SAGAN UN ANNO DOPO
La quinta tappa del Giro di California porta bene all’astro nascente della Liquigas che, dopo essersi imposto nel 2010 a Bakersfield e aver fatto il bis il giorno successivo a Big Bear Lake, trionfa a Paso Robles davanti ad Howard e Swift e balza all’11° posto in una classifica generale sempre guidata da Horner in attesa della crono di Solvang.
Foto copertina: Sagan “benedice” il suo successo al Amgen Tour of California (foto Jonathan Devich)
La frazione che da Seaside portava a Paso Robles dopo 217,4 km infarciti di saliscendi anche se non particolarmente impegnativi si è rivelata estremamente combattuta fin dalle sue prime fasi. Lungo la prima ascesa di giornata a Laureles Grade dopo soli 14 km si è infatti avvantaggiato un uomo importante come Daniel Martin (Garmin) che in classifica era 11° a soli 2′03” dalla maglia gialla Horner, e con lui altri corridori come Oscar Freire (Rabobank); l’irlandese e l’ex campione del mondo sono stati sempre attivissimi nel tentare di inserirsi nei vari tentativi di fuga finchè non sono riusciti a prendere il largo in compagnia di Martin Velits (HTC), Louder (BMC), Denifl (Leopard), Tjallingii (Rabobank), White (UnitedHealthCare), McCarty (Spidertech), Baldwin (Bissell Cycling), Anthony (Kelly Benefit) e Froome (Sky), a sua volta ben messo in classifica generale con un ritardo di 2′50” da Horner.
Il gruppo guidato dalla Radioshack non ha dunque concesso più di 4′ agli attaccanti e l’andatura sostenuta costringeva al ritiro diversi corridori tra cui il campione del mondo Hushovd (Garmin), mentre più avanti una caduta costringeva all’abbandono lo svedese Larsson (Saxo Bank) e lo statunitense Jacques-Meynes (Bissell Cycling), molto attivo nelle tappe precedenti. Lungo l’ultima salita di giornata a Interlake a 33 km dall’arrivo Freire e Denifl sono rimasti da soli al comando mentre dietro la Radioshack, dopo aver ridotto lo svantaggio a 2′, si è fatta da parte lasciando spazio alla Liquigas di Sagan che ha imposto un ritmo fortissimo riducendo il gruppo a una cinquantina di unità facendo perdere contatto tra gli altri a Goss (HTC), a Henderson (Sky) e ai fratelli Haedo (Saxo Bank); ciò nonostante i due fuggitivi sarebbero probabilmente arrivati al traguardo se Denifl non avesse forato a 15 km dal traguardo costringendo Freire a proseguire da solo.
Lo spagnolo ha tirato dritto e a 7 km dal traguardo aveva ancora 1′ di margine ma quando ne mancavano 2 ha dovuto arrendersi al ritorno del gruppo che aveva nel frattempo ripreso tutti gli altri attaccanti. Anche un tentativo di Vennell (Bissell Cycling) non ha avuto esito e tutto si è deciso allo sprint con Howard (HTC) che è partito ai 300 metri ma è stato rapidamente rimontato da Sagan che si è imposto davanti all’australiano e al vincitore della prima tappa Swift (Sky). 4° è giunto Martens (Rabobank) davanti a Candelario (Kelly Benefit), Joergensen (Saxo Bank), Vermeltfoort (Rabobank) e Phinney (BMC)
La classifica generale resta invariata se si eccettuano i 47” persi da Talansky e Daniel Martin (Garmin), che scendono al 12° e 14° posto con 2′37” e 2′50” di distacco da Horner, mentre Sagan grazie agli abbuoni risale all’11° a 2′34”. La maglia gialla conduce con 1′15” su Leipheimer, 1′22” su Danielson, 1′29” su Vandevelde e 1′30” su Sutherland e Andy Schleck e dovrà difendere il primato nella cronometro di Solvang, 24 km in leggera ascesa nella prima metà percorso e in leggera discesa verso il traguardo lungo i quali Leipheimer si è imposto dal 2007 al 2009 costruendo così i suoi tre successi nella classifica finale del Giro di California.
Marco Salonna
SPILIMBERGO – GROSSGLOCKNER: IL GRANDE CAMPANARO BATTE LA GRAVE ORA DELLE SALITE
È arrivata l’ora delle Alpi. Non è un tappone quello che si concluderà sul gigante austriaco, ma d’ora in avanti le salite le suoneranno per davvero a tutti. Forse non oggi, perché la frazione del Grossglockner si presenta come una delle meno impegnative e perché vedrà molto probabilmente i “girini” impegnati a non sprecare troppe energie in vista di Zoncolan e Torri del Vajolet. Ma, se così non fosse, prepariamoci a un succulento anticipo di selezione: anche se lo si prenderà dal “lato B”, il “Grande Campanaro” presenta pendenze già efficaci.
Deng! Deng! Deng! Deng! Dooong!
Cinque rintocchi di campana, nella tarda mattina di Spilimbergo, daranno l’annuncio ai corridori. Da oggi la musica cambia e avrà l’aspetto delle grandi cime alpestri, quelle che decideranno le sorti del 94° Giro d’Italia. Cinque rintocchi tanti quante saranno le asperità previste nella giornata che, dopo le “campanelle d’avvertimento” di Mena e Croce Carnico, Gailberg e Iselsberg, proporrà il terzo arrivo in salita dell’edizione 2011, con l’epilogo fissato a 2157 metri di quota del “Grande Campanaro”, significato letterale del termine Grossglockner, che identifica la montagna più elevata dell’Austria, conosciuta ai più per la stupenda strada panoramica a pedaggio che la lambisce e che fu già teatro di una tappa della corsa rosa nel 1971. In quell’occasione si salì dal versante salisburghese, il più “nobile” per durezza e fascino, mentre stavolta ci si dovrà accontentare del “lato B” che, comunque, non è da prendere sottogamba. Anche da sud, infatti, la salita è tratti veramente ardua, almeno nella prima parte, ma – considerato quello che attenderà i “girini” nelle due giornate successive – è molto probabile che si preferisca lasciare il compito alla strada stessa di fare da selettore naturale, evitando di sprecare energie utilissime negli ancor più esigenti finali dello Zoncolan e della Torri del Vajolet. La speranza del tifoso è e resta quella di vedere gli sfidanti più attesi impegnati nello scontro diretto, ed oggi qualche “misirizzi” potrebbe accontentarli tentando di anticipare gli avversari, provocando un rimescolamente nei piani alti della classifica e ricacciando indietro quegli scalatori poco avvezzi alle grandi pendenze, quelle inclinazioni che finora non avevano mostrato ne’ l’approdo al Santuario di Montevergine, né l’arrivo sull’Etna. L’ascesa austriaca lo permette, così come non permetterà tanto agevolmente di recuperare il terreno perso nel tratto più duro, immediatamente seguito da un finale poco pendente che, se da una parte consentirà di pedalare con più scioltezza, dall’altra potrebbe dilatare l’eventuale gap accusato prima.
Come in tutte le frazioni montane del Giro 2011, anche questa si aprirà in pianura, elemento caratterizzante i primi 30 Km di gara, che si snoderanno paralleli al corso del fiume Tagliamento.
Lasciata la “città del mosaicio”, com’è definita Spilimbergo per la presenza di una famosa scuola del settore, si procederà in direzione di Pinzano al Tagliamento e poi si andrà a imboccare la strada leggermente ondulata che, sinuosamente stretta tra il fiume e le prime pendici delle Prealpi Carniche, condurrà il gruppo a Peonis, portandolo così a transitare dinanzi al modesto cippo bianco eretto in ricordo di Ottavio Bottecchia, nel luogo dove il due vincitore del Tour de France fu trovato agonizzante il 3 giugno 1927. Su quell’episodio si scrissero fiumi di parole e si arrivò alle conclusioni più disparate (dall’aggressione fascista alle bastonate di un contadino che lo aveva scoperto intento a rubargli un grappolo d’uva) ma la reale causa della frattura della base cranica che lo porterà alla tomba due settimane più tardi sarà un improvviso malore accusato durante una sessione di allenamento solitario e che, come confidò lo stesso corridore morente alla moglie, era stato provocato dall’incauta ingestione di una bevanda gelata.
Un ricordo triste ne tirerà la volata a un altro quando, al termine del tratto pianeggiante iniziale, si giungerà sulle rive del Lago di Cavazzo, il più vasto della regione, nelle cui acque precipitano le pendici del San Simeone, il monte che fu l’epicentro del tremendo sisma che, la notte del 6 maggio 1976, in 50 secondi sconvolse l’intero Friuli. Lassù, a quasi 1500 metri d’altezza, si trova ancora la chiesetta dedicata al santo, ricostruita nel 1984 e raggiungibile mediante una ripida strada a tornanti (molti dei quali in galleria), concepita per scopi militari all’inizio del ‘900 e considerata un autentico capolavoro d’ingegneria stradale.
