29-09-2011

settembre 30, 2011 by Redazione  
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CIRCUIT FRANCO-BELGE

L’australiano Robbie McEwen (Team RadioShack) si è imposto nella prima tappa, Mouscron – Péruwelz, percorrendo 179,6 Km in 4h03′18″, alla media di 44,291 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Blythe e il tedesco Selig. Miglior italiano Pier Paolo De Negri (Farnese Vini – Neri Sottoli), 20°. Nella prima classifica McEwen precede di 4″ Blythe e l’olandese Van Zandbeek. Miglior italiano De Negri, 23° a 10″.

TOUR OF GALLIPOLI (Turchia)

Lo sloveno Blaz Jarc si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Truva Oren Yeri, percorrendo 9 Km in 6′51″. Ha preceduto di 25″ e 29″ i turchi Sayar e Mert.

COME UN COLPO DI CANNONE

settembre 28, 2011 by Redazione  
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E’ stata, ovviamente, la nazionale del campione del mondo Cavendish la migliore formazione vista domenica scorsa sul circuito danese. Un risultato pieno e con lode, dunque, anche se non paragonabile al successo di squadra che premiò Cipollini nel 2002 a Zolder.

Foto copertina: la gioia dei britannici dopo il traguardo di Rudersdal (foto Bettini)

Gran Bretagna: come l’Italia fu assoluta dominatrice dei Mondiali del 2002 svoltesi a Zolder così la selezione britannica lo è stata di questo Campionato del Mondo di Copenhagen. Tante le analogie con l’edizione che vide vittorioso Mario Cipollini, prima fra tutte il tracciato pressoché interamente pianeggiante. Almeno due sono, tuttavia, le differenze che si possono rilevare. La prima riguarda il numero degli atleti che potettero aiutare Cipollini nella conquista del titolo iridato, ben undici passistoni supportarono magnificamente l’ormai vecchio Re Leone a differenza dei sette su cui ha potuto contare Cavendish. La seconda differenza è direttamente collegata alla prima poiché il minor numero di gregari a disposizione di Cannonball ha fatto sì che la volata finale non sia stata lanciata ma individuale, dal momento che i britannici, al termine di una gara condotta ad alta velocità per 260 km e quasi senza il sostegno delle altre nazionali, non hanno ovviamente avuto le energie per lanciare adeguatamente il loro capitano. E qui è entrata in gioco l’esperienza accumulata dal campione britannico negli anni trascorsi da dominatore assoluto su pista, grazie alla quale ha affinato il colpo d’occhio e la capacità di districarsi anche negli sprint più caotici, come quello del Mondiale di quest’anno. Infatti, proprio come una palla sparata da un cannone, è uscito dalla ruota di Goss e ha conquistato la vittoria, per ora, più importante della carriera. È necessario scrivere “per ora” perché l’anno prossimo si svolgeranno, proprio a casa del britannico, le Olimpiadi, su di un tracciato altrettanto favorevole ai velocisti come quello di Copenhagen. Voto: 10 e lode

Australia: tutta la squadra, e in particolare Clarke (voto: 8 ), è stata a totale disposizione di Matthew Goss (voto: 6) il quale, però, si è lasciato sfuggire l’occasione della vita. Il vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno, infatti, ha commesso due errori gravissimi in volata. Il primo è stato quello di non accogersi che alle sue spalle si trovava l’avversario più temibile, cioè Cavendish, il secondo quello di aver lasciato aperto un varco, sulla destra, tra sé e le transenne, spazio che ha saputo sfruttare magistralmente lo sprinter inglese. Una volta superato dal britannico, tuttavia, è stato capace di rimontarlo sin sul traguardo, segno, questo, di freschezza atletica. L’impressione è che il buon Goss fosse il più potente sul traguardo, superiore persino a Cannonball. Quindi si tratta di una maglia iridata sfumata a causa di un errore dilettantesco imperdonabile. Voto: 8

Germania: il punto di forza di questa nazionale era rappresentato dal fatto di poter contare sull’apporto di ben tre velocisti fortissimi: Greipel, Degenkolb e Kittel. Punto di forza che si è trasformato in punto di debolezza quando, a metà gara, una caduta ha messo fuori gioco Martin e Grabsch, due vagoni fondamentali dell’ipotetico treno che avrebbe dovuto formarsi nei momenti conclusivi della corsa. Così Greipel, capitano della squadra tedesca, si è trovato costretto a sprintare senza l’aiuto imprescindibile dei due atleti sopraccitati, dato che Degenkolb e Kittel sono due ottimi velocisti ma non sono evidentemente capaci di svolgere il compito di, rispettivamente, penultimo e ultimo uomo nelle volate. Una medaglia che comunque, al di là degli incidenti di percorso, difficilmente avrebbe potuto essere costituita dal metallo più prezioso. La conquista del bronzo sembra un riconoscimento adeguato per la squadra tedesca. Voto: 8

