GIRO NOSTRUM – 11a TAPPA: POGGIO A CAIANO – MODENA

giugno 10, 2011 by Redazione  
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Giro di boa per il Giro 2012 targato ilciclismo.it. Oggi giornata per velocisti, stretta tra la crono di Firenze e le prime, aspre vette alpine

11a TAPPA: POGGIO A CAIANO – MODENA

Giunto a metà del suo cammino, il Giro proporrà ora una giornata dedicata ai velocisti, inserita in un momento delicato. Il giorno prima si era disputata la probante crono di Firenze e oggi sarà la vigilia della prima di quattro impegnative traversate alpestri. La marcia d’avvicinamento a Modena non sarà, però, del tutto agevole poichè strada facendo si dovranno superare 4 GPM. Totale pianura, invece, negli ultimi 40 Km.

Siti UNESCO del giorno
Poggio a Caiano: Le Ville medicee (candidatura)
Modena: Duomo, Torre Civica e Piazza Grande di Modena

Giornalmente scoprirete il percorso…. Vi ricordiamo che NON si tratta del percorso ufficiale del Giro d’Italia 2012 ma solo di un tracciato da noi costruito.

Mauro Facoltosi

Di seguito, tabella di marcia, altimetria e planimetria (cliccare su link e immagini per visualizzare nella dimensione originaria)

11a_tappa

plan_modena

altmodena

ARCHIVIO GIRO NOSTRUM

1a tappa: circuito di Herning (cronometro)
2a tappa: Herning – Herning
3a tappa: Horsens – Horsens
4a tappa: Vicenza – Vicenza (cronosquadre)
5a tappa: Piazzola sul Brenta – Ferrara
6a tappa: Italia in Miniatura (Viserba / Rimini) – Urbino
7a tappa: Assisi – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: L’Aquila- Subiaco / Monte Livata
9a tappa: Caserta – Castel del Monte (Andria)
10a tappa: Firenze (crono individuale)

09-06-2011

giugno 10, 2011 by Redazione  
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CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ

Il tedesco John Degenkolb (HTC-Highroad) si è imposto nella quarta tappa, La Motte-Servolex – Mâcon, percorrendo 173,5 Km in 4h15′41″, alla media di 40,714 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Boasson Hagen e l’argentino Juan José Haedo. Miglior italiano Marco Bandiera (Quickstep Cycling Team), 7°. Il britannico Bradley Wiggins (Sky Procycling) ha conservato la testa della classifica, con 1′11″ sull’australiano Evans e 1′21″ sullo sloveno Brajkovic. Miglior italiano Francesco Bellotti (Liquigas-Cannondale), 58° a 6′33″

GP PAD – VOLTA AO ALENTEJO (Portogallo)

Il portoghese Bruno Lima (ONDA) si è imposto nella prima tappa, Mora – Campo Maior, percorrendo 169,9 Km in 3h48′36″, alla media di 44.593 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Sancho e lo spagnolo Aberasturi. Nella prima classifica Lima precede di 2″ e 4″ i connazionali Sancho e Caldeira.

TOUR OF SLOVAKIA

L’argentino Ariel Maximiliano Richeze (D`Angelo Antenucci-Nippo) si è imposto nella sesta tappa, Šahy – Trnava, percorrendo 170,1 Km in 4h29′24”, alla media di 37,884 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Van Der Sande e il polacco Detko. Due italiani in gara, entrambi della D’Angelo & Antenucci – Nippo: Manuel Fedele è 5° Davide Torosantucci 59°, entrambi con lo stesso tempo dei primi. Il russo Nikita Novikov (Itera-Katusha) ha conservato la testa della classifica, con 10″ e 22″ sui croati Danculovic e Durasek. Torosantucci 25° a 4′27″, Fedele 47° a 9′22″

TOUR OF SINGKARAK (Indonesia)

Il giapponese Yasuharu Nakajima (Aisan Racing Team) si è imposto nella quarta tappa, Bukittinggi – Lembah Harau, percorrendo 59 Km in 1h10′25″, alla media di 50,272 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’iraniano Saeidi Tanha e il corridore di Hong Kong Lok Cheung. L’iraniano Amir Zargari (Azad University) ha conservato la testa della classifica, con 6″ e 1′48″ sui connazionali Emami e Pourseyedi.

ROMANIAN CYCLING TOUR

L’italiano Christian Grazian (Cycling Team Friuli) si è imposto nella sesta tappa, Targu Mures – Sibiu, percorrendo 145 Km in 3h27′52″ , alla media di 41,853 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’italiano Alex Buttazzoni (San Marco Concrete Imet Caneva) e il moldavo Cioban. Il rumeno Andrei Nechita ha conservato la testa della classifica, con 3′46″ sul greco Tamouridis e 4′21″ sull’italiano Angelo Ciccone (San Marco Concrete Imet Caneva)

CARPATHIA COURIERS PATH (Repubblica Slovacca – Polonia)

L’olandese Tijmen Eising (Sunweb – Revor) si è imposto nella prima tappa, circuito di Dohnany, percorrendo 128 Km in 3h00′02″ , alla media di 42,659 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Savo e lo slovacco Kolar. Eising è il nuovo leader della classifica, con 11″ sul polacco Bernas e 12″ sul belga Hophra.

RONDE DE L’OISE (Francia)

L’australiano Zakkari Dempster (Rapha Condor – Sharp) si è imposto nella prima tappa, Avrechy – Remoy, percorrendo 121,2 Km in 2h40′39″ , alla media di 45,266 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Vachon e il lituano Bagdonas, distanziati di 3″ e 7″ nella prima classifica generale.

FLECHE DU SUD (Lussemburgo)

Il tedesco Markus Eichler (Team NSP) si è imposto nel prologo, circuito di Kayl, percorrendo 6,6 Km in 8′29″ , alla media di 46,679 Km/h. Ha preceduto di 5″ il danese Ronning Vinther e di 6″ l’olandse Hamelink.