Giunti al cospetto delle montagne è venuto il momento di affrontare la prima difficoltà, anche se non si può certo dire che la Selletta di Mena sia un’ascesa che… mena! Corta e facile, se per qualche fuggitivo rappresenterà un ideale trampolino di lancio, per il gruppo costituirà semplicemente una porta d’accesso secondaria al territorio della Carnia, in direzione del capoluogo Tolmezzo. Questo centro ha ereditato il titolo dalla non distante Zuglio, che fu l’antica colonia di Iulium Carnicum, strategicamente fondata lungo la direttrice del Passo di Monter Croce Carnico, all’epoca frequentata via di commerci verso le regioni settentrionali dell’impero. Sarà la medesima direttrice sulla quale sfileranno i “girini” che s’infileranno ora nel Canale di San Pietro, la valle percorso dal torrente Bût. Si lambirà la citata Zuglio – florida di testimonianze del suo passato, che la videro anche sede di diocesi in epoca medioevale – e si giungerà quindi ad Arta Terme, località di villeggiatura e curativa che in due occasioni è stata sede di tappa della corsa rosa. Si ricorda, in particolare, l’ultimo arrivo del Giro (1988), nella tappa che vide l’estremo tentativo di Urs Zimmermann di ribaltare le sorti di una corsa stravolta dalla storica giornata del Gavia. Lo svizzero in maglia Carrera riuscì a portare a termine la fuga, nonostante il doppio fallimento del suo scopo: non solo non prese la maglia rosa ma si vide sfuggire sotto il naso la vittoria, preceduto dal compagno d’avventura Stefano Giuliani, l’attuale DS della Farnese Vini – Neri Sottoli.
Transitati ai piedi del versante orientale dello Zoncolan (è il lato buono del “Kaiser”) e toccata anche Paluzza, paese natale di Manuela Di Centa, si andrà all’attacco dei 1336 metri del Croce Carnico, valico che di attacchi, nella storia recente, ne ha visti parecchi, durante i difficili giorni della prima guerra mondiale. A rammentarcelo non ci sono solo i resti delle fortificazioni ma anche le 1700 spoglie di soldati che riposano nel sacrario di Timau, innalzato proprio nell’anno del centenario dell’Unità nazionale sul luogo ove si trovava un santuario dato alle fiamme dall’esercito italiano durante la ritirata. Nello stesso luogo un monumento ricorda le “portatrici carniche”, le coraggiosissime donne del luogo che, sprezzanti del pericolo, salivano ogni giorno al fronte con pesanti gerle contenenti munizioni e il cibo destinato a sfamare i combattenti.
A quasi cent’anni da quegli eventi, non se ne vedranno di battaglie in seno al gruppo, perché – almeno sul versante italiano – l’ascesa al passo è sempre pedalabile, con una pendenza media del 4,5% registrata su quasi 17 Km. Maggiori inclinazioni s’incontreranno una volta superato il confine di stato e iniziata la discesa verso la valle del Gail, che presenterà pendenze fino al 15%. Attraversate le due borgate che costituiscono il piccolo ma delizioso centro di villeggiatura di Kötschach-Mauthen, subito si riprenderà a salire verso la Gailbergsattel, terza asperità del tracciato, pure gradevole nelle pendenze (poco più di 7000 metri al 3,8%). Si planerà quindi nella valle della Drava, superando poi il confine tra Carinzia e Tirolo, due dei nove “land” (stati federati) nei quali è politicamente suddiviso il territorio dell’Austria.
Alle porte di Lienz si lascerà anche questo contesto ambientale e si tornerà in Carinzia attraverso il passo dell’Iselsberg, dove già si potrebbe assistere a qualche azione interessante. A questo punto, quando mancheranno quasi 35 Km alla meta, se ci fosse nel gruppo qualcuno che non sta più nella pelle, sicuramente tenterà qualcosa perché l’ascesa permette di dare una prima “sgasata” seria. Su 7 Km di salita complessiva, infatti, ce ne sono almeno cinque al 7,8%, che si potrebbe sfruttare per togliere la “pula” dal gruppo e magari far saltare già qualche nome importante. Il tracciato tornerà poi tranquillo per una buona dozzina di chilometri anche se, nel caso la corsa fosse esplosa sull’Iselsberg, potrebbe risultare incisiva anche la lenta e dolce risalita della valle del fiume Möll, le cui acque sono meta degli appassionati di rafting e kayak. Le pendenze che contano, quelle del terzo arrivo in salita, inizieranno poco dopo aver attraversato il centro di Döllach, anche se non s’incontreranno grandi disagi almeno sino ad Heiligenblut, località che consente un’interessante divagazione artistica nel cuore delle Alpi. Qui si trova, infatti, la massiccia chiesa gotica di Sankt Vinzenz, eretta nel XV secolo per costudirvi la preziosa reliquia del sangue di Cristo, miracolosamente trovata in una fiala conservata tra gli effetti personali di Briccius, un soldato di ventura danese convertitosi al cristianesimo e che, di ritorno in patria da Costantinopoli, perì assiderato nel tentativo di attraversare le nevi del Grossglockner. L’evento cambiò la storia di questa piccola località montana, mutandone anche il nome, nato proprio dall’unione dei termini “sangue santo” (heilig blut in tedesco).
Ora verrà il bello e non solo per le difficoltà che s’incontreranno. Lasciatosi alle spalle l’ultimo centro abitato prima della montagna “piena”, la strada prenderà con più decisione ad aggredire le pendici del “grande campanaro”, giungendo con 4,2 Km di strada al 9,2% alla barriera del pedaggio: d’ora in avanti solo i pedalatori – contrariamente a quanto deciso poco tempo fa dalle amministrazioni locali – potranno procedere gratuitamente, godendosi senza esborsi (se non quelli energici) i panorami offerti da uno dei più avvincenti itinerari alpini, la “Großglockner-Hochalpenstraße”, strada progettata nel primo dopoguerra e fisicamente aperta tra il 1930 ed il 1935, ricalcando le rotte di un’antica mulattiera romana che costituì fino al XVII secolo il terzo valico per importanza delle alpi austriache dopo il Brennero e il Radstädter Tauernpass. Come già detto, la corsa rosa già “godette” di questa rotabile nel 1971, quando il monte austriaco accolse l’arrivo della 17a tappa, che prevedeva il superamente del passo dell’Hoctor (2503 metri) e che fu conquistata da Pierfranco Vianelli, unico successo da professionista per il corridore che, tre anni prima, da dilettante si era imposto nella prova in linea alle Olimpiadi di Città del Messico. Come in questo precedente, affrontato ancora un tratto duro (altri mille metri al 10,7%) il finale di questa frazione si svolgerà in quota e con lievi pendenze sulla diramazione conosciuta come “strada dei ghiacciai”, diretta allo spettacolare belvedere intitolato all’imperatore Francesco Giuseppe che, nel 1856, volle salire lassù per ammirare dall’alto il Pasterze, il più vasto ghiacciaio delle Alpi Orientali. Non lo seguì l’adorata moglie Sissi che, salita a cavallo, preferì fermarsi più in basso, nel pianoro a 2157 metri di quota che, quest’anno, accoglierà gli ultimi colpi di pedale di giornata.
Lo stesso scenario che colsero gli occhi di una delle donne più belle e ammirate della storia si tingerà ancora una volta di rosa.
I VALICHI DELLA TAPPA
Selletta di Mena (300m). E’ attraversato dalla SS 512 “del lago di Cavazzo”, tra Somplago e Cavazzo Carnico.
Passo di Monte Croce Carnico (1360m). Intaglio aperto tra il Pal Pizzul e la Creta di Collinetta, vi giungono la SS 52 bis “Carnica” sul versante italiano (Paluzza) e la B 110 “Plöckenpass Straße” sul versante austriaco (Kötschach-Mauthen). Chiamato anche Plöckenpass, è quotato 1336 sulle cartine del Giro 2011. Il Giro d’Italia l’ha già affrontato due volte, nel 1990 (tappa Velden – Dobbiaco, vincitore Eric Boyer) e nel 2006 (tappa Sillian – Gemona del Friuli, vinta da Stefan Schumacher): primi in vetta sono transitati Bruno Leali e Marzio Bruseghin.
Gailbergsattel (982m). Separa il gruppo delle Dolomiti di Lienz da quello del Reißkofel ed è attraversata dalla B 110 “Plöckenpass Straße”, tra le località di Kötschach-Mauthen e Oberdrauburg. Quotato 986 sulle cartine del Giro 2011. Il Giro d’Italia l’ha scalata in tre occasioni, ma nel 2006 (tappa Sillian – Gemona del Friuli) non era considerata valida per la classifica del GPM. Primo passaggio nel 1971 (la citata tappa Tarvisio – Grossglockner, vinta da Vianelli) con scollinamento in testa di Primo Mori, secondo nel 1994 (tappa Kranj – Lienz, vinta da Michele Bartoli) col transito di Mario Chiesa.
Iselsbergsattel (1204). Valicata dalla B 107 “Großglockner Straße”, mette in comunicazione Lienz con Winklern. Sul passo transita il confine tra Tirolo e Carinzia. Quotato 1205 sulle cartine del Giro 2011.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: Grossglockner, Ghiacciaio del Pasterze (panoramio)