Italia: “… e qui incominciano le dolenti note…” così scriverebbe Dante se si trovasse nella condizione di dover commentare la gara degli azzurri. Al di là della citazione, comunque, bisogna ammettere che non tutta la spedizione italiana si è comportata in modo deplorevole. Luca Paolini (voto: 8 ), tanto criticato nei vari forum di ciclismo perché accusato di essere stato chiamato in nazionale non per meriti propri ma per l’amicizia che lo lega con il commissario tecnico, tanto per fare un nome, si è comportato splendidamente. Così come hanno corso bene Gavazzi e Visconti (voto al duo: 7), veri e propri agitatori della gara iridata. Il reparto addetto alla più che prevedibile volata finale, invece, è da strigliare nella maniera più assoluta poiché sono stati assolutamente inconsistenti. Così ci siamo ritrovati con il 14º posto di Bennati come miglior piazzamento e l’ennesima magra figura da archiviare in questa annata davvero poco generosa per il ciclismo nostrano. Non credo che si possa rimproverare niente dal punto di vista tecnico al nostro cittì, semmai poteva risparmiarsi le dichiarazioni del dopo corsa. Piuttosto, sono convinto che questo misero risultato fotografi fedelmente lo stato comatoso in cui versa il ciclismo italiano, specie per quanto riguarda la partecipazione alle Classiche, da qualche anno a questa parte. Voto: 4,5

Spagna: grazie all’inserimento di Lastras nella fuga del mattino hanno potuto adottare l’ormai solita tecnica attendista. Così sono arrivati alla volata finale, sprint che ha visto, udite e udite, Freire sbagliare clamorosamente posizione. Si trovava infatti già in seconda posizione quando al traguardo mancavano ancora 800 m. Forse la smania di conquistare il quarto titolo mondiale ha giocato un brutto scherzo allo spagnolo che ha concluso la prova con un anonimo nono posto. Voto: 5

Francia, Olanda: non potendo contare sulla presenza di un forte velocista hanno tentato in tutti i modi di movimentare la corsa. Scatti e controscatti di queste due nazionali hanno contribuito a rendere il percorso un po’ meno noioso. Di questo ne siamo grati. Voto: 7

Belgio: come Francia e Olanda anche questa nazionale ha provato in tutti i modi a rendere dura la corsa per favorire un eventuale attacco del capitano Gilbert che purtroppo ha deluso le aspettative della vigilia. In realtà quel tracciato non ha offerto la possibilità di fare la differenza sperata e così il vallone, nonostante abbia partecipato con convinzione alla volata, si è dovuto accontentare di un posto lontano in classifica. Voto: 5

Norvegia: la caduta di Hushovd non si può solo imputare alla sfortuna ma, piuttosto, ad un errore di distrazione da parte del norvegese il quale, proprio per il fatto di non poter contare sull’aiuto di molti compagni, avrebbe dovuto raddoppiare l’attenzione in corsa, non lasciando mai le prime venti posizioni del gruppo. Invece così non è avvenuto. La palla è così passata al compagno più quotato, Boasson Hagen che però, pur essendo evidentemente in condizione, non è andato al di là di un ottavo posto finale. Voto: 5,5

Svizzera: questa nazionale si identifica totalmente con Cancellara, vero faro della squadra elvetica da ormai parecchio tempo. Le vertiginose velocità raggiunte nel finale, però, hanno impedito anche a un finisseur di razza di poter tentare l’allungo. Tuttavia, non si perde d’animo e si butta nella volata con rabbia e potenza cogliendo un ottimo quarto posto. Si può consolare con il bronzo nella prova a cronometro. Voto: 8

Stati Uniti: aiutano solo in minima parte la Gran Bretagna a tenere cucita la corsa, ma poi Farrar rimbalza indietro sulla rampa al 5-6% che porta all’arrivo. Peccato. Voto: 5

Slovacchia: dopo i numerosi successi raccolti nel finale di stagione, era lecito pensare che il leader indiscusso della squadra, Sagan, fosse considerato uno dei favoriti per il Campionato del Mondo. Forse si è preteso un po’ troppo da questo giovanissimo ragazzo che, seppur talentuoso, deve ancora acquisire il fondo necessario per far sua una Grande Classica. Il tempo non gli manca. Voto: S. V.

