GILBERT RE D’AUTUNNO: SUO ANCHE IL LOMBARDIA

ottobre 17, 2009 by Redazione  
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Il belga – reduce dai successi alla Coppa Sabatini, alla Parigi – Tours e al Giro del Piemonte, completa uno strepitoso poker vincendo anche il Giro di Lombardia. Il 27enne di Verviers, andatosene sul San Fermo della Battaglia, ha preceduto in uno sprint a due Samuel Sanchez, unico a resistergli. 3°, staccato di 4’’, Kolobnev, davanti a Paolini, migliore degli italiani.

Ci sono corridori che per anni sembrano destinati a restare dei piazzati o degli incompiuti, su cui sembra aleggiare una maledizione che impedisce loro di compiere l’ultimo, piccolo ma enorme passo per diventare davvero grandi. Maledizioni come quella che ha sempre negato a Cadel Evans il successo in un Grande Giro, o come quella che, fino ad oggi, aveva fatto sì che nel palmarès di Philippe Gilbert, corridore baciato dal talento come pochi altri, mancasse una classica monumento. Tanti piazzamenti, tante corse minori, due vittorie alla Parigi – Tours come apice della carriera: un risultato eccellente per qualcun altro, anzi per molti, ma non per chi è da anni ritenuto un fuoriclasse in fieri. Poi, però, senza una ragione apparente, questi sortilegi talvolta finiscono; e così un ormai 32enne atleta che sembrava aver sciupato tutte le chance della sua carriera si ritrova a vestire la maglia iridata, mentre un suo 27enne compagno di squadra si ritrova mette assieme un poker sensazionale in chiusura di stagione, coronato dalla prima classica monumento in carriera.

Dopo Cadel Evans, divenuto campione del mondo tre settimane fa, anche Philippe Gilbert ha oggi spazzato via tutte le ombre, tutte le etichette di eterna promessa che già molti pensavano di potergli affibbiare, andandosi a prendere il Giro di Lombardia con un’azione di forza, scappando – in compagnia di un grande Samuel Sanchez – con una di quelle sparate che tante volte avevamo applaudito, ma che finora mai erano arrivate al momento giusto della corsa giusta. La prima classica delle foglie morte della carriera del ragazzo di Verviers è arrivata al termine di un mese di ottobre perfetto: partecipazione a quattro corse, Coppa Sabatini, Parigi – Tours, Giro del Piemonte e Giro di Lombardia, altrettante vittorie.

Il belga, forte dell’aiuto di Evans, ha corso con estrema cautela, mentre, riassorbita la fuga iniziale di Klimov, Velo, Roche e Honig, sul Ghisallo era Hoogerland, sulle prime rampe, ad accendere la corsa. Nell’ultima parte dell’ascesa più dura di giornata è stato quindi Santambrogio a generare la prima, vera selezione, piazzando un allungo cui solo Carrara, Devenyns, Larsson e Daniel Martin si sono sentiti di replicare. La corsa si è però realmente accesa solo sul Civiglio, quando a partire è stato il campione del mondo, seguito non senza qualche patema da Cunego, Gilbert, Kolobnev e Sanchez, e in seconda battuta dagli altri favoriti. Proprio in cima, Sanchez e Gilbert hanno proposto un antipasto – anche se a ruoli invertiti – dell’azione che avrebbe deciso la corsa sul San Fermo della Battaglia, con l’olimpionico a far da lepre e il belga nei panni di cacciatore.

Nella successiva discesa, il gruppo dei big si è ricompattato, mentre Santambrogio si è portato solo in testa per qualche istante, salvo poi essere immediatamente raggiunto da Larsson. Ai due si sono quindi aggiunti, uno dopo l’altro, Vinokourov, Fuglsang e Zaugg, evasi dal drappello dei favoriti. Sull’ultima erta, il più vecchio (Vinokourov) e il più giovane (Fuglsang) hanno staccato i compagni d’avventura, e sarebbero forse anche arrivati a giocarsi la vittoria in uno sprint da generazioni a confronto, se dietro Cadel Evans non avesse dato prova di essere uno straordinario uomo squadra oltre che un campione, sacrificando le sue possibilità di successo (non certo nulle) per andare a ricucire lo strappo, aiutato anche dal forcing di Cunego. La strana coppia kazako-danese è stata riassorbita a poche centinaia di metri dalla vetta del San Fermo, quando ormai lo spazio per fare il vuoto sembrava mancare.

Invece, non appena il drappello dei big è tornato compatto, Gilbert ne è uscito con una fiondata delle sue, una progressione di diverse centinaia di metri, sempre sui pedali, cui solo Samuel Sanchez, come detto, è stato in grado di resistere, rientrando proprio in cima, a 5 km e mezzo dal termine. I due non hanno esitato neppure un istante, e hanno tacitamente trovato un immediato accordo, che li ha traghettati all’ultimo chilometro con una dozzina di secondi di vantaggio. A quel punto, sapendo di partire nettamente sfavorito contro chi una settimana fa ha battuto Tom Boonen allo sprint, Sanchez ha deciso di rischiare il tutto per tutto, piazzandosi alla ruota di Gilbert e rifiutandosi di passare davanti negli ultimi 800 metri.

L'attacco di Gilbert sul San Fermo (foto Bettini)

L'attacco di Gilbert sul San Fermo (foto Bettini)

L’azzardo ha pagato, dal momento che gli inseguitori non sono riusciti a scendere sotto i 4’’ di ritardo, distacco con cui hanno tagliato il traguardo, ma iniziare la volata a ruota non è comunque bastato all’iberico per avere ragione di quello che in questo momento appare una sorta di Re Mida del pedale. Gilbert, grazie anche ad un fantasioso (e astuto, a dirla tutta) sprint in diagonale, ha così raccolto la vittoria più importante di una carriera che, dopo un finale di stagione del genere, è lecito pensare possa essere adornata nei prossimi anni di molte altre perle di questo livello. Alle spalle della coppia, Kolobnev ha raccolto un ottimo 3° posto, davanti a Luca Paolini, bravissimo e primo degli italiani, e a Johnny Hoogerland, certamente – dopo Gilbert – il grande protagonista di questo Lombardia (graduatoria in cui porremmo sul terzo gradino del podio Mauro Santambrogio). Ha fallito il poker, ma è stato comunque buon protagonista, Damiano Cunego, che, dopo due Lombardia francamente un po’ in tono minore a livello di partecipazione (specie lo scorso anno), ha dovuto fare i conti con un lotto partenti che mancava da tempo alla classica delle foglie morte. I limiti del veronese sono venuti a galla quando la corsa si è infiammata, ma, rispetto al Cunego impresentabile del Giro, questo che scatta sul San Fermo a 7 km al traguardo del Lombardia è comunque una versione infinitamente migliore.

