TEL CHI EL TOURÙN

ottobre 14, 2009
Categoria: News

Ne sentivamo la mancanza…. Non stiamo parlando del Tour, che da oltre cent’anni ci tiene compagnia nelle calde giornate di luglio. CI riferiamo alle grandi montagne, latitanti e ben mimetizzate nel tracciato dell’ultima edizione e che invece torneranno ad ergersi maestose nel percorso del Tour 2010. Complici del “miracolo” – molti appassionati cominciavano a preoccuparsi – saranno proprio 100 anni, quelli che compiranno i Pirenei sulla scena del Tour: un anniversario per il quale gli organizzatori hanno allestito un palcoscenico degno della Grande Boucle, col Tourmalet nel ruolo dell’attore principale- impegnato in addirittura due “repliche” – e numerose “spalle” ad effetto. L’anno prossimo il tris Contador dovrà sudarselo.

.:nella foto di copertina, la salita al Tourmalet (www.math.ethz.ch)

La lezione è servita a qualcosa. Gli organizzatori hanno imparato a loro spese che non sempre è valido il famoso teorema “la corsa la fanno i corridori e non i percorsi”: l’infelice tracciato della scorsa edizione, sposato a una scarsa belligeranza in corsa, ha fatto del Tour 2009 una delle più brutte, sotto tutti gli aspetti, edizioni della Grande Boucle e si è corso ai ripari. E si vede bene, guardando il percorso predisposto per il 2010, un tracciato che non poteva essere banale anche per non infangare la memoria di cent’anni di scalate pirenaiche, proposte per la prima volta proprio nel 1910. Né è scaturito un percorso degno della storia del Tour, non durissimo ma comunque impegnativo e ammiccante agli scalatori, con la parte del leone ovviamente riservata ai Pirenei, sui quali la corsa si soffermerà per ben cinque giornate. Questo non vuol dire che andranno prese sottogamba le frazioni alpine, minori nel numero e nella qualità dell’impegno, ma sulle quali si comincerà a costruire l’ossatura della classifica, tarpando già le ali ai sogni di molti. Forse anche a quelli dei passisti, che potranno contare su due facili (per loro) cronometro, entrambe previste su percorsi pianeggianti stesi per complessivi 59 Km, esattamente gli stessi affrontati individualmente l’anno passato (nel 2010 non ci sarà la cronosquadre).
Dunque, si merita un bel 10 il lavoro compiuto da monsieur Prudhomme… ma senza la lode. Questo perché lo spettacolo al Tour 2010 pagherà una prima settimana da “inno alla noia”, con 5 frazioni su 7 destinate ai velocisti, molti dei quali potrebbero decidere di ritirarsi in massa ancor prima d’incominciare le Alpi, poiché nelle restanti 14 giornate di gara, ce ne saranno solo altre tre tarate sui loro mezzi, prevalentemente previste nelle battute conclusive. Neppure la scelta di far disputare una tappa sulle rotte della Parigi – Roubaix è in grado di far lievitare il giudizio: anzi, i sette tronconi di pavè inseriti nel percorso di una tappa pianeggiante e affrontati dal plotone lanciato a tutta (per giunta nel finale di gara), potrebbero causare un’ecatombe (ricordate il Tour del 2004?) e rivelare infelice questa scelta.
Scendiamo ora nei dettagli del 97° Tour de France, che scatterà sabato 3 luglio 2010 da Rotterdam con una velocissima crono d’apertura di 8 Km e che permarrà fuori dai confini nazionali anche nelle due giornate successive. L’inevitabile attraversamento del Belgio sarà l’occasione per celebrare il 65° compleanno di Eddy Merckx, che sarà festeggiato con l’approdo della prima frazione in linea a Bruxelles. Il giorno successivo si affronterà la tappa altimetricamente più impegnativa della prima settimana, con il traguardo di Spa (la città del celebre autodromo di Francorchamps, ma non si arriverà all’interno di questo impianto, che ha accolto l’ultima volta un arrivo del Tour nel 1989) preceduto da alcune “côtes” della Liegi, la più celebre delle quali sarà quella di Rosier.
A seguire un poker di località che, a meno di sorprese (leggi sopra), accoglieranno lo sprint del gruppo compatto (Arenberg, Reims, Montargis e Gueugnon), prima di prendere… l’ascensore. Per la tappa di Lamoura (in questa località si concluderà la frazione prevista nella stazione di Les Rousses) si dovrebbe, però, parlare di montacarichi perché l’ascesa finale, primo arrivo in quota posto al termine di una quindicina di chilometri pedalabili, dovrebbe portare su la maggior parte dei “papabili” al successo finale. Si comincerà a pedalare sul serio l’indomani, nella prima giornata del trittico alpino, pedalando in direzione di Morzine. Stavolta non ci sarà il famoso Colle di Joux-Plane, l’unica ascesa che riuscì a mandare in crisi l’Armstrong degli anni d’oro, sostituito dal colle della Ramaz (non male, comunque) e soprattutto dalla salita finale verso i 1800 metri di Avoriaz (11 Km al 6,8%), dove il Tour manca dal 1994. Dopo una tappa meglio congeniata rispetto a quella di Arcalis dell’anno scorso, si affronterà la prima giornata di riposo, quindi la seconda frazione alpina, diretta a Saint Jean de Maurienne: quattro colli da superare, il Madeleine come “faro” della tappa e l’unica pecca d’un tracciato che lo colloca a 30 Km da un traguardo che, comunque, è posto al termine d’una frazione non certo “orribile”, com’era stato nel caso delle tappe di Saint Girons e Tarbes dell’anno precedente. Certamente i quasi 25 Km al 6% della Maddalena francese, che non reggono il paragone con il Col d’Agnes, potrebbero rimanere nelle gambe e rendere questa frazione più selettiva di quanto lascino immaginare le carte.
