GLI AZZURRI LOTTANO MA E’ STRAPOTERE FRANCIA
I nostri atleti under 23 corrono da protagonisti in tutte le fasi della gara e Fortin è ben posizionato per la volata finale ma negli ultimi 500 metri in leggera salita deve arrendersi ai transalpini Demare e Petit che conquistano oro e argento mentre il bronzo va al britannico Fenn.
Foto copertina: Arnaud Demare portato in trionfo dal connazionale Petit e dal britannico Fenn, rispettivamente 2° e 3° (foto Bettini)
La prova mondiale degli under 23, riservata anche ai professionisti che corrono in squadre non del World Tour, si è disputata lungo 12 giri di 14 dell’obiettivamente poco selettivo circuito di Copenhagen per un totale di 168 km: sulla carta i grandi favoriti erano l’australiano Hepburn, bronzo nella prova a cronometro e recente vincitore di due tappe del Tour de l’Avenir, e il francese Demare, 5° un anno fa a Melbourne e da agosto stagista con la FDJ, con l’altro australiano Durbridge, vincitore della crono, l’olandese Bol, il russo Tsatevich e il nostro Colbrelli come possibili outsider: accanto al bresciano, che si è preparato per questa prova disputando il Giro di Padania come stagista con la maglia della CSF, il ct azzurro Amadori ha schierato anche i veneti Fortin e Boem, il comasco Alafaci, il milanese Delle Stelle e il trentino Leonardi.
Proprio Leonardi è stato protagonista della fuga che ha caratterizzato gran parte della corsa, evadendo dal gruppo all’inizio del terzo giro e andando a riprendere il brasiliano Manarelli che aveva attaccato fin dalle prime fasi: la coppia al comando ha acquisito un vantaggio massimo di 4′46” all’inizio del secondo giro ma malgrado il gruppo procedesse a scatti e non ci fosse una nazionale a condurre un vero e proprio inseguimento, ha dovuto arrendersi al ritorno del plotone a 3 giri dal termine: da segnalare in queste fasi la continua presenza nelle prime posizioni degli altri azzurri sempre pronti a replicare ai contrattaccanti per favorire la fuga del compagno di squadra.
Una volta ripresi i due battistrada è stata ancora l’Italia ad accendere la miccia con Alafaci sul quale si è riportato dapprima il danese Juul Jensen e poi il kazako Ayazbayev, lo svedese Landau, il sudafricano Meintjes e addirittura l’eritreo Behrane, a dimostrazione dell’estrema facilità del tracciato. Il vantaggio massimo di questo gruppetto è stato di 34” ma non c’è stato nulla da fare nè per loro nè per il colombiano Betancourt, protagonista nella tappa del Sestriere all’ultimo Giro d’Italia, nè per un inesauribile Boem che ci hanno provato nel corso della penultima tornata.
La volata è stata dunque inevitabile e Italia, Francia, Australia e Gran Bretagna si sono date battaglia negli ultimi km per portare nelle migliori condizioni i propri sprinter: l’inglese Palmer ha imboccato il rettilineo finale in testa con a ruota il compagno Fenn che è stato il primo a lanciarsi ma dalla loro scia sono usciti con un’accelerazione impressionante i francesi Petit, già professionista con la Cofidis, e Demarè che negli ultimi metri ha saltato anche il compagno di squadra andando a conquistare la medaglia d’oro; mentre Colbrelli è rimasto tagliato fuori il nostro Fortin ha per un attimo affiancato Fenn facendo sperare nel terzo posto ma negli ultimi metri ha dovuto arrendersi al britannico che ha conquistato la medaglia di bronzo e si è dovuto accontentare di un comunque positivo 6° posto, superato anche dal tedesco Selig e dall’austriaco Haller.
Nel quadro di una prova comunque convincente da parte degli azzurri sarebbe comunque forse il caso di riflettere sull’opportunità di schierare atleti professionisti come già fanno altre nazioni per le quali la scelta si è rivelata vincente, vedi la Francia con Petit: si conferma comunque al di là di questo la rinascita del ciclismo d’Oltralpe che conquista il suo secondo alloro iridato in 3 anni dopo quello di Sicard a Mendrisio. Del tracciato per nulla selettivo si è già detto ma la gara degli under 23 ci ha dimostrato che gli ultimi 500 metri sono comunque impegnativi, forse troppo per gente come Cavendish e Farrar e decisamente più adatti ad atleti come Sagan, Hushovd, Boasson Hagen o addirittura Gilbert: una riprova l’avremo dunque nella giornata di domani con le prove degli juniores uomini e delle donne èlite, dove Giorgia Bronzini cercherà di difendere il titolo conquistato a Melbourne.