ANCORA DEGENKOLB, ANCORA HTC

giugno 9, 2011 by Redazione  
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Terzo successo di tappa consecutivo per la formazione di Stapleton e secondo personale per il tedesco che sul traguardo di Macon supera Boasson Hagen negli ultimi metri mentre Wiggins conserva la maglia gialla. Lunghissima fuga di Malori ripreso a 2 km dalla conclusione

Foto copertina: Degenkolb primo anche a Macon (foto Keystone)

La quarta frazione del Giro del Delfinato, 173,5 km da La-Motte Servolex a Macon, era la classica tappa di transizione dopo la cronometro di Grenoble e le montagne che caratterizzeranno gli ultimi giorni di corsa, e si è disputata su un tracciato praticamente privo di difficoltà altimetriche se si eccettua il Col du Chat a soli 13 km dalla partenza. Ancora prima dell’inizio della salita, al km 4 di corsa, Roy (FDJ) è evaso dal gruppo e il nostro Malori (Lampre) si è portato alla sua ruota; nessun altro si è mosso e il parmense e il francese, autore a sua volta di un’ottima prova contro il tempo conclusa al 16° posto, hanno guadagnato rapidamente 4′ sul gruppo ma la Sky, che oltre al leader Wiggins aveva in Boasson Hagen uno dei favoriti di giornata, non ha lasciato ulteriore spazio e il vantaggio si è mantenuto costante fino a 60 km dalla conclusione, quando in testa al plotone si sono portate la Garmin di Farrar, che aveva motivazioni extra essendo trascorso esattamente un mese dalla tragica scomparsa del suo amico Weylandt, e l’HTC di Degenkolb. Grazie soprattutto alle trenate di Zabriskie (Garmin) il vantaggio di Malori e Roy ha iniziato lentamente a scendere ma i due hanno venduto carissima la pelle conservando 1′52” a 20 km dal traguardo e 45” a 10 prima di arrendersi al ritorno del gruppo quando mancavano soltanto 2.200 metri.
Nell’ultimo km Dean (Garmin) si è portato al comando per lanciare la volata a Farrar ma lo statunitense ha perso la ruota del neozelandese rimanendo chiuso; è stato dunque Boasson Hagen a lanciarsi ai 200 metri ma nulla ha potuto di fronte alla rimonta di Degenkolb che si è imposto con mezza ruota di vantaggio sul norvegese che incassa l’ennesimo piazzamento dopo il 5° posto di Saint-Pierre-de.Chartreuse e il 3° della cronometro di Grenoble. In terza posizione di tappa è giunto Juan Josè Haedo (Saxo Bank) davanti a Vaitkus (Astana), Bonnet (FDJ), Farrar e Bandiera (Quickstep), il cui 7° posto è il miglior risultato di un italiano in questo Giro del Delfinato finora avaro di soddisfazioni per i colori azzurri.
Immutata la classifica generale con Wiggins maglia gialla con 1′11” su Evans, 1′21” su Brajkovic, 1′56” su Vinokourov, 2′12” su Faria da Costa, 2′25” su Thomas e 2′28” su Van den Broeck. Qualcosa potrà già cambiare nella 5a tappa, 210 km da Parc des Oiseaux-Villars-les-Dombes a Les Gets con gli ultimi 10,7 km in salita al 4,7%, ma le grandi ascese che decideranno il Dauphinè arriveranno nel weekend con gli arrivi a Collet d’Allevard e a La Toussuire.

Marco Salonna

GIRO NOSTRUM – 10a TAPPA: FIRENZE (cronometro individuale)

giugno 9, 2011 by Redazione  
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Dopo il riposo il Giro affronta una delle sue giornate campali, una difficile frazione contro il tempo sulle strade dei mondiali del 2013

10a TAPPA: FIRENZE (cronometro individuale)

Prima delle due cronometro individuale lunghe, in parte tracciata sulle strade dei mondiali 2013, delle quali sarà ricalcato quasi per intero il circuito. Dopo una prima parte filante (unica difficoltà la salita verso Piazzale Michelangelo), nel finale si andranno ad affrontare le ascese verso Fiesole e Via Bolognese, le due asperità che fra due anni decreteranno il campione del mondo. Spettacolare il tracciato che tocca alcuni dei principali monumenti cittadini, da Santa Marina Novella a Ponte Vecchio, da Palazzo Pitti alla Basilica di Santa Croce, dal convento di San Marco a Santa Maria del Fiore, per concludersi in Piazza della Signoria.

Siti UNESCO del giorno
Firenze: Centro storico di Firenze

Giornalmente scoprirete il percorso…. Vi ricordiamo che NON si tratta del percorso ufficiale del Giro d’Italia 2012 ma solo di un tracciato da noi costruito.

Mauro Facoltosi

Di seguito, tabella di marcia, altimetria (suddivisa in due parti) e planimetria (cliccare su link e immagini per visualizzare nella dimensione originaria)

10a_tappa

dettaglio partenza e arrivo

plan_firenze

altfirenze

ARCHIVIO GIRO NOSTRUM

1a tappa: circuito di Herning (cronometro)
2a tappa: Herning – Herning
3a tappa: Horsens – Horsens
4a tappa: Vicenza – Vicenza (cronosquadre)
5a tappa: Piazzola sul Brenta – Ferrara
6a tappa: Italia in Miniatura (Viserba / Rimini) – Urbino
7a tappa: Assisi – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: L’Aquila- Subiaco / Monte Livata
9a tappa: Caserta – Castel del Monte (Andria)

E SE…? IL GIRO DI CONTADOR, SENZA CONTADOR

giugno 9, 2011 by Redazione  
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La grandezza di un grande Giro sta anche in grandi interpreti. Ma la grandezza in una competizione finisce spesso per essere un valore relativo, e a maggior ragione diventa indispensabile che almeno qualcuno tra i protagonisti sia un Grande anch’egli con la “G” maiuscola.

Nota: in calce all’articolo un’ulteriore analisi sul Giro 2011 visto senza Contador, che ha fornito risultati opposti rispetto a quelli di Gabriele Bugada

Foto copertina: ecco come Scarponi sarebbe salito sul podio di Milano se non ci fosse stato Contador (foto De Socio)

A qualche irriducibile nazionalista è sorto il rimpianto, sulla scintilla forse della ricorrenza unitaria, di aver visto il Giro dominato da un campione assoluto “straniero”, con però due ottimi alfieri tricolori al fianco, benché ridotti pressoché all’istante al ruolo di valletti.
Qualcuno ha perfino mugugnato, nei recessi dei bar o dei forum in rete, che assai male avrebbe fatto Zomegnan ad “accettare” (come se avesse scelta? Vedremo come agirà il Tour, con l’udienza del TAS fissata per agosto) il fenomenale Contador sulle strade italiane, rinunciando ai lauti dividendi in termini di pubblico che sarebbero stati garantiti da una sfida tutta italiana, combattutissima e non decisa con una settimana di anticipo, per di più apparecchiata a puntino fin da marzo nei siparietti televisivi.