Francesco Gandolfi

27-09-2011

settembre 28, 2011 by Redazione  
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RUOTA D’ORO – GP FESTA DEL PERDONO

L’italiano Antonio Parrinello (Team Hopplà – Truck Italia – Mavo Infissi – Valdarno Project) si è imposto nella corsa italiana, percorrendo 167 Km in 3h45′50″, alla media di 44,369 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Carmelo Consolato Panto’ (Gragnano Sporting Club) e Devid Tintori ( GS Dynamic – Idea Shoes – M.C.S. – Cargo Compass)

25-09-2011

settembre 26, 2011 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA UOMINI ELITE

Il britannico Mark Cavendish si è imposto nella prova su strada uomini elite, disputata sul circuito di Rudersdal, percorrendo 266 Km in 5h40′27″, alla media di 46,879 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Harley Goss e il tedesco Greipel. Miglior italiano Daniele Bennati, 14°

TOUR OF EAST JAVA (Indonesia)

Il cinese Ying Hon Yeung si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Surabaya, percorrendo 185 Km in 4h33′23″, alla media di 40,602 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’iraniano Jahanbanian Kamnabi e di 42″ il cinese Wong. In classifica si impone Jahanbanian Kamnabi con 41″ su Yeung e 48″ sull’iraniano Alizadeh.

TOUR DU GÉVAUDAN LANGUEDOC-ROUSSILLON

Il francese Guillaume Levarlet (Saur – Sojasun) si è imposto anche nella seconda ed ultima tappa, circuito di Mende, percorrendo 162,4 Km in 4h01′01″, alla media di 40,428 Km/h. Ha preceduto di 55″ il connazionale Hivert e di 1′00″ l’elvetico Hollenstein. Unico italiano in gara Ermanno Capelli (Team Voralberg), 32° a 2′43″. In classifica si impone Levarlet con 1′04″ Hivert e di 1′20″ sul tedesco Voss. Capelli 18° a 3′43″.

MILANO – RAPALLO (MEMORIAL EMILIO DE MARTINO)

L’italiano Luigi Miletta (Gragnano Sporting Club) si è imposto nella corsa italiana, percorrendo 206 Km in 4h36′57″, alla media di 44,629 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Luca Santimaria (Viris Vigevano) e Ricardo Pichetta (Cerone – Rafi – Valle Orco e Soana)

CANNONBALL STENDE TUTTI

settembre 25, 2011 by Redazione  
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Con una volata di testa, Mark Cavendish conquista il titolo mondiale a Copenaghen, resistendo al ritorno di Matthew Goss. Medaglia di bronzo ad André Greipel, che anticipa di un soffio Fabian Cancellara, 4° davanti a Gilbert. Pressoché nulla la selezione, con il gruppo scremato solamente da una caduta ad un’ottantina di chilometri dal termine, che ha tagliato fuori il campione uscente Thor Hushovd. Resta imbottigliato nel finale Bennati, che chiude con un modesto 11° posto.

Foto copertina: Mark Cavendish grida la sua gioia per la conquista del titolo mondiale (foto Bettini)