Con la corsa di oggi, va sostanzialmente in archivio la stagione 2009. La stagione di Mark Cavendish, imprendibile in volata; la stagione che ha consacrato Contador come autentico fuoriclasse; la stagione della terza Roubaix di Boonen, che dall’anno prossimo andrà in caccia del record di De Vlaeminck; la stagione del primo Grande Giro di Valverde e Menchov e della prima grande vittoria di Cadel Evans. E, dopo questo Lombardia, anche la stagione di Philippe Gilbert, re indiscusso d’autunno.

Matteo Novarini

15-10-2009

ottobre 16, 2009 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GRAN PIEMONTE
Il belga Philippe Gilbert (Silence – Lotto) ha vinto la classica italiana, percorrendo 184 Km in 4h32′54″, alla media di 40,454 km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Fernandez e l’italiano Francesco Gavazzi (Lampre – N.G.C.)

JAYCO HERALD SUN TOUR (Australia)
L’australiano Chris Sutton (Garmin-Slipstream) ha vinto anche la quarta tappa, Anglesea – Barwon Heads, percorrendo 138 Km in 3h06′47″, alla media di 44,329 km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Cantwell e il britannico Wiggins. Sutton conserva la testa della corsa, con 5″ su Cantwell e 43″ su Wiggins.

AZERBAÏJAN TOUR
L’iraniano Barati Rasoul ha vinto la prima tappa, Tabriz – Urmia, percorrendo 146 Km in 3h13′08″, alla media di 45,357 km/h. Ha preceduto il greco Tamouridis (allo sprint) e l’iraniano Farzad (di 2″).

IL TOUR 2010 PASSA L’ESAME

ottobre 15, 2009 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Promozione, anche se non piena, per il Tour de France 2010. Abbiamo preso in esame le singole tappe montane, le tre settimane di gara e le cronometro e, in nessun caso, abbiamo assegnato voti inferiori al 6. Si va dal 9 attribuito sia complessivamente al Tour, sia alle frazioni pirenaiche, alla sufficienza “politica” delle tappe risultate meno apprezzate dagli “irriducibili” dei tapponi monstre a tutti i costi. Prudhomme ha compreso d’aver disegnato un’edizione 2009 troppo blanda ed è corso ai ripari e non lo dimostrano solo gli scarni dati numerici del 97° Tour de France.

PRIMA SETTIMANA: VOTO 7
Andiamo con ordine, e iniziamo con un voto generico alla prima settimana di Tour. Prima settimana che, naturalmente, non è da intendersi rigidamente come i primi sette giorni, e che facciamo pertanto terminare con l’arrivo a Les Rousses, nella 7a tappa. Nel complesso, possiamo dire che il programma è molto più appetitoso delle tradizionali prime settimane del Tour. Dopo un avvio molto classico, con un prologo di 8 km, la prima e gradita variazione sul tema delle full immersion di pianura in avvio arriva già alla 2a tappa, con la Bruxelles > Spa, frazione vallonata che ricalca in parte le strade della Liegi, con l’ultimo GPM a 12 km dal traguardo.
Già qui saremmo in netto vantaggio rispetto ad altre edizioni, ma gli organizzatori hanno deciso di rincarare la dose, proponendo il giorno dopo 13,2 km di pavé lungo i 207 km da Wanze ad Arenberg Porte du Hainaut. Il pavé mancava dal 2004, ma soprattutto, a differenza di allora, i settori saranno molto più vicini al traguardo, con il tratto di Haveluy ad appena 10 km dal termine. Certo, affrontare dei tratti in pavé, che il gruppo prenderà a tutta, e con un numero di corridori con interesse a stare davanti ben maggiore di quello della Roubaix, può rappresentare un grosso rischio, specie in caso di mal tempo. Tuttavia, se tante volte in passato si è rinfacciato ad ASO di non saper osare, questa volta dobbiamo lodare la volontà di innovare, di proporre un canovaccio un po’ diverso da quello tradizionale.
Infine, dopo tre tappe pianeggianti, la fase interlocutoria – che in realtà in questa occasione lo sarà molto meno del solito – terminerà con l’arrivo a Les Rousses (in realtà nella vicina Lamoura), stazione sciistica del Giura, al termine di una tappa molto mossa. Insomma, una prima settimana cui forse manca la grande innovazione (anche il pavé, in fin dei conti, era già stato sperimentato cinque volte), come potrebbe essere un arrivo in salita duro (Lamoura è molto morbido) dopo pochi giorni, ma che si presta certamente ad una corsa vivace.

STATION DES ROUSSES > MORZINE-AVORIAZ: VOTO 7
Il primo contatto con l’alta montagna arriverà domenica 11 luglio, con le scalate al Col de la Ramaz, alla Cote des Gets e alla stazione sciistica di Avoriaz, sopra Morzine. Tappa non durissima, ma nel complesso ben congeniata, anche se chiaramente con il Joux-Plane, per di più senza fasi interlocutorie tra la fine della discesa e la salita finale, sarebbe stata un’altra cosa. Va detto che, con una classifica che sarà a quel punto probabilmente corta (a meno di sorprese, che potrebbero venire soprattutto dalla tappa del pavé), difficilmente qualcuno azzarderà un’azione coraggiosa già dalla prima salita, per quanto la vetta sia ad appena 35 km dal termine. La frazione resta però un approccio alle montagne più duro di Arcalis 2008, probabilmente la più dura dal 2002 (quando si scalò l’Aubisque prima dell’arrivo in quota a La Mongie). Considerato poi che la prima tappa di montagna – a meno che non sia affrontata ad andature ridicole come l’anno passato – genera storicamente distacchi pesanti, possiamo promuovere ampiamente questa prima frazione alpina del Tour 2010.

