Giro della Val d’Aosta con sconfinamento in Francia, arrivo posto su uno strappo a Chatel, conformazione della tappa adatta a fughe e scena tutta per le seconde linee con i big di classifica staccati tra loro di una manciata di secondi: unico avvicendamento in generale il sorpasso di Zilioli e Formolo su Penasa che quindi scende dal podio e ora si trova in quinta posizione.
La vittoria vittoria va al corridore dell’Astana Lutsenko, in fuga fin dai primi chilometri con Bongiorno, Bazhkou, Domont e Teus. I cinque procedono di comune accordo con un vantaggio massimo di circa quattro minuti fino alle rampe finali dove arrivano con circa due primi sul gruppo dei migliori. Il primo a provarci è Bazhkou con il solo Lutsenko a tenere la ruota e addirittura rilanciare lasciando sul posto il portacolori della Palazzago. Sul traguardo il kazako transiterà con 15” sul bielorusso, poco dietro il campione italiano Bongiorno, più staccati gli altri due componenti della fuga crollati proprio in prossimità del traguardo.
A due minuti giunge Bernardietti, ancora più indietro i big di classifica capitanati da Aru su Chernetsky, Zilioli, Formolo e Manfredi giunti tutti in quattro secondi, unico a pagare dazio il corridore della Zalf Penasa che con il ritardo di oggi scende in quinta piazza, niente è perduto però, perchè se primo e secondo posto sono ormai stabiliti con la vittoria di Aru su Manfredi, per il terzo posto c’è grande bagarre in vista della cronometro con Zilioli, Formolo e Penasa divisi da appena dieci secondi.

Andrea Mastrangelo

BOUHANNI, BACK TO BACK IN TRICOLORE

luglio 22, 2012 by Redazione  
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Il 21enne di Epinal reduce dall’inattesa vittoria nel campionato francese torna in gara al Gp de Wallonie e si impone allo sprint in quel di Lessines davanti all’olandese Lightart e al milanese Giacomo Nizzolo mentre non va oltre il 4° posto Francesco Chicchi malgrado l’aiuto di un Tom Boonen alla ricerca della miglior forma in vista delle Olimpiadi.

Foto copertina: Bouhanni vince allo sprint la prima tappa del Giro di Vallonia (foto Isabelle Duchesne)

Si è aperta con una frazione di 159,7 da Tournai a Lessines la 52a edizione del Tour de Wallonie, corsa a tappe di cinque giorni che da qualche stagione viene disputata in contemporanea con le battute finali del Tour de France: ciò nonostante il campo partenti è di buona qualità con la presenza di ben 9 squadre del circuito World Tour e di atleti del calibro del campione uscente Van Avermaet (Bmc) e di Bouhanni (Fdj), Dekker (Garmin), Kolobnev e Spilak (Katusha), Meersman (Lotto-Belisol), Fuglsang, Bennati e Nizzolo (RadioShack), Devolder (Vacansoleil), Betancur, Di Luca e Garzelli (Acqua&Sapone) e soprattutto Tom Boonen (Omega-QuickStep), accompagnato nell’occasione da Chicchi, Steegmans e Stybar, che dopo il forzato ritiro al Giro di Polonia a causa della frattura di una costola è tornato in gara per accumulare chilometri in vista della prova in linea olimpica.
Malgrado la presenza della Côte de Mont Alban e della Côte de l’Escalette, entrambe da ripetere per due volte, gli ultimi 45 km pianeggianti e il finale in circuito rendevano quello della prima frazione un tracciato per velocisti ma gli attacchi si sono ugualmente susseguiti senza soluzione di continuità anche ad opera di uomini di classifica come Kolobnev, Van Avermaet e Di Luca finchè ormai giunti a metà percorso non hanno avuto disco verde dal gruppo Commeyne (Landbouwkrediet) e Van Melsen (Accent Jobs), sui quali si è portato in seguito Mondory, che hanno guadagnato fino a 4′23” a 60 km dal traguardo ma nulla hanno potuto di fronte all’inseguimento condotto dalla Fdj del neo campione francese Bouhanni e dall’Omega-QuickStep che aveva nel lucchese Francesco Chicchi l’uomo designato per la volata e un Boonen sempre attivissimo nelle prime posizioni che si è messo a disposizione dell’azzurro: ai -8 dalla conclusione il plotone, dopo aver rintuzzato in precedenza un tentativo di contrattacco di Didier (RadioShack) si è riportato sui tre di testa e sono iniziate le grandi manovre per la volata con la Sky di Appollonio e la Garmin di Koldo Fernandez che hanno fatto la loro comparsa nelle prime posizioni ma ad avere la meglio è stato Bouhanni davanti a Lightart (Vacansoleil), al milanese Nizzolo, a Chicchi, a Petit (Cofidis) e a Napolitano (Acqua&Sapone): il 21enne di Epinal, considerato insieme al compagno di squadra Demare, non presente in questo Giro di Vallonia, l’esponente di punta della nouvelle vague transalpina per quanto riguarda le volate, ha dunque onorato al meglio la sua prima corsa in maglia tricolore conquistando il sesto successo stagionale. Gli sconfitti avranno comunque già modo di rifarsi nella seconda tappa, 208 km da Binche a Mettet, anche se il gpm di 2a categoria di Tienne Hinaut posto a 26 km dal traguardo potrebbe tagliare fuori gli sprinter puri.

Marco Salonna

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