È Mark Cavendish a sorridere al termine di un Mondiale che non verrà certamente ricordato come uno dei più esaltanti della storia della manifestazione, causa un percorso rivelatosi, se possibile, ancor meno selettivo del previsto. Neppure il chilometraggio, l’andatura piuttosto sostenuta sin dalle battute iniziali e il discreto numero di azioni ordite nell’arco della gara da Italia, Belgio e Francia in particolare hanno potuto evitare che solo le famigerate transenne scremassero la folta rosa dei favoriti. È stata infatti una caduta occorsa ad un’ottantina di chilometri dal termine a tagliar fuori dai giochi per le medaglie diverse decine di corridori, incluso in particolare Thor Hushovd, campione uscente e serissimo candidato al bis.
Per il resto, la gara si è ridotta ad un’interminabile processione – ancorché spedita – alle spalle degli infaticabili uomini della Gran Bretagna, capaci di installarsi in testa al gruppo al momento dell’ingresso sul circuito e di restarvi fino ai 3 km finali, quando è toccato all’Australia l’onere di lanciare il plotone verso lo sprint. Nel mezzo, a caratterizzare il Campionato del Mondo sono stati gli attacchi di Poos, Lastras, Roux, Iglinskiy, Chuzda, Kiserlovski e Kangert prima e Kaisen, Vansummeren, Clarke, Offredo e Paolini poi, con i due gruppi riunitisi nell’ultimo terzo di gara, senza però riuscire mai ad acquisire un margine tale da mettere in allarme gli inseguitori. Ancor peggio è andata ai ripetuti tentativi del duo italiano Visconti – Gavazzi, più volte evaso, insieme o separatamente, nel medesimo punto, in vista del traguardo, all’azione solitaria del padrone di casa Lars Bak, lanciatosi in un poco saggio inseguimento al drappello di testa quando il gruppo stava ormai rinvenendo, e ai numerosi assalti prodotti dagli olandesi, privi di uno sprinter da giocare sul rettilineo finale. Gli ultimi a provarci, a cavallo delle due tornate conclusive, sono stati Thomas Voeckler, Klaas Lodewyck e Niki Sorensen, cui si è unito in un secondo momento Johnny Hoogerland, senza impensierire però i sempre vigili britannici.
Con il previsto epilogo in volata ormai alle porte, le maglie bianco-rosso-blu sono però sparite dalla testa del gruppo, rischiando di compromettere il monumentale lavoro svolto per oltre cinque ore. Mark Cavendish è a sua volta scivolato pericolosamente indietro, mentre gli australiani assumevano con decisione il comando delle operazioni, con la posizione di Matthew Goss, ultimo vagone del numeroso treno bianco, a lasciar ipotizzare che fosse l’uomo HTC il prescelto per disputare lo sprint. Subito alle spalle degli australiani si collocava quindi la macchia azzurra dell’Italia, con quattro uomini mai usciti allo scoperto (Tosatto, Quinziato, Viviani e Oss) pronti a supportare le ambizioni iridate di Daniele Bennati, più il jolly Sacha Modolo, incaricato – come egli stesso ha rivelato subito dopo il traguardo – di marcare a uomo Fabian Cancellara, in caso di azione nel finale dell’elvetico.
Sul più bello, però, il blocco azzurro si è disgregato, risucchiato nella pancia del gruppo nel caos di un epilogo tanto aperto da autorizzare decine di corridori a sognare il successo della vita. Bennati, in particolare, è rimasto imbottigliato nel momento più importante, dicendo sostanzialmente addio alla prima e forse ultima opportunità di titolo mondiale della sua carriera prima ancora di potersela realmente giocare.
Assai più abile nel risalire il gruppo è stato invece Cavendish, che è in qualche maniera riuscito a presentarsi al comando ai 150 metri finali, lanciandosi in uno sprint di testa che è da subito parso destinato ad essere coronato dal trionfo. Solo Goss è riuscito a reggere il cambio di velocità imposto da Cannonball, guadagnandone la ruota e tentando una rimonta che si è spenta a mezza ruota dalla gloria. Ancor più risicato il divario tra André Greipel, medaglia di bronzo, e Fabian Cancellara, capace di raccogliere un 4° posto in proporzione assai più soddisfacente del 3° della cronometro. Chissà però che lo svizzero non rimpianga la scelta di giocarsi le proprie carte in uno sprint canonico, senza provare ad anticiparlo, muovendosi perlomeno all’inizio della rampa finale.
Lontanissimi dall’oro i due principali favoriti dei bookmakers, Philippe Gilbert, appena 17°, che ha addirittura ceduto a Roelandts, 5°, l’incarico di disputare la volata, e Peter Sagan, perfetto nel farsi trovare nella posizione ideale al momento di lanciare lo sprint, ma che, come si paventava alla vigilia, non ha retto l’imponente chilometraggio della prova, imballandosi sul più bello e tagliando in una modesta 12a piazza. Fra i due (14°) è arrivato Daniele Bennati, che ha confermato le perplessità che molti nutrivano nei suoi confronti quale leader azzurro, ruolo assegnatogli più per mancanza di alternative che perché effettivamente i risultati autorizzassero a vedere in lui un credibile candidato alla maglia iridata.
Si è così rivelata purtroppo giustificata la scarsa fiducia che i più riponevano nella spedizione italiana in Danimarca, frutto di un generale momento di enorme difficoltà per il nostro ciclismo e di un tracciato che ha tagliato fuori i nostri uomini migliori. Tracciato peraltro ai limiti dell’orrendo, che non pare azzardato ipotizzare sia stato scelto più per i convincenti argomenti economici presentati dal comitato organizzatore che non per spunti tecnici particolarmente interessanti (perché l’equazione “percorso per velocisti = percorso insulso” non è necessariamente vera).
Più favorevole ai nostri portacolori sarà molto probabilmente l’appuntamento fissato tra dodici mesi in terra olandese. Anche se il rischio che Bettini debba rinunciare a pedine fondamentali per ragioni indipendenti dalla sua volontà è piuttosto concreto.