MORZINE > SAINT-JEAN-DE-MAURIENNE: VOTO 6
Sufficienza stiracchiata per la seconda e penultima tappa alpina (di fatto è però l’ultima, visto che la Chambéry > Gap è a tutti gli effetti una frazione di media montagna). Due le ragioni per cui il percorso non ci convince appieno. In primo luogo, le indiscrezioni, fino a ieri, parlavano di La Toussuire come sede d’arrivo. In tal caso, saremmo stati in presenza del classico tappone privo di salite proibitive, ma dal dislivello imponente, che avrebbe fatto naturalmente selezione. Di fatto, ci troviamo invece di fronte la stessa tappa, ma priva dell’ascesa finale. In seconda battuta, dalla fine della discesa della Madeleine al traguardo mancheranno ancora 13, pericolosissimi km, che potrebbero scoraggiare tentativi da parte dei big. Tanto più che il colle verrà approcciato dal versante meno nobile, da La Léchère, con un paio di tratti di respiro piuttosto lunghi.
La sufficienza viene comunque garantita dall’elevatissimo dislivello (4500 metri circa), anche se purtroppo concentrato in gran parte nella prima metà di gara (i primi tre GPM sono concentrati nei primi 97 km, su 204 complessivi).

ALPI: VOTO 6,5
Sufficienza più che piena per le Alpi, ma nulla più. D’altro canto, nel Tour che doveva celebrare i 100 anni dei Pirenei, era naturale che la catena alpina venisse un po’ sacrificata, a meno di non voler trasformare la Grande Boucle in un “tour des stations de ski françaises” (per parafrasare quanto disse Mario Cipollini relativamente al tremendo Giro 1999). Certo, l’arrivo a La Toussuire avrebbe fatto scattare almeno un punto in più, ma con nemmeno 60 km a cronometro sarebbe forse stato troppo. Non aggiunge molto – nel complesso – la tappa di Gap, nulla più di una tappa da fughe (il facile Noyer nel finale non dovrebbe stuzzicare i big), ma tutto sommato meglio una frazione del genere che l’obbrobrio di Galibier e Izoard a 100 km dall’arrivo di cui si parlava nei giorni scorsi. Di certo, il Tour si deciderà altrove.

Christian Prudhomme presenta il tracciato della 97a edizione del Tour de France (www.ispaphoto.com)

Christian Prudhomme presenta il tracciato della 97a edizione del Tour de France (www.ispaphoto.com)

REVEL > AX-3-DOMAINES: VOTO 8
Saltiamo a piè pari le tre frazioni (Bourg-les-Valence, Mende e Revel) che separano le Alpi dai Pirenei, malgrado la seconda offra diversi spunti interessanti, su cui torneremo alla fine, per andare direttamente al cuore del Tour 2010, alle quattro frazioni pirenaiche. Si comincia con una tappa che ricorda per certi versi quella di Avoriaz (lungo tratto pianeggiante iniziale, una salita dura ad una trentina di chilometri dal traguardo, arrivo in salita), ma probabilmente più adatta a fare selezione e distacchi. Il Port de Pailhères è più duro del Col de la Ramaz, e più vicino all’arrivo (28 km e mezzo contro 35), e la salita finale verso Ax-3-Domaines è più corta ma molto più ripida di quella di Avoriaz (7,8 km all’8,6% contro 13,6 km al 6,1%). In più, tra le due salite, in questo caso, non ci sarà neppure un metro di pianura, cosa che potrebbe incentivare enormemente gli attacchi sin dal penultimo colle.
Certamente non siamo in presenza di una tappa tremenda per numero di salite, pendenze estreme e dislivello, ma il disegno della frazione è ideale per scatenare la battaglia.

PAMIERS > BAGNERES-DE-LUCHON: VOTO 7
A dirla tutta, per collegare Pamiers e Bagnères-de-Luchon si poteva trovare qualcosa di meglio, come antipasto, di Portet d’Aspet e Col des Ares. Questa entrée un po’ fiacca viene però ampiamente compensata dalla azzeccatissima scelta di proporre nel finale, al posto del facile Portillon, il semi-inedito Port de Balès, scoperta di Prudhomme risalente 2007, che il patron della Grande Boucle ha avuto l’eccellente idea di riporre tre anni dopo. La salita, molto pedalabile nella prima metà, durissima nella seconda, terminerà ad appena 21 km dall’arrivo, praticamente tutti in discesa. Se nel primo Tour di Contador la salita era stata teatro di una poco entusiasmante processione dietro gli uomini di Rasmussen, giustificata solo in parte dalla presenza – subito dopo – del Peyresourde, è presumibile, oltre che auspicabile, che nel luglio prossimo il Balès vedrà invece attacchi decisi da parte dei pretendenti alla maglia gialla di Parigi.

BAGNERES-DE-LUCHON > PAU: VOTO 6
Probabilmente molti qui avrebbero sparato basso, bassissimo, di certo molto sotto la sufficienza. Nel complesso, noi invece non ce la sentiamo di bocciare in pieno questa tappa, anche se più di 6, ad una tappa che nel ciclismo moderno è condannata a non dire nulla (felicissimi eventualmente di essere smentiti), non si può dare. In primo luogo, la successione Peyresourde-Aspin-Tourmalet-Aubisque era d’obbligo, per rendere omaggio alla prima grande tappa pirenaica della storia, la Luchon > Bayonne del 1910, quella degli assassins. Non era pensabile riproporre integralmente quella tappa per via del kilometraggio (326 km), né porre l’arrivo in cima all’Aubisque, cosa che avrebbe fatto pendere troppo dalla parte degli scalatori l’ago della bilancia, in un Tour che sorride comunque ai grimpeur, e che avrebbe snaturato la tappa. L’arrivo a Pau rappresenta dunque un compromesso.
Inoltre, sempre nell’ottica di rendere omaggio ai Pirenei, la Luchon > Pau è forse in assoluto la tappa pirenaica per eccellenza, in coabitazione con quella dal tracciato identico, ma percorso nel verso opposto. Infine, troviamo che, se proposta una sola volta (e non 2, per di più consecutive, come nella passata edizione), una tappa “mal disegnata” possa avere una sua ragione, tanto più che questo poker potrebbe sempre punire corridori usciti male dalle prime due giornate pirenaiche, e resterà certamente nelle gambe in vista del gran finale. Insomma, non ci aspettiamo certamente rivoluzioni da questa tappa, ma è innegabile che contribuisca al senso di completezza che il tracciato 2010, dopo tanti anni (diremmo dal 2002) è tornato a dare.