Pochi margini agli scalatori, invece, consentirà il percorso della tappa che chiuderà la parentesi alpina, col traguardo di Gap preceduto dalle facili salite di Laffrey e del colle di Noyer.
I Pirenei debutteranno 72 ore più tardi, ma non si potranno definire passeggiate le tre frazioni successive, assolutamente non etichettabili come giornate di trasferimento. Forse solo la prima, quella che si concluderà a Bourg-lès-Valence, scorrerà via sui consueti binari delle tappe interlocutorie, il cui destino è la conclusione allo sprint. Poi il Tour si fionderà attraverso l’intrico geografico del Massiccio Centrale, percorrendo strade tortuose non solo sotto l’aspetto planimetrico e che nasconderanno insidie a non finire. Ricordate l’attacco di Lemond e soci nella tappa di Saint Etienne del Tour 1990, che fece vedere i sorci verdi a Chiappucci, maglia gialla da appena ventiquattrore? Avvenne in una frazione dal tracciato non particolarmente impegnativo, certamente meno rispetto a quello che proporrà la frazione di Mende, ricca di punti nei quali far scattare pericolose imboscate. Ricordate l’impresa di Jalabert al Tour del 1995, che gli consentì di rientrare in alta classifica, dopo esser stato respinto dai tapponi alpini? Stiamo parlando ancora di Mende: quindici anni dopo, si ritornerà sul luogo del “misfatto”, al termine d’una frazione molto simile, comprensiva della durissima ascesa della Croix-Neuve (3,1 Km al 10,1%, con un picco del 12%), prevista a pochissimi chilometri dal traguardo.
Tornato a sfogliare l’album dei ricordi del Tour 1995, rammentate che nella tappa successiva a quella di Mende, si lanciò in fuga, sull’ottovolante di giornata, un giovanissimo Lance Armstrong (25 anni), poi “giustiziato” allo sprint dal compagno d’avventura Outschakov? Quel giorno si arrivava a Revel, che anche stavolta ospiterà l’arrivo, al termine d’una frazione assai frastagliata e pure potenzialmente pericolosa.
In poche parole, si correrà il rischio di non recuperare affatto in queste giornate, addirittura presentandosi svuotati d’energie ai piedi del Port de Pailhères, il primo gigante pirenaico. I suoi 15,1 Km all’8,1% saranno i primi di complessivi 170 Km (circa) di scalate che dovranno essere affrontate, suddivise in tredici “bocconi”, nelle quattro giornate successive.
Dopo il Pailhères, la prima fetta della torta del centesimo compleanno pirenaico sarà consumata sull’altopiano di Bonascre, traguardo della tappa di Ax-3 Domaines, al termine di una salita breve ma ripida (7,8 Km all’8,6%).
Il Tour farà poi scalo in uno dei suoi “porti naturali”, la località termale di Bagnères-de-Luchon (da non confondere con la soprastante località di Luchon-Superbagnères, mitico approdo della corsa francese, alla quale ora è “proibito”, vittima del suo stesso gigantismo), nella quale si giungerà con un tracciato che mixerà passato e futuro del Tour: accanto agli storici e “tragici” colli del Porte d’Aspet e d’Ares si affronterà, proprio a ridosso del finale, l’impegnativo Port de Bales (20 “formidabili” Km – così li ha definiti Prudhomme – al 6,2%, metà dei quali all’8,2%), asfaltato da non molti anni e che la Grande Boucle ha già affrontato nel 2007.
Il 19 luglio del 1910 Henri Desgrange inserì per la prima volta nel tracciato l’infilata Peyresourde – Aspin – Tourmalet – Aubisque, nel corso della tappa Luchon – Bayonne, di ben 326 Km. Un secolo e un giorno dopo si tornerà a percorrere quelle rotte primordiali, fermandosi a Pau per non incappare negli strali dell’UCI (tappe così “oversize” non sono più permesse) e per evitare che torni a levarsi alto nei cieli pirenaici il grido “Assassin!”. Sarà una tappa tracciata sulla falsariga di quella del Tourmalet dell’anno passato (l’ultimo colle è a 58 Km dall’arrivo), ma stavolta non c’è nulla da obbiettare: in un percorso completo, almeno una tappa così strutturata ben ci sta ed è anche utile per accumulare fatica, pronta poi a esplodere nell’occasione più prossima. E questa si verificherà 48 ore più tardi quando, dopo la seconda giornata di riposo, si tornerà sul Tourmalet, stavolta per uno spettacolare arrivo in salita ai 2115 metri del più elevato valico pirenaico tutto francese (l’Envalira supera i 2400 metri ma è andorrano al 100%). Non s’effettuerrà l’agognata “prolunga” su fondo sterrato verso il Pic du Midi de Bigorre, ma questo rimarrà comunque uno dei traguardi più delicati e difficili del Tour 2010, anche perché si “aggredirà” (o sarà il Tourmalet stesso a farlo, nei confronti di corridori provati da quasi due settimane di “fuoco”?) il mitico passo dal suo versante più impegnativo (19 Km al 7,4%), dopo aver superato altri due passaggi storici della Grande Boucle, il Marie-Blanque ed il Soulor, pure questo previsto nell’itinerario della tappa di Pau.
Per gli scalatori questa sarà l’estrema occasione, poiché il tracciato del Tour offrirà solo pianura a perdita d’occhio nelle tre giornate che mancheranno alla conclusione. Bordeaux, come tradizione, sarà un traguardo disegnato sulle misure dei velocisti, poi i passisti potranno finalmente scatenarsi nei 51 Km della cronometro diretta a Pauillac, unica possibilità che il tracciato offrirà loro per ribaltare la situazione. A sera la maglia gialla di turno avrà la possibilità di festeggiare tra fiumi dei vini che hanno fatto la fama della cittadina aquitana, anticipando di ventiquattrore i consueti brindisi sugli Champs-Élysées.