Marco Salonna
BRAVA ROSSELLA, ALMENO CI HAI PROVATO
Corsa tutta coraggio di Rossella Ratto che tenta l’allungo nell’ultimo giro del tracciato di Copenaghen, ma viene ripresa sul più bello. Vittoria finale nella prova juniores donne per la britannica Lucy Garner, mentre la Ratto chiude solo 11°. Ma le polemiche sono già feroci.
Foto copertina: Un’incredula Lucy Garner stravince lo sprint mondiale (foto Roberto Bettini)
Nell’immaginario collettivo, la Danimarca può tranquillamente essere considerato uno dei paesi all’avanguardia per sicurezza, soprattutto per le biciclette, leggi rigorose e la voglia di fare le cose per bene.
Beh, a guardare la prima prova in linea dei Mondiali 2011, più che in Danimarca sembra che questa settimana iridata si stia correndo in un paese che non ha mai organizzato neanche una gara di giovanissimi con dieci partenti. Il motivo? Semplice. Transenne in mezzo alla strada, inservienti che stanno ad ore con le braccia alzate per segnalare gli spartitraffico con questi ultimi che sono molto pericolosi in particolar modo nell’ultima parte di tracciato.
Già, il tracciato. Un qualcosa di banale e di scontato che nemmeno il Gilbert in condizione di grazia (parlando di domenica) potrà inventarsi qualcosa per evitare la volata. La stessa cosa l’ha provata Rossella Ratto, punta di diamante della nazionale juniores femminile che questa mattina ha inaugurato le prove in linea del weekend, pronta a raddoppiare il titolo europeo conquistato poche settimane fa. Dopo una prima parte di corsa piuttosto scontata e caratterizzata da diverse cadute soprattutto nel primo giro perché c’era da scoprire le insidie, la Ratto ha aperto il gas poco prima della fine dell’ultimo passaggio sul traguardo cercando di andarsene per i fatti suoi ma è stata raggiunta, a pochi chilometri dallo striscione d’arrivo dalla tedesca Kroger che insieme sono riuscite a raggiungere anche 40” di vantaggio nei confronti del gruppo. Ma, quando tutto sembrava andare per il verso giusto, il plotone ha iniziato ad accelerare ed in pochi chilometri la coppia di testa è stata ripresa, complice anche un mancato accordo fra le due che ha vanificato questo possibile colpo gobbo.
A quel punto, il palcoscenico è stato tutto per Lucy Garner, classe 1994 britannica, che ha nettamente dominato la volata di gruppo precedendo la belga Druyts e la padrona di casa Siggard. Alla fine, la Ratto oltre ad alzare bandiera bianca non si è presa nemmeno la consolazione di essere la prima azzurra sul traguardo, visto che la velocista deputata per le italiane era Beatrice Bartelloni che alla fine ha chiuso ottava, mentre la Ratto si è dovuta accontentare dell’undicesimo posto. Subito uno sprint alla prima gara in linea. E, la sensazione, è che non sarà nemmeno l’ultimo.
Saverio Melegari
21-09-2011
settembre 22, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
CAMPIONATI DEL MONDO – CRONO UOMINI ELITE
Il tedesco Tony Martin si è imposto nella crono uomini elite, disputata sul circuito di Copenhagen, percorrendo 46,4 Km in 53′43″, alla media di 51,827 Km/h. Ha preceduto di 1′15″ il britannico Wiggins e di 1′20″ l’elvetico Cancellara. Miglior italiano Adriano Malori, 24° a 4′46″.
OMLOOP VAN HET HOUTLAND LICHTERVELDE
Il belga Guillaume Van Keirsbulck (Quickstep Cycling Team) si è imposto nella corsa belga, percorrendo 193,6 Km in 4h17′, alla media di 45,198 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Van Dijk e il britannico McNally. Unico italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team), 86° a 31″.
UN GIRO DI LOMBARDIA RICCO DI NOVITA’
Presentata a Milano la edizione 2011 della “Classica delle foglie morte”, in programma il prossimo 15 ottobre. Molte le novità, a cominciare dalla già nota località di arrivo Lecco, la quale farà il bis nel 2012. Nel percorso vediamo il ritorno della Valcava e la novità Villa Vergano, posta a 9 km dall’arrivo. Riuscirà il belga Gilbert a completare uno storico tris?