Ovviamente viene da sorridere – giusto per non intristirsi – di fronte a “ragionamenti” del genere: alla lunga il pubblico amerà il ciclismo quando e perché sarà grande ciclismo; per vedere gare combattute tra rappresentanti nazionali basta saltare in sella con i propri amici e farsi una salutare scampagnata mettendo in palio fantomatici traguardi e Gpm.
Invece era sacrosanto che il Giro “più duro da molti anni a questa parte” godesse della presenza del campione “più forte da molti anni a questa parte”, almeno nella specialità delle corse a tappe, e che le più grandi o aspre salite fossero onorate da un confronto tra scalatori degni di questo nome, per quanto specie in via di estinzione: Contador ben rappresenta un titolo di confronto anche in questa seconda categoria, tanto a lungo esiliata – se non per i fenomeni assoluti – da classifiche spartite tra regolaristi di varia specie. Non che questa concessione ai grimpeur di razza sia auspicabile come norma e regola, i disegnatori dei tracciati ce ne scampino, ma una salutare ventata di varietà ogni tanto non guasta.

Solo in questo modo la sfida tra Scarponi e Nibali si è colorata di un sapore supplementare, di una dimensione a tutto tondo che paradossalmente sarebbe stata del tutto sbiadita in assenza di Contador, pur con la maglia rosa a fare da sirena per sollecitare l’agonismo di entrambi. Solo così possiamo apprezzare la forza di Nibali nel reggere ad alto livello un percorso distante dalle sue predilezioni, fino a lasciarsi indietro, per pura differenza di caratura e classe, atleti ben più adeguati di lui alle abbuffate di salite. Solo così possiamo sentirci più sicuri dell’effettivo spessore internazionale di Scarponi, certo già lampeggiato tra la Sanremo, la Tirreno e il Catalunya, ma non ancora soppesato nel confronto diretto in un GT con habitués degli scenari d’oltralpe – e oltrepireneo – come Menchov, Kreuziger ma anche Rodriguez.

Fin troppo facile, abbagliati dalla luce di Contador, dichiarare a raffica che, appunto, i vari Menchov e Kreuziger siano stati appannati, o che da Rodriguez ci si sarebbe atteso di più: ma forse bisognerebbe anche chiedersi se questi esiti non siano stati condizionati oltreché da un percorso estremo e da un vincente d’eccezione anche dalle prestazioni solidissime dei due campioni italiani. Alla fine, altrimenti, si rischia di dover elencare il solo Gadret tra le sorprese positive, e tutti gli altri tra le “delusioni”: il che però potrebbe essere poco più di un miraggio statistico. In fondo l’ottimo Rujano, battezzato da più parti come l’unico uomo all’altezza di Contador in salita, su un percorso congeniale come non mai, ha finito per assestarsi alla settima posizione della generale. Dopo tutto, tra la quarta posizione di Gadret e l’ottava di Menchov (prima insomma del salto costituito dal “secondo miglior giovane” Kruijswijk, ad inaugurare la schiera dei “sopravvissuti” o dei fugaioli), ci sono solamente un paio di minuti o poco più, vale a dire, per un Giro del genere, un’inezia. Specialmente se paragonati ai sei minuti che separano Contador dai gradini inferiori del podio, viceversa vicinissimi a 46”, e di nuovo agli oltre tre minuti che Nibali ha inflitto a Gadret.
Sarebbe anche il caso di soppesare, poi, come il percorso sia stato qui e là definito così “perfetto” per quello stesso Rodriguez rispetto al quale la corsa di casa, la Vuelta 2010, era stata riconosciuta come non perfettamente adeguata, perché “comunque” c’erano salite troppo lunghe, o in successione. Fino all’anno scorso tutti erano perfettamente consapevoli del fatto che correre da gregario un GT sia tutt’altra cosa che farlo da capitano, e che la carriera del catalano pesava in questo senso; ma anche tecnicamente sussisteva un certo consenso sulla maggior predisposizione del corridore Katusha nei confronti di strappi secchi ma non lunghissimi. In quest’ottica la terza settimana di Rodriguez è un punto fermo importante, così come la tenuta in tapponi che si sarebbero detti improponibili per lui. Il risultato della cronometro finale ha quasi del clamoroso.
Senza scendere in altrettanto dettaglio, nonostante un problema inaggirabile di effettiva opacità della prestazione per carenza di acuti, andrebbe calmierato anche l’asprezza del parere su Menchov e, soprattutto, su Kreuziger: l’anomalia di questo Giro è stata ribadita da tutti, prenderlo quindi come unità di misura per i risultati di corridori con caratteristiche siffatte potrebbe rivelarsi ingeneroso.
Gadret, oltre ad aver fatto la corsa della vita, oltre ad aver potuto godere di un inatteso supporto da un compagno anch’egli ad altissimo livello (la vera delusione è che, per vari motivi, abbiano fallito del tutto da questo punto di vista Astana, dopo la prima settimana, e Geox), era senz’altro tra gli atleti cui più si confacesse il tracciato, e i dubbi che suscitava a priori riguardavano principalmente la possibilità che un 32enne fosse capace di cogliere “l’onda perfetta” in un GT senza aver accumulato esperienza di altissima classifica in precedenza.

Invece che essere delusi da tutti si potrebbe essere contenti di un livello tecnico presumibilmente tanto esigente sul piano fisico da compromettere le possibilità di quelle forzature, di quegli attacchi al 110%, di quegli assoli o di quelle improvvisazioni, a cui talora una competizione meno tirata può concedere spazio. Corridori di livello assoluto, da Tour, ma meno adatti al tracciato si vedono infatti affiancati compensativamente da corridori magari meno preminenti di per sé ma straordinariamente adeguati a questa corsa: tutti, comunque, condotti allo stremo delle forze e delle possibilità. Tant’è che ogni singola alzata di ingegno è stata pagata con un conto assai salato, partendo dall’Etna di Scarponi fino al Giau-Marmolada di Nibali, passando per lo Zoncolan di Antón.