PAU > COL DU TOURMALET: VOTO 9
Non è frutto di chissà quale innovazione o colpo di genio, non presenta salite estreme, di rampe inedite nemmeno l’ombra, ma la tappa del Tourmalet è giustamente la frazione regina del 97° Tour de France. Dimostrando una volta di più come per trovare lo spazio per arrivare in cima ad un colle basti molto spesso la volontà, Prudhomme riporta il Tour sulla sua salita simbolo (o perlomeno la più scalata) 36 anni dopo l’unico precedente, coronando in grande stile i festeggiamenti per i 100 anni dei Pirenei.
A dire il vero, la tappa, che prima dell’ascesa finale prevede il Marie-Blanque e il Soulor, entrambi dal versante più nobile, non sembra prestarsi più di tanto a ribaltare la corsa, visto il chilometraggio non esagerato, il dislivello tutto sommato non disumano, e soprattutto 40 km che separano la cima del penultimo colle dall’attacco dell’ultimo. Tuttavia, il solo Tourmalet, per di più dal versante più nobile di Luz-Saint-Sauveur, dovrebbe essere garanzia di spettacolo, o quanto meno è quanto di meglio si possa offrire per farlo. Se poi il totem verrà affrontato come il Ventoux lo scorso anno, certamente non sarà colpa di Prudhomme e compagni, che avranno proposto per l’ultima battaglia in alta montagna quello che è forse il miglior palcoscenico disponibile.

PIRENEI: 9
Si poteva anche fare di meglio, ma era molto più facile fare peggio: quattro tappe come nel 2003, ma complessivamente ancor più impegnative (e la tappa di Pau, per quanto rivedibile, batte 10-0 il vero scempio del Bagargui a 90 km dal traguardo di Bayonne), due arrivi in quota, nessuna salita inedita ma tante poco scalate nella storia del Tour (Pailhères, Ax-3-Domaines, Balès, Soulor da Nord anziché dai due versanti tradizionali). Insomma, visto che il centenario dei Pirenei non poteva prevalere sulla necessità di dare un certo equilibrio al tracciato, ci sentiamo di premiare l’operato degli organizzatori con un 9. Per arrivare al 10, ci sarebbe voluto qualcosa di più prima del Balès nella tappa di Luchon e un vero tappone da 200 km e più, che è probabilmente in assoluto la maggiore lacuna di un percorso comunque molto ben congeniato.

CRONOMETRO: VOTO 7
Siamo onestamente un po’ in difficoltà a giudicare le tappe a cronometro, visto che si tratta in pratica di valutare unicamente la frazione da Bordeaux a Pauillac. Tappa che avrà luogo nello splendido scenario della regione vinicola del Bordelais, e che, alla vigilia di Parigi, sarà l’ultimo ed inappellabile giudice del prossimo Tour de France. Nel complesso, è netta l’impressione che si sia voluto ridurre l’impatto delle cronometro sulla Grande Boucle, proseguendo un processo già avviato l’anno passato. Addirittura, questa volta non ci sarà neppure la cronosquadre a fare da contraltare alla diminuzione dei chilometri a cronometro individuali.
Generalmente, avremmo un po’ penalizzato una frazione di questo genere, dal momento che il profilo sarà quasi o del tutto piatto, ma questa volta sarebbe stato veramente troppo negare agli specialisti, nell’unica giornata a loro dedicata, il piacere di pedalare su un biliardo in asfalto.

TRACCIATO: VOTO 9
Ovviamente il voto è anche in parte simbolico, ma neppure troppo. Perché, a nostro giudizio, Prudhomme e compagni, per il 2010, hanno fatto davvero un lavoro eccellente. Certo, qualcosa da affinare ci sarebbe sempre. Innanzitutto, la cronometro appare fin troppo poca, e forse sarebbe stato meglio proporre due prove contro il tempo, più brevi e nervose, che una sola, molto lunga e non meno piatta, magari aggiungendo anche un arrivo in salita in più. La lacuna a nostro giudizio più importante è però quella relativa all’assenza di un vero e proprio tappone di montagna, alpino o pirenaico, con chilometraggio superiore ai 200 km e dislivello intorno ai 5000 metri. Identikit che sarebbe stato pienamente soddisfatto dalla frazione della Madeleine, se solo il traguardo fosse stato a La Toussuire.
Tuttavia, si tratta di difetti non eccessivamente gravi, che sono soprattutto compensati da alcuni elementi innovativi o comunque inusuali, quali il pavé, il Giura, il Massiccio Centrale, l’arrivo sul Tourmalet, il ritorno ad Avoriaz, il Balès per la prima volta proposto come salita decisiva. Insomma, mettendo su un braccio gli aspetti positivi e sull’altro quelli negativi, la nostra ideale bilancia pende decisamente dalla parte dei primi. Disegnare un percorso perfetto è probabilmente impossibile, e Prudhomme e compagni non ci sono riusciti, né si può dire che ci siano arrivati vicini. Proporne uno ottimo invece è possibile, e gli organizzatori, questa volta, ci sono pienamente riusciti.

Matteo Novarini

1969 – LA VUELTA DI PINGEON

ottobre 15, 2009 by Redazione  
Filed under 1969

Tappe mancanti: prologo, 14a (2a semitappa)
1a TAPPA: BADAJOZ – BADAJOZ
GPM: Alto de Sierra del Zarzoso

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2a TAPPA: BADAJOZ – CACERES
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3a TAPPA: CACERES – TALAVERA DE LA REINA
GPM: Puerto de Mirabete

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4a TAPPA: TALAVERA DE LA REINA – MADRID
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5a TAPPA: MADRID – ALCAZAR DE SAN JUAN
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6a TAPPA: ALCAZAR DE SAN JUAN – ALMANSA
Alto del Blanco

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7a TAPPA: ALMANSA – NULES
GPM: Alto de Castellet

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8a TAPPA: NULES – BENICASIM
GPM: Puerto de Cabanes, Puerto de Albocácer, Coll de la Basa

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9a TAPPA: BENICASIM – REUS
Alcalà de Chivert, Perellò

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10a TAPPA: REUS – BARCELLONA
GPM: Collado de Lilla, Collado de Santa Cristina (no GPM), Alto de Ordal