Spilimbergo, castello (www.prospilimbergo.org)

Il Tagliamento a Pinzano (www.flickr.com)

Peonis, il monumento chericorda Ottavio Bottecchia (Street View)

Lago di Cavazzo (www.dentesano.it)

Il Monte San Simeone (panoramio)

Zuglio, gli scavi di Iulium Carnicum (panoramio)

Timau (Paluzza), sacrario militare (panoramio)

Passo di Monte Croce Carnico (panoramio)

Iselsbergsattel, il cippo di confine tra Tirolo e Carinzia (www.quaeldich.de)

Rafting sul fiume Möll (www.appartement-gletscherblick.at)

Heiligenblut, Chiesa di Sankt Vinzenz (www.satoshi.de)
19-05-2011
maggio 20, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il britannico Mark Cavendish (HTC-Highroad) si è imposto nella dodicesima tappa, TCastelfidardo – Ravenna, percorrendo 184 Km in 4h17′25″, alla media di 42,887 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Davide Appollonio (Sky Procycling) e Alessandro Petacchi (Lampre – ISD). Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Saxo Bank Sungard) ha conservato la maglia rosa, con 59″ sul bielorusso Sivtsov e 1′21″ sull’italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale).
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Lo slovacco Peter Sagan (Liquigas-Cannondale) si è imposto nella quinta tappa, Seaside – Paso Robles, percorrendo 217,4 Km in 5h16′03″, alla media di 41,272 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Howard e il britannico Swift. Miglior italiano Daniel Oss (Liquigas-Cannondale), 25°. Lo statunitense Christopher Horner (Team RadioShack) ha conservato la testa della classifica, con 1′15″ e 1′22″ sui connazionali Leipheimer e Danielson. Miglior italiano Damiano Caruso (Liquigas-Cannondale), 20° a 3′51″
CIRCUIT DE LORRAINE PROFESSIONNEL
Il francese Sébastien Chavanel (Team Europcar) si è imposto nella seconda tappa, Briey – Commercy, percorrendo 168 Km in 3h51′15″, alla media di 43,589 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Dempster e il francese Romain Feillu (Vacansoleil). Miglior italiano Marco Marcato (Vacansoleil), 11°. Feillu è il nuovo leader della classifica, con 3″ e 9″ sui connazionali Roux e Mangel. Miglior italiano Fabio Felline (Geox TMC), 13° a 13″
ROYAL SMILDE OLYMPIA TOUR (Olanda)
L’olandese Wim Stroetinga (Ubbink – Koga Cycling Team) si è imposto anche nella terza tappa, Ulft – Gendringen, percorrendo 162,7 Km in 3h30′16″, alla media di 46,426 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Rowe e l’olandese Markus. L’olandese Jetse Bol (Rabobank CT) ha conservato la testa della classifica, con 2″ su Stroetinga e 4″ su Rowe.
CASTELFIDARDO – RAVENNA: VAI COL LISCIO DI ROMAGNA
Questa sarà l’ultima occasione per i velocisti in un Giro che, dal giorno successivo, prenderà l’ascensore e poi l’ascensore e poi ancora l’ascensore…. Per gli sprinter oggi si respirerà aria da ultimo giorno di scuola, perché molti di loro a sera faranno le valigie e prenderenno la strada di casa. Impensabile che si facciano sfuggire questo appuntamento, poiché venderanno cara la pelle pur di non lasciare andare in porto i tentativi di fuga al termine di una tappa quasi perfettamente pianeggiante.
Se a ciascuna frazione della corsa rosa si volesse abbinare una colonna sonora, le note che accompagneranno i “girini” nell’affrontare i 171 Km che li condurranno da Castelfidardo a Ravenna saranno, inevitabilmente, quelle delle mazurche, dei valzer e delle polke che hanno fatto la fama del ballo liscio. Un binomio suggerito non solo dal fatto d’arrivare in terra di Romagna ma anche dal profilo della dodicesima frazione della corsa rosa, un “liscio” quasi ininterotto da ballarsi su di una pista larga e comoda. Rarissime le curve, modestissime le due asperità che il tracciato proporrà a notevole distanza da un traguardo che i velocisti si contenderanno con una bramosia tutta particolare. Per loro questa sarà l’ultima possibilità di vittoria poiché da domani e sino alla vigilia della conclusione saranno le montagne a farla da padrone e anche l’ultima frazione, pur totalmente pianeggiante, si negherà loro essendo una prova contro il tempo. Non era mai successo che, in una grande corsa a tappe, si proponesse l’ultima frazione utile agli sprinter così lontano dall’epilogo e questo comporterà un “fuggi fuggi” dei velocisti rimasti in gara per i quali si prospetta un’inutile prosecuzione, sempre che non debbano rimanere in gruppo per svolgere lavoro di gregariato.
Esaurita in poche righe la disanima tecnica del tracciato, passiamo a quella fisica del percorso che debutterà ancora tra i colli marchigiani ma ben presto raggiungerà le rive dell’Adriatico, compagno di viaggio del gruppo per quasi 150 Km. Prima di giungere al mare bisognerà, però, pagare il giornaliero dazio alla salita, affrontando il facile zampellotto di Pinocchio – il popolare burattino non c’entra nulla – che precede la veloce discesa su Ancona. Lambito il capoluogo regionale inizierà un vero e proprio biliardo, lungo quasi 60 Km. Questo lasso di strada, priva di asperità, sarà praticamente un continuo rettifilo, con le curve chiamate a ricoprire il ruolo di comparse secondarie e un solo tratto più tortuoso degli altri, una sorta di chicane allungata che s’incontrerà nell’attraversamento di Fano.
Come in tutti i tratti rivieraschi, sarà un sussegguirsi di località oggi conosciute quasi esclusivamente per i servigi balneari ma che hanno in realtà storie antichissime e che sono ricche di richiami del passato. Il caso più esemplare è, forse, quello di Senigallia, la città nota per la sua “spiaggia di velluto” e che, quando nella seconda metà dell’800 fu tra le prime località italiane a proporsi come luogo di svago e di riposo, erano già trascorsi 2000 anni dalla fondazione ad opera della tribù gallica dei Senoni (era, infatti, la “Sena Gallica” dei romani, così chiamata anche per distinguerla da “Saena Iulia”, l’odierna Siena): questo lasso di tempo ha lasciato le sue tracce, che arrivano fino ai giorni nostri e vanno dall’area archeologica recentemente scoperta alla Rocca Roveresca, dalle diverse chiese (su tutte la cattedrale di San Pietro) al Foro Annonario e ai Portici Ercolani, giù giù fino alla Rotonda a Mare, per molto tempo considerata il luogo che ispirò la quasi omonima canzone vacanziera portata a celebrità da Fred Bongust e in realtà scritta da Franco Migliacci dopo un soggiorno sulle sponde dell’umbro Lago Trasimeno.
Nella sua inarrestabile risalita dello stivale il gruppo giungerà poi a quella che è stata definita la “Berlino dell’Adriatico”, soprannome dovuto alla frammentazione nei territori di tre differenti comuni (Fano, Mondolfo e San Costanzo) della località balneare di Marotta, il cui nome reale richiama secondo alcuni storici la pesante sconfitta (“Mala rupta”) patita dai cartaginesi nella battaglia che decise la Seconda Guerra Punica, combattuta nella vicina valle del Metauro. In ringraziamento agli dei per il successo i romani eressero un tempio dedicato alla fortuna, il “Fanum Fortunae” attorno al quale si sviluppò la città di Fano, trasformata in colonia dall’imperatore Augusto per la sua posizione strategica ed oggi conosciuta per il suo carnevale, festeggiato per la prima volta nel 1347 e per questo considerato il più antico d’Italia.
Giunti a Pesaro, il tracciato della statale adriatica si internerà brevemente per aggirare il frastagliato promontorio di Gabicce, percorso da una tortuosa strada panoramica sulla quale si disputarono due frazioni della corsa rosa, una tappa in circuito nel 1977 vinta dall’allora campione del mondo in carica Freddy Maertens e una cronometro nel 1989 conquistata dallo specialista polacco Lech Piasecki. Rimanendo sulla statale, si aproccerà ora la facilissima ascesa della Siligata, irrilevante asperità fortemente incardinata alla storia della corsa rosa. Si tratta, infatti, della prima salita affrontata al Giro d’Italia, inserita nel tracciato della seconda frazione del Giro del 1909, Bologna – Chieti, conquistata da Giovanni Cuniolo. 102 anni fa si salì dal versante che i “girini” del 2011 percorreranno in discesa, procedendo verso il litorale romagnolo. Riprenderà così la successione di celebrate località balneare, più ravvicinate rispetto a quelle attraversate nelle Marche e quasi saldate l’una con l’altra in una sorta di “conurbazione del divertimento”. Si comincerà da Cattolica, poi il gruppo sfilerà sui lungomare di Misano Adriatico e Riccione, la “Vicus Popilius” dei Romani, dotatasi naturalmente tra ‘500 e ‘600 del suo apprezzato litorale, che all’epoca non si sapeva come sfruttare e che fu addirittura utilizzato come risaia. Si giungerà quindi a Rimini, che non è soltanto il principale centro della riviera romagnola ma anche una città carica di storia, grazie alla sua posizione strategica al capolinea di tre storiche vie consolari, l’Emilia, la Flaminia e la Popilia (oggi conosciuta come “Strada Romea”). Tanti i monumenti che le varie epoche hanno lasciato, anche se i corridori vedranno solo quello più conosciuto e recente, quando transiteranno sotto le finestre del Grand Hotel di felliniana memoria, costruito in stile liberty nel 1908, l’anno precedente la nascita del Giro.
A questo punto il gruppo lascerà nuovamente la statale per seguitare sulla litoranea, in un nuovo caleidoscopio di colori, se la stagione già permetterà di allestire sulla spiagga i colorati ombrelloni. Lambito il frequentato parco dell’”Italia in Miniatura” (da non confondere con “Minitalia”, che si trova in provincia di Bergamo), prima di lasciare il riminese si giungerà nella località balneare doppia di Bellaria-Igea Marina, sviluppatasi all’inizio del secolo scorso attorno all’originaria borgata di pescatori di Bellaria e ad un costruendo villaggio vacanze, che fu intitolato a Igea, dea dell’igiene e della salute. Si toccherà in seguito San Mauro a Mare, emanazione turistica del paese natale di Giovanni Pascoli, per poi respirare ancora una volta l’aria di casa Pantani. Dopo la tappa vinta dodici mesi fa da Manuel Belletti il Giro tornerà, infatti, in quel di Cesenatico, giusto il tempo di una toccata e fuga per poi proseguire a spront battuto verso Cervia ed entrare quindi nel ravennate. All’ombra delle otto perle UNESCO che impreziosiscono quella che fu, per una settantina d’anni, la capitale dell’Impero Romano d’Occidente, gli sprinter si contenderanno l’ultimo traguardo mentre all’orizzone acustico già s’odranno i gravi rintocchi del Grande Campanaro….
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico della Siligata (122 m). Non segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), è attraversato dalla SS 16 “Adriatica” tra Cattabrighe (Pesaro) e il bivio per Gradara. Coincide con l’omonima località.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: Ravenna, basilica di Sant’Apollinare in Classe (www.casesf.com)