Difficile dunque, per non dire insensato, chiedersi come sarebbe stato il Giro senza Contador. Sarebbe stato un Giro diverso, privato di una stella polare, di un termine di confronto, confuso nell’imponderabile stima sui rispettivi valori effettivamente espressi.
Anche le dinamiche di corsa sarebbero state comunque diversissime, rendendo l’operazione assai fantasiosa…
Possiamo ripensare alle tappe chiave:

- fino a Montevergine difficilmente sarebbe cambiato nulla, visto che sugli sterrati Contador si è nascosto, non andando dunque a incidere la sua presenza sull’azione abbozzata da Nibali

- a Montevergine avrebbe chissà magari vinto Scarponi: a frenare la Lampre c’era fors’anche il timore di lavorare per preparare lo scatenarsi di una frustata dello spagnolo in stile Verbier. Un colpo del genere non è certo nelle corde di Nibali, ma forse – anche su queste pendenze – di Contador sì. Il dato sembra comunque minimale, e l’esitazione Lampre potenzialmente è motivata da tanti altri fattori: in fondo se non fosse stato proprio per l’esiguità del vantaggio di De Clerq sulla riga avremmo asserito apoditticamente che Contador sia stato irrilevante. Così una frazione di dubbio resta, se in quei pochi centimetri abbia pesato anche la zavorra psicologica di favorire qualcun altro: l’impressione di gara però non va in tale direzione

- sull’Etna possiamo essere quasi certi che Scarponi non sarebbe saltato, e qui sì con la forma di cui godeva avrebbe anche potuto conquistare la tappa. Nibali ha comunque provato l’allungo d’orgoglio locale, ma non ha fatto il vuoto. Quindi uno Scarponi attendista avrebbe in effetti potuto non solo risparmiarsi i 17” di affanno patiti dagli altri (dopo un fuorigiri del genere, testimonianza di una forma non semplicemente buona, anzi, davvero eccellente), ma anche mettere in carniere la tappa e il relativo abbuono. Tropea di iscrive nella logica di questa tappa, perché la mossa di Contador ha suscitato un vespaio di ipotesi e dubbi sulla sua condizione, sui suoi motivi per un gesto simile, e probabilmente ha contribuito a indurre Scarponi a “vedere” un eventuale bluff. Con conseguenze ahilui piuttosto pesanti. La maglia rosa presumibilmente sulle spalle di Sivtsov.

- come sarebbe andata Castelfidardo? Probabilmente l’HTC in rosa avrebbe fatto tris, gestendo anche la tappa del giorno come quelle precedente e seguente. Scarponi, che correva pure in casa, è sembrato un po’ cotto in un finale che gli si addiceva, però difficile che altre circostanze avrebbero alterato significativamente la classifica.

- in Austria Contador ha sigillato il proprio Giro. Gli altri l’hanno ignorato pressoché da subito, pensando alla propria lotta, in un finale scompostosi così negli scatti di Dupont e Gadret trascurati da quelli che si sentivano destinati a giocarsi il podio. Senza Contador? Possiamo immaginare che al limite Nibali avrebbe potuto voler restituire a Scarponi “l’affronto” immaginario di una vittoria marchigiana sull’Etna: in realtà difficile con lo Zoncolan l’indomani, nel caso Vincenzo avrebbe forse rosicchiato qualcosa perché in questa fase il siciliano si vedeva in crescita mentre Michele pagava lievemente la lunga durata della propria condizione, in un momento in cui la freschezza poteva ancora fare la differenza

- senza Contador, crediamo proprio che avremmo visto il Crostis! A meno di sorprese, una tappa pesantemente favorevole a Nibali; l’unico rischio per il siciliano sarebbe stato quello di strafare per eccesso di terreno vantaggioso, attaccando troppo presto, o rovinando la propria gara con una caduta in discesa (ma Nibali è sempre parso molto trasparente e maturo da questo punto di vista, negando, ad annullamento già avvenuto, che in quel tratto si sarebbe assunto chissà quali rischi dal costo potenzialmente altissimo). La presenza di Contador ha doppiamente aiutato Scarponi, sia dandogli un riferimento su quale fosse il ritmo da tenere prima, e… da mollare mollare, sia infliggendo un colpo morale allo Squalo dello Stretto. Senza Contador il rischio per Scarponi di saltare, o per sganciare a tutti i costi Nibali, oppure, dopo, per tenerlo costasse quello che costasse, sarebbe stato concretissimo, quasi una certezza. Quella dell’Etna forse è stata per Scarponi in realtà la chiave per il secondo posto, una severa lezione che lo ha spinto a situarsi spesso e volentieri nella situazione a lui più affine di mite difensore. Non sono dunque interessanti i secondi dell’abbuono – che avrebbero perfino favorito Scarponi! (-4” come terzo sul secondo, invece che -8” come quarto sul terzo) – ma piuttosto le logiche di gara che avrebbero ricreato uno scenario simile a Basso/Evans, con un impatto fisico e psicologico in grado di stravolgere tutto il prosieguo del Giro.

- un’altra giornata dagli esiti, letteralmente, “incalcolabili” è quella del tappone dolomitico: il fulcro del trionfo di Scarponi nella lotta per il secondo posto rischia seriamente di trasformarsi, in un mondo parallelo, nel proprio opposto. Nibali immola la propria classifica acquisita e le certezze consolidate 24 ore prima al fine di rimettere in gioco un primato assoluto che per essere scalfito richiede misure eccezionali. Uno dei colpi a effetto di questo Giro, uno dei momenti più emozionanti… ci sarebbe mai stato? Chi lo può dire. Certo, le discese sarebbero state comunque un’arma per Nibali, ma avrebbe avuto bisogno di usarle? E semmai non è Scarponi, che ha trovato la giornata migliore grazie a una condotta ultraconservativa fino al Gardeccia, colui il quale avrebbe patito la pressione ad esporsi, dopo la batosta del giorno prima? Certamente gli spagnoli non avrebbero profuso i propri sforzi per il marchigiano, in caso di sviluppi tattici di un certo tipo: ma la cosa più probabile ci pare in realtà che il tappone si sarebbe ridotto a una transumanza, dall’esito incerto, sicuramente non sbilanciato quanto in realtà è stato a favore del marchigiano, e anzi potenzialmente aperto alla direzione opposta.

- la cronoscalata non avrebbe visto grandi mutamenti, a parte una bella iniezione di morale a favore di Nibali con la vittoria di tappa; la conferma che in questa fase di Giro il siciliano era con ogni probabilità dotato di un motore che girava molto molto bene (da qui forse perfino gli azzardi prima della Marmolada), mentre Scarponi pagava un po’ il limite fisico non potendo ancora porre il discorso sul piano della grinta pura, il suo “segreto” per l’ultima settimana…

- il resto del Giro fino al Finestre sarebbe trascorso non troppo dissimilmente da come si è sviluppato, senza l’emozione supplementare di sognare attacchi di Nibali giù verso Tirano o San Pellegrino. I dubbi avrebbero riguardato la capacità della Liquigas di tenere una corsa che, a nostro modo di vedere, a questo punto poteva benissimo vedere il proprio capitano in rosa. Anche se la natura esatta delle difficoltà di Nibali su Marmolada e Gardeccia impedisce di promulgare reali certezze in merito

- sul Finestre Scarponi avrebbe dovuto attaccare per far saltare il banco, non con la prudenza e la subalternità vista negli ultimissimi km avendo subito la modesta intimidazione di Szmyd e Salerno. Qui sì che Nibali avrebbe pagato caro… Tutto sta nel fatto che Scarponi potesse, e volesse, osare o meno un’azione siffatta. Il distacco sarebbe stato già troppo pesante sul piano psicologico, perché l’altalena di colpi e contraccolpi che leggiamo nel Giro reale a posteriori, rischiava invece di essere un’altra storia, fatta di uno Scarponi prima arrembante e poi soccombente? Tutto è aperto, anche dacché, per assurdo, il distacco che Nibali ha finito per accusare nella sua reale “giornata no” sul Sestriere è stato in gran parte inflitto grazie a un contropiede di reazione su un’iniziativa dello stesso Vincenzo. Infine, poco sarebbe mutato con l’ultima crono, strutturalmente inadatta all’incisione di solchi pesanti.