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11a TAPPA: BARCELLONA – SAN FELIÚ DE GUÍXOLS
GPM: Col de Font de Cera

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12a TAPPA: SAN FELIÚ DE GUÍXOLS – MOYÁ
GPM: Coll de Lloret Blau, Puerto de Piedra Larga, Col de Pla de las Arenas, Col de Turrents, Alto de la Pullosa

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13a TAPPA: MOYÁ – BARBASTRO
GPM: Coll de Can Massana, Alto de la Panadella (no GPM)

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14a TAPPA (1a SEMITAPPA): BARBASTRO – SARAGOZZA
Lascellas

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15a TAPPA: SARAGOZZA – PAMPLONA
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16a TAPPA: IRUN – SAN SEBASTIAN (cronometro)
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17a TAPPA: SAN SEBASTIAN – VITORIA
GPM: Alto de Orio (no GPM), Alto de Icar, Alto de Areitio, Puerto de Urquiola

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18a TAPPA (1a SEMITAPPA): VITORIA – LLODIO
18a TAPPA (2a SEMITAPPA): LLODIO – BILBAO (cronometro)
GPM: Alto de Castrejana

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1968 – LA VUELTA DI GIMONDI

ottobre 15, 2009 by Redazione  
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Tappe mancanti: 1a (2a semitappa), 3a (2a semitappa)
1a TAPPA (1a SEMITAPPA): SARAGOZZA – SARAGOZZA
GPM: Alto de la Muela

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2a TAPPA: SARAGOZZA – LLEIDA
Lascellas

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3a TAPPA (1a SEMITAPPA): LLEIDA – BARCELLONA
GPM: Alto de la Panadella (no GPM), Alto de los Bruchs

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4a TAPPA: BARCELLONA – SALOU
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5a TAPPA: SALOU – VINAROZ
Perellò

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6a TAPPA: VINAROZ – VALENCIA
Santa Magdalena de Pulpis,

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7a TAPPA: VALENCIA – BENIDORM
Benisa

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8a TAPPA: BENIDORM – ALMANSA
GPM: Puerto de la Carrasqueta, Puerto de Albaida, Puerto de Almansa (no GPM)

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9a TAPPA: ALMANSA – ALCAZAR DE SAN JUAN
Alto del Blanco

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10a TAPPA: ALCAZAR DE SAN JUAN – MADRID

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11a TAPPA: MADRID – PALENCIA
GPM: Alto de Los Leones, Navas de San Antonio

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12a TAPPA: VILLALON DE CAMPOS – GIJÓN
GPM: Alto del Rabizo (no GPM), Puerto de Pajares (no GPM), Alto de la Rebollada, Alto de la Manzaneda

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13a TAPPA: GIJÓN – SANTADER
GPM: Alto del Pedroso (no GPM), Alto de Buenos Aires

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14a TAPPA: SANTANDER – VITORIA
GPM: Puerto de Alisas, Alto de las Muñecas, Alto de San Cosme, Alto de Orduña

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15a TAPPA: VITORIA – PAMPLONA
GPM: Puerto de Urbasa, Alto del Perdón

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16a TAPPA: PAMPLONA – SAN SEBASTIAN
GPM: Alto de Erro, Alto de Mezquiriz, Alto de Ibañeta (Roncisvalle), Col d’Ibardin, Puerto de Aguiña, Alto de Arichulegui

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17a TAPPA: HERNANI – TOLOSA* (cronometro)
GPM: Alto de Ezcurra, Puerto de Urto
*non si tratta della celebre località francese, ma di un omonimo centro dei Paschi Baschi

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18a TAPPA: TOLOSA – BILBAO
GPM: Alto de Vidania, Alto de Azcárate, Alto de San Miguel, Alto de Sollube, Alto de Castrejana

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1967 – LA VUELTA DI JANSSEN

ottobre 15, 2009 by Redazione  
Filed under 1967

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Tappe mancanti: 1a (2a semitappa), 5a, 10a (2a semitappa),
1a TAPPA (1a SEMITAPPA): VIGO – VIGO
GPM: Alto de Puseiros

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2a TAPPA: PONTEVEDRA – ORENSE
GPM: Alto de Forcarey, Alto del Carrascal

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3a TAPPA: ORENSE – ASTORGA
GPM: Alto del Couso, Alto del Rodicio, Alto de Cerdeira (no GPM), Alto de la Hermida, Sobradelo (no GPM), Puerto del Manzanal

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4a TAPPA: ASTORGA – SALAMANCA
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6a TAPPA: ALBACETE – BENIDORM
El Villar de Chinchilla

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7a TAPPA: BENIDORM – VALENCIA
Benisa

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8a TAPPA: VALENCIA – VINAROZ
Alcalà de Chivert

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9a TAPPA: VINAROZ – SITGES
Perellò

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10a TAPPA (1a SEMITAPPA): SITGES – BARCELLONA

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11a TAPPA: BARCELLONA – ANDORRA LA VELLA (And)
GPM: Tona (no GPM), Puerto de Tosas, Col de Puymorens, Puerto de Envalira

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12a TAPPA: ANDORRA LA VELLA (And) – LLEIDA
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13a TAPPA: LLEIDA – SARAGOZZA
Lascellas

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14a TAPPA: SARAGOZZA – PAMPLONA
GPM: Alto del Perdón

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15a TAPPA (1a SEMITAPPA): PAMPLONA – LOGROÑO
GPM: Alto del Perdón,

15a TAPPA (2a SEMITAPPA): LAGUARDIA – VITORIA (cronometro)
GPM: Puerto de la Herrera, Puerto de Vitoria (no GPM)

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16a TAPPA: VITORIA – SAN SEBASTIAN
GPM: Puerto de Arlaban (no GPM), Alto de Campanzar, Puerto de Elgueta, Alto de Azcárate, Alto de Vidania

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17a TAPPA: VILLABONA – ZARAUZ (cronometro)
GPM: Alto de Andazarrate

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18a TAPPA: ZARAUZ – BILBAO
GPM: Meagas (no GPM), Alto de Sollube, Alto de Castrejana

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ALTIMETRIA GENERALE
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14-10-2009

ottobre 15, 2009 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

JAYCO HERALD SUN TOUR (Australia)
L’australiano Chris Sutton (Garmin-Slipstream) ha vinto anche la terza tappa, Warrnambool – Apollo Bay, percorrendo 164 Km in 3h48′58″, alla media di 42,975 km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Cantwell e Tanner . Sutton passa in testa alla classifica, con 1″ su Cantwell e 35″ sul britannico Wiggins.