Ancona (www.italyalberghi.it)

La <<spiaggia di velluto>> di Senigallia (www.radiovelluto.fm)

Fano, Fontana della Fortuna (panoramio)

Il carnevale di Fano (www.viaggiomania.it)

Il promontorio di Gabicce (www.zooomr.com)

Rimini, Grand Hotel (panoramio)

Ecco le oramai prossime Dolomiti….. ma sono quella dell’Italia in Miniatura di Rimini (www.lombardiabeniculturali.it)

Cesenatico, porto canale
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI CASTELFIDARDO
maggio 19, 2011 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: il commento tecnico alle tappe di montagne, dalla voce di un ex corridore di prestigio che scoprirete tra qualche giorno; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la rubrica tricolore di N@po; le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1961. Seguiteci.
Foto copertina: Bjarne Riis in sala stampa (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Gadret, scatto imprendibile. Niente trappole per Contador(Gazzetta dello Sport)
A Gadret 11ª tappa. Contador non molla la rosa (Corriere dello Sport – Stadio)
Gadret wins stage 11 of Giro (The Daily Telegraph)
Gadret, dédicace à Weylandt(L’Equipe)
Bronca por el Crostis (AS)
Dani Moreno se queda a 200 metros de la gloria y Contador sigue líder(Marca)
Gadret supera a Moreno en el último tramo y gana (El Mundo Deportivo)
Dernier hommage à Wouter Weylandt – John Gadret remporte la 12e étape du Giro (Le Soir)
Funérailles de Wouter Weylandt: de nombreux supporters pour un dernier hommage – Gadret dédie sa victoire à Wouter Weylandt(Sud Presse)
Beaucoup de monde pour le dernier hommage à Wouter Weylandt – Victoire française, Contador toujours en rose (L’Avenir)
Gent neemt met luid applaus afscheid van Wouter Weylandt – John Gadret wint elfde etappe in Giro(De Standaard)
2500 personnes aux funérailles de Weylandt à Gand – Victoire du Français John Gadret (La Dernière Heure/Les Sports)
Gent neemt met luid applaus afscheid van Wouter Weylandt – Gadret: ‘Ik wilde iets doen om Wouter te eren’ (Het Nieuwsblad)
Mooie overwinning Gadret (De Telegraaf)
France’s Gadret Wins Stage 11 of Giro, Contador Leads(The New York Times)
John Gadret wins Giro stage; Alberto Contador keeps lead (USA Today)
Gadret wins 11th stage in Giro (Herald Sun)
Gadret dedicates Giro victory to Weylandt (The Age)
Gadret wins 11th stage in Giro (The Daily Telegraph – Australia)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
Prima della tappa
Mauro Facoltosi: Oggi prevedete una “L’Aquila bis”? E chi potrebbe prendere l’iniziativa?
Hotdogbr: nuova L’Aquila no anche perchè la tappa è molto più breve anche se il percorso si presta ad attacchi, però la Saxo Bank è una squadra forte, tutti avranno paura del trittico micidiale del weekend e alla fine finirà per andare via una fuga, mi aspetto semmai che ci provino uomini di mezza classifica tipo Kiriyenka e Sella che vinse su un percorso simile a Cesena nel 2004
Pedale Pazzo: Avrei puntato su Kiryenka ma a quanto pare non è riuscito ad entrare nella fuga giusta. Ora in fuga c’è Le Mevel che ha solo 1 minuto e spiccioli di ritardo da Contador.
Insomma molta incertezza, impossibile fare un pronostico!
Dopo la tappa
Pedale Pazzo: Non capisco proprio Scarponi.
Va bene errare, ma perseverare no.
Anche oggi ha fatto tirare la sua squadra negli ultimi 10km. Petacchi, Marzano e il mitico Niemec.
E Scarponi? davanti a prendere aria e nemmeno scatta.
Hotdogbr: considerazioni sparse:
-bella vittoria di Gadret che arriva alle grandi montagne pienamente in classifica e oltre a quelle avrà dalla sua la cronoscalata e la discesa del Crostis, guai agli altri big a lasciargli spazio da ora in avanti
-si arriva dalle parti di Montelupone e Rodriguez torna protagonista e sia lui che Menchov che è arrivato nel primo gruppo non vanno tagliati fuori dalla lotta per il podio
-Visconti sorpresa positiva di giornata, al di là dei campionati italiani vinti non l’avevo mai visto andare così forte anche se già sull’Etna aveva dato buoni segnali
-furbissimo Riis che ha tenuto i fuggitivi a 2′ e non a 4 o 5 non per paura di Lemevel ma per invogliare le altre squadre a tirare nel finale per vincere la tappa cosa che è puntualmente successa, perdere la maglia rosa o mantenerla oggi non faceva differenza visto che domani tireranno le squadre dei velocisti e poi ci sono solo montagne
-non si è capito molto perchè l’Astana ha tirato a lungo nel finale per Jufre visto che non era un arrivo per Kreuziger, per giunta oggi è saltato Kiserlovski che è arrivato a 15′
-che la Lampre tirasse nel finale per vincere la tappa con Scarponi invece ci stava a maggior ragione visto che il marchigiano correva in casa, il punto è che Scarponi non ne aveva ed è il secondo segnale negativo dopo quello dell’Etna
-anche Nibali non ha brillato sull’ultimo strappo ma può consolarsi con una squadra apparsa più competitiva rispetto all’Etna anche se continua a mancare dalle prime posizioni Szmyd
-buonissima l’azione di Moreno, corridore che è stato 8° alla Freccia, nei primi 10 alla Vuelta e che sull’Etna aveva atteso Rodriguez dunque non un carneade, e soprattutto di Konovalovas che dimostra di essere non soltanto un cronoman, e lo stesso Lemevel è arrivato a soli 13” da Gadret al traguardo
MirkoBL: Direi che non c’è nulla da aggiungere all’analisi di Hotdogbr.
Profpivo: Non capisco la Lampre… o punta a vincere il Giro o punta alle tappe. Oggi hanno tirato alla morte, col solo risultato di non far tirare la Saxo e in più di spremere pure Petacchi, che domani si gioca l’ultima volata. Ma Scarponi non si rende conto del suo stato di forma? Nel finale non si è proprio visto, non è nemmeno riuscito a fare la volata. Inconprensibile anche vedere l’Astana in testa, avendo tre uomini ancora in classifica avrebbero dovuto provare a entrare nelle fughe, come ha fatto Le Mevel. Mi pare si sia persa una buona occasione per mettere un po’ in difficoltà Contador, visto che a un certo punto si era trovato con mezza squadra già staccata. Contador può patire più tappe come questa, dove la squadra è fondamentale (e secondo me la Saxo non è poi così forte), che non situazione tipo Zoncolan o Finestre, dove i capitani se la giocheranno faccia a faccia senza gregari.
Radcla: Sì, la penso anche io così.
Soprattutto sull’occasione sprecata, forse era l’ultima perché da venerdì arrivano le montagne dove sarà più difficile staccare Contador.
Pincopallino2005: secondo me dopo la tappa dell’Etna il giro dovrebbe essere terminato per manifesta superiorita` di Contador, dopo la tappa di oggi aggiungiamoci manifesta demenza degli avversari.
Howling Wolf14: E’ veramente inconcepibile che durante una corsa, nel corso di un tentativo di fuga, ci siano corridori che fanno pressione su altri “scomodi” affinché abbandonino la fuga perché “disturbano”. E’ successo l’altro giorno con Lastras, succede oggi con Le Mével. E’ immorale, surreale. Il ciclismo è di tutti, la strada è di tutti. Il diritto di andare in fuga è di tutti. L’altro giorno dito puntato su Lastras. Ma che disturbo volete che potesse essere? Alla fine avrà preso un quarto d’ora. Ora Le Mével. Solo perché è 3° in classifica. Il suo obiettivo forse è conquistare la maglia rosa. Ma a MIlano sarà a 20-30 minuti dal vincitore.
Basta con questa prepotenza, questa arroganza. Secondo me i corridori che vengono pescati a chiedere ad altri di staccarsi dalla fuga andrebbero ammoniti e multati.
Pedale Pazzo: Condivido il tuo pensiero, ognuno è libero di fare la sua corsa.
Certo, posso capire che qualcuno possa infastidirsi, ma non si può così platealmente mandare a quel paese un altro ciclista solo perchè entra in fuga. Secondo me poi i vari Agnoli e company devono anche pensare che oggi la Saxo Bank dovrà fare tanta fatica, perchè il percorso è abbastanza impegnativo e la fuga non può scappare troppo. La Saxo non è un granchè, se in questi 2/3 giorni la fanno tirare come si deve Contador si ritroverà solo nei tapponi e lì sarà più facile per Nibali e compagnia attaccarlo da lontano, nelle discese in particolare.
Radcla: Non vorrei sembrasse che io voglia sempre essere in contraddizione con te, non ne ho alcun motiva e soprattutto intenzione, ma pur capendo e aggiungo condividendo, le ragioni che ti hanno portato a fare questa riflessione, mi viene difficile capire come poter regolamentare una cosa del genere.
Se vado in fuga e con me viene un corridore che non voglio, nessuno mi può obbligare a collaborare con lui e far in modo che la fuga vada avanti. Certo sarebbe stato bello vedere in fuga uomini di classifica, la tappa e il giro stesso avrebbero offerto uno spettacolo diverso (un poco come L’Aquila lo scorso anno), ma chi vuole battere Contador deve lavorare con la propria squadra, al più fare un’unione di intenti con altri. Ci vogliono coraggio e soprattutto gambe.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
BIANCO, ROSSO E VERDE
Rubrica semiseria sul Giro 2011, a cura di N@po che giornalmente assegnerà le maglie secondarie ai protagonisti della corsa rosa.
Maglia Bianca: Visconti. Fa tirare i compagni ma poi confessa di non averci creduto abbastanza. Ed i compagni, dopo aver tirato per Visconti, tirano moccoli contro Visconti
Maglia rossa: Le Mevel. Entra nella fuga giusta ma, essendo in classifica, gli altri fuggitivi lo invitano a rialzarsi. Lui non si rialza e gli altri, platealmente, non apprezzano e lo sommergono di maledizioni. Esorcizzato