Mauro Facoltosi

LE TAPPE DELL’EDIZIONE 2010

La planimetria del Tour 2010 (www.letour.fr)

La planimetria del Tour 2010 (www.letour.fr)

1a TAPPA: ROTTERDAM – ROTTERDAM (NL) (cronometro) 8 Km

2a TAPPA: ROTTERDAM (NL) – BRUXELLES (B) 224 Km

3a TAPPA: BRUXELLES – SPA (B) 192 Km

4a TAPPA: WANZE (B) – ARENBERG PORTE DU HAINAUT 207 Km

5a TAPPA: CAMBRAI – REIMS 150 Km

6a TAPPA: EPERNAY – MONTARGIS 185 Km

7a TAPPA: MONTARGIS – GUEUGNON 225 Km

8a TAPPA: TOURNUS – STATION DES ROUSSES 161 Km

9a TAPPA: STATION DES ROUSSES – MORZINE / AVORIAZ 189 Km

RIPOSO

10a TAPPA: MORZINE – SAINT JEAN DE MAURIENNE 204 Km

11a TAPPA: CHAMBERY – GAP 179 Km

12a TAPPA: SISTERON – BOURG LES VALENCE 180 Km

13a TAPPA: BOURG DE PEAGE – MENDE 210 Km

14a TAPPA: RODEZ – REVEL 195 Km

15a TAPPA: REVEL – AIX 3 DOMAINES 184 Km

16a TAPPA: PAMIERS – LUCHON 187 Km

17a TAPPA: LUCHON – PAU 196 Km

RIPOSO

18a TAPPA: PAU – COL DU TOURMALET 174 Km

19a TAPPA: SALIES DE BEARN – BORDEAUX 190 Km

20a TAPPA: BORDEAUX – PAUILLAC (cronometro) 51 Km

21a TAPPA: LONGJUMEAU – PARIGI 105 Km

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