In definitiva un Giro complessivamente un po’ più incline a Nibali, di quanto invece non possa dire la classifica effettiva stornandone semplicemente Contador. Tutto da vedersi che questo potesse bastare a ribaltare un differenziale fatto di maggiore propensione al tracciato in Scarponi, nonché di una maggior capacità di diringhiante tenuta nelle circostanze più stremanti (fors’anche un dono dell’età). Di fatto però l’impressione è che il duello non sarebbe diventato troppo più appassionante, né movimentato dall’eventuale inserimento di “terzi incomodi”. Le emozioni maggiori sono derivate dalle sfide all’irraggiungibile supremazia del campione spagnolo, nonché dalle difese resesi necessarie per riparare ai contraccolpi subiti durante quei tentativi.
Insomma: grazie ancora Alberto! Anche da parte di Michele e Vincenzo…

Gabriele Bugada

Nibali in maglia rosa al Giro 2010 (sport.sky.it)

Nibali in maglia rosa al Giro 2010 (sport.sky.it)

POST SCRIPTUM

Secondo Gabrile il Giro 2011 senza Contador sarebbe stato più incline a Nibali. Ma all’esame della classifica vista senza Contador – operazione eseguita dal nostro Marco Salonna che ha anche riassegnato gli abbuoni – il risultato finale avrebbe premiato Scarponi. Due risultati differenti come a dire che è proprio vero che la storia non si fa con i se e con i ma… il vincitore del Giro 2011 è Contador. Punto e Basta.

Ordine arrivo Etna
1° Rujano, 2° Garzelli a 47”, 3° Nibali a 47”, 4° Kreuziger a 47”, 5° Arroyo a 47”. Scarponi 12° a 1’04”

Classifica generale dopo Etna
Sivtsov, 2° Nibali a 14”, 3° Le Mevel a 20”, 4° Scarponi a 29”, 5° Arroyo a 38”.

Ordine arrivo Grossglockner
1° Rujano, 2° Gadret a 1’27”, 3° Dupont a 1’29”, 4° Anton a 1’29”, 5° Kreuziger a 1’36”. Scarponi 6° a 1’36”, Nibali 7° a 1’36”

Classifica generale dopo Grossglockner
Nibali, 2° Scarponi a 15”, 3° Arroyo a 24”, 4° Kreuziger a 28”, 5° Sivtsov a 52”

Ordine arrivo Zoncolan
1° Anton, 2° Nibali a 40”, 3° Scarponi a 1’11”, 4° Menchov a 1’21”, 5° Gadret a 1’38”

Classifica generale dopo Zoncolan
Nibali, 2° Anton a 13”, 3° Scarponi a 50”, 4° Gadret a 2’07”, 5° Sivtsov a 2’25”

Ordine arrivo Gardeccia
1° Nieve, 2° Garzelli a 1’41”, 3° Scarponi a 1’57”, 4° Gadret a 2’28”, 5° Rujano a 2’35”

Classifica generale dopo Gardeccia
Scarponi, 2° Nibali a 55”, 3° Gadret a 2’00”, 4° Nieve a 2’49”, 5° Rujano a 4’27”

Ordine arrivo Nevegal
1° Nibali, 2° Scarponi a 4”, 3° Rujano a 5”, 4° Garzelli a 12”, 5° Kreuziger a 15”

Classifica generale dopo Nevegal
Scarponi, 2° Nibali a 51”, 3° Gadret a 2’49”, 4° Rujano a 4’28”, 5° Nieve a 4’40”

Ordine arrivo Macugnaga
1° Tiralongo, 2° Nibali a 3”, 3° Gadret a 6”, 4° Rodriguez a 6”, 5° Kruijswijk a 6”. Scarponi 6° a 8”

Classifica generale dopo Macugnaga
Scarponi, 2° Nibali a 34”, 3° Gadret a 2’39”, 4° Sivtsov a 4’56”, 5° Nieve a 5’06”

Ordine arrivo Sestriere
1° Kiryienka, 2° Rujano a 4’43”, 3° Rodriguez a 4’50”, 4° Betancourt a 5’31”, 5° Gadret a 5’54”. Scarponi 6° a 5’58”, Nibali 10° a 6’20”

Classifica generale dopo Macugnaga
Scarponi, 2° Nibali a 56”, 3° Gadret a 2’35”, 4° Rodriguez a 4’25”, 5° Rujano a 5’13”

Ordine arrivo Milano
1° Millar, 2° Rasmussen a 7”, 3° Porte a 43”, 4° Popovych a 55”, 5° Van Emden a 1’02”. Nibali 10° a 1’18”, Scarponi 16° a 1’28”

CLASSIFICA FINALE
Scarponi, 2° Nibali a 46”, 3° Gadret a 3’58”, 4° Rodriguez a 5’11”, 5° Kreuziger a 5’34”

a cura di Marco Salonna

Scarponi in rosa... grazie ad un nostro fotomontaggio (foto De Socio)

Scarponi in rosa... grazie ad un nostro fotomontaggio (foto De Socio)

08-06-2011

giugno 9, 2011 by Redazione  
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CRITÉRIUM DU DAUPHINÉ

Il tedesco Tony Martin (HTC-Highroad) si è imposto nella terza tappa, circuito a cronometro di Grenoble, percorrendo 42,5 Km in 55′27″, alla media di 45,987 Km/h. Ha preceduto di 11″ il britannico Bradley Wiggins (Sky Procycling) e di 43″ il norvegese Boasson Hagen. Miglior italiano Adriano Malori (Lampre – ISD), 12° a 2′04″. Wiggins è il nuovo leader della classifica, con 1′11″ sull’australiano Evans e 1′21″ sullo sloveno Brajkovic. Miglior italiano Francesco Bellotti (Liquigas-Cannondale), 60° a 6′33″