Foto copertina: l’altimetria del Giro di Lombardia 2011 (foto copertina)
Finalmente svelato il volto del Lombardia 2011. Mercoledi è stato presentato a Palazzo Lombardia a Milano il percorso della “Classica delle Foglie Morte” in programma il prossimo 15 ottobre. In presenza del Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, che ha illustrato l’importanza del ciclismo in regione per la conformazione territoriale e la bellezza dei paesaggi lombardi, la corsa presenta un look rinnovato rispetto agli scorsi anni: confermata all’unanimità la partenza da Milano in via Galvani, si resterà quasi sempre a sud del Lago di Como, con un passaggio nella Bergamasca attraverso la ritrovata salita di Valcava dal durissimo lato di Torre de Busi (presenti 3 km al 15% medio!), anche se posta a soli 70 km dalla partenza. Scendendo verso la Valle Imagna fino a Pontida si ritorna successivamente in Brianza con lo strappo di Colle Brianza e la relativa pianura verso Canzo per poi salire verso la Colma di Sormano dal versante parallelo e meno duro del celeberrimo Muro. Ed ecco che avvicinandosi all’arrivo di Lecco (novità assoluta) la carovana dovrà affrontare la salita simbolo del Lombardia, ovvero la Madonna del Ghisallo con il suo santuario dedicato alla Madonna protettrice dei ciclisti. La picchiata verso Onno è molto lunga e presenta diversi km di discesa, per poi arrivare sul lungolago che porta la corsa verso Valmadrera ed Oggiono. E’ da qui che inizia la salita decisiva di Ello – Villa Vergano, definita dagli organizzatori “breve ma ostica” con un chilometro finale di salita al 12%. Da quel momento inizia la picchiata di 6 km verso Pescate e i restanti tremila metri pianeggianti verso l’arrivo in Lungolario Isonzo a Lecco.
Importante il ruolo del Comitato lecchese per il grande ciclismo, presieduto dalla sig.ra Elisa Corti, riuscito a ottenere l’arrivo di questa classica monumento anche per il prossimo anno, con Lecco anche candidata per ospitare una tappa del Giro d’Italia 2012. Una grande opportunità per far conoscere il territorio lecchese nel mondo attraverso le immagini di Raisport che “trasmetterà la corsa in tutto il mondo”, come hanno sottolineato Marco Gobbi, responsabile marketing di RCS, ed Auro Bulbarelli, vice direttore di Raisport.
25 squadre, 18 Pro Tour più 7 wild card invitate, saranno al via di questa 105ma edizione, con Philippe Gilbert alla caccia di uno storico tris e uomini come Vinokourov, Cunego, Scarponi, Rodriguez, Basso, Nibali e (forse) Cadel Evans pronti a dare battaglia al fuoriclasse belga. Una gara che col bel tempo o con la pioggia, ha quasi sempre dato molto spettacolo, e basta leggere l’albo d’oro per avere la conferma di ciò: la storia del ciclismo passa anche dal Giro di Lombardia.
Andrea Giorgini
NON C’E’ DUE SENZA TRE: MARTIN SPODESTA CANCELLARA
Il 26enne tedesco che già aveva battuto lo svizzero nelle cronometro del Tour e della Vuelta si ripete anche a Copenhagen e conquista il suo primo titolo iridato mentre il rivale deve accontentarsi della medaglia di bronzo superato nel finale anche da Wiggins. Lontani gli azzurri Malori e Pinotti.
Foto copertina: Tony Martin in un frangente della cronometro mondiale stravinta a Copenaghen (foto AFP)
La crono iridata si è disputata lungo un percorso di 23,3 km completamente pianeggianti da ripetere per due volte per un totale di 46,6 e ha visto prendere il via 65 atleti. I favori del pronostico andavano al già quattro volte campione del mondo Cancellara e al tedesco Martin capace di batterlo in stagione sia nella crono di Grenoble al Tour che in quella di Salamanca a Melbourne, con i britannici Wiggins e Millar, l’australiano Porte e lo svedese Larsson principali candidati per la medaglia di bronzo: l’Italia puntava le sue chances sul campione mondiale under 23 di Varese Malori, cresciuto molto in questa stagione, più che sul bergamasco Pinotti al rientro dopo la caduta del Giro d’Italia nella tappa di Macugnaga e dunque lontano dalla miglior condizione.