Maglia verde: Carlos Betancourt. Nella tappa più dura svoltasi sino ad ora, il pupo colombiano si esalta, entra nella fuga giusta e tenta pure di chiudere in solitaria su Moreno nelle fasi finali. Predestinato.
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Castelfidardo – Ravenna
Castelfidardo: poco nuvoloso, 23,4°C (percepiti 25°C), venti deboli da N (8 Km/h), umidità al 52%
Marotta (Km 50,5): cielo sereno, 23,4°C (percepiti 25°C), venti deboli da N (8 Km/h), umidità al 58%, mare calmo
Cattolica – rifornimento (Km 92,8): cielo sereno, 22,4°C (percepiti 24°C), venti deboli da NE (5 Km/h), umidità al 63%, mare calmo
Cesenatico – T.V. (Km 134,1): poco nuvoloso, 24,7°C (percepiti 26°C), venti deboli da ENE (9 Km/h), umidità al 54%, mare calmo
Ravenna: cielo sereno, 23,7°C (percepiti 25°C), venti moderati da E (10 Km/h), umidità al 57%, mare calmo
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Anche quest’anno spazio agli strafalcioni dei telecronisti
Franco Franchi, ex corridore: “Il Puy de Dome, lo fanno ancora oggi” (sono quasi 25 anni che non lo si fa più in corsa)
De Stefano: “Maestro dell’astrattismo astratto” (che cosaaaa?)
Pancani: “Partenza di stamani” (la trappa partiva alle 13.30)
Piacente a Contador prima della partenza: “Oggi che carrera sarà?” (itañol)
Savoldelli: “Rettilini”
Nibali: “Allergia con gli occhi”
Piacente a Contador dopo l’arrivo: “Otro día in maglia rosa” (ma ha già il formulario pronto per ogni evenienza, da cambiare in base alla nazionalità del corridore? Meno male che Pinotti ha tenuto la maglia rosa un solo giorno, altrimenti dopo l’”Another Day” in maglia rosa” ci saremmo sorbito pure “un oter dì in maglia rosa”, che praticamente si pronuncia allo stesso modo)
Savoldelli: “Provare a vincere sull’arrivo” (perchè? Qualche volta hai provato a vincere sotto lo striscione dell’ultimo chilometro?)
Televideo RAI: “Il più lesto a staccare sulla salita finale” (staccare chi?)
I TITOLI DELL’UNITA’
Ecco come l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del Centenario dell’Unità (1961). Altimetrie e grafice dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)
SPRINT DI CHIODINI A TEANO
Il “Giro” avanza vivace ma comincia ad accusare la stanchezza
Il ragazzo della “Molteni” ha battuto in volata 24 compagni di fuga – Il gruppo con Anquetil, Gaul e Van Looy giunto a 2′59″ – Pambianco, Carlesi e Massignan salgono in classifica: il “capitano della Fides” è quarto a 2′16″, il “capitano della Philco” è nono a 4′23″ e quello della Legnano è quattordicesimo a 7′35″ – Balmamion e Bahamontes in ritardo di 20′
ARCHIVIO ALMANACCO
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1a tappa Venaria Reale – Torino
2a tappa Alba – Parma
3a tappa Reggio Emilia – Rapallo
4a tappa Genova Quarto dei Mille – Livorno
5a tappa Piombino – Orvieto
6a tappa Orvieto – Fiuggi
7a tappa Maddaloni – Montevergine di Mercogliano
8a tappa Sapri – Tropea
9a tappa Messina – Etna
10a tappa Termoli – Teramo
DEVASTANTE HORNER A SAN JOSE’
Il 39enne statunitense della Radioshack, sulla carta luogotenente del tre volte vincitore del Giro di California Leipheimer, fa il vuoto sulla Sierra Road, infligge 1′15” di distacco al suo capitano giunto 3° dietro a un ottimo Andy Schleck e ipoteca la vittoria finale.
Foto copertina: Horner all’attacco sulla salita finale (Mark Johnson/www.ironstring.com)
La quarta tappa del Giro di California, 131,6 km da Livermore a San Josè con gli ultimi 5,6 km in salita al 9,4% di pendenza media, era indubbiamente la più dura di quest’edizione insieme a quella di Mount Baldy che verrà affrontata nel penultimo giorno e non ha deluso le attese. La fuga di giornata è stata portata avanti dal campione del mondo Hushovd (Garmin) insieme a Boom (Rabobank), Pedersen (Leopard), Bertogliati (Team Type 1), Routley (Spidertech), Jacques-Maynes e Vennell (Bissell Cycling), Loutit (Jelly Belly), Anthony (Kelly Benefit) e Stemper (Kenda) che hanno scollinato in testa sulle prime tre ascese di giornata.
La corsa si è accesa lungo le rampe di Mount Hamilton, 6,8 km all’8,4%, quando la Radioshack ha imposto con Busche, Muravyev e Zubeldia un ritmo molto sostenuto andando a riprendere tutti i fuggitivi, con Vennell ultimo ad arrendersi, e riducendo a una trentina di unità il gruppo dei migliori, del quale in vetta non facevano più parte tra gli altri Phinney (BMC), la maglia gialla Henderson (Sky) e tutti gli altri velocisti ma anche uomini più attrezzati per la salita come Wegelius (UnitedHealtCare) e soprattutto Fuglsang (Leopard). Lungo la successiva discesa sono scattati Hesjedal (Garmin) e Martens (Rabobank) che sono rimasti al comando fino all’inizio della salita finale con circa 50” di vantaggio sul gruppo guidato sempre dagli uomini della Radioshack.
Sulle prime rampe della Sierra Road Hesjedal è rimasto solo al comando mentre dietro, una volta esauritosi il lavoro dei compagni di squadra, Horner ha accelerato a poco più 4 km dal traguardo con il solo Leipheimer in grado di rimanergli a ruota mentre al loro inseguimento rimanevano Van Garderen (HTC), Danielson (Garmin), un già brillante Andy Schleck (Leopard) e il redivivo Sutherland (UnitedHealtCare) che dopo un avvio di carriera molto promettente nella Rabobank aveva abbandonato il ciclismo europeo per andare a correre negli Stati Uniti; qualche centinaio di metri dopo però neppure Leipheimer è riuscito a reggere il ritmo di Horner che si è involato verso il traguardo di San Josè mentre il suo compagno veniva riassorbito dal gruppetto degli inseguitori insieme a Hesjedal, che era stato nel frattempo raggiunto, e più indietro inseguivano Gerdemann (Leopard), Ten Dam (Rabobank), Vandevelde (Garmin) e Morabito (BMC).
Horner ha continuato ad aumentare il vantaggio fino al traguardo imponendosi con 1′15” su Andy Schleck, scattato nel finale per regolare allo sprint Sutherland e Leipheimer; ottima la prova di squadra della Garmin con Danielson 5° a 1′22”, Vandevelde 6° a 1′29”, Hesjedal che malgrado la lunga fuga ha tenuto bene terminando 7° a 1′36” e Talansky e Daniel Martin 9° e 11° a 1′50” in compagnia di Gerdemann (Leopard); 8° a 1′45” è giunto invece Ten Dam mentre hanno perso terreno nel finale Van Garderen e Morabito rispettivamente 12° e 13° a 2′05” e 2′27”. Ottima prova su un percorso non adatto ai suoi mezzi per Sagan (Liquigas) 16° a 2′50” mentre il nostro Caruso (Liquigas) è giunto 18° a 3′04”; distacchi pesanti invece per il già citato Fuglsang, 54° a 12′27”, e per il terzo dell’ultima Vuelta Peter Velits (HTC), 42° a 8′14”.
In classifica generale Horner comanda con 1′15” su Leipheimer, 1′22” su Danielson, 1′29” su Vandevelde e 1′30” su Sutherland e Andy Schleck che pagano i 15” persi nella prima frazione a Sacramento. La quinta tappa, 223,6 km da Seaside a Paso Robles, presenta un percorso frastagliato apparentemente più adatto a una fuga da lontano che a un arrivo allo sprint ma l’attenzione si sposta già sulla sesta, una crono pianeggiante di 24 km da Solvang a Solvang.
Marco Salonna
18-05-2011
maggio 19, 2011 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il francese John Gadret (AG2R La Mondiale) si è imposto nell’undicesima tappa, Tortoreto Lido – Castelfidardo, percorrendo 142 Km in 3h33′11″, alla media di 39,965 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Rodríguez Oliver e l’italiano Giovanni Visconti (Farnese Vini – Neri Sottoli). Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Saxo Bank Sungard) ha conservato la maglia rosa, con 59″ sul bielorusso Sivtsov e 1′21″ sull’italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale).
AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Lo statunitense Christopher Horner (Team RadioShack) si è imposto nella quarta tappa, Livermore – San Jose, percorrendo 131,6 Km in 3h27′51″, alla media di 37,989 Km/h. Ha preceduto di 1′15″ il lussemburghese Andy Schleck e l’australiano Sutherland. Miglior italiano Damiano Caruso (Liquigas-Cannondale), 18° a 3′04″. Horner è il nuovo leader della classifica, con 1′15″ e 1′22″ sugli statunitensi Leipheimer e Danielson. Caruso 18° a 3′04″
CIRCUIT DE LORRAINE PROFESSIONNEL
Il francese Anthony Roux (FDJ) si è imposto nella prima tappa, Amneville – Longwy, percorrendo 166 Km in 4h03′06″, alla media di 40,970 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Romain Feillu e Mangel. Miglior italiano Fabio Felline (Geox TMC), 5°. La prima classifica vede Roux in testa con 1″ su Feillu e 6″ su Mangel. Felline 6° a 10″.
ROYAL SMILDE OLYMPIA TOUR (Olanda)
L’olandese Wim Stroetinga (Ubbink – Koga Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Noordwijk – Olst, percorrendo 202,4 Km in 4h17′54″, alla media di 47,088 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Havik e il britannico Rowe. L’olandese Jetse Bol (Rabobank CT) ha conservato la testa della classifica, con 9″ sul tedesco Pfingsten e 10″ su Stroetinga.
INTERNATIONAL AZERBAIJAN TOUR
Il tedesco Stefan Schumacher (Miche – Guerciotti) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Orumiyeh – Tabriz, percorrendo 124 Km in 3h15′12″, alla media di 38,114 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Impey e l’iraniano Maleki Mizan. In classifica si impone l’iraniano Mehdi Sohrabi (Tabriz Petrochemical Team) con 24″ e 25″ sui connazionali Askari e Mizbani Iranagh. Miglior italiano Davide Rebellin (Miche – Guerciotti), 5° a 1′04″.
ECCO GADRET, MA QUANTA FATICA