1966 – LA VUELTA DI GABICA

ottobre 14, 2009 by Redazione  
Filed under 1966

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Tappe mancanti: 1a (2a semitappa)
1a TAPPA (1a SEMITAPPA): MURCIA – MURCIA
Cabezo, Abarán, La Losilla

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2a TAPPA (1a SEMITAPPA): MURCIA – LA MANGA DEL MAR MENOR
GPM: La Cadena

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2a TAPPA (2a SEMITAPPA): LA MANGA DEL MAR MENOR – BENIDORM
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3a TAPPA: BENIDORM – VALENCIA
Benisa

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4a TAPPA: CUENCA – MADRID
Villarejo de Salvanes

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5a TAPPA: MADRID – MADRID
GPM: Alto de los Leones, Puerto de Navacerrada

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6a TAPPA: MADRID – CALATAYUD
GPM: Gajanejos (no GPM), Puerto de Alcolea del Pinar

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7a TAPPA: CALATAYUD – SARAGOZZA
Puerto del Cavero

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8a TAPPA: SARAGOZZA – LLEIDA
Osera

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9a TAPPA: LLEIDA – LAS COLINAS
GPM: Vinaixa (no GPM), Collado de Lilla, Collado de Santa Cristina

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10a TAPPA (1a SEMITAPPA): SITGES – BARCELLONA

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10a TAPPA (2a SEMITAPPA): BARCELLONA – BARCELLONA (circuito del Montjuïc)
Montjuïc

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11a TAPPA: BARCELLONA – HUESCA
Alto de los Bruchs, Alto de la Panadella

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12a TAPPA: HUESCA – PAMPLONA
GPM: Puerto de Monrepos, Puerto de Carrascal (no GPM)

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13a TAPPA: PAMPLONA – SAN SEBASTIAN
GPM: Puerto de Velate (no GPM), Puerto de Aguiña, Alto de Arichulegui

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14a TAPPA: SAN SEBASTIAN – VITORIA
GPM: Alto de Trabacúa (no GPM), Alto de Elgueta, Alto de Urquiola

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15a TAPPA (1a SEMITAPPA): VITORIA – HARO (cronometro)
GPM: Puerto de Vitoria (no GPM), Puerto de Herrera

15a TAPPA (2a SEMITAPPA): HARO – LOGROÑO
GPM: Puerto de Velate (no GPM), Puero de Izpegui

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16a TAPPA: LOGROÑO – BURGOS
GPM: Puerto de La Pedraja

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17a TAPPA: BURGOS – SANTANDER
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18a TAPPA: SANTANDER – BILBAO
GPM: Puerto de Alisas, Alto de Candina (no GPM), Alto de las Muñecas, Alto de Castrejana

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1965 – LA VUELTA DI WOLFSHOHL

ottobre 14, 2009 by Redazione  
Filed under 1965

Tappe mancanti: 1a, 10a (2a semitappa)
2a TAPPA: PONTEVEDRA – LUGO
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3a TAPPA: LUGO – GIJÓN
Alto de Marzo

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4a TAPPA (1a semitappa): MIERES – PUERTO DE PAJARES (cronometro)
GPM: Puerto de Pajares
4a TAPPA (2a semitappa): PUERTO DE PAJARES – PALENCIA
Alto del Rabizo
*Altimetria unica per entrambe le semitappe

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5a TAPPA: PALENCIA – MADRID
GPM: Navas de San Antonio (no GPM), Alto de los Leones

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6a TAPPA: MADRID – CUENCA
Villarejo de Salvanes, Cabrejas.

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7a TAPPA: ALBACETE – BENIDORM
El Villar de Chinchilla

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8a TAPPA: BENIDORM – SAGUNTO
Benisa

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9a TAPPA: SAGUNTO – SALOU
Alcalá de Chivert, Perello

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10a TAPPA (1a semitappa): SALOU – BARCELLONA
Alto de Ordal

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11a TAPPA: BARCELLONA – ANDORRA LA VELLA (And)
GPM: Puerto de Tosas, Col de Puymorens (no GPM), Puerto de Envalira

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12a TAPPA: ANDORRA LA VELLA (And) – LLEIDA
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13a TAPPA: LLEIDA – SARAGOZZA
Lascellas

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14a TAPPA: SARAGOZZA – PAMPLONA
GPM: Alto del Perdon

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15a TAPPA: PAMPLONA – BAYONNE (Fr)
GPM: Puerto de Velate (no GPM), Puero de Izpegui

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16a TAPPA: SAINT PÉE SUR NIVELLE (Fr) – SAN SEBASTIAN (cronometro)
GPM: Col d’Ibardin

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17a TAPPA: SAN SEBASTIAN – VITORIA
GPM: Puerto de Lizarrusti, Puerto de Lizarraga, Puerto de la Herrera, Puerto de Vitoria (no GPM)

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18a TAPPA: VITORIA – BILBAO
GPM: Puerto de Arlaban (no GPM), Puerto de Campanzar, Puerto de Elgueta, Puerto de San Miguel, Puerto de Sollube, Alto de Castrejana

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TEL CHI EL TOURÙN

ottobre 14, 2009 by Redazione  
Filed under News

Ne sentivamo la mancanza…. Non stiamo parlando del Tour, che da oltre cent’anni ci tiene compagnia nelle calde giornate di luglio. CI riferiamo alle grandi montagne, latitanti e ben mimetizzate nel tracciato dell’ultima edizione e che invece torneranno ad ergersi maestose nel percorso del Tour 2010. Complici del “miracolo” – molti appassionati cominciavano a preoccuparsi – saranno proprio 100 anni, quelli che compiranno i Pirenei sulla scena del Tour: un anniversario per il quale gli organizzatori hanno allestito un palcoscenico degno della Grande Boucle, col Tourmalet nel ruolo dell’attore principale- impegnato in addirittura due “repliche” – e numerose “spalle” ad effetto. L’anno prossimo il tris Contador dovrà sudarselo.