I primi a far segnare tempi significativi sono stati il neozelandese Sergent con 58′10”, lo spagnolo Castroviejo con 57′18” e il kazako Dyachenko con 57′03”: sorprendente in particolare l’atleta dell’Astana che non aveva ottenuto piazzamenti significativi in stagione, se non il 3° posto nel campionato nazionale a cronometro, e invece è rimasto in testa a lungo resistendo ad atleti più quotati come il canadese Tuft, lo statunitense Talansky, l’ungherese naturalizzato francese Bodrogi e anche il nostro Malori, che dopo una partenza lentissima ha recuperato posizioni strada facendo ma non è comunque andato oltre un modesto 24° posto chiudendo con un distacco di 1′27” da Dyachenko che ha concluso in 9a piazza.
Il primo dei favoriti a partire è stato Wiggins ma prima di lui hanno preso il via l’australiano Bobridge e il tedesco Grabsch che hanno disputato una prova al di sopra delle aspettative abbattendo nettamente nei vari intermedi i tempi di Dyachenko; in particolare il 36enne teutonico ha chiuso in crescendo facendo segnare un tempo finale di 55′15” contro i 55′57” di Bobridge ma Wiggins dopo una partenza piuttosto lenta in cui sembrava non aver recuperato appieno dalle fatiche della Vuelta conclusa al 3° posto finale ha ingranato la marcia giusta terminando in 54′59” con un vantaggio di 16” su Grabsch. Lungo il percorso il britannico ha raggiunto e superato un deludentissimo Larsson partito 1′30” prima e anche l’altro atleta della Saxo Bank pur disputando una prova onorevole non è andato oltre il 4° posto provvisorio con 56′13”; in netto ritardo anche il campione mondiale under 23 di Melbourne Phinney che ha fatto segnare un tempo di 57′36” ma avrà tutto il tempo per rifarsi e il nostro Pinotti, dal quale non si poteva pretendere molto di più, che ha chiuso in 58′31” appena dietro a Malori.
Gli ultimi tre a prendere il via sono stati il britannico Millar, medaglia d’argento nel 2010, il tedesco Martin, bronzo a Melbourne e a Mendrisio, e il diretto di Berna Cancellara, vincitore degli ultimi 4 Mondiali a cronometro che ha disputato: l’atleta della Garmin si è chiamato subito fuori dai giochi facendo segnare all’intertempo dei km 11 un tempo di 37” superiore a quello di Martin che ha inflitto 9” a Cancellara, divenuti 11 al km 17; sembrava che potesse essere l’inizio della progressione dell’elvetico, che anche a Melbourne aveva fatto segnare il 2° tempo nel primo parziale per poi dominare il resto della prova, e invece i secondi di vantaggio del tedesco sono divenuti 18 a metà gara e addirittura 40 al km 34. La gara per la medaglia d’oro si è conclusa qui con Martin che ha continuato a incrementare il margine fino al traguardo chiudendo in 53′43” a oltre 52 di media con 1′15” di vantaggio su Wiggins mentre si è aperta quella per medaglia d’argento: il distacco del britannico da Cancellara, che era di 32” a metà gara, si è infatti ridotto a 26” al km 34 e a 17” al km 40; lo svizzero probabilmente abbattuto dal punto di vista psicologico per via del distacco che gli stava infliggendo Martin nel finale è arrivato lungo in una curva perdendo diversi secondi e ha chiuso in 55′04”, finendo battuto da Wiggins per 5”.
La classifica finale ha visto dunque Martin campione del mondo con 1′15” su Wiggins, 1′20” su Cancellara, 1′31” su Grabsch, 2′13” su Bobridge, 2′29” su Porte, 2′45” su Millar, 3′18” sul positivo olandese Westra, 3′19” su Dyachenko e 3′30” sul danese Fuglsang, mentre Malori ha chiuso 24° a 4′46” e Pinotti 26° a 4′48”: a giustificazione del parmense va detto che ha 23 anni e che è reduce da una stagione molto intensa in cui ha portato a termine il Tour de France e non ha potuto preparare al meglio l’appuntamento iridato, ma ciò non toglie che l’intera federazione ciclistica italiana deve riflettere su come rilanciare la specialità della cronometro alla luce dei risultati molto deludenti di questi giorni, se si eccettua il 5° posto della junior Rossella Ratto. Gli azzurri avranno comunque modo di riscattarsi nelle prove in linea che iniziano venerdì 23 con le gare degli uomini under 23 e delle donne junior.