A sorpresa John Gadret si impone nell’undicesima tappa del Giro con arrivo in leggera salita a Castelfidardo, beffando “Purito” Rodriguez e Visconti. Va peggio a Le Mevel che tenta il colpo gobbo per la “rosa” ma poi perde 13 secondi. Contador sempre al comando, domani ultima volatona a Ravenna.
Foto copertina: Gadret primo a Castelfidardo (foto Bettini)
La particolarità di questo Giro d’Italia 2011 è che ogni tappa ha qualche trabocchetto. E così si scopre, ma un po’ già lo si sapeva, che chi voleva vincere a Castelfidardo doveva faticare più che sui drittoni di Malga Ciapela o sullo sterrato del Finestre. E’ vero che l’altimetria parlava di quattro miseri Gpm di quarta categoria (al Tour de France si sarebbe trattato di cavalcavia o giù di lì), ma la tappa numero undici assomigliava tanto ad un elettrocardiogramma sotto sforzo: tantissimi piccoli picchi e poco riposo.
Questa è la sintesi dei 144 chilometri da Tortoreto Lido a Castelfidardo con due chilometri e mezzo di strappo con punte del 10% nel finale e la strada che spiana soltanto a 100 metri dall’arrivo.
Può sembrare giorno da fughe? E’ vero, ma avranno vita dura. Può sembrare tappa per finisseur? E’ vero, ma hanno già avuto troppo spazio a Troppa. E’ frazione per gli uomini di classifica? Nossignori, qui c’è da riposare la gamba in vista degli ultimi dieci terribili giorni.
Ed allora cosa c’è di meglio, si fa per dire, di impostare una andatura folle nei primi sessanta chilometri, con tutte le squadre che provano a mettere in difficoltà la Saxo Bank e chiudere nell’angolo “El Pistolero”. Addirittura, quando dopo soli otto chilometri prova addirittura ad evadere Nibali (dirà poi che si è trovato lì quasi per caso per fare da stopper), tutti pensano ad una giornata pazza ma è lo stesso Contador, altra cosa che raramente si vede, pronto ad andare a riprendere il capitano della Liquigas.
Dopo infiniti tentativi, ai -80 dal traguardo parte la fuga buona con 11 elementi, di cui due come Machado e Nordhaug che entrano soltanto in un secondo tempo. Tutti fin da subito hanno un incubo che si chiama Christoph Le Mevel, al mattino terzo nella generale e che è dentro quella fuga. Agnoli, anche lui nel parterre degli attaccanti, si avvicina al capitano della Garmin-Cervelo chiedendogli gentilmente di staccarsi per far andare via la fuga. Oltre a lui, il drappello di testa, è composto anche da Marzano (Lampre-ISD), Taborre e Betancourt (Acqua&Sapone), Stortoni (Colnago-CSF), Moreno (Katusha), Konovalovas (Movistar) e Kruiswijck (Rabobank). E sono proprio quelli in maggioranza, i rossi dell’Acqua&Sapone che corre quasi in casa, che seguono Agnoli e vanno in pellegrinaggio a chiedere la grazie a Le Mevel, anche se parecchi chilometri prima del passaggio da Loreto.
Fortuna per i battistrada vuole che il gruppo, stremato da sessanta chilometri con 43 di media e senza un metro di pianura, tira un po’ il freno e sul secondo Gpm di giornata, quel che resta della truppa firmata Saxo Bank comanda con 2’13” di ritardo dagli undici in testa e Le Mevel è maglia rosa virtuale. Dopo trenta chilometri il vantaggio scende di poco e la fuga sembra avere possibilità.
In testa vanno via di comune accordo, fino all’ultimo Gpm quando a rompere gli indugi è Daniel Moreno, mentre dietro Taborre e Agnoli sono i primi ad alzare bandiera bianca. In testa al plotone, dopo gli uomini di Contador, ci vanno quelli dell’Androni per provare a riprendere Le Mevel e far giocare le chance di volata a Vicioso: il vantaggio dello spagnolo davanti è di 1’14” ai -13 con gli altri, Stortoni, Marzano, Kruijswick e Betancourt, che inseguono a venti secondi. E’ in quei precisi frangenti che a rompere gli indugi ci pensa Konovalovas che stacca tutti ed in un paio di chilometri riprende Moreno. All’inizio della salita verso Recanati, il lituano prova addirittura a staccarlo mentre il gruppo insegue a 1’12” ai -10. Da lì alla fine è una lunga volata, prova ad uscire Stortoni ma tutti, Le Mevel compreso, vengono ripresi ai meno tre e mezzo con 45” di ritardo dai primi due. Dai meno quattro in poi tocca alla Lampre per Scarponi e, mentre prova un attacco Pirazzi ai -1,7 con il gruppo a 17”, passa al comando la Liquigas all’ultimo chilometro.
All’inizio dell’ultima rampa, Moreno stacca Konovalovas ma ai trecento metri dal traguardo parte come una scheggia John Gadret (AG2R-La Mondiale) che si mangia Moreno e tiene a debita distanza tutti i big, regolati da Joaquin Rodriguez ed un encomiabile Giovanni Visconti. Giù dal podio di giornata Serpa davanti a Contador, Kreuziger, Cataldo, Scarponi, Lastras e Nibali.
Nessun cambio in cima alla generale anche se Vincenzo Nibali va a prendersi il momentaneo podio virtuale visto che Le Mevel non solo non ha guadagnato niente dalla fuga, ma è riuscito a perdere anche 13” sull’erta finale, arrivando insieme a Pinotti, Sastre e Masciarelli. Adesso Nibali è terzo a 1’21” da Contador, mentre il francese della Garmin è a 1’28”. Per il resto nessun altro cambio, se non i venti secondi di abbuono di John Gadret che gli consentono di scavalcare Stefano Garzelli al 12° posto e mettersi in scia di Anton e Carrara. Questo successo rende già positivo il bilancio dell’AG2R e adesso lo stesso Gadret proverà a testarsi sulle grandi montagne con l’obiettivo di entrare nella top-10 che è alla sua portata.
Domani 184 chilometri da Castelfidardo a Ravenna: più che una tappa, un biliardo. Poi non si scherzerà più, quindi avanti Cavendish, Petacchi, Ventoso, Belletti e Modolo. Anche perché non ne è rimasti altri.
Saverio Melegari
TORTORETO LIDO – CASTELFIDARDO: COLLINACCI E COLLININI
Ricordate la tappa dell’Aquila, quella lunga fuga bidone che sconvolse il Giro dello scorso anno e complicò lo svolgimento dei tapponi di montagna? Dovranno tenere bene in mente questo precedente anche i partecipanti al Giro 2011 poiché c’è una frazione che pare proprio concepita per favorire azioni di questo tipo: è la Tortoreto Lido – Castelfidardo, un autentico martirio di salite brevi ma continue, con scarsità di tratti pianeggianti e, di conseguenza, di occasioni utili per rientrare sugli eventuali attaccanti. Non dovesse ripetersi la giornata dello scorso Giro, questa rimarrà comunque una frazione molto dispendiosa e, alla fine, a lottare per il successo di giornata potrebbero essere proprio i “caporioni” che poi vedremo sfidarsi anche sulle aspre vette alpine.
Un po’ Totò e un po’ Ninetto Davoli, ecco come si sentiranno i “girini” al raduno di partenza dell’11a tappa, quasi vestendo i panni che i due celebri attori indossarono nel film “Uccellacci e uccellini” (1966) quando, diretti dal grande Pier Paolo Pasolini, interpretarono il ruolo di due frati inviati da San Francesco in persona a evangelizzare i falchi e i passeri. La loro sarà un’impresa non di poco conto, quasi paragonabile alla fatica che vedrà impegnati oggi i corridori, che dovranno “addomesticare” la caterva di salitelle caratterizzati l’intero tracciato di gara. Sarà un continuo salire e scendere, con rarissime concessioni alla pianura, che alla fine renderà questa tappa ostica quanto un tappone di montagna. A sera si saranno affrontate – senza contare i “mangia e bevi” di modesta entità – qualcosa come 15 salite, percorrendo complessivamente quasi 60 Km all’insù, nel corso dei quali si dovrà superare un dislivello totale di quasi 2600 metri, superiore – per fare un paragone – a quello della prima frazione alpina (Grossglockner). È un tracciato, quello della Tortoreto Lido – Castelfidardo, da non sottovalutare assolutamente perché, se si dovesse verifcare una situazione di gara simile a quella vista l’anno scorso tra Lucera e L’Aquila, stavolta sarà ancora più arduo organizzare gli inseguimenti, complice anche la tortuosità del percorso. E, nella sera di Castelfidardo, potrebbero essere diversi a masticare doppiamente amaro, anche perché un conto è dolersi per aver visto sfuggire il Giro in una tappa di montagna, ma è ancora più bruciante perderlo in collina.
Che questi siano tracciati esigenti lo testimoniano non solo la storia della Tirreno-Adriatico, che spesso si è decisa a queste latitudini, ma anche un precedente della corsa rosa datato 1995, quando si arrivò a Loreto a capo di una tappa abbastanza simile a questa: ai piedi del celebre santuario a giocarsi il successo furono due dei primattori di quell’edizione, Maurizio Fondriest e lo svizzero Tony Rominger, che s’impose in maglia rosa, la stessa che porterà sino a Milano.
Anche sul piano nervoso e psicologico, infine, la tappa di Castelfidardo potrebbe incidere non poco e ancora il Giro di 16 anni fa ci mostra una conseguenza di questa sfaccettatura quando, il giorno dopo Loreto, Fondriest ebbe a sbottare e lamentarsi con il direttore Castellano, “reo” di aver proposto a sole ventiquattrore di distanza una tappa identicamente congeniata e che, a suo dire, si sarebbe potuto tranquillamente tracciare sulla litoranea, essendo prevista tra Porto Recanati e il medesimo centro che ospiterà lo start di questa spinosa tappa, Tortoreto Lido.
La località balneare abruzzese proporrà ai corridori l’ideale biglietto da visita di questa frazione poiché i primi 3 Km saranno già in ripida ascesa (media del 6,9%), percorrendo la strada che li condurrà nel centro storico dell’antico Castrum Salini, divenuto “Turturitus” in epoca medioevale in conseguenza di una lettera di papa Gregorio Magno nella quale, descrivendo questa terra, rimarcò la notevole presenza di tortore. Tornando per l’ultima volta al Giro del 1995, questa fu l’ultima asperità della frazione giunta al sottostante lido, vinta da Filippo Casagrande, il più giovane rampollo della famiglia che ha dato i natali anche a Francesco, secondo piazzato nell’edizione del 2000, conquistata da Stefano Garzelli.