.:nella foto di copertina, la salita al Tourmalet (www.math.ethz.ch)

La lezione è servita a qualcosa. Gli organizzatori hanno imparato a loro spese che non sempre è valido il famoso teorema “la corsa la fanno i corridori e non i percorsi”: l’infelice tracciato della scorsa edizione, sposato a una scarsa belligeranza in corsa, ha fatto del Tour 2009 una delle più brutte, sotto tutti gli aspetti, edizioni della Grande Boucle e si è corso ai ripari. E si vede bene, guardando il percorso predisposto per il 2010, un tracciato che non poteva essere banale anche per non infangare la memoria di cent’anni di scalate pirenaiche, proposte per la prima volta proprio nel 1910. Né è scaturito un percorso degno della storia del Tour, non durissimo ma comunque impegnativo e ammiccante agli scalatori, con la parte del leone ovviamente riservata ai Pirenei, sui quali la corsa si soffermerà per ben cinque giornate. Questo non vuol dire che andranno prese sottogamba le frazioni alpine, minori nel numero e nella qualità dell’impegno, ma sulle quali si comincerà a costruire l’ossatura della classifica, tarpando già le ali ai sogni di molti. Forse anche a quelli dei passisti, che potranno contare su due facili (per loro) cronometro, entrambe previste su percorsi pianeggianti stesi per complessivi 59 Km, esattamente gli stessi affrontati individualmente l’anno passato (nel 2010 non ci sarà la cronosquadre).
Dunque, si merita un bel 10 il lavoro compiuto da monsieur Prudhomme… ma senza la lode. Questo perché lo spettacolo al Tour 2010 pagherà una prima settimana da “inno alla noia”, con 5 frazioni su 7 destinate ai velocisti, molti dei quali potrebbero decidere di ritirarsi in massa ancor prima d’incominciare le Alpi, poiché nelle restanti 14 giornate di gara, ce ne saranno solo altre tre tarate sui loro mezzi, prevalentemente previste nelle battute conclusive. Neppure la scelta di far disputare una tappa sulle rotte della Parigi – Roubaix è in grado di far lievitare il giudizio: anzi, i sette tronconi di pavè inseriti nel percorso di una tappa pianeggiante e affrontati dal plotone lanciato a tutta (per giunta nel finale di gara), potrebbero causare un’ecatombe (ricordate il Tour del 2004?) e rivelare infelice questa scelta.
Scendiamo ora nei dettagli del 97° Tour de France, che scatterà sabato 3 luglio 2010 da Rotterdam con una velocissima crono d’apertura di 8 Km e che permarrà fuori dai confini nazionali anche nelle due giornate successive. L’inevitabile attraversamento del Belgio sarà l’occasione per celebrare il 65° compleanno di Eddy Merckx, che sarà festeggiato con l’approdo della prima frazione in linea a Bruxelles. Il giorno successivo si affronterà la tappa altimetricamente più impegnativa della prima settimana, con il traguardo di Spa (la città del celebre autodromo di Francorchamps, ma non si arriverà all’interno di questo impianto, che ha accolto l’ultima volta un arrivo del Tour nel 1989) preceduto da alcune “côtes” della Liegi, la più celebre delle quali sarà quella di Rosier.
A seguire un poker di località che, a meno di sorprese (leggi sopra), accoglieranno lo sprint del gruppo compatto (Arenberg, Reims, Montargis e Gueugnon), prima di prendere… l’ascensore. Per la tappa di Lamoura (in questa località si concluderà la frazione prevista nella stazione di Les Rousses) si dovrebbe, però, parlare di montacarichi perché l’ascesa finale, primo arrivo in quota posto al termine di una quindicina di chilometri pedalabili, dovrebbe portare su la maggior parte dei “papabili” al successo finale. Si comincerà a pedalare sul serio l’indomani, nella prima giornata del trittico alpino, pedalando in direzione di Morzine. Stavolta non ci sarà il famoso Colle di Joux-Plane, l’unica ascesa che riuscì a mandare in crisi l’Armstrong degli anni d’oro, sostituito dal colle della Ramaz (non male, comunque) e soprattutto dalla salita finale verso i 1800 metri di Avoriaz (11 Km al 6,8%), dove il Tour manca dal 1994. Dopo una tappa meglio congeniata rispetto a quella di Arcalis dell’anno scorso, si affronterà la prima giornata di riposo, quindi la seconda frazione alpina, diretta a Saint Jean de Maurienne: quattro colli da superare, il Madeleine come “faro” della tappa e l’unica pecca d’un tracciato che lo colloca a 30 Km da un traguardo che, comunque, è posto al termine d’una frazione non certo “orribile”, com’era stato nel caso delle tappe di Saint Girons e Tarbes dell’anno precedente. Certamente i quasi 25 Km al 6% della Maddalena francese, che non reggono il paragone con il Col d’Agnes, potrebbero rimanere nelle gambe e rendere questa frazione più selettiva di quanto lascino immaginare le carte.
Pochi margini agli scalatori, invece, consentirà il percorso della tappa che chiuderà la parentesi alpina, col traguardo di Gap preceduto dalle facili salite di Laffrey e del colle di Noyer.
I Pirenei debutteranno 72 ore più tardi, ma non si potranno definire passeggiate le tre frazioni successive, assolutamente non etichettabili come giornate di trasferimento. Forse solo la prima, quella che si concluderà a Bourg-lès-Valence, scorrerà via sui consueti binari delle tappe interlocutorie, il cui destino è la conclusione allo sprint. Poi il Tour si fionderà attraverso l’intrico geografico del Massiccio Centrale, percorrendo strade tortuose non solo sotto l’aspetto planimetrico e che nasconderanno insidie a non finire. Ricordate l’attacco di Lemond e soci nella tappa di Saint Etienne del Tour 1990, che fece vedere i sorci verdi a Chiappucci, maglia gialla da appena ventiquattrore? Avvenne in una frazione dal tracciato non particolarmente impegnativo, certamente meno rispetto a quello che proporrà la frazione di Mende, ricca di punti nei quali far scattare pericolose imboscate. Ricordate l’impresa di Jalabert al Tour del 1995, che gli consentì di rientrare in alta classifica, dopo esser stato respinto dai tapponi alpini? Stiamo parlando ancora di Mende: quindici anni dopo, si ritornerà sul luogo del “misfatto”, al termine d’una frazione molto simile, comprensiva della durissima ascesa della Croix-Neuve (3,1 Km al 10,1%, con un picco del 12%), prevista a pochissimi chilometri dal traguardo.
Tornato a sfogliare l’album dei ricordi del Tour 1995, rammentate che nella tappa successiva a quella di Mende, si lanciò in fuga, sull’ottovolante di giornata, un giovanissimo Lance Armstrong (25 anni), poi “giustiziato” allo sprint dal compagno d’avventura Outschakov? Quel giorno si arrivava a Revel, che anche stavolta ospiterà l’arrivo, al termine d’una frazione assai frastagliata e pure potenzialmente pericolosa.
In poche parole, si correrà il rischio di non recuperare affatto in queste giornate, addirittura presentandosi svuotati d’energie ai piedi del Port de Pailhères, il primo gigante pirenaico. I suoi 15,1 Km all’8,1% saranno i primi di complessivi 170 Km (circa) di scalate che dovranno essere affrontate, suddivise in tredici “bocconi”, nelle quattro giornate successive.
Dopo il Pailhères, la prima fetta della torta del centesimo compleanno pirenaico sarà consumata sull’altopiano di Bonascre, traguardo della tappa di Ax-3 Domaines, al termine di una salita breve ma ripida (7,8 Km all’8,6%).
Il Tour farà poi scalo in uno dei suoi “porti naturali”, la località termale di Bagnères-de-Luchon (da non confondere con la soprastante località di Luchon-Superbagnères, mitico approdo della corsa francese, alla quale ora è “proibito”, vittima del suo stesso gigantismo), nella quale si giungerà con un tracciato che mixerà passato e futuro del Tour: accanto agli storici e “tragici” colli del Porte d’Aspet e d’Ares si affronterà, proprio a ridosso del finale, l’impegnativo Port de Bales (20 “formidabili” Km – così li ha definiti Prudhomme – al 6,2%, metà dei quali all’8,2%), asfaltato da non molti anni e che la Grande Boucle ha già affrontato nel 2007.
Il 19 luglio del 1910 Henri Desgrange inserì per la prima volta nel tracciato l’infilata Peyresourde – Aspin – Tourmalet – Aubisque, nel corso della tappa Luchon – Bayonne, di ben 326 Km. Un secolo e un giorno dopo si tornerà a percorrere quelle rotte primordiali, fermandosi a Pau per non incappare negli strali dell’UCI (tappe così “oversize” non sono più permesse) e per evitare che torni a levarsi alto nei cieli pirenaici il grido “Assassin!”. Sarà una tappa tracciata sulla falsariga di quella del Tourmalet dell’anno passato (l’ultimo colle è a 58 Km dall’arrivo), ma stavolta non c’è nulla da obbiettare: in un percorso completo, almeno una tappa così strutturata ben ci sta ed è anche utile per accumulare fatica, pronta poi a esplodere nell’occasione più prossima. E questa si verificherà 48 ore più tardi quando, dopo la seconda giornata di riposo, si tornerà sul Tourmalet, stavolta per uno spettacolare arrivo in salita ai 2115 metri del più elevato valico pirenaico tutto francese (l’Envalira supera i 2400 metri ma è andorrano al 100%). Non s’effettuerrà l’agognata “prolunga” su fondo sterrato verso il Pic du Midi de Bigorre, ma questo rimarrà comunque uno dei traguardi più delicati e difficili del Tour 2010, anche perché si “aggredirà” (o sarà il Tourmalet stesso a farlo, nei confronti di corridori provati da quasi due settimane di “fuoco”?) il mitico passo dal suo versante più impegnativo (19 Km al 7,4%), dopo aver superato altri due passaggi storici della Grande Boucle, il Marie-Blanque ed il Soulor, pure questo previsto nell’itinerario della tappa di Pau.
Per gli scalatori questa sarà l’estrema occasione, poiché il tracciato del Tour offrirà solo pianura a perdita d’occhio nelle tre giornate che mancheranno alla conclusione. Bordeaux, come tradizione, sarà un traguardo disegnato sulle misure dei velocisti, poi i passisti potranno finalmente scatenarsi nei 51 Km della cronometro diretta a Pauillac, unica possibilità che il tracciato offrirà loro per ribaltare la situazione. A sera la maglia gialla di turno avrà la possibilità di festeggiare tra fiumi dei vini che hanno fatto la fama della cittadina aquitana, anticipando di ventiquattrore i consueti brindisi sugli Champs-Élysées.