Marco Salonna
PROVA ELITE UOMINI: LARGO AI VELOCISTI?
settembre 21, 2011 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Il tracciato di Copenaghen, il più facile da diversi anni a questa parte, apre le porte del Campionato del Mondo anche a uomini veloci che ben poco avevano avuto da dire nelle ultime edizioni. A complicare la lettura della gara è però lo strappo di 500 metri in vetta al quale sarà posto l’arrivo, che potrebbe tagliar fuori gli sprinter più puri e alterare le gerarchie di una volata canonica. Proviamo ad anticipare quale tipo di corsa e quali protagonisti ci attendono per la gara di domenica.
Foto copertina: Thor Hushovd, Matti Breschel e Allan Davis sul podio dell’edizione 2010 del Campionato del Mondo (foto Luca Bettini)
Se il tracciato di Copenaghen fosse leggermente più selettivo – anche soltanto al livello di quello di Geelong 2010 -, la prova élite maschile di domenica avrebbe un favorito d’obbligo, quel Philippe Gilbert capace di dominare la stagione a livello di gare di un giorno come nessuno era stato in grado di fare nel ciclismo moderno, con la Milano – Sanremo, chiusa al 3° posto dopo aver visto sfumare un paio di tentativi che parevano poter risolvere la corsa, quale principale e quasi unico rimpianto dell’anno. Dopo il 9° posto del Giro delle Fiandre, sconfitta giunta però al termine di una gara interpretata correttamente e con discreto coraggio, il vallone ha infatti inanellato una sfilza di trionfi – dall’Amstel Gold Race a San Sebastian, passando per Freccia Vallone, campionato nazionale in linea e a cronometro, e soprattutto Liegi – Bastogne – Liegi, solo per citare i principali – che, su un circuito più impegnativo, sarebbero sufficienti a fare di lui il faro della corsa, un po’ come il Paolo Bettini dei Mondiali a cavallo della metà dello scorso decennio.
Il percorso danese, il più facile proposto da una gara iridata dai tempi di Zolder 2002, che vide Mario Cipollini regalarsi il più grande trionfo della carriera, spazzando via Robbie McEwen ed Erik Zabel in uno sprint senza storia, complica però i piani del belga, che per coronare il suo magico 2011 con la maglia arcobaleno dovrà tentare di indurire quanto più possibile la corsa, magari sperando in condizioni meteorologiche favorevoli al progetto (cioè sfavorevoli in generale). Anche in quel caso, però, il fuoriclasse di Verviers dovrà inventarsi un’azione a sorpresa, complicata però dal marcamento a uomo che sicuramente subirà da parte di molti altri capitani, o battere uomini come Hushovd, Boasson Hagen e Sagan, che difficilmente molleranno sulle quasi trascurabili difficoltà del circuito, sul loro terreno, approfittando di quei 500 metri finali all’insù che potrebbero però non dispiacere anche al duo norvegese, allo slovacco, e ad altri corridori da tenere assolutamente in considerazione quali Freire, Rojas e Haussler, solo per menzionarne alcuni.
Per provare ad inasprire la gara, Gilbert potrà se non altro contare su una formazione seriamente candidata a fare da punto di riferimento, con uomini quali Van Avermaet, Leukemans e i trionfatori delle pietre Nuyens (vincitore del Fiandre) e Vansummeren (Roubaix) pronti sia a supportare il leader con un lavoro di gregariato vero e proprio, sia ad inserirsi in azioni con le quali provare a scombinare i piani dei velocisti. Fondamentale, per riuscire ad estromettere dalla contesa gli sprinter più puri e fiaccare le gambe a quelli più resistenti alle salite, sarà però il supporto che la formazione belga potrà ricevere da altre compagini con interessi comuni, prive di punte capaci di dire la loro in un arrivo a ranghi più o meno compatti.
È per esempio il caso dell’Olanda, squadra senza un vero leader ma imbottita di outsiders, nessuno dei quali apparentemente in grado di imporsi allo sprint. Se per atleti quali Kruijswijk, Poels e Mollema il tracciato sembra decisamente troppo morbido, gli altri 6 elementi (Ligthart, Weening, Tjallingii, Hoogerland, Boom e Terpstra) potrebbero tutti tentare la fortuna con una corsa d’assalto, sperando che la breve rampa finale nasconda la carenza di spunto veloce da parte di tutti.
