CRONACA DI DUE TRIONFI ANNUNCIATI

luglio 22, 2012
Categoria: News

Il Tour de France si conclude nel segno del Team Sky con il campione del mondo Cavendish che domina sui Campi Elisi con uno sprint di straordinaria potenza iniziato a 400 metri dall’arrivo precedendo Sagan e Goss e con Wiggins che entra nella storia portando per la prima volta la Gran Bretagna sul tetto della Grande Boucle. Gloria anche per Vincenzo Nibali che conquista il terzo gradino del podio e lancia la sfida per essere l’erede in maglia gialla di Marco Pantani in un prossimo futuro.

Foto copertina: Wiggins sul podio del 99° Tour de France (foto Bettini)

Seguendo una tradizione ormai decennale, che si è interrotta per l’ultima volta nel 1989 con la famosa cronometro partita da Versailles che vide il sorpasso di Greg Lemond su Laurent Fignon per l’inezia di 8”, il Tour de France si è concluso lungo il circuito dei Campi Elisi al termine di una frazione di 120 km con partenza da Rambouillet, con la consueta atmosfera da ultimo giorno di scuola nel tratto di trasferimento verso Parigi e corsa vera una volta effettuato il primo passaggio sotto l’Arco di Trionfo, sul quale hanno potuto fare passerella Chris Horner (RadioShack), corridore meno giovane al via della Grande Boucle, e George Hincapie (Bmc) che vi ha partecipato per la 17a volta battendo il record di Joop Zoetemelk: ben altre intenzioni aveva invece l’altro quarantenne Jens Voigt (RadioShack) che è stato il primo a scattare seguito da Hondo (Lampre), che nel finale è stato poi vittima di una brutta caduta insieme a Cherel (Ag2r), e l’ultimo a essere ripreso dal gruppo, quando mancavano ormai 3 km alla conclusione, in compagnia di Rui Costa (Movistar) e Minard (Ag2r) al termine di una fuga che ha visto protagonisti anche Burghardt (Bmc), Bak (Lotto-Belisol), Iglinskiy (Astana), Edet (Cofidis), Marino (Saur-Sojasun), Kroon (Saxo Bank-Tinkoff), Tankink (Rabobank) e Kuchynski (Katusha); con una corazzata come il Team Sky motivatissima nel portare Cavendish al suo quarto successo in carriera a Parigi e con la Liquigas di Sagan che ha dato una bella mano nel condurre l’inseguimento i battistrada non potevano avere chances e inevitabile è stata la volata, nella quale dapprima Wiggins e quindi Boasson Hagen avrebbero dovuto lanciare il campione nel mondo. La maglia gialla ha fatto la sua parte con una lunghissima trenata conclusa lasciando il testimone al norvegese che però ha tirato ben poco in quanto Cavendish ha sorpreso tutti partendo all’ingresso del rettilineo finale quando ancora mancavano 400 metri dall’arrivo, seguito a ruota nell’ordine da Goss (Orica-GreenEdge), Henderson (Lotto-Belisol) e Sagan: in apparenza si trattava di un suicidio ma la progressione del britannico è stata talmente imperiosa che Goss non ha potuto fare altro che rimanere a ruota finendo addirittura distanziato negli ultimi metri mentre lo slovacco in maglia verde ha perso qualche metro a causa di Henderson, che ha fatto il buco voltandosi alla ricerca del capitano Greipel rimasto tagliato fuori dalle primissime posizioni, e nonostante una portentosa rimonta finale ha dovuto accontentarsi del secondo posto dietro a Cavendish e davanti a Goss, Haedo (Saxo Bank), Boeckmans (Vacansoleil), Henderson, Bozic (Astana). Con la dimostrazione di forza odierna il 27enne dell’Isola di Man si conferma grande favorito anche per la prova olimpica di Londra in cui avrà a disposizione i formidabili Wiggins e Froome oltre a Millar (Garmin) a sua volta vincitore di una tappa ma tra i principali avversari avrà proprio Sagan, straripante nella prima metà del Tour con tre successi parziali ottenuti su terreni diversi e molto continuo anche nel prosieguo tanto da vincere la maglia verde con distacchi abissali sui rivali, e anche lo stesso Greipel, che a sua volta ha alzato le braccia in tre occasioni e sta vivendo un’annata da incorniciare in cui ha già portato a casa 16 vittorie.
In attesa di festeggiare una possibile medaglia d’oro nella rassegna a cinque cerchi la Gran Bretagna si gode il trionfo di Bradley Wiggins che ha coronato il sogno del patron del Team Sky di portare un atleta d’Oltremanica in maglia gialla entro il 2012, cosa che appariva inverosimile fino a qualche stagione fa, ma una programmazione studiata a menadito fin dallo scorso autunno e le innovative metodologie d’allenamento praticate dalla formazione britannica hanno dato i loro frutti, con il 32enne nativo di Gand che dopo essersi già aggiudicato in stagione Parigi-Nizza, Giro di Romandia e Critèrium du Dauphinè si è ripetuto sbaragliando la concorrenza nei quasi 100 km a cronometro, e a tal proposito sarà a sua volta l’uomo da battere a Londra nella prova contro il tic tac malgrado anche Cancellara e Daniel Martin vorranno dire la loro, e risultando inattaccabile insieme a tutta la sua squadra anche sulle montagne, poche in verità, presenti lungo il percorso: l’unico che poteva insidiare Wiggins era il compagno Froome che si è spesso dimostrato superiore in salita ma un distacco di 1′25” rimediato nella tappa di Seraing a causa di una foratura e gli ordini di scuderia gli hanno impedito di giocarsi le proprie carte per la maglia gialla, e il 27enne nato in Kenya ha dovuto accontentarsi di un comunque eccezionale secondo posto a 3′21” dal suo capitano.