TOUR OF SLOVAKIA

L’ucraino Mykhaylo Kononenko (Kolss Cycling Team) si è imposto nella quinta tappa, Cierny Váh/Vodné Dielo – Velký Krtíš, percorrendo 184,5 Km in 4h09′45”, alla media di 44,324 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Dvorsky e l’ucraino Vasylyuk. Due italiani in gara, entrambi della D’Angelo & Antenucci – Nippo: Davide Torosantucci è 54° a 1′50″, Manuel Fedele 61° a 2′02″. Il russo Nikita Novikov (Itera-Katusha) ha conservato la testa della classifica, con 10″ e 22″ sui croati Danculovic e Durasek. Torosantucci 27° a 4′17″, Fedele 50° a 9′22″

TOUR OF SINGKARAK (Indonesia)

L’iraniano Golakhour Pourseyedi (AzadUniversity) si è imposto nella terza tappa, Pariaman – Bukit Tinggi, percorrendo 120 Km in 3h21′40″, alla media di 35,702 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Amir Zargari (Azad University) e Emami. Zargari ha conservato la testa della classifica, con 6″ su Emami e 1′48″ su Pourseyedi.

ROMANIAN CYCLING TOUR

L’ungherese Krisztian Lovassy (Ora Hotels Carrera) si è imposto nella quinta tappa, Targu Neamt – Tirgu Mures, percorrendo 212 Km in 4h09′18″ , alla media di 51,022 Km/h. Ha preceduto allo sprint il rumeno Saveliu e l’italiano Piergiacomo Marcolina. Il rumeno Andrei Nechita ha conservato la testa della classifica, con 3′46″ sul greco Tamouridis e 4′21″ sull’italiano Angelo Ciccone.

CARPATHIA COURIERS PATH (Repubblica Slovacca – Polonia)

Il belga Gerard Hophra (Team Wallonie U23) si è imposto nel prologo, circuito di Dohnany, percorrendo 2 Km in 2′38″ , alla media di 45,569 Km/h. Ha preceduto di 55 centesimi il polacco Nowak e di 81 centesimi l’olandese Eising, distacchi arrotondati a 1″ nella prima classifica generale.

LA PIOGGIA TRADISCE WIGGINS, CRONO A MARTIN

giugno 8, 2011 by Redazione  
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Il tedesco vince a Grenoble la sua quarta prova contro il tempo in stagione e regala all’HTC il secondo successo consecutivo mentre il britannico perde terreno sull’ultima discesa bagnata e deve accontentarsi del secondo posto ma strappa la maglia gialla a un Vinokourov in giornata no. Buone prove di Brajkovic, Evans e del nostro Malori.

Foto copertina: Martin in azione nella cronometro di Grenoble (foto Bettini)

Come accade da molti anni a questa parte il percorso del Giro del Delfinato ha presentato una lunga crono, forse anche troppo per una corsa a tappe di 8 giorni; inoltre il tracciato della Grenoble-Grenoble, 42,5 km che verranno affrontati anche al Tour de France, era molto impegnativo con due tratti in salita, seppur non duri, per un totale di 500 metri di dislivello seguiti da altrettante discese e con solo gli ultimi 7 km interamente pianeggianti. La corsa è stata inoltre condizionata da una pioggia a intermittenza e dal vento, che per i primi atleti a partire è stato favorevole nella prima parte e contrario nella seconda per poi calare durante il pomeriggio.
Tra i primissimi a partire il più specialista era Westra (Vacansoleil) che in effetti si è portato al comando con un tempo di 58′29” ma il nostro Malori (Lampre), pur accusando un calo nell’ultima parte, ha fatto meglio di 57”; poco dopo è però giunto al traguardo Tony Martin che ha fermato il cronometro a 55′28” superando di ben 2′04” il parmense e infliggendo anche 58” a Zabriskie (Garmin), recente vincitore della crono del Giro di California. Anche due scalatori come Uran (Sky) e Niemiec (Lampre) hanno realizzato buone prove chiudendo rispettivamente a 2′41” e 3′35” da Martin ma molto meglio di loro ha fatto Boasson Hagen (Sky), che nel tratto finale ha saputo recuperare 7” al tedesco e ha chiuso in 2a posizione provvisoria a 43”: il norvegese ha anche superato nei primi km della sua prova Ivan Basso (Liquigas) partito 1′ prima di lui e che ancora una volta non ha forzato al massimo anche alla luce delle condizioni meteo chiudendo con un distacco di 6′16”.

I migliori tempi sono rimasti a lungo inavvicinabili anche perchè la pioggia ha iniziato a cadere in modo più fitto; da segnalare comunque le prove di Roy (FDJ) che ha perso 2′37” da Martin e soprattutto Gesink (Rabobank) che pur ancora lontano dal top della condizione ha limitato il distacco in 2′48” e ha rifilato 14” a uno specialista come Karpets (Katusha), partito 1′ prima di lui.

Dopo l’arrivo dell’olandese le condizioni meteo sono migliorate e la strada ha iniziato ad asciugarsi e i primi ad approfittarne sono stati Taaramae (Cofidis) e Riblon (AG2R) che hanno chiuso a 1′37” e 1′55” occupando rispettivamente la 4a e la 5a posizione provvisoria. Via via hanno iniziato ad arrivare i corridori messi meglio in classifica generale e in moltissimi hanno realizzato ottimi tempi, in particolare nella parte finale del percorso in cui hanno perso pochissimo da Martin; 2′02” il distacco di Siutsou (HTC), 1′35” quello di Thomas (Sky), 2′08” quello di Coppel (Saur-Sojasun) e 1′59” quello del sorprendente Faria da Costa (Movistar) mentre al contrario Samuel Sanchez (Euskaltel) dopo un buon avvio ha perso terreno accusando un ritardo di 3′27”.