Sulla stessa lunghezza d’onda potrebbe essere la Francia, che ha in Romain Feillu un uomo senz’altro veloce, ma probabilmente non abbastanza affidabile da imperniare su di lui l’intera strategia, specie alla luce dell’infortunio patito al recente Giro di Polonia. Più autorevoli paiono le candidature di Sylvain Chavanel e Thomas Voeckler, accanto ai quali si colloca poi una schiera di corridori di medio/medio-alto livello spendibili tanto come gregari quanto come uomini da fughe.
Avranno interesse a condurre una corsa d’attacco anche i padroni di casa, dopo il forfait di Matti Breschel, medaglia d’argento della passata edizione, che sarebbe altrimenti stato leader indiscusso della rappresentativa danese. Né i due Sorensen né Fuglsang, i nomi più altisonanti in squadra, sembrano però uomini da temere, a prescindere dallo sviluppo della gara.
Senza possibilità di successo allo sprint, fra le compagini che possono contare su punte di spessore, la Svizzera, con un Cancellara che avrà probabilmente nell’attacco da finisseur l’unica carta per dare l’assalto al titolo, e il Lussemburgo, squadra da prendere con le molle su tracciati più selettivi, pressoché tagliata fuori su quello ultra-soft di Copenaghen.
Assai più folto appare tuttavia il fronte delle nazionali che tenteranno di tenere cucita la corsa, a cominciare dalla Gran Bretagna di Mark Cavendish, che con un arrivo posto un chilometro prima o un chilometro dopo (leggasi: non in salita) sarebbe stato il favorito numero uno di giornata. L’epilogo in ascesa complica però i progetti di Cannonball, che pure ha già dimostrato in passato di poter dire la sua anche in arrivi di questo genere, se nelle giuste condizioni di forma. È per esempio il caso della frazione di Saint-Fargeau del Tour de France 2009, in cui il breve strappo finale non riuscì ad impedire al britannico di bruciare Hutarovich e Farrar. Anche questi ultimi saranno naturalmente al via, e, se il bielorusso capeggerà un team di appena tre atleti, la compagine a stelle e strisce potrebbe contribuire non poco, come quella britannica, a mantenere compatto il gruppo, forte di una batteria invidiabile di passisti spendibili come uomini di fatica.
Difficile che possano dare un grande contributo alla causa dei velocisti la Norvegia e la Slovacchia, ai cui capitani abbiamo già più volte accennato: con i vichinghi a due punte, solamente due a testa saranno gli uomini sacrificabili per le due squadre (Arvesen e Rasch da una parte, i due Velits dall’altra), che dovranno presumibilmente sperare nel traino di qualche corazzata fino all’ultimo giro.
Formazioni assai più attrezzate per rintuzzare tentativi più o meno da lontano sono senza dubbio la Spagna, già abituata a correre sulle ruote altrui sin da edizioni in cui forse un approccio più propositivo avrebbe giovato, che quest’anno avrà per di più in Rojas e Freire i due elementi più accreditati. Da non escludere però che, pur tenendo un occhio alla soluzione in volata, gli iberici possano far valere la ricchezza della loro rosa, con atleti quali Flecha, Lastras, Luis Leon Sanchez e Barredo che potrebbero facilmente fare da spauracchi se inseriti in fuga, alleggerendo al contempo la squadra dal peso dell’inseguimento.
Quasi solo sulla volata possono contare la Germania, che avrà solo il dilemma della scelta dell’uomo di punta tra i mille sprinter a disposizione (Ciolek, Degenkolb, Kittel, Greipel), e l’Australia, con in particolare Goss e Haussler (ex tedesco) candidati a dire la loro in caso di arrivo in volata (il secondo si lascia probabilmente preferire per caratteristiche, il secondo per i risultati raccolti nel corso della stagione, sia pure prevalentemente nella prima parte). Entrambe le formazioni dispongono inoltre di un pacchetto di passisti di raro spessore (due nomi fra i tanti: Tony Martin da una parte, Michael Rogers dall’altra), fondamentali in appoggio.
La rassegna di quanti tenteranno di mantenere bloccato il Mondiale si completa con la Russia di Denis Galimzyanov, fresco vincitore della Parigi – Bruxelles, e con la Slovenia di Grega Bole, ancora in caccia del salto di qualità al quale è atteso da qualche tempo, che dovrebbe gradire il finale all’insù.