In un Tour de France che per il resto è stato piuttosto avaro di soddisfazioni per i colori azzurri, con Petacchi (Lampre) costretto al ritiro per una caduta dopo aver ottenuto un secondo posto parziale e Scarponi che a sua volta ha chiuso con una piazza d’onore ma ha dimostrato una condizione lontana da quella del Giro d’Italia, ha brillato anche la stella di Vincenzo Nibali (Liquigas), che ha conquistato il posto sul podio che si era prefissato alla vigilia, con un ritardo di 6′19” da Wiggins, e lo ha fatto con autorevolezza, attaccando a più riprese la maglia gialla, infliggendo a sua volta distacchi importanti agli avversari e dimostrando una continuità nell’arco delle tre settimane che in passato non aveva mai avuto, neppure durante la Vuelta vinta nel 2010 e nei due Giri d’Italia già conclusi sul podio: al siciliano manca forse ancora qualcosa a cronometro per riportare la maglia gialla nel nostro Paese che manca dall’indimenticabile 1998 di Marco Pantani ma le premesse ci sono tutte, magari su un percorso più favorevole alle sue caratteristiche rispetto a quello di questa edizione. Alle spalle di Nibali ha chiuso con un distacco di 10′15” Van den Broeck (Lotto-Belisol), che si è confermato a buoni livelli nelle grandi corse a tappe anche se gli manca qualcosa per fare la differenza; 5° a 11′04” con tanto di maglia bianca di miglior giovane si è piazzato la rivelazione Van Garderen (Bmc), che nonostante qualche alto e basso di troppo in montagna è stato secondo solo a Wiggins e Froome nelle prove a cronometro e avrebbe potuto fare anche meglio se non avesse dovuto lavorare per un Evans brutta copia dell’atleta di un anno fa. Il 35enne australiano, pagando probabilmente i malanni accusati nella prima parte di stagione che ne hanno condizionato la preparazione, è partito bene dando l’impressione di poter contrastare anche Wiggins ma si è spento strada facendo non andando oltre il 7° posto a 15′49” dalla maglia gialla, preceduto per 8” dal regolarista Zubeldia (RadioShack) il cui Tour assume una dimensione particolare se si considera che fino a pochi mesi fa la prosecuzione della sua carriera era a rischio a causa di un problema cardiaco: chiudono la top ten il francese Rolland (Europcar), che si è tolto la soddisfazione di vincere la tappa regina in quel di La Toussuire, lo sloveno Brajkovic (Astana), finalmente competitivo per la classifica generale in una grande gara a tappe, e l’altro transalpino Pinot (Fdj), che si è a sua volta aggiudicato un successo parziale in quel di Porrentruy e a soli 21 anni ha dimostrato tenuta lungo le tre settimane e grandi doti di scalatore che a detta di molti potrebbero portarlo in futuro a chiudere in maglia gialla sui Campi Elisi, cosa che alla Francia manca dai tempi di Bernard Hinault.
E’ stato anche il Tour di Thomas Voeckler (Europcar), che non ha ripetuto il sogno giallo di un anno fa ma ha conquistato due tappe di montagna e la maglia a pois al termine di una dura lotta con Kessiakoff (Astana) e con Chris Soerensen (Saxo Bank-Tinkoff), premiato con il premio della combattività non solo per i continui attacchi nelle frazioni più impegnative ma anche per essere arrivato a Parigi in un’onorevole 14a posizione nella generale con una mano praticamente squartata in una caduta patita nella tappa di Peyragudes; è stato anche il Tour di Cancellara (RadioShack), di Millar (Garmin), di Luis Leon Sanchez (Rabobank) e di Fèdrigo (Fdj) tutti con un successo parziale in carniere ed è stato anche il Tour del ricambio generazionale, in cui grandi protagonisti delle passate stagioni come Menchov, Leipheimer, in parte lo stesso Evans e Valverde che si sono eclissati, anche se lo spagnolo si è in parte riscattato trionfando in solitaria nell’ultima frazione pirenaica: purtroppo non sono mancate le cadute, delle quali oltre al già citato Petacchi ne hanno fatto le spese Gesink (Rabobank), Samuel Sanchez (Euskaltel) e il vincitore del Giro Hesjedal (Garmin), ed è riapparso l’incubo doping dapprima con l’esclusione di Di Gregorio (Cofidis), a causa di una vicenda che risalirebbe alla passata stagione, e in seguito con la ben più importante positività a un diuretico di Frank Schleck (RadioShack), terzo un anno fa anche se mai in lotta per le primissime posizioni in questa edizione. L’attenzione si sposta ora in ogni caso sulle Olimpiadi con la prova in linea in programma già il prossimo 28 luglio e quella a cronometro che si disputerà il 1° di agosto.

Marco Salonna

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