Matteo Novarini

JUNIORES: VITTORIA A LECUISINIER, GLI AZZURRI PERDONO IL TRENO

settembre 25, 2011 by Redazione  
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La vittoria juniores va al campione europeo in carica Lecuisinier, gli italiani perdono la fuga decisiva e il miglior azzurro, Marini, è solo ottavo. Furioso il CT. Da segnalare l’ottimo quinto posto di Rick Zabel, figlio del grande Erik. Chiudono il podio Degreve e Lammertink.

Foto copertina: l’arrivo della fuga che ha deciso il mondiale juniores (foto Bettini)

Un’azione da manuale dei francesi, coadiuvati da olandesi, belgi e da una bella dormita generale del resto del gruppo permette ad una corsa dalla volata scontata di avere un diverso epilogo. Siamo al chilometro 94, tre quarti corsa, i due fuggitivi di giornata, Gougeard e Myngheer (rispettivamente francese e belga) usciti da un drappello di tredici attaccanti nei primi giri, vengono ripresi. I francesi alzano immediatamente il ritmo portandosi in testa al gruppo e piazzando immediatamente un attacco che risulterà essere il momento decisivo, di fatto, dell’intera corsa.
Lecuisinier approfitta dell’unico strappo posto lungo il percorso, velocissimo e completamente piatto, per piazzare un attacco, dietro di lui si portano immediatamente il suo compagno Martin, Slik e Lammertink (Olanda), Degreve e Leemans (Belgio), con un gregario per ogni corridore presente è chiaro che l’accordo sia cosa abbastanza scontata, per di più le nazionali rappresentate sono proprio le più quotate. L’Italia, assieme a tutte le altre nazioni, si lascia sfuggire l’attacco decisivo con una buona dose d’ingenuità, come in seguito ammetterà il CT decisamente arrabbiato per l’episodio: “I ragazzi hanno dormito, sono abituati in Italia dove si corre a ruota, se vogliono migliorare devono darsi una mossa!”.
Gli azzurri, tagliati fuori dalla fuga, si mettono in testa a tirare, ma, già spremuti dalle fatiche dei primi chilometri, orfani di Cigala che ha dovuto fermarsi per un guaio meccanico e senza nessun particolare aiuto dalle altre nazionali, il tentativo di ricucire risulta vano, tanto più che proprio all’inizio dell’ultimo giro una sbandata di un corridore in testa al gruppo causa una caduta con conseguente rallentamento, tra i malcapitati anche gli italiani Marini e Bonifazio.

Il vantaggio del drappello al comando che comincia a perdere pezzi, è di 20”, dopo una tranata del nostro Martinelli si riduce a 13”, al momento di dare il cambio all’azzurro nessuna delle altre squadre si fa trovare pronta, regalando di fatto la volata al gruppo di testa.
Leemans prova ad anticipare i compagni di avventura, Martin si porta in testa al gruppetto e con le ultime energie riporta sotto il suo compagno Lecuisinier, Lammertink decide che è giunto il momento di lanciare la volata, ma le gambe son quelle che sono dopo 130km di fuga e il francese, campione europeo in carica, mette la freccia e scavalca l’olandese il quale viene superato sull’arrivo anche dal belga Degreve.
La volata del gruppo va ad un altro francese: Senechal, che tiene alle proprie spalle il figlio d’arte Rick Zabel. Per l’Italia rimangono l’ottavo posto di Marini, il tredicesimo di Bonifazio, rientrati dopo la caduta e le parole di Di Rocco il quale ha premiato il vincitore: “Dopo aver toccato il fondo la Francia ha ricostruito il suo ciclismo dalla base arrivando fin qui, dobbiamo guardare a loro come spunto per tornare a essere competitivi”, speriamo che alle parole seguano i fatti, nel frattempo facciamo i complimenti alla nazionale transalpina che ha gestito da manuale l’intera corsa giocandosela sempre da protagonista: chapeau!