Nel mezzo si colloca l’Italia, che schiera Bennati quale leader per un finale allo sprint, e una discreta batteria di outsiders da spendere in attacchi nell’arco della corsa. Abbiamo però volutamente escluso dall’analisi la selezione di Paolo Bettini, per la quale rimandiamo ad un approfondimento separato. Posto che, come già dodici mesi fa, i tempi in cui la corsa iridata ruotava intorno alla nostra nazionale appaiono piuttosto lontani.
Matteo Novarini
20-09-2011
settembre 21, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
CAMPIONATI DEL MONDO – CRONO UOMINI JUNIOR
Il danese Mads Wurtz Schmidt si è imposto nella crono uomini junior, disputata sul circuito di Copenhagen, percorrendo 27,8 Km in 35′07″, alla media di 47,499 Km/h. Ha preceduto di 4″ il neozelandese Oram e di 20″ l’australiano Edwards. Miglior italiano Davide Martinelli, 25° a 1′50″.
CAMPIONATI DEL MONDO – CRONO DONNE ELITE
La tedesca Judith Arndt si è imposta nella crono donne elite, disputata sul circuito di Copenhagen, percorrendo 27,8 Km in 37′07″, alla media di 44,939 Km/h. Ha preceduto di 21″ la neozelandese Villumsen e di 24″ la britannica Pooley. Migliore italiana Noemi Cantele, 18a a 1′58″.
TOUR OF CHINA
L’australiano Aaron Kemps (V Australia) si è imposto nella nona ed ultima tappa, circuito di Tianjin, percorrendo 85 Km in 1h46′05″, alla media di 48,075 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Cantwell e il russo Kovalev. In classifica si impone l’uzbeko Muradjan Halmuratov (Giant Kenda Cycling Team) con 3′08″ e 3′12″ sui russi Kovalev e Serov.
TOUR DE HOKKAIDO
Il colombiano Miguel Angel Rubiano Chavez (D’Angelo & Antenucci – Nippo) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito a cronometro di Saporro, percorrendo 2,7 Km in 3′20″, alla media di 48,600 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’argentino Maximiliano Ariel Richeze e di 7″ il giapponese Sano. Due italiani in gara: Simone Campagnaro (D’Angelo & Antenucci – Nippo), 4° a 8″, Vincenzo Garofolo (Matrix Powertag) 20° a 16″. In classifica si impone Rubiano Chavez, con 3″ sul sudcoreano Jang e 22″ su Campagnaro. Garofolo 11° a 4′13″.
LA ARNDT RISPETTA I PRONOSTICI: SUO IL TITOLO A CRONOMETRO
Non delude le aspettative la tedesca del Team HTC diventando la nuova campionessa del mondo nelle prove contro il tempo sul circuito iridato di Copenhagen. Medaglia d’argento per la danese naturalizzata neozelandese Villumsen, bronzo per la campionessa uscente Emma Pooley. Per quanto riguarda le azzurre, solo diciottesima Noemi Cantele mentre Elisa Longo Borghini è trentaduesima.
Foto copertina: Judith Arndt impegnata nelle ultime pedalate della sua vittoria prova iridata (foto Bettini)
Se si doveva fare un nome per la possibile favorita di oggi, il primo che veniva in mente era Judith Arndt, e la tedesca ha risposto confermando ogni pronostico: è suo il titolo di campionessa del mondo a cronometro 2011, ottenuto sul piatto circuito di Copenhagen e sotto una pioggia battente che ha caratterizzato gran parte delle prestazioni delle atlete in gara. E’ stata una gara incerta fino alla fine, anche se la neoiridata è riuscita a chiudere con un tempo di 22” inferiore rispetto a quello della Villumsen, atleta di casa seppur in gara con la casacca neozelandese, classificatasi seconda.
Molto combattuta anche per la buona prestazione di Emma Pooley, alla quale è toccato cedere il trono conquistato lo scorso anno in terra d’Australia, mentre sono state opache le gare di Ina Teutenberg, Marianne Vos e di Eleonora Van Dijk, alla vigilia data come seconda possibile favorita dietro proprio alla Arndt. Probabile che alcune di loro abbiano voluto tenere la gamba in attesa della prova in linea di sabato prossimo, su un circuito che favorisce le velociste, seppure gli ultimi metri siano in leggera salita.