Il primo degli uomini che puntano a vincere il Giro del Delfinato è stato il campione uscente Brajkovic (Radioshack), che ha nuovamente trovato pioggia nella parte centrale del percorso ma ha chiuso a solo 1′17” da Martin; solo 3” peggio ha fatto Evans (BMC) mentre hanno accusato un forte ritardo Roche (AG2R), malgrado negli ultimi 15 km abbia avuto come punto di riferimento l’australiano partito 2′ dopo, e Rodriguez (Katusha) che hanno chiuso a 3′31” e 3′54” da Martin. Al primo intermedio Wiggins (Sky), grande favorito di giornata insieme al tedesco, ha limitato il distacco in soli 21” e al secondo i due avevano lo stesso tempo; sembrava alla luce del vento più favorevole rispetto a quello incontrato dal rivale che il britannico potesse involarsi verso la vittoria ma ha affrontato le curve dell’ultima discesa bagnata in modo molto impacciato e ha accusato alla fine un ritardo di 11”. Gli ultimi due ad arrivare sono stati Van den Broeck (Omega Pharma) e Vinokourov (Astana) ma entrambi fin dall’inizio non hanno trovato il ritmo giusto e pur limitando i danni nel finale hanno chiuso con un distacco rispettivamente di 2′39” e 2′18”. Dunque vittoria finale per Martin davanti a Wiggins, Boasson Hagen, Zabriskie, Brajkovic, Evans e Thomas mentre Malori ha chiuso a un 12° posto comunque incoraggiante se si considera che mai in carriera aveva affrontato una crono così lunga e impegnativa.
La maglia gialla è passata come da pronostico a Wiggins che ha un vantaggio di 1′11” su Evans, 1′21” su Brajkovic, 1′56” su Vinokourov, 2′12” su Faria da Costa, 2′25” su Thomas e 2′28” su Van den Broeck e vedremo se saprà conservare la leadership; in attesa delle montagne comunque la quarta frazione, 173,5 km da La-Motte-Servolex a Macon, vedrà tornare in scena i velocisti, compresi quelli più puri che erano stati tagliati fuori a Lione.

Marco Salonna

GIRO NOSTRUM – 9a TAPPA: CASERTA – CASTEL DEL MONTE (Andria)

giugno 8, 2011 by Redazione  
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Il Giro è giunto al suo estremo meridonale. Tappa lunga e mossa, ma per velocisti

9a TAPPA: CASERTA – CASTEL DEL MONTE (Andria)

E’ la tappa più meridionale del Giro 2012 ed una delle più lunghe. Il percorso è piuttosto movimentato, ma le “trappole” giornaliere” non dovrebbero infastidire i velocisti, che avranno dalla loro parte, la totale mancanza di difficolta negli ultimi 20 Km. Subito prima, però, si dovrà affrontare il momento per loro più indigesto poichè la salita di Minervino Murge, quarto ed ultimo dei quattro GPM previsti, presenta una pendenza media del 7,9% (massima del 12%) nei primi 800 metri, caratterizzati anche dal fondo stradale lastricato.
Domani riposo e trasferimento in Toscana

Siti UNESCO del giorno
Caserta: Palazzo Reale del XVIII secolo di Caserta, con il Parco, l’Acquedotto Carolino e il complesso di San Leucio
Benevento (candidatura): le prime sedi di potere longobarde in Italia tra cui la Chiesa di Santa Sofia a Benevento
Venosa (candidatura): paleosuperficie del Paleolitico Inferiore di Notarchirico
La transumanza: I Regi Tratturi (candidatura)
La Via Appia “Regina Viarum” (candidatura)
Castel del Monte

Giornalmente scoprirete il percorso…. Vi ricordiamo che NON si tratta del percorso ufficiale del Giro d’Italia 2012 ma solo di un tracciato da noi costruito.

Mauro Facoltosi

Di seguito, tabella di marcia, altimetria (suddivisa in due parti) e planimetria (cliccare su link e immagini per visualizzare nella dimensione originaria)

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ARCHIVIO GIRO NOSTRUM

1a tappa: circuito di Herning (cronometro)
2a tappa: Herning – Herning
3a tappa: Horsens – Horsens
4a tappa: Vicenza – Vicenza (cronosquadre)
5a tappa: Piazzola sul Brenta – Ferrara
6a tappa: Italia in Miniatura (Viserba / Rimini) – Urbino
7a tappa: Assisi – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: L’Aquila- Subiaco / Monte Livata

QUESTO E’ SOLO L’ANTIPASTO – LE PAGELLE DEL GIRO D’ITALIA 2011

giugno 8, 2011 by Redazione  
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In una edizione funestata dalla morte di Wouter Weylandt è stato, come era largamente pronosticato, lo spagnolo Contador a vincere senza problemi il suo secondo Giro d’Italia, dominando sia in salita che nelle cronometro. Scarponi e Nibali, giunti rispettivamente al secondo e terzo posto della classifica generale, hanno concluso la corsa senza acuti ed evidenziando i limiti della loro condizione. La sfida tra le ruote veloci, infine, premia ancora una volta Mark Cavendish anche se bisogna sottolineare la splendida vittoria di tappa dell’eterno Alessandro Petacchi.

Alberto Contador: non me ne vogliano i vari commentatori sportivi che si sono susseguiti sul palco del ‘Processo alla Tappa’ ma paragonare in salita l’iberico a Pantani, oltre che tecnicamente impossibile, mi sembra un esercizio tanto inutile quanto fuorviante. Il ciclismo, a differenza di altri sport, sa e deve trasmettere emozioni attraverso l’umiltà e la fatica degli atleti che sono in grado di renderlo grande. Pantani, a questo proposito, riusciva a coinvolgere appassionati e non in quanto, nel suo gesto atletico, lo spettatore riusciva a cogliere entrambe queste caratteristiche. Non mi sembra di individuare nelle prestazioni in salita di Contador né la fatica e neppure l’umiltà. Mentre la facilità con la quale fa suo ogni Grande Giro può derivare dal limitato spessore atletico degli avversari, non riesco a trovare giustificazione all’atteggiamento talvolta derisorio con il quale ha interpretato alcuni finali di tappa. Voto: 9

Michele Scarponi: fino a qualche anno fa pronosticarlo al secondo posto in un Giro d’Italia sarebbe stato considerato impensabile. Oggi, per via della scarsità di autentici uomini di gare a tappe, si scopre corridore capace di tenere nell’arco delle tre settimane. La delusione per la remissività tenuta nelle tappe clou c’è stata ma francamente non ci si poteva aspettare di più da un corridore che ha ottenuto il suo primo podio in un Grande Giro a 32 anni. L’impressione, comunque, è che il ciclista abbia affrontato il Giro in una fase di forma calante. Voto: 7

Vincenzo Nibali: a differenza di Scarponi, per il siciliano si può parlare di grande delusione. Dopo aver trionfato nella Vuelta dello scorso anno ci eravamo illusi che il ciclista avesse finalmente raggiunto la maturità agonistica e che potesse, conseguentemente, giocarsela al Giro ad armi pari con Contador. Già sull’Etna ha dimostrato di patire gli scatti del madrileno ma si sperava che con la sua regolarità potesse dare il meglio di sé nei lunghi tapponi alpini. Purtroppo dopo una convincente prova sullo Zoncolan non è riuscito a recuperare le forze per sostenere gli impegni successivi. La speranza è che il ciclista abbia patito eccessivamente il peso della squadra, per di più senza l’apporto di un atleta fondamentale come Szmyd, fermato da una bronchite. Voto: 6,5