Mauro Facoltosi

LE TAPPE DELL’EDIZIONE 2010

La planimetria del Tour 2010 (www.letour.fr)

La planimetria del Tour 2010 (www.letour.fr)

1a TAPPA: ROTTERDAM – ROTTERDAM (NL) (cronometro) 8 Km

2a TAPPA: ROTTERDAM (NL) – BRUXELLES (B) 224 Km

3a TAPPA: BRUXELLES – SPA (B) 192 Km

4a TAPPA: WANZE (B) – ARENBERG PORTE DU HAINAUT 207 Km

5a TAPPA: CAMBRAI – REIMS 150 Km

6a TAPPA: EPERNAY – MONTARGIS 185 Km

7a TAPPA: MONTARGIS – GUEUGNON 225 Km

8a TAPPA: TOURNUS – STATION DES ROUSSES 161 Km

9a TAPPA: STATION DES ROUSSES – MORZINE / AVORIAZ 189 Km

RIPOSO

10a TAPPA: MORZINE – SAINT JEAN DE MAURIENNE 204 Km

11a TAPPA: CHAMBERY – GAP 179 Km

12a TAPPA: SISTERON – BOURG LES VALENCE 180 Km

13a TAPPA: BOURG DE PEAGE – MENDE 210 Km

14a TAPPA: RODEZ – REVEL 195 Km

15a TAPPA: REVEL – AIX 3 DOMAINES 184 Km

16a TAPPA: PAMIERS – LUCHON 187 Km

17a TAPPA: LUCHON – PAU 196 Km

RIPOSO

18a TAPPA: PAU – COL DU TOURMALET 174 Km

19a TAPPA: SALIES DE BEARN – BORDEAUX 190 Km

20a TAPPA: BORDEAUX – PAUILLAC (cronometro) 51 Km

21a TAPPA: LONGJUMEAU – PARIGI 105 Km

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