Andrea Mastrangelo

24-09-2011

settembre 25, 2011 by Redazione  
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CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA DONNE ELITE

L’italiana Giorgia Bronzini si è imposta nella prova su strada donne elite, disputata sul circuito di Rudersdal, percorrendo 140 Km in 3h21′28″, alla media di 41,694 Km/h. Ha preceduto allo sprint la olandese Vos e la tedesca Teutenberg.

CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA UOMINI JUNIORES

Il francese Pierre-Henri Lecuisinier si è imposto nella prova su strada uomini juniores, disputata sul circuito di Rudersdal, percorrendo 126 Km in 2h48′58″, alla media di 44,742 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Degreve e l’olandese Lammertink. Miglior italiano Nicolas Marini, 8° a 3″.

TOUR OF EAST JAVA (Indonesia)

Il russo Boris Shpilevskiy (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto anche nella prima tappa, Surabaya – Gresik, percorrendo 164,3 Km in 4h06′56″, alla media di 39,921 Km/h. Ha preceduto allo sprint il cinese Ho Ting e il taiwanese Lee. Shpilevskiy comanda la classifica con 7″ su Ho Ting e 9″ su Lee.

TOUR DU GÉVAUDAN LANGUEDOC-ROUSSILLON

Il francese Guillaume Levarlet (Saur – Sojasun) si è imposto nella prima tappa, La Grand Combe – Langogne, percorrendo 149 Km in 3h39′22″, alla media di 40,753 Km/h. Ha preceduto di 1″ il connazionale Hivert e di 4″ il tedesco Voss. Unico italiano in gara Ermanno Capelli (Team Voralberg), 6° a 40″. Nella prima classifica Levarlet precede di 5″ Hivert e di 10″ Voss. Capelli 6° a 50″.

ITALIA DA SOGNO, GIORGIA BRONZINI E’ ANCORA CAMPIONESSA DEL MONDO

settembre 24, 2011 by Redazione  
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Prestazione perfetta delle ragazze di Dino Salvoldi nella gara in linea elite, con il bis della fuoriclasse piacentina, capace di sfruttare il lavoro svolto nel rettilineo finale da una straordinaria Monia Baccaille. Ennesimo argento per Marianne Vos (è il quinto consecutivo) mentre il bronzo va alla tedesca Teutenberg, grande favorita alla vigilia.

Foto copertina: esplode la gioia della Bronzini sul traguardo di Rudersdal (foto Bettini)

Stratosferica. La prestazione della nazionale femminile nella prova in linea di Copenhagen si può definire così. Sempre là davanti, a fermare quasi ogni tentativo di attacco, dai timidi scatti di Emma Pooley ad inizio gara, fino a quello più importante rientrando sulla canadese Hughes a 5 km dall’arrivo grazie ad una imperiosa Elisa Longo Borghini.

E pensare che per tre quarti di gara abbiamo visto una gara abbastanza monotona, fino a quando la canadese, olimpionica nel pattinaggio su ghiaccio velocità, ha lasciato le altre a 3 giri dal termine, tentando un assolo di inumana resistenza. Prima però, gruppo che ha corso ha velocità bassa, con qualche timido scatto soprattutto da parte della Pooley, bronzo nella gara a cronometro.
Con la Hughes avanti, sono l’Olanda e la Germania, a portare avanti le loro capitane Vos e Teutenberg, grandi favorite alla vigilia. Clara Hughes ha un vantaggio massimo di 40” a 10 km dall’arrivo e la nazionale azzurra si riporta davanti, con il ricongiungimento che avviene ai -5 grazie a Elisa Longo Borghini, ma è nell’ultimo rettilineo che avviene il capolavoro di Monia Baccaille e Giorgia Bronzini, con la umbra bravissima a trovare il passaggio perfetto vicina alle transenne tirando una volata perfetta alla piacentina che concede un meritato bis iridato. Lo ha fatto su un circuito simile a quello di Geelong 2010, con gli ultimi 500 metri in leggera salita.

Prestazione da 10 e lode, per ognuna delle ragazze in gara: da Alessandra d’Ettorre, vera regista del gruppo passando per Elena Cecchini, brava a svolgere un grande lavoro di squadra nonostante la sua giovanissima età. Come la sopra citata Elisa Longo Borghini, che oltre ad aver svolto un lavoro di contenimento è entrata anche in alcuni tentativi di attacco, passando infine per le veterane Noemi Cantele e Tatiana Guderzo. Insomma, la nazionale italiana di ciclismo femminile è diventato un dream team che tutto il mondo ci invidia. Complimenti, ragazze.