Usciti dal territorio comunale di Tortoreto, si planerà nella Val Vibrata, percorsa dal torrente omonimo che ha le sorgenti sulla Montagna dei Fiori, l’estrema propaggine settentrionale dei Monti della Laga, sulla quale si trova anche la località turistica di San Giacomo, che ricordiamo essere stata sede di tappa tre volte alla Tirreno-Adriatico, una Trofeo dello Scalatore e una al Giro d’Italia (2002, vittoria dello scalatore messicano Julio Alberto Pérez Cuapio). Attraversato il centro di Nereto e affrontata una seconda asperità, decisamente più pedalabile rispetto alla precedente, il gruppo cambierà valle scendendo verso il fiume Tronto, in vista del quale si varcherà il confine con le Marche. Il tratto successivo sarà l’unico agevole di questa tappa poiché per quasi 8 Km s’incontrerà totale pianura, seguendo il tracciato della Via Salaria, la strada consolare che collegava Roma con Asculum e Castrum Truentinum (le odierne Ascoli Piceno e Martinsicuro) e che era utilizzata, in particolar modo tra la capitale dell’impero e la Sabina, per trasportare il sale, elemento prezioso al punto da essere utilizzato, all’epoca, anche come moneta e per stipendiare i legionari (da qui il termine “salario”).
Salutato il fondovalle si tornerà a inerpicarsi per raggiungere, attraversato il centro di Appignano del Tronto, il piccolo nucleo abitato di Ripaberarda, localmente noto come “la Troia” (una leggenda narra che fu fondato da un gruppo di esuli proveniente dalla celebre città turca) e situato sulle pendici nordorientali del Montagna dell’Ascensione, elevazione ritenuta quasi sacra dalle genti picene, secondo le quali sarà trasformato in una “ciammarica” (lumaca) chi, almeno una volta nella vita, non vi salirà. È un rischio che, dunque, non correranno i partecipanti al Giro 2011 e nemmeno chi prese parte all’ultima edizione della Tirreno, che inserì questa lunga ma facile ascesa (circa 14 Km al 2,6% complessivo) all’ultimo momento, nel percorso alternativo della frazione di Colmurano. Transitati non lontano da Montalto delle Marche (paese natale di Giuseppe Sacconi, l’architetto che progettò il Vittoriano di Roma), si scenderà nella valle dell’Aso, fiume il cui corso funge per un lungo tratto da confine naturale tra la provincia di Ascoli Piceno e quella di Fermo, istituita nel 2004 e divenuta operativa nel giugno 2009. Nel territorio di quest’ultima si svolgerà il tratto successivo, che vedrà i “girini” risalire il Matenano, raggiungendo in 5,5 Km (media del 5%) la vetta del monte, oggi letteralmente fagocitata dal centro sorto attorno all’abbazia fondata nell’890 da un gruppo di monaci provenienti dal monastero di Farfa e fuggiti per sottrarsi alle scorribande saracene.
Ci troviamo nel cuore di questa frazione che, giunta metà del suo cammino, proporrà l’ostacolo più arduo di giornata salendo verso il centro di Penna San Giovanni. È un nome nuovo quello di questo comune per il ciclismo e, pur non raggiungendo picchi estremi come accade sui muri di Colmurano e Montelupone, se la sorte lo aiuterà potrebbe entrare nella nomenclatura delle future edizioni della Tirreno, forte di pendenze significative nella seconda parte. Gli ultimi 4,4 Km – preceduti da 2,5 Km pedalabili (ma con uno strappo al 18%) e da una lunga e sensibile contropendenza – riserveranno, infatti, un’inclinazione media dell’8%, con un altro picco al 18%, per arrivare a rasentare i 600 metri di quota, “Cima Coppi” giornaliera e secondo dei quattro GPM previsti.
Decisamente acclive, stavolta fino al 19%, sarà anche la discesa, che deporrà il gruppo esattamente ai piedi della difficoltà successiva, forse ancora più insidiosa della precedente, anche se non così impegnativa. C’è un tranello perché sulla carta e allo sbrigativo esame numerico paiono pedalabili i 3,7 Km al 5% verso Sant’Angelo in Pontano, centro conosciuto per la produzione artigianale di oggetti in paglia (soprattutto borse, cestini, pupazzi e stuoie). L’abbrivo è, però, impegnativo ed entro i primi 2000 metri s’incontreranno strappi sino al 14%.
Usciti dalla fase centrale di questa giornata – il tridente Santa Vittoria-Penna-Sant’Angelo – il percorso si farà più meno “agitato”, rimanendo comunque poco propenso alle rincorse alle “lepri”. Nei successivi 30 Km si aggirerà, prima a occidente e poi a settentrione, uno dei più noti comprensori calzaturieri italiani, i cui principali centri – tutti arroccati in collina – si sono fatti un nome anche in campo ciclistico, accogliendo a rotazione numerose e talvolta decisive frazioni della “corsa dei due mari”, com’è soprannominata la Tirreno – Adriatico, competizione ideata nel 1966 da Franco Mealli e oggi gestita, come il Giro, la Sanremo e il Lombardia, dalla Gazzetta dello Sport. Per ottenere un’ulteriore conferma dello spessore tecnico di questi percorsi collinari basta proprio dare una scorta agli ordini d’arrivo registrati in questi comuni: su tutti, ci limitiamo a segnalarvi quello della frazione terminata a Monte San Pietrangeli nel 1982 e conquistata dal tre volte vincitore del Tour de France Greg Lemond. Mica bruscolini.
Spezzerà questo tratto una ripida discesa di poco più di 3 Km, che inizierà nel centro di Loro Piceno, immediatamente seguita da una salitella che porterà il gruppo ad attraversare, per poche centinaia di metri, la riserva naturale istituita nel 1985 nei territori circondanti l’abbazia di Chiaravalle di Fiastra, il monastero più importante della regione, donate ai cistercensi nel 1142 dal duca di Spoleto Guarnerio II. Procedendo a saliscendi ci si porterà quindi a Corridonia, centro che in periodo fascista assunse l’attuale denominazione – in memoria del sindacalista Filippo Corridoni, caduto sul Carso durante la prima guerra mondiale – pensionando il vecchio toponimo di Pausula, che faceva riferimento all’antica città romana di Pausulae, distrutta dai goti o dai longobardi e situata nel luogo dove oggi sorge l’interessante chiesa romanica di San Claudio al Chienti.
Scesi nella valle del Chienti, uno dei principali fiumi marchigiani, inizierà l’ultimo settore di colli che caratterizzerà i 40 Km che mancheranno al traguardo di Castelfidardo. Inizialmente si taglierà nel mezzo la fascia collinare che collega Macerata al mare, andando ad affrontare per prima la pedalabile salita di Morrovalle (3,9 Km al 4,7%). Dopo un ulteriore strappo di poco meno di 2 Km, si passerà a oriente di Montelupone, planando poi verso la valle del Potenza seguendo una strada parallela a quella del muro ma assai meno pendente. Toccherà quindi all’ermo colle leopardiano di Recanati, che sarà raggiunto passando dalla “finestra”, ossia da una stradina secondaria che proporrà 3,3 Km al 6,5%, non privi di “randellate” poiché si raggiungeranno un 15% a metà strada e poi un’altra identica punta nell’attraversamento del centro. Il vorticoso finale dell’undicesima fatica riserverà ora la veloce planata verso la penultima difficoltà, i 2,1 Km al 4,3% che termineranno alle porte di Loreto, dove si transiterà ai piedi delle strutture fortificate erette nel medioevo per proteggere il Santuario della Santa Casa, uno dei più venerati al mondo, dalle scorrerie dei saraceni che, nel 1518, erano riusciti a invadere la vicina Porto Recanati.
Siamo oramai agli sgoccioli di questa dispendiosa tappa che ora andrà a proporre l’ultimo sforzo quando, lambita la selva che il 18 settembre del 1860 fu teatro delle fasi salienti della battaglia che contrappose le truppe piemontesi a quelle dello Stato Pontificio e che costituì un’importante tappa del processo unitario, si attaccheranno i 3,3 Km conclusivi che, con una media del 4,5%, condurranno i partecipanti alla corsa rosa ai piedi del centro storico di Castelfidardo. La patria della fisarmonica potrebbe davverlo suonarle a parecchi.
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico di Croce Rossa (452m). Non segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), è valicato dalla strada che mette in comunicazione Rotella con la SS 433 “della Val d’Aso”.
Valico delle Crocette (75 m). Sovrastato dall’omonimo e boscoso colle, è valicato dalla SS 16 “Adriatica” tra il bivio per Numana e l’ossario della battaglia di Castelfidardo. Si tratta di uno dei valichi più bassi d’Italia che, nella speciale classifica stilata su “Valichi stradali d’Italia”, occupa il 25° posto dal basso, con il passo più “nanerottolo” costituito dall’anonimo Bocchetto, che si trova sull’Isola d’Elba (lungo la strada che collega Porto Azzurro a Rio nell’Elba) e che è alto appena 22 metri sul livello del mare.
Mauro Facoltosi
MODIFICHE AL PERCORSO
Modificata tutta la fase centrale della tappa. Dopo l’ascesa di Ripaberda non si affronteranno i GPM di Santa Vittoria in Matenano, Penna San Giovanni e Sant’Angelo in Pontano, sostituiti da quelli di Monte Vidon Combatte, Rapagnano e Morrovalle. Ascese meno impegnative ma la modifica non intacca le caratteristiche “trappola” del percorso, che sarà più corto di 16 Km rispetto al disegno originario
FOTOGALLERY
Foto copertina: anonimo scorcio delle colline marchigiane (www.cultura.marche.it)