Tornando alla gara di oggi, parliamo della prestazione delle due atlete azzurre: di certo Noemi Cantele non ha corso come lei stessa avrebbe desiderato, ottenendo un diciottesimo posto che è al di sotto delle aspettative, pensando all’argento di due anni fa a Mendrisio dietro Kristin Armstrong.
Dall’altra parte abbiamo Elisa Longo Borghini che, nonostante il trentaduesimo posto di oggi, ha dalla sua parte una lunga carriera per la sua giovanissima età (compirà 20 anni il prossimo 10 dicembre) e potrà solamente migliorare nelle prossime stagioni. Per il suo esordio iridato può essere sicuramente soddisfatta.
Andrea Giorgini
LA DANIMARCA SI PRENDE L’IRIDE CON WURTZ – SCHMIDT
Il corridore 17enne di Randers è il nuovo campione del mondo juniores a cronometro battendo il neozelandese Oram e l’australiano Edwards. Primo successo “casalingo” per la Danimarca in questa rassegna iridata di Copenhagen. Male gli italiani, con Davide Martinelli migliore azzurro solo 25°.
Foto copertina: Wurtz-Schmidt assapora l’ebbrezza della medaglia d’oro (foto Scanferla)
Al secondo giorno di gara, dopo un esordio in cui i colori australiani sono stati i totali protagonisti, ecco che arriva la prima vittoria di un ciclista “di casa”: Mads Wurtz – Schmidt, 17 anni di Randers, nella regione dello Jutland, vince il titolo iridato a cronometro nella categoria juniores, sul circuito di circa 14 km nel centro di Copenhagen da ripetere due volte. Gara comandata per la maggior parte dal neozelandese Oram, capace di una prestazione di alto livello soprattutto nella seconda parte di gara, dove la maggior parte dei suoi avversari sono andati invece in calando. Al contrario è stata una battaglia sul filo dei secondi tra Wurtz – Schmidt ed Oram, con il danese che è sempre stato in leggero vantaggio sull’avversario resistendo poi per soli 4 secondi al comando della classifica ottenendo quindi la medaglia d’oro e la maglia iridata. Tensione avvertita fino all’arrivo dell’ultimo corridore sulla linea del traguardo, quando poi il giovane scandinavo ha potuto liberare tutta la sua gioia. Male i nostri atleti con Davide Martinelli classificato solo 25mo, e Riccardo Donato 35°. Non ha partecipato quello che sulla carta era il migliore degli italiani, Alberto Bettiol, fermato da un virus influenzale proprio alla vigilia.
Oggi tocca alle ragazze, con Noemi Cantele ed Elisa Longo Borghini a difendere i colori azzurri. Favorita principale è la tedesca Arndt ma Marianne Vos ed Ellen Van Dijk sono delle possibili candidate all’oro.
Andrea Giorgini
19-09-2011
settembre 20, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
CAMPIONATI DEL MONDO – CRONO DONNE JUNIOR
L’australiana Jessica Allen si è imposta nella crono donne junior, disputata sul circuito di Copenhagen, percorrendo 13,9 Km in 19′19″, alla media di 43,175 Km/h. Ha preceduto di 2″ la britannica Barker e di 3″ la tedesca Kröger. Migliore italiana Rossella Ratto, 5a a 31″.
CAMPIONATI DEL MONDO – CRONO UOMINI U23
L’australiano Luke Durbridge si è imposto nella crono uomini U23, disputata sul circuito di Copenhagen, percorrendo 35,2 Km in 42′47″, alla media di 49,365 Km/h. Ha preceduto di 36″ il danese Quaade e di 46″ l’australiano Hepburn. Miglior italiano Matteo Mammini, 21° a 2′43″.
TOUR OF CHINA
oggi riposo
TOUR DE HOKKAIDO
Il colombiano Miguel Angel Rubiano Chavez (D’Angelo & Antenucci – Nippo) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito a cronometro di Saporro, percorrendo 2,7 Km in 3′20″, alla media di 48,600 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’argentino Maximiliano Ariel Richeze e di 7″ il giapponese Sano. Due italiani in gara: Simone Campagnaro (D’Angelo & Antenucci – Nippo), 4° a 8″, Vincenzo Garofolo (Matrix Powertag) 20° a 16″. In classifica si impone Rubiano Chavez, con 3″ sul sudcoreano Jang e 22″ su Campagnaro. Garofolo 11° a 4′13″.