Andrea Giorgini

ITALIA, UN MONDIALE DA OUTSIDER

settembre 24, 2011 by Redazione  
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Come mai era accaduto in tempi recenti, l’Italia prenderà il via nella prova maschile élite di domani con il ruolo di outsider. La facilità del percorso rende più che probabile un finale in volata, in cui il nostro uomo di punta, Daniele Bennati, non partirà tra i principali favoriti. Andiamo ad analizzare la formazione selezionata da Paolo Bettini, che dovrà tentare di sovvertire un pronostico che individua altrove i nomi da battere.

Foto copertina: Daniele Bennati conquista la 20a tappa della Vuelta 2011; è a lui che sono affidate le speranze italiane di titolo mondiale (foto Vuelta a Espana)

Sarà sotto molti un Campionato del Mondo all’insegna delle novità quello che attende la Nazionale di Paolo Bettini. Novità legate in primo luogo agli uomini selezionati, con Modolo, Oss, Viviani e in misura minore Gavazzi e Visconti a dar vita ad un nucleo giovane ma inevitabilmente carente in fatto di esperienza ad altissimi livelli. Inedita anche l’assegnazione del ruolo di leader a Daniele Bennati, anche se l’impressione è che si vada verso un’Italia battagliera con l’aretino quale opzione principale in caso di arrivo in volata, anziché verso una Nazionale sprinter-centrica come fu sei anni fa quella costruita da Franco Ballerini attorno ad Alessandro Petacchi, che costò probabilmente il titolo ad un Bettini straripante, che si trovò però a correre quasi da solo.
Se però i molti mutamenti rispetto alle passate edizioni possono essere ricondotti ad un tracciato insolitamente agevole, che offrirà ai velocisti la più ghiotta occasione da nove anni a questa parte (giustamente; a quando però un Mondiale che strizzi l’occhio agli scalatori?), il cambiamento più significativo risiede probabilmente nel ruolo che l’Italia rivestirà nelle gerarchie della corsa. Mai, nella storia recente della manifestazione, i nostri portacolori si sono trovati a partire così indietro nella griglia dei favoriti. Per la prima volta da molti anni a questa parte (l’indicazione generica di “molti anni” è data dal fatto che è difficile richiamare alla mente dei precedenti), ci presentiamo alla rassegna iridata privi di corridori attualmente competitivi nelle grandi classiche, dopo che, nelle ultime due edizioni, Cunego prima e Pozzato poi avevano provveduto a fornire alla Nazionale delle punte di richiamo anche in assenza di Bettini, malgrado risultati non pienamente soddisfacenti (specie a Mendrisio).
Il lato peggiore della cosa risiede probabilmente nel fatto che questa carenza di campioni non è frutto di un improvviso accesso di follia del C.T., che non ha potuto far altro che reclutare il meno peggio di quanto il ciclismo nostrano ha offerto in una stagione sciagurata a livello di corse di un giorno, dopo una promettente Sanremo con quattro italiani nel gruppetto buono poi regolato da Goss. A complicare il tutto ha poi provveduto lo slancio della Federazione Ciclistica Italiana, che per rilanciare l’immagine del nostro ciclismo non ha trovato nulla di meglio che bandire dalla Nazionale i corridori con trascorsi di doping. Una decisione che, essendo isolata all’interno del panorama internazionale, ha lo 0% di possibilità di segnare un passo importante nella lotta al doping, riuscendo però con straordinaria efficacia ad azzoppare una selezione che già non prometteva esattamente di far rivivere i fasti di Varese 2008, oltre a penalizzare chi, una volta scontata la squalifica – lunga o breve e giusta o sbagliata che sia – avrebbe il diritto di tornare a correre come tutti gli altri. Se le squalifiche sono ritenute troppo brevi, sarebbe più opportuno cambiare i regolamenti, piuttosto che agire di testa propria con ripercussioni ulteriori del tutto arbitrarie. E se quest’anno il piattissimo tracciato danese avrebbe lasciato delle chances, tra gli interessati, al solo Alessandro Petacchi, probabilmente incompatibile con Bennati (e alla Vuelta lo spezzino è parso meno pimpante), assai più pesanti potrebbero essere, fra dodici mesi, le assenze a Valkenburg di corridori quali Scarponi, Basso e Rebellin.