Tortoreto (www.halleyweb.com)

Montagna dell’Ascensione (panoramio)

Santa Vittoria in Matenano (www.provinciadelfermano.it)

Penna San Giovanni spunta dalle nuvole (www.scuole.sinp.net)
Abbazia di Fiastra (www.baccilieri.it)

Corridonia, chiesa di San Claudio al Chienti (www.fiaf-marche.it)

L’ermo colle di Recanati (www.flickr.com)

Uno scorcio delle fortificazioni che cingono il Santuario della Santa Casa di Loreto (panoramio)

Castelfidardo: il monumento commemorativo della battaglia, presso il quale si concluderà la tappa (www.rivieradelconero.info)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI TERAMO
maggio 18, 2011 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: il commento tecnico alle tappe di montagne, dalla voce di un ex corridore di prestigio che scoprirete tra qualche giorno; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la rubrica tricolore di N@po; le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà e il ricordo del Giro del 1961. Seguiteci.
Foto copertina: ruote ferme sotto la pioggia nel primo giorno di riposo (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Cavendish urla la sesta. Contador stringe la rosa(Gazzetta dello Sport)
Giro, tappa a Cavendish. Contador in rosa (Corriere dello Sport – Stadio)
Cavendish prevails with ‘perfect’ finish (The Independent)
Cavendish wins stage 10 of Giro (The Daily Telegraph)
Cavendish et les jaloux (L’Equipe)
Cavendish: “Toujours quelqu’un pour dire que je triche” (Le Monde)
Lovkvist: “No comprendo que Contador corra el Giro” (AS)
La ‘vendetta’ de Cavendish(Marca)
Cavendish gana, Contador líder (El Mundo Deportivo)
Cavendish réplique à la polémique » (Le Soir)
Cavendish accusé de tricherie sur les pentes de l’Etna (Sud Presse)
Cavendish gagne au sprint mais scandalise les Italiens du peloton (L’Avenir)
Cavendish pakt eindelijk ritzege in de Giro (De Standaard)
La revanche de Cavendish (La Dernière Heure/Les Sports)
Mark Cavendish pakt eindelijk ritzege in de Giro (Het Nieuwsblad)
Superieure zege Cavendish (De Telegraaf)
Cavendish Wins 10th Stage of Giro in Sprint (The New York Times)
Facing criticism, Mark Cavendish sprints to Giro stage win (USA Today)
Cavendish accused of cheating (Herald Sun)
Cavendish wins stage after cheating claims (The Age)
Cavendish wins stage after cheat claims (The Daily Telegraph – Australia)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
Prima della tappa
Mauro Facoltosi: Chi è il vostro favorito per oggi?
MirkoBL: Cavendish su Petacchi, se la Saxo non fa andare la fuga.
Pedale Pazzo: Spero Petacchi, ma credo Cavendish.
MirkoBL: Volata imperiale di Cavendish.
Petacchi è partito un po’ troppo lungoforse, ma è stato lasciato solo troppo presto; comunque oggi non ce n’era per nessuno. Bravo anche Ventoso: su questi arrivi in leggera salita sa sempre farsi valere.
Pedale Pazzo: A Petacchi è mancata molto la tirata finale di Ondo: appena si sono spostati gli Htc mi pare, Ondo non è riuscito a tirare neanche un metro. Petacchi si è un pò fermato, avendo Cavendish a ruota e mancando ancora 300 metri e più. Ha provato ad accodarsi al treno di Ventoso ma ormai era all’aria, ha provato ad anticipare ma praiticamente ha tirato la volta a Cavendish.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
BIANCO, ROSSO E VERDE
Rubrica semiseria sul Giro 2011, a cura di N@po che giornalmente assegnerà le maglie secondarie ai protagonisti della corsa rosa.
Maglia Bianca: Petacchi. Perde la volata e non è un problema, ma poi, intervistato nega di voler aprire una polemica su Cavendish proprio mentre la sta aprendo. Spericolato…
Maglia rossa:Ivan Basso. OK non partecipa al giro, ma nel tentativo di emulare Contador si avventura sull’Etna e finisce in una griglia, Quindici punti di sutura e la faccia come una provola…Grigliato.
Maglia verde: Cavendish. Di solito il velocista, per vincere, sfrutta i treni, lui per sopravvivere ha sfruttato le auto (e qualcuno sospetta pure gli skilift). Impunito.
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Tortoreto Lido – Castelfidardo
Termoli: cielo sereno, 21,9°C (percepiti 23°C), venti moderati da N (15 Km/h), umidità al 51%, mare mosso
Appignano del Tronto (Km 41,9): cielo sereno, 21,8°C (percepiti 23°C), venti moderati da NNE (12-13 Km/h), umidità al 51%
Rapagnano – GPM (Km 91,3): poco nuvoloso, 21,6°C, venti moderati da NNE (11-13 Km/h), umidità al 51%
Recanati – T.V. (Km 129,7): cielo sereno, 20,7°C, venti deboli da NE (9-11 Km/h), umidità al 53%
Castelfidardo: cielo sereno, 21,3°C, venti deboli da N (9-11 Km/h), umidità al 51%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Anche quest’anno spazio agli strafalcioni dei telecronisti
De Luca: “Nervorismo”
Conti, commentando la tappa di Teramo del Giro 1980: “Tappa difficile, con le colline d’Abruzzo” (Valico Monte Serre, 1599 metri; Vado di Sole, 1621 metri; proprio collina non è)
Pancani: “Il traguardo è completamente in un rettilineo” (trovamelo tu un traguardo a cavallo di due rettilinei)
De Luca: “Molto tranquilla la trappa” (seguivi la tappa o prendevi i voti ed entravi in monastero?)
Pancani: “Celebrazione del ricordo della scomparsa”
Bulbarelli: “Grazie al direttore della Liquigas” (l’ex telecronista si stava congedando da Paolo Slongo, direttore sportivo della formazione)
Pancani: “La Astana”
Savoldelli: “Vento a favore per il gruppo, che spira dal lato destro”
Savoldelli: “Il gruppo occupa tutto la strada”
Savoldelli: “Bjarn Riis”
Televideo RAI: “A Teramo Cavendish brucia Veloso” (Ventoso)
Televideo RAI: “Krivstov” (Krivtsov)
I TITOLI DELL’UNITA’
Ecco come l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Giro del Centenario dell’Unità (1961). Altimetrie e grafice dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessi selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)
JACQUES ANQUETIL E’ MAGLIA ROSA
Guizzo di Taccone – Terza vittoria italiana a Potenza
Il vincitore ha staccato il compagno di fuga Junkermann di tre macchine – Van Tongerloo, ferito, in ritardo di oltre cinque minuti – Oggi la Potenza – Teano
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
1a tappa Venaria Reale – Torino
2a tappa Alba – Parma
3a tappa Reggio Emilia – Rapallo
4a tappa Genova Quarto dei Mille – Livorno
5a tappa Piombino – Orvieto
6a tappa Orvieto – Fiuggi
7a tappa Maddaloni – Montevergine di Mercogliano
8a tappa Sapri – Tropea
9a tappa Messina – Etna