John Gadret: lo scalatore francese amante delle imprese del Pirata è la vera sorpresa di questo Giro d’Italia. Sempre competitivo in montagna riesce a conquistare anche una bella vittoria di tappa grazie ad una azione da finisseur. Anche nell’ultima settimana di corsa si dimostra tra i più reattivi e questo a prova del fatto che gli atleti provenienti dal ciclocross possono tenere anche nelle grandi gare a tappe su strada. Voto: 7,5

Josè Rujano: chi non muore si rivede. E’ davvero un peccato che ‘l’omino del caffè’ non abbia saputo fare, dal 2005 ad oggi, una vita seria da professionista perché le qualità e la combattività di questo atleta sono merce rara nel ciclismo moderno. Questo aspetto si è manifestato più volte nella scarsa attitudine al recupero che lo ha penalizzato oltre modo nella classifica generale. Se si escludono comunque i sei minuti persi nella tappa dello sterrato, avrebbe potuto combattere per il podio. La vittoria sul Großglockner resta una delle immagini più belle di questa edizione. Voto: 7

Vasil Kiryenka: la più bella impresa e la tappa più spettacolare ed emozionante del Giro la dobbiamo a questo corridore bielorusso che con le sue fughe dal sapore antico ha saputo restituire dignità a questo Giro mutilato. In una giornata in cui i campioni non avevano alcuna intenzione di lasciare arrivare nessuna fuga al traguardo, l’atleta non solo è riuscito ad uscire dal gruppo di testa e a resistere sul Colle delle Finestre ma ha addirittura incrementato su questa salita il proprio vantaggio sul gruppo dei migliori. Già campione affermato su pista, negli ultimi anni ha saputo programmare e centrare alcune tra le tappe più dure con azioni a lunga distanza. Voto: 10

Stefano Garzelli: uno degli ultimi esponenti della vecchia guardia del ciclismo nostrano riesce a strappare a Contador la classifica di miglior scalatore grazie ad una fuga spettacolare nella tappa più dura del Giro, riuscendo a cogliere un ottimo secondo posto proprio davanti allo spagnolo. Questa maglia verde può essere considerata come un giusto riconoscimento per la grinta e l’impegno profuso lungo tutto il Giro. Voto: 9

Joaquim Rodriguez: è mancato su quello che dovrebbe essere il suo terreno preferito, la salita. Laddove la lunghezza di una scalata supera gli 8 km, lo spagnolo dà forfait. Prova con tutte le sue forze a cogliere almeno una vittoria di tappa ma non riesce. Per le sue ambizioni, il piazzamento ottenuto in classifica finale non può essere considerato soddisfacente. Voto: 5

Denis Menchov: non ha mai una giornata di vera crisi ma non riesce mai neppure a reggere il ritmo dei più forti. Non riesce neanche a guadagnare terreno nell’esercizio a lui più congeniale, la prova contro il tempo. Un Giro totalmente da dimenticare. Voto: 4

Roman Kreuziger: il capitano dell’Astana soffre ancora le salite più arcigne anche se indubbiamente i numeri non gli mancano. Aveva iniziato il Giro con ambizioni da podio, alla fine si deve accontentare della classifica di Miglior Giovane. Sarà sicuramente un grande protagonista delle gare a tappe nei prossimi anni. Voto: 5,5

Francesco Gandolfi

DEGENKOLB ALLA GILBERT, VINO ALLUNGA

giugno 8, 2011 by Redazione  
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Impressionante dimostrazione di potenza del 22enne tedesco che a Lione, su un arrivo che si è rivelato più duro del previsto, fa il vuoto negli ultimi metri e vince davanti a Dumoulin e Hinault, mentre il kazako guadagna altri 6” su Evans e Van den Broeck e consolida la maglia gialla.

Foto copertina: Degenkolb primo in cima alla “côte” di Lione (foto Bettini)

La seconda tappa del Giro del Delfinato, 179 km sostanzialmente pianeggianti da Voiron a Lione ma con gli ultimi 1400 metri all’insù con una pendenza del 4,8%, è stata tranquilla fino a 30 km dal traguardo con Van de Walle (Omega Pharma), Brice Feillu (Leopard) e Tjallingii (Rabobank) in fuga fin dalle prime fasi e il gruppo, guidato dapprima dall’Astana del leader Vinokourov e poi dalla FDJ, che controllava la situazione: una caduta di Vermote (QuickStep) quando mancavano appunto 30 km ha fatto sì che il gruppo si spezzasse in tre tronconi e nel secondo sono finiti tra gli altri Evans (BMC) e Wiggins (Sky) che sono stati costretti a inseguire in prima persona e solo a 9 km dall’arrivo sono riusciti a ricongiungersi al primo troncone, che nel frattempo aveva ripreso i tre fuggitivi; nel terzo troncone sono invece rimasti tra gli altri Niemiec (Lampre), Daniel Martin (Garmin) e Luis Leon Sanchez (Rabobank) che non sono più riusciti a rientrare e al traguardo hanno accusato un ritardo di 7′43”.
Nel finale nessuna squadra è riuscita a portarsi stabilmente al comando ma tutto si è deciso negli ultimi 1,4 km, con il nostro Bandiera (Quickstep) primo ad allungare; molto più deciso l’attacco del solito Voeckler (Europcar) ma anche il campione di Francia non ha guadagnato che pochi metri sul resto del gruppo e nel finale è stato saltato a doppia velocità da Degenkolb (HTC) che con un’azione straordinaria ha praticamente levato di ruota tutti gli altri e ha vinto nettamente davanti a Dumoulin (Cofidis), Hinault (AG2R), Martens (Rabobank), Rodriguez (Katusha) e Voeckler. In coda al primo gruppetto sono arrivati Roche (AG2R) Wiggins e Vinokourov che grazie a un buco che si è creato immediatamente alle loro spalle hanno guadagnato 6” su Evans e Van Den Broeck, caduto entro i 3 km dal traguardo e classificato con lo stesso tempo dell’australiano; peggio è andata a Boasson Hagen (Sky), forse l’unico che poteva contrastare Degenkolb, che ha forato nel finale ed è arrivato con 4′31” di ritardo.
In classifica generale Vinokourov ha ora 11” su Van den Broeck e Wiggins, 13” su Evans, 17” su Roche e 23” su Rodriguez; il britannico, anche alla luce di quanto visto al Giro di Baviera, sembra però in grado di far saltare il banco nella terza tappa, l’attesissima cronometro di 42,5 km da Grenoble a Grenoble che si disputerà sullo stesso percorso della prova contro il tempo del Tour de France.

Marco Salonna

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