Evitando di dilungarci su quanto risulti ridicolo che a prodigarsi così tanto per dare una certa immagine del ciclismo italiano siano le stesse persone che si prestano a corse aventi per scopo quello della propaganda politica (ogni riferimento al Giro della Padania non è affatto casuale), non possiamo che aggrapparci alla volata dell’uomo Leopard Trek, tornato al successo in un GT dopo tre anni di astinenza proprio all’ultima Vuelta. Certo, la concorrenza, nell’occasione, era quella di Gasparotto e Damiano Caruso, non proprio – con tutto il rispetto – Cipollini e Van Steenbergen, ma l’aretino resta l’unico uomo in rosa apparentemente in grado di tener testa ai big dello sprint.
Lo stesso Bennati ha dichiarato al “Corriere della Sera” di vedere in Daniel Oss l’apripista ideale, lasciando immaginare che anche il corridore della Liquigas verrà mantenuto al coperto fino alle battute conclusive. A far loro compagnia saranno verosimilmente Matteo Tosatto, naturale sostituto del Bruseghin dei trionfi dell’era Ballerini quale uomo di fatica capace di restare in testa per decine di chilometri, e Manuel Quinziato, altro gregario ideale su un tracciato come quello di Copenaghen. Presumibile che venga sacrificato per trainare il plotone anche Luca Paolini, corridore di esperienza e uomo di fiducia di Bettini, che, avendo apparentemente smarrito lo spunto dei giorni migliori (non vince da due anni), potrebbe risultare più utile come gregario puro che non come uomo da fughe.
Quest’ultima veste dovrebbe dunque essere riservata agli altri quattro azzurri, Modolo, Viviani, Gavazzi e Visconti, tutti certamente veloci (soprattutto i primi due), ma altrettanto certamente non abbastanza da poter pensare di imporsi in una volata di gruppo. L’imperativo per questi quattro uomini (e all’occorrenza anche per qualcuno di quelli già citati in precedenza) sarà quello di farsi trovare sempre pronti ad inserirsi in qualsiasi tentativo, provando a scombinare, con una condotta di gara offensiva (e chi meglio di Bettini per organizzarla?), i piani delle nazionali che partiranno con il solo obiettivo di rintuzzare qualsiasi iniziativa (Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania tra le più attrezzate). Intento che a dire il vero, alla luce delle prime prove in linea disputate ieri e stamane, appare piuttosto arduo da realizzare, specie se si tiene presente che le gare delle categorie giovanili tendono spesso a vedere una maggiore selezione rispetto a quelle dei professionisti. È pertanto assai probabile che si vada verso un epilogo a ranghi pressoché compatti, in cui solo con un’azione nelle battute conclusive si potrà pensare di anticipare un plotone che avrà comunque gioco abbastanza facile, transenne permettendo.
Per la prima volta dopo tanti anni, domani ci piazzeremo dunque davanti al teleschermo sperando che i pronostici vengano disattesi. Non senza un pizzico di nostalgia per quelle recenti edizioni in cui in sede di selezione si doveva scegliere se far ruotare la squadra attorno al velocista più forte del pianeta (Petacchi) o al più forte uomo da classiche (Bettini), e si poteva correre privi di un Di Luca o di un Pozzato e restare comunque la formazione da battere. Alle gambe di Bennati e tutti gli altri, che siamo perlomeno certi che non risparmieranno neppure un barlume di energia, l’arduo compito di sovvertire le gerarchie della vigilia.

Matteo Novarini

23-09-2011

settembre 24, 2011 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA UOMINI U23

Il francese Arnaud Demare si è imposto nella prova su strada uomini U23, disputata sul circuito di Rudersdal, percorrendo 168 Km in 3h52′16″, alla media di 43,398 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Petit e il britannico Fenn. Miglior italiano Filippo Fortin, 6°.

CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA DONNE JUNIORES

La britannica Lucy Garner si è imposta nella prova su strada donne juniores, disputata sul circuito di Rudersdal, percorrendo 70 Km in 1h46′17″, alla media di 39,517 Km/h. Ha preceduto allo sprint la belga Druyts e la danese Siggaard.

TOUR OF EAST JAVA (Indonesia)

Il russo Boris Shpilevskiy (Tabriz Petrochemical Team( si è imposto nel prologo, criterium di Surabaya. Ha preceduto allo sprint il cinese Ho Ting e il malaysiano Manan.

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